Il Risveglio
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Il Risveglio

di Marcello Gagliani Caputo - Horror

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  1. margaca
     
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    Sento il calore scorrermi nelle vene come un fiume in piena, apro la bocca e ne esce un fiotto d’aria calda. Cosa mi sta succedendo? Dove sono? Con fatica provo ad aprire gli occhi, ma è come se fossero cuciti. Ci riesco soltanto dopo vari tentativi e ciò che vedo non mi piace: buio, soltanto buio. Questa non è la mia stanza e non sono nel mio letto, e poi l’odore che mi circonda! Annuso l’aria e subito dopo ho un conato di vomito, solo adesso mi accorgo che non è per niente gradevole, anzi. È il mio alito, sono i miei vestiti, la mia stessa pelle.
    Provo a concentrarmi sugli ultimi ricordi, ma è come se tutto fosse stato cancellato. Ricordo a stento chi sono, come mi chiamo, poi nulla.
    Richiudo gli occhi, ascoltando il respiro che lentamente va facendosi regolare, e provo a muovere una mano, ma al comando rispondono soltanto due dita. Mi sforzo e riesco prima a farle muovere tutte e poi a spostare la mano. La faccio scorrere sulla superficie appena sopra di me e sento qualcosa di familiare. È morbido, liscio, quasi setoso. Improvvisamente l’immagine di una bara mi si para davanti, è aperta e dentro c’è un cadavere, uno dei tanti che io stesso ho seppellito. Sta lì, immobile, con le mani sistemate sul petto. Mi avvicino, lo guardo, e mi accorgo che è mio padre. Le labbra serrate, le palpebre chiuse, qualche strato di cerone per attutire il pallore del volto, scarpe lucide e un abito forse troppo grande, sono stato io a prepararlo. Gli sfioro la fronte con le labbra, gli carezzo il viso e mi appoggio sulla bara cercando di darmi una spiegazione a quella tragedia, ma sento soltanto il panico impadronirsi di me: il fiato diventa corto, il cuore batte all’impazzata…sono dentro una bara!
    Comincio a urlare fino a quando mi manca il respiro e inizio a battere disperatamente i pugni sopra di me, ma tutto ciò che ottengo è il rumore ovattato dal tessuto che riveste la bara.
    «Non posso essere dentro una bara». Mormoro cercando di riprendere il controllo. «Non può essere vero». Il manto che mi impediva di ricordare ogni particolare della mia vita ha lasciato spazio a migliaia di immagini confuse. Vedo mia moglie, mio figlio, la mia casa, il mio lavoro, amici, parenti e centinaia di persone di cui non ricordo neanche il nome.
    Riprendo a urlare con tutte le forze che mi rimangono e cerco di strappare via il tessuto che mi avvolge, ma alla fine mi ritrovo svuotato e sfinito, ormai senza speranza.
    Anche se stare a stretto contatto con bare e morti sia il mio lavoro, rimanere sepolto vivo è sempre stato un incubo ricorrente, quello che mai avrei voluto mi succedesse e ora invece eccomi qui, imprigionato e senza via d’uscita. La disperazione e il panico stanno lentamente lasciando spazio alla rassegnazione, alla resa: morirò qui.
    Torno a toccare il tessuto che mi avvolge, come se il contatto con qualcosa di familiare potesse in qualche modo consolarmi. Ne stacco un lembo e lo tengo stretto tra i polpastrelli della dita.
    «Non è possibile, non è…cosa è stato? Eccolo ancora!»
    Sto immobile, trattenendo anche il respiro, fin quando non sento ancora quel rumore. Stavolta sembra più vicino!
    «Aiuto!» Urlo disperato. «Aiuto!»
    E’ sempre più vicino.
    «Sono qui, sono qui, sono ancora vivo!» Grido con tutta l’aria che ho in corpo. «Sono ancora vivo!»
    La vanga ha forse battuto contro il legno della bara?
    «Tiratemi fuori!» Non ho quasi più fiato.
    Comincio a battere i pugni e a graffiare il tessuto che ho attorno, ne strappo lembi fino a quando le unghie non raschiano il legno.
    E finalmente il buio viene sferzato da un raggio di luce.
    Istintivamente mi copro gli occhi e quando finalmente sono in grado di guardare, vedo sopra di me un cielo illuminato da una splendida luna.
    Respiro a bocca aperta assaporando la freschezza dell’aria notturna e mi guardo attorno in cerca di colui o coloro che mi hanno salvato. Cerco di dire qualcosa, ma quando riesco a mettere a fuoco, ogni parola mi muore sulle labbra. Davanti a me c’è uno stuolo di creature dai volti spappolati e coi vestiti a brandelli.
    Rimango immobile, terrorizzato, chiedendomi se non fosse stato meglio morire, fino a quando non vedo uno di loro chinarsi e offrirmi una mano rinsecchita e sanguinolenta. Mi stava sorridendo?
    Non mi muovo di un centimetro, forse neppure respiro, i miei occhi sono fissi su di lui: un teschio con qualche brandello di carne che pende dalle guance e una gamba spappolata. E come lui, se non peggio, ce ne sono a decine e tutti lì attorno, in attesa forse di pasteggiare con le mie carni.
    Non so cosa fare, mi sento annientato, come un uomo schiacciato dal peso del mondo. Alla fine, senza neppure rendermene conto, allungo il braccio e stringo quella mano umidiccia. Con uno strattone più energico di quanto sembrava capace lo zombie mi tira su e mi ritrovo seduto sull’erba del cimitero. Anche questa è umida a causa della rugiada notturna, ma la sensazione di qualcosa di fresco sulla pelle mi rende più sveglio e presente. Mi guardo ancora una volta attorno, nella speranza di vedere qualche viso familiare o almeno normale, ma tutto ciò che vedo sono quelle creature che si inginocchiano abbassando il capo.
    «Ma cosa…»
    «Era tanto tempo che ti aspettavamo». Dice lo zombie che mi aveva tirato su. «Siamo qui tutti per te, mio Signore».
    Io li guardo, roteando gli occhi a destra e sinistra, e ho improvvisamente la sensazione di conoscerli, tutti, uno per uno. Nonostante di molti di loro sia rimasto soltanto qualche brandello di carne, so di averli già visti.
    «Sei stato il nostro custode per tanti anni» aggiunge sempre lo stesso zombie «hai curato le nostre tombe, hai consolato i nostri cari e noi adesso siamo qui per servirti».
    Io mi guardo ancora attorno, incredulo di quanto sta succedendo. La mia mente viene attraversata dall’idea che sia tutto un macabro scherzo, ma quando uno di loro si sposta liberando dietro di sé una lapide luccicante, ho la certezza che così non è. Riflesso sulla superficie liscia ci sono io, il mio volto.
    Rimango immobile a fissare quelle putrescenze che mi hanno scavato il viso facendo vedere la carne viva e quei quattro peli che mi sono rimasti in testa. Mi accorgo di avere perfino una mano completamente scarnificata. Muovo le dita e sento chiaramente lo scricchiolio delle falangi, i miei occhi hanno perso il colore marrone che li aveva caratterizzati da sempre, non ho più le sopracciglia. Sono davvero io quel mostro?
    Mi guardo ancora una volta attorno, i miei nuovi sudditi sono ancora inginocchiati con la testa bassa, forse in attesa di un mio cenno, ma io non so cosa fare né cosa dire. Che diavolo ci faccio qui? Perché mi sono trasformato in quell’ammasso di carne putrida? Perché quegli esseri mi chiamano Signore? Io, povero becchino in un vecchio cimitero, adesso ho uno stuolo di mostri al mio servizio. Che devo farne? Mi tocco i vestiti a brandelli che coprono parzialmente quello che rimane del mio corpo e una parola mi balena nella mente: POTERE. Una miriade di voci cominciano a ripetere quella parola, sempre più forte, più forte, più forte e senza neppure rendermene conto sul mio volto si disegna un sorriso. Mi giro nuovamente verso la lapide e mi specchio rabbrividendo: non è un sorriso, è un ghigno.

    Edited by margaca - 14/6/2010, 19:15
     
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  2. Daniele_QM
     
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    Il finale s'intuisce ma non lo avrei lasciato così in sospeso. Vedrei una conclusione un po' più d'impatto.
    SPOILER (click to view)
    Comunque è carino, il senso di angoscia è reso discretamente, anche se forse avresti potuto fare qualcosina in più. "mostrando" meglio la sua disperazione, che in realtà appare solo accennata, molto "raccontata" ma poco vissuta. Non si capisce però perché alla fine gli altri zombie considerino lui il loro Signore. Cioè, che fosse uno zombie anche lui, uno tra tanti, era ormai palese, ma divertente. Che sia addirittura un capo che gli altri stavanoa spettando... perché? Manca del background allora. Una storia dietro la storia di cui non fai parola. Questo non va tanto bene. Il lettore rimane con un po' d'amaro. Almeno qualcosa in più sarebbe lecito aspettarselo. Magari attraverso i ricordi di lui. Non so cosa, ma pensaci.

    Nel complesso è un due, anche se abbondante. A rileggerti! :)

    Fatto. Ricordati di autovotarti 4. ;)
     
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  3. marramee
     
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    Ora funziona. Bene.

    Classica situazione lovecraftiana che più classica non si può, situazione già incontrata in molte occasioni, eppure... mi è piaciuto. Hai saputo rendere benissimo una situazione già sfruttata, dosando molto bene la suspense e creando aspettative anche dove non avrebbero dovuto essercene. Il finale era scontato, però avresti potuto spiegarlo un po' di più.
    Buon esordio a Usam.
    Voto tre.
     
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  4. Fini Tocchi Alati
     
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    Uhm...
    SPOILER (click to view)
    hai scelto di raccontarci qualcosa che ormai abbiamo visto e letto in tutte le salse! Sin da subito, però, lo metti in chiaro e, quindi, non aspettandomi nulla di particolarmente originale, mi sono dedicato totalmente alla lettura.
    Devo dire che, seppure a tratti, il racconto mi ha catturato.
    Soprattutto la parte centrale mi pare ben fatta, sebbene lo stile sia un po' troppo gonfiato (pieno com'è di avverbi e aggettivi e... puntini di sospensione che, anziché far crescere la tensione, il più delle volte la tagliano di netto).
    La parte iniziale, invece, è più debole, forse perché il protagonista si pone troppe domande e il racconto pare in stallo, senza riuscire a progredire.
    Il finale... uhm... no, non mi piace.
    Hai ricercato l'effetto finale, forse per condire il racconto con un pizzico di originalità, però mi pare troppo frettoloso e anche scontato.
    Credo, infine, che l'uso della prima persona ti abbia un po' limitato. Vero è che contribuisce a immedesimare il lettore col protagonista, ma è anche vero che hai ben poche armi a disposizione. E una situazione del genere, in cui praticamente non succede niente, è difficilissimo da gestire quando hai una prospettiva tanto limitata.
    Ovvio, si tratta del mio parere.

    In definitiva, dico 2 e ti do il mio benvenuto (ammesso che non l'abbia già fatto in un'altra mia vita).
    E ti aspetto al varco col prossimo racconto.
    Ciao!
     
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  5. margaca
     
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    Grazie a tutti per il benvenuto e i commenti preziosissimi, mi sto rendendo conto che questo è uno dei concorsi più utili a cui ho mai partecipato. Ho visto che anche altri l'hanno fatto, per cui ho modificato il finale e qualcosina qua e là.

    Edited by margaca - 2/6/2010, 10:35
     
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  6. Help1712
     
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    Ciao, prima di tutto benvenuto! :P
    Il racconto non è male, ma di sicuro non è riuscito sotto molti apsetti.
    nella parte inziiale secondo me il protagonista resta troppo attaccato ai ricordi (molti dei quali gli ho trovati superficiali ai fini della storia) e questo tipo di narrazione non riesce a trasmettere l'angoscia. Avrei forse ceracto di farlo dibattere di più, di accentuare il suo senso di impotenza claustrofobica, magari facendo riferimento all'impossibilità di muoversi liberamente, alla mancanza di aria (sempre che respiri visto che è uno zombi! :D) all'oscurità che lo avvolge. Insomma, più sensazioni, meno ricordi.
    Almeno, questo è quello che penso io.
    Per quanto riguarda i ricordi, un paio di volte diventano ridondanti, cercherei di mettere magari meno immagini della sua vita precedente, ma più chiare. magari "buttando lì" un indizio (anche celato, va benissimo) di come mai lui è il capo dell'esercito di non morti. Era un occultista? Aveva qualche predisposizione particolare? Era stato maledetto da uno zingaro? Insomma, cercherei di dare una logica al tutto.

    Comunque come stile di scrittura non è male. Scorrevole, fluido e che si fa leggere tutto d'un fiato. come detto sopra, forse un pò troppo "verboso".
    Ancora benvenuto e a rileggertI!

    Ah, dimenticavo... Voto 2, anche se un pò abbondante. lo stile, purtroppo, non compensa alcuni buchi di narrazione.
     
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  7. G.B.Shock
     
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    L'idea è buona anche se abusata, se non altro (come già detto da altri) ti sei scostato dalla classica "sepoltura prematura" di Poe-iana memoria.
    L'impressione è però che sia tutto un po' troppo prolisso e "raccontato". La narrazione sembra fin troppo lucida per uno che si ritrova sepolto vivo... Non so, dà al lettore l'impressione di qualcosa di forzato e innaturale.
    Non me la sento di dare più di 2, sorry.
     
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  8. black cat walking
     
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    Ciao, anch'io sono nuovo, quindi sai come mi sento... :)
    Mi accodo al commento di GBShock, anche secondo me hai tenuto un tono troppo lucido per qualcuno che si scopre sepolto vivo (?). Per esempio all'inizio, il tipo c'ha messo troppo a realizzare, veramente troppo: mi muovo, non mi muovo, mi muovo; urlo, non urlo, urlo; batto, non... ecc. ecc.
    Poi c'è il finale: perchè lo eleggono capo? E' come se avessi finito il tempo per spiegare... :)
    Ecco, forse se accorciassi la prima parte in favore di un ampliamento della parte finale, troveresti la quadra.
    Detto questo il mio voto è 2.
    Alla prossima!
     
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  9. RobertoBommarito
     
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    Benvenuto!

    Il racconto è scritto bene, ritmo incalzante e intenso. liscio, nel senso che eviti di usare frasi pesanti che costringono a una seconda lettura.
    però, anche se dici diverse volte nel racconto che le cose che nomini e i temi che usi non sono originali, ciò non toglie il fatto che appunto non lo sono.
    questo gioca a sfavore del racconto perché l'interesse di chi sta leggendo può venire meno.

    Voto 2.
     
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  10. Peter7413
     
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    Ola!
    Mi unisco al coro dei BENVENUTO!
    Per me il tuo è un buonissimo racconto con l'unica pecca del finale, poco spiegato e eccessivo, nel senso che proprio non si capisce il perché sia divenuto il Signore di tutti gli zombie del cimitero. Ehi, ideuzza che mi è venuta scrivendo: perché non ci infili che il protagonista in vita altri non era che il becchino? Ecco che allora sarebbe spiegato il considerarlo così importante dagli altri zombie!
    Detto questo mi discosto da chi sostiene che il tono del seppellito sia troppo sereno, durante la lettura mi è parso tutto molto verosimile. Magari, anche qui, potresti inserire dei riferimenti alla sua vita per dimostrare quanto fosse abituato, che so, a reagire in modo razionale agli eventi.
    Il mio voto si attesta sul 3 con grandi potenzialità di miglioramento. Attenzione però che il finale, nella forma attuale, potrebbe convincere molti ad abbassarlo (io stesso, sulle prime, ci ho pensato).
    Alla prossima!
     
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  11. margaca
     
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    Non male l'idea del becchino! Comunque rinnovo un sentito GRAZIE a tutti voi, avete scritto consigli e osservazioni davvero utili per migliorare. Ho già pronto il racconto per luglio! :D
     
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  12. Pecorella75
     
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    CITAZIONE
    Perché quegli essere mi chiamavano Signore?

    Piccolo refuso.

    Questo racconto ha tre difetti, mi veniva da pensare mentre leggevo: 1) troppi punti interrogativi, che alla lunga stancavano, 2) troppi puntini di sospensione disseminati soprattutto nella prima metà, 3) per due terzi di racconto praticamente non accade nulla.

    Le reazioni del protagonista, che si sveglia dentro una bara, mi lasciano un po' perplesso, prima ci mette un mucchio di tempo a capire di essere dentro una bara e poi non si agita nemmeno più di tanto. Mi sembra troppo artificiale il tono che usa, così pieno di enfasi, quando invece quello che dovrebbe risaltare dovrebbe essere la disperazione.
    Il finale invece, ti dirò, non mi è dispiaciuto, soprattutto la frase finale. Però almeno un appiglio, anche nascosto, per capire per quale motivo lo considerano il loro re forse ce lo dovevi.

    In definitiva metto due, per i motivi sopra elencati non posso arrivare a tre, nonostante sia scritto benino.
    Ciao, benvenuto da queste parti, e alla prossima!
     
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  13. rehel
     
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    Allora, benvenuto, per prima cosa :P
    Alcune frasi che non stanno bene in piedi:
    ....per capire se mi ricordi qualcosa... (se mi ricorda)
    ...solo adesso mi accorgo che non è per niente gradevole come quello del caffè ecc... (manca almeno una virgola)
    Questi errori sono gravi perché proprio all'inizio del raconto e se a questo uniamo cose che ti hanno fatto notare: troppe domande, aggettivi, puntini ecc... ecco, si tratta di un cattivo biglietto da visita che disarma un po' e no invita a leggere la tua storia. Tuttavia sei stato bravo perché ho avvertito il bisogno di continuare e di sapere cosa succedeva dopo.
    Ricordati sempre che l'inizio è fondamentale! E' la tua presentazione, il tuo lasciapassare, la sola possibilità che il lettore prosegua la sua lettura.
    Alcune cosucce molto meno importanti:
    ..mio figlio fra vent'anni aprirà questa bara. Ecco, io credo che le sepolture in terra vengano aperte dopo 10 anni, per i loculi si parla invece di almeno 40 anni (in alcuni comuni sono 30). Naturalmente per le tombe di famiglia il discorso non vale.
    ...la superficie liscia del legno che adesso si è trasformato in prigione... un bubbio, ma il coperchio della bara non è rivestito di raso, tulle,ecc. come il resto della bara? SE sì, allora lui toccherà questo, piuttosto che il legno.
    Nel finale il tempo narrativo passa bruscamente al passato. Fino a quel momento narri al presente, poi, senza giustificazione (almeno io non la vedo) e senza staccare con una riga vuota, cosa che di solito indica al lettore un cambio (punto di vista narrativo, scena, capitolo, ecc.)
    Mi pare ottima la trovata di Peter7413, del resto almeno un po' di giustificazione ci vorrebbe. Io ci vedrei anche una cosa del genere: lui aveva un lavoro nel quale era sfruttato, lui assieme ad altri. Pesantemente sfruttato, magari qualcuno ci moriva anche in quel lavoro. E i tizi che lo dissotterrano sono proprio suoi compagni di lavoro. A quel punto anche lui ricorda di essere morto e come; a causa di uno che lo maltrattava, lui e gli altri. E ora sono decisi a fare vendetta. O qualcosa di simile. Insomma, si possono trovare diverse possibilità. Comunque buona la frase di chiusura.
    Condivido che nella prima parte una buona asciugatina non farebbe male.
    Il mio voto è 2/3. Visto che sei nuovo e la pagnotta te la devi guadagnare, dico 2. :asd:
     
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  14. gelostellato
     
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    NOTE DURANTE LA LETTURA
    CITAZIONE (margaca @ 1/6/2010, 20:49)
    Non so da dove provenga questa spinta, ma sento un calore incredibile scorrere nelle vene come se il mio corpo fosse attraversato da un fiume in piena.
    No, non è un buon incipit. Non mi chiedere perché :) ma non è una buona frase di apertura. Troppo "fatta", con quel "incredibile" da cassare e quel fiume in piena che è troppo scontato.

    Che cosa mi sta succedendo?
    togli il "che"

    ma è come se me li avessero cuciti.
    bruttina, come espressione. farraginosa. "come fossero cuciti" molto più rapido e visivo.

    ciò che vedo non mi piace per niente:
    "per niente" da eliminare

    Annuso l’aria per capire se mi ricordi qualcosa, ma non faccio altro che provocarmi un conato di vomito,
    "ricorda" e poi provocarsi un conato fa un pochin ridere ;)



    E’ come
    È come

    , è un po’ il mio alito, un po’ il mio dopobarba, un po’ i miei vestiti, la mia stessa pelle…sono io a fare questo cattivo odore!
    io capisco che è una prima persona, e che in teoria sarebbe giustificato tutto, però uno che parla così sembra proprio un tordo, quindi cercherei, (a meno che non si voglia dargli una caratterizzazione particolare) di essere più corretto. Questo "è un po'" è troppo colloquiale e sta per "in parte"

    Chiudo e riapro gli occhi, sperando che si siano abituati alle tenebre che mi circondano, ma nulla, continuo a vedere solo nero.
    ma se sono aperti come pensa che chiudendoli si abituino alle tenebre? suvvia! :) Confessa... è il figlio di bossi questo qua. :D

    Dove sono? Perché c’è questo silenzio e quest’opprimente sensazione di vuoto?
    Allora, senza cattiveria, questa è la frase dove io avrei deciso di smettere di leggere. Te lo dico perché se io fossi un lettore normale, e non fossimo in una situazione particolare come questa, a questo punto del racconto sarei parecchio irritato e annoiato. la soggettiva di tizio che si sveglia al buio nel vuoto e nelle tenebre e ce lo descrive riesca a fare a essere una buona tortura (credo la usino in corea contro i nemici del partito :) ) Diciamo quindi che bisogna metterci altro nelle prime righe... ;)


    ma tutto ciò che vedo è me stesso andare a letto dopo la consueta passeggiata serale con mia moglie,
    toglierei "tutto" e poi quel "ciò che vedo è me stesso" è bruttino, da leggere.

    Sembra essere tutto attorno a me, tranne forse sotto di me,
    a me-- di me


    il fiato mi si blocca, il cuore mi si ferma…
    argh! togliere "mi".

    sono dentro una bara!
    azz, ma va?! e quindi tanto ne sei uscito, giusto? visto che sei qui a raccontarcelo. Questo racconto sta prendendo una brutta piega... spero in un colpo di scena coi controfiocchi eh..

    In un attimo di lucidità poggio nuovamente le mani sul legno sopra di me e
    No no, se è in una bara questa cosa non la fa, non riesce a piegare i gomiti per farlo.

    Cerco di rimanere lucido e calmo, ma davanti ai miei occhi continuano ad affollarsi migliaia di immagini: mia moglie, mio figlio, la mia casa, il mio vecchio lavoro, amici, parenti e centinaia di persone di cui non ricordo neanche il nome.
    Non credo che succeda questo se uno si sveglia in una bara. dubito fortemente che gli sovvengano queste centinaia di immagini. Solo il terrore, il panico, o la pazzia, forse.

    Mi hanno appena sepolto o sono qui da decine e decine di anni?
    no, direi che anche questa domanda è innaturale, credo.


    Magari sono andato in morte apparente e nessuno se n’è accorto…
    dov'è che è andato? frase errata.

    Improvvisamente un barlume di speranza si riaccende dentro di me, forse non tutto è ancora perduto.
    «Che faccio? Urlo? Chiedo aiuto?» Sento che la mente va schiarendosi. «Magari qualcuno mi sente, magari la bara è stata appena chiusa e sono ancora tutti qui attorno, forse se batto con violenza mi sentono…»
    Anche qui difficile immaginarsi che si metta a parlare da solo dicendosi queste parole. Molto, molto inverosimile. In realtà qui ce la sta raccontando, è come un attore che è in radio e recita per far sapere agli ascoltatori la sua situazione. Ma non va bene, noi siamo lettori, dobbiamo immedesimarci nella prima persona. gridare e basta, probabilmente, fino a rimanere afoni. Come succede dopo



    Niente da fare, sono ancora qui. A questo punto non mi rimane che aspettare di morire, chissà come sarà, chissà come sarà morire sapendo di star per morire.
    morire morire morire

    Me lo sono sempre chiesto durante la mia lunga vita,
    ha la vita lunga, i figli piccoli e pensa che fra vent'anni apriranno la bara... mmm

    L’unico pensiero adesso è rivolto alla mia famiglia, ad Alessia e Davide,
    i nomi vanno tirati fuori prima, qui è tardi, siamo a metà racconto.

    Che destino beffardo mi è stato serbato!
    è diventato un cavaliere medievale? più probabile che fiocchino parolacce e bestemmie.

    Che siano già arrivati i famigerati vermi?
    famigerati?!?


    Ripenso ancora ai racconti letti da bambino
    è la terza volta... non sa fare altro?

    e mi immagino un vecchio curvo
    togliere "mi"


    «Liberatemi, liberatemi!» Urlo.
    Okay, è biagio antonacci! No dai, scherzo, ma non ho resistito alla battuata :)



    Rimasi immobile,
    Rimango, sennò c'è un problema di consecuzio

    SPOILER (click to view)
    Insomma.. che dire. E' un racconto molto acerbo. Si vede che manca ancora uno stile proprio e che siamo in una classica storia che sa di "già visto e sentito". Non ci si spiega, al di là delle molte incongruenze già segnalate, come mai il tizio che percepisce la bara e il velluto ecc, non si accorga del suo corpo (a parte l'odore). Anche il non spiegare il perché diventi signore di zombi, qui, non è una buona scelta. E' un racconto sbilanciatissimo, poi, nel senso che 5/6 di racconti parlano del suo rendersi conto di stare in una bara e annoiano, anche perché il suo flusso di pensieri è alquanto monotono e ripetitivo. Si nota dall'assenza di errori di battitura e refusi che c'è stato impegno e cura, dietro, e quindi prendi con le pinze le mie battutine, che non vogliono essere perfide ma solo comunicarti le sensazioni da lettore. Siamo infatti in uno di quei brani che vorrebbero essere horror e finiscono per suscitare un umorismo involontario.
    Molto stereotipate, poi, le descrizioni degli zombi e l'idea di sepolto vivo che è così cliché che inizialmente mi aspettavo una deriva comica con tanto di presa in giro azzeccata. (del tipo lui che si sveglia non so dove o chissà cosa combina)
    Insomma, il voto 1 è dovuto, ma senza alcuna cattiveria. Ci si passa tutti per questo tipo di racconto ;)
     
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  15. margaca
     
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    Ragazzi, ho rivisto completamente il racconto alla luce delle vostre osservazioni. C'è qualcuno interessato a leggerlo? Postarlo di nuovo non mi sembra corretto.
     
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20 replies since 1/6/2010, 19:49   304 views
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