Il Muro dei sopravvalutati

Voi dite la vostra, che io dico la mia

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  1. andreafranco
     
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    CITAZIONE (elenavesnaver @ 4/4/2009, 09:35)
    Eh no, Bukowski non si tocca. Non si tocca. Ci sono cresciuta con Bukowski.
    Sarà per questo che preferisco i vecchi porci ai giovani poeti.***

    eh eh ;)
    lo sapevo che qualcuno gridava!!

    MA è normale. In teoria non volevo fare dei nomi, solo far vedere come i gusti personali non siano buoni per fare queste categorie!! :)


    CITAZIONE (xbanshee @ 4/4/2009, 10:50)
    Bukowski sopravvalutato?
    Mi verrebbe da rispondere con una significativa citazione:
    CITAZIONE (andreafranco @ 3/4/2009, 23:14)
    Va bene, alcuni autori non ci piacciono, ma questo non ci autorizza a dire che sono sopravvalutati, semplicemente che non trovano i nostri gusti.

    Se si vede addirittura come un "liquidare la cultura su due piedi" il fatto di pensare, per esempio, che Hesse sia un tantino "sopravvalutato" (condividendo così il parere, magari anche quello personale, di uno dei maggiori conoscitori della letteratura tedesca), allora lo stesso discorso non dovrebbe valere per chi sostiene che Bukowski scriva solo "volgarità fine a se stesse"?
    A mio parere, sia stilisticamente sia contenutisticamente, la scrittura del caro vecchio Hank avrebbe tanto da insegnare a parecchi di quei "giovani poeti" di cui parla Elena.
    Poi, le nostre sono pur sempre opinioni personali e come tali vanno sempre rispettate, anche quando non le si condivide. :) ;)

    ciao, vedi mia risposta a Elena!! ;)

    Ribadisco però che se un critico esperto di letteratura dichiara Hesse sopravvalutato, in quel momento ha perso la sua lucidità di storico per farne una questione personale. Ma è cosa impossibile da evitare, succede a tutti noi. :)

    CITAZIONE (Jakken @ 4/4/2009, 13:47)
    Mhh... quoto Elena e xbanshee.
    Bukowski ha dei meriti, paralleli e "continuativi" a quelli di J.Fante, che stimava a tal punto da considerarlo il miglior scrittore di sempre. Per cui, leggete Fante e scoprirete ancor di più Bukowski.
    Sono autori importanti, eccome. Quelli che hanno insegnato a molti altri che le belle parole servono a poco se vengono usate sempre e comunque, tralasciando tutte le altre. Erano realisti, volgari e anche poetici... quando serviva. Punto. Anche perché scrivevano di luoghi non certo "lindi" e signorili e di persone che non ti accoglievano con una stretta di mano, tanto meno con un buongiorno.
    Se Bukowski, Fante e gli altri autori della Beat generation (anche se qui apriamo di molto il campo e lo stile usato) fossero nati in condizioni decenti, non li avremmo mai letti. Mi sembra chiaro. Il loro merito è che hanno portato nella letteratura la povertà, la miseria e il mare di merda in cui hanno dovuto nuotare; senza rinnegare nulla o voler dimenticare.
    E lo hanno fatto senza mezze misure, senza belle parole, come è giusto che sia... altrimenti non sarebbero stati "veri" e avrebbe falsato le loro stesse esperienze.

    quindi qui, tralasciando il mio inserimento volutamente inteso ad approfondire il discorso in questi termini, vieni con me che non si può parlare di scrittori sopravvalutati tralasciando il contesto culturale. Questi autori in un modo o in un altro, condizionano, quindi non penso sia possibile parlare di scrittori sopravvalutati. Fanno cultura, che piaccia o no.
     
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  2. Jakken
     
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    CITAZIONE (andreafranco @ 4/4/2009, 15:20)
    quindi qui, tralasciando il mio inserimento volutamente inteso ad approfondire il discorso in questi termini, vieni con me che non si può parlare di scrittori sopravvalutati tralasciando il contesto culturale. Questi autori in un modo o in un altro, condizionano, quindi non penso sia possibile parlare di scrittori sopravvalutati. Fanno cultura, che piaccia o no.

    Sì e no. Bukowski, come detto, era solido e quadrato rispetto i suoi intenti e ha dato un peso - anche senza volerlo direttamente - a un genere letterario... (anche se forse sarebbe meglio definire la Beat G. come una corrente, credo.)
    Ma c'è modo per definire un autore "sopravvalutato" anche se ha fatto parte di un periodo importante. Basta considerare tutti gli elementi delle storie che scrive: il messaggio che vuole/vorrebbe trasmettere, le atmosfere, i dialoghi, le descrizioni, i personaggi, ecc...
    Se tutto quadra (chiaro che chi giudica deve aver masticato un po' di libri e generi), allora possiamo farne una questione di gusti. Altrimenti hai degli elementi (negativi) sui cui basare un giudizio piuttosto oggettivo.

    Io sto leggendo una raccolta di fantascienza dei primi anni '40. Tutti gli autori della raccolta, più o meno famosi, hanno contribuito non solo allo sdoganamento del genere ma ne hanno delineato le regole.
    Quindi, in teoria, dovrei solo inchinarmi al loro cospetto.
    Ma non è così. Tra loro c'è chi curava solo l'aspetto scientifico, fregandosene dei dialoghi, per esempio. Altri erano partiti da spunti a dir poco geniali per poi non approfondirli. (ma quei racconti sono stati inseriti proprio per essere stati i primi a trattare quel particolare spunto)
    Quindi posso giudicarli, eccome. È chiaro che bisogna avere una misura in tutto.
     
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  3. elenavesnaver
     
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    L'argomento, sotto la scorza di innocua chiacchierata è spinoso.
    Diciamo che, in genere, io cerco di essere obiettiva, per dire: sono anni che cerco di leggere Don Chisciotte e non ci riesco (comunque quest'estate a Bibione, mentre il mio compagno si ciuccia testi di storia e i suoi figli si ammollano in piscina, mi sparo Patti Smith negli orecchi e ci riprovo), ma non vado a dire che Cervantes è un sopravvalutato. Moby Dick l'ho letto a spizzichi e bocconi, un capitolo qua e uno là saltando qualche pagina di descrizioni piuttosto pesanti e gioendo di cacce alla balena, ma non affermo che Melville ha scritto una cavolata. Bisogna pensare all'epoca, al contesto, a mille altre cose, i classici bisogna "collocarli" e dopo ci sono i libri perfetti come "Capitan Fracassa" che te li godi come un amplesso, però ricadiamo nell'argomento libri che si leggono "con la pancia" o "con la spina dorsale" (ho già citato Nabokov?), come Dickens.
    E scusatemi tanto, scrittori che scrivono oggi come Dickens, Dostoevskij, Mann e Svevo? Gesù, ce ne fossero...
    E tanto per buttar benzina sul fuoco e aggiungere un nome: Stieg Larsson.
    Ho iniziato Uomini che odiano le donne (preso in biblioteca, per fortuna). Che palle.***
     
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  4. andreafranco
     
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    CITAZIONE (Jakken @ 5/4/2009, 10:42)
    CITAZIONE (andreafranco @ 4/4/2009, 15:20)
    quindi qui, tralasciando il mio inserimento volutamente inteso ad approfondire il discorso in questi termini, vieni con me che non si può parlare di scrittori sopravvalutati tralasciando il contesto culturale. Questi autori in un modo o in un altro, condizionano, quindi non penso sia possibile parlare di scrittori sopravvalutati. Fanno cultura, che piaccia o no.

    Io sto leggendo una raccolta di fantascienza dei primi anni '40. Tutti gli autori della raccolta, più o meno famosi, hanno contribuito non solo allo sdoganamento del genere ma ne hanno delineato le regole.
    Quindi, in teoria, dovrei solo inchinarmi al loro cospetto.
    Ma non è così. Tra loro c'è chi curava solo l'aspetto scientifico, fregandosene dei dialoghi, per esempio. Altri erano partiti da spunti a dir poco geniali per poi non approfondirli. (ma quei racconti sono stati inseriti proprio per essere stati i primi a trattare quel particolare spunto)
    Quindi posso giudicarli, eccome. È chiaro che bisogna avere una misura in tutto.

    è da valutare. Quegli autori stanno lì e sono sopravvalutati o semplicemente figurano a esempio di rappresentanti del genere per quegli anni?
    Mica è detto che per il fatto di essere in quell'antologia siano sopravvalutati dalla critica internazionale.
    Magari potresti fare qualche esempio...

    E poi c'è un altro esempio che mi sento di fare, visto che parli di autori "imperfetti". Salgari non è mai stato preso a modello di buona scrittura, anzi, tutto il contrario. Dal punto di vista stilistico e grammaticale è un pessimo elemento. Però è Salgari, e nessuno può obiettare nulla se diciamo che ha un ruolo di primo piano in un determinato contesto storico/culturale per quanto concerne la letteratura di un certo tipo.

    ciao!!
     
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  5. Jakken
     
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    CITAZIONE (andreafranco @ 6/4/2009, 18:21)
    è da valutare. Quegli autori stanno lì e sono sopravvalutati o semplicemente figurano a esempio di rappresentanti del genere per quegli anni?

    La seconda che hai detto.

    CITAZIONE (andreafranco @ 6/4/2009, 18:21)
    Mica è detto che per il fatto di essere in quell'antologia siano sopravvalutati dalla critica internazionale.

    Infatti non ho detto questo. Ho detto che per quanto uno possa adorare per sempre fino alla fine dei mondi quanto hanno fatto per la fantascienza, si possono riconoscere anche in quei "grandi" - e per molti intoccabili - delle imperfezioni che a volte non sono propri lievi.
    Addirittura, nell'antologia stessa, Asimov che ne era il curatore riconosce i punti deboli di alcuni di loro/alcuni racconti. Compreso sé stesso...

    Ma stai dicendo la stessa cosa che dico io. ^_^
    Solo che tu ti fermi al fatto che se hanno creato un genere e hanno importanza storica/sociale/ecc... = intoccabili.
    Io non sto parlando di sopravvalutazione generica (del tipo: anche se X ha fatto scuola è sopravvalutato) ma specifica.
    Ovvero, pur essendo cosciente che alcuni autori hanno un posto nella storia per aver creato/contribuito alla creazione di un genere (e quindi assolutamente da leggere), dico anche che puoi analizzare oggettivamente il loro modo di scrivere, vedere se hanno avuto una crescita nella loro carriera e giudicarli di conseguenza, anche confrontandoli con altri autori dello stesso periodo rimasti magari ingiustamente nell'ombra.

    Salgari - che ho straletto da piccino :nghe: - era un grande per molti aspetti, e meno per altri. Lo hai detto anche tu.
    Se uno allora dicesse "Salgari è intoccabile in quel genere e in quel momento storico" io gli direi che per me lo sta sopravvalutando. Nel senso che alcuni aspetti del suo lavoro sono assolutamente in linea con la sua affermazione (e quindi è da leggere e prendere come esempio), altri no.
    ^_^
     
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  6. Braveheart84
     
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    CITAZIONE (xbanshee @ 4/4/2009, 10:50)
    Bukowski sopravvalutato?
    Mi verrebbe da rispondere con una significativa citazione:
    CITAZIONE (andreafranco @ 3/4/2009, 23:14)
    Va bene, alcuni autori non ci piacciono, ma questo non ci autorizza a dire che sono sopravvalutati, semplicemente che non trovano i nostri gusti.

    Se si vede addirittura come un "liquidare la cultura su due piedi" il fatto di pensare, per esempio, che Hesse sia un tantino "sopravvalutato" (condividendo così il parere, magari anche quello personale, di uno dei maggiori conoscitori della letteratura tedesca), allora lo stesso discorso non dovrebbe valere per chi sostiene che Bukowski scriva solo "volgarità fine a se stesse"?
    A mio parere, sia stilisticamente sia contenutisticamente, la scrittura del caro vecchio Hank avrebbe tanto da insegnare a parecchi di quei "giovani poeti" di cui parla Elena.
    Poi, le nostre sono pur sempre opinioni personali e come tali vanno sempre rispettate, anche quando non le si condivide. :) ;)

    Sono d'accordo.
    Io penso che se certi autori sono passati alla storia, un motivo ci sarà, no?:)
     
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  7. ~Astrid~
     
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    So che sto per farmi linciare, ma ho un serio interrogativo che mi perseguita da quando ho iniziato a - tentare - di leggere la Torre Nera. Forse sono vittima di un'onda anomala di entusiasmo che ha coinvolto le mie amicizie, ma io ho trovato lo scritto (almeno quello tradotto in italiano, non sarei in grado di avventurarmi nell'originale) di una supponenza fuori dagli schemi.

    Al di là che dire che l'ispirazione venga da Tolkien è un pochino riduttivo (un personaggio che si chiama Thorin, la Sfera del Buio che è a tutti gli effetti un Palantìr, e alla via così, quando iniziano a esserci troppi riferimenti secondo me si sfocia nel quasi plagio) ho trovato dei periodi che credo a un esordiente sarebbero stati stroncati senza "se" e senza "ma":

    CITAZIONE
    E se Brown aveva ragione, nel tempo intercorso l'uomo in nero aveva perso terreno. Ma adesso ci sarebbe stato il deserto. E il deserto sarebbe stato un inferno.
    Tac-tac-tac.
    Prestami le ali, uccello, e io le spiegherò e volerò sulle correnti ascendenti.
    Dormì.

    Periodi come questi mi hanno lasciato alquanto perplessa. Ma del resto io sono una che la lirica di Baricco o della Santacroce (no comment) non la capisce; per me si dovrebbe scrivere in modo corretto. Le storie di King mi sono sempre sembrate, a parte eccezioni, poco ispirate e piuttosto banali, senza mai quel colpo di coda veramente necessario a suscitare ciò che un horror dovrebbe.
    Un horror non dovrebbe generare paura?
    Un po' come le entità ancestrali di Lovecraft o le creature sovrannaturali di Stoker e Shelley. Io con King non ho mai provato neanche il senso di semplice ansia e mi chiedo se buttare origini nebulose e spiegazioni misteriose sia abbastanza per uno che viene definito il sovrano di un genere in cui molto è stato prodotto nel tempo.

    Gli Antichi di H.P. Lovecraft tutt'oggi sono parte di un mondo che può far parte dell'orrore. E la Carrie di King? Oggi, in un mondo in cui i poteri psichici sono sdoganati e la paura del "diverso" cede alle pressioni sempre più costanti del melting pot globale, volente o nolente, possono ancora davvero suscitare una qualsiasi genere di emozione?
    Leggere poi che dica cose come:

    CITAZIONE
    Ci sono parti che mi sono piaciute e parti invece che non mi sono piaciute affatto. Pari e patta insomma. Kubrick ha dichiarato di aver voluto fare un film dell'orrore ma non credo che sapesse esattamente cos'è un film dell'orrore. Quello che viene fuori alla fine è una semplice tragedia famigliare.

    (fonte: http://it.wikiquote.org/wiki/Stephen_King#...do_Stephen_King).

    mi mette tristezza.
    Forse non si rende lui stesso conto che non fa molto di meglio; ho l'impressione che abbia fatto un suo percorso da onestissimo mestierante, con tutti gli alti e bassi del caso, e che a un certo punto abbia compiuto un percorso che l'ha portato ad allontanarsi da ciò che era in origine. L'autoinserimento nella storia è qualcosa di molto già sentito, che abbia coinvolto il suo incidente reale Wikipedia lo chiama autoironia, io lo chiamo un po' delirio di onnipotenza.
    Ho letto la parola genio nei post precedenti; credo che King sia stato a lungo spacciato per tale, tra l'altro. Un periodo come questo:

    CITAZIONE
    Sorvegliò pazientemente il sud, in direzione delle montagne, senza minimamente aspettarsi di scorgere il sottile filo di fumo verticale di un nuovo fuoco da bivacco.

    in cui un nome contravviene ai propri stessi principi, mi fa capire che forse è arrivato alla fine.
    Un altro autore, per l'appunto, citato è Baricco. Non sono riuscita a terminare i suoi libri, probabilmente è un mio limite, ma non ci metterei troppo la mano sul fuoco. Non dubito che la sua costruzione del testo sia una scelta voluta, ma per me è una scelta del tutto fuori contesto, forse un'ibridazione che non colgo appieno; infine c'è appunto la benedetta Santacroce che ho scoperto stanotte, che non intendo leggere perché gli estratti mi sono bastati, e con presunzione dico che sì, se qualcuno l'ha pubblicata, è sopravvalutata - al di là del fatto che poi non ne abbia mai sentito parlare diffusamente, ma essendo una reclusa potrei essermi persa sue apparizioni sulle reti pubbliche.
     
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  8. Dieguito_85
     
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    Passi per Baricco, per Dan Brown, per Federico Moccia...

    Ma non per Oriana Fallaci. chi la giudica male, forse (e ripeto: forse, non voglio fare polemiche) ha letto solo la sua ultima trilogia, quella filostatunitense, nella quale la Fallaci scrittrice e la Fallaci donna hanno dato il peggio di sé.

    Ma che dire di "Un uomo", "Lettera a un bambino mai nato", "Insciallah", "Un cappello pieno di ciliege" e "Intervista con la storia"? La Fallaci, prima di impazzire, era un genio della scrittura.
    Prosa perfetta, poetica, rapida. Immagini suggestive, certo magari un po' ridontante, ma aveva uno stile inconfondibile, riconoscibile. Non standardizzato, come molti.
    Grande Fallaci!
     
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  9. overhill
     
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    Uh, io non sono mai riuscito a leggere NULLA di fantasy di King. Ci ho provato, ma mi annoio a morte!
    Mi sembra quasi incredibile che chi ha scritto Carrie o It, sia poi così poco accattivante quando cambia genere.
    Eppure il Fantasy in generale mi piace, senza andare a scomodare Tolkien, che adoro.

    Chi invece ho trovato molto sopravvalutato, è il mio compaesano Paolo Giordano: per carità, "la solitudine dei numeri primi" è un buon lavoro, ben scritto; ma non mi ha convinto del tutto, non mi ha lasciato nulla una volta finito di leggere. Sinceramente non mi sembra meritevole di un premio letterario...
     
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  10. ErreTi
     
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    Ho visto che pochi "difendono" il Gattopardo: mettetemi in prima linea.
    Sono una di quei giovinastri che lo apprezza.
    Sarà che forse ho ancora negli occhi il valzer di Claudia Cardinale e Burt Lancaster, ma non riesco a capire come si può non amare quel libro, ispirato tra l'altro, a una persona realmente esistita ed editorialmente sfortunato (un inno alla speranza per gli esordienti? Forse).
    Era il canto del cigno di una parte di Sicilia che veniva trascinata via dalla corrente della Storia, un affresco potente sulla nostra bella e disgraziata Italia.
    Una voce diversa e opposta rispetto al "popolare" Pirandello, che oggi -per esempio- una Simonetta Agnello-Hornby non riesce lontanamente a replicare.
    Se non ci fosse stato, credo che la nostra letteratura nazionale sarebbe realmente più povera.
     
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69 replies since 6/9/2008, 18:06   3229 views
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