Purtroppo lo trovo un racconto "povero". Non t'arrabbiare, ma si basta tutto su un non lasciar capire che stiamo parlando di astronavi e che gli umani sono merce rara. E' il banale gioco del nascondere una informazione per rivelarla alla fine, che può essere anche gestito bene, in racconti meglio pesati, ma qui non lo è. La parte iniziale e centrale è troppo lenta, rispetto a quella finale di descrizione del reale ambiente considerato (astronavi ecc)
Per altro la componente fantascientifica è trattata con molta superficialità, usando dei cliché e una "idea di fantascienza" senza però dare una effettiva descrizione dell0universo futuro che si sta creando.
[Ah, c'è un punto non so dove, in cui al posto della parole "futuri" ci va "successivi" o qualcosa di simile, ora non ricordo]
Ecco perché le strade sono due, per migliorarlo.
O si nasconde tutto fino all'ultima riga, ma aldilà di prestare il fianco a un'ampia prevedibilità si riesce molto scontati;
Oppure si trasforma il racconto in un vero racconto di fantascienza. Non si nasconde che stiamo parlando di collegio su altri pianeti, anzi, lo si dice subito e lo si usa per giustificare l'angoscia del ragazzo (e vorrei ben vedere) e si gioca invece sul fatto di umanità quasi estinta, tenendolo come rivelazione delle ultime righe. Così non si indispettisce il lettore, almeno.
La parte fantascientifica però deve essere resta meglio, più tecnica e più mirata. Non basta dire "astronave" e "pelle verde" per fare fantascienza. bisogna staccarsi da questo e andare oltre. basta alieni dalla pelle verde, facciamoli diventare pulviscolo, idea, frattali, quadri di EScher, non so... quunque cosa, ma purché non siano l'ennesima copia di Kodos dei Simpson