La vita è una metafora
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La vita è una metafora

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  1. Armando88
     
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    LA VITA E' UNA METAFORA


    <<cosa distingue una storia da una buona storia? Che la storia è una sequenza di parole e simboli che creano un intreccio sensato, la buona storia è una sequenza di parole e simboli che posti nella giusta combinazione creano nella mente del lettore immagini indelebili. Ciò che rende lo scrittore capace di dare vita ad una buona storia è un processo innato chiamato ‘fantasia’.>>





    Marco era lì, fermo, davanti al luminoso schermo del suo computer da circa due ore. La feroce battaglia contro la fugace ispirazione che caratterizzava quel periodo della sua carriera durava da circa tre mesi; troppo calcolando l’ultimatum ricevuto dalla sua casa editrice. Gli ultimi tre romanzi pubblicati si erano rivelati un flop totale; erano stati costruiti su idee scaturite da un processo mentale elaborato piuttosto che dalla sua fantasia, quella stessa qualità che l’aveva reso famoso anni addietro. Inoltre il suo contratto editoriale era in scadenza: necessitava di una svolta. Il tempo che trascorreva inesorabile giorno dopo giorno non si stava rivelando suo alleato.
    Si sfilò gli occhiali per riporli sulla scrivania prima di abbandonarsi sbuffando alla spalliera della sedia. Quel lavoro gli serviva per svariati motivi pratici oltre che per un senso di autorealizzazione che solo attraverso la scrittura riusciva a provare.
    Si alzò tirandosi indietro i folti capelli scuri, sentiva le gambe indolenzite, era stato nella stessa posizione per troppo tempo. Prese a camminare per lo studio, nel tentativo di riattivare i muscoli, stando attento a non fare troppo rumore; sua moglie Anna e sua figlia Denise dormivano già da un po’. Guardandosi intorno la sua attenzione ricadde su una cornice in argento proprio di fianco a un portapenne decorato con piccole coccinelle di plastica. Si avvicinò per osservare meglio suo padre, in quella foto non doveva avere più di sessant’anni. Con lui aveva sempre avuto un rapporto difficile, forse perché per tutta la vita era stato un eterno bambino, forse perché l’unico modo per stargli accanto era non prenderlo sul serio. Probabilmente ogni bambino vorrebbe vedere suo padre come una sorta di protezione personale e non come un vecchio cantastorie che passa la propria vita a raccontare favole.
    Ora il suo vecchio se n’era andato; gli mancava maledettamente.
    Guardò oltre la finestra posta dietro lo schermo del computer, un luminoso sorriso gli si aprì in volto.
    Meno di un minuto dopo era nell’ampio giardino antistante l’abitazione. La dolce oscurità della notte dominava il paesaggio silenzioso mentre il cielo si presentava come un’enorme trapunta cosparsa di porporina d’orata. Sedette sul prato poggiando il peso del busto sulle mani aperte, come gli era già accaduto trent’anni prima, quando però, a fargli compagnia, c’era l’uomo che poco prima aveva osservato in foto.

    Marco era seduto sulla scogliera dove avevano deciso di passare la notte, aveva cinque anni. Il rumore delle onde contro i grossi scogli era l’unico suono che arrivava alle sue piccole orecchie.
    Ci volle un po’ prima che suo padre finisse di montare la tenda e lo raggiungesse. Il vento tiepido cullava i corpi dei due intendi ad osservare il magnifico paesaggio da cui erano circondati.
    <<cosa guardi?>> Chiese l’uomo osservando gli occhi grandi di suo figlio puntare in alto.
    <<quella!>> Rispose lui indicando una grossa massa luminosa nell’immobile cielo stellato.
    <<oh,>> fece suo padre con enfasi, <<la luna>>.
    <<si>>.
    <<hai la fortuna di poterla guardare, sai che altri bambini, tanti, tanti anni fa, non hanno avuto la tua fortuna?>>
    Il bambino si voltò verso l’uomo con espressione incuriosita.
    <<eh si, figlio mio, devi ritenerti fortunato!>> L’uomo tentò di stuzzicare la curiosità del piccolo ottenendo risultati immediati.
    <<perché altri bambini non sono stati così fortunati?>>
    <<eh, non so se posso dirtelo, solo i bravi bambini possono saperlo, quelli che non fanno la spia e non raccontano questa storia a nessuno>>.
    <<ma io sono bravo, non faccio la spia>>. Il tono del bambino era supplichevole, l’uomo aveva raggiunto il suo obiettivo.
    <<promesso?>>
    <<promesso!>>
    <<allora ascoltami bene. Un tempo, tanti anni fa, lì su>>, fece indicando il cielo scuro, <<ci fu una battaglia violentissima; la più violenta che si fosse mai vista>>. L’uomo aveva abbassato il livello della sua voce per rendere il racconto più avvincente. Marco sembrava già rapito da quelle parole come accadeva ogni volta che suo padre gli raccontava una storia.
    <<tutto cominciò per colpa delle nuvole che stufe del fatto di non essere apprezzate da noi uomini e invidiose di fronte alla smisurata bellezza della luna decisero di ribellarsi. Sai che fecero quelle nuvole cattive?>>
    <<no papà>>.
    <<catturarono la luna!>>
    Marco produsse un piccolo urlo prima di tapparsi la bocca con entrambe le mani. Non avrebbe potuto immaginare un tempo in cui la luna non fosse stata al suo posto.
    <<la tennero in ostaggio per tanti, tanti anni, più di quanto può durare la vita di un grosso drago sputa fiamme>>.
    <<cosa vuol dire ostraggio?>>
    <<si dice ostaggio piccolo mio. Vuol dire prigioniero>>.
    <<oh, va bene. Come ha fatto la luna a tornare al suo posto?>> Gli occhi e il tono di Marco lasciavano trasudare una fame di conoscenza smisurata.
    <<beh, non avere fretta, è stato un processo lungo e doloroso in cui migliaia di stelle hanno perso la loro luce>>.
    <<le stelle?>>
    <<si, perché proprio loro formarono un grande esercito incaricato di liberare la luna. Questo esercito si divise in diversi gruppi, ognuno con un incarico diverso. I gruppi prendevano il nome di costellazioni. Sai, le costellazioni esistono ancora oggi. Vedi quella? Quella è l’orsa maggiore!>> Disse indicando un insieme di stelle proprio sopra le loro teste. Suo figlio osservava il cielo in silenzio, la bocca spalancata. Il riflesso chiaro della luna illuminava i suoi grandi occhi neri.
    <<ma torniamo alla storia. La luna era prigioniera al grande castello oscuro delle nuvole e le stelle questo lo sapevano. Si organizzarono in gruppi, come ti ho detto, e partirono all’assalto del castello. Le nuvole però si ribellarono e i due eserciti diedero vita ad una battaglia che durò centinaia e centinaia di anni>>.
    <<e come fecero le stelle a sconfiggere le nuvole?>>
    <<con l’organizzazione, questo fu alla base del successo, ogni stella che vedi in cielo fa parte di una costellazione. Non ti nego che in quella battaglia molte stelle si spensero ma quello fu il prezzo che pagarono volentieri per riportare la loro regina sul trono>>. L’uomo guardò l’espressione perplessa di suo figlio.
    <<qualcosa non va?>>
    <<e’ che la tua storia non mi convince>>.
    <<perché mai?>>
    <<perché ancora oggi le nuvole a volte coprono la luna e le stelle>>.
    <<e’ vero piccolo mio, ottima osservazione!>> Si compiacque l’uomo.
    <<e allora papà?>>
    <<oggi, quanto dura in realtà il dominio delle nuvole? Uno, due, tre giorni? Poi le costellazioni tornano a guardarci dall’alto e la luna a splendere in tutta la sua eleganza>>. Il bambino sorrise abbassando lo sguardo mentre l’uomo lo fissava felice.
    <<un giorno mi racconti la storia degli uomini e degli animali papà?>>
    <<questa è la storia più semplice figlio mio. L’uomo è il regalo più bello che dio potesse fare alla luna>>. Il bambino era di nuovo perplesso.
    <<sai perché Marco? Perché prima la luna non aveva nessuno che potesse ammirarla>>.
    Il piccolo sospirò con aria soddisfatta come uno scolaretto che abbia appena appreso una nuova lezione. Poi suo padre gli scombinò i lunghi capelli neri e lo portò con se nella tenda per trascorrere lì quell’ultima notte di campeggio.

    Trent’anni dopo era seduto nel giardino della casa in cui abitava con una famiglia tutta sua.
    Guardava il cielo e: nonostante non fosse più un bambino, nonostante tutte le preoccupazioni di un uomo adulto a un passo dal perdere il proprio lavoro, provava ancore quelle sensazioni, le stesse sensazioni suscitate dalla presenza di suo padre. Suo padre, l’eterno bambino, l’uomo che sembrava non avergli insegnato niente, che aveva speso la sua vita a raccontare inutili storie; ma erano davvero inutili storie?
    Sentì l’incontenibile desiderio di abbracciare Denise così si alzò, entrò in casa e corse verso il piano superiore. Lentamente spinse la porta della camera cercando di non svegliare la piccola. Una volta nella stanza guardò sua figlia, avvolta nelle calde coperte ricamate; se la immaginò più grande, luminosa quanto una stella, su un grosso unicorno bianco come il latte, pronta a combattere le malvagie nuvole per riportare la sua regina sul trono; sorrise a quel pensiero.
    Si avvicinò al lettino e curvandosi le baciò la fronte. La bambina aprì gli occhi e gli sorrise.
    <<ho una storia da raccontarti!>> Le sussurrò l’uomo all’ orecchio. Vide il volto di Denise come illuminarsi, così la prese tra le braccia per uscire ancora una volta nel giardino, accompagnato, ora, dal suo piccolo amore.
    Quella notte si udirono storie di bellissime principesse e orchi cattivi e ancora di enormi draghi e valorosi cavalieri, racchiusi in bellissimi paesaggi marini e boschivi; paesaggi che Marco non credeva di poter creare. Fu una notte fantastica ricca di sensazioni ed emozioni che per troppo tempo l’uomo si era precluso; eppure passò così, in un lampo, come un leggero soffio di vento in una calda giornata estiva.

    La mattina seguente aprì gli occhi accanto a sua moglie Anna ancora avvolta in un sonno profondo. Guardò la sveglia: erano le sei e trentadue. Si lavò velocemente per poi mettere qualcosa sotto i denti e cominciare la giornata. Quando fu nello studio prese tra le mani la cornice d’argento raffigurante la foto di suo padre.
    <<grazie>>. Sussurrò rivolto all’oggetto che ripose di fianco al monitor del computer.
    Poi si sedette; rimase per qualche istante immobile a guardare il foglio bianco del suo programma di scrittura; fu allora che capì di aver vinto la sua personale battaglia.

    Edited by Armando88 - 1/10/2010, 18:26
     
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  2. margaca
     
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    Bella idea, anche se non proprio originale, e bello anche il messaggo che vi ho letto (nonostante sembri non esistere, spesso la soluzione è a due passi da noi...), però lo svolgimento non mi ha convinto del tutto. Lo stile è ancora un po' acerbo, deve essere affinato e migliorato, più che nei dialoghi nella parte raccontata. Voto 2
     
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  3. Virgart
     
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    Ciao,
    ecco il mio commento.

    SPOILER (click to view)
    La trama è piacevole, ha il gusto della fiaba per bambini.
    Il tuo stile però non è stato rigoroso. Ho rilevato diverse d eufoniche, molte ripetizioni.
    Quando usi trattino, deve non deve essere semplice, non serve quello di chiusura, se dopo la frase non vi è un intercalare.
    Il finale non molto chiaro: riuscirà di nuovo a scrivere? Peché si è ricorado di suo padre? O per l'amore di sua figlia?


    Per quanto segnalato ti do due.

    Nota: ho il file della revisione, mandami l'e-mail in mp se lo vuoi.

    Virgilio
     
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  4. Armando88
     
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    Grazie per i commenti ragazzi. Sono d'accordo con voi riguardo lo stile, è da rivedere. Per quanto riguarda il padre si parla di lui per il rapporto controverso con il protagonista che lo vede si come un fannullone ma anche come l'uomo che gli ha insegnato ad usare la propria creatività che in quel momento della sua carriera latita. Prova affetto nei confronti di sua figlia perchè ricorda i momenti passati con suo padre..
     
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  5. Armando88
     
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    Non mi fa mettere la maiuscola all'interno delle virgolette.. qualcuno mi aiuta?
     
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  6. CountlessCrows
     
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    Il tema è a dir poco sfruttato e giocarlo in chiave fiabesca migliora di poco le cose. Mi piace in compenso il passaggio di testimone tra generazioni (padre-figlio, figlio-nipote) e il connettersi alla struttura della famiglia, per quanto disfunzionale possa essere stata in passato. Diversi elementi linguistici dissonanti che nell'insieme danno l'idea del racconto scritto di getto. Il tema leggero (la fiaba o il racconto per bambini) rimane la parte migliore del racconto.

    Voto: 2
     
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  7. Alessanto
     
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    SPOILER (click to view)
    Storia carina ma realizzazione che zoppica.
    Un consiglio: metti la fiaba in principio e taglia per bene la parte iniziale dove c'è il protagonista scrittore. Di racconti di questo genere ce ne sono troppi, io stesso non credo l'avrei terminato se non fossimo su USAM. Nell'incipit occorre colpire il lettore!
    Lo stile è molto discontinuo così come la forma che necessita una pesante sistemazione.

    Voto 1.
     
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  8. Armando88
     
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    ho modificato qualcosa, grazie a tutti per i commenti..
     
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  9. rehel
     
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    Sì, nulla di nuovo sotto il sole. In effetti mi adeguo un po' ai commenti che mi hanno preceduto.
    Di mio segnalo una maggior attenzione ad alcune cose:
    meno aggettivi. Più cautela nelle omofonie: esempio - La mattina seguente aprì gli occhi accanto a sua moglie Anna ancora avvolta in un sonno profondo. Guardà la sveglia: erano le sei e trentadue. Si lavò velocemente.... e attenzione anche alle ripetizioni mascherate: esempio - ... ci fu una battaglia violentissima; la più violenta che...
    Non capisco bene la necessità del pistolotto iniziale, io lo toglierei.
    Sarei fra l'uno e il due; dico uno per il mio personalissimo concetto di sprone letterario... :shock:
     
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  10. Armando88
     
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    vi ringrazio per i commenti tecnici sempre preziosissimi per crescere in questo campo, non potete però chiedermi cosa c'entri quella prima parte perchè vuol dire, sicuramente per demeriti miei, che la storia non è stata letta con la dovuta attenzione.. :)

    probabilmente, apparte dal punto di vista tecnico, devo lavorare sul cogliere l'attenzione del lettore perchè fin ora non ci sono riuscito.. :)

    grazie ancora
     
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  11.  
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    "Ecate, figlia mia..."

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    Un The Big Fish in piccolo. Che può essere carino sì, ma già sentito, e neanche solo in quel film...

    Lo stile mi dice pure poco. Non ho capito come mai i discorsi diretti cominciano con minuscole, ma va be'... Altra cosa che mi sfugge è il titolo: metafora di cosa?

    Comunque, gli do 2 perché è breve, non ha errori e si apre con una massima che condivido in pieno.


    Voto: 2
     
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  12. Peter7413
     
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    Ola!
    Il racconto è molto piacevole, ma anche eccessivamente semplicistico nel suo sviluppo. Non c'è nulla che spinga il lettore a proseguire la lettura: in particolare manca il contrasto, tutto procede troppo liscio e senza intoppi.
    Altra nota dolente: padre e figlio sono spiccicati ai loro omonimi di BIG FISH, la qual cosa non sarebbe un male se il racconto fosse pienamente sviluppato.
    Insomma: 2 soprattutto per la bella atmosfera che si respira e perché queste tematiche mi gustano, però ci devi lavorare parecchio.
    Un consiglio? Guardati LA STORIA FANTASTICA di Rob Reiner, potrebbe aiutarti ad instradarti nella giusta via.
    Bye!
     
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  13. Armando88
     
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    Grazie per gli ultimi commenti.. Il racconto è senza dubbio molto semplice e molto poco elaborato ma più che altro ho puntato su un messaggio che se letto nel giusto modo può essere estremamente chiaro secondo me..

    Grazie a tutti soprattutto per le critiche costruttive..
     
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  14. marramee
     
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    Ciao,
    temo di non aver molto da aggiungere a ciò che è stato detto. La storia è immediata, a tratti piacevole, forse stona un po' lo stacco tra il prologo e la "fiaba", ma la morale è ben comprensibile. Per contro è una storia troppo semplice per poter andare oltre al due, quasi un esercizio di scrittura e basta.
     
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  15. luckyfer
     
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    dolce e tenerone, ma concordo con gli altri c'è da fare, è bello il passaggio generazionale ma già visto.
    il refuso della porporina d'orata mi ha fatto ridere, ho visto il cielo pieno di pesci , e c'è anche un intendi invece che intenti da sistemare
    forza e coraggio! voto 2
     
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21 replies since 30/9/2010, 23:47   290 views
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