Confessioni
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Confessioni

di Stefano Pastor - 35mila caratteri

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  1. rehel
     
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    Si tratta di un buon lavoro, la cosa è chiara, ma comunque migliorabile.
    In particolare ho avvertito troppi e anche ripetuti gli intervnti del dio-albero, nel finale, che dice che lui, il prete, gli ha indicato la via giusta. E lo ringrazia, per questo, ma anche questo succede troppe volte.
    Una ulteriore asciugatina porterebbe questa storia a un livello ottimale. Già di suo ha l'originalità, la buona scrittura e tutte le altre doti che ti sono caratteristiche, uno sfoltimento non farebbe che bene.
    Insomma, più o meno quello che ti hanno detto gli altri.
    Certo si capisce presto che la presenza nel confessionale è moolto particolare, ma altro non si poteva, credo. Cioè, difficile procrastinare la rivelazione senza tirarla troppo per le lunghe.
    Io avevo pensato a
    SPOILER (click to view)
    Un angelo, magari caduto... <_<

    Dunque, voto tre.
     
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  2. gelostellato
     
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    Noticine

    "Presto, molto preso"
    refuso, immagino.

    "trovò il coraggio di uscire fuori"
    toglierei 'fuori'

    "e l'umidità era al massimo"
    è scritto così benino che una caduta simile si nota subito. Elimina espressioni come questa. ;)

    " Le urla erano atroci"
    cambierei questo dualismo classico "urla atroci"

    "«Sta entrando dentro di me!» urlò una donna. «È dentro!»"
    dubito che se fosse così direbbe così, con queste parole.

    Dunque.
    SPOILER (click to view)
    Molto bene la scrittura. Farmi leggere un malloppo da 35k senza farmi patire o segnalare intoppi, se non poche cose, è già un merito. La scrittura è fluida e la lettura ne guadagna. Bravo.
    Possiamo analizzare perciò tutti gli altri aspetti della storia.
    Nucleo narrativo, tanto per cominciare. Non è originalissimo, ma questo non è un problema, ché nulla lo è, e sarebbe abbastanza ricco. Dico sarebbe perché c'è proprio un errore di fondo nel peso dato alle varie parti del racconto. Immaginiamo di riassumere il nucleo narrativo così: "lo spirito dell'albero della vita, abbattuto e utilizzato per costruire una statua votiva come un albero comune, prende coscienza di sè e, attraverso il dialogo (frainteso) con un sacerdote, inizia una colonizzazione spirituale-metafisica con l'essere umano, partendo da una chiesa durante una messa e in modo molto cruento e fisico" Bene, direi. A cosa è stato dato il maggior spazio?
    Al sacerdote, al suo dialogo, al tema sociale dell'abbattimento alberi, ai problemi e pensieri del sacerdote.
    A cosa il lettore vorrebbe fosse dato spazio?
    All'apoteosi catartica finale, ai dettagli dell'avvento dell'albero della vita, al legno che massacra la carne e all'immagine di questo nuovo Dio, che il mondo potrebbe avere.
    Opinione mia? Non credo, credo sia proprio una gioco di pesi da dare al racconto.
    Vanno benissimo il classico passato remoto e la focalizzazione sul sacerdote, facendoci vedere la vicenda da parte sua. Però l'importanza data al dialogo col confessionale è tanta, rispetto alla ristretta scena finale. E' come caricare una molla e poi il "salto" è poca cosa. Le scelta sono due, o si allunga l'apoteosi finale, o si abbrevia la parte iniziale e si allunga (ancora di più) la parte finale. Per me meglio la seconda.
    Poi.
    C'è il problema sulla struttura e la scelta di focalizzaione sul sacerdote che è lieve ma c'è. Si è deciso di giocare sul segreto del misterioso "confessante". bene, approvo, ma approvo solo per una parte di racconto. Gli inserti sulle statue di legno sono molto indicativi e diciamo che non serve esser molto smaliziati per capire che chi parla è lo spirito del legno (e non dio o un alieno, come si cerca di sviare). Pensavo addirittura che il parlante fosse, a un certo punto, il confessionale stesso, ma non mi è dispiaciuto che alla fine risultasse Santa Chiara, perché si poteva giocare sul sesso della voce misteriosa e soprattutto, era un corpo utile per l'azione finale.
    Diciamo però ceh, nel momento in cui il lettore capisce dove si vuole andare a parare, la sua attenzione scema e si rimane leggermente annoiati dal dialogo confessiorio del pievano, perché quello che si vuole è la confessione. Soluzioni? Sì, facile. Lasciamolo capire prima, in linea di massima, e non poniamola come un "effetto sorpresa" che non sorprende. Si potrebbe, per esempio, far venire i dubbi al prete, che ha capito, a un certo punto che è il legno (è un prete, non un pirla) così come lo ha capito il lettore, e magari cerca in tutti i modi di capire quale pezzo di legno è. Il confessionale? La statua? una croce?
    Ovviamente la risposta si ha solo con la confessione finale pre messa.
    E questo per quanto riguarda la struttura. Però ripeto, so di fare la pignainculo, però quando c'è capacità narrativa mi pare giusto risolvere questo tipo di probelmatiche.
    Veniamo a qualche piccola incongruenza. Diciamo che molte sono nel finale. La scena è poco verosimile o poco descritta. Si comincia a pensare che la gente non si comporterebbe così.
    vedi il prete che sta male? il sagrestano o altri accorrono subito
    vedi il prete che parla da solo? idem, alcuni riderebbero.
    vedi il prete che parla con la statua? cominci a pensare di chiamare un medico o che è una candid camera.
    Vedi la statua di legno che si muove? non gridi come un pazzo ma sei curioso, tutti sarebbero prima di tutto curiosi, e non comincia a urlare come pazzi scatenati (senza motivo, per altro)
    Alcuni sarebbero comunque scappati, usciti dalla chiesa. Altri avrebbero cominciato subito a filmare col cellulare. Sono piccole cose, ma rendono il racconto credibile.
    Poi.
    C'è troppa enfasi su questo albero della vita che ripete che è colpa del prete della nuova via che ha intrapreso. Show dont tell. Deve essere fatto capire, e non gridato ai quattro venti, che cosa sta succedendo.
    Il prete che grida e pensa, e il parlare di Santa chiara con lui che va spiegandogli cosa sta facendo può essere ridotto a una o due battute.
    E' questa la chiave di volta che dà valore al racconto. Il lettore deve essere indotto a pensare a un mondo alternativo, ed è un concetto potente, perché equivale a negare ogni altro Dio di cui non si ha evidenza empirica, sostituito da una divinità naturale che l'uomo ha "sradicato" dal suo giaciglio dormiente e stuzzicato e istruito perché iniziasse un nuovo modo di relazionarsi col mondo. Il messaggio diventerebbe "non svegliare il dio che dorme".
    Concludo dicendo che nella prima parte, il dialogo del confessionale è molto ben gestito, ma ho faticato a trovare verosimili alcune affermazioni del prete, o più che altro alcune domande "impertinenti".

    Comunque, alla luce di tutto ciò, questo resta un buon pezzo. Migliorabile ma un buon pezzo. La parte finale va assolutamente rivista, perché non è buona e non è adeguata al resto (breve e frettolosa), ma non ti posso negare un 4 perché per ora è il migliore che ho letto e l'unico su cui non ho fatto fatica nella lettura.
     
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16 replies since 31/5/2010, 23:41   324 views
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