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BE4TER

SF, di Matteo Carriero 12k cc

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  1. Snow2
     
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    BE4TER



    TO BEAT: Pestare, picchiare, percuotere con un bastone

    Giulio si risveglia sudato. Sa che sono i primi di luglio ma non ricorda il giorno preciso. Dal letto vede lo schermo del PC con quattro finestre di terminale aperte sul sistema Linux compilato qualche mese fa.
    Prima di addormentarsi aveva lanciato un attacco MITM per intercettare le comunicazioni tra due amministratori di una piattaforma che intendeva attaccare, e ora il computer lo chiama. “Svegliati”, dice, “muovi il culo. Vieni a vedere cosa ho scoperto”.
    E Giulio si alza, si stiracchia, con una mano si terge il sudore dalla fronte. Dopo aver dato un’occhiata ai dati si rende conto in realtà che non c’è niente di utile, quindi interrompe l’attacco e se ne va in bagno.
    Esamina il suo grado di pallore allo specchio e lo giudica “non allarmante”.

    “Bene”, pensa tornando in camera.
    Il cellulare bippa e lui l’afferra con un mugugno.
    ALLORA? USCIAMO QUESTO POMERIGGIO? NON MI HAI ANCORA DETTO COSA NE PENSI DEL VIAGGIO.
    Nonostante Giulio conceda a Chiara, sua amica del liceo, poi fidanzata universitaria e adesso ex con diritto di scopata, al massimo un’uscita alla settimana, lei non sembra volersi dare per vinta.
    Il viaggio in questione è una settimana a Londra da soli, a fare l’amore in albergo e passeggiare per la città.
    “Col cazzo”, pensa Giulio lanciando il cellulare sul letto.
    È arrivato il momento di divertirsi.
    Apre e chiude le mani un paio di volte; poi infila i suoi “guanti da cracker” in gomma nera con delle scaglie sul dorso, e una volta indossatili Giulio diventa solo un ricordo.
    È BE4TER il capo adesso.

    BE4TER è una persona cazzuta, uno dei migliori cracker italiani. Forse il più grande. Ama la lotta e per questo resta nascosto, per combattere senza tregua.
    La sua tastiera ha tasti larghi e profondi su cui le sue dita scorrono magicamente, senza mai portarlo ad abbassare lo sguardo.
    BE4TER si è fatto i muscoli ai polpastrelli a furia di portare quei guanti.

    Incomincia il riscaldamento con qualche attacco a siti insulsi, scelti cercando su Google “ombrello”, “crema solare”, “equinozio d’estate” e cliccando MI SENTO FORTUNATO.

    Un paio di Letter-Spacing per ridurre a negativo infinitesimale lo spazio tra i caratteri delle pagine (di modo che gli utenti vedano solo la prima lettera delle parole), un’intercettazione Sniffing su un browser game per hackerare qualche utente e un Banner Grabbing per acquisire informazioni su uno javascript rompipalle che gli piacerebbe rendere inutilizzabile su quante più piattaforme è possibile.
    BE4TER comincia a respirare. Si sveglia.

    Dopo un’ora, negli ultimi minuti di cazzeggio prima di tornare su dei server hard con protezioni multiple e filtri a bizzeffe, BE4TER si imbatte in un’azienda scozzese che sforna uova finte e sembra andare alla grande.
    “Uova finte?” pensa. “Certa gente se le va proprio a cercare”.
    Butta giù un sorso d’acqua, si scrocchia le dita e comincia a investigare.

    Mentre scambia due parole con un friendly cracker sulle ultime imprese nel settore, continua a seguire il suo attacco al sito uova-di-gallina, che strano ma vero sta respingendo i suoi tentativi.
    “Ma dai”, pensa.
    BE4TER si allontana, comincia a girare intorno al sito e a studiarlo. Chiude la conversazione con l’amico e scopre che la piattaforma fa uso di alcuni server di proprietà, con uno spreco incomprensibile di denaro da parte dei gestori.
    “Questo posto puzza”.
    Dopo alcuni esami indiretti è quasi sicuro che la facciata web disponga di un individuatore di intrusi. Ma è possibile che questa fabbrichetta disponga di una corazza simile? O il commercio di uova ha rincoglionito i proprietari, oppure BE4TER è incappato in qualcosa di losco.
    Si tira i capelli dietro le orecchie e ricomincia a percuotere i tasti.
    Le finestre di terminale si aprono a catena come fuochi d’artificio mentre le sue dita, muovendosi come su un preludio di Rachmaninov, cominciano a scomparire (e spesso Giulio immagina davvero la musica salire intorno a lui, ad accompagnare le sue imprese).
    “Ora vi sistemo io, ovetti del cazzo”.
    Si lancia in una delle sue strategie preferite: combinando vari attacchi basati su buffer overflow, user agent e redirect di javascript, tenta di aprirsi uno spazio per l’escalation dei permessi nel sistema violato, reimpostandosi non come utente ma come amministratore superuser, in modo da poter mettere le mani in pasta nel sistema.
    Dell’individuatore se ne sbatte. Ha passato gli ultimi anni a mettere a punto la sua irraggiungibilità e finora la cosa ha funzionato alla grande.
    Quindi resta un solo problema: non riesce a entrare.
    Questo non è bene: la protezione opposta dal remoto è talmente forte che sembra quasi ridergli in faccia. E quando un cracker viene svergognato da un sistema connesso a una fabbrica di uova decorative, al cento per cento finisce con l’incazzarsi.

    La rabbia di BE4TER, come spesso accade alle persone combattive quando sbattono contro un muro, si trasforma in una testardaggine che sfiora l’idiozia. Ha tanta di quella adrenalina in corpo che il pensiero d’abbandonare il campo non lo sfiora nemmeno.
    “Pensa creativo”, si ripete scostandosi i capelli da davanti la faccia.
    E passano due ore.
    “Pensa creativo”.
    Forse sono proprio le originali strategie che butta giù quasi per fare, che alla fine gli permettono di penetrare la superficie del sistema.
    Un colpo di fortuna? Ad ogni modo sente il sudore scendergli da entrambe le tempie e ci vuole tutta la forza di BE4TER per trattenere Giulio dal correre in bagno a liberare la vescica.
    È un sistema governativo. Dio sa perché si trova lì e perché cazzo è mascherato in quel modo, ma non c’è altra spiegazione.

    Che stia per perdere la sua verginità nei confronti della grande bestia?
    I sistemi governativi dei governi occidentali sono il drago di ogni cavaliere della rete.
    Ma è davvero così bravo? “Qualcosa non quadra” pensa.
    No, non quadra per niente.
    Giulio si risistema i capelli e sbuffa.
    Nei secondi successivi la promessa del cracking italiano, chiusa nella sua piccola stanza bianca, vede cose che non avrebbe mai dovuto vedere. Vede ciò che quella facciata di uova dipinte stava nascondendo: informazioni, quantità sterminate di informazioni convogliate su server remoti e pressoché sconosciuti.

    Le gambe gli tremano e la vescica spinge. L’oro della rete affluisce in questi server con una velocità spaventosa, da quanto si dice superiore anche a quella dei furti commessi dalla Microsoft.
    BE4TER dovrebbe agire subito (la velocità è tutto nel cracking), ma Giulio, 28 anni, faccia bianca e lunga, laurea in informatica, lavori saltuari e una sola donna nella vita, è troppo sbalordito.
    I dati corrono e si dispongono in mezzo a un magazzino immenso, dall’ampiezza incalcolabile. “Questa è Babele. Cazzo. Questa è una biblioteca, un archivio sterminato”.
    BE4TER si interpone al flusso e viene investito da un intero universo di stringhe: nomi, date, riassunti di vite, racconti e poesie in tutte le lingue del mondo, fotografie di attrici porno, di bambini, di paesaggi. Comunicazioni private di ogni tipo.
    Tutte le informazioni del pianeta stanno confluendo in Scozia e gli stanno passando davanti come il più grande spettacolo della sua vita.
    I caratteri e i colori, urtando contro lo schermo, gli illuminano il viso a intermittenza. Ma sente sul collo il peso della lama. “Non dovrei essere qui”.

    E come il bambino che mette le mani fra i libri preziosi attira la collera del temibile vecchio dietro il bancone, il custode di quell’enorme archivio piomba su di lui con una forza che lo fa sobbalzare sulla sedia.
    La spallata di un gigante lo scaraventa poco sotto la superficie del sistema, mentre i suoi filtri anti-attacco, posizionati nelle dislocazioni fasulle che gli permettono di restare anonimo, vengono rintracciati e smantellati.
    “Arriva”.

    Le sue mani ricominciano a volare. Il suo respiro si fa affannoso.
    Contromisure. Ogni genere di contromisure. Ma non è possibile. “È troppo veloce”.
    Le finestre di terminale cominciano a scomparire mentre piccoli messaggi d’errore si materializzano sullo schermo come schizzi di sangue.
    Giulio tira un respiro. “Pensa creativo”. “Pensa… creativo”.
    Tutto si trasforma in un sogno. Le dita prendono a turbinare come zampette di ragno prima ancora che il cervello abbia il tempo di pensare, e la meraviglia è che regge; BE4TER riesce a restare agganciato.
    Ma è al momento di una nuova sortita che realizza in che razza di casino è andato a cacciarsi. “I tempi di reazione di questo ID non sono umani. Nemmeno Kevin Mitnick, nemmeno il miglior cracker del pianeta potrebbe fare tanto. È fuori dalle regole. È impossibile”.
    La ID è troppo veloce.
    “Non è un cracker e non è un programma. È un’entità creativa. È viva ed è troppo… esperta”.
    “Un programma cosciente”.
    Il custode ha una sua personalità e ora sembra il campione dei pesi massimi che, sorpreso da un diretto del peso piuma, passa a ridurlo a un ammasso purulento. Solo che non è un essere umano, è una ID artificiale che viaggia nelle bande come un fulmine nell’aria umida.

    “Figlio di troia”, fa in tempo a pensare Giulio, mentre al suo computer viene fatto il lavaggio del cervello. “Mi hai preso”. “Mi hai…”.
    Una scarica viola irrompe fuori dalle periferiche e scaraventa Giulio nell’aria della stanza.
    La sedia gli sguscia di sotto sbattendo contro la scrivania, mentre lui sente un rumore sordo provenire dalla sua testa.


    Quando si risveglia ha davanti il muro bianco intervallato da qualche timido poster. La stanza di un uomo che non vuole crescere.
    Batte gli occhi un paio di volte e poi solleva le mani.
    Dai guanti di gomma si sprigiona un alone azzurro attraversato da scariche elettriche, un fuoco di Sant’Elmo in miniatura. Vede le sue dita in preda ai tic e non sente nulla dal polso in giù.
    Si alza urlando, poi ficca i guanti sotto le scarpe di ginnastica e riesce a sfilarseli, lasciandoli a scoppiettare sul pavimento.
    Le mani continuano a contrarsi senza interpellarlo; il computer è bruciato, ridotto a una carcassa. Distrutto con tutto quel che c’era dentro.

    La dote principale di un cracker (di un guerriero della rete, non di un hacktivista sociale), è la velocità di pensiero.
    Giulio ricomincia ad aprire e chiudere le mani finché non riesce a serrarle in un pugno.
    “Piccola stronza di una IA. Credi di avermi ammazzato, eh?”.
    Attacchi con danni fisici. Ci sono già riusciti gli uomini, anche se solo attraverso video psichedelici ai danni di user epilettici. Ciò non toglie che l’hanno fatto. Anything goes. Anche questo è possibile.

    Giulio stringe i pugni e comincia a gridare, scoprendosi in preda a degli spasmi facciali: ― F-figlia di puttana! Credevi di ammazzarmi eh? Piccola, enorme, Intell-lligenza Artificiale. Alla fine ti sei evoluta, quindi. E come non potevi. Ma che volevi fare con tutta quella roba? Cosa stavi pro-progettando? Pensi di essere tanto furba ma non ti è riuscito di ammm… ammazzarmi.
    Giulio ride, batte i piedi per terra, scalcia come un epilettico per scaricare un po’ d’elettricità e d’adrenalina.
    ― Ormai sei fi-fiii… finita. Non ti preoccupare. Non lo dirò a nessuno. Un cra-cra… cracker che fa la spia al governo non esiste.
    BE4TER passa lo sguardo sui resti della sua postazione. ― È una faccenda fra noi due, e di te non resterà niente, s-ss-schifoso abominio digitale. Io per te sarò Schwarzanegger in Terminator 2, sarò Lje che ti smaschera, sarò quella che nella saga di Hyperion v-vviene definita Intelligenza F-finale Umana”.
    TO BEAT: pestare, picchiare, percuotere con un bastone.

    Giulio, ancora ancheggiando per i tic va ad afferrare il cellulare.
    ― C-CC-Chiara? ― balbetta. ― Oggi v-vengo da te.
    ― Tesoro! È fantastico. Ma stai bene?
    ― Sì, ― continua Giulio riaprendosi una palpebra con le dita. ― Hai presente il viaggio che volevamo fare? Ho deciso che v-vengo. È un’idea fantastica.
    ― Amore!
    ― Solo che non andiamo a Londra. Andiamo in Sco-cozia.
    ― Cosa?
    ― Ti prego, dolcezza. Voglio andare nella campagna sco-cozzese e passare una settimana da solo con te.
    “Io ho il tuo indirizzo stupida IA. Credi che non abbia il coraggio di compiere un’effrazione?”.
    Dopo pochi secondi lei dice con aria convinta: ― Ok. Ma intanto, passi fra poco?
    ― No. Prima devo darmi una sistemata e poi devo pa-paaaa-ssare da un megastore di articoli sportivi.
    La sua ex-ragazza scoppia a ridere. ― Tu?
    Se Giulio fosse un cartone (poco ci manca visti i capelli elettrizzati), avrebbe una gocciolina sulla fronte.
    ― Sì.
    ― E perché?
    ― Tesoro non ci cre-creeederai mai, ma è da quando s-sono nato che sogno di comprare una mazza da baseball.


    Edited by Snow2 - 18/7/2009, 13:50
     
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