Losco Figuro
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Tutta la verità sulla morte del Sig. Satou
Oggi
Il detective Michael Stewing era stato chiamato a investigare su un evento misterioso. Il suo pane quotidiano. In questa particolare occasione, si trattava della morte di un anziano giapponese, il signor Satou, il cui cadavere era stato ritrovato dopo la segnalazione di una vicina di casa, preoccupata dal fatto di non vederlo uscire da giorni. Satou era seduto su una sedia a dondolo, con lo sguardo perso nel vuoto e la bocca spalancata in un’apparente espressione di terrore. Non vi erano segni su di lui che potessero spiegarne la morte, e nulla che potesse far credere alla presenza di qualcun altro nella sua abitazione. Porte e finestre erano chiuse dall’interno, nessuno poteva essere uscito senza lasciare traccia. Stewing aveva ispezionato con cura ogni centimetro della casa, senza trovare alcun indizio che lasciasse pensare alla presenza di un intruso. Poi, cercando nello studio della vittima, si era imbattuto nel suo diario. Non aveva la benché minima idea di cosa vi fosse scritto, dato che era interamente in giapponese. Nonostante ciò, era sicuro che in qualche modo potesse contenere la soluzione del mistero, e aveva perciò deciso di portarlo da un traduttore, in attesa che venisse completata l’autopsia per avere più informazioni sull’effettiva causa della morte.
Tre giorni fa
Koji Satou non era mai stato un uomo irreprensibile. Come molti, aveva commesso degli errori, e sapeva che prima o poi avrebbe dovuto pagarne il prezzo. Da giovane, quando ancora viveva nel natio Giappone, si era macchiato di un’atrocità del cui ricordo non sarebbe mai riuscito a liberarsi, non importava quanto tempo fosse passato, o quanta distanza avesse messo tra sé e i luoghi in cui quell’atto orribile si era consumato. Nel suo studio, inserito ordinatamente tra i libri della sua collezione, conservava ancora il diario che aveva tenuto fin da quei tempi lontani, al momento l’unica prova della sua colpevolezza, della quale però non era mai riuscito a sbarazzarsi. Quella sera, per qualche ragione che sfuggiva alla sua logica, stava ripensando più del solito al passato, quasi rivivendo la scena della sua vergogna infinita. In qualche modo, aveva la sensazione che il momento della resa dei conti fosse ormai giunto. Dopo aver consumato un pasto frugale, si era quindi seduto sulla sua sedia preferita, dove ormai trascorreva gran parte del proprio tempo, e aveva iniziato a dondolarsi pigramente, osservando la porta della stanza di fronte a sé, come se si fosse atteso di veder comparire il suo destino da un momento all’altro. E la porta, lentamente, si era aperta.
Oggi
Il traduttore non aveva impiegato molto a fornirgli una trascrizione pressoché completa del diario, che in concreto si era dimostrato piuttosto breve. Non si trattava del tipico diario in cui qualcuno registra le proprie attività quotidiane. In realtà iniziava in un momento ben preciso, raccontando una storia avvenuta un po’ di tempo prima rispetto a quando era stato scritto, e da lì in poi aveva solo annotazioni saltuarie, a volte a distanza di settimane, altre di mesi. La parte principale era, dunque, la triste storia di una ragazza, Satori, che aveva avuto la sventura di innamorarsi di un ragazzo arrogante e presuntuoso. Un ragazzo che rispondeva al nome di Koji Satou. Il diario spiegava, non in dettaglio ma comunque in maniera discretamente particolareggiata, come Satou avesse approfittato senza ritegno di Satori, per poi abbandonarla a sé stessa dopo averla messa in stato interessante, rifiutandosi non solo di riconoscere la paternità del bambino, ma perfino di rivedere la ragazza. In seguito, proseguiva la narrazione, Satou aveva saputo che Satori si era tolta la vita, gettandosi da un ponte. Le pagine trasmettevano tutto l’orrore e la vergogna che il ragazzo aveva provato a quella notizia, e parlavano della sua decisione di lasciare il Giappone per sempre, per dimenticare cosa vi era accaduto e iniziare una nuova vita, lontano da tutti e da quei tremendi ricordi.
Tre giorni fa
Koji aveva visto la figura comparire oltre la soglia, in cima alla rampa di scale che portava al piano superiore, e aveva compreso subito. Non si era sbagliato, il suo momento era giunto. Avanzando con passo strascicato, quella che un tempo era stata una ragazza di nome Satori si stava muovendo verso di lui. Era fradicia, e la semplice veste bianca che indossava, simile a una camicia da notte, le aderiva al corpo, sgocciolando acqua salmastra sul pavimento. Teneva le braccia penzoloni lungo i fianchi, e la testa abbassata. Koji non riusciva a vederle il volto, coperto dai lunghi capelli neri che le ricadevano, appesantiti dall’acqua, a formare una barriera davanti al viso, ma non ne aveva alcun bisogno per riconoscerla. “Sei venuta.” le aveva detto, forse con una nota di sollievo nella voce. Lei aveva risposto con un suono inintelligibile, a metà tra un rantolo e un grugnito, e aveva continuato a incedere rigidamente, un centimetro alla volta.
Oggi
Lasciato l’ufficio del traduttore, Stewing si era diretto subito all’obitorio, dove si era ritrovato costretto ad aspettare, perché il medico legale era ancora impegnato nell’autopsia. In teoria avrebbe potuto entrare. In pratica non sarebbero riusciti a convincerlo neanche portandolo dentro di peso. Mentre attendeva, aveva cominciato a riflettere. Ciò che sapeva fino a quel momento non gli era del tutto nuovo. Aveva già assistito a casi di defunti che tornavano dalla tomba in cerca della loro vendetta per i torti subiti in vita, spesso proprio per la causa della loro stessa morte, e sapeva che la giustizia del mondo dell’oltretomba poteva essere atroce.
Tre giorni fa
Satori era arrivata al bordo dello scalino e, senza realmente cambiare posizione, si era messa a strisciare verso il basso, avanzando con le braccia piegate e i gomiti sporti in avanti per trascinarsi. La testa era rivolta verso Koji, anche se i suoi occhi restavano nascosti dietro la nera cortina dei capelli. Lui la guardava avanzare, muoversi con strani scatti che la portavano a scendere uno scalino alla volta, senza mai smettere di rantolare. Un gradino dopo l’altro. Un gradino dopo l’altro. Un gradino dopo l’altro.
Oggi
Il medico legale uscì dalla sala autopsie fregandosi le mani come se stesse finendo di asciugarle. ”Ah, detective.” salutò Stewing accorgendosi della sua presenza. “Ho paura che abbia fatto un viaggio a vuoto. – aggiunse subito dopo – Non c’è nulla di strano nella morte di quel poveretto. Era anziano, molto anziano. Niente di più.” Michael lo guardò sbalordito. “Ma ne è sicuro? – domandò – E quell’espressione sul volto… la bocca spalancata.” “Sì, l’ho trovato un po’ strano anche io, niente di così assurdo, comunque. A quanto pare, quando è morto stava sbadigliando.”
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