La storia di Gio'
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La storia di Gio'

di Alessandro Bricchi, circa 6500 car.

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  1. Gordon Pym
     
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    Ciao a tutti, dopo qualche mese di inattività ritorno a USAM con un racconto appena sfornato. Buona lettura.


    LA STORIA DI GIO'



    Solo in questa condizione, ubriaco come mai prima d’ora, io che bevo di rado, riesco a confessare la vicenda che riguardò Gio’... il mio amico Gio’.
    Ho cercato di non ripercorrerla più da allora, perlomeno non a quel livello di coscienza che governa il nostro quotidiano, ma so che in fondo quella storia ha determinato gran parte della mia esistenza, tirando le redini che ogni uomo perbene - come io mi ritengo - lascia condurre dalla morale.
    È successo nel 1969. In quel periodo, in quegli anni, ci sentivamo particolarmente liberi di agire e di pensare, complice anche la nostra giovane età, ma non voglio riparami dietro una scusa così banale, quello che successe è unicamente di nostra responsabilità, anzi mia, perlopiù.
    Posso però dire che tutto accadde per gioco, uno di quelli che si fanno da ragazzi.
    La mia compagnia era solita frequentare i cinema durante le proiezioni di film horror, poi spesso ci trovavamo a discuterne le storie e a rivisitarne i particolari con un interesse che ora riconosco morboso. Non di rado sviluppavamo trame o finali alternativi prendendo spunto da ciò che avevamo visto e fu durante una di quelle sedute, che all’epoca definivamo “culturali”, che io iniziai a comporre non una favola, ma una vicenda che avremmo dovuto vivere e interpretare noi stessi. La mia colpa maggiore, ora capisco, fu che non esternai subito le idee che mi si stavano combinando, coinvolgendo i miei compagni interessati, ma volli elucubrare fin troppo nei dettagli l’intero disegno, fino al punto di decidere che uno di loro dovesse rimanere all’oscuro di alcuni, fondamentali, particolari.
    Eravamo sempre in sette a frequentare le proiezioni e a fantasticarne gli aspetti più spaventosi, tuttavia io decisi di coinvolgere solo altri due amici nella farsa che avevo ordito: Ricky (il più burlone) e Gio’ (il più fifone). Temevo che un numero maggiore di persone avrebbe tolto quel clima di brivido per quale andavamo matti, sostituendolo con una confortante ilarità - ahimé, se così fosse stato!
    Con gli altri, pensavo, in una delle successive sedute avremmo poi riso insieme di quanto sarebbe accaduto. Ne ero sicuro.
    Fu anche a seguito della decisione di rendere consapevole solo Ricky che io non ho mai scontato alcuna colpa; nemmeno lui, mio complice, dovette renderne conto alla legge... non a quella degli umani, perlomeno, visto che, poco tempo dopo i fatti che mi accingo a raccontare, un male se lo portò via in un lampo, lasciando me a crogiolarmi in una tortura terrena.
    Il progetto “Briscola al cimitero” piacque subito al mio amico avvezzo a far scherzi; dovemmo invece faticare non poco per convincere Gio’: gli esigui particolari rivelatigli non erano sufficienti a far prevalere la curiosità sul suo animo pusillanime, al punto che fummo costretti a scommettere con lui una piccola somma di denaro, sostenendo che non fosse nemmeno capace anche solo di presentarsi al cimitero a mezzanotte. Pungolando quindi la sua avarizia, qualità in lui assai più sviluppata della fifa, raggiungemmo il nostro scopo, sicuri che una volta al cancello anche Gio’ sarebbe stato della partita, come infatti fu.
    Il pomeriggio precedente l’incontro, sotto un sole incoraggiante, andai a predisporre quello che sarebbe stato il nostro tavolo da gioco, posizionando allo scopo niente meno che una bara, vicino a una fossa aperta. Noi tre ci saremmo seduti attorno, per terra, come ritenevo necessario, e ancora oggi sento l’umidità del terreno smosso percorrermi le viscere.
    Gio’ fu puntuale, alle ventiquattro era lì, ma ciò che ricordo con maggior chiarezza è la sua espressione di calma che per amor proprio aveva deciso di ostentare. Nemmeno al cospetto della postazione che avevo approntato - che invece Ricky già immaginava - si scompose più di tanto, limitandosi a sostenere l’inutilità di una faccenda del genere.
    Briscola era denari. La sera che avevo scelto sul calendario prevedeva una splendente luna piena, tuttavia il cielo a tratti era velato da nubi sottili che rendevano impegnativo riconoscere le figure. Ho però ben chiare le immagini dei denari stampati sulle carte che copiosi scivolarono fra le mie dita e che mi fecero vincere la prima partita con un vantaggio imbarazzante; effige degli stessi denari che convinsero Gio’ a raggiungerci al cimitero, e di quelli che lavorando ho inseguito per il resto della mia vita, ma che non ho più avuto la fortuna di racimolare in quantità superiore a quelli che mi consentissero di sopravvivere.
    Prima della seconda partita sostenni un impellente bisogno di far pipì e mi allontanai di qualche metro, mentre Ricky coinvolse l’attenzione dell’altro giocatore con un discorso qualunque. Dopo che ebbi camminato qualche passo, sgattaiolai all’interno della fossa alle spalle di Gio’ che avevamo fatto sedere in posizione strategica. Al suo interno avevo messo una corda elastica lunga circa due metri, fissata a un capo in un picchetto conficcato nel terreno e all’altro capo legata a un grosso amo da pesca per tonni, che abilmente puntai al soprabito di Gio’.
    Persi le partite seguenti senza aggiudicarmi nemmeno una mano, non mi era mai successo prima e supposi che quei due furbacchioni si fossero accordati per imbrogliarmi durante la mia breve assenza. Per vendicarmi rincarai la dose di quanto avevo già pianificato e prima di alzarci proposi di intavolare qualche storia di paura, visto che non poteva esserci luogo più adatto a far scorrere brividi di quello in cui ci trovavamo. Iniziai io e quel poco che dissi riguardo zombie e resurrezioni fu più che sufficiente per agitarci al punto di farci saltare in piedi e tentare di scappare, tanto che non sapevo più né quanto Ricky sostenesse il mio gioco fingendosi spaventato, né quanto io stesso fossi padrone di me.
    L’atto di fuggire da quel posto, insieme ai morti che nelle nostre fantasie ci avrebbero catturati, fu fatale per Gio’ che si sentì trascinare nella fossa, e quasi anche per noi che, tornati a soccorrerlo perché realmente caduto all’indietro dallo strappo, ci accorgemmo di quanto successo dall’espressione di strazio che l’infarto gli aveva congelato sul volto... il ritratto della tragedia più grande che mi sia mai capitato di vedere, ma che per bizzarria della sorte non riesco più a raffigurarmi né immaginarmi. Più ci penso, più sopra al collo del mio amico vedo una nebbia lattiginosa che mi incallisco a voler dipanare: una condanna perpetua alla sua ricerca, ma già so che mi sarà dato di rivederlo quando non potrò più esorcizzarlo da me.

    Edited by Gordon Pym - 12/2/2010, 15:49
     
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  2. s-m-n
     
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    CITAZIONE (Gordon Pym @ 1/2/2010, 22:24)
    Ho ben chiare però le immagini dei denari disegnati che copiosi scivolarono fra le mie dita e che mi fecero vincere la prima partita con un vantaggio imbarazzante; effige degli stessi denari che convinsero Gio’ a raggiungerci al cimitero, e di quelli che lavorando ho inseguito il resto della mia vita ma che non ho più avuto la fortuna di racimolare in quantità superiore a quelli che mi consentissero di sopravvivere.

    La frase che ho evidenziato è un po' troppo contorta, secondo me. E la scena finale forse meritava un minimo di approfondimento. Per il resto racconto gradevole e ben scritto, voto due e mezzo... facciamo tre.

    Simone
     
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  3. marramee
     
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    Ciao,
    racconto molto classico, trama troppo prevedibile. Resta un prodotto carino, ben scritto, ma purtroppo non lascia molto.
    SPOILER (click to view)
    Lo scherzo tra amici che finisce in tragedia purtroppo è un soggetto troppo sfruttato, a meno di non usare qualche espediente memorabile.

    Nel complesso un due abbondante, ma non riesco ad arrivare a tre.
     
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  4. Daniele_QM
     
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    A mio avviso è troppo veloce. Non dai modo di farci conoscere i personaggi che restano solo nomi con un paio di aggettivi a identificarli. Inoltre non crei nessuna suspence sulla morte di Gio. Il tutto scivola via senza coinvolgere. Peccato perché il tono della narrazione non mi dispiace, anche se a tratti la forma è farraginosa. Voto due.
     
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  5. Gordon Pym
     
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    Grazie a tutti e tre per la lettura, comprendo e sostanzialmente condivido quanto sostenete.
    Ciao
     
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    Losco Figuro

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    Mi spiace ma il mio voto è un 2, e ne esplicito subito le ragioni.
    SPOILER (click to view)
    Tecnicamente ho poco da eccepire (anche se c'è qualche frase un po' contorta, ti segnalo qualcosina dopo), ma la trama è non solo scontata (si sa dall'inizio che fine abbia fatto Gio', giusto i dettagli mancano), dà anche di già visto (sembra una rielaborazione dell'aneddoto del ragazzo sfidato a piantare un paletto sulla tomba di una presunta strega che muore d'infarto perché se lo pianta accidentalmente nel cappotto/sciarpa/mantello secondo i casi e quando cerca di scapppare si sente strattonare) e la narrazione non riserva alcuna sorpresa.
    Alcune cose sono poco plausibili (non si capisce, ad esempio, cosa abbiano detto a Gio' sulle ragioni della briscola al cimitero), e a un tratto ho anche iniziato a perdermi sui dettagli (loro sono sette, vuole lasciarne fuori solo uno, ma in realtà ne coinvolge solamente due... dopo un po' davo i numeri anche io :rolleyes:)


    CITAZIONE (Gordon Pym @ 1/2/2010, 22:24)
    quello che successe è unicamente di nostra responsabilità, anzi, mia, perlopiù.

    Troppe virgole

    CITAZIONE (Gordon Pym @ 1/2/2010, 22:24)
    La mia colpa maggiore, ora capisco, fu che non esternai subito le idee che mi si stavano combinando, coinvolgendo i miei compagni interessati, ma volli elucubrare fin troppo nei dettagli l’intero disegno, fino al punto di decidere che uno di loro dovesse rimanere all’oscuro di alcuni, fondamentali, particolari.

    Questa cosa si smentisce da sola. In realtà, dato che sta architettando uno scherzo, è ovvio che non possa parlarne alla vittima, e parlarne agli altri non avrebbe cambiato un granché alla fine dei conti.

    CITAZIONE (Gordon Pym @ 1/2/2010, 22:24)
    Temevo che un numero maggiore di persone avrebbe tolto quel clima di brivido per quale andavamo matti, sostituendolo con una confortante ilarità - ahimé, se così fosse stato!

    La chiosa finale non la vedo sensata. Letteralmente sarebbe "magari il numero maggiore di persone avesse sostituito il brivido ecc. ecc.", ma in realtà il numero maggiore di persone non c'era per cui non poteva a prescindere (non è che non sia successo, non c'erano proprio i presupposti)

    CITAZIONE (Gordon Pym @ 1/2/2010, 22:24)
    Il progetto “Briscola al cimitero” piacque subito al mio amico avvezzo a far scherzi; dovemmo invece faticare non poco per convincere Gio’: gli esigui particolari rivelatigli non erano sufficienti a far leva sul suo animo pusillanime

    Ecco, appunto, che genere di particolari possono avergli mai rivelato?
    A parte che "far leva" su qualcosa in genenre significa "sfruttarlo allo scopo", e il suo animo pusillanime è presumibilmente l'ultima cosa su cui volessero far leva se l'idea era convincerlo ad andare al cimitero. ^_^
     
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  7. Gordon Pym
     
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    Grazie per la lettura, CMT
    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE (CMT @ 2/2/2010, 19:03)
    dà anche di già visto (sembra una rielaborazione dell'aneddoto del ragazzo sfidato a piantare un paletto sulla tomba di una presunta strega che muore d'infarto perché se lo pianta accidentalmente nel cappotto/sciarpa/mantello secondo i casi e quando cerca di scapppare si sente strattonare) e la narrazione non riserva alcuna sorpresa

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    Non sbagli sull'aneddoto del paletto, quando ero piccolo la mia bisnonna mi racconto' qualcosa riguardo quello cui accenni (suppongo da derivazione di fantasie popolari), tuttavia non l'ho considerato un problema vista la storia di contorno che ho costruito.
    CITAZIONE
    Alcune cose sono poco plausibili (non si capisce, ad esempio, cosa abbiano detto a Gio' sulle ragioni della briscola al cimitero)

    Beh, visto che erano appassionati di horror o comunque "paura" , intendevo che giocare a briscola al cimitero (quello che hanno raccontato a Gio') fosse un motivo sufficiente a far scorrere brividi, quello che loro cioè ricercavano...


    CITAZIONE (Gordon Pym @ 1/2/2010, 22:24)
    La mia colpa maggiore, ora capisco, fu che non esternai subito le idee che mi si stavano combinando, coinvolgendo i miei compagni interessati, ma volli elucubrare fin troppo nei dettagli l’intero disegno, fino al punto di decidere che uno di loro dovesse rimanere all’oscuro di alcuni, fondamentali, particolari.

    Questa cosa si smentisce da sola. In realtà, dato che sta architettando uno scherzo, è ovvio che non possa parlarne alla vittima, e parlarne agli altri non avrebbe cambiato un granché alla fine dei conti.

    Intendevo che se avesse esternato le idee subito - senza elucubrarle fino al punto di decidere che uno di loro dovesse rimanere all’oscuro di alcuni, fondamentali, particolari - la storia non avrebbe preso quella piega.

    CITAZIONE (Gordon Pym @ 1/2/2010, 22:24)
    Temevo che un numero maggiore di persone avrebbe tolto quel clima di brivido per quale andavamo matti, sostituendolo con una confortante ilarità - ahimé, se così fosse stato!

    La chiosa finale non la vedo sensata. Letteralmente sarebbe "magari il numero maggiore di persone avesse sostituito il brivido ecc. ecc.", ma in realtà il numero maggiore di persone non c'era per cui non poteva a prescindere (non è che non sia successo, non c'erano proprio i presupposti)

    Intendevo proprio dire "magari il numero maggiore di persone avesse sostituito il brivido ecc. ecc." ... se così fosse stato, tutto quello che successe, non sarebbe successo.

    CITAZIONE (Gordon Pym @ 1/2/2010, 22:24)
    Il progetto “Briscola al cimitero” piacque subito al mio amico avvezzo a far scherzi; dovemmo invece faticare non poco per convincere Gio’: gli esigui particolari rivelatigli non erano sufficienti a far leva sul suo animo pusillanime

    Ecco, appunto, che genere di particolari possono avergli mai rivelato?
    A parte che "far leva" su qualcosa in genenre significa "sfruttarlo allo scopo", e il suo animo pusillanime è presumibilmente l'ultima cosa su cui volessero far leva se l'idea era convincerlo ad andare al cimitero. ^_^

    Hai ragione, ho cannato a usare "far leva", procedo a sostituirlo con qualcos'altro.
    Grazie, ciao ;)
     
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    Losco Figuro

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    CITAZIONE (Gordon Pym @ 2/2/2010, 20:56)
    Intendevo che se avesse esternato le idee subito - senza elucubrarle fino al punto di decidere che uno di loro dovesse rimanere all’oscuro di alcuni, fondamentali, particolari - la storia non avrebbe preso quella piega.

    Sì, l'ho capito, ma poteva mai dire "Guardate, voglio fare uno scherzo a uno di voi, farò così e così..."?
    Posso capire se inizialmente avesse pensato a qualcosa di diverso da uno scherzo, ma dal testo non si evince.

    CITAZIONE (Gordon Pym @ 1/2/2010, 22:24)
    CITAZIONE
    La chiosa finale non la vedo sensata. Letteralmente sarebbe "magari il numero maggiore di persone avesse sostituito il brivido ecc. ecc.", ma in realtà il numero maggiore di persone non c'era per cui non poteva a prescindere (non è che non sia successo, non c'erano proprio i presupposti)

    Intendevo proprio dire "magari il numero maggiore di persone avesse sostituito il brivido ecc. ecc." ... se così fosse stato, tutto quello che successe, non sarebbe successo.

    Appunto, lì sta il problema. :unsure:
    "magari il numero maggiore di persone avesse sostituito il brivido ecc. ecc." equivale a dire "purtroppo il maggior numero di persone non sostituì il brivido..."
    E non ha senso, perché il maggior numero di persone non c'era proprio. Non è che non abbia sostituito il brivido, non è mai esistito.
    Avrebbe più logica, non so, "magari avessi agito diversamente", o qualcosa del genere
     
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  9. rehel
     
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    Mh... mh.. mh...Insomma, che dire, non sono affatto convinto da questa storia.
    In un racconto così breve si dovrebe puntare a una maggiore sintesi, invece questa scrittura è pesante e involuta, col peggior difetto che la voce narrante in prima persona può rivelare, quelo di parlarsi troppo addosso. Sembra quasi un pezzo scritto alla fine dell'ottocento o all'inizio del novecento. Oggi nessuno parlerebbe o scriverebbe in questo modo.
    Potrebbe passare se fosse una storia ambientata nel passato, ma non nel presente.
    La trama è quanto di più banale ci possa essere. Non cè un sussulto, una sorpresa, tutto è piatto e scolorito.
    Per le cose da correggere ti sono già state fatte le pulci. Io sottolineo la rima all'inizio:
    ...morale - banale.
    Poi a un certo punto ripeti tre volte la parola denari:
    Briscola era denari. La sera che avevo scelto sul calendario prevedeva una splendente luna piena, tuttavia il cielo a tratti era velato da nubi sottili che rendevano impegnativo riconoscere le figure. Ho però ben chiare le immagini dei denari stampati sulle carte che copiosi scivolarono fra le mie dita e che mi fecero vincere la prima partita con un vantaggio imbarazzante; effige degli stessi denari che convinsero Gio’
    E poi, scusa se te lo dico, l'amico Gio non è quello delle barzellette?
    Mi spiace, ma non può essere che uno. :(
     
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  10. Gordon Pym
     
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    Grazie anche a te per il tempo dedicatomi, rehel.

    CITAZIONE (rehel @ 3/2/2010, 11:14)
    In un racconto così breve si dovrebe puntare a una maggiore sintesi...

    Pensa che pesavo di essere stato troppo coinciso!
    CITAZIONE
    E poi, scusa se te lo dico, l'amico Gio non è quello delle barzellette?

    Ehm, sinceramente non sono un grande conoscitore di barzellette, tuttavia anche se ci fosse questa correlazione non penso sia un motivo sufficiente perché anche il mio racconto diventi tale...
    Per il resto, colgo i tuoi suggerimenti. Ciao.
     
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  11. rehel
     
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    Hei, hei, non mi permetteri mai di dire una cosa simile.
    Il mio riferimento alle barzellette era sull'amico Gio. Tanti anni fa cìè n'erano parecchie, per questo motivo suggerivo di cambiare nome al personaggio.
    Quanto al resto, critiche, ma il massimo rispetto; ci mancherebbe altro. :)
     
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  12.  
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    Amante Galattico

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    Ciao

    SPOILER (click to view)
    L'impostazione molto classica è sostenuta abbastanza bene (non sempre, perché ogni tanto usi dei termini che sono moderni, ma che stonano: ad esempio il fare la pipì.), al princcipio credevo che non fosse voluto, ma solo il tentativo di darsi un contegno. Poi ho visto che era ricercato apposta e lo ho apprezzato, anche se andrebbe ripulito ulteriormente.
    Mi resta però il dubbio di qualcuno che parli così al giorno d'oggi senza una ragione specifica.
    Però la punteggiatura e un elevato numero di incisi rendono la lettura troppo lenta, soprattutto considerata la trama che hai usato. Ovvio che non è nulla di originale, perché la serata al cimitero è una delle idee più vecchie al mondo [io ne ho fatta una, non come storia, ma come live :rolleyes: ], ma gli avvenimenti non hanno mai quel particolare guizoo che dovrebbe seguire le riflessioni.
    A parte la strana scelta di inserire una compagnia di sette persone e poi di coinvolgerne solo due, tarpandoti le scelte narrative. La burla non sarebbe riuscita meglio coinvolgendo più persone? Lo dico anche a livello di psicologia del narratore.
    In particolare il finale è troppo piatto (e prevedibile, ma questo è il meno), perché mi pare strano che bastino due storielle di zombie (che però non sono neppure narrate e sarebbe stata carina una "storia nella storia") e un gancio a far venire l'infarto. Ci sarebbe voluto qualcosa di più a effetto per la stessa vittima.

    Metto un 2
     
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  13. Gordon Pym
     
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    Ciao, grazie per la lettura.

    CITAZIONE (Alberto Priora @ 4/2/2010, 18:25)
    L'impostazione molto classica è sostenuta abbastanza bene..
    Mi resta però il dubbio di qualcuno che parli così al giorno d'oggi senza una ragione specifica.

    Sai qual è la cosa che mi preoccupa di più? Che non mi sono accorto di aver scritto in uno stile desueto! E non sto scherzando... dovrò riconsiderare le mie letture ;)

    CITAZIONE
    A parte la strana scelta di inserire una compagnia di sette persone e poi di coinvolgerne solo due, tarpandoti le scelte narrative. La burla non sarebbe riuscita meglio coinvolgendo più persone? Lo dico anche a livello di psicologia del narratore.

    A dire il vero ho preferito così perché ho reputato meno probabile che gli autori della burla restassero impuniti se il loro numero fosse stato elevato - da cui l'inutilità di una "confessione" postuma, indi del racconto medesimo.

    Grazie per i suggerimenti, ciao.


     
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  14. Peter7413
     
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    Letto!
    Che dire, la forma mi piace, anche se, come da alcuni già sottolineato, a tratti appare farraginosa. Il problema è ciò che racconti. La preparazione faceva pensar ad un finale al limite con il sovrannaturale, invece il tutto si risolve in un banale incidente che nulla lascia. E poi, perché non coinvolgere la compagnia intera?
    Altro appunto, manca un equilibrio fra le parti. Troppo lunga la prima rispetto al resoconto dello scherzo.
    Sarei tentato per un uno per la pochezza della storia, ma vado sul due perché comunque mi piace come scrivi.
    A rileggerti!
     
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  15. Salazer
     
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    Ciao! Carino come racconto, ben scritto. Diciamo che per il finale mi aspettavo qualcosa di più, le parole scelte per descrivere la morte di Giò sono un pò piatte e lasciano meno di quello che avrebbero potuto. Concordo con Daniele, forse è un pò troppo veloce e non permette di immaginarsi per bene i personaggi. Inoltre lo trovo troppo pulito, come stile, per essere il racconto di un ubriaco.
    Voto 2 anche per me, tranquillamente alzabile a 3 con una sistemazione sul finale. ;)
     
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25 replies since 1/2/2010, 22:24   299 views
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