Luca e il Babau

3841 battute.

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  1. giudappeso
     
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    Luca e il Babau



    «Luca, adesso basta!».
    «Ma mamma, io...».
    «No, “mamma, mamma” niente! Chiamo il babbo?».
    «No, io...».
    «Ecco, e allora va a dormire, Cristo!».

    Chiuso il bambino in camera, Laura tornò in sala.
    «‘Cazzo ha il moccioso?».
    «Ha paura del Babau, ci credi?».
    Alberto iniziò a ridere.
    «Sei stato tu! Puttana merda, t’ho detto di non mettergli idee in testa!».
    «Oh, piantala! Gli ho solo detto di non rompere il cazzo quando vengo a casa».
    «Come se ci fosse bisogno, lo sai che ha paura di te».
    «Beh, non dovrebbe! Sono suo padre... o così mi hai detto».
    «Fottiti, ‘Berto».
    «Preferisco fottere te».
    Laura si sciolse, illanguidendo gli occhi e la voce. «Allora, mi hai portato qualcosa?».
    «Si capisce».
    ‘Berto dispose tutto sul tavolino davanti al divano. Siringhe, lacci emostatici e tutto il resto, ma anche un paio di strisce di coca. «Così ci diamo la carica prima di farci veramente. Ma prima, che ne dici di un po’ di affetto?».
    «Bravo papino, vieni da mamma». Laura gli cacciò la lingua in bocca, rigirandola come un verme nella tana. Poi, chinandosi, fece gli onori.

    Nella sua cameretta, Luca sentiva i mormorii di là che si facevano sempre più strani, sempre più umidi. I suoi pensieri però andavano al Babau di cui gli aveva parlato ‘Berto, un mostro che vive negli armadi e porta via i bambini cattivi. “Quelli che non si fanno i cazzi loro”. Era il suo papà, sì, ma ne aveva paura. Già un paio di volte aveva perso il controllo, proprio in sere come quella, e Laura non era sempre in sé per fermarlo, che gliene fregasse qualcosa o meno. “Cazzo, Luca, a volte mi dico che ti tengo solo perché sono allergica agli animali”. Non era una gran madre, ma era l’unica che avesse.
    Seduto sul letto e avvolto nella coperta, Luca fissava l’armadio, aspettando che il Babau emergesse. I rumori che facevano i genitori in qualche modo lo ancoravano alla realtà, ma la paura non passava, sebbene avesse nascosto una torcia sotto al letto, così da sentirsi più sicuro. Così, concentrato sugli ansimi che venivano dal salotto, non si accorse dello scricchiolio quando l’anta si aprì. Poi l’ombra scivolò nella stanza, spostandosi nella coda dell’occhio del bambino perché non la notasse, non subito. Si prese un lungo istante, il tempo di inspirare l’aria di quel luogo, di percepirne la vita e l’anima, di comprendere la natura del suo richiamo.

    Il Babau era stanco, invocato da genitori pigri per spaventare i bambini che non avevano il tempo o la voglia di educare. Quando poi veniva chiamato in case come quella, dove un incubo serve solo a metterne in ombra un altro, la sua pazienza diminuiva come la bassa marea, e con la medesima forza si preparava a tornare, grande e forte, la sua rabbia. Così ignorò il bambino, scivolando come un sogno lungo le pareti, filtrando fuori della stanza per fronteggiare l’invocatore.

    ‘Berto e Laura erano già passati all’eroina, che dopo il sesso sotto cocaina doveva essere il loro gran finale di serata. Con le siringhe sul pavimento e il laccio ancora intorno al braccio, ‘Berto stava lì beato, osservando il soffitto rovinato mentre Laura strisciava al suolo, forse sognando di essere anche lei un’ombra, come quella che li osservava senza volto né occhi.

    Il Babau è fatto di buio, ignoto e paure irrazionali. Non ha forma né parola, ma il suo giudizio suonò come una tromba alle orecchie di ‘Berto, poi Laura alzò il capo e lo vide, e scossa da un attacco di panico iniziò a sussultò a terra come un pesce appena pescato che affoga nell’aria. ‘Berto aveva gli occhi sgranati, e la parola se n’era andata risucchiata dall’apparizione, perché questo è il potere dell’incubo e del Babau.

    L’indomani le grida del bambino richiamarono i vicini che contattarono la polizia. Overdose e infarto, il referto era chiaro. Presto il ragazzino avrebbe visto una casa famiglia, e poi chissà. Certamente con la sua aveva chiuso, come col Babau.
     
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  2. L'Aguzzino
     
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    Ha un inizio folgorante, si entra subito nel vivo e il tutto assume tinte grottesche. Ho riconosciuto subito il tuo stile. Però... poi è successo qualcosa. Forse per via dello spazio ridotto, di un affievolirsi di idee, non so... ma il finale è una lenta discesa. Si è come appiattito. Alla fine ci hai infilato dentro la morale - che a me va sempre bene - ma nel caso specifico cozza con la prima parte. Avresti potuto finire in bellezza, ma la sensazione che rimane è di aver letto qualcosa di buono chiuso in fretta. Peccato.
     
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  3. giudappeso
     
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    Non ho avuto o voluto il tempo di rileggermi più di tanto, altrimenti mi sarei ammazzato di dubbi. Probabilmente quello che noti è l'ansia da scadenza, mentre scrivevo con un occhio al testo e uno all'orologio.
     
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  4. Peter7413
     
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    Ciao!
    Racconto scorrevole e assai piacevole. Non ho notato un peggioramento nel finale, anzi, pur nel suo moralismo, mi è piaciuto.
    Sicuramente uno dei racconti che ho letto con più piacere, ma mi rimane un grosso dubbio per inserirlo nella giusta posizione di classifica: la sua attinenza con il tema. Non mi è chiaro come NON NEL MIO NOME rientri nel racconto. Dunque, il Babau viene invocato e invece che contro il bambino si scaglia contro i genitori, ma dove sta NON NEL MIO NOME?
    Attendo lumi.
    A presto!
     
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  5. giudappeso
     
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    In questo frangente il Babau rifiuta l’abuso del suo nome, utilizzato da ‘Berto per mascherare il suo vero ruolo di mostro domestico, così da terrorizzare il bambino (un po’ per tenerlo buono e un po’ – ma s’intuisce – perché è un sadico di merda), decide quindi di vendicarsi su coloro che hanno macchiato il suo “buon nome” (Laura non c’entra direttamente con l’invocazione, ma fa parte del quadretto che si trova di fronte). Ma poi è sempre il Babau, perciò fa il suo lavoro e scompare senza preoccuparsi del fato di Luca. :)
     
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  6. Peter7413
     
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    Buona spiegazione, ma mi sembra un po' forzata.
    Per la classifica finale considererò il racconto in tema, anche se a parità di gradimento gli preferirò racconti che considererò più centrati.
    In ogni caso ottimo lavoro Giuda, estremamente godibile.
     
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  7. Pecorella75
     
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    Nell'ultima parte si nota la frenata improvvisa, il tempo o le battute che incombevano... Perché passi da un racconto molto "dentro" ai personaggi, al finale quasi tutto raccontato.
    In ogni caso è un ottimo racconto, non li ho letti tutti, ma finora abbastanza sopra la media.
     
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  8. nescitgalatea
     
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    Piaciuto, mi ha lasciato una tristezza addosso… È scritto bene e anche in questo ho trovato i dialoghi a caratterizzare i personaggi più della stessa voce narrante. Si spegne appena nel finale, mi ha ricordato i Genesis “All in a mouse’s night”.
     
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  9. Help1712
     
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    CITAZIONE
    Nell'ultima parte si nota la frenata improvvisa, il tempo o le battute che incombevano... Perché passi da un racconto molto "dentro" ai personaggi, al finale quasi tutto raccontato.

    Concordo. un peccato; il racconto ne risente parecchio. Da sviscerare meglio, magari allungandolo un pò ma non eccessivamente. Comuqnue efficace!
     
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  10. sgerwk
     
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    L'idea del mostro che diventa reale non è nuova, ma qui c'è la variante che a venire colpiti sono i genitori. L'attinenza al tema non è però molto stretta. Il racconto è scritto bene, a parte un paio di dubbi relativi al punto di vista:

    "di cui gli aveva parlato 'Berto" se non ho capito male, lui lo chiama papà o babbo, non 'Berto

    "Non era una gran madre" mi sembra una considerazione che difficilmente un bambino farebbe

     
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  11. Medusa
     
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    Ammetto che il linguaggio usato dai genitori, anche se dopo che il pupo è andato a letto, mi ha disturbato talmente tanto che mi sono posta in un atteggiamento negativo alla lettura del racconto. Per carità questo è un mio limite, ma sentire due genitori parlare in quel modo mi manda ai matti, così come tutta la situazione che racconti. Ma al di là di tutto è un bel racconto, scritto bene e che coinvolge abbastanza emotivamente, peccato alcuni errori che credo siano dovuti alla ahimè fretta di rispettare i tempi come per esempio “scossa da un attacco di panico iniziò a sussultò a terra.”
    Una cosa che credo mi sia sfuggita è il nesso tra la trama e il tema.
     
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  12. giudappeso
     
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    First of all, grazie a tutti per i commenti.

    CITAZIONE (sgerwk @ 3/5/2010, 17:54)
    L'idea del mostro che diventa reale non è nuova, ma qui c'è la variante che a venire colpiti sono i genitori. L'attinenza al tema non è però molto stretta.

    Il cambio di registro è dovuto a due fattori, l’incombere della scadenza e l’intenzione di procedere a un distacco del punto di vista da uno interno a uno più esterno. Quello che volevo fare prima che l’orologio mi esplodesse addosso era creare un coinvolgimento coi personaggi, per poi procedere in modo distaccato dall’entrata in scena del Babau. Lo scopo era creare un’atmosfera più lontana e aliena, ossia affine al mostro nell’armadio.

    L’attinenza al tema era intesa per la figura del Babau, qui utilizzato da ‘Berto nei confronti di Luca per spostare la sua paura da un soggetto all’altro. Il Babau non tormenta Luca perché rifiuta di agire così nel suo nome, perciò si rifà sull’evocatore che ha abusato della sua figura per offuscare la propria di vero mostro domestico. Avevo anche pensato di usare una frase a effetto, ma fa troppo Bruce Willis.
    CITAZIONE
    Il racconto è scritto bene, a parte un paio di dubbi relativi al punto di vista:

    "di cui gli aveva parlato 'Berto" se non ho capito male, lui lo chiama papà o babbo, non 'Berto

    "Non era una gran madre" mi sembra una considerazione che difficilmente un bambino farebbe

    In quel punto il linguaggio è un misto di ciò che direbbe Luca e del registro della voce narrante che volevo dargli in seguito, in pratica una terra di nessuno che avrei forse dovuto definire meglio. Mea culpa.

    CITAZIONE (Medusa @ 5/5/2010, 11:13)
    Ammetto che il linguaggio usato dai genitori, anche se dopo che il pupo è andato a letto, mi ha disturbato talmente tanto che mi sono posta in un atteggiamento negativo alla lettura del racconto. Per carità questo è un mio limite, ma sentire due genitori parlare in quel modo mi manda ai matti, così come tutta la situazione che racconti. Ma al di là di tutto è un bel racconto, scritto bene e che coinvolge abbastanza emotivamente, peccato alcuni errori che credo siano dovuti alla ahimè fretta di rispettare i tempi come per esempio “scossa da un attacco di panico iniziò a sussultò a terra.”
    Una cosa che credo mi sia sfuggita è il nesso tra la trama e il tema.

    Considero il tuo disagio come un grande successo, la mia intenzione era proprio quella di creare un’atmosfera malata – e dire che non ero sicuro di averla resa abbastanza – mentre per il resto ti rimando a quanto sopra.

    Di nuovo, grazie a tutti.
     
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  13. Braveheart84
     
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    Ciao giuda, il tuo racconto in sè per sé è carino e godibile, però, come ti hanno già fatto notare, cala un po' nel finale...e poi certe passaggi sono troppo "raccontati", credo invece che sia meglio che i lettore abbia la sensazione di vedere scorrere le immagini senza la voce del narratore. Cmq spero di rileggerti!
     
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12 replies since 27/4/2010, 23:14   276 views
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