CONSEGNA A DOMICILIO
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CONSEGNA A DOMICILIO

di Marco Filipazzi, circa 20.000 car.

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  1. Help1712
     
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    Dal primo turno della RR, con un nuovo finale! :D Buona lettura!

    CONSEGNA A DOMICILIO



    La pozza di luce proiettata dall’occhio ciclopico del motorino scivolava sull'asfalto di un quartiere residenziale perbene. La strada incassata tra due file di villette a schiera; nell'aria il profumo della borghesia di provincia.
    Luca tolse la mano dall'acceleratore mentre controllava indirizzo e nome annotati malamente su di un foglietto spiegazzato; superò un paio di villette tenendo d'occhio i numeri civici, poi si fermò.
    U.S.S. Enterprise attraccata, pensò smontando dalla sella. Mise il cavalletto, prese le pizze dal portapacchi e suonò il campanello.

    Dietro la staccionata una mezza dozzina di faretti avvolgevano il giardino in una luce calda.
    L'erba pareva il green di un campo da golf; i cespugli di azalee senza una foglia fuori posto. C'erano persino i sette nani!
    Un brivido carezzò la schiena di Luca mentre percorreva il vialetto che portava all'ingresso:
    tutta quella perfezione contrastava con il suo status di disordinato cronico.
    Voleva solo finire il turno e bruciare quel sabato sera a casa, davanti al pc, a rincoglionirsi di videogame e ingozzarsi di cibo spazzatura.
    Bussò alla porta e tornò a contemplare il giardino. Al di là della soglia udì lo sfriso di una chitarra elettrica. S'immaginò che la proprietaria fosse una vecchia megera con il pollice verde, madre di un teenager viziato che avrebbe fatto carriera nella musica solo grazie alle conoscenze del papi. Pensieri dettati dall’invidia.
    “Ehi!” disse una voce alle sue spalle.
    Luca si voltò con un sussulto e quella che si ritrovò davanti non era affatto una vecchia megera ma la dea dei suoi sogni masturbatori. Una ragazza adolescente che avrà avuto pressappoco la sua stessa età, una cascata di capelli biondi che le scendevano sulle spalle dritti come spaghetti, occhioni da cerbiatto e un paio di labbra vermiglie e carnose, pronte per essere morse.
    “Hai qualcosa per me?” domandò la bionda.
    Luca farfugliò stordito e lei ammiccò alla pila di pizze fumanti.
    “Oh!” fu l’unica cosa che riuscì a dire lui, sentendosi un completo coglione.
    La ragazza lanciò uno sguardo dentro il salotto. Un paio di ragazze erano in piedi davanti a uno schermo LCD grande quanto la Guernica, intente a suonare un pezzo dei Sex Pistols con Guitar Hero. “Qualcuno vuole venire a darmi una mano, grazie!” gridò la bionda prima di tornare a rivolgersi a lui. Un secondo dopo una ragazza dal viso tondo e i capelli ricci e scuri arrivò a prendere le pizze, rivolgendo un sorriso di circostanza a Luca prima di andarsene.
    “Quanto ti devo?”
    “Sono 27 euro.”
    La bionda si rigirò tra le dita inanellate un rotolo di banconote e ticket. “Ecco. Dovrebbero esserci un paio di euro in più, ma tieni pure il resto, ok?”
    Lui sorrise e annuì. Johnny Rotten gridò dalla tv “I don't believe illusions 'cos too much is real.
    “Eli, cazzo fai? Muoviti o si freddano!” la chiamarono da dentro la casa.
    “Arrivo!” sbraitò lei. “Buona serata!” disse a Luca. Fece per chiudere la porta ma si trattenne; del suo viso ora restava solo uno spiraglio. “Senti...” sussurrò. Luca quasi non ci credeva che quella conversazione stesse durando così a lungo. “Abbiamo un po’ da bere qui. Patatine, nutella, magari anche del fumo. Non so, se ti va di fare un salto dopo… quando stacchi?”
    “Io?”
    Lei rise. “No, quello dietro! Certo, tu!”
    “Io… beh…” guardò l’ora. “Un paio di consegne, mezz’ora al massimo.”
    Lei si morse il labbro inferiore. “Se vuoi l’indirizzo ce l’hai” sorrise. Un sorriso furbo. “Mi chiamo Elisa, comunque” aggiunse prima di chiudere la porta.

    Infilatosi il casco, rimasto solo con i propri pensieri, Luca chiuse gli occhi e inspirò a fondo.
    Semplicemente assurdo! Come poteva una ragazza del genere aver invitato lui, un nerd della peggior specie, per una serata a base di alcool, fumo e perché no, forse sesso?
    Valutò le possibilità.
    Uno: poteva andare a casa e invasarsi con World of Warcraft fino all’alba, senza che i genitori gli rompessero le palle dal momento che erano a farsi un weekend fuori porta.
    Due: poteva dare un colpo di telefono a Disa e Gino che probabilmente erano a sfondarsi di alcool in qualche bettola, biascicando discorsi senza senso come ogni sabato sera.
    Tre: poteva accettare l’invito e scoprire quanto quella bionda facesse sul serio.
    La strofa di una canzone gli balenò in testa.
    I'd play with fire to break the ice, and I'd play with a nuclear device.
    Quarantadue minuti dopo stava parcheggiando ancora davanti alla staccionata.
    Sono un coglione, si ammonì mentre premeva il campanello, ma ormai era troppo tardi per i ripensamenti.

    Elisa era la padrona di casa; le amiche le tenevano compagnia quel fine settimana. Oltre alla riccia c’erano altre due ragazze con un look a metà strada tra punk e gotico. Luca non si sarebbe stupito se nel corso della serata avesse scoperto che erano lesbiche, sua morbosa fantasia da segaiolo.
    Lui era il maschio dominante, non perché fosse il più forte ma perché era il solo.
    Elisa fu ospitale; lo fece sentire subito a proprio agio. Insieme suonarono un paio di pezzi a Guitar Hero, si scolarono qualche chupito (inizialmente Luca si dimostrò restio ma alla fine cedette) quindi una delle punk tirò fuori una canna. La fumarono insieme, seduti in cerchio sul pavimento come se fossero beduini che assaporavano un narghilè.
    “Sai, avevo fatto una scommessa con le ragazze” disse Elisa. “Ho scommesso che avrei convinto uno sconosciuto a passare la notte qui” aspirò, trattenendo il fumo in bocca. “Tu sei la prova vivente della mia abilità di cacciatrice” sussurrò sbuffando una voluta bianca sulle labbra di Luca. Lui, già brillo e con le fantasie partite per la tangente, andò in estasi.
    “Direi che è ora di fare un gioco” annunciò la riccia.
    Le altre le fecero eco con gridolini entusiasti.
    “Che gioco?” chiese Luca.
    La ragazza sventolò un mazzo di carte. “Carta più alta beve.”
    Lui annuì. Lo conosceva. Ci aveva giocato una volta con Disa e Gino e aveva giurato che non ci avrebbe giocato mai più in vita sua. Giuramento che infranse in quel momento.
    “La nostra versione però è un po' più elaborata” la riccia poggiò il mazzo sul pavimento, al centro del cerchio di cuscini. “Regole: chi pesca la carta più alta beve, ovvio. Regole speciali: se una donna pesca un fante, beve. Se un uomo pesca una donna, beve. Se qualcuno pesca l'asso di picche, bevono tutti tranne lui. Se qualcuno pesca il re di quadri, la Matta, quel qualcuno beve doppio. Tutto chiaro?”
    Luca annuì cercando di apparire il più convinto possibile. L'unica volta in cui aveva giocato aveva trascorso la notte abbracciato alla tazza del cesso: non proprio una bella prospettiva.
    E se avesse vomitato addosso a Elisa?
    L’alternativa era confessare di essere una mezzasega che non reggeva più di una pinta di birra.

    Concessero a Luca l’onore di pescare per primo. Sette di picche.
    Per sua fortuna la riccia scoprì una donna e lui fu salvo. Per i primi tre turni non toccò una goccia d’alcool ma la serata era ancora lunga e la dispensa piena.
    Alla quarta mano prese la donna di fiori, e bevve.
    Alla quinta gli toccò bere doppio quando pescò il re di quadri. La Matta.
    “Direi che è giunto il momento di tirar fuori la roba da mangiare che sto andando in chimica” suggerì una delle punk.
    Elisa andò in cucina a prendere due ciotole di patatine e un cartone di pizza riscaldata.
    “Spero ti piacciano i funghi” disse a Luca.
    Sì, gli piacevano. Avido divorò due fette prima di riprendere a giocare.
    Al sesto giro bevve Elisa ma al settimo la sfiga tornò ancora ad accanirsi su di lui. Riuscì a bere pescando un cinque di fiori che nessuno superò.
    All’ottavo turno Elisa scoprì l'asso di picche e bevvero tutti tranne lei. Al nono Luca saltò ma sentì salirgli in gola un rutto acido e capì che non era affatto un buon segno.
    “Ultimo giro poi pausa sigaretta?” propose la riccia. Luca approvò in pieno: prendere una boccata d’aria fresca gli avrebbe fatto bene.
    Le due punk pescarono un quattro e un sei, la riccia un fante, Elisa sfiorò le carte e scoprì un tre.
    Luca si sentì avvampare mentre fissava la sua donna di cuori. Avrebbe bevuto sia perché aveva pescato una donna, sia perché la donna era la carta più alta in gioco.
    La riccia gli allungò due bicchierini pieni di rum e se ne versò uno per sé. Brindarono.
    Luca ingollò il liquore sentendo un secondo rutto acido salirgli in gola. La ragazza, in compenso, bevve senza fare una piega.
    Tutti gli occhi erano puntati su di lui. Era al centro dell’attenzione l’unica volta in cui avrebbe desiderato non esserlo.
    Afferrò il secondo bicchierino con le dita intorpidite e i riflessi appannati. Un sottile formicolio dilagò dai polpastrelli risalendo la mano, il braccio, sino a invadergli tutto il corpo. I suoi muscoli si fecero liquidi; si sentì il cervello galleggiare dentro un barattolo di formaldeide, pio gli occhi ruotarono nelle orbite.
    Nella sua testa un pensiero si impose sugli altri. Almeno non ho vomitato addosso a lei.Un attimo dopo la sua faccia collassò contro il pavimento. Nero.
    Le risate stridule delle ragazze gli arrivavano alle orecchie da chilometri di distanza. Silenzio.

    Luca riprese i sensi mentre un suono gutturale gli si trascinava fuori dalla gola. Il rantolo di uno zombie.
    Sentiva la testa sul punto di esplodere.
    Che tenesse gli occhi aperti o chiusi non faceva nessuna differenza: era sempre buio.
    Aveva la schiena ghiacciata e ci mise un attimo a capire che era steso sul pavimento. Mettendosi a sedere le vertebre snocciolarono una serie di rumori secchi. Rimase per un po' così, seduto nell'oscurità, con gli occhi fissi nel buio e la testa stretta tra le mani, prendendosi qualche attimo per raccapezzare i pensieri.
    Nulla, tabula rasa.
    Nello stomaco aveva intrappolato un maremoto e capì subito che non sarebbe stato in grado di trattenerlo per molto. La bocca sapeva di acre, come se ci avesse pisciato dentro un gatto. Scacciò quel pensiero prima che un conato di vomito gli salisse in gola.
    Con gli occhi abituati all'oscurità, intravide un pelo di luce fioca che disegnava un pallido ventaglio sul pavimento.
    Luca gattonò verso di esso. Pareva lo stipite inferiore di una porta. Con le dita intorpidite ne carezzò la superficie fino a trovare la maniglia. Chiusa.
    “Ehi!” gridò d'istinto. “C'è nessuno?” ma il suono che gli uscì dalla gola fu più simile a “è ssuno?”
    Bussò. Attese. Premette l'orecchio contro la porta. Silenzio. Bussò ancora, con più forza. Nulla.
    “Ok” sospirò. Con uno sforzo sovrumano si issò in piedi, appoggiarsi a una parete per non perdere l’equilibrio. Fu un bene, perché le sue mani toccarono qualcosa di freddo e, seguendone i contorni, Luca dedusse che era una di quelle scalette basse, per fare piccoli lavori di manutenzione in casa. Senza esitare la brandì, abbattendola contro la porta con quanta più forza poté metterci. Dovette ripetere l’operazione svariate volte prima che questa cedesse, spalancandosi su di un corridoio buio. Sul fondo, dritto d'innanzi a lui, brillava una luce pallida.
    Lasciò che la scaletta gli sfuggisse di mano e uscì dalla cella.
    Subito si rese conto che lo sforzo lo aveva prosciugato e dovette appoggiarsi al muro per riprendere fiato.
    Sentì un sibilo d'aria sfiorargli la nuca come una gelida carezza e d’istinto si voltò.
    Scorse un movimento sul fondo della cella in cui era rinchiuso, una massa informe che brulicava come una colonia di insetti.
    Con un guizzo e una sorta di artiglio si protese verso il ragazzo. In quella mano, Luca vide fondersi un groviglio di ombre e creature striscianti. Serpenti! Quella mano aveva serpenti al posto delle dita, con la pelle viscida e scura come ebano. Serpenti che avevano ali membranose e grigie. Serpenti che si gettarono all’inseguimento del ragazzo con le bocche rosee spalancate, coronate da file di denti aguzzi simili a quelli dei piranha.
    Luca corse senza voltarsi, mosso da adrenalina e terrore. Il cuore gli picchiava nel petto come un malato di mente picchia contro le pareti della propria cella imbottita; la testa ancora leggera, solleticata da mille bollicine, in rapida ascesa in quella grottesca realtà.
    A stento, con il fiato corto, raggiunse la luce in fondo al corridoio. Era una porta a vetri e la luce filtrava dall'esterno.
    Le sue mani sudate scivolarono sulla maniglia un paio di volte prima di riuscire ad abbassarla, spalancandola sul giardino illuminato. Luca si fiondò fuori, richiudendo la porta dietro di sé.
    I colpi sordi dei serpenti volanti che si schiantavano contro il legno giunsero un secondo dopo.
    Il ragazzo cercò di riprendere fiato ma una morsa gli contrasse lo stomaco e lui non poté fare altro che chinarsi in avanti e vomitare un fiotto acido.
    Rimase così per un po’, a osservare quella pozza in cui galleggiavano pezzi di pizza e funghi masticati, ascoltando il tamburellare del sangue nei timpani che lentamente lasciava spazio ad altri suoni. Cigolii sinistri.
    Con la coda dell’occhio scorse il legno della porta che si contorceva assumendo le sembianze di fauci spalancate. Fauci pronte a inghiottirlo.
    Cercò di scappare ma era troppo stremato per sopportare un’altra corsa; incespicò nei propri piedi e cadde nel suo stesso vomito. La testa del serpente di legno era quasi del tutto formata.
    Luca gattonò malamente lungo il vialetto, cercando di rimettersi in piedi ma ricadendo ogni volta, scorticandosi i palmi. Vide i sette nani correre goffi verso di lui, con i piedi calcificati in pedane di gesso, brandendo rametti appuntiti come fossero lance.
    Finalmente Luca raggiunse il cancello. Lo aprì. Si catapultò in strada e lanciò un'occhiata alla casa. Una normalissima villetta a schiera. Dalla porta non sbucava nessun serpente di legno e i nani erano sempre lì, a far la guardia alle azalee.
    Si sentiva sull’orlo di una crisi di nervi. “Calmo, ok?” sussurrò.
    Appoggiò la schiena alla staccionata, distese le gambe in mezzo alla strada e così rimase finché non sentì qualcosa accarezzargli le braccia. Cercò di ritrarsi ma era troppo tardi. Viticci rampicanti gli avevano fasciato i polsi, incatenandolo alla staccionata, e lui era troppo debole per riuscire a liberarsi.
    Nel mezzo della carreggiata una voluta di fumo bluastro fuoriuscì come un geyser da un tombino, sollevandolo e scagliandolo sul cofano di un’auto posteggiata. La lamiera si accartocciò; le frecce iniziarono a lampeggiare e il suono acuto dell’antifurto squarciò la notte con guaiti intermittenti.
    Luca vide una mano emergere dal pozzo del tombino, poi un’altra. Entrambe si poggiarono sull’asfalto e dalla nebbia blu emerse una figura che pareva la caricatura di un essere umano.
    Il volto era una poltiglia informe di carne avariata e scura; pus e sangue colavano a terra in gocce gravide. Gli occhi, ridotti a fessure, erano di un verde fosforescente e i capelli parevano fil di ferro da quanto erano secchi. Emanava un odore nauseante, di fogna, e Luca fu incapace di trattenere un secondo conato che gli ricadde tra le gambe divaricate.
    La creatura avanzò ingobbita, trascinando una gamba. Dalla bocca emetteva suoni osceni e incomprensibili. I denti sembravano pedoni sparsi su una scacchiera.
    Quando fu a meno di un metro da Luca, la creatura si incurvò ancor di più, protendendo le mani a ghermirli le caviglie. Lui cercò di scalciare, ma le sue forze erano sottili. Si sentiva ipnotizzato.
    Altre braccia lo presero da sotto le ascelle e lo sollevarono da terra.
    Con la poca lucidità che gli restava vide che erano i viticci rampicanti a sollevarlo, o meglio, una creatura fatta di viticci e rovi; una sorta di uomo-pianta che sembrava uscito da Il giorno dei Trifidi.
    Fu troppo. Gli occhi di Luca si chiusero.
    Quando li riaprì era in una sterile stanza d'acciaio, con le pareti lucide illuminate da una luce azzurra.
    I due esseri erano chini su di lui, intenti a complottare in una lingua rimbombante e sconosciuta. Tra le mani stringevano legacci borchiati, zuppi di una sostanza scura simile a whisky che gocciolava dentro un secchio sudicio.
    Luca non provò a muoversi né a divincolarsi. Il tempo concessogli fu troppo poco e lui ancora troppo debole. Svuotato.
    Scivolò in un sonno privo di sogni.

    Quando riaprì per l’ennesima volta gli occhi, Luca fu subito certo di due cose: la prima era che l'emicrania non se n'era andata; la seconda era che era tornato alla realtà.
    Fili di luce filtravano dalle imposte illuminando i contorni di una camera da letto.
    Il ragazzo si rigirò nelle lenzuola e studiò la stanza in penombra. Era camera sua.
    Il computer ronzava mentre sullo schermo fluttuava lo screensaver. Sembrava tutto in ordine. O meglio, la stanza era a soqquadro, ma essendo la sua camera era del tutto normale.
    Si sarebbe preoccupato se fosse stata ordinata.
    Sprofondò la testa nel cuscino e tentò di ricordare qualcosa della sera precedente ma dalla sua mente emersero solo frammenti di un puzzle e istantanee sfocate.
    Si mise a sedere e rimase così per parecchi minuti nel tentativo di soffocare lo stomaco che scalciava come un puledro. Quando fu sicuro di non vomitare, barcollò verso la porta. Afferrando la maniglia si accorse di avere i palmi delle mani scorticati, ma non ci badò; uscì dalla stanza e si trascinò verso il bagno senza sprecare tempo a porsi domande.

    Luca contemplò il proprio riflesso nello specchio. Il viso pallido e gli occhi gonfi, cerchiati da occhiaie nere, lo facevano assomigliare a un panda.
    “Che cazzo ho fatto ieri sera?” mormorò, poggiando la fronte contro lo specchio.
    Solo allora, incurvando lo sguardo, si accorse dei petali vermigli sbocciati sulla maglietta bianca che indossava. Piccole rose di sangue raggrumato.
    “Ma… che…” sussurrò, sollevandosi la maglia con un misto di timore e curiosità.
    Sulla pelle dell’addome aveva impresse lunghe cicatrici che formavano un disegno inestricabile.
    Fece un passo indietro e rialzò lo sguardo allo specchio, senza trovarvi traccia del proprio riflesso. A fissarlo vi era una ragazza bionda e carina; sul volto un espressione beffarda, le labbra tese in un ghigno; gli occhi, inghiottiti da pozze smeraldine che avevano cancellato pupilla, iride e bulbo, le donavano un'aurea spettrale.
    Luca sobbalzò, appiattendosi contro la parete alle sue spalle.
    “Ciao!” lo salutò la ragazza. La sua voce era stridente come unghie su una lavagna.
    Il ragazzo aprì la bocca, incapace di dire alcunché. La gola li si era annodata e quasi non riusciva a respirare. Gorgogliò un suono rauco.
    “Che c’è? Non ricordi nulla?”
    Nello specchio balenarono le immagini della sera prima. Luca si vide mentre ingurgitava alcolici su alcolici, seduto in terra, accerchiato da quattro ragazze, e i ricordi iniziavano ad affiorare dal mare della sua memoria.
    “Hai bevuto il nostro sangue” continuò la voce. Nello specchio ricomparve il volto della bionda. “Quello di tutte noi, le sorelle di R’Thay. Quattro streghe, ognuna padrona di uno degli elementi. Una giovane vita intrappolata nel nullaspazio cosicché ci mantenga giovani. Ci alimenti.”
    Mentre parlava, il volto della ragazza mutò. Si sciolse. Divenne quello putrescente e deforme della creatura che era emersa dal tombino.
    “Fino a quando la vita non si esaurisce” ghignò l’essere informe.
    Luca scosse la testa. “No” fu l’unica cosa che riuscì a dire.
    “Oh, sì!” lo incalzò la strega.
    “NO!” gridò lui, abbattendo i pugni sullo lo specchio, trasformandolo in una ragnatela di crepe.
    Il ragazzo si guardò i palmi, prendendo coscienza solo in quel momento di ciò che aveva fatto.
    Profondi squarci gli si erano aperti nella carne e denti di vetro gli si erano conficcati in profondità come fauci affamate.
    Per poco non si sentì svenire, ma qualcosa glielo impedì. Una nuova presa di coscienza.
    Vide i tagli che si rimarginavano con una velocità sorprendente e nel giro di pochi secondi non restarono altro che righe di sangue caldo disegnate sulla pelle.
    Luca sollevò incredulo lo sguardo allo specchio. Intrappolati nella ragnatela di nervature vi erano centinaia di facce del mostro che squittirono all'unisono una risata acuta.
    Il ragazzo si fiondò fuori dal bagno.
    Voleva andarsene da quel posto.
    Voleva svegliarsi da quell’incubo.
    Corse sino alla porta d’ingresso. L’aprì.
    Il sangue fresco imbrattò il legno bianco; la maniglia in ottone.
    La porta si spalancò su di una distesa vuota e lattea. Una distesa di nulla.
    Luca cercò di varcare la soglia ma sbatté contro un muro invisibile.
    Una morsa di terrore gli si serrò attorno allo stomaco.
    Non poteva morire. Non poteva uscire da quella casa.
    Nella sua mente rimbalzò la sua voce stridula della strega.
    Una giovane vita intrappolata nel nulla spazio, sino a quando non si esaurisce.
     
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  2. Daniele_QM
     
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    Bene, anche questo racconto non è niente male. Scritto bene, si legge in modo fluido e - specialmente nella prima parte - anche i dialoghi e le scene sono ben gestite. Nella seconda parte
    SPOILER (click to view)
    quando inizia l'incubo, hai forse una certa tendenza a soffermarti troppo sull'effetto voltastomaco; ti assicuro che bastava molto meno per renderlo efficace. La confusione tra sogno e realtà è ben gestita e fino alla fine non è del tutto chiaro se lui abbia sognato o meno. La spiegazione finale è un po' troppo esplicita. La classica situazione in cui il cattivo svela la verità al buono, indipendentemente dal finale.

    In rapporto ai racconti che ho letto finora è appena appena sotto. Quindi mi fermo a due, ma sappi che è abbondante. Con qualche ritocco, volto soprattutto a gestire meglio la struttura nella seconda parte, sarebbe un ottimo pezzo.
     
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  3. marramee
     
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    Non avendo mai letto il vecchio finale non posso fare paragoni, ma questo nuovo finale non è che mi piaccia molto. Ed è un peccato, perché la prima parte l'ho trovata molto bella e scorrevole, poi subentrano gli eccessi, e il finale appiattisce il tutto. Ti consiglierei di rivederlo ancora, perché proprio non è all'altezza dei primi tre quarti del racconto.
    Un due abbondante.
     
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  4. Help1712
     
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    mmmm... Il finale di questo racconto mi sta facendo impazzire!
    Nella prima versione lui si svegliava e scopriva che era tutto un TRIP dovuto a dei funghi allucinogeni (quelli che aveva mangiato sulla pizza)!
    Così ho evitato di cadere nel finale "che bara". Vedrò che posso fare! :D
    Grazie a entrambi della lettura!
     
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  5. Daniele_QM
     
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    CITAZIONE (Help1712 @ 1/6/2010, 18:01)
    mmmm... Il finale di questo racconto mi sta facendo impazzire!
    Nella prima versione lui si svegliava e scopriva che era tutto un TRIP dovuto a dei funghi allucinogeni (quelli che aveva mangiato sulla pizza)!
    Così ho evitato di cadere nel finale "che bara". Vedrò che posso fare! :D
    Grazie a entrambi della lettura!

    Sì, che i funghi sulla pizza fossero allucinogeni ci avevo pensato infatti. In realtà non è male che NON sia così. Però c'è qualcosa che non va anche in quest'altra versione secondo me. Mi piacerebbe saper essere più utile, ma sta a te il tocco magico. ;)
     
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  6. gelostellato
     
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    Un po' di note durante la lettura.

    CITAZIONE (Help1712 @ 1/6/2010, 09:40)

    CONSEGNA A DOMICILIO



    La pozza di luce proiettata dall’occhio ciclopico del motorino scivolava sull'asfalto di un quartiere residenziale perbene. La strada incassata tra due file di villette a schiera; nell'aria il profumo della borghesia di provincia.
    Luca tolse la mano dall'acceleratore mentre controllava indirizzo e nome annotati malamente su di un foglietto spiegazzato; superò un paio di villette tenendo d'occhio i numeri civici, poi si fermò.
    Come incipit lo trovo un po' farraginoso. Al di là della ripetizione di villette c'è una pesantezza con coppie di informazioni che si sovrappongono. Non è che non siano corrette, ma sono pesanti, per iniziare
    es: villette a schiera - meglio ville a schiera
    quartiere residenziale perbene - il perbene l'avrei tolto
    indirizzo e nome - lascerei solo indirizzo
    malamente su un foglietto spiegazzato - anche qui lascerei una delle due informazioni.


    ...avvolgevano il giardino in una luce calda.
    con/di una luce calda.

    C'erano persino i sette nani!
    C'erano persino i nani... tutti e sette!

    ingozzarsi di cibo spazzatura.
    io specificheri di cosa, ce lo rende più vicino, come personaggio.

    udì lo sfriso di una chitarra elettrica.
    sfriso? si dice? lo scopro ora. :)

    Una ragazza adolescente
    basta uno dei due, o ragazza o un'adolescente

    che avrà avuto pressappoco la sua stessa età, una cascata di capelli biondi che le scendevano sulle spalle dritti come spaghetti, occhioni da cerbiatto e un paio di labbra vermiglie e carnose, pronte per essere morse.
    se è un racconto parodia e vuoi dare l'effetto cliché ci sei riuscito, altrimenti cercherei di descriverla meglio, con meno frasi fatte.

    , sentendosi un completo coglione.
    e come sarebbe un coglione "incompleto?" :) sentendosi un coglione, secondo me già rende bene.

    arrivò a prendere le pizze, rivolgendo un sorriso di circostanza a Luca prima di andarsene.
    si affacciò alla porta - forse è sufficiente e più carino.

    la chiamarono da dentro la casa.
    toglierei "la casa" che è ovvio.


    dal momento che erano a farsi un weekend fuori porta.
    bruttino. fuori per il weekend, forse meglio.


    Sono un coglione, si ammonì mentre premeva il campanello, ma ormai era troppo tardi per i ripensamenti.
    Qui proprio non riesco a capire i ripensamenti. Dovrebbe essere ovvio che si fionda lì come un allocco in calore... diciamo che questi tentennamenti non me l'hanno reso un personaggio comune.


    beduini che assaporavano un narghilè.
    un verbo di "gusto" per il fumo un po' mi ha stonato. boh...




    Concessero a Luca l’onore di pescare per primo. Sette di picche.
    Per sua fortuna la riccia scoprì una donna e lui fu salvo. Per i primi tre turni non toccò una goccia d’alcool ma la serata era ancora lunga e la dispensa piena.
    Alla quarta mano prese la donna di fiori, e bevve.
    Alla quinta gli toccò bere doppio quando pescò il re di quadri. La Matta.
    “Direi che è giunto il momento di tirar fuori la roba da mangiare che sto andando in chimica” suggerì una delle punk.
    Elisa andò in cucina a prendere due ciotole di patatine e un cartone di pizza riscaldata.
    “Spero ti piacciano i funghi” disse a Luca.
    Sì, gli piacevano. Avido divorò due fette prima di riprendere a giocare.
    Al sesto giro bevve Elisa ma al settimo la sfiga tornò ancora ad accanirsi su di lui. Riuscì a bere pescando un cinque di fiori che nessuno superò.
    All’ottavo turno Elisa scoprì l'asso di picche e bevvero tutti tranne lei. Al nono Luca saltò ma sentì salirgli in gola un rutto acido e capì che non era affatto un buon segno.
    Qui mi sto annoiando. Forse si può snellire questa parte molto didascalica.


    , pio gli occhi ruotarono nelle orbite.
    poi

    , intravide un pelo di luce fioca che disegnava un pallido ventaglio sul pavimento.
    praticamente hai detto 3 volte il concetto
    pelo di luce
    fioca
    pallido ventaglio



    “Ok” sospirò. Con uno sforzo sovrumano si issò in piedi, appoggiarsi a una parete per non perdere l’equilibrio. Fu un bene, perché le sue mani toccarono qualcosa di freddo e, seguendone i contorni, Luca dedusse che era una di quelle scalette basse, per fare piccoli lavori di manutenzione in casa. Senza esitare la brandì, abbattendola contro la porta con quanta più forza poté metterci. Dovette ripetere l’operazione svariate volte prima che questa cedesse, spalancandosi su di un corridoio buio. Sul fondo, dritto d'innanzi a lui, brillava una luce pallida.
    Non è credibile, questo comportamente in un'abitazione non sua quando ancora, di fatto, non gli hanno fatto niente di male. Io credo che avrebbe cercato un interruttore, una luce. brandire una scala al buio mi pare una reazione da giustificare (magari con un attaco di panico post alcol)


    Scorse un movimento sul fondo della cella in cui era rinchiuso, una massa informe che brulicava come una colonia di insetti.
    Io qui continuo a pensa la cella al buio, forse sarebbe bello se il movimento lo scorgesse grazie alla luce che la porta abbattuta fa entrare nella stanza.

    Con un guizzo e una sorta di artiglio si protese verso il ragazzo. In quella mano, Luca vide fondersi un groviglio di ombre e creature striscianti. Serpenti! Quella mano aveva serpenti al posto delle dita, con la pelle viscida e scura come ebano. Serpenti che avevano ali membranose e grigie. Serpenti che si gettarono all’inseguimento del ragazzo con le bocche rosee spalancate, coronate da file di denti aguzzi simili a quelli dei piranha.
    E hanno aspettato adesso per rincorrerlo? prima che stavano a fare, mentre lui era svenuto? a guardarlo? Queste cose il lettore se le chiede.

    I colpi sordi dei serpenti volanti che si schiantavano contro il legno giunsero un secondo dopo.
    ora volano? secondo me è esagerato, nel senso che non fa spaventare. Pensa a quanto sarebbe stato più spaventoso toccare un serpente freddo al buio... vero, allora sì che avrebbe sfondato la porta a colpi di scala e pure cagandosi addosso. Quindi anche se è un'allucinazione si può sempre renderla poco oltre la realtà, invece che lontanissima da essa.



    Cercò di scappare ma era troppo stremato per sopportare un’altra corsa;
    bruttina questa frase

    Finalmente Luca raggiunse il cancello.
    togli Luca, sappiamo che è lui.


    Il volto era una poltiglia informe di carne avariata e scura; pus e sangue colavano a terra in gocce gravide. Gli occhi, ridotti a fessure, erano di un verde fosforescente e i capelli parevano fil di ferro da quanto erano secchi. Emanava un odore nauseante, di fogna, e Luca fu incapace di trattenere un secondo conato che gli ricadde tra le gambe divaricate.
    La creatura avanzò ingobbita, trascinando una gamba. Dalla bocca emetteva suoni osceni e incomprensibili. I denti sembravano pedoni sparsi su una scacchiera.
    Quando fu a meno di un metro da Luca,
    qui la dinamica non è chiara, gli era ricaduto tra le gambe (dal cofano) e ora è a un metro di distanza? Inoltre la descrizione è "troppa", molto meglio qualche pennellata, lasciare che il lettore immagini la mostruosità, mentre esagerare con i particolari fa meno schifo e meno paura.

    La sua voce era stridente come unghie su una lavagna.
    No ti prego, cambia.

    Una giovane vita intrappolata nel nullaspazio cosicché ci mantenga giovani. Ci alimenti.”



    Una giovane vita intrappolata nel nulla spazio, sino a quando non si esaurisce.

    SPOILER (click to view)
    Allora
    Lungo e pesantuccio tutto il primo pezzo di racconto, fino a quando è finito nella stanza buia. Va alleggerito, perché rischia di annoiare. Essendo una parte utile per presentare il personaggio principale, non ha bisogno di molti particolari superflui. Si può restringere e tagliare
    il come le tizie fanno bere luca è inutile, idem i dialoghi tra lui e le tipe.
    La fase onirica potrebbe essere buona, però la si potrebbe rendere una fase proprio folle, in cui lui sa di essere fuori ma nulla può per evitarlo e continua a vedere quello che è. La trovata delle streghe e lo spiegone finale della tipa proprio non li ho digeriti. Aldilà del fatto che le altre tre sono comparse. Inoltre ci andava una bella orgia, che sarebbe stato anche il classico modo per fargli rubare qualcosa (diciamo "le energie") dalle 4 baldracchette stregaiole. Anche così, però, non so quanto si sarebbe migliorato un plot che mostra la corda in partenza. L'idea di casa con streghe che succhiano vite ai pinkopalla per allungare le proprio sa troppo di già visto e sentito. Bisognerebbe operare un ribaltamento. Che ne so, Luca va lì per il fumo e l'alcool però e gay e queste non riescono a smuovergli un cazzo (ahahaha) e restano con un palmo di naso o la fanno fuori dalla rabbia. cose così, insomma.
    Ora come ora non lo trovo competitivo, caro orchideo.
    Voto 1, per me.

     
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  7. Peter7413
     
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    Ola!
    Tutta la prima parte ha un tono vispo e brillante che non mi è affatto dispiaciuto.
    Trovo banalotta e scadente la rivelazione delle streghe che succhiano la vita al giovane perché, anche solo rimanendo nel recente, mi sa troppo di Stardust.
    Nella seconda parte, tra l'altro, perdi un po' di grip anche come stile, il tutto si appesantisce un po'.
    Il mio consiglio è di lavorare di più sulle ragazze, il consiglio di Gelo non è male: dagli una chance.
    In ogni caso voto 3, anche se al pelo, perché il racconto si fa leggere volentieri ed è ben narrato.
    Alla prossima!
     
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  8. Munzic Reload
     
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    QUOTE (Peter7413 @ 4/6/2010, 01:11)
    Ola!
    Tutta la prima parte ha un tono vispo e brillante che non mi è affatto dispiaciuto.
    Trovo banalotta e scadente la rivelazione delle streghe che succhiano la vita al giovane perché, anche solo rimanendo nel recente, mi sa troppo di Stardust.
    Nella seconda parte, tra l'altro, perdi un po' di grip anche come stile, il tutto si appesantisce un po'.
    Il mio consiglio è di lavorare di più sulle ragazze, il consiglio di Gelo non è male: dagli una chance.

    Sono d'accordo con Peter, anche a me la prima parte è piaciuta, incuriosisce ed è divertente. Non mi è sembrata pesante come dice quello stronzone di Gelo :) , confermo il vispo e brillante di Peter.
    Poi nella seconda parte deragli, la svolta soprannaturale, secondo me, non è la strada giusta. Io terrei una direzione dentro le righe del normale, ma sorprendendoci con qualcosa di inaspettato che riguarda lui, magari (e qui sono d'accordo con il Gelido uomo), perché tutti si aspettano la sorpresa dal gruppo di ragazze più sicure di sè e sbarazzine.

    Non voto, perché non sto giocando, ma passavo di qua per caso. :)

    Non buttarlo via, perché la prima parte è proprio piacevole. Lascialo lì e lavoraci tra un po' di tempo a mente fredda.
    Ciao autista! ;)
     
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  9. Help1712
     
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    @ Peter e Munzic: grazie per la lettura e i consigli sparsi :D

    @Gelo: Kaiser, che radiografia che hai fatto! Davvero complimenti per il lavoro scrupoloso e per i tanti imput che mi hai disseminato qua e là. Approfitterò del weekend per fare una revisione generale del tutto e vedre se si può cambiare in parte la direzione del racconto... insomma, dare a Luca quella famosa possibilità che gli ho negato a priori! :D

    CITAZIONE
    CITAZIONE
    che avrà avuto pressappoco la sua stessa età, una cascata di capelli biondi che le scendevano sulle spalle dritti come spaghetti, occhioni da cerbiatto e un paio di labbra vermiglie e carnose, pronte per essere morse.

    se è un racconto parodia e vuoi dare l'effetto cliché ci sei riuscito, altrimenti cercherei di descriverla meglio, con meno frasi fatte.

    L'idea era proprio quella... giocare con quelli che sono gli stereotipi di un b-movie qualsiasi. E' un giochino che mi diverte molto (dato che mi diverto anche a fagocitarmi un sacco di cagate horror su pellicola) ma che, mi rendo conto, è spesso difficile da gestire. Come in questo caso, l'effetto finale è un pò troppo altalenante.

    Ribadisco, mi prenderò il weekend per puffare qualcosa... :P
     
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  10. black cat walking
     
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    Ciao! Il racconto non mi pare affatto male. Sicuramente è scritto bene. La prima parte forse è un po' lunga, però fa entrare in atmosfera. Il problema, secondo me, è che sono cose ormai talmente viste e riviste nei film americani che dopo poco si pensa "bene, veniamo al dunque, 'ndo'sta er mostro?" :D La parte del delirio ha acceso il mio interesse, ma prenderei sul serio tutti gli appunti di Gelo perchè anch'io penso che con meno parole potresti impressionare molto di più (vedi scene del primo e secondo risveglio). Il finale è invece proprio una delusione, dopo tanto lavoro arrivare alle solite streghe succhiavita, no, mi spiace ma non m'è piaciuto. Siccome hai detto che ci lavorerari, congelo il mio 2, in attesa di vedere le modifiche. :)
     
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  11. rehel
     
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    In effetti la storia è piuttosto banale e afflitta dai luoghi comuni del genere horror. Non ci sono guizzi, invenzioni, tentativi di uscire dal già visto e sentito.
    In questo modo è arduo acchiappare il lettore, insomma, non c'é trippa per gatti.
    Qualche nota.
    All'inizio la ripetizione di -villette- nella seconda occasione basta un sinonimo: edifici.abitazioni, ecc.
    >Non mi convince l'utilizzo di: sogni masturbatori.
    Una pila di pizze fumanti per soli 27 euro? Ho pensato. Poi si capisce che le ragazze sono 4 e il prezzo è giusto. Ma allora perché parlare di pila?
    Sono bazzecole, il problema serio è la mancanza di originalità.
    Ora, dici di avere voluto giocare con gli stereotipi del genete, ma credo tu abbia calcato poco la mano e chiuso troppo la canna del gas. Che volevi giocare col genere non si è capito, mentre in questi casi è d'obbligo una strizzatina d'occhio al lettore.
    Voto due.
     
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  12.  
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    Ciao

    SPOILER (click to view)
    No so,
    ho preferito tutta la prima parte "realistica" alla seconda "stregonesca", questo sia a livello di soggetto, che di trama, che di stile.
    Nella prima parte ho trovato interesse per il personaggio e la situazione, e secondo me gli elementi erano ben gestiti, poi si passa a una variante de "quello con cui me la vorrei intendere è un vampiro" che esagera nelle descrizioni pseudo-splatter (anche se qui sono vomitose) che ho cominciato semplicemente a saltare dopo il grumo di serpenti e che è solo una immagine dietro l'altra.
    Anche il finale/spiegone non mi è piaciuto e ci mancava solo lui che urlava "Nooooooo!"
    Non che sia scritto male a livello di stile, ma a partire dal risveglio non ho trovato elementi fondamentali (si poteva anche saltare al finale o non usare il finale).
    Non è una questione di gusti, però... anche tenendo il tema horror, ad esempio, potevi tenere tutto sfumato sul sembra, ma magari non è, in modo da tenere nel dubbio sia il lettore che il personaggio

    metto 2


    VARIE
    -"pio" - refuso
    -regolarmente non metti la virgola prima dei "ma"
     
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  13. Help1712
     
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    Eccomi qui, di ritorno dal mio oblio.
    Mi scuso per essermi assentato dal forum in questo 10 giorni ma la mole di lavoro da sbrigare è stata terribile. Ovviamente ciò implica, purtroppo, che non sono stato in grado di completare la revisione che mi ero perefisso di fare e che ora giace a metà sul desktop del mio pc in attesa che io la riprenda in mano.

    Apprezzo comunque i vostri consigli e le vostre letture, spero di riuscire a trarne qualcosa di buono!

    Marco.
     
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  14. Fini Tocchi Alati
     
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    Eccomi!
    Dunque:
    SPOILER (click to view)
    ho preferito la prima parte (quella più realistica) alla seconda (onirica e fantastica), sebbene sia forse un po' lunga e pesante e, per il mio gusto, troppo "adolescenziale".
    La seconda, a parer mio, si dilunga e andrebbe sfoltita di molto anche perché mi pare che le situazioni oniriche che descrivi si ripetano un po', rischiando così la ridondanza.
    La trama, secondo me, andrebbe un po' rinvigorita perché, anche a causa delle lungaggini di cui sopra, durante la lettura si perde talvolta l'interesse.

    Per il resto, non mi pare scritto male e dunque, in definitiva, il mio voto è 2.
     
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  15. Pecorella75
     
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    Infine ecco anche me!

    SPOILER (click to view)
    Secondo me l'idea della storia è da rivedere, ci sono troppi elementi che sanno di già sentito. Non appena il nerd delle pizze viene invitato al festino, già ci si fa un'idea di come andranno le cose. Perciò è chiaro che bisogna escogitare qualcosa perché avvenga un ribaltamento.
    Tutta la parte in cui lo fanno ubriacare è superflua, il resoconto di tutti i giri di carte fa solo stancare, e i dialoghi che ci stanno nel mezzo non dicono nulla di più sui personaggi.
    E' scritto abbastanza bene, con una certa scioltezza, solo ho notato che certe volte tendi a esagerare con qualche metafora ( secondo me, ovvio) fuori registro rispetto al tono del racconto. Ora mi viene in mente, per esempio, quelle dei petali di rosa per le macchie di sangue nella maglietta. E certe volte potresti tagliare qualche aggettivo inutile alla narrazione.
    Per me è due.


    Ciao Marco!
     
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15 replies since 1/6/2010, 08:40   271 views
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