VERITA'

di Guido Oliva - 4996 k

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  1. Dylan!
     
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    VERITÀ

    Perché a dirlo sono tutti bravi. È a farlo che ci sono difficoltà.
    Io no. Quando dico una cosa, la faccio.

    Il tempo era abbastanza. Ma per fare tutto poteva essere anche poco. Mi sono dovuto sbrigare. Però ce l’ho fatta. E questo Minuti Contati l’ho scritto di getto. Dopo. In circa quaranta minuti. Ma ce lo avevo già tutto in testa.

    Ho pensato che potevo semplicemente scrivere come era andata la serata. Con il mio amore. Sì, con lei.
    Lei si occupa di matrimoni. Li organizza. E stasera mi ha detto di venire a scrivere nel suo ufficio. Non mi ha potuto fare compagnia. Il lavoro. E così mi sono messo seduto comodo, il pc davanti, una finestra con panorama invitati tappezzati da gran soirée. Donne con vestiti viola e capelli in tinta, uomini con la cravatta a forma di stomaco trattenuto, bambini color bianco prato.
    Ho preso appunti su tutto quello che ho visto, mentalmente. Poi ho riportato tutto qui: piattini rossi con candele al vento, tavoli di vimini con panini alle noci, spalle raggrinzite sobbalzanti a caccia di ravioli in salsa di pistacchio, fili di fumo toscano intorno a maschietti ghettizzati.
    Mi stavo godendo la fauna di Mendelsson quando lei è tornata da un giro di perlustrazione.
    «Ciao amore. Come va?» un gran sorriso.
    «Insomma. Non ho molte idee.»
    «Vuoi mangiare? Faccio venire un cameriere?»
    «Sai che non sarebbe una cattiva idea? Grazie.» È uscita. E io mi sono rimesso a guardare fuori. Poi ho chiuso gli occhi per cercare di farmi venire una maledetta idea in testa. Niente.
    Per fortuna lei è tornata poco dopo seguita da un paio di ragazzotti con le giacche bianche dalle maniche troppo lunghe. Avevano un paio di piatti con prosciutto e focaccia, una ciotola con fagioli e vongole, un’altra cosa con chili e cose buone non individuate. Un bicchiere appannato con del bianco, un Vermentino credo.
    «Mi coccoli sempre tu. Sei sempre così piena di attenzioni.»
    «Ti amo no?»
    «Anch’io. Un sacco.» Ho detto senza mentire. Perché io non mento più. È vero. La amo. Forse da sempre.
    Mendelsson ha zittito l’organo. Ha cominciato Baglioni con Pavarotti: Io ti prendo come mia sposa.
    «Allora? Come va?» Ha chiesto.
    «Non bene.»
    «Non riesci a concentrarti?»
    «No, non credo sia quello. Sono tranquillo qui. Però non riesco a partire.»
    «Vuoi distoglierti un momento? Se ti va possiamo fare un giro qui intorno, tanto gli invitati sono tutti a tavola.»
    È un borgo medievale qui. Grande. Ci sono grandi saloni infilati dentro costruzioni antiche. C’è un giardino pieno di alberi e di fiori.
    «Sai che non è una cattiva idea? Magari prendo un po’ d’aria e mi viene in mente qualcosa.»
    «Dai! Andiamo.» Ha allungato il braccio e mi ha teso la mano. Ha sorriso ancora.
    Mi è sempre piaciuto il suo sorriso. L’ho sempre considerato ammaliante. E gli occhi poi, color verde Clicquot. Che detto così non significa niente ma mi ha sempre ricordato il vetro dello Champagne che preferisco.
    «Mi piaci vestita così. Elegante.»
    «E così?» Ha sollevato ancheggiando la gonna stretta per mostrarmi le autoreggenti.
    «Mi sa che se ce ne andiamo a fare una passeggiata qui intorno mi verranno un sacco di idee.» E l’ho seguita.
    Pochi gradini per arrivare dove i camerieri stavano portando via i resti dell’aperitivo. Poi un piccolo sentiero verso le luci più fioche.
    «Questa fontana è del quattrocento, la torretta invece è fatta con lo stesso stile ma l’abbiamo costruita pochi anni fa.»
    L’ho stretta forte e l’ho baciata. In quel momento ho pensato che non avrei potuto amarla di più. Non credevo si potesse amare così tanto una persona.
    Lo sapeva già. Ma gliel’ho detto di nuovo. «È incredibile sai? A volte mi sembra che la testa possa scoppiare per quanta voglia ho di te.» Lei si è stretta ancora più forte.
    «Mi hai fatto capire davvero cos’è l’amore, la fiducia, la verità.» Ha sussurrato.
    E la camminata è sembrata ancora più bella.
    «Ecco il chiostro, è la parte che preferisco. Questo pozzo qui avrà mille anni, e rifornisce ancora acqua a tutto il borgo.»
    «Ma lo sai che io dovrei scrivere qualcosa proprio su un pozzo?»
    «Visto? Te l’ho detto che muoverti ti avrebbe fatto bene.»
    Ci siamo avvicinati. Sarebbe stato romantico vedere la luna riflessa, giù in fondo. Ma non si vedeva nulla. Troppo profondo.
    «Niente luna!» Ha esclamato con voce di bimba.
    L’ho guardata commosso. «Dio mio amore, » le ho detto «quanto vorrei fermare questo momento per sempre.»
    Aveva ragione lei. L’idea è venuta. Ho deciso che era arrivato il tempo giusto per fermare quel momento per sempre. Le ho piantato la mano sinistra sulla nuca, spingendo, mentre con la destra ho afferrato le sue ginocchia. Ho fatto leva e, in un secondo, l’ho vista roteare con la testa all’ingiù dalla parte interna del pozzo.
    Poi il grido. Sempre più distante. Per una manciata di secondi. Qualche tonfo sulle pareti, quindi l’eco sordido dell’acqua.

    Poi sono tornato qui. Fra un po’ cominceranno a cercarla. Giusto il tempo di inviare lo scritto.
    Lei me lo aveva detto che le avevo fatto conoscere la verità.
    Io il racconto l’ho scritto. E non potevo mica mentire.
     
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  2. giudappeso
     
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    Siamo sicuri che sia tutta metascrittura? :lol: Bello. :) Mi piace com'è scritto, lo stile pulito e la scelta delle parole, ti coninvolge in modo realiastico. ^_^ Ripeto, siamo sicuri che è solo metascrittura? :ph34r:
     
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  3. Dylan!
     
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    Eheheh
    Grazie Giudappeso. In effetti sto scrivendo dalla cella 18 Braccio F. Solo per avere in prestito la chiavetta (il pc è disponibile su richiesta) da Dragomir Tudosu (lui è dentro per aver distrutto il TIR del suo ex datore di lavoro a colpi si sportello, che si era premunito di strappare poco prima con una mano), ho dovuto promettere sei pacchetti di sigarette, una settimana di letto rifatto e... basta... non ho dovuto promettere altro. Lui è simpatico. :nono:

    :lol:
     
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  4. nescitgalatea
     
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    Dylan cazzo, piantala!
    Piantalaaaaaaaaaaaa...

    Galatea sull'orlo di una crisi di nervi!
     
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  5. Dylan!
     
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    Di una crisi di nervi?
    Credevo più di un pozzo... :rolleyes:
     
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  6. nescitgalatea
     
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    non ti dico che... emicrania!


    p.s. poi commento meglio, eheheh!
     
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  7. giudappeso
     
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    Io comunque voglio gli estremi penitenziari, prima di uscire di casa. :sospysi:
     
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  8. Help1712
     
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    Non male.
    Il finale, anche se è la cosa più scontata che possa venire in mente quando si parla di un pozzo (almeno a gente squilibrata come noi... :D) arriva comunque inaspettato!
     
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  9. HolidayGoLightly
     
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    Io invece me l'aspettavo, forse perchè avrei fatto lo stesso.
    Ma non è l'effetto sorpresa che mi interessava in questo caso, quanto la narrazione, con la tensione che si scioglie nel finale. E l'ho trovata, mi è piaciuto. :)
    E' un po' come se la cena venisse preparata per bene, nei minimi ed eleganti dettagli e quando l'altro si siede al tavolo estasiato tu gli immergi la testa nel piatto! Ma ora sto divagando... O_o
    Bello il verde Clocquot cmq ;)
     
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    Stile limpidissimo, dialoghi credibili (qualcuno è un poco ripetitivo, ma diventa più credibile proprio per questo visto il contesto), storia lineare, ma che gioca con il lettore di Minuti in maniera subdola, descrizioni che sono deliziosamente sempre sul limite (tipo "la fauna di Mendelsson") e che sono efficaci. Forse l'unico punto debole è che va a finire proprio dove si intuisce vada a finire (visto che il tema è noto e visto il titolo) e che la lucida follia del narrante è un poco da sospensione dell'incredulità, perché non sarà certo il delitto perfetto questo e perché la giustificazione è un poco forzata.
    Comunque mi ha tenuto gli occhi incolati al monitor.
     
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  11. Medusa
     
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    Bello e strano e strano e bello. Ci sono un sacco di descrizioni minuziose che invece di essere noiose e appesantire la lettura scivolano via come granelli di sabbia. Dolce senza essere melenso è la sua ammissione di essere innamorato di lei da sempre e anche la fine di lei gettata nel pozzo, per quanto scontata, arriva serena, ti colpisce con la sua naturalezza, come se fosse una diretta conseguenza logica di quanto detto prima. L’unica cosa che non mi è piaciuta sono le ultime battute finali, che pur rientrando in maniera logica nell’economia del racconto, mi hanno spiazzato tanto che mi sono chiesta :”E mo questo che c’entra?”
    C’è solo una cosa che non ho capito, un’inezia che però mi lascia curiosa: “la torretta invece è fatta con lo stesso stile ma l’abbiamo costruita pochi anni fa.»” Questo vuol dire che non si limita a trovare i luoghi dove far svolgere i matrimoni, ma si premura anche di costruire le location ad hoc?
     
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  12. Snow2
     
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    Il racconto va a parare in quella situazione
    1. La amo troppo
    2. Questo momento vorrei durasse in eterno
    3. L'ammazzo
    Che è trita, ma parecchio. E secondo me è pure brutta.

    A parte questo tutto benissimo. Bel lessico, bella prosa in generale.
    Buona l'apertura e la chiusura: leggere e stuzzicanti.

    A parte la situazione di cui sopra, un'ottima prova! Sono già curioso di leggere qualcos'altro di tuo :)
     
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  13. AngeloF
     
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    Come già detto: schema che si intuisce, però rappresentato in maniera efficace.

    PS Mesi fa quando ho provato io col meta-racconto qualcuno mi ha citato una delle leggi di Gelo: "il racconto non parlerà mai del concorso a cui partecipa" (o qualcosa del genere) :P
     
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  14. marramee
     
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    Non è la prima volta che l'idea del metaracconto viene sfruttata in Minuti Contati, ma tu ci sei riuscito bene. Anche i dialoghi sono ottimi. Il racconto però ha due difetti: lo stile un po' pesante, specialmente all'inizio, e un finale "buttato" lì [in tutti i sensi] che rinnega il metaracconto e ricalca invece situazioni ampiamente sfruttate. A parte questo resta lo stesso molto piacevole da leggere.

    Alcune descrizioni le ho trovate un po' discutibili:
    CITAZIONE
    una finestra con panorama invitati tappezzati da gran soirée
    spalle raggrinzite sobbalzanti a caccia di ravioli in salsa di pistacchio
    fili di fumo toscano intorno a maschietti ghettizzati

     
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  15. black cat walking
     
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    Essendo all'esordio, non ho molto da commentare su meta-racconti o simili. L'idea è accattivante e il tutto mi pare scritto molto bene. Giusto mix tra descrizione e guida nella suspance verso il finale che, se non si sa il tema, credo non sia così intuibile come hanno scritto in tanti. Qui è frequentato da maniaci, ma il lettore normale mica lo è per forza :D
    Un appunto lo faccio sull'inizio: lui va in ufficio da lei, che organizza eventi, proprio lì, in quel posto, a me questo è diventato chiaro solo dopo e un po' mi ha spiazzato.
    Alla fine anch'io mi ero fatto la domanda di Medusa, poi, andando a rileggere l'inizio, ho trovato la chiusura molto acuta. Bravo!
     
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17 replies since 27/5/2010, 22:17   208 views
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