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SIMON KRUGER, il "Giardiniere":
La cittadina era stipata in una valle, soffocata dai pendii rocciosi che la imprigionavano. Le luci del centro brillavano opache nella nebbia e le decorazioni natalizie facevano apparire meno gelida quella città ormai morta da decenni, elisa anche dalla memoria di alcune importanti carte geografiche. La neve cadeva come una maledizione, da settimane. I bambini la amavano, amavano vedere i fiocchi di neve danzare nell'aria e adagiarsi sulle finestre come piccoli diamanti. I lavoratori la odiavano per il traffico che creava e per la lurida poltiglia che diventava nel giro di pochi giorni. In un fatiscente appartamentino, un anziano signore, invece, della neve non si curava affatto. Simon Kruger stava seduto davanti ad un vecchio specchio con una sigaretta in mano. Non la fumava. Guardava il suo riflesso intensamente e, sebbene il suo viso somigliasse più ad un quadro di Picasso che ad un'opera di madre natura, non riusciva né a provare ribrezzo per se stesso, né a rimpiangere la bellezza che il tempo gli aveva strappato. Era come un sacco vuoto, privo di emozioni e colmo di indifferenza. Non perché il Signor Kruger fosse un cinico o avesse scelto l'apatia deliberatamente: egli soffriva della sindrome di Cotard: un'interruzione patologica delle fibre nervose che connettono il centro delle emozioni alle aree sensoriali. In poche parole, Simon Kruger non poteva provare alcun sentimento, l'unica ombra di emozione che potesse avvertire era un immenso senso di vuoto che attribuiva alla sua ossessiva convinzione di non avere un'anima. Erano anni che sopportava quella rara sindrome, ma ancora non aveva imparato a conviverci. Il ricordo di tutto ciò che la malattia gli aveva rubato bruciava in lui, divorando ogni brandello di umanità che gli restava, giorno dopo giorno. Non aveva confessato a nessuno di essere un uomo maledetto, non avrebbe avuto nessuno con cui potersi confidare: niente famiglia, niente amici; possedeva solo una piccola farmacia e una “Missione” che perseguiva ormai da mesi per ottenere in dono anche una sola, blanda e fugace emozione. Le campane della chiesa suonarono la mezzanotte e l'inizio dell'ottavo giorno di Dicembre. Il vecchio spense la sigaretta nel posacenere, si alzò quasi con fatica, si infilò in un cappotto nero, si sistemò sulla testa un cappello a cilindro e si avventurò nella tempesta di neve.
Era il sesto cadavere quello che la mattina seguente fu rinvenuto dalla polizia in un vicolo angusto e dimenticato da tutti i Santi. La vittima del Serial Killer era una donna di trent'anni. Il cadavere era stato dilaniato da tagli profondi sul viso e sul petto, la gola era stata squarciata e la macabra firma dell'assassino risaltava a pochi metri di distanza: il piede destro della donna era stato segato in maniera rozza e abbandonato ad una manciata di passi dal resto del corpo, in una poltiglia di neve e sangue. L'Ispettore Adam Leikster raggiunse la scena del crimine in gran fretta. Era un uomo dall'aspetto viperino, dal volto pallido, appuntito e caratterizzato da due occhi di un disarmante color corvino. Dopo aver salutato con un cenno i colleghi, estrasse da una tasca del cappotto un flacone di medicine e, stappatolo, lo rovesciò per far cadere un paio di pillole nella mano. Niente. Erano finite. Se ne era dimenticato. Adam Leikster trasse un profondo respiro, si accarezzò i capelli e strinse i denti, cercando di calmarsi. <<non so cosa ne pensi, Jenny, ma scommetto la mia Tredicesima che è un'altra vittima del Giardiniere>>, ironizzò l'Ispettore, rivolgendosi al responsabile scientifico del caso. Jenny Leasley era una bella donna di quarant'anni, dal seno prorompente e le labbra perennemente marcate da due nitidi tratti di rossetto scuro, dello stesso colore dei suoi capelli. <<sì, Ispettore, si tratta ancora del Giardiniere: l'Assassino ha prima soffocato la vittima con una presa al collo...>>, disse, parlando con un tono di voce roco, provocato dall'accanito vizio del fumo. <<gli schizzi di sangue sulla neve indicano che il piede è stato amputato mentre la donna era ancora viva, così come le ferite inferte sul viso e sull'addome... Due omicidi nel giro di tre settimane, il Giardiniere sta evolvendo...>> <<cosa intende dire?>>, domandò Adam Leikster, con un sopracciglio inarcato. <<sembra che per il Killer uccidere sia come una droga. Il suo approccio con l'assassinio è avvenuto gradualmente: i primi cadaveri erano caratterizzati da amputazioni insicure e frettolose. Le ferite sulle ultime due vittime invece sono stati eseguite più lentamente, con molta più decisione e il lasso di tempo che separa le uccisioni delle prime tre vittime dalle ultime sta andando via via assottigliandosi, come se il Giardiniere, più uccidesse, più avesse bisogno di uccidere...>>, Jenny parlava senza il minimo coinvolgimento. <<capisco...>>, sospirò Adam Leikster. Si accese una sigaretta, si alzò e, fissando il corpo mutilato della donna, sussurrò: <<mostro...>>
Simon Kruger si trovava al cospetto di Dio. Era inginocchiato davanti al crocifisso di una chiesa deserta, stringeva tra le mani un rosario e pregava il Signore di aiutarlo nella missione che, secondo lui, gli avrebbe fatto guadagnare una nuova anima. Nessuno sapeva da quanto tempo il Signor Kruger si trovasse lì, forse da qualche minuto, forse da ore o, magari, da giorni. Il Vecchio Simon era un assiduo frequentatore della casa di Dio, tanto che il Parroco aveva imparato a convivere con la sua presenza e i fedeli avevano imparato a non notare nemmeno più la sua colossale figura inginocchiata davanti all'altare. Don Bernard, dopo i primi approcci mal riusciti e goffi, aveva rinunciato a tentare di scalfire la dura corazza del vecchio, troppo silenzioso, troppo taciturno e con uno sguardo da peccatore incallito che al prete non piaceva affatto. Il Vecchio Simon si alzò e si genuflesse al centro della navata, senza osare fissare il crocefisso di legno. Fuori era il crepuscolo. Una pennellata di luce rossastra bagnava la volta, mentre, lentamente, le prime stelle bucavano il cielo come pugnalate. Quando Simon Kruger uscì dalla chiesa si accese una sigaretta e, poco dopo, una voce familiare lo raggiunse dalle sue spalle. <<signor Kruger!>> Il vecchio si voltò in tutta la sua mole e fissò la figura di Adam Leikster scivolare nella neve come quella di un serpente. <<buona sera, Investigatore...>>, il Signor Kruger sbuffò un denso fumo grigio dalle narici. La sua voce era profonda e rimbombante. <<ieri sera sono passato in Farmacia ma l'ho trovata chiusa.>>, informò Adam Leikster. Respirava in modo affannato. <<ha già finito le sue pillole?>> <<sì, potremmo passare in Farmacia adesso? Così... così me le dà...>> <<d'accordo, Ispettore...>>, il Signor Kruger guardò dall'alto del suo metro e novantacinque l'Ispettore, con una smorfia indecifrabile. Al vecchio Simon non era mai piaciuto il Signor Leikster: era convinto che il lavoro dell'Ispettore, non solo non fosse produttivo, ma anzi fosse dannoso, il cancro della cittadina. D'altro canto, neanche all'Investigatore era mai andato a genio il Signor Kruger: aveva la sensazione che l'anziano nascondesse un segreto oscuro dietro quella sua maschera di cicatrici e pelle bruciata. I due camminarono in un silenzio cadenzato dal frusciare del vento e dal rombare delle macchine sulle strade. La Farmacia era poco più che un buco che faceva angolo tra due vie secondarie. L'insegna verde lampeggiava nella nebbia come un faro di salvezza e speranza per l'Investigatore Adam Leikster. <<da quanto tempo non prende le Sue medicine?>>, domandò il Signor Kruger, gettando la sigaretta nella neve e accingendosi ad aprire la porta della farmacia. <<e' quasi un giorno ormai...>>, ansimò Leikster. <<e come sta?>> <<comincio ad avvertirne il bisogno. Sarei passato da Lei questa mattina ma non ce l'ho fatta col lavoro...>> <<un nuovo omicidio?>> <<già...>> <<ancora il Giardiniere?>>, domandò il Vecchio Simon andando oltre al bancone. La fronte ottenebrata da ombre scure e lo sguardo fisso nel vuoto, pensieroso. L'assassino aveva specificato, in una lettera anonima inviata alla polizia, di non apprezzare affatto il titolo di Giardiniere che gli era stato attribuito da una importante testata giornalistica che si era ispirata, per coniare quel soprannome, al fatto che il Serial Killer utilizzasse una sega da giardiniere per amputare le sue vittime. <<pare di sì!>>, rispose l'Ispettore qualche secondo dopo, mordendosi le labbra, impaziente. <<le dispiacerebbe fare in fretta?>> <<vado a prendergliele...>>, rispose il Signor Kruger prima di sparire dietro ad una porta. La dispensa della farmacia si presentava come una piccola stanza scura e caotica, arredata da un'infinità di mensole e dal persistente odore di medicinali. Il vecchio Simon cercò per qualche secondo il flacone che gli interessava e, quando lo trovò, lo stappò e buttò le pillole in un cestino. Appoggiò la boccetta su una credenza bianca e la riempì frettolosamente di pillole apparentemente identiche, rubate da un altro flacone. <<ecco qua!>>, disse fingendo un sorriso quando si presentò all'Investigatore. <<grazie!>>, il Signor Leikster afferrò il flacone con una mano tremante e si gettò in bocca un paio di pillole. <<va meglio?>>, domandò il Vecchio Simon. <<ci vuole sempre qualche tempo prima che facciano effetto...>>, l'Ispettore regolarizzò il respiro e si passò una mano tra i capelli. <<le auguro una buona serata!>> <<altrettanto!>> Il Signor Kruger attese che Adam Leikster si fosse allontanato prima di chiudere la Farmacia e ritirarsi al piano superiore dove abitava. L'appartamento era di gusto antico, caratterizzato da un massiccio utilizzo del legno nell'arredamento. La polvere regnava incontrastata sopra i mobili e sul pavimento, come una patina opaca lasciata a nascondere lo squallore della casa. Una lampadina penzolava dal soffitto come unica illuminazione del salotto.
Simon Kruger stava seduto davanti ad un vecchio specchio. Il fumo della sigaretta si contorceva davanti a lui come un serpente di nebbia. Il vecchio stava ritagliando la foto della vittima dal giornale del nove Dicembre. Che bella donna! Si chiamava Maria, come la madre di Dio. Il nome più bello del mondo. Il vecchio Simon accarezzò la fotografia, la baciò e, infine, la incollò su un quaderno a quadretti che, come un cimitero, accoglieva gli ultimi sorrisi delle vittime del Giardiniere. Maria aveva trovato la sua tomba appena sotto Kaya, una donna sulla quarantina dagli splendidi occhi di cristallo. Il Signor Kruger contemplò la necropoli di ricordi per diversi secondi, inespressivo. Tutte quelle vite strappate, tutti quei corpi mutilati, tutto quel sangue versato solo per un attimo di intensa e magnifica tranquillità... Simon Kruger alzò lo sguardo e lo puntò in quello del signore anziano e deturpato che lo osservava da dietro lo specchio. Alzò le forbici e, con forza, si procurò una lunga ferita che andava dall'orecchio destro fino al mento. Osservò il sangue sgorgare dallo squarcio e lo lasciò colare fino al petto.
Adam Leikster era madido di sudore e, sotto la luce gialla e fioca del suo ufficio, sembrava un fantasma. Ingoiò due pillole e, con lo sguardo sbarrato, riprese a scrivere il rapporto sul caso. Il capo della polizia non era affatto contento di come stesse svolgendo le indagini sul serial Killer. Erano ormai passati sei mesi dal ritrovamento della prima vittima e tutto ciò che l'Ispettore aveva in mano era una pista di fumo impalpabile. Nessun indizio concreto, solo della cenere di sigaretta trovata vicino a quattro dei sei cadaveri. Tutti al distretto sapevano che il Giardiniere era un fumatore, ma questo di certo non aiutava nelle indagini. Adam Leikster si alzò di scatto, gettò all'aria il rapporto ed uscì dall'ufficio. Si buttò addosso il cappotto e si tuffò nella selva cittadina. Era buio e per strada non c'era l'anima di un cane. L'investigatore si ficcò in gola altre due pillole, fumò in fretta e furia una sigaretta ed entrò in una macchina marrone, malandata. Percorse le strade del centro e si allontanò verso la periferia della città senza accorgersi che, nascosta nella nebbia, un'auto grigia lo stava seguendo. Dopo parecchi minuti la macchina di Adam Leikster si fermò, la portiera si aprì e l'Investigatore scese traballando. Il quartiere era malfamato, oscuro e dai vicoli tortuosi. Il segreto tenebroso di quella cittadina dimenticata e dalla facciata ridente. L'auto grigia si fermò dall'altro lato della strada: al suo interno, Simon Kruger spiava l'Ispettore. Teneva una siringa in mano con molta delicatezza e, di tanto in tanto, si accarezzava la pelle dei polsi con l'ago. Adam Leikster prese un'altra dose di pillole e si addentrò nei vicoli angusti della periferia. Simon Kurger lo seguì a piedi, silenzioso come uno spettro. Camminarono per minuti lunghi come un'eternità, perdendosi entrambi nel tortuoso labirinto di edifici fatiscenti, bordelli chiusi e pub falliti. Mentre, in lontananza, le campane suonavano la mezzanotte, Adam Leikster svoltò un ultimo angolo, prese una sigaretta dal cappotto e chiese a una prostituta che stava fumando se avesse un accendino. <<prova ad accenderla con il coso che ti ritrovi tra le gambe!>>, abbaiò la puttana, con un inconfondibile accento tedesco. L'Ispettore estrasse il portafoglio da una tasca e gettò nella neve una banconota da dieci euro. <<ti bastano?>>, sibilò. <<e' un inizio, tesoro...>>, la puttana fece l'occhiolino e si piegò per raccogliere i soldi. Non appena la donna gli diede le spalle, Adam Leikster le girò un braccio attorno alla gola e, tappandole la bocca con una mano, aspettò parecchi secondi, finché la prostituta non perse i sensi. L'Investigatore la adagiò con cura nella neve e si allontanò di corsa, come un folle. Tornò dopo quasi un minuto, brandendo un coltello da cucina nella mano sinistra e una sega da giardiniere nella destra. Si accucciò vicino alla vittima, appoggiò per terra gli “arnesi del mestiere” e si infilò un paio di guanti di pelle nera. <<tu mi porterai la pace...>>, sospirò Adam Leikster, mentre accarezzava i capelli biondi della donna. <<la tua vita per la mia tranquillità...>>, sussurrava con la voce spezzata dai respiri profondi. <<sembra uno scambio equo, non trovi?>> L'Ispettore attese una risposta che non poteva giungere, poi, con estrema calma, afferrò la sega e appoggiò il ferro dentato sul polso sinistro della vittima. Pregustò la calma magnifica che avrebbe provato facendo a pezzi la prostituta e, in quello stesso istante, l'ago di una siringa gli si conficcò nel collo.
Quando Adam Leikster si svegliò non poteva muoversi. Era paralizzato dal collo in giù e aveva difficoltà a focalizzare l'ambiente che lo circondava per via di una strana spossatezza che gli faceva girare la testa. Era forse un sogno? Un terribile incubo tessuto dall'inefficienza delle medicine che il vecchio bastardo gli aveva rifilato? Si trovava in un piccolo laboratorio bianco. <<ispettore, è sveglio!>>, disse la voce del vecchio Simon. <<signor Kruger, non riesco a muovermi!>>, Adam Leikster parlava biascicando per via della lingua semi anestetizzata. <<questo è perché l'ho paralizzata, Ispettore...>>, rispose Simon Kruger. <<cosa!?>>, l'Investigatore capì immediatamente quello che stava succedendo. Ansimava e scuoteva la testa freneticamente, piangeva terrorizzato e cacciava grida da pazzo, pregando per un aiuto. <<non la possono sentire, Ispettore: il laboratorio è insonorizzato...>> <<la prego, Signor Kruger, mi liberi! Posso pagarla, ho... ho qualche risparmio in banca! Non lo dirò a nessuno, lo giuro!>> <<non mi importano i suoi soldi, Adam: ho una Missione da compiere...>>, l'orgoglio vibrò nelle note di quelle parole come il ruggito di un leone. <<che Missione!? Di cosa stai parlando!?>>, Adam Leikster sgranò gli occhi pieni di lacrime e fissò il volto martoriato di Simon Kruger. <<ho promesso al Signore che avrei trovato il colpevole di tutti questi omicidi e che l'avrei consegnato al Suo giudizio. E, finalmente, dopo sei interminabili mesi...>>, il Signor Kruger sospirò. <<eccolo, il Giardiniere! E l'ho sempre avuto sotto agli occhi, se solo fossi stato più scaltro avrei impedito l'assassinio delle ultime vittime!>> <<no!>>, strillò Adam Leikster. <<lo giuro! Lo giuro, Simon! Non sono io il Giardiniere!>>, pianse, un pianto isterico, scomposto. <<non potevo resistere, la mia malattia! Dovevo ucciderle... non volevo! Non è colpa mia!>> <<sappiamo entrambi che non è vero, Ispettore...>>, il Signor Kruger accarezzò i capelli dell'Investigatore, lo fissò dritto nelle iridi nere e viperine, poi si allontanò. Prese un machete vecchio e arrugginito da un lungo tavolo. <<il Vicodin poteva aiutarla a stare meglio, era un uomo normale quando lo prendeva, ma poi si è accorto che la sensazione di tranquillità che dava strappare la vita ad un uomo era di gran lunga superiore, non è vero?>> <<tu NON SAI COSA VUOL DIRE!>>, strillò Adam Leikster, gli occhi fuori sporgenti, come se volessero fuggire dalle cavità oculari. <<vivo un inferno peggiore del suo, Signor Leikster!>>, Simon Kruger si avvicinò al tavolo su cui era disteso l'Ispettore. <<mi rammarico unicamente di aver notato troppo tardi che ogni omicidio precedeva il suo avvento in Farmacia di sole poche ore. Quando mi sono accorto della coincidenza ho sostituito le sue medicine con delle semplici pillole per il mal di stomaco e l'ho tenuta d'occhio: non potevo uccidere un innocente per un sospetto... mi serviva coglierla sul fatto, anche se questo significava mettere a rischio una povera prostituta...>> <<non E' COLPA MIA, ERANO LE PILLOLE! MI HANNO FATTO IMPAZZIERE IO...>> L'Ispettore Adam Leikster non riuscì a terminare la frase perché la bocca gli si riempì di sangue. Simon Kruger teneva saldamente il machete con due mani e lo rigirava nel petto dell'Investigatore. Il Vecchio sorrideva come non aveva mai fatto, respirava un'aria che aveva un nuovo odore e in quell'istante capì a cosa si riferisse Dostojevski quando scrisse che un intero minuto di beatitudine era sufficiente, seppur in un'intera vita umana. Un leggero brivido, per la prima volta dopo molti anni, gli si arrampicò su per la schiena e gli morse il collo.
... l'ombra di un'emozione...
Simon Kruger stava seduto davanti ad un vecchio specchio con una sigaretta in mano. Non la fumava. Si guardava nello specchio senza provare assolutamente nessun rimorso, ma con il ricordo martellante del brivido che gli aveva percorso la schiena nel momento in cui aveva ucciso un uomo. Dio lo aveva ingannato: gli aveva promesso una nuova anima in cambio del Serial Killer che da mesi tormentava la città, ma tutto ciò con cui l'aveva ricompensato era stata una fugace e blanda emozione. Uno stupendo attimo di umanità che non poteva dimenticare e che bramava assaporare altre centinaia di volte, prima che il tempo reclamasse la sua vita. Le campane della chiesa suonarono la mezzanotte del Venticinque Dicembre. Il Vecchio Simon spense la sigaretta nel posacenere, si alzò quasi con fatica, si infilò in un cappotto nero, si sistemò sulla testa un cappello a cilindro, indossò dei guanti e, prima di uscire di casa, nascose sotto la giacca una sega da giardiniere.
Tra le note dei cori natalizi, in quel giorno di amore e serenità, stava per nascere un nuovo mostro.
Edited by Salatzar - 1/12/2009, 18:15
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