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Slot machine

di Luca Pagnini - 14.000 circa

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    Versione 2.0 di circa 19500 k, redatta dopo i primi commenti.


    Slot machine
    (Il paese delle opportunità)




    Notte


    L'uomo con la torcia illuminò la grande stanza. La sensazione di solitudine che emanava quel luogo era terribile. Scuotendo le spalle cercò di scacciare i cattivi pensieri che stavano prendendo posto nella sua testa e avanzò. Dopo poco, il fascio di luce puntò l'interruttore sulla parete, "Finalmente!" esclamò l'uomo a voce bassa, e con un gesto lo azionò. Mentre ammirava la distesa di apparecchi ad alta tecnologia che giaceva nel capannone, sentì il sudore sulla fronte. Irritato, si asciugò con la manica e fece cenno di avanzare a qualcuno che era dietro di lui. L'uomo non riusciva a credere di essere veramente davanti a tutta quella roba. L'imbeccata era stata giusta, portarsi via la refurtiva sarebbe stato un gioco da ragazzi.
    La persona che lo seguiva arrivò al suo fianco strisciando i piedi.
    "Faremo almeno centomila euro con tutta questa roba!" gli disse, senza girarsi, l'uomo con la torcia.
    "Con cosa lo trasporteremo?" domandò l'altro, calmo.
    "Con il camion che abbiamo fuori e..."
    "No", lo interruppe il compagno, con un filo di voce, "intendevo, fuori da qui".
    "Ma che domande, mi fai?" chiese l'uomo con la torcia voltandosi. Accanto a lui, la figura alta e magra dell'amico restò muta. Era come lo ricordava, da sempre, solo il viso era pallido, troppo pallido. Abbassando gli occhi, l'uomo con la torcia scorse che al posto delle mani l'altro aveva due moncherini sanguinanti. Sbigottito capì qual'era il problema e gridò. Forte.
    Quando un attimo dopo l'uomo si svegliò, sudato e tremante, era in piedi sul suo letto e cercava di allontanare qualcuno che non c'era.

    Giorno


    I due uomini alla slot machine si accesero una sigaretta ciascuno, incuranti del divieto appeso al muro. Nessuno li avvicinò per fermarli, tanto meno per farli uscire. Da qualche parte, un televisore diffondeva la voce di un uomo che parlava di energia eolica.
    “Allora è confermato per stasera?” esordì lo spettatore seduto su uno sgabello.
    “No, Secco”, rispose serio quello che stava giocando.
    “Come no?”
    “Ho cambiato idea”.
    “In che senso? Entriamo domani?”
    “Nemmeno”.
    “Nemmeno che? Ieri ne abbiamo discusso per due ore, mi hai rotto con i tuoi cambi di programma all’ultimo minuto, Gange! E perché, posso saperlo?”
    “Troppi rischi”, lo gelò il Gange.
    “Ma che vuol dire? Certo che ci sono rischi, come sempre”, esclamò il Secco col tono stupito di chi ha appena ricevuto la notizia della scoperta dell’acqua calda.
    “Appunto, è per questo che ci ho pensato bene e ho deciso di mollare per cambiare vita”.
    “Cambiare vita? Ho capito, ieri sera hai di nuovo pippato la roba di quel coglione svizzero, te l’avevo detto di cambiare spacciatore…”
    “Ma quale spacciatore”, farfugliò il Gange con la sigaretta tra le labbra e il fumo negli occhi. Poi distolse lo sguardo dalla macchina e gettando la cicca in terra proseguì: “È un’impresa, ma proverò a spiegarmi”.
    “Bravo, provaci”. Anche il secondo mozzicone cadde sul pavimento.
    Gli occhi del Gange tornarono a fissare lo schermo, le mani a picchiettare sui tasti. “Noi entriamo nelle case e, quando la soffiata è giusta, troviamo roba per qualche migliaio di euro. Giusto?”
    “Giusto”.
    “Per questa miseria rischiamo di essere presi e sbattuti in galera, anni…” proseguì il giocatore mentre valutava i simboli sulle ruote che una per una si fermavano. Dopo una pausa in cui la slot fece suonare dei campanelli, aggiunse: “Se ci va bene. Se ci va male ci prendono a fucilate”, poi si voltò a fissare l’amico. “Che cazzo di vita è questa?” gli chiese con un mezzo sorriso. Da una fessura nella pancia della slot udirono lo scrosciare di qualche moneta.
    Il Secco sembrava non aver capito la domanda perché guardò la vincita senza aprire bocca. Poi reagì, improvviso, come se il peggiore dei suoi incubi si fosse appena materializzato: “Mica ti vorrai mettere a lavorare, vero?”
    “Macché! E che sono scemo?” replicò l’altro raccogliendo i gettoni.
    “E allora che vuoi fare?”
    “Ancora non ho deciso bene”. Il Gange accese un’altra sigaretta e reinserì tutte le monete nella macchina. “Penso a due possibilità: o finanziere o politico”, concluse con enfasi buttando fuori il fumo.
    Stavolta la reazione fu immediata. “Finanziere di che? E poi politico... Te hai perso il cervello! Ma di cosa parli?” disse il Secco, tra il preoccupato e il divertito, alzandosi per appoggiarsi alla slot e guardare in viso il compare.
    “Del futuro”, sentenziò il Gange mentre picchiava con il pugno su uno dei tasti.
    “Del futuro”, ripeté il Secco.
    “Allora”, innervosito il giocatore fermò le mani e iniziò a parlare lento, come a uno straniero che chiedesse la strada per la stazione dei treni che stava nel piazzale giusto lì di fronte. “Per la prima opzione farei così: prendo mille di quei quattromila euro che ho tirato su con l’ultimo scasso e a uno dei tossici del mercato, uno qualsiasi, basta che sia pulito dal punto di vista dei fallimenti e dei protesti...”
    “Quali proteste?”
    “Che proteste e proposte, ho detto protesti! Assegni a vuoto, cambiali scoperte, quella roba lì. Hai capito?” Senza attendere risposta continuò: “Insomma prendo il tossico e in cambio di cento, duecento euro, lo porto ad aprire un conto corrente in una banca del centro, una di quelle con tanti impiegati e un sacco di movimento. Quindi gli tolgo subito il bancomat e tutti i fogli che gli danno e poi mi metto a cercare una casa da comprare”.
    “Una casa da comprare… Perché? E poi i soldi chi te li dà?”
    “La banca, e chi sennò?”
    “Facciamo una rapina! Lo sapevo che…”
    “No, fermo, niente rapina. Prendo un mutuo”, rivelò il Gange.
    “Un mutuo?”
    “Un mutuo”.
    “E la banca lo dà a te per...”
    “Non a me, imbecille, a lui. Al tossico. E lasciami parlare! Allora, trovo una casa fuori mano da rimettere. Una che nessuno vuole comprare. Mi accordo con il venditore per un prezzo stracciato, poi mando il mio zombie a chiedere il mutuo alla banca”.
    “Sì, e secondo te quelli a lui invece lo danno...”
    “Certo. Con l’aiuto di amici che so io, gli fornisco un paio di belle buste paga e una dichiarazione dei redditi che neanche la Guardia di Finanza la scoprirebbe. A quel punto gli faccio chiedere il mutuo, il più sostanzioso possibile, che comprenda anche futuri lavori di ristrutturazione progettati da un geometra amico”.
    “Ristrutturazione, sì... Poi?”
    “Poi, con un altro po’ di euro rivesto il tossico e lo mando davanti al notaio a firmare i fogli dei contratti. Per essere sicuro che non sbagli nulla, l’accompagno. Appena sul conto corrente viene accreditato il mutuo, paghiamo il venditore e il notaio. Il resto glielo faccio prelevare in contanti o, per dare meno nell'occhio, con assegni circolari intestati alla mia donna. Sul conto ci faccio lasciare qualcosa… giusto quanto basta a coprire due rate e non mettere la banca subito in allarme. Intanto intasco gli assegni e il gioco è fatto”.
    “Gli assegni a te? Caso mai, alla tua donna”.
    “Che è uguale. Quella non respira se non glielo dico io”, detto questo riprese subito a pestare tasti con la sigaretta stretta tra l’indice e il medio della mano sinistra. Al primo scossone una pila di cenere cadde sulla console.
    Dal lato opposto al Secco, comparve silenzioso un ragazzino. Neanche in punta di piedi arrivava all’altezza dei pulsanti. Con aria severa guardò prima lo schermo e poi il giocatore.
    “Il mio babbo dice che qui non si può fumare. Te perché fumi?” indagò, indicando la sigaretta.
    Il Secco lo guardò alzando le sopracciglia, come se a parlare fosse stato un gatto. Il Gange invece non si scompose e dopo aver dato l’ultimo tiro, lasciò cadere la cicca in terra e rispose: “Dì al tuo babbo che si sbaglia. Ora perché non vai a giocare sulla ferrovia, qui dietro? Vai bambino, vai, che il babbo ti aspetta”.
    Il piccolo fece per dire qualcosa, ma invece di parlare aggrottò la fronte e lentamente sorrise, quindi sparì silenzioso com’era arrivato.
    Dopo qualche secondo, il Secco riprese la discussione.
    “Chissà che guadagno ci puoi fare con tutto quel giro...” ironizzò, “Ma dai. E per così poco smetteresti di rubare?”
    “Non avevo finito. A quel punto ripeto l’operazione tre o quattro volte. Con il gruzzolo accumulato prendo un altro tossico e gli faccio intestare una ditta di import export”.
    “Export. Di che?”
    “Di qualsiasi cosa, non importa. Tanto durerà un mese, giusto il tempo per ordinare tanta roba da pagare a novanta giorni e rivendere prima a quegli stronzi di ricettatori che ci affamano adesso”, disse il Gange.
    “E così che ottieni? Secondo me resti sempre lo stesso morto di fame".
    “Forse, però avrò creato il capitale sufficiente per passare alla seconda fase”.
    “La seconda fase?”
    “Ma che sei diventato una valle, che fai sempre l’eco? Seconda fase, sì! Quella dell’ingresso nel mondo che conta”.
    Per un minuto ci furono solo i rulli della slot che continuavano a girare dietro l’impulso della mano incapace di fermarsi. Fu il Secco a riprendere il filo del discorso, anche se era chiaro che non sapeva di quale filo si trattasse.
    “Il mondo che conta…” ripeté, con poca convinzione, rimettendosi a sedere sullo sgabello.
    “Con i soldi mi rimetto a nuovo e prendo a noleggio autista e auto”, riprese allora il Gange. “Anzi, magari l’autista lo risparmio e me lo fai te.” Il Secco rimase zitto. “Insomma, con il Mercedes blu e l’omino alla guida mi metto a frequentare i posti giusti, quelli dove proliferano i fessi. Che so... i circoli industriali di provincia, le serate delle associazioni benefiche che vanno di moda, Cortina, Porto Cervo... roba così. Mi segui?”
    L’altro fece cenno di sì con la testa, ma l’espressione non era quella corrispondente.
    “A questo punto trovo il pesce che abbocca e m’infilo in qualche affare da poco rischio, che mi faccia ottenere la fiducia del mio bancomat...”
    “Del tuo che?” si ravvivò all’improvviso il Secco.
    “Del bancomat vivente che ho agganciato. Sveglia!” Un altro pugno colpì il tasto all'estrema destra della console. “Il più è fatto. Alla prima occasione buona lo frego sul serio e mi dileguo con il malloppo grosso. Oppure...”
    “Oppure?”
    “Oppure vado in una banca e chiedo i crediti per dare la scalata alla Telecom o a qualche società nel ramo alimentari... che ne so, la Cirio...”
    “Telecom… Cirio…” Il Secco sembrava in trance. Poi, come risvegliandosi dal sonnellino pomeridiano aggiunse, calmo: “Ma te sei fuori come un treno. Il viaggio in India ti ha davvero rovinato il cervello”.
    “Vedrai. Comunque in corso d’opera penserò meglio alla prima parte. L'idea me l'ha data un ex compagno di cella, che l'ha realizzata otto anni fa, ma da quando c'è stata la crisi in America, forse i mutui non li danno più così facilmente”, concluse tra sé e sé il Gange.
    La macchina suonò ancora una volta. Lo scroscio di monete fu più lungo e rumoroso.
    “Non vorrei morire dal ridere, ma sono troppo curioso di sapere cosa preveda la seconda scelta, quella del politico”, domandò il Secco, accendendo una sigaretta.
    “Beh, per quello ci vuole un po’ più di tempo, ma i risultati sono enormemente più soddisfacenti”, scandì il Gange. “Se mi andasse bene, un giorno potrei addirittura pretendere i ringraziamenti del paese”.
    “Sì, i ringraziamenti del paese di tua madre, ma va’, va’! Con i precedenti che ti ritrovi, dove vuoi andare?”
    L’uomo alla slot frugò tra le monete per valutarne la quantità. Poi proseguì tranquillo: “E quando mai i precedenti sono stati un problema per fare il politico? Altro che paese di mamma! In carcere ho conosciuto uno che mi può introdurre. Se m’impegno, con la testa che ho, in pochi anni divento deputato e da lì a ministro è un batter d’occhio”.
    Il Secco rise in maniera scomposta tossendo fumo, poi, la risata si spense lenta e valutò: “Effettivamente...”
    “Vedrai”.
    Il Gange prelevò tutta la vincita.
    “Ma, senti un po’ me”, riprese il Secco, “Dammi qualche gettone”. I due si scambiarono di posto.
    “Dì”, lo esortò il Gange.
    Il Secco lasciò cadere la sigaretta e inserì tutte le monete nella macchina. Quindi iniziò: “Invece di imbastire questo traffico, visto che di rubare non ti va più”, sospirò. “Se invece di tutto 'sto casino, dicevo, ci mettessimo in attività con la gnocca?”
    “Cioè?” fece l’altro, appollaiandosi sullo sgabello, lo sguardo fisso sulle ruote.
    “Con le puttane!” esclamò il Secco, “Con i soldi che abbiamo in due compriamo un paio di ragazze slave e le mettiamo per strada. Tanto per cominciare. Poi allarghiamo il giro e le piazziamo in un bell’appartamento, magari con un’altra, però nera, tanto per diverticare l’offerta”.
    “Per diverti-che?”
    “Diverticare”.
    “Vuoi dire, diversificare?”
    “Diversificare? Sì, quello, offriamo merce varia, ecco. Poi accantoniamo un po’ di grana e quindi trattiamo qualche pezzo di roba, giusto quella che ci può servire per aumentare le entrate. In meno di un anno siamo ricchi. Semplice e pulito”, disse, alzando la voce e picchiando sui tasti senza mai interrompersi.
    “Quant’è che ci pensavi?” gli chiese il Gange sorpreso da tanta sicurezza.
    “Da cinque minuti”.
    “Sì, va’ bene. Comunque non mi piace. Io in galera non ci voglio tornare e questi sono buoni metodi per rientrarci di volata”.
    “Macché! In galera ormai ci finisci solo se ti beccano in flagrante. E con che ci beccano? Tra poco gli sbirri non potranno neanche più intercettare i telefoni. Le ragazze sono una garanzia e per la droga, se non siamo fessi, dimmi, come fanno a trovarci? Mica l’andiamo a spacciare noi!” sciorinò il Secco continuando a puntare.
    “Questo è vero...” assentì l’altro.
    “Poi, quando c’avremo il gruzzolo sufficiente, passiamo lo stesso all’alta finanza, se ti andrà ancora”. L’ultima frase fu detta agitando le mani, come se il passaggio da un’attività all’altra dipendesse da un gioco di prestigio.
    “Lo sai, forse non è un cattivo progetto. Però qui, da ladri passeremo a essere chiamati papponi e...” accennò il Gange.
    “E sì, perché se invece diventassi finanziere o politico come ti chiamerebbero?” lo interruppe il Secco.
    “Beh...”
    “E poi pensaci, molta gente ti sarebbe riconoscente davvero per queste, diciamo, attività benefiche... altro che il politico!”
    “M’hai convinto. Vada per la gnocca. Comunque non volevo aspettare tutto quel tempo prima di realizzare qualche guadagno”, disse il Gange, cercando di giustificare il suo cambio d’idea così repentino. “Domani andiamo a parlare con l’albanese per le ragazze”.
    “E vai!” esclamò il Secco.
    Lo schermo iniziò a lampeggiare e la macchina suonò di nuovo. Il Gange accese l’ennesima sigaretta mentre le monete scendevano nella fessura. "Forse, le ragazze è meglio se le facciamo lavorare subito come escort", disse.
    "Come escort?"
    "Sì. Questo paese è così strano, che se le puttane si chiamano escort, nessuno si scandalizza, anzi, frequentarle diventa pure di moda".
    "Hai ragione! Perfino..." ammiccò il Secco.
    "Silenzio, non fare quel nome", tagliò corto il Gange.
    "Giusto", disse il Secco, avvicinando l'indice destro al naso. "Allora, facciamo un'altra partita o andiamo ad avviare la nostra attività?"
    "Meglio non perdere tempo", replicò l'amico, "la vita è come una slot machine: ti dà un sacco di possibilità, ma devi saper cogliere il momento giusto per fermare i rulli".
    "Cioè?" chiese, con lo sguardo allibito, il Secco.
    "Lascia perdere, te la spiego un'altra volta. Prendi la vincita e andiamo", concluse il Gange. In quell'attimo qualcuno lo strattonò leggermente facendolo voltare. Il bambino anti fumo gli sorrise, il carabiniere che teneva per mano il bambino, no.
    “Buongiorno”, disse il nuovo arrivato.
    “Buongiorno”, rispose serio il Gange.
    “Chi è?” domandò il Secco mentre, di spalle, raccoglieva gli spiccioli. Notato di sbieco il militare, lasciò tutto lì e rispose al saluto, “Salve”.
    “Lo sapete che qui dentro non si può fumare, vero?”
    “Certo”, risposero in coro mentre la sigaretta del Gange cadeva accesa a terra.
    “E allora, come mai vedo che qui avete contravvenuto alla norma più di una volta?”
    “Ci deve scusare, è per il nervoso. Sa, i problemi in famiglia, il lavoro…”, disse il Gange, dopo un attimo di silenzio, pestando la cicca.
    “Non è una giustificazione, siamo tutti nervosi per il lavoro, abbiamo tutti dei problemi in famiglia, ma rispettiamo le regole. Altrimenti che esempio diamo a questi bambini?”
    “Ha ragione, ha completamente ragione, brigadiere. Non succederà più", assicurò il Gange.
    “Ne sono convinto. A proposito, che lavoro fate?”
    “Ma…” accennò il Secco.
    “Siamo imprenditori”, lo interruppe il Gange.
    “Sì. E di cosa vi occupate di preciso?”
    “Di traslochi, però stavamo giusto discutendo di passare alla fornitura di servizi”.
    “Bene. L’Italia ha bisogno di persone come voi, con menti intraprendenti. Ma è dalle piccole cose che si riconosce quanto sia progredita una nazione, dall'aria pulita come le vostre mani che non si devono sporcare infrangendo le leggi, neanche se si tratta soltanto del fumo che l'aria la sporca. Loro ci guardano, non lo dimenticate", concluse il carabiniere indicando il bambino che continuava a sorridere.
    “L'aria e il fumo, non lo dimenticheremo mai”, disse il Secco, sollevato.
    “Grazie”, suggellò il Gange.
    "Meno male siamo in Italia", bisbigliò il Secco all'amico mentre uscivano dal bar; il Gange però non lo ascoltava, stava ripensando alle mani e a un sogno.

    Sera


    "Io non ho ancora capito cosa ci stiamo facendo in questo posto", protestò il Secco.
    "Lo capirai al momento giusto", lo rincuorò, il Gange. Ormai era quasi un'ora che stavano aspettando, ma lui non provava alcuna fretta.
    "Il momento giusto per cosa?" riprese l'altro. "Stamani volevi diventare un finanziere, poi un politico, quindi ti convinco a fare qualche affare buono, e dopo finiamo qui... Ho paura che ti debba curare davvero, Gange, non scherzo".
    "Capisco i tuoi sospetti, ma ti devi fidare".
    "Sì, fidare... Da stamani avrai detto sì e no tre parole..."
    "Esagerato".
    "Va bene, trenta, però come faccio a fidarmi? Siamo usciti dal bar e mi hai portato a guardare il fiume. Due ore, dico, due ore a guardare l'acqua! Dopodiché siamo andati a trovare tua madre. La mamma è sempre la mamma, lo so, e il ragù di tua madre è sempre quello di una volta, vero, ma che palle, Gange, che palle con quei discorsi sull'artrosi!" esclamò il Secco, sottolineando la metafora con un gesto. Subito proseguì: "Dolce in fondo..."
    "Dulcis in fundo", lo riprese il Gange.
    "Dulci quello lì, siamo andati al cimitero sulla tomba di tuo padre e poi dritti qui. Ora, dico, mi vuoi dire che cavolo t'è preso, o no?"
    Il Gange fece un sospiro e senza togliere lo sguardo dal punto che stava fissando, disse: "Ti ricordi quando stamani ti ho detto della vita e della slot machine?"
    "Certo!"
    "Ti confesso che in quel momento non sapevo neanch'io cosa significasse quella frase, poi ho capito".
    "Cosa?" lo interrogò impaziente, il Secco.
    "Ho capito che per noi è giunto il momento di fermare le ruote".
    "Sì, lo so, e mettersi a sfr..."
    "No", lo interruppe il Gange, "non intendevo quello. Intendevo dire che, a volte, la vita richiede cambiamenti radicali. E non per convenienza, ma per convinzione. Noi non dobbiamo fare ciò che ci conviene di più, ma ciò che è giusto".
    Il Secco lo guardava a bocca aperta, incapace di proferire una parola
    "Buonasera, ragazzi", la voce li sorprese alle spalle.
    "Buonasera", rispose il Gange.
    "Scusate se vi ho fatto aspettare, ma sapete com'è..."
    "No, com'è?" chiese il Secco.
    "Non ci faccia caso, sta giocando..."
    "Il buon umore è sempre il benvenuto", disse il nuovo arrivato sfoggiando un sorriso luminoso, "Ma, ditemi, in cosa posso esservi utile?"
    "Ecco, bravo, in cosa ci può essere utile?" ripeté il Secco, rivolto al compagno.
    Il Gange distolse lo sguardo dal pannello fotovoltaico che stava ammirando e disse: "Vogliamo imparare tutto ciò che c'è da sapere per guadagnare con le energie rinnovabili, grazie».

    Fine



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    (Il paese delle opportunità)



    I due uomini alla slot machine si accesero una sigaretta ciascuno, incuranti del divieto appeso al muro. Nessuno li avvicinò per fermarli, tanto meno per farli uscire. Da qualche parte, un televisore diffondeva la voce di un uomo che parlava di pacchi.
    “Allora è confermato per stasera?” esordì lo spettatore seduto su uno sgabello.
    “No, Secco”, rispose serio quello che stava giocando.
    “Come no?”
    “Ho cambiato idea”.
    “In che senso? Entriamo domani?”
    “Nemmeno”.
    “Nemmeno che? Ne abbiamo discusso per ore, mi hai rotto con i tuoi cambi di programma all’ultimo minuto, Gange! E perché, posso saperlo?”
    “Troppi rischi”, lo gelò Gange.
    “Ma che vuol dire? Certo che ci sono rischi, come sempre”, esclamò il Secco col tono stupito di chi ha appena ricevuto la notizia della scoperta dell’acqua calda.
    “Appunto, è per questo che ho deciso di mollare e cambiare vita”.
    “Cambiare vita? Ho capito, ieri sera hai di nuovo pippato la roba di quel coglione svizzero, te l’avevo detto di cambiare spacciatore…”
    “Ma quale spacciatore”, farfugliò il Gange con la sigaretta tra le labbra e il fumo negli occhi. Poi distolse lo sguardo dalla macchina e gettando la cicca in terra proseguì: “È un’impresa, ma proverò a spiegarmi”.
    “Bravo, provaci”. Anche il secondo mozzicone cadde sul pavimento.
    Gli occhi del Gange tornarono a fissare lo schermo, le mani a picchiettare sui tasti. “Noi entriamo nelle case e, quando la soffiata è giusta, troviamo roba per qualche migliaio di euro. Giusto?”
    “Giusto”.
    “Per questa miseria rischiamo di essere presi e sbattuti in galera, anni…” proseguì il giocatore mentre valutava i simboli sulle ruote che una per una si fermavano. Dopo una pausa in cui la slot fece suonare dei campanelli, aggiunse: “Se ci va bene. Se ci va male ci prendono a fucilate”, poi si voltò a fissare l’amico. “Che cazzo di vita è questa?” gli chiese con un mezzo sorriso. Da una fessura nella pancia della slot udirono lo scrosciare di qualche moneta.
    Il Secco sembrava non aver capito la domanda perché guardò la vincita senza aprire bocca. Poi reagì, improvviso, come se il peggiore dei suoi incubi si fosse appena materializzato: “Mica ti vorrai mettere a lavorare, vero?”
    “Macché! E che sono scemo?” replicò l’altro raccogliendo i gettoni.
    “E allora che vuoi fare?”
    “Ancora non ho deciso bene”. Il Gange accese un’altra sigaretta e reinserì tutte le monete nella macchina. “Penso a due opzioni: o finanziere o politico”, concluse con enfasi buttando fuori il fumo.
    Stavolta la reazione fu immediata. “Finanziere di che? E poi politico... Te hai perso il cervello! Ma di cosa parli?” disse il Secco, tra il preoccupato e il divertito, alzandosi per appoggiarsi alla slot e guardare in viso il compare.
    “Del futuro”, sentenziò il Gange mentre picchiava con il pugno su uno dei tasti.
    “Del futuro”, ripeté il Secco.
    “Allora”, innervosito il giocatore fermò le mani e iniziò a parlare lento, come a uno straniero che chiedesse la strada per la stazione dei treni che stava nel piazzale giusto lì di fronte. “Per la prima opzione farei così: prendo mille di quei quattromila euro che ho tirato su con l’ultimo scasso e a uno dei tossici del mercato, uno qualsiasi, basta che sia pulito dal punto di vista dei fallimenti e dei protesti...”
    “Quali proteste?”
    “Che proteste e proposte, ho detto protesti! Assegni a vuoto, cambiali scoperte, quella roba lì. Hai capito?” Senza attendere risposta continuò: “Insomma prendo il tossico e in cambio di cento, duecento euro, lo porto ad aprire un conto corrente in una banca del centro, una di quelle con tanti impiegati e un sacco di movimento. Quindi gli tolgo subito il bancomat e tutti i fogli che gli danno e poi mi metto a cercare una casa da comprare”.
    “Una casa da comprare… Perché? E poi i soldi chi te li dà?”
    “La banca, e chi sennò?”
    “Facciamo una rapina! Lo sapevo che…”
    “No, fermo, niente rapina. Prendo un mutuo”, rivelò il Gange.
    “Un mutuo?”
    “Un mutuo”.
    “E la banca lo dà a te per...”
    “Non a me, imbecille, a lui. Al tossico. E lasciami parlare! Allora, trovo una casa fuori mano da rimettere. Una che nessuno vuole comprare. M’accordo con il venditore per un prezzo stracciato, poi mando il mio zombie a chiedere il mutuo alla banca”.
    “Sì, e secondo te quelli a lui invece lo danno...”
    “Certo. Con l’aiuto di amici che so io, gli fornisco un paio di belle buste paga e una dichiarazione dei redditi che neanche la Guardia di Finanza la scoprirebbe. A quel punto gli faccio chiedere il mutuo, il più sostanzioso possibile, che comprenda anche futuri lavori di ristrutturazione progettati da un geometra amico”.
    “Ristrutturazione, sì... Poi?”
    “Poi, con un altro po’ di euro rivesto il tossico e lo mando davanti al notaio a firmare i fogli dei contratti. Per essere sicuro che non sbagli nulla, l’accompagno. Appena sul conto corrente viene accreditato il mutuo, paghiamo il venditore e il notaio. Il resto glielo faccio prelevare in contanti o, per dare meno nell'occhio, con assegni circolari intestati alla mia donna. Sul conto ci faccio lasciare qualcosa… giusto quanto basta a coprire due rate e non mettere la banca subito in allarme. Intanto intasco gli assegni e il gioco è fatto”.
    “Gli assegni a te? Caso mai, alla tua donna”.
    “Che è uguale. Quella non respira se non glielo dico io”, detto questo riprese subito a pestare tasti con la sigaretta stretta tra l’indice e il medio della mano sinistra. Al primo scossone una pila di cenere cadde sulla console.
    Dal lato opposto al Secco, comparve silenzioso un ragazzino. Neanche in punta di piedi arrivava all’altezza dei pulsanti. Con aria severa guardò prima lo schermo e poi il giocatore.
    “Il mio babbo dice che qui non si può fumare. Te perché fumi?” indagò, indicando la sigaretta.
    Il Secco lo guardò alzando le sopracciglia, come se a parlare fosse stato un gatto. Il Gange invece non si scompose e dopo aver dato l’ultimo tiro, lasciò cadere la cicca in terra e rispose: “Dì al tuo babbo che si sbaglia. Ora perché non vai a giocare sulla ferrovia, qui dietro? Vai bambino, vai, che il babbo ti aspetta”.
    Il piccolo fece per dire qualcosa, ma invece di parlare aggrottò la fronte e lentamente sorrise, quindi sparì silenzioso com’era arrivato.
    Dopo qualche secondo, il Secco riprese la discussione.
    “Chissà che guadagno ci puoi fare con tutto quel giro...” ironizzò, “Ma dai. E per così poco smetteresti di rubare?”
    “Non avevo finito. A quel punto ripeto l’operazione tre o quattro volte. Con il gruzzolo accumulato prendo un altro tossico e gli faccio intestare una ditta di import export”.
    “Export. Di che?”
    “Di qualsiasi cosa, non importa. Tanto durerà un mese, giusto il tempo per ordinare tanta roba da pagare a 90 giorni e rivendere prima a quegli stronzi di ricettatori che ci affamano adesso”, disse il Gange.
    “E così che ottieni? Secondo me resti sempre lo stesso morto di fame".
    “Forse, però avrò creato il capitale sufficiente per passare alla seconda fase”.
    “La seconda fase?”
    “Ma che sei diventato una valle, che fai sempre l’eco? Seconda fase, sì! Quella dell’ingresso nel mondo che conta”.
    Per un minuto ci furono solo i rulli della slot che continuavano a girare dietro l’impulso della mano incapace di fermarsi. Fu il Secco a riprendere il filo del discorso, anche se era chiaro che non sapeva affatto di quale filo si trattasse.
    “Il mondo che conta…” ripeté, con poca convinzione, rimettendosi a sedere sullo sgabello.
    “Con i soldi mi rimetto a nuovo e prendo a noleggio autista e auto”, riprese allora il Gange. “Anzi, magari l’autista lo risparmio e me lo fai te.” Il Secco rimase zitto. “Insomma, con il Mercedes blu e l’omino alla guida mi metto a frequentare i posti giusti, quelli dove prolificano i fessi. Che so... i circoli industriali di provincia, le serate delle associazioni benefiche che vanno di moda, Cortina, Porto Cervo... roba così. Mi segui?”
    L’altro fece cenno di sì con la testa, ma l’espressione non era quella corrispondente.
    “A questo punto trovo il pesce che abbocca e m’infilo in qualche affare da poco rischio, che mi faccia ottenere la fiducia del mio bancomat...”
    “Del tuo che?” si ravvivò all’improvviso il Secco.
    “Del bancomat vivente che ho agganciato. Sveglia!” Un altro pugno colpì il tasto all'estrema destra della console. “Il più è fatto. Alla prima occasione buona lo frego sul serio e mi dileguo con il malloppo grosso. Oppure...”
    “Oppure?”
    “Oppure vado in una banca e chiedo i crediti per dare la scalata alla Telecom o a qualche società nel ramo alimentari... che ne so, la Cirio...”
    “Telecom… Cirio…” Il Secco sembrava in trance. Poi, come risvegliandosi dal sonnellino pomeridiano aggiunse, calmo: “Ma te sei fuori come un treno. Il viaggio in India ti ha davvero rovinato il cervello”.
    “Vedrai. Comunque in corso d’opera penserò meglio alla prima parte. L'idea me l'ha data un ex compagno di cella, che l'ha realizzata otto anni fa, ma da quando c'è stata la crisi in America, forse i mutui non li danno più così facilmente”, concluse tra sé e sé il Gange.
    La macchina suonò ancora una volta. Lo scroscio di monete fu più lungo e rumoroso.
    “Non vorrei morire dal ridere, ma sono troppo curioso di sapere cosa preveda la seconda opzione, quella del politico”, domandò il Secco, accendendo una sigaretta.
    “Beh, per quello ci vuole un po’ più di tempo, ma i risultati sono enormemente più soddisfacenti”, scandì il Gange. “Se mi andasse bene, un giorno potrei addirittura pretendere i ringraziamenti del paese”.
    “Sì, i ringraziamenti del paese di tua madre, ma va’, va’! Con i precedenti che ti ritrovi, dove vuoi andare?”
    L’uomo alla slot frugò tra le monete per valutarne la quantità. Poi proseguì tranquillo: “E quando mai i precedenti sono stati un problema per fare il politico? Altro che paese di mamma! In carcere ho conosciuto uno che mi può introdurre. Se m’impegno, con la testa che ho, in pochi anni divento deputato e da lì a ministro è un batter d’occhio”.
    Il Secco rise in maniera scomposta tossendo fumo, poi, la risata si spense lenta e valutò: “Effettivamente...”
    “Vedrai”.
    Il Gange prelevò tutta la vincita.
    “Ma, senti un po’ me”, riprese il Secco, “Dammi qualche gettone”. I due si scambiarono di posto.
    “Dì”, lo esortò il Gange.
    Il Secco lasciò cadere la sigaretta e inserì tutte le monete nella macchina. Quindi iniziò: “Invece di imbastire questo traffico, visto che di rubare non ti va più”, sospirò. “Se invece di tutto 'sto casino, dicevo, ci mettessimo in attività con la gnocca?”
    “Cioè?” fece l’altro, appollaiandosi sullo sgabello, lo sguardo fisso sulle ruote.
    “Con le puttane!” esclamò il Secco, “Con i soldi che abbiamo in due compriamo un paio di ragazze slave e le mettiamo per strada. Tanto per cominciare. Poi allarghiamo il giro e le piazziamo in un bell’appartamento, magari con un’altra, però nera, tanto per diverticare l’offerta”.
    “Per diverti-che?”
    “Diverticare”.
    “Vuoi dire, diversificare?”
    “Diversificare? Sì, quello, offriamo merce varia, ecco. Poi accantoniamo un po’ di grana e quindi trattiamo qualche pezzo di roba, giusto quella che ci può servire per aumentare le entrate. In meno di un anno siamo ricchi. Semplice e pulito”, disse, alzando la voce e picchiando sui tasti senza mai interrompersi.
    “Quant’è che ci pensavi?” gli chiese il Gange sorpreso da tanta sicurezza.
    “Da cinque minuti”.
    “Sì, va’ bene. Comunque non mi piace. Io in galera non ci voglio tornare e questi sono buoni metodi per rientrarci di volata”.
    “Macché! In galera ormai ci finisci solo se ti beccano in flagrante. E con che ci beccano? Tra poco gli sbirri non potranno neanche più intercettare i telefoni. Le ragazze sono una garanzia e per la droga, se non siamo fessi, dimmi, come fanno a trovarci? Mica l’andiamo a spacciare noi!” sciorinò il Secco continuando a puntare.
    “Questo è vero...” assentì l’altro.
    “Poi, quando c’avremo il gruzzolo sufficiente, passiamo lo stesso all’alta finanza, se ti andrà ancora”. L’ultima frase fu detta agitando le mani, come se il passaggio da un’attività all’altra dipendesse da un gioco di prestigio.
    “Lo sai, forse non è un cattivo progetto. Però qui, da ladri passeremo a essere chiamati papponi e...” accennò il Gange.
    “E sì, perché se invece diventassi finanziere o politico come ti chiamerebbero?” lo interruppe il Secco.
    “Beh...”
    “E poi pensaci, molta gente ti sarebbe riconoscente davvero per queste, diciamo, attività benefiche... altro che il politico!”
    “M’hai convinto. Vada per la gnocca. Comunque mi faceva anche fatica aspettare tutto quel tempo prima di realizzare qualche guadagno”, disse il Gange, cercando di giustificare il suo cambio d’idea così repentino. “Domani andiamo a parlare con l’albanese per le ragazze”.
    “E vai!” esclamò il Secco.
    Lo schermo iniziò a lampeggiare e la macchina suonò di nuovo. Il Gange accese l’ennesima sigaretta mentre le monete scendevano nella fessura. Qualcuno lo strattonò leggermente facendolo voltare. Il bambino anti fumo gli sorrise, il carabiniere che teneva per mano il bambino, no.
    “Buongiorno”, disse il nuovo arrivato.
    “Buongiorno”, rispose serio il Gange.
    “Chi è?” domandò il Secco mentre, di spalle, valutava la vincita vagliando gli spiccioli. Notato di sbieco il militare, lasciò tutto lì e rispose al saluto, “Salve”.
    “Lo sapete che qui dentro non si può fumare, vero?” chiese il militare.
    “Certo”, risposero in coro mentre la sigaretta del Gange cadeva accesa a terra.
    “E allora, come mai vedo che qui avete contravvenuto alla norma più di una volta?”
    “Ci deve scusare, è per il nervoso. Sa, i problemi in famiglia, il lavoro…”, disse il Gange, dopo un attimo di silenzio, pestando la cicca.
    “Non è una giustificazione, siamo tutti nervosi per il lavoro, abbiamo tutti dei problemi in famiglia, ma rispettiamo le regole. Altrimenti che esempio diamo a questi bambini?”
    “Ha ragione, ha completamente ragione, brigadiere. Non succederà più glielo assicuro”.
    “Ne sono convinto. A proposito, che lavoro fate?”
    “Ma…” accennò il Secco.
    “Siamo imprenditori”, lo interruppe il Gange.
    “Sì. E di cosa vi occupate di preciso?”
    “Di traslochi, però stavamo giusto discutendo di passare alla fornitura di servizi”.
    “Bene. L’Italia ha bisogno di persone come voi, con menti intraprendenti. Non lasciate però che la vostra immagine si sporchi per così poco. È dalle piccole cose che si riconosce quanto sia progredita una nazione, e vietare il fumo nei locali pubblici è stato un piccolo passo, ma una grande conquista. Loro ci guardano, non lo dimenticate”, concluse il carabiniere indicando il bambino che continuava a sorridere.
    “Non lo dimenticheremo mai”, disse il Secco.
    “Grazie”, suggellò il Gange.
    Appena il carabiniere e il bambino si furono allontanati, il Gange prese le monete e disse: "Forse, le ragazze è meglio se le facciamo lavorare subito come escort".
    "Come escort?"
    "Sì. Questo paese è così strano, che se le puttane si chiamiamo escort, nessuno si scandalizza, anzi, frequentarle diventa pure di moda".
    "Hai ragione! Perfino..." ammiccò il Secco.
    "Silenzio, non fare quel nome", tagliò corto il Gange.
    "Giusto", disse il Secco, avvicinando l'indice destro al naso. "Allora, facciamo un'altra partita o andiamo ad avviare la nostra attività?"
    "Meglio non perdere tempo", replicò l'amico, "l'Italia è come una slot machine: ti dà un sacco di possibilità, ma devi saper cogliere il momento giusto per fermare i rulli".
    "Cioè?" chiese, con lo guardò allibito, il Secco.
    "Lascia perdere, te la spiego un'altra volta", concluse il Gange.
    Passando a cambiare in banconote gli spiccioli della vincita, entrambi comprarono un pacchetto di sigarette. Prima che la città li ingoiasse, al cassiere sembrò di udirli, in coro, ringraziare Dio per essere nati in Italia.


    Edited by black cat walking - 5/10/2010, 00:55
     
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  2. margaca
     
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    Ti faccio subito i miei appunti: il primo è sui nomi, inizi identicandoli con Il Secco e Gange, perchè poi li chiami "il giocatore" e "lo spettatore"? Non mi piace, gli togli l'identità in questo caso ancora più importante perchè non sono nomi comuni di persona. A un certo punto scrivi anche “No, Secco”, rispose secco quello che stava giocando usando due volte Secco. Poi il finale, è troppo repentino, mi stavo godendo i piani folli di tutti e due e poi tac! arriva il carabiniere con la storia delle sigarette, non c'entra niente! Devi cambiarlo, ti prego!
    Punto a favore: lo stile, come sempre ottimo, veloce e scorrevole, e i dialoghi incalzanti, simpatici con battute spassose. In definitiva un 2.
     
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  3. black cat walking
     
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    CITAZIONE (margaca @ 1/10/2010, 12:09)
    Ti faccio subito i miei appunti: il primo è sui nomi, inizi identicandoli con Il Secco e Gange, perchè poi li chiami "il giocatore" e "lo spettatore"? Non mi piace, gli togli l'identità in questo caso ancora più importante perchè non sono nomi comuni di persona. A un certo punto scrivi anche “No, Secco”, rispose secco quello che stava giocando usando due volte Secco. Poi il finale, è troppo repentino, mi stavo godendo i piani folli di tutti e due e poi tac! arriva il carabiniere con la storia delle sigarette, non c'entra niente! Devi cambiarlo, ti prego!
    Punto a favore: lo stile, come sempre ottimo, veloce e scorrevole, e i dialoghi incalzanti, simpatici con battute spassose. In definitiva un 2.

    Sei stato troppo veloce, Marcello. :D Ho inserito la versione su cui stavo lavorando per questioni di tempo. I nomi sono già corretti, sul finale ci lavorerò. Comunque grazie!
     
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  4. rehel
     
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    Inizio da te.
    Cosa mi è piaciuto:
    Lo stile. I dialoghi, l'ambientazioe. Tutto è giusto, anche il tono dei due.
    Cosa non mi ha convinto:
    Il finale; non mediocre, ma nemmeno il massimo della vita. Diciamo "realista", ma che non dà quel tocco che avrebbe reso il tuo racconto da ricordare.
    Ho provato anche un certo disappunto sui dettagli "tecnici", per così dire, dell'intera faccenda. Ottenere un mutuo al giorno d'0ggi è semplicemente difficile, tante sono le garanzie che bisogna dare. Ma qui mi sorge forte il dubbio che nemmeno tu creda davvero a quello che il Gange dice. E allora ci può stare di tutto e di più, anche se forse bisognerebbe dare un'imbeccata al lettore per fargli capire meglio che si tratta solo di una serie di "stronzate".
    Inoltre, poco tempo fa, mi è capitato di vedere un servizio su un ladro di appartamenti. E credici, non se la passava affatto male. Circa una sessantina di appartamenti derubati, Problemi zero. I soldi sono sempre in camera da letto nell'armadio, ed è vero anche per me. Media tempo: 5 minuti per visita, dopo avere studiato la situazione all'esterno per alcuni giorni.
    Se si incontra qualcuno non c'è problema; loro hanno più paura di te e ti lasciano andare tranquillo, l'importante è non fare cazzate. Per una cosa del genere puoi beccare 6 mesi, un anno se va male. Se ti metti a scazzottare e a fare male a qualcuno puo essere molto peggio. Meglio farsi prendere senza reagire.
    A conti fatti non sembra male: ranquillo, pulito e senza particolari rischi. Ecco, questo mi ha un po' lasciato stranito del tuo racconto, che Gange si lamenti di un mestiere redditizio e senza troppi problemi. -_-
    Comunque ho gradito molto lo stile della tua scrittura. Ripeto, un finale migliore e avrebbe guadagnato pareccnhio.
    Per adesso mi fermo a un due, abbondante, ma sempre un due.
     
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  5. black cat walking
     
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    Ciao rehel!
    SPOILER (click to view)
    Anzitutto grazie per la lettura e il commento. :)
    CITAZIONE
    Ho provato anche un certo disappunto sui dettagli "tecnici", per così dire, dell'intera faccenda. Ottenere un mutuo al giorno d'0ggi è semplicemente difficile, tante sono le garanzie che bisogna dare. Ma qui mi sorge forte il dubbio che nemmeno tu creda davvero a quello che il Gange dice. E allora ci può stare di tutto e di più, anche se forse bisognerebbe dare un'imbeccata al lettore per fargli capire meglio che si tratta solo di una serie di "stronzate".

    Allora, su questo hai ragione. Il racconto l'ho scritto più di un anno fa ed è basato su fatti reali (giusto per chiarire, lavoro in polizia da 25 anni e si tratta di un'indagine che ho fatto personalmente nel 2008), che però risalivano al quadriennio precedente, quando le banche, come si sa, per aumentare il proprio movimento di affari, concedevano i mutui molto, ma molto più facilmente. Poi c'è stato il crollo dei "derivati" americani e tutto è cambiato. Pensa che l'esempio di truffa che ho raccontato, al tipo che l'ha realizzata realmente, ha fruttato circa 3 milioni di euro (al netto delle spese) con una cinquantina di truffe a diverse banche, compiute esattamente come ho descritto. Visto che i tempi sono cambiati, avrei dovuto constatare da solo che la storia, in quel punto, non regge più. Quindi dovrò pigiare sul fatto che certe "stronzate", ormai, non si possono più fare.:)
    CITAZIONE
    Inoltre, poco tempo fa, mi è capitato di vedere un servizio su un ladro di appartamenti. E credici, non se la passava affatto male. Circa una sessantina di appartamenti derubati, Problemi zero. I soldi sono sempre in camera da letto nell'armadio, ed è vero anche per me. Media tempo: 5 minuti per visita, dopo avere studiato la situazione all'esterno per alcuni giorni.
    Se si incontra qualcuno non c'è problema; loro hanno più paura di te e ti lasciano andare tranquillo, l'importante è non fare cazzate. Per una cosa del genere puoi beccare 6 mesi, un anno se va male. Se ti metti a scazzottare e a fare male a qualcuno puo essere molto peggio. Meglio farsi prendere senza reagire.
    A conti fatti non sembra male: ranquillo, pulito e senza particolari rischi. Ecco, questo mi ha un po' lasciato stranito del tuo racconto, che Gange si lamenti di un mestiere redditizio e senza troppi problemi.

    Sui furti, ti devo invece dire che il servizio che hai visto non è proprio reale. O almeno, è reale solo parzialmente. Quello è un singolo caso, e seppur vero, non è la norma. Intanto, è vero che se uno viene beccato alla prima, raramente prende più di un anno (non meno, perchè il furto in appartamento è aggravato di per sè), ma è anche certo che dalla seconda in poi, rischierà di farsi, in crescendo, fino a 6 anni (e anche più, con i cumuli di pena), e stai tranquillo che i topi d'appartamento non sono i Tanzi della situazione, e 6 anni alla fine se li scontano tutti perchè la condizionale si esaurisce presto. E' anche vero che raramente vengono presi (per i motivi che hai detto), ma se lo fanno di mestiere, è solo una questione di tempo, prima o poi qualcosa gli va male per forza. Solo i più furbi non vengono mai presi, ma solo perchè, appunto, prima o poi cambiano "mestiere". Perchè? Dirai. Perchè nonostante l'impegno che ci possono mettere, il guadagno dei topi non arriverà mai ai livelli di quello che ottiene chi sfrutta la prostituzione e, tanto meno, di chi traffica con la droga e siccome l'uomo è un animale ingordo, t'assicuro che raramente chi inizia la carriera delinquenziale da ladro la finisce nello stesso modo, soprattutto quando vede che chi traffica in certi affari rischia molto meno (ingabbiare sfruttatori e trafficanti, è enormemente più difficile che beccare qualche ladro, per il semplice fatto che i primi agiscono dietro le quinte e non di persona come i ladri) e guadagna molto, ma molto di più. Per non parlare poi dei truffatori, loro sì che in Italia non rischiano nulla a fronte di enormi possibilità di guadagno. Per tornare al caso di cui sopra, il tipo dei 3 milioni non si è fatto neanche un giorno uno di carcere, vedi un po' te se conviene rubare.... :ph34r:
    Tutto questo per dire che il "cambiamento di vita" nel racconto è più che reale. :D

    Grazie ancora per il commento, anche per la critica al finale che, effettivamente, ancora non soddisfa neanche me.
     
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  6. RobertoBommarito
     
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    Ciao,
    SPOILER (click to view)
    Due cose connesse mi hanno subito colpito del racconto. La velocità e i dialoghi. Dico connesse perché credo che la velocità del racconto sia dovuta proprio a questo: che si tratta essenzialmente di un dialogo fra i due protagonisti. I dialoghi sono resi ottimamente. Molto realistici: leggendoli sembra di essere lì, di stare osservando la scena in prima persona.

    Ma è anche vero che il difetto di questo pezzo credo sia proprio questo: più che di una storia, si tratta di una scena.

    È in parte, forse, e correggimi se mi sbaglio, anche una denuncia, una protesta contro una realtà sociale che valorizza tutto meno i valori. Il tono è a tratti scherzono, certo. Ma nasconde anche delle brutte verità.

    Ritornando al racconto in se, invece, c'è appunto questa mancanza di narrazione. Spesso il difetto dei racconti è troppa narrazione e troppo poco mostrato. In questo caso è l'opposto. Tutto è lì, tutto appunto è presentato come una scena. Ma la storia, a mio parere, manca.

    Per questo non vado oltre al 2, anche potrebbe ambire a un volto più alto. Credo che il pezzo abbia qualcosa di importante da dire, ma, in questa forma puramente di dialogo, non riesce ad andare oltre l'immagine, la scena.
     
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  7. black cat walking
     
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    Ciao Roberto!
    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE
    Credo che il pezzo abbia qualcosa di importante da dire, ma, in questa forma puramente di dialogo, non riesce ad andare oltre l'immagine, la scena.

    Hai perfettamente ragione. In realtà, lo ammetto, il racconto non era un racconto ma il testo per un corto teatrale. Mi pare che la denuncia che faccio sia chiara, però dovrei creare un "contesto" più ampio altrimento il racconto, in quanto tale, è statico.
    Grazie per la lettura e il commento! :)


    Edited by black cat walking - 2/10/2010, 20:00
     
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  8. marramee
     
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    Ciao,
    ho molto apprezzato la velocità e i dialoghi, un po' meno la storia.
    Forse perché in realtà di storia non ce n'è molta, infatti non accade nulla. Lo vedrei con più facilità come un brano di un romanzo, piuttosto che un racconto a se stante. Proprio per la sua assenza di storia, manca di un finale incisivo. Restano comunque chiacchiere da bar, anzi da slot machine, di due piccoli delinquentelli, un po' spacconi. Ovvio che essendo chiacchiere non hanno molta sostanza. Mostrano un'Italia in cui chiunque crede che sia facile arrivare usando mezzi sbrigativi, dato che qualcuno l'ha fatto e c'è riuscito, ma poi al lato pratico semplificano un po' troppo i problemi e difficilmente riusciranno a realizzare i loro sogni.
    Impianto televisivo da sketch, che non nuoce, ma, come ho detto non c'è abbastanza sostanza da considerarlo un racconto.
    In un altro contesto, aggiungendo qualcosa prima e qualcosa dopo, ovvero inserendolo in un'azione che non fosse solo giocare alle slot, sarebbe stato senz'altro migliore.
    In definitiva un due abbondante che purtroppo non riesco a portare a tre.
     
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  9. rehel
     
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    Cavolo! 25 anni di polizia; ne devi avere di materiale per delle buone storie... :woot:
     
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  10. black cat walking
     
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    Rehel...
    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE (rehel @ 3/10/2010, 15:36)
    Cavolo! 25 anni di polizia; ne devi avere di materiale per delle buone storie... :woot:

    di materiale ne avrei a quintali, il problema è che la realtà è ripetitiva e quando mi sono provato a mettere per iscritto qualcosa di realmente accaduto mi è stato detto che la realtà non era credibile... :blink: :)
    Comunque, quanto meno, ho un'idea un po' più chiara di tanti che scrivono di certi argomenti... a qualcosa mi servirà. ;)

     
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  11. CountlessCrows
     
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    Come scena funziona, il discorso tra i due è quasi surreale nel ripercorrere le ipotesi per cambiare vita o comunque evolvere la situazione di partenza. La conclusione mi pare debole e il racconto soffre del fatto che sembra una parte di un progetto più grande. Buono il tocco di ricorrere solo ai 'nomi di strada' e di usare l'atmosfera da bar di periferia.

    Voto: 2
     
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  12. Virgart
     
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    Ciao,
    di seguito ecco il mio commento.

    SPOILER (click to view)
    dico subito che mi hai ricordato un famoso film italiano "I soliti ignoti" di Monicelli.
    I due personaggi sembrano proprio i ladri interpretati da Gassman (er Pantera) e da Salvatori.
    La scena di quando cercano Mario il ladro è esilarante.
    Tornando a noi. Il tuo stile è fluido il racconto si svolge praticamente con il dialogo, e prutroppo i riferimenti al nostro Paese sono tragicamente comici.
    Hai usato una forma ovviamente gergale, però qualche suggerimento te l'ho segnato.
    I refusi erano giusto un paio.


    Detto questo, vista la leggerezza del racconto che mette di buon umore il mio voto è tre.

    Nota: anche per te se vuoi ho il file di revisione, mandami un MP.

    Virgilio
     
    .
  13. Piscu
     
    .

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    uhm, mi è sembrato più uno sketch del bagaglino che un racconto. i personaggi sono anche simpatici, ma sono macchiette. tutto il testo si basa sulla chiacchierata di questi due che però non ha uno sbocco o un contesto preciso, se non la piccola morale finale. e credo che questa fosse proprio la tua intenzione, non certo quella di scrivere una storia organica, ma una specie di apologo.

    insomma, non è brutto ma non mi pare di poterlo considerare un racconto, perciò non voto.


    segnalo:

    "dove prolificano i fessi"
    immagino intendessi "proliferano"
     
    .
  14.  
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    "Ecate, figlia mia..."

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    Una "scena" senza infamia e senza lode. Bella la scrittura veloce, ma la storia in sé mi sembra troppo scarsa per giustificare tutte quelle parole. La morale, poi, mi sembra di già sentita un milione di volte. Lo stile mi ha detto poco, essendo pratico e scontato. I personaggi mi sembrano poco credibili; parlano come libri stampati (o quasi) ma si lasciano andare a voli di fantasia da ragazzotti stupidi e ingenui. C'è un certo attrito tra ciò che vorrebbero fare col modo in cui lo dicono...

    Non riesco poi a collegare il sogno horror iniziale col resto della storia. E' un flash-forward di quello che accadrà al Secco una volta intrapreso lo studio dell'energia alternativa? E' un sogno che contribuisce alla "maturazione" di Gange? Boh.

    Qualche nota:

    CITAZIONE
    “Ma dai. E per così poco smetteresti di rubare?”

    dài

    CITAZIONE
    ”, lo esortò il Gange.

    Di'

    CITAZIONE
    Sì. E di cosa vi occupate di preciso?”

    Credo sia una domanda: "Sì?" Come l'hai scritto, a me sembra una conferma sarcastica del carabiniere...

    CITAZIONE
    che palle con quei discorsi sull'artrosi!" esclamò il Secco, sottolineando la metafora con un gesto.

    Non mi pare che Secco parli per metafora, lì.


    Voto: 2
     
    .
  15. black cat walking
     
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    CITAZIONE (Gargaros @ 5/10/2010, 22:08)
    Una "scena" senza infamia e senza lode. Bella la scrittura veloce, ma la storia in sé mi sembra troppo scarsa per giustificare tutte quelle parole. La morale, poi, mi sembra di già sentita un milione di volte. Lo stile mi ha detto poco, essendo pratico e scontato. I personaggi mi sembrano poco credibili; parlano come libri stampati (o quasi) ma si lasciano andare a voli di fantasia da ragazzotti stupidi e ingenui. C'è un certo attrito tra ciò che vorrebbero fare col modo in cui lo dicono...

    Non riesco poi a collegare il sogno horror iniziale col resto della storia. E' un flash-forward di quello che accadrà al Secco una volta intrapreso lo studio dell'energia alternativa? E' un sogno che contribuisce alla "maturazione" di Gange? Boh.

    Grazie per la lettura e il commento, nonché per la segnalazione degli gli errori nelle note (tutte giuste) che provvederò a correggere quanto prima, gli errori, non le note... :)

    Nel merito:
    SPOILER (click to view)
    non ho capito bene la critica sui personaggi, cioè, non sono credibili loro come "persone" o quello che progettano? Te lo chiedo perchè, sulla prima sarebbe un problema tutto mio di costruzione del "tipo umano", mentre sulla seconda dovrei trovare un modo per rendere credibili cose che, ti assicuro, sono verissime.
    Il sogno iniziale "contribuisce" alla maturazione di Gange, se mi puoi dire cos'è che non lo rende chiaro te ne sarei grato.
     
    .
30 replies since 1/10/2010, 10:33   328 views
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