Testa, coda, lisca.
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Testa, coda, lisca.

di Antonino Alessandro, Fantastico, 35.000 cc.

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  1. Pecorella75
     
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    Era il titolare: tale e quale al cattivo delle soap opera: autoritario e arrogante.
    Non mi piace molto questo paragone, proprio nell'incipit. Non ti so spiegare perché, quindi prendilo con le molle.

    Forse quella sera le mie orecchie percepirono il suo sospiro sotto il letto ma la mia mente assonnata non se ne curò.
    Una virgola prima del "ma".

    «Credo che sarebbe interessante sapere quante persone al mondo vedono un morto che cammina» feci una pausa, «a parte gli americani che portano un poveraccio alla sedia elettrica.»
    Questa battuta mi pare fuori luogo.

    La sua risata, sfiatando dal buco grande quando un’arancia, si espanse all’interno monovano
    Non so, non me la riesco a figurare un'immagine che si espande...

    Usi l'aggettivo arrogante per descrivere il sig. Miceli all'inizio, subito dopo per un'alga filiforme. Lì avevo storto un po' il muso, ma avevo lasciato correre. Poi ho ritrovato alla fine lo stesso aggettivo usato anche per il Palazzo Arcivescovile. Non so, a me non suona bene, può darsi che "psicologicamente", il fatto che lui veda tutto "arrogante" voglia dire qualcosa, però stilisticamente non mi piace.

    Una tempesta di pensieri mi turbinò dentro raccogliendo la mia coscienza sbattendomela dentro come fa una bambina annoiata con una bambola di pezza.
    Questa frase mi pare che abbia alcune cose che non vanno:
    1) ripetizione di "dentro";
    2) due gerundi ravvicinati che sono bruttini
    3) forse manca qualche virgola
    4) altro che non so definire, ma insomma la frase è certamente da rivedere.

    le unghia che affondavano sulle palme fino a farmi male, le nocche gialle.
    Mi sembra un'immagine un po' stereotipata. Nel senso che si legge troppo spesso. Non che sia sbagliata, eh...

    Il racconto non è male. Ma devi sistemarlo. L'ho notato spesso, quando scrivi racconti lunghi, ha dei cali nello stile, forse cala un po' l'attenzione. Fai molto bene, scrivi in maniera scorrevole (è lungo ma io l'ho letto veloce e senza stancarmi neanche un po') poi a un certo punto una frase come quella che ti ho segnalato (quella con la ripetizione di "dentro") fa storcere il muso. Ovviamente non è nulla che non si possa sistemare rileggendolo un po'...

    La storia è strutturata bene, mi è piaciuta la ripetizione dei "giorno", "notte". La trama regge bene, direi fino al quinto capitolo. Poi qualcosa scricchiola...
    Uno, non si capisce perché Marco svanisce. Due, non capisco come gli possa venire in mente di supplicare il capo di riprenderlo a lavorare. Tre, non capisco da dove viene questa sua sicurezza che dopo anche gli altri due morti verranno a trovarlo.
    La soluzione potrebbe essere quella che tu voglia lasciare il lettore nel dubbio tra la svolta "meravigliosa" (l'esistenza dei fantasmi e la sua propensione a vederli) e quella "reale" (lui è uscito fuori di testa, ha delle allucinazioni, e per questo commette anche gli altri due omicidi). Se è questo quello che vuoi fare, potevi preparare il finale con meno fretta. Dando magari qualche indizio di follia.
    Tra l'altro una certa frettolosità nei finali, l'ho riscontrata anche nel racconto di Santa Rosalia... è come se alla fine, la situazione ti scappasse un po' di mano. E' un peccato, perché invece entrambi i racconti sono preparati in maniera eccellente.

    In definitiva un tre mi sembra la soluzione più giusta. Ma c'è del potenziale non sfruttato in questo racconto.

    Ciao!




     
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23 replies since 30/6/2010, 23:07   464 views
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