Un caso d'avarizia
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Un caso d'avarizia

Genere: Orrore - 33.000 battute circa

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    Un caso d’avarizia




    Edited by Gargaros - 17/4/2011, 09:45
     
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  2. Daniele_QM
     
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    Dunque, ipotizzo che questo racconti ti sia stato ispirato da "Il cane" di Lovecraft, poiché sia l'ambientazione - e il tema - sia lo stile, lo ricordano moltissimo.
    Vi sono dei tratti davvero felici, che richiamano lo stile del buon vecchio H.P. e riesci in buona misura a ricreare quella inquietudine che aleggia nelle sue opere.
    I dialoghi sono la parte debole del racconto, a mio avviso, perché sono davvero troppo pesanti. Il monologo di Osvaldo è al limite dell'eccessivo. Sicuramente ricalchi uno stile novecentesco - o giù di lì - ma non si può prescindere da quella che è la nostra realtà, il nostro parlato. Tra l'altro, non collochi temporalmente la vicenda, per cui lasci presumere al lettore che il periodo sia quello (ma potrebbe essere più recente, ancora più lontano nel tempo, o boh).
    Comunque il monologo andrebbe inframezzato meglio - da osservazioni del narratore di vario tipo - e in alcuni tratti, quando Osvaldo
    SPOILER (click to view)
    si rivolge ai morti, sembra davvero poco spontaneo. Alcune cose che dice sono davvero troppo elaborate per farle passare in un parlato, specie in una condizione d'ansia come quella in cui egli versa.

    Di seguito alcuni appunti:

    CITAZIONE (Gargaros @ 1/10/2010, 00:07)
    d’avvertir

    avvertire
    CITAZIONE
    un eventuale suono che appartenesse a una pace soprannaturale.

    quale suono "eventuale" produce una pace "sovrannaturale"? Questo passaggio lo rivedrei nei contenuti.
    CITAZIONE
    con le spalle sulla porta

    sarebbe meglio "alla porta"
    CITAZIONE
    cercava di calmare un respiro da corsa precipite

    credo che in questa frase tu abbia sbagliato qualcosa: "corsa precipite"?
    CITAZIONE
    «Amico mio,» mi disse – io stavo ancora a terra, «amico mio, dovrai perdonarmi quest’ingresso maleducato e violento... ma quando ti spiegherò tutto, sarai tu a chiedermi scusa: per non avermi aperto prima che bussassi!»

    La ripetizione di "amico mio" è inappropriata in questo dialogo, perché tu inframezzi i due frammenti dal commento ma lui parla di filato e a meno di non sottolineare la ripetizione in qualche modo - ad es. deglutisce, tossisce o altro - è il caso di toglierne uno. Poi: come avrebbe potuto aprire PRIMA che lui bussasse? E' un veggente? O potenziale tale?
    CITAZIONE
    «Amico mio,» disse dopo che il respiro gli si era placato un po’... «Immagino ti stia chiedendo molte altre cose, rispetto a questa visita a sorpresa.»

    Per la terza volta ripete "amico mio". Pesantino.
    "disse dopo che il respiro gli si era placato un po": qui rivedrei la frase usando tempi verbali più funzionali: es. "disse dopo che il respiro si fu placato"
    "molte altre coste rispetto a questa visita": toglierei "altre" anche perché non specifica la prima cosa che dovrebbe chiedersi rispetto alla visita.
    CITAZIONE
    Era sul punto di piangere, ma l’orgoglio, il fiero orgoglio tipico d’Osvaldo, lo riprese, e così lo vidi nuovamente indurirsi.

    capisco il senso, ma non mi suona. L'orgoglio "riprende" Osvaldo? Direi che l'orgoglio permette a Osvaldo di riprendersi. Prova a riformulare il periodo.
    CITAZIONE
    La morta che giaceva nella bara – era la signora Pasculli, sepolta di giornata – stava decomponendosi, puzzava come una carogna e dal suo corpo provenivano sibili e rutti.

    Se è stata sepolta in giornata dubito che inizi già a decomporsi.
    CITAZIONE
    se di morti al giorno ce ne sono sempre almeno uno –

    ce n'è sempre almeno uno
    CITAZIONE
    di morti bene imbottiti ne cadono uno ogni mese.

    ne cade
    CITAZIONE
    sui ricchi o benestanti vecchi o malati di cui si diceva in giro presto o tardi avrebbero tirati le cuoia.

    tirato le cuoia
    CITAZIONE
    perciò più d’una volta dovetti ricorrere a stratagemmi e bastardate di varia natura.

    considerato lo stile narrativo che hai scelto, "bastardate" stona come un cazzotto nell'occhio.

    CITAZIONE
    A un becchino, per farti un solo esempio, mi presentai fingendomi un amico di scuola elementare; egli non ricordava nulla di me, ma fece un sorriso accogliente per la bottiglia di marsala che gli portavo in regalo, e che ci scolammo un’ora prima che mi mettessi all’opera – io feci finta di bere dopo i primi cinque bicchieri, lui cadde invece steso e non si svegliò che l’indomani.

    Improbabile. Se mi si presenta uno che non ho mai visto con una bottiglia di marsala, non mi metto a bere fino a sbronzarmi se prima - diciamo almeno una o due volte - non ho passato del tempo con lui - cadendo quindi in pieno nell'inganno.
    CITAZIONE
    una serie di fatti inquietanti accorsi nei giorni scorsi

    occorsi
    CITAZIONE
    nei giorni scorsi

    ripetizione
    CITAZIONE
    m’era sembrato in effetti che nell’ipnotico battere della pioggia si frapponesse un appena percepibile suono “altro” che non seppi identificare fra quelli di natura.

    forse meglio: "altro" suono
    CITAZIONE
    con un rabbia

    una rabbia
    CITAZIONE
    scese di nuovo la paura e la rabbia immense di prima.

    scesero
    CITAZIONE
    è da, a Roma, una zia a Roma... per farla svagare l’ho mandata io... »

    questo parlato è sconnesso. Balbettare non significa stravolgere la propria grammatica
    CITAZIONE
    considerai molte possibilità, soprattutto a quella che, forse, Osvaldo m’avesse contagiato

    "a quella che": togli la "a"
    CITAZIONE
    affacciandosi qua della scala.

    al di qua

    Nel complesso è una prova interessante. Mi sembra un buon esercizio di stile, ma non riesco a dare più di due (anche perché la somiglianza con "Il cane" è un po' troppo evidente - magari poi è un caso!)

    In ogni caso, benvenuto a Usam! ;)
     
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  3. Alessanto
     
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    SPOILER (click to view)
    Nel suo genere, non è male. Si lascia leggere.
    I problemi, però, ci sono:
    1- I dialoghi. Così non vanno. Pistolotti lunghi centinaia di caratteri non sono un tocca sana per l'attenzione del lettore. Avevo, in un racconto, un problema simile: ho risolto facendo dei FB in terza con un corsivo e ho fatto "vedere" le sequenze.
    2- Lo stile. Troppo compassato, funzionale magari, ma pesante.


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    CITAZIONE (Daniele_QM @ 1/10/2010, 13:50)
    Dunque, ipotizzo che questo racconti ti sia stato ispirato da "Il cane" di Lovecraft, poiché sia l'ambientazione - e il tema - sia lo stile, lo ricordano moltissimo.

    Daniè, ma allora mi confermi che tu di narrativa vecchia hai letto ben poco! :asd:

    Prendo la cosa con filosofia, non m'arrabbio... anche considerando che mi hai menato 2 perché avrei preso spunto da Il Cane. Ebbene, no, assolutamente no! Mi dici dove la vedi l'idea di quel racconto nella mia storia? Mi dici dove lo vedi lo stesso ambiente? Il cimitero? Ma no! Il cimitero ricorre infinite volte in migliaia di racconti dell'orrore classici e non. La nercofilia? Anche qui, NO. Lovecraft era un dscreto necrofilo, ma se devo essere associato a qualche autore vecchio, preferirei Clark Ashton Smith (e sarebbe comunque un'associazione errata, visto lo stile poeticheggiante e suggestivo di Smith).

    In altre parole, il mio testo con Il Cane non ci azzecca quasi niente. E però mi hai dato 2 :asd:

    Dei tuoi appunti solo una manciata li ho trovati oculati e dotti, e sono quelli in cui mi mostri dei refusi o sviste grammaticali ovvie.

    Ma procediamo con ordine...

    CITAZIONE
    Sicuramente ricalchi uno stile novecentesco - o giù di lì - ma non si può prescindere da quella che è la nostra realtà, il nostro parlato. Tra l'altro, non collochi temporalmente la vicenda, per cui lasci presumere al lettore che il periodo sia quello (ma potrebbe essere più recente, ancora più lontano nel tempo, o boh).

    Non c'è bisogno di collocare una data per dargli un tempo. Ho usato vari espedienti propri di autori vecchi (il "19...", tanto per dirne uno). Lo stile si confà a una qualità narrativa vecchia. Scrivo in prima persona, quindi per forza il narratore deve usare uno stile arcaico (che per altro non ho neanche forzato molto, altrimenti avresti letto termini inenarrabili). Pure i lunghi monologhi di Osvaldo, vengono da autori di cento anni fa, o giù di lì.

    Ho semplicemente scritto cercando di sforzarmi di "entrare" in un autore classico. Puoi criticare la mancata riuscita, ma non quello in cui sono riuscito a emulare quel modo di scrivere.

    L'unica cosa che forse trae in inganno è quella figlia che ritorna a casa per problemi scolastici... In quegli anni forse le ragazze ricche erano seguite da tutori o precettori... Su questo devo informarmi. Ma avendo letto molta narrativa vecchia, so che qualcosa, in quel dettaglio, non suona bene, per le mie intenzioni di scrivere una storia che sa di vecchio.

    CITAZIONE
    CITAZIONE
    d’avvertir

    avvertire

    Convengo.

    CITAZIONE
    CITAZIONE
    ]un eventuale suono che appartenesse a una pace soprannaturale.

    quale suono "eventuale" produce una pace "sovrannaturale"? Questo passaggio lo rivedrei nei contenuti.

    Non è il suono che produce la pace. E' nella pace che è possibile avvertire (per il narratore) un suono che altrimenti è inesistente.

    Comunque, ammetto che la frase suona (ehm) un po strana... Ci pondererò sopra per trovare una soluzion.

    CITAZIONE
    CITAZIONE
    con le spalle sulla porta

    sarebbe meglio "alla porta"

    Assolutamente no. Oggi si fa un uso già fin troppo sbagliato delle preposizioni, non voglio contribuire al casino generale :asd:

    CITAZIONE
    CITAZIONE
    cercava di calmare un respiro da corsa precipite

    credo che in questa frase tu abbia sbagliato qualcosa: "corsa precipite"?

    Osvaldo ha corso come una furia. Precipite significa

    3 (raro, lett.) Che si muove rapidamente | (fig., lett.) Avventato: quelli che son troppo precipiti… si avventurano presuntuosamente (CASTIGLIONE).

    Ho usato un letterale raro.

    CITAZIONE
    CITAZIONE
    «Amico mio,» mi disse – io stavo ancora a terra, «amico mio, dovrai perdonarmi quest’ingresso maleducato e violento... ma quando ti spiegherò tutto, sarai tu a chiedermi scusa: per non avermi aperto prima che bussassi!»

    La ripetizione di "amico mio" è inappropriata in questo dialogo, perché tu inframezzi i due frammenti dal commento ma lui parla di filato e a meno di non sottolineare la ripetizione in qualche modo - ad es. deglutisce, tossisce o altro - è il caso di toglierne uno. Poi: come avrebbe potuto aprire PRIMA che lui bussasse? E' un veggente? O potenziale tale?

    Non devi vedere la ripetizione di "amico mio" come qualcosa che dice effettivamente Osvaldo... Potrei semplicemente averlo ripetuto io per riprendere l'attenzione del lettore sull'inizio del discorso. Era una cosa che facevano tempo fa...

    Riguardo alla frase in corsivo, Osvaldo non dice niente di concreto e vero. Sta solo "preparando" il narratore alla storia assurda e terribile che vuole raccontargli...

    CITAZIONE
    CITAZIONE
    «Amico mio,» disse dopo che il respiro gli si era placato un po’... «Immagino ti stia chiedendo molte altre cose, rispetto a questa visita a sorpresa.»

    "disse dopo che il respiro gli si era placato un po": qui rivedrei la frase usando tempi verbali più funzionali: es. "disse dopo che il respiro si fu placato"

    Convengo.

    CITAZIONE
    "molte altre coste rispetto a questa visita": toglierei "altre" anche perché non specifica la prima cosa che dovrebbe chiedersi rispetto alla visita.

    4 (raro) Considerazione | (lett.) Avendo rispetto, tenendo conto, valutando: avendo rispetto al tempo, al luogo, al caso, alla persona (VASARI) | (lett.) Rispetto umano, eccessiva considerazione e timore delle opinioni altrui che può impedire di agire, decidere o esprimersi liberamente | Punto di vista, verso, riguardo: per, sotto un certo rispetto hai ragione; abbiamo considerato la cosa sotto tutti i rispetti, sotto ogni rispetto | Relazione, attinenza, paragone: non c'è rispetto tra forma e materia | Rispetto a, relativamente: vorrei dire qualcosa rispetto alla tua domanda; in confronto, in paragone a: rispetto a lui il fratello è molto più giovane | (raro) In rispetto a, relativamente, proporzionalmente a | Motivo, causa: non vengo per molti rispetti | (raro) Cautela, precauzione: per buon rispetto è meglio non farsi ricevere.

    In pratica Osvaldo dice che il narratore si chiede altre cose, oltre al fatto che lui gli fa una visita così inattesa e violenta.

    E le cose (alcune) che si chiede il narratore, infatti, vengono subito dopo elencate.

    CITAZIONE
    CITAZIONE
    Era sul punto di piangere, ma l’orgoglio, il fiero orgoglio tipico d’Osvaldo, lo riprese, e così lo vidi nuovamente indurirsi.

    capisco il senso, ma non mi suona. L'orgoglio "riprende" Osvaldo? Direi che l'orgoglio permette a Osvaldo di riprendersi. Prova a riformulare il periodo.

    No.

    CITAZIONE
    CITAZIONE
    La morta che giaceva nella bara – era la signora Pasculli, sepolta di giornata – stava decomponendosi, puzzava come una carogna e dal suo corpo provenivano sibili e rutti.

    Se è stata sepolta in giornata dubito che inizi già a decomporsi.

    Eh, sapessi!

    CITAZIONE
    CITAZIONE
    se di morti al giorno ce ne sono sempre almeno uno –

    ce n'è sempre almeno uno
    CITAZIONE
    di morti bene imbottiti ne cadono uno ogni mese.

    ne cade
    CITAZIONE
    sui ricchi o benestanti vecchi o malati di cui si diceva in giro presto o tardi avrebbero tirati le cuoia.

    tirato le cuoia
    CITAZIONE
    perciò più d’una volta dovetti ricorrere a stratagemmi e bastardate di varia natura.

    considerato lo stile narrativo che hai scelto, "bastardate" stona come un cazzotto nell'occhio.

    Qui convengo su tutto.

    CITAZIONE
    CITAZIONE
    A un becchino, per farti un solo esempio, mi presentai fingendomi un amico di scuola elementare; egli non ricordava nulla di me, ma fece un sorriso accogliente per la bottiglia di marsala che gli portavo in regalo, e che ci scolammo un’ora prima che mi mettessi all’opera – io feci finta di bere dopo i primi cinque bicchieri, lui cadde invece steso e non si svegliò che l’indomani.

    Improbabile. Se mi si presenta uno che non ho mai visto con una bottiglia di marsala, non mi metto a bere fino a sbronzarmi se prima - diciamo almeno una o due volte - non ho passato del tempo con lui - cadendo quindi in pieno nell'inganno.

    Sono d'accordo. Forse dovrei dire qualcosa sull'ottusità del becchino...

    CITAZIONE
    CITAZIONE
    una serie di fatti inquietanti accorsi nei giorni scorsi

    occorsi
    CITAZIONE
    nei giorni scorsi

    ripetizione

    Ok a tutto.

    CITAZIONE
    CITAZIONE
    m’era sembrato in effetti che nell’ipnotico battere della pioggia si frapponesse un appena percepibile suono “altro” che non seppi identificare fra quelli di natura.

    forse meglio: "altro" suono

    Non credo. Metterlo dopo aumenta il senso di stranezza del suono. Anzi, forse dovrei togliere le virgolette...

    CITAZIONE
    CITAZIONE
    con un rabbia

    una rabbia
    CITAZIONE
    scese di nuovo la paura e la rabbia immense di prima.

    scesero

    Ottimo.

    CITAZIONE
    CITAZIONE
    è da, a Roma, una zia a Roma... per farla svagare l’ho mandata io... »

    questo parlato è sconnesso. Balbettare non significa stravolgere la propria grammatica

    Forse no. Ma devi anche ammettere che tu non ti sei mai trovato in quella situazine e non sai che effetto può fare sul cervello :asd:

    E poi è tecnica narrativa. Forse scadente, ma almeno me so' sforzato.

    CITAZIONE
    CITAZIONE
    considerai molte possibilità, soprattutto a quella che, forse, Osvaldo m’avesse contagiato

    "a quella che": togli la "a"

    Ok.

    CITAZIONE
    CITAZIONE
    affacciandosi qua della scala.

    al di qua

    "Al di là", "al di qua" ecc. sono francesismi.

    Casomai avrei dovuto scrivere "qua dalla scala"...

    CITAZIONE
    Nel complesso è una prova interessante. Mi sembra un buon esercizio di stile, ma non riesco a dare più di due (anche perché la somiglianza con "Il cane" è un po' troppo evidente - magari poi è un caso!)

    :sospysi:

    CITAZIONE
    In ogni caso, benvenuto a Usam! ;)

    Grazie, Daniele.

    Oh, non prendere i miei contrappunti ai tuoi appunti come qualcosa fatto per offenderti. Ho solo cercato di difendere il difendibile...

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2010, 17:58)
    SPOILER (click to view)
    2- Lo stile. Troppo compassato, funzionale magari, ma pesante.

    Come può uno stile essere "compassato" e "pesante" nello stesso tempo?

    compassato
    part. pass. di compassare; anche agg.
    1 Nei sign. del v.
    2 Di persona assai controllata nell'agire: una ragazza compassata. SIN. Misurato, sostenuto.


    Edited by Gargaros - 1/10/2010, 23:52
     
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  5. Daniele_QM
     
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    Allora, mi fa piacere che gran parte degli appunti ti siano serviti. Quanto alla somilgianza con "Il cane", ovviamente mi riferisco all''ambientazione, ma non solo, anche a quel senso di "orrorifico nascosto" che il narratore SA ma non il lettore e questo emerge a poco a poco fino a rivelarsi per quel che è.
    Ovvio però che il 2 non deriva soltanto da questo. In linea generale identifico un buon racconto non solo in base all'attenzione alla grammatica, all'ortografia ecc. ma anche alla verisimiglianza della storia (ad es. tutto il pezzo del becchino - su cui hai convenuto - mi ha fatto storcere la bocca in questo senso), oltre alle sensazioni che riesce a comunicarmi un testo scritto in questo stile (a casa ho le famose raccolte di racconti Horror, vampiresche ecc. della Newton Compton di cui ogni tanto esce una riedizione, in ci appaiono non solo pezzi di Lovecraft, ma anche di altri scrittori dell'epoca - adesso mi vengono Le Fanu, Lord Dunsany, Onions, Hodgson, ecc. e nel confronto c'è sicuramente molto da migliorare)

    Comunque è un tentativo apprezzabile. ;)
     
    .
  6. Alessanto
     
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    CITAZIONE (Gargaros @ 1/10/2010, 22:48)
    Come può uno stile essere "compassato" e "pesante" nello stesso tempo?

    compassato
    part. pass. di compassare; anche agg.
    1 Nei sign. del v.
    2 Di persona assai controllata nell'agire: una ragazza compassata. SIN. Misurato, sostenuto.

    Mi rendo conto che con te bisogna scrivere col vocabolario in mano, Del resto, lo capisco, visto che vuoi difendere il difendibile... <_<

    Okay.

    http://it.wiktionary.org/wiki/compassato


    1. misurato attentamente e con precisione, moderato
    * gli diede una risposta compassata
    2. (per estensione) eccessivamente controllato, in modo non spontaneo
    * aveva movenze compassate

    3. detto di qualcuno dotato di autocontrollo, flemmatico
    * nelle situazioni mondane è sempre compassato
    4. (antico) misurato con il compasso

    Questo ero ciò che volevo dire.

    Credo che non spontaneo, forse funzionale ma pesante, funzioni.

    Un saluto!
     
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    Quindi il controllo è un difetto. Quindi i grandi autori sbagliano tutti, sono tutti "pesanti". Ho capito.
     
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  8. Daniele_QM
     
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    CITAZIONE (Gargaros @ 2/10/2010, 12:26)
    Quindi il controllo è un difetto. Quindi i grandi autori sbagliano tutti, sono tutti "pesanti". Ho capito.

    Usam è una palestra, ognuno esprime i propri pareri, che non sono legge, ma pareri. Lo spirito dovrebbe essere quello di accettare o non accettare le critiche, condividerle o meno, ma sempre con serenità.
    Lo scopo non è denigrare il lavoro altrui per arrivare primo. È aiutare quell'autore a migliorarsi. Ovvio che nemmeno io apporto tutti i cambiamenti che mi vengono consigliati - questo mese in particolare puoi accorgerti di cosa intendo - perché se io ho uno stile o intendo seguire una forma particolare ecc. non vado contro me stesso.
    Basta solo non prendersela e essere umili - perché nessuno di noi è, al momento, un "grande autore", ne converrai.
    ;)
    Ecco, ci tenevo a chiarire questo punto - anche se non si dovrebbe intervenire su un commento altrui - in modo pacifico.

     
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  9. Alessanto
     
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    CITAZIONE (Gargaros @ 2/10/2010, 12:26)
    Quindi il controllo è un difetto. Quindi i grandi autori sbagliano tutti, sono tutti "pesanti". Ho capito.

    Il fatto che tu su due concetti (controllo e "in modo non spontaneo") prenda quello che ti conviene, giusto per ribattere, mi lascia intuire molte cose.

    Non ho altro da aggiungere, io il mio l'ho fatto.

    Un saluto.
     
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    CITAZIONE (Alessanto @ 2/10/2010, 14:26)
    Il fatto che tu su due concetti (controllo e "in modo non spontaneo") prenda quello che ti conviene, giusto per ribattere, mi lascia intuire molte cose.

    E intuisci male, se mi permetti. Alessà, daje, hai espresso male quello che volevi dire. In narrativa quella che tu chiami spontaneità è controllo. Non esiste un bravo autore che sia spontaneo davvero e che sia anche (incidentalmente, senza volontà) valido sul piano artistico. Non girare la frittata col tentativo di convincere che hai detto una gran cosa. Semplicemente hai espresso male quello che volevi dire. Puoi ammetterlo, non muore nessuno se lo fai.

    Pure io ho detto.

    Ah, voglio solo precisare che io non sono un bravo autore... forse è per questo che non sono risultato spontaneo...
     
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  11. Alessanto
     
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    CITAZIONE (Gargaros @ 2/10/2010, 17:54)
    CITAZIONE (Alessanto @ 2/10/2010, 14:26)
    Il fatto che tu su due concetti (controllo e "in modo non spontaneo") prenda quello che ti conviene, giusto per ribattere, mi lascia intuire molte cose.

    E intuisci male, se mi permetti. Alessà, daje, hai espresso male quello che volevi dire. In narrativa quella che tu chiami spontaneità è controllo. Non esiste un bravo autore che sia spontaneo davvero e che sia anche (incidentalmente, senza volontà) valido sul piano artistico. Non girare la frittata col tentativo di convincere che hai detto una gran cosa. Semplicemente hai espresso male quello che volevi dire. Puoi ammetterlo, non muore nessuno se lo fai.

    Pure io ho detto.

    Ah, voglio solo precisare che io non sono un bravo autore... forse è per questo che non sono risultato spontaneo...

    Okay. Ottimo.

    Non spontaneità => non controllo => Stile non controllato, funzionale magari, ma pesante. Il commento mi sembra calzante.

    Lascio agli altri; sono certo che ci saranno altri commentatori che saranno più spontanei, calzanti e controllati.

    Un caro e caldo abbraccio.



     
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  12. RobertoBommarito
     
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    Ciao,
    SPOILER (click to view)
    Il racconto mi ha subito trasmesso l'ambientazione e le atmosfere giuste per un racconto di questo genere. La storia c'è pure, anche se è più che altro inserita in una scena (quella del dialogo). Dialogo e narrazione si mischiano, fino a dissolversi l'uno nell'altro. Non sembra esserci una chiara distinzione fra ciò che viene detto dai personaggi e ciò che viene narrato. Questo credo sia per via dello stile adottato. Ti faccio un esempio:

    QUOTE
    Sono solo le nostre secolari tradizioni che hanno intessuto su determinate questioni armature incrollabili di vergogna, pudore, sacralità.

    Una frase così (come altre nel racconto) andrebbe bene nella parte narrata, ma credo che in un dialogo faccia fatica a starci. La gente non parla così. É una frase troppo poco spontanea, troppo costruita, per essere parlata. Specialmente prendendo in considerazione la situazione. A tratti viene trasmessa una sensazione di "panico" quasi, o comunque sconvolgimento emotivo dei personaggi, come è giusto che sia data la situazione. Ma il dialogo risulta poi, tutto d'un tratto, estremamente razionale.

    QUOTE
    «No! Nessuno! Sto bene, forse stanco, ma bene. Resta seduto! Dove vai?»

    Appunto: credo che ci siano un po' troppi punti esclamativi. Anche più avanti nel racconto. Sappiamo che chi parla è sconvolto, emotivamente sottosopra. I punti interrogativi sono forse troppo/i. Stessa cosa per i puntini di sospensione. Altro es:

    QUOTE
    Quella notte stessa andai a spogliare la strega che fu Agata Doria. Quella maledetta! Era davvero attaccata al suo oro, al suo tesoro! Ecco perché c’erano voluti otto paia di braccia per adagiare la bara nel fosso! Ed era vero, sai? Come avevo capito dalle mie indagini, la Doria s’era fatta inumare con tanti di quei diamanti, catene, collari, bracciali, orologi, diademi, monili, pendagli, spille, d’oro e d’argento, che mi stava venendo un colpo dopo aver sollevato il coperchio! Dio mio, quale felicità in quel momento!

    QUOTE
    Siediti, per favore! È penoso farti un discorso simile, credimi! Siediti... ecco, così, bravo. Lascia che continui; non ho molto tempo. E pure io mi facevo la morale che non si deve rubar ai morti, profanar le tombe... ma la morale, amico mio, si deve applicarla ai vivi.

    Certe parti sono realisticamente parlate, e lo rimarebbero anche, appunto, senza troppi punti esclamativi e puntini di sospensione. Ma poi:
    QUOTE
    Sono solo le nostre secolari tradizioni che hanno intessuto su determinate questioni armature incrollabili di vergogna, pudore, sacralità. Guarda i giovani d’oggi, come vanno nudi e amoreggiano in piazza: per secoli il sesso è stato un tabù, mentre oggi viene anche ostentato.

    altre diventato tutto d'un tratto estremamente razionali.

    Le atmosfere sono quelle giuste. Vengono trasmesse con facilità a chi legge. Ma c'è qualcosa nello stile che credo danneggi il racconto stesso, rendendolo troppo inverosimile - inverosimile non nel contenuto (che essendo un racconto fantastico, deve esserlo), ma nella presentazione (specialmente per quanto riguarda i dialoghi).

    Aggiungo qualche altra nota:

    QUOTE
    ero seduto nella poltrona presso il camino acceso e stavo leggendo un paragrafo, assurdo e profetico, dello Stradimonio. I miei pensieri erano però costantemente distratti dal ricordo di mia figlia, la quale, intristita per alcuni problemi universitari di quel periodo, s’era rifugiata a casa come una bambina, sistemandosi sopra, nella stanza della sua infanzia. Perciò da qualche giorno ero nervoso e insonne, sconfortato dallo scoprirmi impotente nell’aiutare la mia bambina.

    Alcune congiunzioni, come in questo caso "e", a mio parere, allungano la lettura e la rallentano. Togliendo la "e" si ottengono due frasi e un ritmo più serrato. Specialmente in apertura, frasi lunghe rischiano subito di affaticare il lettore.
    La frase con "la quale", anche quella mi sembra troppo allungata. Potrebbe essere spezzettata pure questa, sempre per ragioni di ritmo. Per dare velocità alla lettura. Stessa ragione per cui eliminare "Perciò" renderebbe l'ultima frase più diretta, incisiva.

    Così com'è metto due. Ma credo che questo racconto abbia del potenziale per migliorare.

     
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    "Ecate, figlia mia..."

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    Oh, raghezzi, vi ringrazio tutti e tre per lo sforzo. Dovete avere pazienza con me: a volte sono tardo di comprendonio.

    Pondererò sui consigli.
     
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  14. marramee
     
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    Ciao,
    nel tuo racconto hai tentato un esperimento davvero rischioso, ovvero emulare stili e situazioni dei Weird Tales degli anni venti/trenta. Dico rischioso perché si tratta di dover riprodurre esattamente lo stile di allora, pena il rischio di scadere nel ridicolo. Tieni conto che già a quei tempi uno stile così forbito, così pieno di aggettivi e di termini inusuali, era considerato letteratura di serie B. Autori come Howard, Smith e Lovecraft erano fortemente criticati e sono stati rivalutati solo in seguito, a molti anni dalla morte.
    Quindi è inutile voler tenere un'ambientazione al di fuori dal tempo, una storia del genere può funzionare solo ed esclusivamente se rapportata a quel periodo. Fosse ambientata ai giorni nostri rischierebbe di cadere nel ridicolo, perché nessuno parla più usando certi termini.
    Quindi devi stare attento di non inserire nulla, ma proprio nulla che possa considerarsi moderno.
    Tu scrivi:
    CITAZIONE
    Guarda i giovani d’oggi, come vanno nudi e amoreggiano in piazza: per secoli il sesso è stato un tabù, mentre oggi viene anche ostentato.

    I giovani d'oggi che vanno nudi e amoreggiano in piazza? No, no, no, queste sono situazioni minimo da anni '70, non accadevano assolutamente negli anni '20-'30. Una frase così pone forti dubbi sulla datazione del racconto, e di colpo viene da pensare "Ma allora come parlano quelli?". Sembrano piccolezze, ma se distolgono dall'atmosfera il racconto è rovinato.
    Anche lo stile non è del tutto appropriato. Ovvero, alcuni Weird Tales erano scritti proprio così, ma principalmente si trattava di narrazioni a posteriori, ovvero attraverso un diario o una lettera. Nel discorso diretto, nel caso specifico un uomo che fugge inseguito dagli zombi, un linguaggio troppo elaborato è innaturale. Potrebbe essere accettabile in una normale discussione tra gentiluomini, ma devi tener conto dello stato d'animo specifico del momento, non è credibile che si perda in frasi tanto studiate.
    Temo che per funzionare il racconto abbia bisogno di essere "asciugato", in pratica dovresti leggere i discorsi a voce alta e chiederti quanto possano essere credibili in certi punti e quanto andrebbero invece snelliti. Perché in fondo è questo il fulcro della narrazione, riuscire a essere credibile pur affermando cose fantasiose.
    Io ti consiglierei di scegliere una datazione ben precisa e attenerti a essa. Inquadrare il racconto in un preciso momento storico, fine ottocento o primi novecento. Di certo non in tempi moderni. Inoltre cercare di usare un linguaggio meno ricercato nei discorsi diretti, mantenendolo tale solo nella narrazione.
    Allo stato attuale il racconto vale un due abbondante, che però non riesco a portare a tre, ma credo che con un minimo di lavoro tu possa trasformarlo in un vero Weird Tales a tutti gli effetti.
     
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  15. CountlessCrows
     
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    User deleted


    Ciao, devo ringraziarti per avermi riportato il feeling di autori a me cari e il fruscio di sottofondo di riviste sognate e lette solo nelle antologie come la già citata Weird Tales. La narrativa di inizio '900 ha prodotto cose egregie e anche solo ritrovarne l'atmosfera è prezioso.
    Al di là degli appunti sul linguaggio che ti hanno fatto altri e che trovo inutile ripetere ci sono due punti 'forti' su cui può essere opportuna una riflessione. Il primo lo ha sottolineato Marramee con il riferimento ai costumi dei giovani, il secondo sulla necessità di trasmettere ai lettori tutto quel dialogo senza pause apprezzabili.
    Nel '900 altri periodi sono stati considerati licenziosi, basti pensare agli anni del proibizionismo e sugli stravolgimenti sociali che hanno preceduto di poco la seconda guerra mondiale; potresti fare riferimento a questi due periodi distinti se vuoi evitare gli anni '60.

    voto: 3
     
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23 replies since 30/9/2010, 23:07   403 views
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