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L’armonia dell’amore
Non hai il coraggio di dirmi che mi ami, ma non ce l’hai nemmeno per dirmi che non vuoi stare con me. Potremmo comunque raggiungere un’armonia. Armonia, come nel mito greco che nasce da Ares e Afrodite che nella lotta si uniscono attraverso l’abbraccio fecondo di lei. Lui si nutre del suo amore, lei si nutre della sua forza, condizioni entrambe fondamentali per raggiungere un equilibrio, così come l’alleanza, il patto, la legge. L’amore non è forse questo? Lotta, abbracci, amore, patti, armonia. Non si “lotta” contro una persona che non si ama perché non ci interessa raggiungere un’armonia con lei. E che cosa c’è di più importante nell’amore che uno sviluppo armonioso! Quanta influenza abbiamo ricevuto dai romanzi dell’800, dove l’amore era una passione così forte che quasi non ti faceva vivere, dove se non avevi il desiderio di suicidarti per l’altro non amavi abbastanza, dove la tua vita, la tua mente e il tuo cuore dovevano andare solo verso una direzione per amare davvero. Io non lo so che cosa intenda tu per amore; dici di non amarmi, di volermi bene sì, ma di non essere innamorato perché non senti “quella passione”, e ti arrabbi quando dico di non crederti. E poi mi guardi, con quei tuoi occhi che rivelano la tua anima che partecipa delle mie gioie e dei miei dolori: della mia vita. Mi sei vicino, mi dai forza, mi aiuti praticamente e spiritualmente, ma non mi ami. E per difenderti cosa dici? Che stai con me perché soffrirei troppo se mi lasciassi, che non sopporti l’idea di vedermi triste e che se non stessi con me non staresti con nessun’altra perché la vita di coppia non fa per te. Abbiamo perso un bimbo prima che nascesse, tu non lo volevi. Quando ti dissi di essere incinta sei stato attraversato da sentimenti di sgomento, gioia, disperazione. Con il passare del tempo ti stavi abituando all’idea, anche se passavi dall’eccitazione al tormento, dalla dolcezza all’aggressività. Un giorno mi abbracciavi e due mi respingevi. Ho sofferto molto per questo, ho cercato di avere pazienza, come so che mi ami, allo stesso modo so che avresti amato nostro figlio. Quando l’abbiamo perso ci siamo stretti forte in un abbraccio eterno, abbiamo pianto insieme. All’ospedale non mi hai lasciata sola un minuto, eri preoccupato, soffrivi per la mia sofferenza ma cercavi di non farmelo vedere, quando sono uscita dalla sala operatoria ti sei tranquillizzato e mi hai guardato con uno sguardo pieno d’amore. Hai ricominciato a parlare e non smettevi più, anche se io non ero completamente sveglia. Tutto te stesso manifestava la tua gioia, mi hai detto che avremmo potuto provare ancora. Io pensavo che non le avresti mai pronunciate quelle parole, che avresti approfittato dell’occasione per essere sicuro di non avere figli o addirittura per lasciarmi. Da un po’ di tempo sei tornato alla normalità, dici che vuoi un bimbo perché lo voglio io, che non sei innamorato di me. A volte riesci quasi a convincermi. Adesso sei disposto ad andare a vivere insieme, mentre prima era un argomento tabù. Sicuramente qualcosa dentro di te si è sbloccato, le paure rimangono, ma magari hai visto da vicino cose che non avresti mai immaginato, come l’essere padre. Ora sei disposto a passare la tua vita con me, a formare una famiglia con me, ma non mi ami. Credi che pensando questo soffriresti meno se ti lasciassi? Credi di poter ingannare la tua anima con un “non” pronunciato attraverso la mente? Forse è stupido volersi sentir dire ti amo, forse non me lo dirai mai, ma sarebbe giusto che fossi sempre io a doverlo strappare dal tuo cuore, dai tuoi abbracci? Non lo so.
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