Vestita di sangue
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Vestita di sangue

Horror/Fanta/Noir (21mila car.)

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  1. Daniele_QM
     
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    EDIT: la lunghezza è aumentata rispetto ai 21mila iniziali. Sono 34mila.


    VESTITA DI SANGUE
    di Daniele Picciuti

    Mi piace quando lo fanno
    (Agatha Astori)


    - Vasilij -

    Non lo vidi subito. Sbucò dal buio silenzioso come un alito di vento e altrettanto veloce. Per schivarlo quasi mi slogai una spalla, ma una volta fuori dalla sua portata, sollevai il lanciafiamme e lo arrostii per bene.
    Non so se avete mai sentito un vampiro gridare. È come assistere allo strazio di un’aragosta infilata viva nell’acqua bollente. Fa venire i brividi.
    Sia chiaro, non sono mai stato un simpatizzante degli “anemici”, come li chiamiamo noi. In linea di principio, però, qualunque essere vivente che sputi fuori l’anima per il dolore, è uno spettacolo che mi vorrei risparmiare.
    Non sono uno debole di cuore, intendiamoci. Ma ho una mia morale.
    Comunque, mentre l’anemico era lì agonizzante a terra, gli altri vennero fuori dal bosco come ombre dannate, puntando dritto su di noi. Eravamo in quattro, quella notte. Quattro folli che si divertivano a sfidare il coprifuoco e ogni dannatissima logica per il bene di questo paese.
    Lorenzo, il veterano, faceva questo lavoro da cinque anni ed era il nostro leader. Era lui a prendere le decisioni ed era sempre lui a tenere i contatti coi grandi capi.
    Agatha e Emma, le sorelle simbiotiche, erano le nostre esche. Sapevamo che gli anemici non avrebbero resistito a due bocconcini come loro, perciò erano sempre le prime ad addentrarsi nella tana del nemico, e le ultime a uscirne.
    E poi c’ero io, Vasilij, madre russa e padre italiano, un figlio d’arte se vogliamo, poiché mia madre proveniva dalla patria del moderno vampirismo ed era stata, per anni, la miglior cacciatrice sulla piazza. Mi aveva cresciuto a baci e scudisciate sulla schiena, giusto per abituarmi alla vita che avrei fatto da grande. Non so se i baci siano serviti, ma le frustate segnano ancora il mio corpo e mi rammentano ogni giorno in che schifo di mondo viviamo.
    Emma attraversò la mia visuale, saltando da una parte all’altra del sentiero, scomparendo tra gli alberi. Un attimo dopo vidi sfrecciare qualcosa che la inseguiva.
    L’auricolare gracchiò e fui costretto a sfilarmelo, infastidito.
    - Qui Lepre Uno, ci siete? La volpe mi è alle costole!
    Era Emma.
    - Lepre Uno, qui è Lupo! – risposi, scrutando la notte per individuare i loro movimenti. – Ti ho vista passare, ma ti ho persa!
    - A ore dieci! – rispose lei, affannata.
    Puntai il Fire 370 da quella parte e restai in posizione di guardia, in attesa di vederli spuntare.
    Emma comparve all’improvviso, sfilandomi accanto senza neppure guardarmi, e un attimo dopo l’anemico mi arrivò addosso. Feci appena in tempo a premere il grilletto.
    Il fuoco divampò dalla canna trasformandolo in un falò ambulante.
    Lo osservai contorcersi e urlare, poi stramazzò nel tappeto vegetale fino a consumarsi come un tizzone da fornace.
    Emma si adagiò su una roccia, senza fiato. Nella sua strana uniforme mi faceva arrapare come un ragazzino alla prima erezione. Ho vent’anni, sapete, non ho avuto molti rapporti e non sono esattamente uno capace di controllare le emozioni. Anzi, diciamo che sono le emozioni a controllare me.
    - Stai bene? – le chiesi, scioccamente, quasi mi aspettassi che avesse bisogno del mio aiuto.
    - Finora sì – mi rispose, gelida. – A quanti siamo?
    - Questo è il terzo. Non so quanti ne abbia impalati Lorenzo.
    - Beh, sentiamo, no? – biascicò, bisbetica, attivando la comunicazione. – Qui Lepre Uno. Aquila, mi senti?
    Ci fu un momento di silenzio radio, poi sentimmo gracchiare nelle orecchie.
    - Qui Lepre Due! – Era la voce di Agatha. – Ho perso Aquila cinque minuti fa! E ho un anemico addosso!
    - Dove sei, Lepre Due? – Domandai allarmato, anche se dallo sguardo di Emma capivo che lei già sapeva tutto.
    - Mi sta spingendo fuori dal bosco! Credo sia una trappola!
    - Da che parte?
    - Est!
    Emma non tardò a reagire. Si alzò dal suo sasso e corse verso il confine orientale del bosco come se volasse. Io le andai dietro, ma dopo un po’ la vidi scomparire tra le ombre.

    Quando raggiunsi il limitare degli alberi, qualcosa stava lottando, al di là della macchia. Emersi nella pianura in tempo per vedere Agatha che veniva trascinata a terra da due maledetti anemici. Emma giaceva al suolo con uno di quei figli di puttana addosso, mentre Lorenzo era a pochi passi da me, che riempiva di chiodi di frassino il branco che li stava circondando.
    Il 2500 Great Impaler era l’ultimo ritrovato nella lotta ai succhiasangue. Si trattava di una sorta di spara chiodi pensata per sputare sul nemico fino a venti punte di frassino contemporaneamente. L’attrezzo pesava un casino, ma Lorenzo era un gigante, una quercia, e lo usava come se fosse uno spazzolino da denti.
    Gli anemici crollarono uno dopo l’altro, come mosche spazzate da un insetticida, e quando la zona fu finalmente sgombra, restammo a guardarci inebetiti, chiedendoci che altro ci restasse da fare.
    - Le ragazze! – mormorò, ricordandomi perché ero corso fin là come un disperato.
    Ci precipitammo da loro, ma era tardi per intervenire.
    - Emma! – gridai, cercando di scorgere il suo corpo sotto la catasta di anemici. – Emma!
    - Un attimo! – protestò lei, scrollandosi di dosso quello che l’aveva addentata alla gola. Il vampiro scivolò inerte in mezzo all’erba. Mi chinai sugli altri e uno dopo l’altro glieli tolsi di torno, scaraventandoli via, disgustato dal fetore che emanavano le loro bocche fameliche.
    Tesi la mano a Emma e lei l’afferrò, rialzandosi in piedi con le ossa doloranti.
    - Allora? – chiesi, toccandole la spalla destra, in cui erano evidenti due buchi profondi.
    Lei mi squadrò con diffidenza, poi si raccolse i capelli bruni in una coda.
    - Allora è andata – rispose, affascinandomi con un sorriso che, anche al buio, pareva brillare.
    Mi voltai verso Lorenzo, che stava aiutando Agatha a rialzarsi.
    - Quanti sono? – domandai, decidendo di risparmiarmi la conta.
    - Una quindicina in tutto – disse con quel ghigno da cane pazzo che aveva fatto di lui una leggenda tra i Cacciatori. - La tuta di Agatha è illesa. L’altra?
    Osservai il corpo apparentemente nudo di Emma, cercando di reprimere l’erezione che spingeva contro i jeans. Pareva una dea scesa sulla Terra per far sbavare gli uomini come cani. Aveva tette come non si erano mai viste e un fondoschiena che qualsiasi fotografo professionista avrebbe voluto immortalare e piazzare su un calendario.
    Sia lei che la tuta erano in perfette condizioni.
    - Smettila! – fece lei, indovinando i miei pensieri. – Và a masturbarti dietro un albero, ragazzino!

    Mentre tornavamo in città, il cielo bruno andava gradualmente schiarendo per lasciare il posto a una nuova alba. Roma è una città convulsa, deserta e morta di notte, viva e caotica di giorno. È la metropoli più incasinata d’Europa, ancora in lotta coi vampiri per il dominio del territorio. Le periferie, poi, sono i campi di battaglia più affollati.
    Percorrevamo Via Anagnina in direzione dei castelli romani, una strada larga e deserta. Occhiate furtive ci spiavano da dietro le finestre sbarrate di poche case sparse, e io mi chiedevo quando avremmo finalmente liberato la città dagli anemici una volta per tutte. È un conflitto che si protrae da decenni. All’inizio le cose si erano messe male per la nostra razza. Per un lungo periodo si era diffusa la credenza che ci saremmo estinti e il mondo sarebbe caduto in mano ai vampiri. Essi potevano trasformarci in loro simili e questo significava che ogni pedina sottratta a noi diventava una pedina in mano a loro.
    Ci furono mesi e mesi di carneficine nelle campagne italiane e alla fine anche le città, di notte, divennero zone off-limits.
    Per fortuna, qualcuno pensò a noi.
    I Cacciatori Oscuri esistono da sempre, ma il governo aveva sempre finto di non saperne niente. Gente che dà la caccia ai vampiri e a ogni altra creatura della notte, non poteva essere ufficialmente riconosciuta, non da uno Stato governato ufficiosamente dalla Chiesa.
    - Lore, pranziamo insieme oggi? – disse a un certo punto Agatha, gettando un amo al nostro leader.
    - Pranzare? – Lorenzo era sempre molto rude. – Da quando sei romantica?
    Lei lo guardò di traverso. Aveva quel modo di fulminarti con gli occhi, quando le parlavi in modo sbagliato, che dava i brividi. Un po' come succedeva con Emma, anche se le due non si somigliavano per niente. Rispetto alla sorella, Agatha era snella e piatta, stile tavola da surf; i capelli, più corti, erano di un castano strano, che tendeva al grigio topo. La sua era una bellezza diafana più che esotica. Soltanto il colore degli occhi, di un blu stile insegna al neon, le accomunava.
    Eppure, nonostante fossero così diverse, la loro simbiosi era unica.
    Provavano le stesse emozioni, gli stessi pensieri, qualunque distanza le separasse. Erano state concepite in vitro e cresciute come Cacciatrici Oscure perché diventassero l'arma perfetta contro i vampiri.
    - Diavolo, lavoriamo tanto e non festeggiamo mai! – esclamò Agatha, stizzita. – Ce lo meritiamo o no un po’ di relax?
    A volte avevo dei dubbi sulla riuscita dell’esperimento.
    Osservai le case, che ci scrutavano con occhi assonnati dalle finestre sbarrate. Mi dissi che nessuno, in città, festeggiava più qualcosa da anni.
    - E dove vorresti rilassarti? – fece Lorenzo, passandosi una mano sul cranio perfettamente rasato, come ad accarezzare una chioma invisibile. – In un cinque stelle?
    - Sei un idiota! – lo aggredì Emma. – Ma ascolti mai quello che ti dice?
    Lorenzo mutò espressione, divenendo di colpo serio. Sapevo che non era tanto per l’insulto, quanto per il fatto che Emma aveva appena espresso i pensieri di Agatha senza rendersene conto.
    A volte, la simbiosi creava qualche problema.
    Eravamo quasi arrivati alla base. Si trattava di un edificio governativo che la Chiesa aveva donato alla nostra organizzazione. Di fronte all’evidenza della minaccia oscura che gravava sull’Italia e, più in generale, sull’Europa, il Santo Padre aveva deciso di venire a compromessi, garantendo il pieno appoggio ai Cacciatori Oscuri in cambio di una dichiarazione che attribuiva l’avvento dei vampiri a Satana. Un modo come un altro per ricercare nuovi adepti della Fede.
    Quando svoltammo l’angolo, lo vedemmo: il nostro palazzo crepitava tra le fiamme come uno spiedo sulla brace. Il dolore che provai fu quello di un figlio che si ritrova di colpo orfano, cosa che, tra l’altro, io avevo già vissuto con la perdita dei miei genitori, il che mi fece doppiamente incazzare. L’organizzazione mi aveva scelto per proseguire l’opera di mia madre, crescendomi nel suo grembo fino a farmi diventare uomo o, quanto meno, un ragazzo con le palle.
    Adesso non restava più niente.
    - Com’è possibile? - sussurrò Emma. – Come...
    - Ecco come! – Esclamai, puntando il dito verso le figure che avanzavano sull’asfalto.
    - Anemici del cazzo! – mormorò Lorenzo, sollevando l’Impaler. – Adesso li sistemo!
    Andò a passo sicuro incontro al nemico e, quando mi ricordai di essere armato anch’io, mi precipitai per aiutarlo.
    Quello che seguì lo ricordo a malapena. So solo che a un tratto l’aria era infuocata e io non riuscivo a togliere il dito dal grilletto del lanciafiamme. Ricordo Lorenzo che girava come un pazzo su se stesso, gridando, piantando paletti di frassino dentro il petto di chiunque gli arrivasse a tiro. Rammento Agatha e Emma farsi largo tra la folla di anemici correndo e saltando come lepri, fino a trascinarsi dietro venti o trenta di loro. Le vidi correre e, pensandole in pericolo, corsi loro appresso, lasciando solo il mio compagno.
    Lorenzo affondò in una selva di braccia e denti aguzzi, scomparendo dalla mia vista.
    Era quasi giorno, il sole sarebbe spuntato di lì a poco, e i maledetti succhiasangue non si decidevano ad andarsene. Sembrava che quella fosse la loro ultima crociata, e noi eravamo il nemico da abbattere.
    Quando infine le due sorelle vennero raggiunte, il cuore mi sferrò un calcio nel petto, costringendomi a gridare. Ero impazzito e quel che feci dopo, lo ricordo ancora come un sogno. Mi gettai nella mischia e arrostii tutto quello era sulla mia strada. Quando riuscii ad aprirmi un varco nella moltitudine vampirica, trovai le ragazze a terra.
    Le tute avevano resistito. Si rialzarono e corremmo via da quell’inferno, in direzione dell’alba.

    Trovammo riparo in cima a una collinetta nella campagna circostante, fermandoci in pieno sole, in un circolo di rocce che usammo per sederci. Le ragazze erano scosse e potevo capirle. Avevamo perso tutto ciò che avevamo, compreso il nostro capo, il nostro amico. Per Agatha, forse, qualcosa di più. Ma, cazzo, se l'era meritato! Andarsi a infilare da solo in mezzo agli anemici, e per cosa? Per un po' di dannata gloria? Lo stipendio che ci danno non ne vale certo la pena.
    - Le tute sono intatte? – domandai, sedendomi accanto a Emma.
    - Vas, come puoi pensare alle tute, in un momento del genere?
    - Le tute sono l’unica cosa che vi salverà! – risposi, secco. – Voglio controllarle.
    Mentre sfioravo la superficie gommosa del suo abito trasparente, repressi la solita inopportuna erezione e mi dedicai a verificare la solidità della struttura. Agatha e Emma indossavano il prototipo di un’armatura corporea invisibile, che le ricopriva dai piedi fino al mento. Queste tute sono composte da un doppio strato di un materiale ignoto, rinvenuto da qualche parte in Siberia una ventina d'anni fa, forse il residuo di un asteroide precipitato in culo alla Terra agli albori della storia; al loro interno è attivo un sistema di vascolarizzazione che ricalca esattamente quello del corpo ospite, con un'unica differenza: il sangue che vi circola è avvelenato, fatale per i vampiri. Succhiarlo uccide gli anemici in cinque secondi netti. Un vero record, lasciatemelo dire.
    La tuta di Emma era ridotta male e rischiava di collassare da un momento all’altro. Se fosse accaduto, la vascolarizzazione sarebbe andata a farsi benedire, e addio sistema di difesa.
    Quella di Agatha sembrava messa meglio, ma non ne ero del tutto convinto. L’esperto nelle verifiche era Lorenzo e, senza di lui, il nostro gruppo era spacciato.
    - Anemici del cazzo! – sbottai, prendendo a calci un macigno, esperienza che sconsiglio a chiunque. - E adesso?
    Appurammo che le alternative non erano molte. Trovare un’auto e raggiungere Milano, dove sorgeva la seconda sede dell’organizzazione, e riferire l’accaduto ai grandi capi; oppure seguire le tracce lasciate dagli anemici per rintracciare il loro covo e sterminarli finché era giorno.
    - Possiamo fare entrambe le cose.
    Guardai Agatha, sorpreso. Quella ragazza era dura come l’acciaio.
    - Come?
    - Io andrò a Milano. – La sua era una decisione già presa. - E voi andrete a caccia.
    Spostai l’attenzione su Emma e mi bastò un’occhiata per capire che il piano esposto dalla sorella era per metà anche suo.
    - Merda! – espressi, il più ferocemente possibile.
    Le odiavo quando facevano così. Dannate simbiotiche!

    Una volta in città, Agatha scelse una macchina sportiva e la rubò con nonchalance. La salutai con la mano mentre spariva in direzione dell’autostrada.
    - Adesso tocca a noi, ragazzino.
    Scoccai un’occhiataccia a Emma, che in fondo aveva solo pochi anni più di me, e lo sguardo mi scivolò su quel seno dirompente.
    Mi arrivò un pugno in faccia e il dolore mi spaccò il cervello.
    - Cazzo! – sbottai, con le lacrime agli occhi.
    – Abbiamo delle tracce da trovare - fece lei, scorbutica. - Non c'è tempo per le tue manie sessuali!
    Mi cucii la bocca, avvampando come un tizzone nel fuoco. Quindi alzammo i tacchi per darci da fare.
    Non impiegammo molto a individuare la via di fuga degli anemici massacratori. Dopo aver incendiato la nostra base si erano dati da fare per bene con gli altri Cacciatori, riducendo a brandelli i nostri compagni. Così, seguire la scia di sangue che si lasciavano dietro fu semplice. Non mi stupì scoprire che terminava dentro a un bosco, appena fuori città.
    Sono giovane, è vero, ma sono bravo. Vi ho parlato di mia madre finora, ma non vi ho detto che mio padre era un ranger degli Appennini, un guardiacaccia. Mi ha insegnato tutto sulle piste, e questo è uno dei motivi per cui Lorenzo mi aveva voluto nella squadra.
    Condussi Emma dove gli alberi si infittivano, in un sottobosco freddo e ombroso, dove il sole faticava ad arrivare. Era il luogo perfetto per il covo degli anemici. Anche di giorno, laggiù sembrava notte.
    Sopra di noi il frinire dei grilli e il frullo d’ali di qualche volatile accompagnava i nostri passi. Mancava solo qualche inquietante musichetta da film horror a completare la scena.
    Il lanciafiamme mi pesava tra le mani, ma dovevo averlo a disposizione qualora fossimo stati attaccati. Emma, nuda in quella natura selvaggia, mi istigava a prenderla lì, contro un albero, alla faccia dei vampiri che in quei giorni l’avevano bramata invano.
    - Emma... – sussurrai, sfiorandole il braccio. – Questa potrebbe essere la nostra ultima missione insieme, lo sai?
    Lei mi guardò. Poi fece un passo verso di me e mi afferrò per il collo, ficcandomi la lingua in bocca. Annaspai nel tentativo di respirare, mentre trasformava quel bacio in un supplizio e, quando infine mi lasciò libero, si pulì le labbra con il dorso della mano.
    - Pensa ragazzino... – Mi rivolse un ghigno che racchiudeva tutta la sua insolenza. – Questo era solo un bacio. Se ti scopo, ti ammazzo.
    Riprese a camminare, lasciandomi lì come un ebete.
    Un respiro, e tornai a essere il cercatore di tracce. La superai senza nemmeno guardarla - avrei rischiato di eccitarmi ancora! - e ritrovai la pista. La seguimmo per una buona mezz’ora, fino a un avvallamento nel terreno che conferiva al bosco l’aspetto di una conca.
    L’umidità crebbe fino a bagnarmi le scarpe e l’orlo dei calzoni. Emma, grazie al totale isolamento della tuta, si muoveva in assoluta tranquillità, con la leggiadria di una ninfa dei boschi. Sotto la pianta dei piedi, una suoletta gommosa le permetteva di camminare a suo agio sul terreno accidentato. Ramoscelli, foglie e sassi non sapeva cosa fossero, mentre io avevo schifezze granulose infilate nelle scarpe.
    A un tratto mi fermai e Emma quasi mi venne addosso.
    - Vas! – protestò, spazientita. - Se è un altro modo per...
    - Ssst! – Le intimai, portandomi un dito sulle labbra. – Non senti?
    Non disse nulla, ma sapevo che aveva capito.
    C’era troppo silenzio.
    Grilli e uccelli erano scomparsi, o almeno tacevano disperati di fronte a una qualche invisibile minaccia. Eravamo dannatamente vicini.
    Nel punto in cui ci trovavamo, il terreno digradava verso il basso. Sapevo che laggiù, da qualche parte, c’era una caverna.
    La tana ideale per un branco di anemici. Certo, non dormono a testa in giù come i pipistrelli, ma voi date una cazzo di grotta a un succhisangue e lo farete felice.
    Insomma, discendemmo la conca, scivolosa come una vagina bagnata, e dopo qualche minuto, eccola lì, un’apertura sulla nostra destra, piuttosto stretta in verità, che dava accesso a un nuovo ambiente sotterraneo.
    Il buio in quel buco sembrava chiamarmi e ancora una volta mi venne duro. A volte non sapevo controllarmi.
    - E se fosse una trappola? – mormorò Emma con il suo fiato nel mio orecchio.
    Riusciva a eccitarmi anche così.
    - Potrebbe - sospirai - certo.
    - Allora Vas, tu resta qui – mi disse, lasciandomi spiazzato. – Io entro e li porto fuori. Tu li cuoci.
    Non mi piaceva.
    - Emma, la tua tuta sta per collassare! Se cede...
    - Se cede, cederà. – Ecco il suo fatalismo che riemergeva. – In ogni caso Agatha lo saprà. Se ci lasciamo le penne, potrà riferire tutto quello che avremo visto, e non saremo morti invano.
    - Sei ancora in contatto con lei?
    - Sì, è in viaggio.
    Non dissi altro. Mi piaceva quando faceva la patriota. Mi scostai e caricai il Fire 370.
    Lei mi strizzò l’occhio ed entrò.
    Aspettai lì fermo. Sapevo che lei si stava muovendo cauta. Nell’oscurità, doveva attendere che i suoi occhi si abituassero al buio prima di addentrarsi nelle viscere della caverna.
    Quando la sentii urlare, però, persi la testa. Varcai quel merdoso buco e sfiatai il lanciafiamme verso il nulla, irrorando di fuoco l'aria che sapeva di morto.
    - Vas, ma sei deficiente?
    Emma attraversò il rogo, calpestandomi, e si lanciò fuori dalla tana. Il calore aveva fuso l’intero sistema vascolare, facendo del suo corpo un bollente cero rosso. Dalle occhiate feroci che mi lanciava, pareva un demone appena uscito dalla bocca dell'Inferno.
    Sembrava vestita di sangue.
    Avvertii un coro di bramosi ansiti all’interno della tana e tornai in me, riversando nel buio un'onda incendiaria di immani proporzioni. La caverna si trasformò in una fornace e udii urlare, gemere, stridere, gorgogliare. Peggio delle aragoste.
    Poi ci fu l’esplosione.
    L’ultima cosa che sentii fu la mano di Emma che mi afferrava e mi tirava fuori da quella trappola.
    Quando mi risvegliai, poco dopo, nel bosco, le chiese che diavolo fosse successo.
    Non ne ho idea – mi rispose, con ancora incollata addosso la sua armatura di sangue. - Voglio solo trovare qualcuno che mi levi di dosso questo schifo!
    - Però ti sta bene – le dissi, credendo di essere spiritoso. - Sei sexy.
    Mi arrivò un destro in piena faccia. Dannata lei! Ha sempre avuto un ottimo jab.
    Soltanto in seguito scoprimmo cos'era veramente successo e, oggi posso dirlo, fui fortunato.
    Quei dementi succhiasangue si erano scelti un giacimento di gas sotterraneo come tana. Vi sembra una mossa da razza intelligente?
    Io ho grossi dubbi ma, se anche scoprissimo che gli anemici sono una massa d'idioti, ci sarebbe sempre qualcuno, lassù nelle sfere alte, a trovare il modo di farci ammazzare tutti. Perché, vedete, non è stato un caso che i denti aguzzi siano riusciti a far saltare in aria la nostra base. Hanno agganci importanti all'interno della Chiesa e li stanno usando. Non so se ricevano informazioni in cambio di vita eterna o promesse di potere. Non sta a me indagare, non più ormai. Questo è il mio ultimo rapporto, se così si può chiamare. Da domani i Cacciatori Oscuri saranno congedati con una medaglia spillata sul petto e una stretta di mano viscida.
    Non so come finirà questa guerra, e a questo punto non me ne frega un cazzo, perché io ho vinto la mia.
    Emma mi aspetta a casa. Per scopare.

    - Emma -
    Apro gli occhi, una lama di luce mi acceca ma mi basta ruotare la testa per togliermela di dosso. Mi alzo a sedere nel letto. Vas è lì che dorme beato tra le lenzuola sporche di sperma. Ne avrà per un bel po'. Il sesso con una simbiotica non è mai facile. Il ragazzino ha dovuto far godere due donne, anziché una. Agatha, a cinquecento chilometri da qui, se l'è spassata stanotte. È sempre stata più resistente di me, provocarle un orgasmo è come una lenta maratona che succhia le energie fino a sfiancarti. Con me e è diverso: io sono una da cento metri piani.
    È trascorso un mese dal massacro di Via Anagnina e le cose sono precipitate ulteriormente. Non sento Agatha da giorni, ma a sprazzi vedo e sento attraverso i suoi sensi e so che sta continuando a indagare per conto suo. Le informazioni raccolte ci hanno permesso di scoprire che qualcuno, interno alla Chiesa, sta tramando contro l'umanità in cambio dei favori dei succhiasangue, ma non è chiaro quanto in alto si trovino i traditori. Per il momento, comunque, non possiamo permetterci di stare fermi in un posto, così ci spostiamo da un albergo all'altro nella speranza di non farci beccare.
    Poi la avverto. E so che siamo in pericolo.
    Emma! La psiche di Agatha mi attraversa come un coltello nella carne. Dovete scappare! Stanno arrivando!
    Scatto giù dal letto e corro ad afferrare la Magnum ancora prima di pensare a dove ho lasciato i vestiti. Nuda come un verme mi appiattisco alla parete e sbircio dalla finestra.
    Un furgone nero è parcheggiato dall'altra parte della strada.
    Agatha, chi sono?
    Una squadra di preti anemici! La coalizione è stretta. La Chiesa si è alleata coi succhiasangue! Stanno cercando anche me, ma ho rubato un elicottero e sono scappata.
    Un elicottero? Strano. Perché non ti ho sentito?
    Se scopassi di meno, non avresti i sensi annebbiati! fa lei, sarcastica.
    Non mi sembra ti sia dispiaciuto.
    No, infatti. Ma lo fate tutte le sere, santo cielo! Fai presto adesso, prima che... S'interrompe, allineandosi nella scia dei miei pensieri. Cazzo, Emma...
    Già, mormoro, mentre osservo tre individui ammantati di nero che scendono di corsa dalla vettura. È tardi.
    Spalanco la finestra e spiano l'arma in strada. Poi apro il fuoco.
    Uno dei tre crolla sull'asfalto come una pera cotta. Perde il cappello e per un attimo mi aspetto di vederlo friggere al sole. Ma non succede.
    Preti anemici. Non so quale diavoleria ci sia dietro, ma la Chiesa deve aver trovato il modo di proteggere i denti aguzzi dalla luce.
    Maledetta coalizione!
    - VAS! - urlo, afferrandolo per le spalle e tirandolo giù dal letto.
    Il ragazzino grida, spaventato, e tenta di colpirmi con un pugno, invano.
    - Preti anemici! - lo informo. - Stanno arrivando!
    Si precipita verso la sedia, dove ha appoggiato il lanciafiamme, dal quale ormai non si separa praticamente più, quasi fosse il suo pene di riserva, e si precipita verso la porta. Questa si apre con uno schianto e le nostre bocche d'acciaio spalancano le fauci per sputare ferro rovente sugli esseri in nero che compaiono sulla soglia.
    Sono tre. Quello che ho colpito ha un buco su una tempia, ma non sembra neppure infastidirlo. Chissà a quali strani piercing è abituato.
    Attraversano il fuoco come niente fosse e si avventano su Vas, che fa un passo indietro e colpisce quello più vicino col calcio della grossa arma.
    Emma, la tuta! La voce di Agatha, che ora vede coi miei stessi occhi, mi coglie di sorpresa. Ha ragione, cazzo. La tuta! Anche se il sistema vascolare si è fuso, l'esterno ha resistito. Può ancora funzionare...
    Corro verso il bagno divincolandomi dalle braccia tese a ghermirmi, e mi chiudo dentro, lasciando il ragazzino a sbrigarsela da solo. La tuta è lì, sulla spalliera della sedia. L'afferro e inizio a indossarla, mentre qualcuno si avventa sulla porta, furibondo.
    - Emma, per la miseria! Fammi entrare!
    Vas, che tu sia dannato! Sai usare i coglioni solo per svuotarli!
    Avverto i rumori della collutazione e nuovi colpi contro l'uscio. Quando ho di nuovo la tuta indosso, spalanco la porta e attacco a sparare.
    L'anemico a me più vicino si becca il colpo in piena faccia. Il cranio si apre come un melone maturo, colando rancido sulla tonaca nera. Non mi sfugge l'amuleto che il prete porta al collo - o a quel che ne rimane - né il suo significato: una croce rovesciata col simbolo pentacolare dei succhiasangue incastonato in mezzo. Dev'essere stato benedetto da un sacerdote e questo li ha resi più forti, immuni alla luce del sole.
    Emma, che stai facendo? Agatha mi risveglia dai miei vaneggiamenti appena in tempo perché io veda Vas riverso sul pavimento con i due succhiasangue addosso. Vogliono addentarlo.
    Mi getto su di loro, afferro la testa del primo e blam! ne faccio poltiglia.
    L'altro scatta in piedi e mi colpisce, gli artigli lacerano la pelle a un centimetro dai miei occhi, e l'impatto mi spinge indietro. Inciampo sul cadavere del primo e a un tratto mi ritrovo a terra. I lineamenti truci del prete si deturpano - non che prima sembrasse un chirichetto - in un malefico ghigno; forse perché sono vestita di sangue, o magari perché mi vede come un bocconcino da spolpare. Non che importi.
    Un battito di ciglia e il fottuto mi è addosso. I canini mi penetrano nel collo, affondando nella veste trasparente, ma basta poco perché attacchi a urlare, avvelenato dal sangue che schizza fuori dalla tuta, ormai lacerata, inondandoci entrambi di un denso fluido scarlatto.
    Quando l'anemico termina la sua agonia, di lui non resta che materia grigiastra sparsa ovunque.
    - Dici che s'incazzeranno quelli dell'albergo? - fa Vas, con la sua ironia da quattro soldi, ma almeno so che sta bene.
    - Dobbiamo filare - lo informo, - e incontro a mia sorella.
    Il ragazzino si tira in piedi, acciaccato ma incolume.
    - Lei sta bene?
    Annuisco, mentre Agatha torna a parlarmi nella testa.
    Ben fatto Emma!
    Che cosa facciamo adesso?
    Dobbiamo nasconderci. Trovare un posto sicuro.
    E dopo?
    Una pausa, ma percepisco le sue sensazioni e so cosa sta per dire.
    Ricominceremo, come avevamo progettato. I Cacciatori Oscuri devono rinascere.
    Annuisco, anche se lei non può vedermi.
    D'accordo.
    - Fai i bagagli, ragazzino - dico a Vas, non senza notare il suo alzabandiera. - Ce ne andiamo.
    Ah, Emma!
    Sì, Agatha?
    Niente sesso, okay? Almeno fino a quando non c'incontriamo.
    Sorrido.
    Tranquilla. In fondo cominciavo a stancarmi.
    La sua risata nella mia testa è coinvolgente, e scoppio a ridere con lei, come un'idiota. Vas mi osserva di traverso, sorpreso. Accenna un sorriso, poi torna verso il letto e inizia a raccogliere le sue cose.
    L'aria è appestata di sangue, la camera ridotta a un nero mattatoio, la tuta è lacerata ed è ormai inservibile, ma io e Agatha non riusciamo a smettere di ridere.

    - Agatha -
    Tre giorni.
    Aveva creduto di poter arrivare prima, ma non aveva considerato che l'elicottero era a corto di carburante, e senza un riferimento preciso su dove potersi rifornire, si era vista costretta ad atterrare in mezzo ai campi al confine con le Marche.
    Così si era data da fare, aveva trovato un fuoristrada blu cobalto e se ne era appropriata alla sua maniera. Con quello aveva percorso circa cento chilometri, per poi ritrovarsi accerchiata da due squadre di anemici in motocicletta.
    L'inseguimento l'aveva sfiancata, ma ne aveva lasciati metà riversi sull'asfalto e l'altra metà a crepitare tra le fiamme di qualche esplosione.
    Alla fine, dopo aver cambiato altre due volte il mezzo con lo scopo di depistare eventuali avvistamenti, era arrivata alle porte di Roma a bordo di un macilento pick-up.
    Emma le aveva dato appuntamento in una tavola calda su Via Salaria, nei pressi di Monterotondo, un ritrovo di cacciatori e contadini. Lì, secondo sua sorella, non li avrebbero trovati tanto presto. Dovevano parlare con calma di ciò che aveva scoperto durante le sue indagini al nord. Agatha era ancora scioccata.
    Appena scese dal pick-up, però, fu invasa dai pensieri di Emma.
    È una trappola! l'avvertì, mentre attraversava il cortile diretta verso l'entrata. Vattene!
    Agatha si fermò tra i mulinelli di polvere. In cielo, il sole era una lampada bianca velata dai cirri. Finché restava all'aperto, pensava, non avrebbe dovuto correre rischi.
    Poi iniziarono gli spari. Il primo le sfiorò il braccio destro, il secondo le fischiò a un palmo dall'orecchio. Gemendo, corse bassa verso il retro del locale, estraendo la sua nuova arma. Ci aveva lavorato tanto, negli ultimi tempi, unendo l'idea dell'Impaler all'efficacia del lanciafiamme. Quello che ne era scaturito era un prototipo che aveva soprannominato Alito d'aglio.
    Emma dove siete? Che succede?
    Avvertiva la debolezza della psiche di sua sorella, ma le doveva parlare, o non sarebbe riuscita a salvarla.
    Emma!
    Niente, nessuna risposta.
    Arrivò fino alla porta sul retro, appena accostata, che dava accesso - supponeva - alle cucine, ed entrò con l'arma spianata, pronta a far fuoco. Non trovò nessuno.
    Davanti a lei un secondo uscio, anch'esso socchiuso. Cominciava a pensare che la trappola fosse proprio quella. Era tutto troppo facile.
    Emma!
    Ancora niente. Era come se lei dormisse.
    Non era abituata a quella solitudine. La forza della loro simbiosi era la doppia vista, la doppia consapevolezza. Non sentire sua sorella era una sensazione a lei estranea. La spaventava. Ci fosse stato Vas, ora, l'avrebbe sollevata con una delle sue battute idiote, ma lei era diversa. Non era abituata a scherzare, quando c'era in palio la vita. Il ricordo di Lorenzo glielo rammentava, tutti i giorni.
    Prese un bel respiro e aprì piano l'uscio.
    Al di là, li vide. Emma e Vas erano legati insieme, nudi, appesi a una corda fissata a una trave del sottotetto. Sembravano privi di sensi ma la cosa peggiore fu vedere i due buchi sul collo di entrambi. Erano stati morsi.
    La tavola calda sembrava vuota, ma non finì di pensarlo che dal nulla sbucarono due individui in nero armati fino ai denti.
    Prima che potessero usarle, Agatha fece cantare il suo Alito d'aglio. Dalla canna esplose una raffica di colpi che impattò contro i rispettivi bersagli esplodendo sottopelle. Vide i due corpi scomporsi come fossero tasselli di un puzzle e poi ricadere al suolo in un miscuglio di carne e sangue fetido.
    Quando guardò verso i compagni, vide che avevano aperto gli occhi. E capì che erano cambiati.
    Lo sguardo di Vas era quello di un folle. Emma - la sentiva in modo nitido - aveva fame. Sete.
    Sorella. La sua psiche ora sembrava incredibilmente forte. Sei arrivata tardi.
    Agatha scosse il capo.
    Forse no.
    Si sedette al bancone, poggiando l'arma sul ripiano, e rimase ad aspettare.
    Da quello che sapeva degli anemici, una trasformazione non era completa se entro le ventiquattro ore il trasformando non si nutriva. Passato quel termine, stava all'organismo stabilirne la sorte: il sangue del vampiro poteva avere la meglio e uccidere la vittima, oppure soccombore di fronte al rigenerarsi del sangue umano, e lasciare l'ospite illeso e - infine - immune.
    Allora? fece Emma, iniziando a dare segni di incandescenza.
    - Agatha, brutta stronza! - Vas aveva gli occhi di fuori. - Liberaci e fatti succhiare!
    Agatha incrociò le gambe, mostrando la tuta sotto la gonna.
    - Sicuri che volete provare? - Sorrise, nascondendo emozioni che ora dovevano restare nascoste. - Sono vestita di sangue, non dimenticatelo.

    - Lorenzo -
    Il dominio del mondo. Bere sangue. Strappare brandelli di carne con i denti. Questa sì che è vita! Le promesse che mi hanno fatto sono state mantenute. Il tradimento non è stato vano.
    Ora che il mio sangue è mutato, ora che sono un vampiro, tutto mi è nitido. Gli odori sono così forti, pungenti, succulenti... sangue, carne, sangue, carne... mi enebriano i sensi. La vita assume un senso del tutto diverso.
    Mi fermo davanti all'uscio di questo fetido locale di campagna. Dentro troverò i miei ex-compagni e a quest'ora dovrebbero già aver completato la trasformazione. E saremo di nuovo insieme. Ma nello schieramento opposto, stavolta.
    Appena sono dentro, avverto il pericolo. E li vedo, tutti e tre: Agatha, Emma e Vasilij. Ancora umani.
    Non mi sfugge nemmeno il mare di poltiglia sparso sul pavimento. Né tanto meno i loro sguardi astiosi.
    - Allora è vero - mormora Agatha, sollevando uno strano arnese tra le mani, che odora di bruciato. - Eri tu la spia...
    Ffffffssst... Blam!

    Edited by Daniele_QM - 7/7/2010, 22:33
     
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  2. Alessanto
     
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    Letto.
    SPOILER (click to view)
    Prima le cose buone: i dialoghi e la "tecnologia". Interessanti e sfiziosi. Un buon lavoro.
    Punti deboli: gli infodump che spezzano il ritmo e che utilizzano un linguaggio e uno stile troppo formale (frasi come "volto a scoprire che..." non mi sono proprio piaciute) creano degli intermezzi troppo densi (nonostante tu li abbia spezzati) di informazioni raccontate dal primo della classe.
    Il finale. C'entra poco, a mio avviso, la virata la comico, ma soprattutto la morale. L'ho trovato fuori luogo.


    Voto 2.

    Edited by Alessanto - 1/7/2010, 07:34
     
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  3. margaca
     
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    Storia interessante, personaggi anche, ma pecca un po' nello stile, troppo in bilico tra il drammatico e il comico, troppi "cazzo" sparsi qua e là senza senso (sembrano messi lì giusto per adattarsi al linguaggio dei ragazzi moderni). Non trovo utile il rivolgersi al lettore: Vedete, gli anemici amano dormire nelle grotte, poiché hanno tratti genetici comuni coi loro parenti più stretti, i pipistrelli., spezza il ritmo e allontana chi legge dalla storia e dai personaggi. Voto 2 con malincuore perchè le potenzialità dell'intreccio sono ben altre.
     
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  4. Daniele_QM
     
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    Suggerite, suggerite. Questo pezzo proviene dalla Royal Rumble e vorrei appunto migliorarlo. Tenete presente che non vuole essere drammatico, neanche un po'. lo stampo è noir. Quindi ciò che trovate comico è bene. ;)
     
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  5. margaca
     
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    Cosa è la Royal Rumble? :(
    Io lascerei più spazio all'azione e ai dialoghi e toglierei le parti in cui il narratore spiega al lettore (come quella segnalata nel precedente commento). Darei una storia più approfondita ai personaggi e anche alle origini dell'epidemia. Riguardo alla parte comica, l'importante è che non renda ridicoli i personaggi e ogni tanto Vasilij lo è minando la credibilità di tutta la storia.
     
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  6. Daniele_QM
     
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    CITAZIONE (margaca @ 1/7/2010, 13:30)
    Cosa è la Royal Rumble? :(
    Io lascerei più spazio all'azione e ai dialoghi e toglierei le parti in cui il narratore spiega al lettore (come quella segnalata nel precedente commento). Darei una storia più approfondita ai personaggi e anche alle origini dell'epidemia. Riguardo alla parte comica, l'importante è che non renda ridicoli i personaggi e ogni tanto Vasilij lo è minando la credibilità di tutta la storia.

    Il fatto è che Vasilji nasce come personaggio ridicolo. Nel mio immaginario, non solo lo è, ma DEVE esserlo. La storia non vuole essere credibile, tra l'altro. Volevo darle un taglio fumettistico. Surreale.
    Ovvio che posso benissimo non esserci riuscito. :lol:
     
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  7. margaca
     
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    O forse non l'ho colto io! :huh:
     
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  8. Daniele_QM
     
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    CITAZIONE (Alessanto @ 1/7/2010, 07:01)
    Letto.
    SPOILER (click to view)
    Prima le cose buone: i dialoghi e la "tecnologia". Interessanti e sfiziosi. Un buon lavoro.
    Punti deboli: gli infodump che spezzano il ritmo e che utilizzano un linguaggio e uno stile troppo formale (frasi come "volto a scoprire che..." non mi sono proprio piaciute) creano degli intermezzi troppo densi (nonostante tu li abbia spezzati) di informazioni raccontate dal primo della classe.
    Il finale. C'entra poco, a mio avviso, la virata la comico, ma soprattutto la morale. L'ho trovato fuori luogo.


    Voto 2.

    Ehi però aspetta.
    SPOILER (click to view)
    La morale? Quale morale? Vas se ne sbatte altamente della morale. A lui non frega neanche niente della guerra coi vampiri. Gli interessa solo tornare da Emma per spassarsela.
     
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  9. marramee
     
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    Ciao,
    questo racconto mi ha lasciato un po' perplesso. Non tanto per la storia in sé, ma per lo stile che hai scelto. Il problema è che non sembra affatto surreale, e l'umorismo non è incisivo, pare quasi non voluto. Si pone esattamente nel mezzo tra una parodia, che potrebbe essere divertente, e un horror serio. E questo credo sia un grosso difetto. Se vuoi renderlo surreale devi calcare di più la mano. Altro problema è il finale, che mi sembra un po' misero. A parte il fatto che anche questo, come molti tuoi racconti, sembra un capitolo di un lavoro più ampio.
    Un due abbondante, ma stavolta non riesco a dare di più.
     
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  10. Alessanto
     
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    CITAZIONE (Daniele_QM @ 1/7/2010, 13:42)
    CITAZIONE (Alessanto @ 1/7/2010, 07:01)
    Letto.
    SPOILER (click to view)
    Prima le cose buone: i dialoghi e la "tecnologia". Interessanti e sfiziosi. Un buon lavoro.
    Punti deboli: gli infodump che spezzano il ritmo e che utilizzano un linguaggio e uno stile troppo formale (frasi come "volto a scoprire che..." non mi sono proprio piaciute) creano degli intermezzi troppo densi (nonostante tu li abbia spezzati) di informazioni raccontate dal primo della classe.
    Il finale. C'entra poco, a mio avviso, la virata la comico, ma soprattutto la morale. L'ho trovato fuori luogo.


    Voto 2.

    Ehi però aspetta.
    SPOILER (click to view)
    La morale? Quale morale? Vas se ne sbatte altamente della morale. A lui non frega neanche niente della guerra coi vampiri. Gli interessa solo tornare da Emma per spassarsela.

    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE
    ...mi chiedo se alla fine coloro che appaiono più forti non siano in realtà i più deboli. Il nostro leader non era che una maschera, una facciata senza cervello...
     
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  11. Daniele_QM
     
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    Okay ma
    SPOILER (click to view)
    non è granché come morale, non trovi? èuno spunto di riflessione che poi lascia degenerare, proprio perché amorale. :P
     
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  12. Alessanto
     
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    CITAZIONE (Daniele_QM @ 1/7/2010, 16:24)
    Okay ma
    SPOILER (click to view)
    non è granché come morale, non trovi? èuno spunto di riflessione che poi lascia degenerare, proprio perché amorale. :P

    SPOILER (click to view)
    Uhm... L''ho trovata fuori luogo messa lì, il parallelismo che suggerisci mi era proprio sfuggito.
     
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  13. Daniele_QM
     
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    Ho fatto qualche modifica qua e là, cercando di eliminare qualche prolissità, inserendo qualche altra frase a effetto - in chiave umoristica. Spero di aver migliorato e non peggiorato le cose. :P
    Ma, in fondo, è un esperimento. :)


    Edited by Daniele_QM - 2/7/2010, 00:05
     
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  14. black cat walking
     
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    Ciao Dan! :)
    SPOILER (click to view)
    Allora, premetto che le storie di vampiri non mi piacciono (forse sono l'unico a non aver letto/visto Twilight).
    A parte questo, la tua storia ha delle cose molto buone che secondo me dovresti espandere, mi riferisco all'ambiente (visto che è Roma, faccela véde' a noi che la conosciamo 'sta Roma der futuro, cita luoghi esistenti e trasformali, dov'è la sede dei cacciatori? e la collina della fuga? magari a Monte Spaccato...) e, in particolare, al taglio caricaturale che, mi sembra, tu abbia dato alla vicenda: se così è, affonda di più :P
    Qualcosa alla scary movies, giusto per capirsi: le ultime parole famose di Lorenzo, problemi di deodorante per le sorelle, non so... :wacko:
    Se invece così non è, mi pare che oscilli troppo verso il grottesco e allora, per essere una storia horror, forse dovresti rivedere un po' tutto.
    In questo momento per vale 2+, ma ci sono enormi spazi di miglioramento.
    A rileggerci!
     
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  15. margaca
     
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    Montespaccato? Chi è che abita a Montespaccato? Io sto a Casalotti, lì vicino! E comunque io amo le storie di vampiri ma nemmeno io ho letto o visto la saga di Twilight perchè quelli non sono vampiri, sono dei buffoni. Detto questo, scusate l'intrusione.
     
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42 replies since 1/7/2010, 01:53   540 views
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