Gregory

2950 battute, spazi inclusi.

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  1. giudappeso
     
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    Guardava il gatto, arrotolato nella cesta come una ciambella nel sacchetto. Un’immagine suggeritagli non da un’immaginazione vivace ma dalla colazione. Con la ciambella in bocca e la busta sotto l’ascella, l’osservava far capolino dalla cesta della padrona. Sulla panchina, aspettava il treno come al solito, quando il gatto era diventato senza preavviso tanto importante. Non che fosse granché, un vecchio soriano bianco e tigrato, ma aveva l’aria più soddisfatta del mondo, accucciato in quella borsa. Dal canto suo, il felino non dava retta, godendosi il calduccio di quel riparo nell’aria invernale. Forse questo aveva attirato l’attenzione, una pace che si propagava da lui ma che l’uomo sembrava percepire con fastidio, quasi una sfida. Per distrarsi alzò lo sguardo, concentrandosi sulla padrona, una donna di mezza età dall’aria un po’ eccentrica per via di tutti quei colori ammucchiati insieme, come se facessero a gara per il ruolo da protagonista nel suo guardaroba. Colori vivaci che nell’aria grigia del mattino spiccavano come pettirossi. Lei, invece, non era granché. Troppo truccata, troppo cotonata, troppo ingioiellata d’una bigiotteria dal gusto etnico ma economico. Lo ignorava. Così, quasi per ripicca, immaginò che all’etichetta di quel cappotto di Missoni mancasse una “s”, e fra sé e sé rise in silenzio. Una ragazza lo guardò interrogativa, poi il suo sguardo scivolò sulla donna e un sorriso di comprensione parve illuminarle il viso, ma tornò subito al suo libro senza notare il gatto. Lui, l’uomo, al gatto non aveva rinunciato, e tornò subito a fissarlo. Quand’ecco che il soriano ricambiò lo sguardo proprio nell’istante in cui il suo ammiratore era di nuovo lì, a osservarne le mosse inesistenti. Ghignava, forse? No, probabilmente era un’illusione, la suggestione di vecchie fiabe. Poi il treno arrivò. «Andiamo, Gregory», disse la donna sollevando la cesta. Il gatto si appoggiò mollemente al bordo, dondolando la coda nell’aria, quasi gongolasse della sua posizione privilegiata. L’uomo arrancò dietro di loro, trascinando la valigia e facendo a spintoni. Invece, intorno alla donna e al gatto, si faceva spazio. «Prego, signora. Vuole una mano? Lasci che la aiuti». Tutti molto cortesi. E a lui, invece? «Levati, che parte! E muoviti! Ehi, sveglia!». Scattò, in un istante senza tempo. Afferrò il gatto, strappandolo alla donna. Lo strangolò schiacciandolo a terra, si accanì con le mani, coi denti e coi piedi. Un animale, come dissero in seguito. Il resto, per tutti, fu una nebbia che offuscò ogni cosa. Alla polizia, tra le lacrime della donna e il disprezzo dei presenti – alcuni dei quali l’avevano aggredito a loro volta, riducendolo all’immobilità e a qualche costola incrinata, per non menzionare le ferite e contusioni più evidenti – disse soltanto che il gatto, il gatto lo sfidava. «Sempre lui, sempre prima di me». Sua madre, stringendosi al petto la borsa dell’amato Gregory, lo fissava inespressiva.
     
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  2. Piscu
     
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    buon racconto, un "eterno secondo" credibile e originale. non riesco a visualizzare l'accanimento sul gatto, forse perché non riesco a immaginare un gatto che rimane fermo mentre qualcuno cerca di ferirlo. magari avresti potuto farlo gettare sotto il treno.
     
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  3. giudappeso
     
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    Lì, la scena e tutta la psicologia del personaggio avrebbero richiesto più spazio, me ne sono reso conto alla fine quando - dopo aver sforato - mi sono messo a tagliare per far stare il racconto nei ranghi. Avrei voluto scrivere qualcosa di più sullo scontro (non poteva gettarlo sotto il treno perché il tutto avviene quando è ancora fermo) e descrivere la lotta in modo realistico, ma ho dovuto liquidare brevemente optando per un salto in avanti alimentato dall'incredulità del pubblico. Poi dosare il rancore verso la madre per non far capire subito chi fosse, focalizzare sul gatto la maggior parte dell'odio perché è più facile - per un soggetto sottomesso come il protagonista - rifarsi sul concorrente che sull'aguzzino, e così via... ho tentato di condensare tutto, ma pare non ci sia riuscito. Pazienza, è tutto materiale buono per qualcosa di più esteso.
     
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2 replies since 26/11/2009, 23:36   113 views
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