Più cose in cielo e in terra
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Più cose in cielo e in terra

Paolo DP - 9k

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  1. Paolo_DP77
     
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    Nuova versione!! - ho corretto vari refusi e ho provato a seguire i vostri consigli

    Più cose in cielo e in terra

    Sentii un’auto arrivare nel cortile e parcheggiare. Scostai la tenda e dalla finestra della cucina vidi un uomo scendere, richiudere lo sportello, guardarsi intorno mentre si stiracchiava come un gatto. Giovane, carino, vestito sportivo: ecco il nuovo potenziale acquirente.
    Aprii la porta poco prima che la sua mano toccasse il pomello.
    Era tutto perfetto: la porta cigolò e lui rimase lì imbambolato con la mano tesa. Ma subito dopo la ritrasse e alzò lo sguardo verso di me.
    «Buongiorno!» disse «Lei è la signora Elisabetta dell’agenzia?»
    «Certo!» Ci stringemmo la mano.
    «Valerio Martelli. Temevo di non trovarla: sono un po’ in anticipo» sorrise di rimando lui.
    «No, la stavo aspettando.»
    «Mi fa vedere la casa?» Era impaziente. Mi spostai di lato con un gesto che significava: ma certo, si accomodi.

    Gli feci visitare le stanze del piano terra; notai che il salone con il camino enorme lo aveva impressionato. Impressionava sempre tutti. Poi gli feci strada per le scale verso il piano di sopra.
    «Che gliene pare?»
    «Pensavo fosse più malandata, e invece è messa abbastanza bene. È elegante, c’è un sacco di spazio.»
    «Cosa fa nella vita, signor Martelli?»
    «Bé, non molto» ridacchiò. «Scrivo.»
    «Interessante. E il lavoro di scrittore frutta bene?»
    «Non direi. Ma ho dei soldi da parte, non si preoccupi: posso permettermi la casa se decido di comprarla. E comunque non costa molto, considerando che è una casa così grande.»
    «No, certo. Ma è perché qui è avvenuto un fatto di sangue.»
    «Omicidio-suicidio. Me l’ha accennato al telefono.»
    «Proprio in questa stanza.»
    Aprii la porta della camera da letto. Era tutto riordinato, pulito. Tende candide come il latte. Valerio entrò e camminando nella stanza allargava le palme della mani davanti a sé.
    «Che sta facendo?»
    «Niente, niente. Sto cercando di capire che sensazioni mi dà questo luogo.»
    «Davvero? Cos’è, una specie di medium? Sente le vibrazioni?»
    «No, no. Non direi. Non proprio. Lei non crede ai fantasmi, vero?»
    «Le sembro il tipo?»
    Valerio mi lanciò un’occhiata, come se fino a quel momento non avesse badato affatto al mio aspetto. «No, per niente.»
    Esitai prima di entrare, e questo lo notò.
    «Però la casa la impressiona un po’, vero?» ci tenne a puntualizzare, divertito.
    «Giusto un pochino. Sa come si dice: “non credo ai fantasmi, però mi fanno paura”.»
    «Madame du Deffand.»
    «Come prego?»
    «Ha citato una frase di Madame du Deffand.»
    «Davvero? Non lo sapevo. Non so neanche chi sia. Bravo, questo dimostra che lei è preparato. Dev’essere un ottimo scrittore.»
    Decisamente, il tipo mi piaceva. Immaginai fosse rarissimo trovare un aspirante inquilino con tali affinità: sarebbe stato un vero affare. Valerio se ne andava in giro per la stanza come un rabdomante che cerca a caso la sensazione giusta, mentre gli spiegavo che era rimasto quasi tutto l’arredo originale. Compreso nel prezzo. Quasi non mi ascoltava; si sedette sul bordo del letto. Rabbrividii. Evidentemente non aveva sentito la storia di cosa era successo su quel letto.
    «Lei crede ai fantasmi, quindi» gli dissi invece.
    «Sì, lo confesso.»
    «E sente qualcosa in questa stanza? Una presenza?»
    «No, a dire la verità, nulla di nulla.»
    «Di solito i clienti scappano per paura “degli spiriti”. Lei invece se li viene a cercare, mi pare.»
    «Sì, ma la casa mi interessa comunque, con o senza fantasmi. C’è l’atmosfera giusta, qui. Per scrivere, intendo.»
    «È uno scrittore horror per caso?»
    «Non proprio. Sono più un ricercatore; scrivo articoli sul paranormale.»
    «Ma allora questa è la casa perfetta per lei. E come mai crede ai fantasmi, scusi la curiosità?»
    «Sa, è una lunga storia.»
    «Però ora mi ha incuriosita. Insisto, se non sono troppo indiscreta.»
    Mi guardò indeciso. Voleva essere pregato, e io mimai uno sguardo implorante: «L’atmosfera è quella giusta, no?»
    «D’accordo, allora. Però non mi prenda per un pazzo.»
    «Pazzo? No, macché!» esagerai il tono della voce. Lui rise.
    «Il fatto è successo quando ero piccolo; facevo la quinta elementare.» Il suo tono si fece subito serio, il sorriso una smorfia. «Una bambina − Michela, si chiamava − che frequentava la seconda classe nella stessa scuola, morì in un incidente stradale. Era seduta dietro, fu sbalzata dall’auto. Al volante c’era suo padre. Lui si salvò, ma rimase in coma all’ospedale, in fin di vita.»
    Annuii per incoraggiarlo a continuare.
    «Due giorni dopo il funerale, ero al parco a giocare con degli amici, a calcetto. Finita la partita, gli altri andarono via e io rimasi per fare due tiri con Carlo, mio fratello. Dal campetto, anche se erano piuttosto distanti, potevamo vedere i giochi, e notai che c’era una bambina sull’altalena. Aveva un cappottino blu. Pensandoci, l’avevo vista anche prima, quando ero arrivato. Allora lo feci notare a Carlo.»
    «Era lei: la ragazzina morta.»
    «Sì.»
    «Scusi, l’ho interrotta.»
    «Indicai la bambina a Carlo, ma poi mi accorsi che mio fratello non capiva di che stessi parlando. Mi disse che non vedeva nessuna bambina. Allora pensai che volesse prendermi in giro, e andai verso le altalene, e mi resi conto che era lei: era Michela.»
    «Ne è sicuro?»
    «L’ho vista chiaramente come vedo lei adesso.»
    «E poi? Che è successo?»
    «Nulla, mi sono avvicinato abbastanza da riconoscerla, e Michela continuava ad andare avanti e indietro e guardava fisso davanti a sé come se io non ci fossi. Mi si gelò il sangue, come si dice, e me ne andai di corsa.»
    «E suo fratello?»
    «Capii che non stava fingendo, non la vedeva proprio. Quindi chiusi il discorso perché altrimenti mi avrebbe preso per matto, e poi non lo dissi a nessuno.»
    Sgranai tanto d’occhi. Sembrava sincero.
    «Ma non è finita qui. Per alcune notti mi fu difficile dormire, capisce, pensavo sempre al fantasma di Michela. Andai al cimitero e guardai bene la foto sulla lapide per accertarmi di non essermi sbagliato, perché mi sembrava tutto così assurdo. Qualche giorno dopo c’era un’altra partita di calcetto, ma non andai. Avevo paura di rivedere il fantasma, ma sopratutto temevo che gli altri ragazzi mi prendessero in giro. Però il dubbio che si fosse trattato solo di uno scherzo della mia mente era peggiore di tutto il resto, così una sera mi decisi a tornare al parco da solo. Portai con me un opuscolo commemorativo con la foto di Michela, che ci avevano dato a scuola. La trovai ancora lì, che andava sempre avanti e indietro con l’altalena e gli occhi persi. Non c’era alcun dubbio che fosse lei. Non badava a me, ma stavolta mi avvicinai di più e provai a parlarle.
    “Michela” le dissi, “che ci fai qui?”
    “Aspetto che mi venga a prendere.” Era avvilita.
    “Chi deve venirti a prendere?”
    Aspettai, ma non rispose.
    “Michela, lo sai che sei morta?”
    Lei mi guardò e scosse la testa due volte in un no. Il cigolio dell’altalena rallentò fin quasi a fermarsi.
    Allora tirai fuori di tasca l’opuscolo con la sua foto e glielo mostrai. Lo guardò, cambiò espressione, si sporse dal seggiolino e mi spinse via.
    “No!” mi urlò contro. “Vattene! Vattene!”
    Mi fece paura e scappai, intanto sentivo il cigolio dell’altalena aumentare di ritmo perché lei si spingeva sempre più veloce. Era furiosa.»
    «Accidenti, fossi stata in lei sarei morta di paura.»
    «Tornai al parco quasi ogni giorno, non solo la sera, anche quando c’era gente. La bambina era sempre lì, e nessuno la vedeva. Ogni tanto mi avvicinavo e mi sedevo su una delle altre altalene, non troppo vicino. Volevo farle compagnia, perché mi faceva tristezza vederla da sola aspettare chissà chi. Io non aprivo mai bocca, per timore che si arrabbiasse, e non so come ma intuivo che Michela apprezzasse quella silenziosa compagnia. Passarono così un paio di settimane, finché una sera fu lei a parlare.»
    «E che disse?»
    «Mentre mi alzavo per andare via, mi disse: “Ciao”. E io risposi: “Ciao”.»
    «Ciao. Tutto qui?»
    «Sì. Durante la notte, il padre, che era stato in coma tutto il tempo, era morto. Il giorno dopo tornai al parco e lei non c’era più.»
    «Stava aspettando il suo papà.»
    «Sì. Credo che, alla fine, sia andato a prenderla.»
    «Davvero affascinante.» Rimanemmo in silenzio qualche istante. «Mi ha fatto venire in mente che anche qui c’è un giardino con i giochi. Da sistemare, ma guardi lei stesso.» Indicai la finestra. Lui scostò la tenda e si affacciò. Tra le erbacce spuntavano un dondolo e uno scivolo.
    «Sa, mi sono sempre chiesto cosa sarebbe successo, se il padre non fosse morto. Se si fosse ripreso dal coma.»
    Proprio allora ci accorgemmo di una macchina che imboccava il vialetto.
    «Aspetta un altro cliente?»
    «No.»
    L‘auto si fermò e scese una donna sui quarantacinque anni, ben vestita. Si riavviò la chioma bionda specchiandosi nel finestrino. Aveva un mazzo di chiavi in mano e si fermò, interdetta, davanti alla porta aperta.
    «E quella chi è?»
    «Credo proprio che sia la signora Elisabetta, quella dell’agenzia.»
    Ci mise un po’ a capire le implicazioni di quella risposta. Forse pensava volessi prenderlo in giro. Così, dal cassetto del comodino estrassi una foto della mia famiglia. Un uomo, una donna e un bambino in un momento felice. La porsi a Valerio, e sentii che era il mio turno di raccontare una storia.
    «Quel giorno mio marito mi aveva picchiato fino quasi a uccidermi. Io stavo proprio su questo letto, quasi incosciente, quando si mise qui, alla finestra. Imbracciò il fucile e sparò a Riccardo, nostro figlio, mentre giocava laggiù in giardino. Riccardo cadde come morto. Allora mio marito sparò a me un altro colpo, per finirmi, prima di suicidarsi. Ma Riccardo era stato colpito solo di striscio. Il mio bambino s’è salvato, e ha ancora una lunga vita davanti.»
    Valerio rimase come imbambolato a guardarmi. I suoi occhi tradivano un certo rispetto nei miei confronti.
    «Se il padre di Michela si fosse ripreso dal coma, lei avrebbe continuato ad aspettare.» Disse quasi sovrappensiero.
    «Sì, sarebbe ancora in quel parco, sull’altalena. Noi siamo così: non vogliamo andarcene senza i nostri cari.» Mi voltai per uscire.
    «Mi ha convinto, sa?» mi fermò lui.
    «Di cosa?»
    Sorrise. «Se non le dispiace una compagnia silenziosa, la compro.»


    Edited by Paolo_DP77 - 7/9/2010, 02:47
     
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  2. Daniele_QM
     
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    Devo dire che l'ho trovato carino. Molto.
    SPOILER (click to view)
    Pensavo che lui sapesse che lei era un fantasma e non il contrario. Invece lui non se n'era reso conto... :P mentre lei lo sapeva bene. Hai rovesciato una condizione imposta da Sixth Sense in poi, bravo. Devi risistemare un dialogo (a un certo punto fai parlare due volte lei aprendo le virgolette in successione e sembra che parli lui. Quando dice "ah interessante" e "il lavoro di scrittore frutta molto?". Forse c'è dell'altro ma non sono sicuro.

    Comunque ti meriti un tre tondo. :)
     
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  3. Paolo_DP77
     
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    CITAZIONE (Daniele_QM @ 1/9/2010, 01:41)
    Devo dire che l'ho trovato carino. Molto.
    SPOILER (click to view)
    Pensavo che lui sapesse che lei era un fantasma e non il contrario. Invece lui non se n'era reso conto... :P mentre lei lo sapeva bene. Hai rovesciato una condizione imposta da Sixth Sense in poi, bravo. Devi risistemare un dialogo (a un certo punto fai parlare due volte lei aprendo le virgolette in successione e sembra che parli lui. Quando dice "ah interessante" e "il lavoro di scrittore frutta molto?". Forse c'è dell'altro ma non sono sicuro.

    Comunque ti meriti un tre tondo. :)

    Grazie! Anche per la segnalazione. Sì, oltre quello ci sono altri refusi. L'ho postato in fretta per non perdere il posto, domani sera passo al setaccio i refusi. Adesso è troppo tardi... 'notte!

     
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  4. Idrascanian
     
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    Bello. Un tema classico affrontato con gusto, una scrittura agile e scorrevole. E un ottimo uso dei dialoghi, complimenti.

    SPOILER (click to view)
    Ho apprezzato molto le sequenze dell’altalena, descritte con semplicità quasi fanciullesca, e per questo ancora più incisive.
    Il brividino lungo la schiena quando il protagonista chiede alla bimba “Michela, lo sai che sei morta?” c’è stato, il che significa che hai fatto un ottimo lavoro. Unica pecca del testo, a mio avviso, la frase della donna “Vede qualche fantasma?” Ecco, quella frase, legata all’arrivo della macchina, mi ha fatto intuire il finale. Non so, magari proverei a toglierla.

    Refuso
    “La trovai era ancora lì”
    Hai dimenticato “era.” ;)


    In conclusione un’ottima prova, si legge con piacere. Per me è un 3 abbondante. A rileggerti, ciao!
     
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  5. marramee
     
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    Ciao,
    un racconto semplice, ma molto scorrevole e piacevole da leggere.
    Ottimi dialoghi, soprattutto la parte dei ricordi.
    Trama un po' prevedibile e abusata, ma non nuoce.
    SPOILER (click to view)
    In pratica era inevitabile che alla fine uno dei due si rivelasse un fantasma!

    Come voto direi un tre pieno.
     
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  6. margaca
     
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    Molto carino, lo stile forse andrebbe limato un pochino, ma in complesso funziona, grazie soprattutto ai dialoghi.
    SPOILER (click to view)
    Bel finale a sorpresa, non avevo avuto neppure per un attimo il sospetto che il fantasma potesse essere la donna, ero quasi certo fosse lui!

    Ti segnalo alcuni refusi:
    glie lo (va scritto attaccato, l'ho trovato 2 volte)
    La trovai era ancora lì (o ci va una virgola o devi togliere l'era)
    sporte (sporse)

    Ti do un 3 pieno, complimenti

    Edited by Jakken - 2/9/2010, 14:15
     
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  7. Paolo_DP77
     
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    Grazie per i commenti e delle segnalazioni, di cui faccio tesoro. Sono contento che la forma a dialogo tutto sommato funzioni.

    @margaca: se puoi metti il commento in spolier ;)

    Edited by Paolo_DP77 - 1/9/2010, 15:28
     
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  8.  
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    Losco Figuro

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    Sono indeciso sul voto perché il racconto non mi convince del tutto. È abbastanza "piatto", non in un senso del tutto negativo ma comunque senza scossoni, neppure nel finale.
    Per adesso mi limito a qualche nota.

    CITAZIONE (Paolo_DP77 @ 1/9/2010, 01:16)
    si stiracchiava la schiena come un gatto.

    In genere o "ci si stiracchia" o "si stiracchia qualcosa"

    CITAZIONE (Paolo_DP77 @ 1/9/2010, 01:16)
    Ecco il nuovo aspirante acquirente.

    Perché "aspirante acquirente"? A parte che suona male, così sembra che debbano essere altri a decidere se lui può acquistare o meno. Non è meglio "potenziale"?

    CITAZIONE (Paolo_DP77 @ 1/9/2010, 01:16)
    «Valerio Martelli. Temevo di non trovarla: sono un po’ in anticipo» sorrise di rimando lui.

    Quando un dialogo tra virgolette o caporali sfocia direttamente nel narrato, dovrebbe andarci una virgola dopo la chiusura dei caporali.

    CITAZIONE (Paolo_DP77 @ 1/9/2010, 01:16)
    «Mi fa vedere la casa?» mi scostai con un gesto che significava: ma certo, si accomodi.

    Mentre in questo caso le frasi sono distinte, per cui "Mi" va maiuscolo.

    CITAZIONE (Paolo_DP77 @ 1/9/2010, 01:16)
    «Che glie ne pare?»

    "gliene" è preferibile scriverlo come un'unica parola

    CITAZIONE (Paolo_DP77 @ 1/9/2010, 01:16)
    «Bé, non molto» ridacchiò. «Scrivo.»

    Be', apostrofato, non accentato

    CITAZIONE (Paolo_DP77 @ 1/9/2010, 01:16)
    Valerio entrò e camminando nella stanza allargava le palme della mani davanti a sé.

    Al posto della "e" ci starebbe meglio un punto o un punto e virgola, le due proposizioni non sono correlate e i verbi letti così stonano.

    CITAZIONE (Paolo_DP77 @ 1/9/2010, 01:16)
    «Bé, non mi prenda per un pazzo però, se glie lo racconto.»

    Anche qui, meglio "glielo"

    CITAZIONE (Paolo_DP77 @ 1/9/2010, 01:16)
    si sporte dal seggiolino e mi spinse via.

    Refuso: "sporse"

    CITAZIONE (Paolo_DP77 @ 1/9/2010, 01:16)
    «Sì, credo che, alla fine, sia venuto a prenderla.»

    "andato", non venuto

    CITAZIONE (Paolo_DP77 @ 1/9/2010, 01:16)
    Rimase come imbambolato a guardarmi. il suo

    Refuso, ma non so se è il punto che doveva essere una virgola o la maiuscola che manca
     
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  9. margaca
     
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    CITAZIONE (Paolo_DP77 @ 1/9/2010, 15:00)
    @margaca: se puoi metti il commento in spolier ;)

    Oddio, come si fa?
     
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  10. Mastronxo
     
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    Commento prima lettura: sarò contento di leggerlo una seconda volta, dato che l’ho trovato scorrevole, piacevole, non troppo impegnativo e immediato.
    SPOILER (click to view)
    Quel che più mi ha colpito non è stato il finale (più o meno avevo capito dove volevi andare a parare) ma la parte in cui descrivi la bambina sull’altalena: il “ti sei accorta di essere morta”, il rifiuto di lei di rendersene conto, il fatto che quando lui si allontana sente i cigolii più rapidi.
    Ho notato però un paio di fastidi e-o problemi. Il primo anche in ordine cronologico è nei dialoghi: in alcune occasioni è difficile capire chi parla dei due (son dovuto tornare indietro un paio di volte, soprattutto quando lei gli fa visitare la casa e lui inizia a sentire le energie del luogo); a volte il pim pum pam dei dialoghi, che sono del tipo battuta-risposta, andrebbe interrotto per fare un po’ di chiarezza; la forma degli stessi è invece molto buona e cattura, nonostante qualche refusetto che hai già detto sistemerai.
    Il problema più grosso però è il fatto che lui, che vede la donna per la prima volta e dovrebbe avere un contatto piuttosto professionale con lei, si metta a raccontare una storia così personale: non aveva forse detto lui stesso che non l’avrebbe raccontata a nessuno per evitare di esser preso per matto? In questo caso, fossi quella che deve fargli visitar la casa, un paio di dubbi mi verrebbero :lol:

    Ti rileggerò e voterò più avanti, ha le potenzialità per un tre.

    Edited by Mastronxo - 1/9/2010, 15:23
     
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  11.  
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    Losco Figuro

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    Prima della parte da mettere in spoiler scrivi [ SPOILER ] (senza gli spazi dentro le parentesi), dopo [ /SPOILER ] (come sopra.)
    O usi il tastino apposito ^_^
     
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    "Ecate, figlia mia..."

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    Sarei tentato di dargli un 4. E non perché offra originalità o un qualche stile particolare; queste cose, a dire il vero, sono quasi assenti: l'idea non è nuovissima, e la scrittura non ha guizzi d'inventiva inediti. Quello che mi ha convinto è che è un racconto gradevolissimo, oltre che scritto con una misura e un controllo fuori dall'ordinario. Un altro autore, per esempio, avrebbe ribadito in seguito l'ironia insita nella frase «L’ho vista chiaramente come vedo lei adesso.». Inoltre, sì, il finale, davvero bello.

    Qualche noticina:

    CITAZIONE
    «Che glie ne pare?»

    Gliene

    Lo so che "glie ne" è consentito ed è letterale, ma lo trovo fuori posto in un racconto che usa uno stile da parlare quotidiano.

    CITAZIONE
    «Ah, interessante.»
    «Il lavoro di scrittore frutta bene?»

    Non chiudere il discorso di sopra tra le sergentine, perché altrimenti dài l'idea che a dire la seconda frase sia lui. Oppure non andare affatto a caporigo:

    «Ah, interessante. Il lavoro di scrittore frutta bene?»

    CITAZIONE

    Va scritto "Beh", oppure "Be' ".

    CITAZIONE
    Suo padre che guidava, invece si salvò,

    Suo padre, invece, si salvò.

    Secondo me puoi togliere "che guidava", perché inutile: che fossero solo loro due in auto è chiaro. Quindi a guidare era per forza il padre.

    CITAZIONE
    La trovai era ancora lì

    Il mio gusto dice che, se scrivi

    La trovai.

    ottieni un risultato migliore.

    CITAZIONE
    «Sì, credo che, alla fine, sia venuto a prenderla.»

    Anche qui, il "Sì" separalo con un punto. Darai incisività al'affermazione.

    Ma così è come scriverei io, quindi puoi anche evitare queste "correzioni"...


    Voto: 3
     
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  13. Selene B.
     
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    Ecco le mie osservazioni (non ho letto i commenti sopra, spero di non ripetere troppe cose già dette):
    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE
    «Mi fa vedere la casa?»

    beh, è lì apposta no?
    CITAZIONE
    «Che glie ne pare?»

    gliene
    CITAZIONE
    Decisamente, il tipo mi piaceva.

    da quello che ho letto fino ad ora non si direbbe, la donna mi era sembrata piuttosto sospettosa
    CITAZIONE
    si sporte dal seggiolino

    sporse
    CITAZIONE
    «Buongiorno. Lei è la signora Elisabetta Alfieri dell’agenzia?»
    «Sono io.» Mi tese la mano. La strinsi e annuii.

    perchè la fai mentire? Lui potrebbe benissimo entrare dando per scontato che lei è l'agente immobiliare, il finale sarebbe più accettabile così.
    La fine comunque non mi convince, anche come stile e ritmo (quel "ciao" "ciao" sono un pò deboli, non chiudono davvero).
    Poi secondo me le due storie (dei due fantasmi) sono più parallele che intrecciate, resta la sensazione che tu abbia accostato due potenziali racconti che però non hanno molte ragioni per stare insieme.
    Voto: per ora starei sul 2, ripasso a vedere gli eventuali aggiustamenti.

    Edited by Selene B. - 2/9/2010, 10:50
     
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  14. Alessanto
     
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    Letto.
    SPOILER (click to view)
    Molto bello. Delicato, entra ed esce in punta di piedi e ti lascia il segno. L'unico neo è il riferimento ai fantasmi, si capisce che uno dei due lo è.

    Voto 3.
     
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    Magister Abaci

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    È sempre un piacere passare dopo CMT: si può evitare di elencare gli errori ;)

    Il finale mi ha sorpreso: non avevo capito chi era chi. Efficaci i dialoghi. Il tema, si sa, non è originale, ma è ben trattato.

    SPOILER (click to view)
    Mi è piaciuta soprattutto la parte con il fantasma della bambina. Ben presentato.
    Anche i dialoghi sono efficaci, a parte una svista nell'alternanza che ti hanno già segnalato.
    Ho avuto un problema all'inizio perché non capivo chi era l'io narrante, forse era specificato, ma non avevo compreso che fosse una donna. Così sono arrivato al dialogo con Valerio e a un tratto è comparsa una donna. Al secondo tentativo è andata maglio.

    > Più cose in cielo e in terra

    Perché hai usato questa citazione da Shakespeare?

    > Sentii un’auto arrivare nel cortile e parcheggiare...

    Molto "The Others", ma lei sa di essere un fantasma mentre noi no... non vale! ^_^

    > mentre si stiracchiava la schiena come un gatto.

    Si poteva evitare la similitudine col gatto. Fosse un personaggio che nei suoi atteggiamenti somiglia a un gatto, ma non lo è; perciò perché tirare in ballo "il gatto" ;)

    > aspirante acquirente.

    "aspirante" potrebbe non essere sbagliato. Se il fantasma fosse l'agente immobiliare lo sarebbe, ma invece è il fantasma, appunto, e quindi potrebbe "easminarlo" per decidere se lasciargli comprare la casa oppure no (sono contorto, vero?)

    > Aprii la porta poco prima che la sua mano toccasse il pomello.

    Potevi lasciar aprire lui, così il fantasma non doveva interagire con la porta. Questo mi lascia un dubbio: l'altalena oscilla spinta dalla bambina, ma evidentemente solo lui vede quell'oscillazione. Le porte invece, a quanto pare, si aprono veramente.

    > «Buongiorno. Lei è la signora Elisabetta Alfieri dell’agenzia?»
    > «Sono io.» Mi tese la mano. La strinsi e annuii.

    Bugiarda!

    > «No, no. Non direi. Non proprio. Lei non crede ai fantasmi, vero?»
    > «Le sembro il tipo?»

    Bugiarda recidiva! ;)

    > «L’ho vista chiaramente come vedo lei adesso.»

    Ci credo ;)

    Voto: 3.

    Edited by TETRACTYS - 3/9/2010, 00:41
     
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41 replies since 1/9/2010, 00:16   712 views
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