|
|
Da qualche minuto dentro l’abitacolo della macchina aveva cominciato a fare un caldo del diavolo. Aldo abbassò il finestrino e respirò a bocca aperta. Guardò l’orologio del cruscotto, erano lo otto. Si passò un fazzoletto sulla fronte e si girò per l’ennesima volta verso il posto del passeggero. Mosse la scatola e vide una macchia scura allargarsi lentamente sul tessuto del sedile. «Cazzo». Il sangue stava gocciolando dappertutto. Guardò nello specchietto. Un paio di macchine stavano sopraggiungendo veloci, lo sorpassarono e sparirono all’orizzonte. Quando era partito si era preparato psicologicamente a rimanere imbottigliato nel traffico del primo esodo estivo, invece fino a quel momento aveva trovato la strada sgombra. Poche macchine, uno o forse due camion, qualche moto e niente di più, le partenze dei vacanzieri sembravano essere state rinviate. Appena vide un’area di sosta, mise la freccia e accostò. Scese dall’auto e aprì il portabagagli. Tirò fuori un sacco nero per la spazzatura e ci infilò la scatola, senza riuscire a evitare che qualche goccia di sangue finisse sull’asfalto. Ripose la scatola sul sedile e chiuse lo sportello mentre una Porsche rossa sfrecciò a tutta velocità. Rimase a guardarla fino a quando non divenne un puntino indistinto all’orizzonte, poi risalì sulla sua vecchia Fiat Tipo e ripartì. Ai bordi dell’autostrada si susseguiva un paesaggio monocromatico: campi perfettamente arati si alternavano a gruppi di alberi immobili, intervallati ogni tanto da qualche centro abitato o da qualche casa isolata. Aldo aumentò la pressione sul pedale dell’acceleratore e guidò dritto fino alla prima stazione di servizio. Quando arrivò alla pompa, spense il motore e si guardò attorno. Da un gabbiotto uscì un uomo anziano dall'andatura claudicante. Lo raggiunse e gli sorrise. «Buongiorno». Aldo abbassò il finestrino. «Il pieno, per favore». Il vecchio prese le chiavi e storse il naso. «Ha un animale morto lì dentro?» Indicò il sacco adagiato sul sedile del passeggero. Lui annuì. «La mia cagnolina, è stata investita ieri sera. Vado a seppellirla in campagna». L’uomo lo guardò comprensivo. «E’ sempre triste perdere un animale, è capitato anche a me». «Lei era davvero speciale». L’uomo sorrise e infilò l'erogatore nel serbatoio controllando il contatore che cominciò a girare veloce. «Certo che non si direbbe proprio che siamo in agosto» riprese «non ho mai visto l’autostrada così deserta in questo periodo. Da quando ho aperto, lei è sì e no il quinto cliente. Ma dove saranno finiti tutti?» «Vedrà che da un momento all’altro l’autostrada si riempirà, questione di ore». Aldo guardò il contalitri della pompa. «Da dove viene?» Chiese ancora il vecchio. «Roma». L’erogatore di benzina si fermò. «Ecco fatto, sono quaranta euro». L’uomo mise a posto la pompa e tornò verso l’auto. Aldo aprì il portafoglio e gli diede un biglietto da cento. «Un attimo, adesso le porto il resto». Sorrise e tornò verso il gabbiotto. Una macchina passò e sparì veloce all’orizzonte, seguita poco dopo da una grossa moto con in sella un uomo e una donna. Aldo scese dall’auto per sgranchirsi le gambe e si accorse che l’anziano stava parlando con un ragazzo nel gabbiotto. Li vide voltarsi verso di lui e scambiare qualche parola, il vecchio gesticolò come se gli stesse descrivendo qualcosa. «Che cazzo stanno facendo?» Aldo tornò all’auto ed estrasse una pistola dal cassettino del cruscotto. La nascose nei pantaloni e si rimise seduto chiudendo lo sportello. Pochi secondi dopo l’uomo riapparve in compagnia del ragazzo. Camminavano vicini e si scambiavano sguardi di continuo. Il giovane si fermò davanti all’auto, quasi a volergli impedire di partire, mentre il vecchio lo raggiunse. «Ecco a lei». Gli allungò tre biglietti da venti. Il ragazzo si avvicinò e scrutò l’interno dell’auto. «Potrei sapere cosa trasporta dentro quel sacchetto?» Chiese. «L’ho già detto a…» «…mio padre». Rispose il ragazzo. «L’ho già detto a suo padre, sto andando a seppellire il mio cane in campagna». Il ragazzo tirò fuori un tesserino e glielo mostrò. «Sono un carabiniere, se non le dispiace vorrei dare un’occhiata a quel sacco». Aldo guardò il vecchio. Era indietreggiato e lo fissava preoccupato. «Non vedo per quale motivo». Reagì duro. «Come le ho detto, sto andando a seppellire la mia cagnolina». «Soltanto un controllo, farò in un attimo». Ribatté deciso il ragazzo. Lui rimase in silenzio. Un’auto sportiva entrò a tutta velocità nell’area di servizio strombazzando all’impazzata. Il carabiniere si voltò e Aldo afferrò la pistola facendo fuoco. Il giovane cadde all’indietro rimanendo esanime sulla strada. «Roberto!» Gridò il padre correndo verso di lui. Aldo mise in moto e sgommò via senza guardarsi indietro.
Nell’ultima mezz’ora, era già la seconda volta che la radio trasmetteva un’edizione straordinaria del notiziario: «Le agenzie hanno appena battuto la notizia di un omicidio avvenuto in una stazione di servizio della A1, nei pressi di Firenze. La vittima è un giovane carabiniere, Roberto Mastrodonato di ventotto anni. Non si conoscono i motivi del folle gesto, ma dalle prime testimonianze raccolte, l’assassino è un italiano di circa quaranta anni fuggito poi a bordo di una Fiat Tipo targata… » Aldo spense la radio rabbioso e si voltò verso il sacco accanto a lui. «Al mondo non c’è più riconoscenza» disse amareggiato «nessuno è più in grado di stabilire cosa è male e cosa è bene. Un uomo vive la sua vita facendo mille sacrifici, sputando sangue e alla fine diventa un ricercato in tutta Italia. Dopo anni e anni di lavoro e migliaia di euro di tasse pagati, un giorno uno stronzo viene a dirti che a tua moglie rimangono due mesi di vita e si aspetta pure che tu sorrida e gli dica grazie». Accarezzò il sacchetto. «Per fortuna io so ancora cosa è l’amore. Siamo rimasti in pochi, tesoro, ma io sono qui con te e nessuno ci separerà». Una lacrima gli scivolò lungo la guancia andandosi a confondere con il sudore. «Non dovremmo essere lontani, ancora un po’ di pazienza». Quando vide il cartello dell’uscita rallentò e guardò dallo specchietto. Alcune auto lo superarono, mentre una gli si accodò. Lentamente imboccò l’uscita, ma dopo qualche centinaio di metri inchiodò. Due auto della polizia erano ferme poco lontano. La macchina che lo seguiva sterzò ed evitò di tamponarlo per poco. Si fermò accanto e un ragazzo lo guardò in cagnesco. «Ma che cazzo fai?» Gli urlò. Aldo gli lanciò un’occhiata distratta e lui per tutta risposta gli alzò il dito medio e si allontanò. Aldo prese di nuovo la pistola e la nascose dietro la cintola dei pantaloni. Non poteva fermarsi, era quasi arrivato. Sua moglie chiedeva disperatamente giustizia e anche se fosse stata l’ultima cosa della sua vita, l’avrebbe portata a conclusione. Ingranò la marcia e si avvicinò al posto di blocco. Uno degli agenti si voltò e guardò verso di lui, doveva avere al massimo vent’anni. Disse qualcosa ai compagni ed estrasse la pistola. Uno dei colleghi corse verso l’auto e tirò fuori un megafono. L’altro afferrò la radio e cominciò a parlare. Il quarto estrasse la pistola e si sistemò dietro a uno degli sportelli. «Si fermi!» L’aria fu sferzata dalla voce metallica del poliziotto. «Spenga la macchina e non si muova». Aldo guardò il sacco nero accanto a lui e sorrise. «Non preoccuparti, amore, non ci fermeranno». Continuò ad avvicinarsi. «Fermi subito la macchina o saremo costretti ad aprire il fuoco». Ripeté l’agente col megafono. I colleghi si erano riparati dietro gli sportelli delle auto e tenevano le pistole puntate verso di lui. Aldo avanzò ancora un po’ e finalmente si fermò. Prima alzò le mani e poi le poggiò sul volante. «Adesso scenda lentamente dall’auto». Esclamò sempre lo stesso poliziotto. Lui aprì lo sportello e scese. Si asciugò il sudore dalla fronte e rimase fermo a guardarli. «Non si muova». Aldo non si mosse. «Tenga le mani in alto». Aldo non si mosse. «Le mani! Alzi le mani!» Niente. I quattro agenti si scambiarono un’occhiata. «Non ci costringa a sparare». Esclamò quello che prima aveva parlato col megafono. Gli altri tre fecero due passi avanti e puntarono la pistola contro di lui. Lui accennò un sorriso e alzò la mano destra. «L’altra». Gli intimò uno degli agenti. Aldo l’alzò lentamente. «Non si muova». Il poliziotto più giovane fece sparire la pistola nella fondina e tirò fuori un paio di manette. Gli altri continuarono a tenerlo sotto tiro. Si avvicinò. «La dichiaro in arresto… » Con un gesto fulmineo, Aldo tirò fuori la pistola e afferrò l’agente per il collo puntandogli l’arma alla tempia. «Non vi muovete!» I tre agenti si guardarono sorpresi. «Lo lasci andare, non ha alcuna possibilità». Sopra le loro teste passò un elicottero. «Lo vede pure lei, non ha scampo. Liberi il nostro collega e si arrenda». Aldo lanciò un’occhiata all’elicottero e aumentò la stretta al collo. «Avanti, non peggiori la situazione e non faccia altre follie». Disse sempre lo stesso poliziotto. «Si arrenda, ormai è finita». «Non voglio uccidere nessuno». Ribatté Aldo. «Voglio soltanto raggiungere un amico». Tolse la pistola all'ostaggio e la lanciò lontano. Gli agenti si scambiarono un’occhiata e uno dei tre prese a parlare alla trasmittente a bordo dell’auto. «Ok» disse poco dopo facendo sparire la pistola «adesso abbasseremo le armi e se vuole la scorteremo fino lì, ma lei dovrà liberare l’ostaggio e consegnarci la pistola». Guardò i colleghi. «Lo libererò una volta arrivati». Rispose Aldo. Trascinò il poliziotto verso lo sportello del passeggero e lo aprì. Afferrò il sacco nero e lo spostò nel sedile posteriore, poi spinse il giovane agente dentro. «Sta facendo una pazzia». Gli disse il poliziotto che aveva parlato prima. «Sa bene che così non ne uscirà vivo». «Non mi interessa. Quello che voglio è dare giustizia a mia moglie. Tutto qui. Non me ne frega niente di morire». Aldo aprì lo sportello del guidatore e saltò a bordo. «Cosa significa dare giustizia a sua moglie?» Gli chiese l’agente in ostaggio quando partirono. «Significa farsi una ragione della sua morte, significa dare un senso alla mia vita e a tutti gli anni passati accanto a lei». Dietro di loro le due macchine della polizia procedevano con i lampeggianti accesi. Il poliziotto scosse leggermente la testa. «Non è questo il modo per dare giustizia a sua moglie. Uccidendo altre persone non farà altro che peggiorare le cose». Aldo lo guardò. «Quanti anni hai?» L’agente non rispose. «Quanti anni hai?» Chiese ancora. «Ventidue». Lui sorrise. «E che cosa vuoi capire a vent’anni? A stento hai imparato a mangiare da solo». Il giovane poliziotto guardò l’elicottero volare sopra di loro. «Che intenzioni ha?» «Nessuna, voglio solo giustizia». «E crede di avere giustizia in questo modo?» Aldo si spazientì e colpì il volante con la mano. «Senti, ragazzino» gli puntò la pistola contro «poco fa non ti ho ucciso perché mi servivi, ma fra poco non mi servirai più, quindi vedi di chiudere la bocca». L’agente si zittì.
Arrivarono alla casa dopo essersi arrampicati per una buona mezz’ora attraverso la montagna. Era un bel cottage costruito in legno e pietra circondato da un bosco fitto e intricato che nascondeva la luce del giorno. Aldo fermò l’auto, mentre le due pattuglie della polizia si disposero a bloccare la strada. Gli agenti scesero e si nascosero dietro gli sportelli. Tutti avevano nuovamente in pugno le pistole. Il rombo dell’elicottero era vicino ma la sagoma del velivolo era nascosta dalla fitta vegetazione. L’aria era fresca, niente a che fare con la calura insopportabile dell’autostrada. Aldo scese dall’auto e ci girò attorno. Aprì lo sportello e prese per un braccio il poliziotto. «Andiamo». Un fuoristrada era parcheggiato al lato della casa, mentre una mountain bike era poggiata accanto alla porta d’ingresso. Aldo sbirciò dalla finestra, ma non vide nessuno. «Adesso noi andiamo dentro!» Gridò ai poliziotti disposti attorno. «Non fatevi venire strane idee per la testa, sennò questo ragazzino ci rimetterà la vita». Arrivò alla porta e questa si aprì prima ancora che lui bussasse. «Ma che diavolo… » Un uomo in accappatoio si guardò intorno. «Buongiorno, dottore». Lui sembrò saltare per lo spavento. «Signor Barrella, che cosa ci fa qui?» Lanciò un’occhiata alle auto della polizia. «Andiamo dentro». Aldo gli puntò la pistola. «Ehi, ma che cosa… » «Avanti, andiamo dentro». «Che cosa vuole da me?» Balbettò il medico indietreggiando. «E’ meglio se ci fa entrare». Intervenne l’agente in ostaggio. Il medico lo guardò. «Sì… sì, ecco… non c’è bisogno… entrate…» Si spostò facendo strada. «Mia moglie voleva ringraziarla per l’aiuto che le ha dato» esclamò Aldo entrando in casa «e così gliel’ho portata». Poggiò il sacco nero su un tavolo. Una scia di sangue colò sul pavimento. «Ma…» Aldo lo spinse e l’uomo finì per terra. «Lei è impazzito». Protestò il medico rialzandosi. «Si sbaglia». Rispose Aldo ammanettando l’agente a un mobile. «Non sono io quello che è impazzito perché un tumore gli consumava il cervello. Non sono io quello che la notte si svegliava e urlava per ore senza mai riuscire a trovare un minimo di sollievo». «Ma che cosa sta dicendo? Lo sa benissimo che ho fatto il possibile. Non è colpa mia se sua moglie è morta». Aldo lo guardò e gli puntò la pistola contro. «Lei non ha fatto un cazzo per salvare mia moglie. E’ stato lì a guardarla morire, a guardarla consumarsi ogni giorno di più mentre quel tumore la faceva impazzire. Ecco, guardi lei stesso». Aprì il sacchetto nero e tirò fuori la scatola. Il medico spostò il capo e chiuse gli occhi. L’agente ebbe un sussulto. Aldo si avvicinò al dottore e lo prese per i capelli. «Deve guardarla invece». Lo costrinse a girarsi. «Mi dispiace». Piagnucolò lui. «Ho fatto il possibile… ho fatto il possibile!» Aldo lo lasciò e si sedette accanto al tavolo. Poggiò la pistola e sospirò. «Lei non ha idea di cosa abbiamo passato io e mia moglie, in questi ultimi due mesi». Il medico alzò il capo e lo fissò. «Le giuro che ho fatto tutto quello che potevo». «Ne ho abbastanza delle sue cazzate». Si voltò verso il poliziotto. «Hai mai vissuto con una persona malata di tumore?» L’agente scosse la testa. «Io l’amavo, l’amavo tantissimo e nessuno potrà mai capire cosa abbia significato per me vederla morire giorno dopo giorno, ora dopo ora senza poter fare nulla. Senza riuscire neppure per un attimo ad alleviare il suo dolore». «Lo so». Mormorò il medico. «Lei non sa un cazzo, lei non è mai entrato in casa mia, non ha mai visto come passavano le nostre giornate». Toccò la pistola e tornò a rivolgersi al poliziotto. «Di notte si svegliava in preda al dolore. Urlava, mi scongiurava di aiutarla, di ucciderla pur di non soffrire più. E io lì senza potere fare niente, senza neppure avere la possibilità di stringerla tra le braccia. In due mesi mi è scivolata via come sabbia tra le dita. Forse non lo sai, ma vedere e sentire scivolarti via così la persona che ami è come morire, come essere schiacciato da un camion che ti trascina per centinaia di metri su una strada piena di chiodi. Metro dopo metro, giorno dopo giorno, vai morendo.L’autista non sa che ti sta trascinando e così va avanti, accelera, frena, continua a camminare senza darti la minima possibilità di salvarti, di smettere di soffrire». Una lacrima gli scivolò sulla guancia, poi un’altra, un’altra e un’altra ancora. «Mia moglie era la persona più bella, più intelligente, più simpatica, più dolce che abbia mia conosciuto. E tutto questo non è giusto. Niente e nessuno può decidere di portarmela via così, senza nemmeno darmi, darci la possibilità di una via di fuga. Pensavamo di avere una vita davanti, avere dei figli, di crescerli e vederli felici e invece non succederà mai. Io non vedrò mai il volto di mio figlio… » «Mi dispiace, deve credermi». Ribatté il medico. «Ma le ripeto che è stato fatto tutto il possibile». Aldo non gli fece attenzione e tornò a guardare l’agente. «Negli ultimi due mesi avrò dormito sì e no dieci ore. Non volevo lasciarla mai da sola e aspettavo sempre che si addormentasse lei prima di riposarmi. Le ho tenuto la mano fino alla fine e ho visto la sua bellezza sfiorire come neve al sole. Tutto quello che resta lo vedi anche tu». Il medico lanciò un’occhiata alla testa mozzata dentro la scatola. «Ho sempre fatto il possibile per i miei pazienti». Si difese. «Da sempre, fin da quando ero soltanto uno studente in medicina. E anche per sua moglie ho fatto tutto quanto era nelle mie capacità». «Non l’ha salvata». Mormorò Aldo. «Lo so, ma ci ho provato in tutti i modi. Non pensi che per me sia così facile accettare la morte di un paziente». Aldo si asciugò distrattamente le lacrime e sfiorò la pistola. «Non credo serva a nulla prendersela col dottore». Intervenne il poliziotto. Aldo impugnò l’arma e andò alla finestra. Erano arrivate altre pattuglie e ora un numero indefinito di uomini erano schierati tutti attorno alla casa. Impugnavano fucili e pistole. «Ormai è finita». Aggiunse l’agente. «L’unica cosa sensata che può fare adesso è liberarci e costituirsi». Aldo si avvicinò al medico e lo prese per il collo. Lo trascinò alla finestra e gli puntò l’arma alla tempia. «Non faccia altre pazzie, la prego». Esclamò il poliziotto tentando di liberarsi. «L’hai detto tu che ormai per me è finita. Non ho altre pazzie da fare». «La casa è circondata». Gridò da fuori un uomo col megafono. «Liberi gli ostaggi ed esca con le mani alzate». Aldo spaccò il vetro con il calcio della pistola e guardò fuori. «Non vi avvicinate o li ucciderò!» «Li lasci andare!» Urlò l’agente. «Getti quella pistola ed esca a mani alzate!» Attorno a lui i fucili erano spianati e pronti a sparare. «Signor Barrella, per l’amor di Dio, non faccia pazzie». Implorò il giovane agente in ostaggio. Aldo si guardò alle spalle. La testa della moglie era lì, immobile con gli occhi aperti rivolti a lui. Sembrava fissarlo teneramente. Le lacrime ripresero a scendere copiose lungo il suo viso stanco e consumato dalla mancanza di sonno. «Perché?» Mormorò. «Perché me l’avete portata via?» Allentò la presa sul collo del dottore e lo lasciò andare. Il medico cadde a terra e prese a respirare affannosamente. Aldo si avvicinò al tavolo e prese la testa della moglie. Le carezzò il viso e si puntò la pistola alla testa. «Non lo faccia, la prego…no!» Un colpo risuonò nel bosco e uno stormo di uccelli volò alto nel cielo azzurro di quella torrida estate.
Edited by margaca - 2/8/2010, 20:18
|
|