Vi porto una luce
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Vi porto una luce

storico-"mitologico"

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  1. Yue07
     
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    SPOILER (click to view)
    Dopo "L'amico di Tonino", ecco un altro racconto sulla mia terra. Nella cittadina di San Nicandro Garganico, ai tempi del fasciscmo, un gruppo di contadini via via sempre maggiore si convertì all'ebraismo, e dopo il '44 emigrò verso la Palestina. Tutto partì da un uomo che in molti, a San Nicandro, ancora ricordano: Donato Manduzio. Il mio racconto prende spunto dalla "leggenda" della sua conversione.
    PS: per gli amanti del "genere", ecco un racconto breve di 8000 caratteri.



    Liberamente ispirato a una storia vera.

    Quella notte di San Lorenzo era limpida come lì al paese non ne avevano mai viste. I bambini si rifiutavano di andare a letto pur di osservare il cielo, e i genitori si mostrarono piuttosto accondiscendenti nel permettere loro di restare alzati, accanto alle finestre, ad ammirare le stelle che cadevano, disegnando ampie scie nel cielo blu scuro prima di scomparire.
    Anche Donato Manduzio era lì, sull’uscio della sua casa, ma non sembrava particolarmente interessato alle stelle cadenti; si limitava a fissare il cielo senza in realtà guardarlo davvero, assorto com’era nei suoi pensieri. Sua moglie Emanuela, di poco più giovane di lui, gli passò accanto ma lui non se ne accorse. La donna scosse il capo e se ne andò in camera da letto: sapeva per esperienza che il marito aveva bisogno dei suoi tempi in ogni cosa. Anche quando pensava.
    Non occorse molto, però, prima di sentire passo di Donato, irregolare perché lui era claudicante, nei pressi del letto, mentre si infilava sotto le coperte per passare un’altra notte accanto alla sua sposa.

    Donato aspettò pazientemente che Emanuela si addormentasse, prima di aprire nuovamente gli occhi. Si mise seduto, intrecciando le mani davanti a sé come in preghiera, quelle stesse mani che una volta credeva avessero poteri guaritori; lui stesso aveva iniziato ad insegnare pratiche magiche e scientifiche ad alcuni suoi compaesani, per poi rifiutarle con ripugnanza. Smise di trasmettere questi suoi insegnamenti che ormai giudicava falsi, o lo fece di malavoglia; ma a quel punto sentì nella sua vita uno strano vuoto che non riusciva a colmare, né con il lavoro né con l’amore della moglie. Nemmeno la religione gli era di alcun conforto, e più di una volta restava in disparte quando Emanuela recitava il rosario accanto all’immagine della Madonna che tenevano sul comodino.
    Era immerso in questi pensieri, quando udì dei fruscii sommessi provenire dalla porta d’ingresso. Donato si alzò di scatto, temendo che fosse un ladro, senza però svegliare la moglie che continuava a dormire, ignara di tutto.

    Nonostante il buio l’uomo riuscì a distinguere, davanti all’uscio di casa, una figura curva e ammantata in un mantello, appoggiata a quello che doveva essere un bastone. Nella mano destra reggeva una lanterna che dondolava appena, cigolando. “Chi sei?” domandò Donato, senza trovare il coraggio di avanzare. L’altro rispose, con voce sommessa ma ferma: “Vi porto una luce” e agitò la lanterna spenta davanti al naso di Donato. “Non c’è nessuna luce” borbottò quest’ultimo, cercando di capire cosa stesse succedendo. Gli occhi ormai si erano abituati all’oscurità, e così si era accorto che la porta era chiusa dall’interno; da dove era entrato quell’uomo?
    Donato deglutì, fissando chi aveva davanti a sé. “Perché non accendete la vostra lanterna?”.
    Il vecchio, perché tale doveva essere lo sconosciuto a giudicare dalla voce, sospirò. “Non ho fiammiferi per farlo, figliolo; ma tu sì”. A quelle parole il contadino sentì uno strano calore vicinissimo alla sua mano, e alzandola si accorse che le dita stringevano un fiammifero acceso, e consumato quasi per metà. “Date qui” disse, affrettandosi a prendere la lanterna dalle mani e ad accendere lo stoppino già intriso d’olio. Dalla piccola fiamma scaturì una luce tanto intensa che Donato fu costretto a ripararsi gli occhi con un braccio, ma prima di chiudere del tutto le palpebre riuscì a vedere il vecchio sorridere, sotto la barba, e allargare le braccia come a volerlo abbracciare.
    Quando il contadino aprì gli occhi, si accorse di essere nel suo letto.

    La mattina dopo, mentre si trovava in uno dei campi che circondavano il paese, Donato ripensò spesso a quell’incontro, che la sua ragione qualificava come sogno. Era convinto che non fosse un sogno qualunque, ma ad un certo punto decise di lasciar perdere quelle inutili fantasticherie e tornò ad occuparsi della terra sotto di lui, affondandoci con decisione la zappa. Si fermò soltanto a mattino inoltrato, sedendosi su uno dei grossi sassi che circondavano il campo e bevendo avidamente l’acqua che aveva portato con sé. Alzò il capo soltanto quando sentì qualcuno che lo chiamava, avvicinandosi a grandi passi verso di lui. Donato lo salutò, riconoscendo in lui un vecchio amico, e quest’ultimo si affrettò a porgergli il libro che aveva in mano. Si trattava di una Bibbia, un po’ consunta ma tutto sommato ancora in buono stato. “L’ho ricevuta da un pastore protestante” gli raccontò nel loro dialetto “Sono sicuro che saprai capirla” e si allontanò, rapidamente così com’era venuto.

    In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.

    Donato, contadino di vecchio stampo e figlio a sua volta di contadini, non aveva preso molti libri in mano durante la sua vita, giacché non era andato a scuola; ma aveva imparato a leggere e a scrivere durante il servizio militare, e quindi non fu troppo difficile per lui decifrare le prime righe della Bibbia, che non aveva mai letto in vita sua.
    La lettura continuò quasi senza interruzioni per tutta la sera, tanto che Donato fu tentato di ignorare la scodella di minestra che la moglie gli aveva messo davanti. Emanuela borbottò qualche parola incomprensibile prima di uscire; era troppo poco istruita per poter capire il fascino che quel libro esercitava sul marito.
    Donato continuava imperterrito a leggere, quando un pensiero sin intrufolò nella sua mente e lo costrinse a tornare indietro, fino alla prima pagina, e a rileggere queste parole:

    Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu.

    Fu in quel momento che il contadino capì davvero il significato del suo sogno: era stato il Signore stesso a inviargli quella visione, ad apparirgli davanti con l’aspetto di un vecchio e a porgergli quella lanterna...che altro non era che la fede, quella fede che lo aveva chiamato e voleva che fosse lui ad accendere la sua fiamma. Donato cadde in ginocchio, sotto il peso di quell’improvvisa rivelazione, le mani strette convulsamente attorno al volume, così forte che le nocche sbiancarono.
    “È questo che vuoi da me, Signore?” mormorò febbrilmente, alzando lo sguardo prima verso il soffitto, poi verso lo spicchio di cielo stellato che compariva dalla piccola finestra aperta; una notte limpida, come la precedente. Il contadino allargò le braccia in quella direzione, strisciando nello stesso momento le ginocchia a terra fino a raggiungere il davanzale. Cacciò la testa fuori, respirando affannosamente come se in quel momento fosse rimasto in apnea.
    L’idea di un Dio che aveva condotto un popolo intero alla Terra Promessa, un dio senza volto e senza nome eppure così potente, lo teneva inchiodato al suolo come un masso troppo pesante ma allo stesso tempo gli scaldava il cuore. Nessuno gli aveva mai narrato la storia degli Ebrei fuggiti dall’Egitto per andare incontro a un sogno in apparenza irrealizzabile; nessuno gli aveva parlato di quel Dio che gli apparve così diverso da quello che fino a quel momento credeva di aver conosciuto: un Dio temibile e vendicatore.
    Ma la Bibbia, con la sua luce, gli aveva aperto gli occhio: Dio era forza creatrice, era amore.

    Donato si girò di scatto, afferrando la piccola immagine di Cristo appesa al muro e la scagliò con forza contro il parete, senza curarsi di raccogliere poi i cocci da terra. La religione cui era stato educato fin da bambino gli appariva ora così vuota, così...persa dietro alla venerazioni di inutili idoli in legno o vetro, gli stessi che i fedeli adoravano nelle chiese. L’idea che una statua potesse sostituire un santo lo ripugnò profondamente, come quando aveva letto degli ebrei che avevano rinnegato Dio per un vitello d’oro.
    Il contadino di San Nicandro Garganico, un piccolo paese della regione pugliese, prese la Bibbia tra le mani e la baciò, inginocchiandosi davanti al cielo trapunto di stelle.
    Tu sei la Luce, Signore, e io la scintilla. La tua Santa Parola vivrà con me.

     
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  2. Fini Tocchi Alati
     
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    E' stato interessante leggere questo squarcio delle tue terre.

    SPOILER (click to view)
    Il racconto è scritto bene ma mi pare eccessivamente sintetico.
    In particolare, il momento della "conversione" di Donato è talmente compresso e rapido da sembrarmi inverosimile.
    Inoltre, a mio parere lo scritto manca di veri picchi (a parte la scena del misterioso vecchio) che possano gettare sul racconto curiosità e fremito.
    Infine, mi sarebbe piaciuto sapere di più sulla tua terra. Sono sicuro che così caratterizzato, il racconto ne guadagnerebbe.


    Il mio voto e 2.
     
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  3. RobertoBommarito
     
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    SPOILER (click to view)
    Il racconto ha una premessa molto interessante, ma lo svolgimento non mi ha convinto del tutto. I personaggi appaiono distanti, descritti sì ma mostrati, secondo me, non abbastanza da renderli "reali". Il racconto è troppo veloce e non dà la possibilità al lettore di immedesimarsi col protagonista principale.
    E' comunque un racconto che ha molte potenzialità. Credo che, se venisse elaborato con più profondità, dando più risalto alla psicologia di Donato, il racconto ne gioverebbe parecchio.

    Voto due.
     
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  4. Yue07
     
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    Forse ho peccato di fretta, Roberto. Pur di postare ho evitato di correggere cose che anche secondo me erano da migliorare. Ma prometto di farlo...se avrò tempo ;)

    PS: o tu o Finti Tocchi Alati non ha aggiunto il suo voto al sondaggio.
     
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  5. Black _ Dahlia
     
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    Questo è un racconto scritto molto bene, ma apparentemente troppo riassuntivo. Se, però, lo si guarda per quello che è, cioè una leggenda, ci si accorge che forse non è poi così sintetico, che forse, se si fosse aggiunto qualcos'altro, si sarebbe valicato il confine tra leggenda carica di mistero (come dovrebbe essere ogni leggenda) e storia romanzata (dove il mistero viene sostituito in buona parte dalla fantasia dell'autore).
    Io voglio leggerlo come una leggenda, quindi non me la sento di dire che sia troppo poco approfondito.
    SPOILER (click to view)
    Ci sono però parecchie imprecisioni alla fine del brano: quando dici
    CITAZIONE (Yue07 @ 1/1/2010, 11:44)
    nessuno gli aveva parlato di quel Dio che gli apparve così diverso da quello che fino a quel momento credeva di aver conosciuto: un Dio temibile e vendicatore.

    devi ricordare che è, invece, proprio il Dio del Vecchio Testamento (quello cui si riferiscono gli Ebrei) ad essere temibile e vendicativo, e che solo col Nuovo (con la figura di Gesù, squisitamente cristiana) si inizierà a parlare di un Dio del perdono, quindi la frase non è proprio azzeccata.
    Inoltre, quando dici
    CITAZIONE (Yue07 @ 1/1/2010, 11:44)
    Donato si girò di scatto, afferrando la piccola immagine di Cristo appesa al muro e la scagliò con forza contro il parete, senza curarsi di raccogliere poi i cocci da terra. La religione cui era stato educato fin da bambino gli appariva ora così vuota, così...persa dietro alla venerazioni di inutili idoli in legno o vetro, gli stessi che i fedeli adoravano nelle chiese. L’idea che una statua potesse sostituire un santo lo ripugnò profondamente, come quando aveva letto degli ebrei che avevano rinnegato Dio per un vitello d’oro.

    scadi un po' nella superficialità, perchè è senza dubbio vero che nel Cristianesimo la rappresentazione della Croce viene osannata (fin troppo), ma non devi dimenticare che dietro al simbolo c'è un significato per niente pagano (come, invece, era quello del vitello d'oro) e che, quindi, l'adorazioe del Crocifisso è una forma di feticismo fino ad un certo punto.

    Sono profondamente indecisa... metterei un due e mezzo, ma dato che non posso (e che mi piace il tuo modo di scrivere) ti premio con un tre. :)
    Però devi correggere le imprecisioni! ;)
     
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  6. Fini Tocchi Alati
     
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    Ops! Ero io!
    Forse non avevo votato per rimediare al fatto che al precedente messaggio ho scritto "è" senza accento..
     
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  7. rehel
     
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    Cominciamo con alcune cosette: refusi e altre imprecisioni.

    …e i genitori si mostrarono piuttosto accondiscendenti nel permettere loro di restare alzati, questa frase mi piace assai poco. E’ artificiosa e retorica. Io scriverei semplicemente: si mostrarono generosi, oppure Benevoli, o altro, togliendo quel: piuttosto accondiscendenti.

    Sua moglie Emanuela, di poco più giovane di lui, gli passò accanto ma lui non se ne accorse. Togliere uno dei due LUI, è di troppo. Sua moglie Emanuela, di poco più giovane, gli passò accanto.

    Non occorse molto, però, prima di sentire passo di Donato – Manca IL passo di D…

    irregolare perché lui era claudicante, nei pressi del letto, mentre si infilava sotto le coperte per passare un’altra notte accanto alla sua sposa.
    Ecco, questa frase mi pare appunto “claudicante”.

    una volta credeva avessero poteri guaritori – altra frase “legnosa” – una volta credeva avessero il potere di guarire…

    lui stesso aveva iniziato ad insegnare pratiche magiche e scientifiche ad alcuni suoi compaesani, - Ora, le pratiche magiche ,va bene, ma quali possono essere le “pratiche” scientifiche? E’ un modo di dire che io non ho mai sentito al di fuori dell’ambito scolastico o di qualche convegno.

    gli aveva aperto gli occhio – gli occhi


    Detto questo, ecco, la storia mi sembra troppo descritta e e poco mostrata, anche frettolosa, ma to la hanno già detto. il personaggio principale è poco dettagliato e appaiono oscuri i motivi della sua decisione. Si tratta di un contadino, fin dall'infanzia "ossessionato" al culto dei santi e del crocifisso, ci vorrebbe qualcosa di grosso per farlo cambiare in questo modo.
    A differenza di cose tue precedenti noto una maggiore trascuratezza, dovuta credo alla fretta eccessiva.
    In base a tutto questo purtroppo, questa volta ti becchi un uno... image
     
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  8. Yue07
     
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    :shock:
    Questa è la risposta ai miei timori.
    Ho postato questa storia perchè volevo saperne cosa ne pensavate anche voi. I miei familiari e conoscenti avevano detto che era un bel racconto, che dovevo piantarla di farmi troppi problemi. Un uno da parte di una persona competente e che sa davvero scrivere indica che qualcosa non va.
    Grazie, rehel.
    PS: dico subito che in questo usam non sarò molto presente. Chiedo scusa subito a te e a tutti gli altri, quindi, se non riuscirò a leggere e commentare i vostri racconti.
     
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  9. rehel
     
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    Purtropo i familiari e i conoscenti sono le ultime persone a cui fare affidamento per dei giudizi su quello che scriviamo: ci vogliono troppo bene.
    L'unica è affidarsi ad altri che come noi condividono la stessa nostra passione. Se non ci sono nei paraggi, il web offre tutta una serie di siti interessanti, e credetemi è davvero una benedizione!
    Oggi sono un po' cattivello, ho appena dato unaltro brutto voto anche a CMT... sig... :cry:
     
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  10. ferru
     
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    CITAZIONE
    rehel Inviato il: 2/1/2010, 15:31
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    Purtropo i familiari e i conoscenti sono le ultime persone a cui fare affidamento per dei giudizi su quello che scriviamo: ci vogliono troppo bene.
    L'unica è affidarsi ad altri che come noi condividono la stessa nostra passione. Se non ci sono nei paraggi, il web offre tutta una serie di siti interessanti, e credetemi è davvero una benedizione!

    :quoto:

    SPOILER (click to view)
    Ma non preoccuparti, degli uno o dei due, hai davanti a te tutto il tempo per crescere e per spaccare il mondo. Il talento non ti manca. La passione neppure.
    A capodanno, a vent'anni bisogna divertirsi. Non pensare a essere un genio letterario (lascia a noi vecchietii - io, rehel ha 18 anni- questa mera illusione) e poi hai la maturità nel 2010?

    Se non ti danno 100, m'inc*******o.

    Voto Due.

    Per me devi solo entrare in profondità delle storie che scrivi. Non basarti solo su quello che senti raccontare: mettici il tuo mondo con tutta la sincerità che possiedi, non sei una giornalista, sei una scrittice e le emozioni devi saperle suscitare con il cuore.

    ciao Ferruccio

    :D
     
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  11. Yue07
     
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    Sì, gli esami mi aspettano al varco (non vedo l'ora <_< <_< ).
    Questo racconto è stato scritto per un concorso, il tema non mi diceva nulla ma pur di non dare un dispiacere alla persona che mi aveva segnalata mi sono spremuta al massimo, ottenendo questo risultato. Purtroppo la mia ispirazione è molto volubile, quando è al massimo riesco a scrivere cose di cui resto soddisfatta (cosa rara) ma spesso ho i classici "blocchi" che possono durare anche mesi.
    Non ho paura degli uno e dei due, comunque: devo imparare e migliorarmi, e se per farlo una mia creazione deve essere fatta a pezzettini e rivoltata, ben venga ;)
     
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  12. Pecorella75
     
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    La storia c'è, e la stoffa pure. Magari avessi iniziato io a scrivere alla tua età...
    Devi solo imparare, e con un po' d'esperienza ci arrivi, a "dire" meno, e a "mostrare" di più. Lascia più spazio ai tuoi personaggi, dài loro voce. Usa maggiormente per esempio i dialoghi. O parla di loro attraverso le azioni che compiono.

    Poi ho notato in alcune frasi qualche virgola mancante.

    Detto questo, il mio voto è un uno, ma è un uno che tende a due. ^_^
     
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  13. marramee
     
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    Il tuo stile mi piace sempre e racconti le storie con partecipazione, ma questa volta ho notato una grave mancanza: ovvero l'unico modo per capire di cosa stia parlando il racconto è leggersi lo spoiler che hai messo. Non solo, ma nel racconto parli di un "pastore protestante", non ebreo. Questa è una grave mancanza, perché certi elementi dovevi inserirli nella storia, non spiegarli a parte, ne avrebbe di certo guadagnato.
    Per queste ragioni stavolta non riesco a darti più di due.
     
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  14. Alessanto
     
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    Letto
    SPOILER (click to view)
    Un racconto raccontato e nulla di più. Non c'è nulla di mostrato. Scivola via ma non aggiunge molto a una leggenda che non conoscevo, ma che scritta così, avrei potuto leggere su un libro. Non ci sono sentimenti, né empatia. Mi ha ricondato un racconto che scrissi per un concorso nel quale con una vicenda storia (descritta come veniva riportato sul libri di storia) volli fare un noir. Risultato: scritto bene ma freddo e piatto.


    Voto 1.
     
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  15. Piscu
     
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    non la prendere male, ma ci ho trovato veramente poco. una descrizione di fatti piuttosto piatta, nessuna emozione particolare che emerge dalla narrazione. la conversione avviene in maniera scialba, non ho avvertito quello che immagino dovrebbe essere il tormento interiore del protagonista. anche la trama in sé non mi è parsa granché significativa, giusto la cronaca di questa conversione anche troppo rapida, ma non si sa niente di quando/come/dove il tutto si svolge, manca un contesto e perciò sembra quasi una favoletta.


    lo stile è descrittivo, per quanto sia corretto (a parte diverse eufoniche) non trascina nella lettura.

    segnalo
    "ammantata in un mantello"
    che è cacofonico, se non una ripetizione


    metto uno.
     
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15 replies since 1/1/2010, 11:44   216 views
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