Luce dei miei occhi
  • Poll choices
    Statistics
    Votes
  • 3
    50.00%
    3
  • 2
    33.33%
    2
  • 4
    16.67%
    1
  • 1
    0.00%
    0
Guests cannot vote (Voters: 6)

Luce dei miei occhi

di Stefano Pastor - 13k caratteri

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. marramee
     
    .

    User deleted


    LUCE DEI MIEI OCCHI



    Buio. Un buio perenne, eterno, rotto solo da rumori. Suoni estranei, sconosciuti, che non c'è modo di identificare. Non per Giulia, lei non ne è capace.
    «Claudia... sei tu?»
    «Certo Giulia, chi pensavi che fosse? Ci siamo solo noi, in casa.»
    «Non so... i tuoi passi sembravano... diversi. Non li riconoscevo.»
    Sente chiudersi la porta, con un cigolio. E i passi che si avvicinano.
    «Dovresti abituarti, Giulia. A riconoscere i suoni. Ormai sono quattro anni.» Un lungo sospiro. «E poi resti sempre su quel letto! Ci sono ancora giorni in cui rifiuti di alzarti! »
    «Lo so, però io...»
    «Giulia, perdere la vista non vuol dire necessariamente cessare di vivere. È un secolo che ne parliano! Perché devo sempre ripetere le stesse cose? Ci sarebbero mille cose che potresti fare: riprendere a uscire, conoscere...»
    La interrompe con una voce tragica. «Ma io ero una pittrice...»
    La voce di Claudia ha una punta di commiserazione. «Tu amavi dipingere, non eri una pittrice. I pittori sono quelli che vendono i quadri, quelli che riescono a mantenersi con la loro arte.»
    Giulia storce un labbro. «Prima o poi ci sarei riuscita, sarei diventata famosa.»
    Un altro sospiro, più lungo. «A che serve parlarne adesso? È successo, non è colpa di nessuno, e certe cose non possono più essere cambiate.»
    «Forse un giorno... Un trapianto...»
    Giulia se la immagina mentre sta scuotendo la testa. Claudia batte con l'unghia sull'orologio, come fa sempre quando è nervosa.
    «Non abbiamo soldi per queste cose, lo sai benissimo. Perché dobbiamo fare sempre queste discussioni?»
    «Soldi, soldi, soldi! Non sai parlare d'altro! Ogni volta che parliamo, tiri in ballo i soldi!»
    La voce di Claudia sale di tono. «Non farmi arrabbiare, Giulia, non farmi dire cose che non vorresti sentire...»
    «Sono io che sono immersa in questo buio... da quattro anni. Tu ci vedi, tu vivi! Pensa a come mi sento io!»
    «Io vivo? Ma mi stai prendendo in giro? Sono qui a farti da infermiera, da quattro anni. Ho dovuto lasciare il lavoro, e tu non tenti neppure di alzarti da letto! Sei ammalata, tutto ti è dovuto. Certo, avevo qualcosa da parte, siamo andate avanti per un po', ma adesso non ci sono più soldi... dobbiamo trovare una soluzione.»
    Giulia scoppia a piangere. «Mi vuoi mettere in un ospizio, è questo, vero? Vuoi liberarti di me!»
    Claudia sta camminando per la stanza. È arrabbiata, e si sente. «Ma allora non vuoi capire! Non ci sono soldi. Sono finiti. Stop. Ma sai quanto costerebbe farti ricoverare? Non possiamo permetterci neppure questo!»
    «E allora cosa vorresti farne di me, buttarmi nella spazzatura? Io non posso certo mettermi a lavorare... riprendi il tuo posto, io cercherò di arrangiarmi.»
    Claudia sbuffa. «Il mio posto? Anche se mi riprendessero, lo stipendio basterebbe appena per l'affitto, e poi cosa mangeremmo?»
    «Smettila, smettila, non mi interessa... perché vuoi spaventarmi?»
    Claudia si siede. È di fronte a lei, adesso. Abbassa la voce.
    «Sono due mesi che non paghiamo l'affitto. Da un momento all'altro può arrivare lo sfratto.»
    Giulia smette di singhiozzare. «Siamo già a questo punto? Perché non mi hai mai detto niente?»
    Claudia non risponde.
    Giulia si muove sul letto, a disagio. «Hai provato a cercare lavoro?»
    «Andrei persino in strada a prostituirmi, se servisse, ma credi che troverei qualcuno disposto a pagarmi?»
    «Non dire queste cose... non pensarci nemmeno!»
    Con amarezza: «È un bene che tu non mi possa vedere, Giulia. Non ti piacerebbe come sono diventata. Non sono mai stata bella, non come te, almeno, ma adesso... È uno sfacelo, sembro una balena... non smetto mai di mangiare, non ci riesco.»
    «Claudia...» Giulia ha di nuovo le lacrime agli occhi.
    «Non mi rassegno alla sua morte, non c'è più nessuna ragione per andare avanti, nessuna.»
    Ha un brivido. «È colpa mia, lo so, è colpa mia!»
    «Ma no, Giulia, perché dici questo...»
    Ma c'è una lieve sfumatura ironica nelle parole di Claudia.
    «È colpa mia, lo so. Se non fossi venuta a trovarti... se lui non fosse venuto a prendermi all'aeroporto... non ci sarebbe stato l'incidente, lui non sarebbe morto e io non sarei cieca.»
    «No, no... semmai è colpa mia. Io dovevo venire a prenderti, non lui. Lui non voleva, l'ho costretto...»
    «Se fossi venuta tu... non voglio neppure pensare cosa sarebbe successo, se fossi stata tu a... Che ne sarebbe stato di me...»
    La voce di Claudia è ferma. «Se fossi venuta io, non sarebbe successo niente, non ci sarebbe stato nessun incidente, lo so.»
    Un lungo silenzio.
    «Cosa facciamo adesso? Cosa faremo se ci sfrattano?»
    «Non lo so, Giulia, proprio non lo so... Io posso vivere per strada, trovare qualcosa... ma tu...»
    «Mi lascerai da qualche parte, in qualche istituto?» insiste Giulia.
    «Anche per questo servono soldi.»
    «Ma io... io ho una pensione, no? Sono cieca!»
    Claudia sbuffa. Giulia immagina che sia per l'entità della pensione.
    Un altro silenzio.
    La voce di Claudia è quasi inudibile. «Dovrei vendere un rene...»
    Un fulmine a ciel sereno. Giulia è ammutolita. «Cosa...?»
    «Già, c'è un bel mercato per certe cose. Non è legale, ma rende bene. Con un rene potremmo stare tranquille per due o tre anni.»
    «Ma è assurdo!»
    «Oh, non è la fine del mondo! Con un rene solo si vive benissimo. Bisogna stare solo più attenti, non stancarsi troppo...»
    «Non voglio sentir parlare di queste cose... è abominevole!»
    La voce di Claudia inacidisce. «Perché? Parlare di andare a battere per consentirti di restare comoda nel tuo letto va bene, però; quello non ti sconvolge!»
    «Ma certo che mi sconvolge, cosa stai dicendo? Non... non devi fare niente di tutto questo! Smettila, smettila, non voglio sentire!» Giulia sta diventando isterica.
    Un altro silenzio.
    Claudia torna alla carica. «Lo pagano bene, sai? C'è un bel mercato per i pezzi di ricambio. Clandestino, certo.»
    Giulia è incredula, è pazzesco che sua sorella continui a insistere. «Claudia, è assurdo... tu non puoi pensare...»
    «Certo dopo non potrei starti dietro come adesso, non potrei sollevarti, farti il bagno...»
    «Non sono paralitica!» E subito aggiunge. «Ma cosa mi fai dire... è assurdo!»
    «Non sarai paralitica ma ti comporti come se lo fossi. Non ti alzi mai da quel letto!»
    «Non mi sento sicura... non ci vedo!»
    «Dopo quattro anni!»
    «Basta, basta, ti prego... fermiamo questa discussione!»
    Silenzio.
    Un'altra frase buttata lì, con un tono colloquiale, tranquillo. «Tu non ne hai bisogno...»
    Giulia capisce, con un attimo di ritardo.
    «Ma sei pazza! Sei completamente pazza! Se credi che io...» Si blocca, talmente sconvolta da non riuscire a continuare.
    La voce di Claudia continua a essere calma, suadente. «A te non servono due reni. Per startene coricata a letto a non far niente, uno ti basta e avanza.»
    «Pazza! Pazza! Pazza! Non voglio starti a sentire!»
    «Preferisci essere buttata in mezzo alla strada? Cosa faresti se io non mi potessi più occupare di te?»
    «Non m'importa, non voglio parlarne. Tu sei pazza! Non ti ascolto!»
    Torna il silenzio, anche se carico di tensione. Claudia si siede di nuovo.
    Giulia non è per niente tranquilla, conosce troppo bene sua sorella per illudersi che la discussione sia finita lì. Ma non riesce a capire cosa stia succedendo, perché Claudia si stia comportando in quel modo.
    Un lungo sospiro, teatrale. «Me lo devi.»
    Giulia sobbalza. «Io non ti devo niente! Cosa stai blaterando...?»
    «Oh, certo, l'hai dimenticato. Sei un'esperta nel dimenticare le cose spiacevoli. Ma me lo devi...»
    «Cosa ti devo?»
    «Un pezzo del tuo corpo. Occhio per occhio, dente per dente. Lo dice la Bibbia.»
    «Claudia, mi fai paura, smettila...»
    «Certo il pezzo che mi devi non me lo puoi restituire... quindi bisogna sapersi accontentare.»
    «Non voglio più starti ad ascoltare! Smettila! Non ti parlo più!»
    La sedia cade per terra, Claudia si è alzata di scatto.
    «Tu hai preso qualcosa di mio! E ora lo rivoglio!» urla. «Non ti permetterò di passarla liscia!»
    Ora Giulia inizia ad aver paura della sorella. È la prima volta.
    «Cosa stai dicendo... io non ti capisco... smettila...»
    «Mi hai portato via la cosa a cui tenevo di più... Devi pagare!»
    Con voce tremante: «Roberto? Tuo marito... Avevi detto che non mi ritenevi responsabile...»
    Claudia ride, con amarezza. «Ho detto... ho detto... Ma tu sei responsabile, eccome!»
    «Non ricordo, non ricordo niente dell'incidente... non puoi pensare che io...»
    «Io non penso, IO SO!»
    «Basta, basta! Puoi dire quello che vuoi! Io non mi ricordo più niente. Non ha nessun valore quello che dici!»
    «Oh, lo so, non eri in te. Eri fatta, completamente fatta! Sei rimasta in stato comatoso per giorni... ma non per l'incidente, per tutta la droga che avevi in corpo!»
    Giulia si sente malissimo. Forse, in cuor suo, ha sempre temuto che sarebbero arrivate a quel punto, prima o poi.
    «Sei malvagia! Ma ora sono pulita, lo sai benissimo, mi hai aiutata tu a uscirne fuori. Non voglio pensare a quei momenti...»
    «Sì, ti ho aiutata a disintossicarti... e anche questo mi è costato un mucchio di soldi.»
    «Soldi, soldi... che c'entrano adesso. Perché parli sempre di soldi?»
    «C'entrano, c'entrano... c'entrano sempre, i soldi.» La voce diventa di colpo rabbiosa. «Rivoglio quello che mi hai portato via... ADESSO!»
    Giulia ha un brivido. «Non capisco, cosa vuoi, cosa ti ho fatto...?»
    È la resa dei conti, lo sanno entrambe.
    «Tu mi hai portato via qualcosa... Una parte di Roberto... La rivoglio indietro.»
    «Ma sei pazza? Cosa dici?»
    Claudia ride, e la sua voce si fa più dolce. Giulia è ormai convinta che sua sorella sia davvero impazzita.
    «Sai Giulia, quando ti hanno tirato fuori da quella macchina, dopo l'incidente... Ti eri portata via un pezzo di Roberto... Te l'hanno trovato in bocca...»
    «Cosa? Cosa dici...?»
    «Il suo pene, Giulia, il pene di mio marito era dentro la tua bocca, tagliato di netto dai tuoi denti.»
    Giulia è congelata. Si chiede se sia possibile, se può davvero aver fatto una cosa del genere. «Non è possibile... non...»
    «Oh sì, Giulia. Indovina cosa gli stavi facendo quando c'è stato l'incidente...»
    «Ma...»
    «Ed è questo che ha provocato l'incidente! Lo sai?»
    «Ma io non... perché...»
    «Eri drogata marcia, ne avevi voglia, te ne sei fregata che lui fosse il marito di tua sorella, un uomo, tra l'altro, che non ti poteva neppure sopportare. Tutti andavano bene, per te, Giulia...!»
    «Io... io non mi ricordo...»
    «E smettila con questa litania! Ogni volta che combini un guaio! Io non sono stata, io non mi ricordo! Sempre la stessa storia.»
    Giulia piange a dirotto, senza riuscire a fermarsi.
    «Oh, Giulia cara, non so se gliel'hai mozzato quando è avvenuto l'incidente, oppure se l'incidente è avvenuto perché gliel'hai mozzato... questo non lo sapremo mai... non ti ricordi, vero
    Un sussurro. «No.»
    «Hai visto che mi devi qualcosa? Adesso capisci?» Poi, cambiando discorso. «Non hai idea di quanto mi sia costato tenerti fuori dalla galera...»
    Un altro colpo inaspettato, Giulia è inebetita. «Cosa dici...?»
    «Eri colpevole, Giulia, eri tu la causa dell'incidente. La polizia ti aveva denunciata. Ho dovuto assumere un avvocato in gamba, per tenerti fuori dalla galera. Un avvocato costoso, molto costoso...»
    «Non mi...»
    «...ricordo, lo so. Non ti ricordi. Posso crederci. Eri in uno stato pietoso, quando ti ho portata a casa dall'ospedale. Ho dovuto disintossicarti. È stato orribile. Posso crederti quando dici che non ricordi più niente di quel periodo. Anch'io vorrei tanto dimenticarlo, cancellarlo dalla mia vita.»
    Giulia torna a piangere, disperata.
    «Hai idea di quanto mi sia costato quel cavolo di avvocato? Hai idea di quanto mi sia costato tenerti fuori dalla galera? Te lo meritavi, sai! Meritavi di finire in galera! Lo hai ucciso tu, Roberto!»
    «No, no, no.»
    «Avevo qualcosa da parte. Non era molto, è bastato a malapena per pagare il funerale e l'anticipo dell'avvocato. Ho dovuto lasciare il lavoro per starti vicina, per disintossicarti!»
    «Perdonami, perdonami... Qualunque cosa, chiedimi qualunque cosa, ma non quello...»
    Claudia si fa quasi tenera. «Giulia, Giulia, ma io non ti sto chiedendo nulla...»
    «Perdonami, perdonami...» singhiozza Giulia.
    «Io ti sto solo dicendo come stanno le cose...»
    Giulia singhiozza. «Perché adesso? Perché mi stai dicendo queste cose adesso? Perché non le hai dette allora?»
    «Non era ancora il momento, cara. Non ce n'era la necessità.»
    «E adesso sì?» Si risponde da sola, con sgomento. «Mi odi, mi hai sempre odiato... Non me ne sono mai accorta!» Poi, sempre più confusa. «Perché mi hai tenuta con te, allora? Perché sono qui?»
    È terribile non poter vedere, darebbe qualsiasi cosa per poter guardare il volto della sorella, capire cosa sta provando. Insiste: «Perché non mi hai mandato via? Perché ti stai sacrificando per me?»
    Arriva finalmente la voce di Claudia. «Perché sei mia sorella. Nel bene e nel male tu resti mia sorella.»
    Si sente ancora peggio, sopraffatta da rimorsi. Il fatto che non riesca a ricordare, non rende meno gravi le sue colpe.
    La voce di Giulia trema, e quasi non riesce a credere a ciò che sta dicendo. «Farà male... l'operazione...?»
    «No, no, cara, non te ne accorgerai neppure.»
    «Ho paura, Giulia, ho tanta paura...»
    «Ma no, sciocchina.»
    Claudia l'abbraccia, e piangono entrambe.
    Lo deve fare, ora Giulia lo ha capito, ma le sembra lo stesso una cosa orribile. «La mia pensione, Claudia... non basta, non può aiutarci? Faremo dei sacrifici...»
    «Non c'è nessuna pensione, Giulia. Siamo senza un soldo...»
    «Nessuna pensione? Ma io sono cieca...!»
    Claudia continua ad abbracciarla. «Lo so cara, lo so, ma io non ho mai chiesto la pensione.»
    «Ma non è possibile! Quando in ospedale si sono accordi che avevo perso la vista, avranno fatto pure qualche pratica...»
    «Ma tu non hai perso la vista, Giulia. Sei uscita dall'ospedale che ci vedevi benissimo. Non ti eri fatta nulla nell'incidente, solo un paio di graffi.» Ridacchia. «Oddio, eri quasi soffocata con quello che avevi in gola, però...»
    Giulia sta diventando isterica.
    «I miei occhi...! Claudia, cos'è successo ai miei occhi!»
    «Eravamo senza un soldo, Giulia, c'era da pagare l'avvocato, e dovevamo pur mangiare, pagare l'affitto. È stato un affare, Giulia. Abbiamo saldato tutti i debiti, e c'è rimasto abbastanza da vivere tranquille per quattro anni...»
    Agghiacciata. «Tu... Tu...»
    Claudia ridacchia ancora. «Giustizia poetica, non credi? Avresti potuto donare un rene, ma gli occhi erano meglio. Più giusto, no? Eri una pittrice, dopo tutto. Gli occhi erano tutto, per te. Te lo meritavi.»
    Un urlo, disperato. «Cosa mi hai fatto? Come? Io... non ricordo!»
    «Oh, è stato così facile, cara. Quando sei uscita dall'ospedale era ancora sconvolta, non ti rendevi conto di niente. Dimentichi forse che sono un'infermiera? È stata una sciocchezza organizzare il trapianto delle cornee. Ti ho fatto credere che fossi rimasta cieca nell'incidente, e tu mi sei stata soltanto grata.»
    Giulia rantola, senza riuscire a parlare.
    «Col rene sarà molto più facile, indolore, quasi. Certo ci faremo un po' meno, ma riusciremo a tirare avanti per altri due o tre anni. Poi si vedrà... ci sono ancora tanti... pezzi
    Giulia boccheggia, non riesce a respirare. È paralizzata dal terrore.
    «Il mio cuore...» geme.
    La voce di Claudia è molto dolce, adesso. «Oh... il tuo cuore, già. Be', quello lo lasceremo per ultimo.»

    FINE




    Edited by marramee - 19/7/2009, 23:47
     
    .
  2. Daniele_QM
     
    .

    User deleted


    Stefano, benvenuto. Fai un salto nella sezione Benvenuti così ti presenti e ti conosciamo meglio. ;)
     
    .
  3. Alessanto
     
    .

    User deleted


    Ciao.
    Ho letto il racconto. Non mi è dispiaciuta l'idea.
    Ma secondo me in forma di dialogo ha penalizzato la vicenda sviluppadosi in modo troppo lungo. Il risultato mi è sembrato nel complesso inverosimile. In un dialogo che tra pause e quant'altro potrà durare una mezz'ora vengono snocciolate verità terribili con poca emozione.
    Non l'ho vissuto.
    Le reazioni sembrano forzate.
    Se l'avessi spezzato in più dialoghi in modo da creare un climax ascendente, forse il risultato sarebbe stato migliore.
    Il voto per quanto mi riguarda è 2 (non è pieno ma ti dò un bonus di benvenuto)

    A presto!

    PS devi metterti 4 da regolamento.
     
    .
  4. marramee
     
    .

    User deleted


    Sigh... me ne sono accorto adesso. E si che avevo pure letto il regolamento, si vede non abbastanza bene. Niente autovoto, allora, ho rinunciato a votare, ormai. Pazienza, sarà per la prossima volta.
    Grazie lo stesso.
     
    .
  5. Daniele_QM
     
    .

    User deleted


    Beh come esordio non c'è male :D il racconto è molto gradevole, nonostante l'ingerenza dei dialoghi sul narrato che un po' soffocano e rendono il pezzo più simile a una sceneggiatura che a un racconto, mi sembra che raggiunga il suo scopo e funzioni abbastanza.
    C'è però un'incongruenza di fondo secondo me:
    SPOILER (click to view)
    il fatto che ora, dopo QUATTRO anni, avvenga questa discussione. Con la rivelazione del pene mozzato e tutto il resto. Poi non risulta chiaro come sia possibile che la sorella non ricordi com'è diventata cieca. Okay, nell'incidente ha perso la memoria - e non la vista - ma ciò che è avvenuto dopo dovrebbe ricordarlo. Com'è possibile che non rammenti di esser diventata cieca da un giorno all'altro? Allora calcherei di più sul fatto che la sua memoria è andata a farsi friggere da un pezzo.

    Ti do un 2 a questa tornata. Aggiustato, con l'aggiunta di un po' di narrato e sistemate le cose di cui sopra, il racconto potrebbe funzionare molto meglio.
     
    .
  6. papaditi
     
    .

    User deleted


    Coinvolgente, a me è piaciuto, i dialoghi sono serrati, sarebbe interessante sentirlo alla radio!!!
    Non posso darti 4 perchè cerco di essere coerente con altri che mi sono piaciuti ugualmente, perciò è 3
     
    .
  7.  
    .
    Avatar

    Losco Figuro

    Group
    Member
    Posts
    3,643

    Status
    Offline
    Scritto bene, anche se alcuni punti non sono molto credibili alla fine dei conti, ad esempio il fatto che tutto questo avvenga dopo ben quattro anni dall'incidente, o il dettaglio che lei non si renda conto di non aver perso la vista in quel momento (apparentemente Claudia ha speso tutti i suoi soldi per aiutarla a disintossicarsi, cosa che non avviene dall'oggi al domani, e dopo ha venduto i suoi occhi per un trapianto - ma poi si possono trapiantare gli occhi? Io ero fermo ai trapianti di cornea ^__^; - quindi per un bel periodo dopo l'incidente lei la vista ce l'aveva)

    Appunti sparsi:
    CITAZIONE (marramee @ 9/7/2009, 16:31)
    «Certo Giulia, chi pensavi che fosse? Ci siamo solo noi due, in casa.»

    Non che sia davvero sbagliata, ma io la toglierei la virgola dopo "due"

    CITAZIONE (marramee @ 9/7/2009, 16:31)
    «Giulia, perdere la vista non vuol dire necessariamente cessare di vivere. Ci sarebbero mille cose che potresti fare, riprendere a uscire, conoscere...»

    Meglio i due punti della virgola dopo "fare"
    Questa parte comunque è una di quelle dubbie. Non ha l'aria di essere uno di quei discorsi fatti mille volte, sembra lo stiano affrontando adesso per la prima volta... dopo quattro anni?

    CITAZIONE (marramee @ 9/7/2009, 16:31)
    Scuote la testa? Claudia sta battendo con l'unghia sull'orologio, come fa sempre quando è nervosa.

    A chi si riferisce la prima domanda?
    Immagino sia Giulia che si domanda se Claudia stia scuotendo la testa, ma non è molto immediato arrivarci.

    CITAZIONE (marramee @ 9/7/2009, 16:31)
    «E allora cosa vorresti farne di me, buttarmi nella spazzatura?...

    Se quei tre puntini sono una pausa alla fine della frase, mettili prima del punto interrogativo, non dopo. Se sono una pausa all'inizio della successiva, metti uno spazio dopo il punto interrogativo e inizia la successiva con la minuscola

    CITAZIONE (marramee @ 9/7/2009, 16:31)
    Claudia sbuffa. «Il mio posto... anche se mi riprendessero, lo stipendio basterebbe appena per l'affitto, e poi cosa mangeremo?»

    "mangeremmo", non tanto perché sia del tutto sbagliato quanto perché così si accorda col resto della frase.

    CITAZIONE (marramee @ 9/7/2009, 16:31)
    «Sono due mesi che non paghiamo l'affitto. Da un momento all'altro può arrivare lo sfratto.»

    Altro punto dubbio... e aspetta due mesi prima di fare questo discorso?

    CITAZIONE (marramee @ 9/7/2009, 16:31)
    «Giulia, andrei persino in strada a prostituirmi, se servisse, ma credi che troverei qualcuno disposto a pagarmi?»
    «Non dire queste cose... non pensarci nemmeno!»

    Alla prima ci sarebbe da dire "Respiri? Allora sì!" :lol:
    Battute a parte, qui mi sembra che Giulia reagisca, ma dopo Claudia afferma che la cosa non l'ha sconvolta.

    CITAZIONE (marramee @ 9/7/2009, 16:31)
    Con amarezza: «È un bene che tu non mi possa vedere, Giulia. Non ti piacerebbe come sono diventata. Non sono mai stata bella, non come te, almeno, ma adesso... È uno sfacelo, sembro una balena... non smetto mai di mangiare, non ci riesco.»

    E con che soldi se lo compra tutto questo cibo? :huh:

    CITAZIONE (marramee @ 9/7/2009, 16:31)
    La voce di Claudia è ferma. «Se fossi venuta io, non sarebbe successo niente, non ci sarebbe stato nessun incidente, lo so.»

    Bel tocco di foreshadowing qui :)

    CITAZIONE (marramee @ 9/7/2009, 16:31)
    La voce di Claudia inacidisce. «Perché...? Parlare di andare a battere per consentirti di restare comoda nel tuo letto va bene, però, quello non ti sconvolge!»

    Vedrei meglio un puno o un punto e virgola dopo "però"

    CITAZIONE (marramee @ 9/7/2009, 16:31)
    «Non sono paralitica!... ma cosa mi fai dire...

    Metti uno spazio dopo il punto esclamativo

    CITAZIONE (marramee @ 9/7/2009, 16:31)
    «Ma sei pazza! Sei completamente pazza! Se ti credi che io...!»

    "Se credi che io...", senza "ti"
    È vero che stando in un discorso diretto una forma colloquiale è anche accettabile, ma finora non ne hanno usate e quindi stonerebbe comunque.

    CITAZIONE (marramee @ 9/7/2009, 16:31)
    Giulia si sente malissimo. Forse, in cuor suo, ha sempre temuto che si sarebbe arrivate a quel punto, prima o poi.

    Mi suona meglio "che sarebbero arrivate". Se lo lasci così però è "arrivati", è una forma impersonale e non si accorda col genere.

    CITAZIONE (marramee @ 9/7/2009, 16:31)
    Giulia ha un brivido. «Non capisco, cosa vuoi, cosa ti ho fatto...»

    "cosa vuoi" e "cosa ti ho fatto" non dovrebbero essere domande?

    CITAZIONE (marramee @ 9/7/2009, 16:31)
    «Il suo pene, Giulia, il pene di mio marito era dentro la tua bocca, tagliato di netto dai tuoi denti.»

    Qui ti è scappato uno spazio di troppo tra "tua" e "bocca" e tra "tuoi" e "denti"

    CITAZIONE (marramee @ 9/7/2009, 16:31)
    «Eri drogata marcia, ne avevi voglia, te ne sei fregata che lui fosse il marito di tua sorella, un uomo, tra l'altro, che non ti poteva neppure sopportare...

    Eh... magari non la sopportava ma pure lui non deve aver opposto molta resistenza per arrivare a quel punto... ^____^;;;

    CITAZIONE (marramee @ 9/7/2009, 16:31)
    «Hai idea di quanto mi sia costato quel cavolo di avvocato? Hai idea di quanto mi sia costato tenerti fuori dalla galera? Te la meritavi, sai! Meritavi di finire in galera! Lo hai ucciso tu, Roberto!»

    Immagino che quel "Te la meritavi" stia per "Ti meritavi la galera", però ci vedrei meglio un "Te lo meritavi" che si accorda meglio con la frase dopo.

    La battuta finale è estremamente crudele e ci sta benissimo.
    Anche se potrebbe essere migliorato molto, per me vale 3.
     
    .
  8. VdB
     
    .

    User deleted


    Il mio voto è tre.
    SPOILER (click to view)
    Pregi
    Il “clima” teatrale in cui inserisci le due voci delle protagoniste. Forse la storia pecca di una logicità assoluta (credo che appunti in merito ti siano stati già mossi), però la frase finale e l’atmosfera “Beckettiana” del montare della disperazione vale il voto alto.
    Difetti
    Testo asciutto legato ai soli dialoghi, forse non sempre riesce a tenere desta l’attenzione, c’è quasi la tentazione di cavalcare le voci e saltare al momento cruciale che è atteso e si sa già che c’è, dato come hai strutturato la vicenda. Piccolo difetto risulta l’ingenuità di Giulia, ma forse in questo caso più che altro il lettore rimane “disturbato” dall’eccessiva passività con cui affronta la sua situazione.
    Ho trovato eccessivo l’utilizzo dei nomi inseriti direttamente nei dialoghi, si capisce che servono per non disorientare chi legge, però fanno perdere di naturalezza le battute.

    Ciao e a rileggerci
     
    .
  9. bravecharlie
     
    .

    User deleted


    questo racconto mi è piaciuto.

    ho molto apprezzato il passaggio dall'iniziale situazione di disperazione dove si scontrano pietà e solidarietà alla svolta crudele, dove si rivela un perdono mai concesso e una vendetta consumata con agghiacciante lentezza. Sei stato molto bravo a tratteggiare le due donne solo attraverso i dialoghi, Giulia e Claudia sono davvero molto credibili e i loro sentimenti traspaiono molto bene da ciò che dicono e da come lo dicono. peccato solo per quella citazione del cazzo tranciato rimasto nella bocca che fa molto (troppo) "American Gods": io la toglierei proprio, cercherei un'altra prova della sua "colpevolezza". questo particolare personalmente mi ha fatto storcere il naso più della velata "inverosimilità" della vicenda, ma tirando le somme voglio premiare con un 4 il modo in cui hai lavorato sui dialoghi per costruire i personaggi, cosa che apprezzo sempre e non è mica poi tanto facile.
    a rileggerci...
     
    .
  10. Gordon Pym
     
    .

    User deleted


    Bello, personalmente mi ha coinvolto nella lettura e tenuto costantemente interessato.
    Personalmente non amo quando si eccede coi puntini di sospensione ma capisco comunque il valore che attribuisci loro. Ho notato che a volte, dopo i puntini, usi la maiuscola e altre volte la minuscola; immagino sia per il senso di continuità delle singole frasi ma qualcuna (se il senso è quello) non l'ho condivisa.
    Voto 3
    Qualche opinione mia:

    CITAZIONE
    Silenzio. Claudia deve aver annuito, dimenticandosi che Giulia non la può vedere.

    Personalmente, avrei messo "Claudia annuisce", mantenendo il ruolo del narratore esterno, non facendoci calare per un attimo nei panni di Giulia.

    CITAZIONE
    La voce di Claudia inacidisce. «Perché...? Parlare di andare a battere per consentirti di restare comoda nel tuo letto va bene, però, quello non ti sconvolge!»

    A dir il vero Giulia non era d'accordo per la prostituzione, aveva detto «Non dire queste cose... non pensarci nemmeno!»

    CITAZIONE
    «Se fossi venuta tu... non voglio neppure pensare cosa sarebbe successo, se ti fossi stata tu a... Che ne sarebbe stato di me...»

    Penso che quel "ti" sia un refuso.

    CITAZIONE
    Giulia è incredula, è pazzesco che sua sorella continui a insistere.

    Opinione personale, quel "pazzesco" lo vedo come un improvviso giudizio del narratore... forse sbaglio, boh.

    CITAZIONE
    Ma ora sono pulita, lo sai benissimo, mi hai aiutato tu a uscirne fuori...

    Refuso: non aiutato, aiutata.

    Ciao ;)
     
    .
  11. marramee
     
    .

    User deleted


    Grazie a tutti.
    Ho revisionato il racconto cercando di seguire tutti i vostri suggerimenti. Fin dove era possibile, naturalmente, aumentare il narrato non era facile, come pure cambiare certi eventi che bene o male sono il cuore del racconto. Comunque credo di aver eliminati tutti i refusi (sperando di non averne creati di nuovi), ho tolto parecchi punti di sospensione nonché alcuni nomi ripetuti troppe volte. Ho aggiunto qualche riga per spiegare meglio certe situazioni (i quattro anni di attesa, il trapianto degli occhi).
    Il problema della storia, che può un po' infastidire, è che non ci siano personaggi positivi: Giulia, anche se sembra la vittima, è stata egoista e ha sfruttato sempre la sorella. Claudia, dal canto suo, è sì un carnerfice, ma molto motivato.
    Ammetto che l'idea iniziale di questo racconto (che ho scritto tre anni fa) era di impianto teatrale, lo vedevo bene come atto unico. E ne risente parecchio. Purtroppo non avevo al momento altri racconti da mandare, non mi trovo tanto a mio agio con le storie brevi.
    Ho apprezzato comunque molto tutti i vostri suggerimenti, che mi hanno aiutato a individuare i punti più deboli della storia.
     
    .
10 replies since 9/7/2009, 15:31   223 views
  Share  
.