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Medusa.
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( iscritta da meno di 24 ore mi cimento in questa impresa, sperando di non aver frainteso qualcosa)
"Una guerra non ha né vinti né vincitori, ma solo vittime… In un battito di ali gli eroi diventano mostri, cioè che era necessario superfluo e i perseguitati carnefici. E l’ideale per cui si è combattuto, ucciso, morti si trasforma in un vessillo di persecuzione. Se volete continuare in questa follia, macchiare le vostre mani di sangue innocente e le vostre anime di un peccato mortale, fate pure, io non vi fermerò. Ma quando vi chiederanno il perché, guardate nel vostro cuore e non su questo palco. Perché io non ci sarò, non diventerò la vostra icona adesso né il vostro capro espiatorio dopo."
Era questo che avrebbe voluto dire, urlare, sussurrare ai suoi colleghi, compagni, amici, ma il coraggio lo ha sempre abbandonato, soffocato dalla paura di leggere nei loro occhi la delusione e l’abbandono. E adesso che la guerra è finita, che i buoni hanno vinto, che i festeggiamenti si sono dissolti nel fondo di un bicchiere, la sua profezia si è avverata. Mentre copre quella breve distanza dalla cella in cui lo hanno gettato al patibolo in cui lo giustizieranno come traditore della patria, un ghigno sarcastico gli compare sul viso.
“Cosa c’è di così divertente nel penzolare giù da una forca?” gli chiede la guardia, spintonandolo con il calcio del fucile.
“Mi chiedo chi, tra quegli uomini distinti in doppio petto che osservano fintamente sconvolti la mia avanzata, prenderà il mio posto.”
La sua domanda non ottiene risposta e i suoi occhi non smettono di scrutare quei volti in prima fila mentre il boia gli infila il cappio intorno al collo. E restano aperti anche quando, con il cappuccio calato sul viso, vede solo la trama scura della tela. Il ghigno ancora a deturpare il suo volto. Chiunque prenderà il suo posto, la prossima guerra non sarà combattuta nel suo di nome.
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