Una vecchia co(no)scienza
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Una vecchia co(no)scienza

di Marcello Gagliani Caputo

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  1. margaca
     
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    Perdonate il gioco di parole sgrammaticato del titolo, ma mi piaceva troppo!

    Lorenzo aprì l’armadio e prese la giacca della divisa.
    «Sbaglio, o ti avevo detto che quel vestito non volevo più vederlo?» Si voltò verso la moglie.
    La donna si avvicinò e guardò dentro. Piegato sopra una scatola di cartone usata per il cambio stagione, c’era un abito di lino bianco.
    «Pensavo di averlo dato via.»
    «Come vedi non l’hai fatto». Lorenzo si infilò la giacca e si sistemò il colletto. «Quando torno non voglio ritrovarlo, non voglio che mia moglie vada in giro vestita come una puttana». Si guardò allo specchio sistemandosi la cravatta. «Ma d’altronde te l’ha regalato tua sorella…», si girò verso di lei, «…a proposito, ho saputo che ieri è passata da qui.»
    La donna lo guardò afflitta.
    «Perché ce l’hai tanto con lei?» Chiese sistemando il vestito dentro una busta di plastica.
    «Perché è una puttana drogata e lo sai benissimo anche tu.» Il suo volto si irrigidì. «Ti ho detto mille volte che non voglio si avvicini a questa casa, come devo fartelo capire?» Controllò la pistola e la fece sparire nella fondina.
    «Ma è sempre mia sorella, non posso abbandonarla.»
    «Non me frega un cazzo, non deve mettere piede in questa casa, non voglio ripetertelo ancora.»
    «Sei ingiusto con lei, ha avuto tanti problemi, dovremmo aiutarla.»
    Lui si avvicinò e la prese per le braccia. La spinse verso l’armadio fino a quando lei non poté più muoversi.
    «Mi fai male.»
    «Ti sei scordata quanti soldi c’ha fregato quella sgualdrina?» Le sue mascelle si irrigidirono e gli occhi si iniettarono di sangue. «Non fosse stato per te, l’avrei già fatta sbattere in galera da anni, è lì che devono marcire quelli come lei.»
    La donna tentò inutilmente di liberarsi.
    «Non ne voglio più parlare, hai capito?» La sua voce risuonò minacciosa. «Vuoi diventare come lei? Guarda che non ci sto niente a buttarti fuori a calci, sono già stato troppo generoso con te e la tua famiglia.»
    Lei scosse la testa spaventata.
    «Ora fai sparire quel vestito.» La lasciò e afferrò una borsa da lavoro. «Devo andare, è tardi.» Uscì dalla stanza.
    Lei rimase un attimo ferma, massaggiandosi le braccia dolenti, poi gli corse dietro e lo vide entrare in auto e partire veloce verso la città. Sospirò e chiuse la porta. Camminò verso una poltrona e si lasciò andare chiudendo gli occhi mentre le prime lacrime le solcavano le guance. Si coprì il volto con le mani e si chiese per l’ennesima volta perché vivesse ancora con quell’uomo, perché gli permettesse di trattarla in quel modo, perché si faceva picchiare senza dire una parola. Si asciugò con rabbia il viso e afferrò il cordless, compose il 112, ma dopo uno squillo riattaccò. Non poteva farlo, non poteva abbandonarlo a se stesso, quel mostro se lo sarebbe inghiottito per sempre. Ripensò a quando si erano sposati, ai primi anni di matrimonio e un sorriso le si disegnò sulle labbra, spegnendosi quando rivisse le violenze subite negli ultimi mesi. Lorenzo non era più l’uomo che aveva sposato da ormai troppo tempo: indifferente, duro, nervoso, forse esaurito. Tornava a casa e si piazzava davanti alla tv, nemmeno un saluto, una parola. A cena ingurgitava tutto in pochi minuti e si alzava senza aspettare che anche lei finisse di mangiare. Ogni tanto lei aveva provato a chiedergli come andasse a lavoro, se ci fossero dei problemi, se aveva qualcosa da dirle, ma in tutta risposta le erano arrivati solo sguardi truci e mugugni incomprensibili. Ormai viveva con un estraneo.
    Si asciugò il viso con un fazzoletto e guardò dalla finestra: il cielo si stava rannuvolando minaccioso, in lontananza si sentì un tuono. Si alzò e andò in cucina. Mise un pentolino d’acqua sul fuoco e si preparò un the caldo. Tornò nel salotto e accese la tv. Le voci degli attori di un telefilm riempirono la stanza, ma lei non le sentì nemmeno. Avrebbe voluto uscire da quella casa e andare lontano, in un posto dove poter ricominciare.
    Un lampo squarciò il cielo.
    «Pioverà tutta la notte.» Disse tra sé. Avvicinò una coperta e se la mise sulle gambe.

    «Allora, come va?»
    Lorenzo sorrise e schiacciò l’occhio al collega che lo aveva raggiunto, un ragazzotto di poco più di vent’anni e un po’ sovrappeso. Un terzo agente carcerario stava armeggiando poco più in là con un cellulare.
    «Tutto bene, ogni tanto ho qualche screzio con mia moglie, ma tutto normale. Rientra nella vita familiare, te ne accorgerai.»
    L’altro sorrise e annuì.
    «Buonasera, ragazzi.» Il terzo agente, pelato e con un lungo pizzetto sul mento, li raggiunse e si sistemò il manganello.
    Lorenzo sorrise, mentre il grassoccio rispose con un cenno del capo.
    «Avete saputo cosa è successo stamattina?» Chiese il pelato.
    «No, cosa?» Domandò curioso il grassoccio.
    «C’è stata una rissa durante una partita di basket», rispose il grassoccio, «sono volati cazzotti e anche qualche morso, sono dovuti intervenire in quattro per dividerli. Me l’ha raccontato Carmine prima di staccare.»
    «Chi erano?» chiese Lorenzo.
    «Mi pare quel tizio arrivato l’altra settimana, quello che ha provato a uccidere la moglie, e Benny il Grasso. Se le sono date di santa ragione.»
    «Qui dentro sta diventando sempre più pericoloso.» Commentò il pelato togliendosi il cappello e grattandosi. Poi sorrise e si rivolse al grassoccio. «Hai portato gli scacchi?»
    L’altro sorrise.
    «Certo, dobbiamo finire la partita di ieri sera.»
    Il pelato gli passò un braccio sulle spalle.
    «Allora muoviamoci che devo darti scacco matto.» I due si avviarono lungo il corridoio e sparirono oltre una curva.
    Lorenzo rimase qualche secondo fermo, giocherellando col manganello attaccato alla cintola, poi si girò e andò verso la biblioteca. Arrivato nella stanza, si guardò attorno e afferrò un libro poggiato su un tavolo, lo sfogliò e poi lo rimise al suo posto. Controllò che tutto fosse a posto, poi sentì un rumore.
    «Chi c’è?» Esclamò brandendo il manganello.
    Da un tavolo fece capolino una testa.
    «Che cazzo ci fai qui?» Gli chiese Lorenzo.
    Un ragazzo lo guardò.
    «Sto sistemando i libri.» Rispose timido.
    Lorenzo si avvicinò e guardò l’orologio.
    «Come mai non sei in cella a quest’ora?»
    «Il direttore mi ha concesso di rimanere qui ancora un’ora.»
    Lui si guardò alle spalle e camminò verso il detenuto.
    «Il direttore, eh?» Chiese accennando un sorriso.
    L’altro annuì.
    «Hai qualcosa per provarlo? Una lettera? Un permesso?»
    Il detenuto sembrò in difficoltà.
    «No, però…»
    «Però un cazzo», lo fermò Lorenzo battendosi il manganello sulla mano, «se ti trovano qui passerò i guai.»
    «Ma io…», biascicò il detenuto.
    «Da quanto stai dentro?» Incalzò Lorenzo.
    «Un mese.»
    «Che cosa hai fatto?»
    «Rapina.»
    Lorenzo abbassò il manganello.
    «Vedo che però non hai imparato niente.»
    Il ragazzo sembrò non capire.
    «Se vuoi vivere tranquillo qui dentro devi rispettare le regole.»
    «Lo so ed è quello che sto facendo.»
    Lorenzo scoppiò in una fragorosa risata.
    «Dai», disse poi scostandosi, «adesso tornatene in cella, per stavolta chiuderò un occhio.» Lo fece passare.
    Il ragazzo abbozzò un sorriso e si incamminò verso la porta, ma dopo un attimo sentì un dolore fortissimo alla schiena e si ritrovò a terra col ginocchio di Lorenzo ben piantato sulla spina dorsale. Sbatté la faccia sul pavimento e sentì il sangue riempiergli il naso.
    «Ehi…», provò a dire, ma un altro colpo stavolta al polpaccio destro, gli fece morire le parole in gola.
    «Qui dentro non c’è posto per i furbi», disse rabbioso Lorenzo, «tanto meno per quelli come te».
    Il ragazzo respirò con fatica e sputò sangue sul pavimento.
    «Che cazzo stai facendo?» Davanti la porta comparve il secondino grassoccio con due bicchieri di caffè tra le mani.
    «Ho beccato questo figlio di puttana qui dentro». Rispose Lorenzo.
    Il secondino si avvicinò.
    «Gli esce sangue dalla bocca.»
    Lorenzo sorrise.
    «Ha provato a scappare.» Si alzò e lo tirò su per la camicia.
    Il grassoccio lo guardò poco convinto, poi si voltò e controllò se ci fosse qualcun altro.
    «Riportalo in cella, io vado, ho una partita di scacchi in sospeso.»
    Lorenzo annuì e aspettò che sparisse.
    «Adesso ti riporto in cella», si rivolse al detenuto e gli diede un fazzoletto per tamponare il sangue, «se dici una parola, non immagini cosa ti farò passare.»
    Il ragazzo annuì spaventato e si tamponò il naso.
    «Avanti, muoviti, pezzo di merda.»

    La pioggia era caduta per tutta la notte, ma adesso il sole aveva ripreso a brillare alto nel cielo. L’odore della rugiada arrivava fin dentro la casa e il cinguettio degli uccelli si faceva sempre più chiassoso.
    La donna aprì gli occhi e si trovò a guardare il viso di suo marito.
    «Buongiorno, amore.»
    Lei saltò dal letto e cercò istintivamente di ripararsi con la coperta.
    «Cosa c’è? Non riconosci più tuo marito?»
    Lei abbozzò un sorriso e si rilassò.
    «Mi hai spaventata, stavo dormendo.»
    Lorenzo sorrise e si sedette sul letto.
    «Volevo farti una sorpresa.» Da dietro la schiena tirò fuori un mazzo di fiori.
    La donna guardò le rose e sorrise.
    «Grazie.»
    «Per farmi perdonare.»
    Lei prese i fiori e li odorò. Poi guardò Lorenzo e sorrise: il suo viso era rilassato, i suoi occhi avevano riacquistato quella luce che l’avevano fatta innamorare, sembrava tornato l’uomo che aveva sposato. Aveva vinto la sua battaglia.
    «Fuori è tutto zuppo.» Disse Lorenzo alzandosi dal letto.
    «Ha piovuto tutta la notte.» Ribatté la moglie sistemando i fiori dentro un vaso. «Un temporale terribile.» Guardò soddisfatta e orgogliosa le rose e aprì le tende della stanza da letto. Il sole entrò prepotente dentro la casa illuminandola come non faceva da tempo. «Sembra arrivata la primavera.»
    Lorenzo voltò la testa e annuì.
    «Vuoi mangiare qualcosa?» Gli chiese la donna.
    Lui si sfilò i vestiti e indossò una tuta e una maglietta.
    «Volentieri, non ho fatto colazione.»
    Lei sorrise e andò in cucina.
    Lorenzo la raggiunse e si mise seduto.
    «Ho preso una settimana di ferie.»
    Lei sorrise.
    «E’ tanto tempo che non andiamo da qualche parte.» Spalmò la marmellata su un paio di fette biscottare e gli versò una tazzina di caffè. «Perché non partiamo? Magari una crociera.» Lo guardò speranzosa.
    Lui sorrise e sorseggiò il caffè.
    «C’è stato qualcuno qui ieri sera?»
    La donna lo guardò e si sentì raggelare.
    «No, perché?»
    «E di chi è allora quel cappello all’ingresso?»
    Lei ebbe un sussulto e guardò fuori dalla cucina. Il cappello era lì sul mobile e faceva bella mostra di sé. Sentì le gambe piegarsi.
    «Ah, quello», rispose cercando di sorridere, «ieri sera si è fermato un tizio per chiedere delle informazioni.»
    «E ha lasciato il cappello?» Il viso di Lorenzo si oscurò.
    «Se lo sarà dimenticato, forse lo ha poggiato lì quando l’ho fatto entrare». Si riempì una tazzina di caffè anche lei. «Dai, fai colazione, il caffè diventerà freddo.»
    Lui tamburellò con le dita sul tavolo e la guardò dritta negli occhi.
    «Avete scopato sul nostro letto?»
    La donna lasciò cadere la tazzina che andò in mille pezzi e fece un passo indietro.
    «Ma che cosa stai dicendo?»
    «Ti ho chiesto se avete scopato nel nostro letto.»
    «Non abbiamo fatto nulla, Lorenzo, te lo giuro.» Sentì il sudore scivolarle sulla fronte. «Gli ho spiegato la strada ed è andato via.»
    Lui si alzò.
    «Lorenzo, ti prego…»
    La prese per un braccio.
    «Non abbiamo fatto nulla, te lo giuro!»
    «Sei una troia, proprio come tua sorella.» Le torse il braccio e la spinse verso i fornelli della cucina. «Chissà quante altre volte hai scopato in questa casa mentre io ero lì fuori a lavorare.»
    Lei inciampò sui suoi stessi piedi e finì per terra.
    «Non ho fatto niente!»
    Lorenzo la colpì con uno schiaffo.
    «Sei una puttana!»
    La donna finì col viso sul muro.
    «Sul nostro letto!» Gridò ancora lui. «Scoparti un altro nel nostro letto!» Le sferrò un calcio allo stomaco.
    Lei si rannicchiò contro la parete e cominciò a singhiozzare disperata.
    «Ti prego…»
    «Sei solo una sgualdrina.» Si voltò e uscì dalla cucina.
    La donna si rimise faticosamente seduta e si pulì la bocca sporca di sangue. Quando alzò la testa lo vide tornare.
    «No, Lorenzo, ti prego…»

    «Eccola qui, le piace?»
    Lorenzo rimase senza fiato. Deglutì un paio di volte e si accorse di non respirare.
    «E’ rimasto senza parole, eh?» Sorrise l’agente immobiliare.
    Lorenzo buttò fuori l’aria e respirò profondamente allargando la cassa toracica al massimo.
    «E’ uno scherzo, vero?»
    L’agente immobiliare scosse la testa.
    «Perché? La guardi, è proprio come la cercava lei: giardino, posto auto, centoventi mq appena fuori la città, tre stanze da letto, cucina, salone doppio, due bagni.» Aprì una cartella e cominciò a rovistare. «Ecco», gli porse un foglio, «qui c’è la sua richiesta.»
    Lorenzo gli lanciò un’occhiata distratta.
    «Io non entrerò mai in quella casa.»
    L’agente immobiliare annuì e fece sparire il foglio dentro la cartella.
    «Conosce già la storia di questa casa…» Disse quasi rassegnato.
    Lorenzo annuì.
    «Ok», l’agente immobiliare alzò le mani in segno di scusa, «mi dispiace non averglielo detto prima, ma non pensavo potesse avere importanza. Sono passati tanti anni da quella tragedia.» Sorrise. «Dai, le faccio un sconto, gliela do per quattrocentomila euro, è un affare. Non mi dica che è di quei superstiziosi che credono ai fantasmi o roba del genere…»
    Lorenzo lo guardò e poi rivolse lo sguardo alla casa.
    Non era cambiato molto dall’ultima volta che era stato lì, giusto un po’ di erba e muschio in più e qualche pezzo di intonaco che si era staccato corroso dall’umidità. Si avvicinò al cancelletto d’entrata e poggiò le mani sul legno dello steccato.
    «Allora? Che ne dice?» L’agente immobiliare lo aveva raggiunto e lo guardava speranzoso. «Una casa come questa vale almeno settecentomila euro…» Lo guardò come un pescatore in attesa di vedere la lenza piegarsi nell’acqua. «Gliela do per quattrocentomila euro e se vuole potrà pagarmi la percentuale in nero così le faccio risparmiare altri cinquemila euro.»
    Lorenzo rimase in silenzio.
    «E comunque», riprese l’agente immobiliare dopo essersi lanciato un’occhiata alle spalle, «non so cosa sa lei di quella storia, ma detto tra noi quella donna meritava la fine che ha fatto.»
    Lorenzo si voltò e lo guardò stringendo talmente forte lo steccato da farsi diventare le nocche bianche.
    «Diciamocelo, era una sgaldrina, andava con tutti quelli che le capitavano sotto mano, si figuri che la sera prima di essere uccisa, era stata a letto con uno sconosciuto che si era fermato a chiedere informazioni.»
    Lorenzo mollò la presa sullo steccato.
    «E tu che cazzo ne sai?»
    Lui gli mostrò un sorriso ampio.
    «Come che cazzo ne so? Me l’hai raccontato tu.»
    Lorenzo lo guardò senza capire.
    «Non ricordi? Sei entrato in quel pub con l’aria di chi aveva appena visto un fantasma, ti sei seduto al bancone e hai cominciato a trangugiare una birra dopo l’altra. Dopo quasi dieci minuti che ti osservavo, ti sei girato e mi hai sorriso cominciando a raccontarmi com’era andata. Un giro lo pago io un giro lo paghi tu…» Sorrise.
    Lorenzo scosse la testa confuso.
    «E’ da allora che ti do la caccia, figlio di puttana. Sul momento non avevo realizzato di cosa stessi parlando, ma poi a mente fresca ho rimesso in ordine i pezzi e ho capito che quell’uomo di cui parlavi ero io, io mi sono fermato quella sera a chiedere informazioni a tua moglie. Lei mi fece entrare perché fuori diluviava e inavvertitamente ho appoggiato il mio cappello sul mobile dell’ingresso lasciandolo lì dopo che tua moglie mi ha spiegato la strada.» Si avvicinò a Lorenzo così tanto da poterne sentire l’alito mentolato. «Capisci, Lorenzo? Ero io quell’uomo e non sono mai andato a letto con tua moglie. Le ho parlato per dieci minuti ma mi sono subito reso conto di che donna fosse, di quanto fortunato fosse l’uomo che l’aveva sposata e tu invece l’hai uccisa.»
    Lorenzo abbassò la testa e vide i vestiti sporcarsi di sangue. Istintivamente poggiò le mani sullo stomaco e sentì il contatto freddo col metallo.
    «Che tu possa bruciare all’inferno, Lorenzo…»

    Edited by margaca - 3/10/2010, 19:19
     
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  2. Alessanto
     
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    Letto.
    SPOILER (click to view)
    Costruzione dei dialoghi e della vicenda davvero ben fatti. Bene! Molto bene.

    Il finale è, invece, deludente. Molto, molto deludente. Non ci sta proprio. Una componente sovrannaturale che fa la sua comparsa così, non va bene.
    Il titolo (obbiettivamente carino e calzante) però non è adatto alla drammaticità del tema.


    Voto 2 (era un 3 abbondante prima dell'ultimo paragrafo)
     
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  3. marramee
     
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    No, no, no, non ci siamo proprio. Non puoi distruggere un racconto così ben riuscito con un finale del genere! Proprio non ci sta col resto della storia. A parte che non spiega proprio niente, ma stona con la fredda violenza della prima parte.
    Guarda che fino all'ultimo paragrafo ero sul tre abbondante, ma il finale mi ha proprio smontato. Inventati qualcos'altro, questo sembra preso da un racconto diverso.
    Altro appunto sul titolo: sarà divertente, non discuto, ma questo NON è un racconto divertente!
    Quindi benché sia scritto molto bene e abbia un ritmo incalzante, allo stato attuale non riesco ad andare oltre il due.
     
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  4. margaca
     
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    Grazie per i commenti, il difetto di questo racconto nasce dal fatto che è stato scritto su un finale obbligatorio per un concorso di tanti anni fa. In effetti il finale stona parecchio, l'ho lasciato così per vedere l'effetto che faceva e ora che è chiaro che non funziona cercherò di cambiarlo.
     
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  5. margaca
     
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    Ho cambiato il finale, attendo nuovi commenti! Per il titolo, non posso modificarlo, voi fate finta di niente! :rolleyes:
     
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  6.  
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    "Ecate, figlia mia..."

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    Un po' da qui, un po' da lalà

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    Venivo giusto per dire la mia dopo la lettura della vecchia versione. Ho dovuto leggere il nuovo finale, ma lo stesso non cambio parere: la trama è improvvisata, il finale doveva essere preparato prima. Queste cose non possono farsi così dall'oggi al domani: quando un autore SA dove vuole andare a parare, scrive il racconto e ogni parola, ogni frase, contiene le intenzioni che le muovono.

    Il nuovo finale mi sembra appunto appiccicato a posteriori. Forse ha la sua colpa anche un passare fulmineo al modulo narrativo successivo. Non so, ma so che non riesco a collegarlo al resto del racconto.

    Su quello vecchio non so che dire, tranne che l'ho trovato scollegato col "clima" del resto della storia. Praticamente hai trattato due generi narrativi in una sola storia di poche pagine (per giunta)...

    I discorsi diretti mi sembrano troppo artificiosi. L'unica occasione a salvarsi è quando Lorenzo dice:

    CITAZIONE
    «Vuoi diventare come lei? Guarda che non ci sto niente a buttarti fuori a calci, sono già stato troppo generoso con te e la tua famiglia.»

    Una perfetta sgrammaticatura e improvvisazione, come a volte scappa quando si è infuriati...

    Sullo stile generale, pure qui tentenno a dirmi convinto, visto che non ho scorto guizzi originali... Tutto scritto bene, ok, ma sembra un compito scolastico d'italiano, dove devi scrivere con un modello diciamo standard.

    Mi ha convinto poco pure la vicenda umana in sé: Lorenzo marito dominatore e manesco, la "Donna" (perché senza nome?) moglie sottomessa e debole... personaggi un po' stereotipati che non si sollevano da questo stadio con un gesto proprio.

    Comunque, per quel che può valere, ti segnalo alcune cose:

    CITAZIONE
    «Non fosse stato per te, l’avrei già fatta sbattere in galera da anni, è lì che devono marcire quelli come lei.»

    La seconda virgola, se la sotituisci con un punto o con due punti è meglio.

    CITAZIONE
    Non poteva farlo, non poteva abbandonarlo a se stesso, quel mostro se lo sarebbe inghiottito per sempre.

    Uhm?

    CITAZIONE
    La pioggia era caduta per tutta la notte, ma adesso il sole aveva ripreso a brillare alto nel cielo.

    E' mattina. Vuoi dire che, se non fosse piovuto, il sole avrebbe brillato anche durante la notte?

    Mi spiace ma


    Voto: 1
     
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  7. CountlessCrows
     
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    Dato il finale, davvero avulso dal resto, il racconto risulta carente come struttura, ritmo e zoppicante nella trama. È mai possibile che un possibile acquirente non riconosca subito l'indirizzo della casa? Tre quarti del racconto scorrono bene e possono servirti come base per fare evolvere in altra direzione questo lavoro.
    Nel frattempo, voto: 2
     
    .
  8. Virgart
     
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    Ciao,
    Di seguito il mio commento.

    SPOILER (click to view)
    Il tuo racconto mi ha lasciato di stucco!
    Bello stile, fluido, aspro quel tanto che basta e la trama coinvolgente. Ti domandi come andrà a finire.
    E poi l'ultimo paragrafo mi ha interdetto.
    Giuro che non ho capito cosa sia accaduto. Suppongo che il protagonista dopo aver ucciso la moglie, abbia rimosso l'omicidio, ma che torni per acquistare la stessa casa dove viveva e non se lo ricordi mi sembra poco credibile.
    Lorenzo poi era un violento a causa della casa maledetta o perché di animo cattivo, vedi l'episodio con il carcerato?
    Ho rilevato solo un errore sgaldrina anziché sgualdrina e una frase di un dialogo che non mi torna come costruzione.
    Pero quell'ultimo paragrafo...


    Fino a tre quarti avevo in mente un quattro, il finale è da due, però lo stile mi è piaciuto. Il mio voto è tre

    Virgilio
     
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  9.  
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    Amante Galattico

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    Don't stop believin'

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    Ciao

    SPOILER (click to view)
    Non sono convintissimo del risultato globale.
    Ha un ritmo discreto per tutta la parte iniziale e centrale, anche se quando citi, come se fosse a caso, il fatto che c'è un carcerato che ha ucciso la moglie, credevo che fosse un racconto a incastro... anche perchè non ho dubitato neppure un attimo che Lorenzo avrrebbe ucciso la moglie fin dal principio.
    Però mi pare che il racconto si perda per strada in più punti... con la parte del ragazzo che alla fine è collegata solo a livello di carattere di Lorenzo e una parte finale che sembra vorticosa, ma che tradisce, secondo me, una certa fretta ed è poco equiliobrata rispetto alla costruzione che ne fai.
    E poi con che logica lui finisce di nuovo alla casa dell'omicidio? Come ne è stato scagionato? Nel senso che ci sarà anche, ma che bisogna almeno accennarla.
    Anche i dialoghi sembrano troppo recitati e pensati, soptattutto considerato il quadro dei personaggi.
    Non che l'idea non possa essere sfruttata, ma così è un po' troppo lineare... al di là di definire i personaggi più con le loro azioni che con le descrizioni (e questo è un bene), i vari eventi, soprattutto quelli che portano alla vendetta, dovrebbero essere pensati e gestiti in maniera più articolata.

    Metto un 2

    VARIE
    -Secondini che giocano a scacchi? Mah....
    -"...e afferrò una borsa da lavoro. " - perché "una"?
    -"le braccia dolenti" - dolenti al posto di doloranti qui ci sta proprio male
    -"the " - té
    -Attenzione che qualche volta hai messo il punto dentro le caporali e qualche volta fuori
     
    .
  10.  
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    Magister Abaci

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    Mi sono piaciuti l'inizio e la parte centrale, quanto mi ha sconcertato la fine.

    SPOILER (click to view)
    Hai azzeccato l'episodio di vita carceraria e la descrizione del rapporto ormai deteriorato tra marito e moglie. Sono parti che ho trovato ben scritte e anche credibili. Ormai sono convinto che tu faccia la guardia carceraria e ce ne vorrà prima che tu riesca a farmi cambiare idea ;)

    Il finale, purtroppo, rovina tutto. È inverosimile, ma anche disturbante, perché contrasta in modo esagerato con il realismo con cui inizialmente hai raccontato la vicenda. Il tizio che entra in casa di una donna sola in una notte tempestosa, capisce quale grande fortuna ha il marito di quella donna, dimentica un cappello, incontra il marito omicida in un bar, il marito gli racconta tutto, così vive solo per vendicare quella donna sconosciuta, alla fine attira il marito alla sua vecchia casa come agente immobiliare e lo uccide. È davvero troppo.

    In conclusione, la parte iniziale mi ha convinto. Il finale, invece, mi ha molto deluso.

    Voto: 2.
     
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  11. luckyfer
     
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    Non posso che concordare con gli altri, partito abbastanza bene e alquanto inverosimile nel finale (lui non riconosce l'indirizzo della sua casa e va a visitarla per ricomprarla? e da chi sarebbe stata messa in vendita, da Lorenzo? e se il venditore ha avuto il mandato, perchè la ripropone a chi gliela data? e perchè dovrebbe aver meditato una vendetta su una sconosciuta vista dieci minuti, tanto che si porta le pistola? e se anche avesse deciso di endicare un'ingiustizia perchè è in segreto un vendicatore mascherato in incognito, perchè non farlo fuori dal bar dove ha confessato?)
    Lasciando perdere qualche refuso, era quasi tre fino alla fine, visto che però il racconto non sta proprio in piedi diventa -mi dispiace - uno. Quando penserai ad qualcosa di nuovo mi piacerebbe vedere la revisione finale, ciao.


     
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  12. black cat walking
     
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    Ciao Marcello!
    SPOILER (click to view)
    Non so com'era la prima versione, ma purtroppo questa scade davvero troppo nel finale. A parte il repentino cambiamento di soggetto, quando non hai lasciato nessun segnale durante il percorso, ma ci sono proprio elementi che non tornano: perchè uno sconosciuto dovrebbe dare la caccia a qualcuno perchè ha conosciuto sua moglie per 10 minuti? E per quale motivo non avrebbe subito riconosciuto nello sconosciuto al pub, il marito della donna che l'aveva appena aiutato? Cose glielo ha fatto riconoscere dopo? E perchè ci avrebbe messo tanto a ritrovarlo, dato che, forse è stato processato, o comunque, lui sapeva benissimo l'indirizzo di dove abitava? Perchè Lorenzo torna lì senza sospettare nulla? E dov'è stato per quel tempo? E quanto tempo?
    Troppe domande, per un finale troppo fuori dal resto della storia.
    Voto: 2.
    Alla prossima!
     
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  13. Daniele_QM
     
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    Alcune note:
    CITAZIONE
    «Non ne voglio più parlare, hai capito?» La sua voce risuonò minacciosa. «Vuoi diventare come lei? Guarda che non ci sto niente a buttarti fuori a calci, sono già stato troppo generoso con te e la tua famiglia.»

    Non c'è bisogno di specificare che la voce risulta minacciosa - in effetti, lo è.
    E poi: "non ci sto niente" ? forse volevi dire "non ci metto niente"

    CITAZIONE
    Si coprì il volto con le mani e si chiese per l’ennesima volta perché vivesse ancora con quell’uomo, perché gli permettesse di trattarla in quel modo, perché si faceva picchiare senza dire una parola

    Me lo chiedo anche io. Forse è tutto troppo ovvio. Pensaci.

    CITAZIONE
    schiacciò l’occhio

    forse "strizzò" l'occhio o "fece l'occhiolino"
    CITAZIONE
    ogni tanto ho qualche screzio con mia moglie

    Sul serio tu useresti questi termini se dovessi dirlo a qualcuno?
    CITAZIONE
    Lorenzo sorrise, mentre il grassoccio rispose con un cenno del capo.

    Il "mentre" presuppone che l'altro stia ancora facendo quella cosa. Perciò non "rispose" ma "rispondeva"
    CITAZIONE
    Il terzo agente, pelato e con un lungo pizzetto sul mento, li raggiunse e si sistemò il manganello.
    Lorenzo sorrise, mentre il grassoccio rispose con un cenno del capo.
    «Avete saputo cosa è successo stamattina?» Chiese il pelato.
    «No, cosa?» Domandò curioso il grassoccio.
    «C’è stata una rissa durante una partita di basket», rispose il grassoccio

    Va bene voler identificare dei personaggi tramite dettagli fisici, magari però trova dei sinonimi o dacci anche i nomi. Li ripeti troppo spesso...
    CITAZIONE
    lo rimise al suo posto. Controllò che tutto fosse a posto

    ripetizione
    CITAZIONE
    «Come mai non sei in cella a quest’ora
    «Il direttore mi ha concesso di rimanere qui ancora un’ora.»

    ripetizione
    CITAZIONE
    partita di scacchi

    partita a scacchi
    CITAZIONE
    fette biscottare

    biscottate

    Dunque,
    stilsiticamente c'è da migliorare qualcosa, i dialoghi sanno un po' di già visto e sentito,
    SPOILER (click to view)
    il bastardo è troppo troppo bastardo e non ci spieghi nemmeno perché. Per quale motivo è diventato un mostro, visto che lei afferma che era diverso un tempo. Ma è vero? O era cieca anche allora?
    Anche la violenza gratuita in prigione ai danni del ragazzo, in realtà non serve a niente ai fini della storia se non a farci capire quanto bastardo sia Lorenzo. Ma si era capito. Forse un qualche aggancio con la sua storia personale, o rendere partecipi i colleghi della situazione familiare che lui sta vivendo, integrerebbe meglio quella parte nella trama. Il finale è buono, mi è piaciuto, anche se secondo me lo puoi migliorare. L'agente immobiliare che dà la caccia a Lorenzo per... cosa? Anche ammesso che sia plausibile che uno capisca di essere l'uomo del discorso di uno sconosciuto, davvero poi si mette a dargli la caccia per ucciderlo? Perché lo ha CREDUTO amante della moglie? Perché è stata uccisa una donna gentile - ma pur sempre sconosciuta? E vale davvero la pena rischiare la galera per vendicarla? Senza neanche sapere chi fosse, a conti fatti?
    Ecco, non sta bene in piedi la faccenda, anche se ha la scintilla necessaria ad avviare un qualcosa.
    L'idea mi piace, non lo sviluppo, che è troppo lasciato al caso, messo apposta per fare l'effetto sorpresa sul lettore - senza una vera spiegazione alle spalle, però.

    Il racconto ha delle potenzialità, ma come detto in spoiler, non mi sembrano sfruttate a dovere.
    Okay, detto questo, è un due.
    A rileggerti! :)
     
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  14. Peter7413
     
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    Ola compagno di scuderia!
    Analizziamo il racconto:
    - In casa moglie e marito, lui la tratta da schifo
    - Al lavoro il marito, guardia carceraria. Picchia con estrema violenza un giovane detenuto.
    - In casa, inizialmente lui è dolce, poi si trasforma e la uccide sospettandola di tradimento.
    - Anni dopo lui che cerca casa e viene portato nella sua vecchia residenza dall'uomo con cui credeva sua moglie fosse andata a letto, uomo che ha incontrato proprio nell'agenzia immobiliare a cui si è rivolto.
    L'idea è carina, ma la conclusione giunge troppo dal nulla. Meglio sarebbe stato, a mio avviso, aprire già con l'arrivo di Lorenzo e venditore alla casa, magari dando una spiegazione del perché sia proprio QUEL venditore, e dare un alone di mistero ad entrambi: non si sa perché il venditore sembra giocare al gatto con il topo con Lorenzo e non si sa perché Lorenzo sia così a disagio con quella casa. Poi da lì dipanare il racconto con gli episodi che già narri.
    Altra cosa importante: allo stato attuale non fornisci chiavi di lettura al comportamento di Lorenzo: perché, improvvisamente è diventato così violento? O lo è sempre stato magari nascondendolo alla moglie? Non dico che devi DIRE al lettore il perché, ma motivarlo maggiormente attraverso l'azione.
    In conclusione il tuo è un lavoro interessante e con buone potenzialità, ma che mi sembra il prodotto di una prima scrittura che necessita di ulteriori rielaborazioni per potersi esprimere al meglio.
    In definitiva il mio voto è 2.
    A presto!

    Edited by Peter7413 - 16/10/2010, 10:39
     
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  15. GrilloParlante
     
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    Ciao,
    SPOILER (click to view)
    Anche io sono d'accordo con le indicazioni che ti hanno già dato: bene quasi tutto, fino al finale frettoloso e che suscita troppi dubbi.
    Però sia lo stile che l'idea sono buone (pure se non troppo originali) ed io ho letto il racconto senza stancarmi. I suggerimenti sulla trama che mi vengono in mente sono gli stessi già esposti, per cui te li risparmio.
    Mi dispiace abbastanza dare solo 2, perché secondo me vale di più, ma tre è effettivamente troppo, consideralo un incoraggiamento alla modifica ;)

    Voto 2
     
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15 replies since 30/9/2010, 23:00   210 views
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