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Effetto Farfalla Galattica
La Farfalla Galattica arrivò nel punto X, al largo delle coste dello Yucatan, in perfetto orario, anzi, persino un po’ in anticipo. Si fermò e attese.
Era un po’ più veloce di una normale farfalla, questo è ovvio. Solcava i cieli e i mari di quel pianeta ormai da mille milioni di anni, o forse duemila... Ecco il problema: la sua memoria. Probabilmente chi l’aveva progettata e mandata in missione aveva previsto che la stessa si sarebbe conclusa in un tempo minore e di conseguenza l’aveva dotata di un sistema di backup dati che poteva immagazzinare informazioni fino, appunto, a mille milioni di anni o forse era incorsa in un qualche guasto tecnico che le aveva danneggiato la memoria a breve termine. Non ricordava a) come fosse arrivata sulla Terra b) chi ce l’avesse mandata e tantomeno c) quali fossero i suoi compiti E così s’era trovata da sola le risposte.
Punto A: aveva volato fino a lì. Aveva ribaltato ogni angolo delle terre e dei mari, s’era inoltrata fino al centro del pianeta, ma non aveva trovato astronavicelle o segni di qualcosa che potesse anche solo avvicinarvisi, da ciò aveva escluso il viaggio spaziale attraverso supporto nave. Il teletrasporto l’aveva accantonato subito: se i suoi creatori l’avessero conosciuto probabilmente si sarebbero già fatti vivi. Non c’era altra soluzione: aveva volato fino a lì. Del resto aveva fatto la prova raggiungendo più volte il satellite Luna e i pianeti più vicini e aveva scoperto di essere perfettamente adatta a quel tipo di attività.
Punto B: era stata mandata in missione dai Bradipor, specie senziente ed estremamente evoluta con un solo limite: la velocità. Insomma, avevano impiegato così tanta tecnologia per costruire una sonda capace di raggiungere pianeti lontani e quello che ne era uscita era una, seppur veloce, farfalla? Probabilmente qualche suo sconnesso sistema interno continuava anche ora a trasmettere dati ai Bradipor e loro magari s’erano già messi in viaggio per raggiungerla. Solo che chiamandosi Bradipor, nome migliore non era riuscita a trovargli, era logico che ci mettessero un tempo infinitamente lungo ad arrivare.
Punto C: era una devastatrice. Il suo compito doveva essere necessariamente quello di liberare il terreno per l’avvento dei Bradipor. A questo era arrivata grazie ai ricordi. In quei mille milioni di anni di cui preservava memoria ricordava di avere causato tutte le varie calamità distruggi vita che avevano spazzato la Terra. Non ricordava perché lo facesse, probabilmente quei ricordi erano andati perduti con i mille milioni di anni e più precedenti, ma il fatto stesso che in ciò risiedesse la sua principale attività era per lei motivo sufficiente per continuarla.
Consultò l’orologio interno, mancava poco. Erano il fulcro del suo lavoro: la precisione e la concatenazione degli eventi. Si dispose a tre centimetri dalla superficie del mare e aprì l’ala destra con angolazione 47 gradi direzione vulcano Cumbre Vieja, Canarie.
Per lungo tempo aveva pensato a se stessa con il nome di Formattatrice: logica conseguenza della sua attività di formattazione. Recentemente, invece, aveva cominciato a chiamarsi con l’interessante appellativo di Farfalla Galattica. Gliel’aveva suggerito una simpatica popolazione della regione denominata, dall’attuale specie senziente terrestre, Yucatan. Per ironia della sorte lo Yucatan era anche il luogo teatro del suo ultimo capolavoro su larga scala. Normalmente la sua attività consisteva nel creare, o per meglio dire, favorire, devastanti eruzioni vulcaniche in posizioni strategiche, qualche maremoto, alcuni meteoriti... Tutto grazie al suo potere gravitazionale interno e a qualche altro simpatico gadget che i Bradipor avevano incluso nel suo equipaggiamento. Routine che alla lunga le avevano causato noia. Così aveva deciso di concedere la possibilità a quei bestioni chiamati ora dinosauri di svilupparsi e espandersi a macchia d’olio sul pianeta. Guardarli crescere era un divertimento, o perlomeno quanto di più vicino a quel sentimento identificato dagli ultimi senzienti. Per milioni e milioni di anni continuò a volare in lungo e in largo limitandosi a osservare, anche se ogni tanto necessitava di allenamento e si fermava per distruggere qualcosa. Presto però i bestioni diventarono troppi, troppo sparsi, troppo difficili da gestire. Urgeva una soluzione, anche perché se i Bradipor avessero avuto mai l’idea di arrivare a colonizzare il pianeta proprio in quel periodo, beh, qualche problema avrebbero anche potuto averlo, dopotutto costruivano farfalle... Serviva una soluzione rapida. Passò alcuni milioni di anni a congetturare e infine diede il via al piano. Attirò un gigantesco ammasso roccioso verso la Terra e lo fece precipitare proprio sullo Yucatan, posizione strategica. Dovette calcolare tutto: periodo, inclinazione terrestre, angolo d’impatto e infiniti altri parametri, ma il successo fu completo. L’esplosione causata dall’impatto provocò incendi, terremoti, frane e tsunami, tutti da lei previsti. Ma l’effetto più piacevole fu il lancio di rocce, detriti e polveri nell’atmosfera che andarono in meno di due ore ad oscurare il Sole creando così un inverno globale: dinosauri formattati con mossa one shot one kill. Però tornò la noia.
Pochi secondi e sarebbe entrata in azione. Non che dovesse fare molto, bastava un semplice colpo d’ali, delle sue, e l’ingranaggio sarebbe stato attivato. Non per salvaguardare il lento arrivo di Creatori di cui non ricordava nulla, non per mantenersi in allenamento, questa volta era per se stessa...
La crisi la raggiunse pochi milioni d’anni dopo il lavoro con i dinosauri. Continuava a volare, a vedere nuove forme di vita nascere e svilupparsi, a distruggerle... E dei Bradipor neanche l’ombra. Sopraggiunse la depressione. Tutto perse di significato. Raggiunse lo Yucatan, luogo di lieti ricordi, e si fermò sulla cima del monte più alto, apatica. Guardò innanzi a se e non vide nulla che già non avesse visto o fatto. Alzò gli occhi verso il cielo stellato, fertile di sfide a lei precluse, e cominciò ad immaginare di viaggiare nell’infinito: lei che scopriva nuovi pianeti, lei che rivoltava nuovi continenti, lei che distruggeva nuove forme di vita... Sospirò... e non si mosse per molte decine di milioni di anni, sognante.
Fu uno scossone a ridestarla. Poi un altro scossone. E un altro ancora. Si ritrovò legata al collo di una creatura bipede che doveva essersi sviluppata durante il suo periodo di crisi spirituale, come amava chiamarlo. Il suo primo istinto sarebbe stato quello di librarsi in volo dopo aver scorticato vivo l’essere reo di averla toccata e manipolata, ma si trattenne. Aveva infatti intravisto un’immagine che attirò da subito la sua attenzione: un’immagine che sembrava ritrarre lei stessa. La novità della situazione riuscì a trasmetterle un brivido di cui era assetata ormai da tempo. Decise di rimanere immobile e così fece per lunghi anni. Fece molte e interessanti scoperte. Scoprì che quell’essere, che decise di chiamare uomo, chiamava il suo gruppo Maya. Scoprì che i Maya si riferivano all’immagine che la ritraeva definendola glifo e chiamandola Farfalla Galattica, termine che le piacque e che utilizzò per definire se stessa da quel giorno in poi. Scoprì, e questo fu catartico, che la Farfalla Galattica rappresentava il centro della Galassia, che era anche chiamata Hunab Ku e che era considerata la personificazione del Dio Supremo, il Creatore. Il Creatore.
E infine venne il momento. 21 dicembre 2012 secondo il calendario in uso presso i terrestri, giorno in cui termina il 13° b'ak'tun secondo il vecchio calendario dei Maya. Avrebbe anche potuto agire prima, ma almeno questo sentiva di doverglielo a quegli esseri insulsi che le avevano ridato la luce insieme a una ragione di esistenza Secondo loro quello sarebbe stato il giorno in cui il Creatore si sarebbe rivelato. Sorrise dentro di se e diede il suo colpo d’ali alla velocità necessaria ad originare una corrente forte abbastanza da dare il via all’intero ciclo. In pochi minuti la corrente impattò con il Cumbre Vieja causando il movimento franoso di un’enorme massa di terra e detriti che originarono una ancora più immensa onda di tsunami diretta in varie direzioni. Quelle singole onde, di per loro, avrebbero sì causato milioni di vittime fra gli umani, ma non sarebbero comunque state sufficienti a compromettere l’esistenza futura degli stessi. Questo se la Farfalla Galattica non avesse fatto bene i suoi calcoli. Svolazzò soavemente fino ad un altezza sufficiente per ammirare l’opera in corso. Le onde che si spargevano gradatamente per l’Oceano Atlantico arrivarono con la giusta potenza e angolazione nei punti nevralgici da lei identificati e diedero il via ad una serie di sconquassamenti tellurici che provocarono l’eruzione di numerosi vulcani sottomarini. Ogni eruzione causava nuove onde dirette in diverse direzioni e verso nuovi punti instabili. In breve tempo i mari e gli oceani di tutto il pianeta furono un continuo movimento di onde che causavano altri movimenti andando ad intaccare ulteriormente altre instabilità. Ogni placca del pianeta subì un forte stress che la portò ad accelerare il proprio movimento. Lungo ogni faglia si originarono terremoti. Ogni vulcano della Terrà erutto lanciando infiniti materiali verso il cielo. Il sole si oscurò e così sarebbe rimasto per lunghi secoli.
Il Creatore. Possibile che dei semplici esseri bipedi avessero visto laddove i suoi ricordi non riuscivano più a giungere? Se così era tutte le congetture sul suo passato erano irrimediabilmente errate. Aveva passato milioni di anni su quell’insulso pianeta pensando di dover aspettare fantasie della sua mente: i Bradipor. Ed ora aveva scoperto di avere vissuto per migliaia di milioni di anni in un’assurda attesa che gradualmente aveva rischiato di portarla fino alla follia. La sua logica interna le comunicava che l’interpretazione Maya poteva anche basarsi su studi errati, opzione più che probabile per esserini con poche migliaia d’anni sulle spalle. La stessa logica le trasmetteva l’allarmante avvertimento che poteva essere tutto falso e che il suo essersi impadronita di quell’idea poteva essere stato fin troppo comodo per una Creatura quale lei era che sembrava avere perso il senso della sua esistenza. Soppresse la logica. Giunta all’altezza della Luna si voltò verso la Terra ancora squassata. Un sentimento di rabbia sgorgò dal suo profondo. Senza pensarci utilizzò gran parte del suo potere cinetico e lanciò il satellite verso il pianeta intorno al quale aveva girato per miliardi di anni. Ormai priva di qualunque blocco interno si sciolse in una risata liberatoria e anche un po’ diabolica che fece 1000 volte il giro dell’intero Sistema Solare coprendo anche il fragore causato dalla scontro fra i due corpi celesti che si frantumarono in un’infinità di minuscole particelle. La Farfalla Galattica sorrise... ... e partì verso le stelle.
Non seppe mai che subito dopo la sua partenza un immenso buco nero comparve in quel quadrante della galassia. Ne uscirono le navi dei Bradipor. Finalmente, dopo un lentissimo viaggio durato milioni di anni, avevano raggiunto la loro meta. Sicuri che la sonda da loro inviata avesse preparato il pianeta per il loro sbarco, i Bradipor si diressero verso la Terra, ma non la trovarono. Sgomenti, capirono che qualcosa nella sonda non aveva funzionato. Avrebbero dovuto cercarla e recuperarla. Invertirono la rotta e ripartirono. Lentamente.
Edited by Peter7413 - 4/4/2010, 17:51
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