Gerusalemme 48
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Gerusalemme 48

di Roberto Bommarito

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    QUOTE
    Attenzione: questo scritto ha contenuti destinati a un pubblico adulto. Leggendo di seguito dichiari sotto tua totale responsabilità di avere più di 18 anni. Se terminologia o situazioni esplicite possono offenderti o andare in contrasto con la tua morale, sei pregato di chiudere questo post.

    Gerusalemme 48


    1


    Non saprei da dove iniziare, se dai Cristi o dalla puttanella che ha cambiato la mia vita. Credo però che darò precedenza alla fica, come farebbe un qualsiasi gentiluomo. Non che io lo sia, per intenderci. Ma, d'altro canto, non devo neppure essere un totale pezzo di merda se guardandola seduta sul marciapiede, messa da parte come un cesto dell'immondizia per la raccolta differenziata, invece di domandarle quanto prendesse, le ho fatto: «Hai un nome?‭»
    Domanda stupida. Certo che aveva un nome, potreste rispondermi. Tutti ne hanno uno.
    Ma non è mica sempre vero.
    Non è affatto facile essere se stessi ventiquattro ore al giorno. Eppure alcuni rari individui ci riescono. Io, purtroppo, non sono tra questi. Per due terzi del giorno ho meno anima di un fottuto tostapane. Ogni volta che mi metto addosso l'abito da lavoro, smetto di avere un nome. Sono solo un ruolo. Ciò che faccio. E, a dire il vero, rendermene conto non mi fa stare molto bene.
    Bando però alle seghette mentali.
    Ho detto che avrei parlato innanzitutto della puttanella, ed è proprio quello che intendo fare.
    Il volto scavato come il culo di un bastardo rognoso, aveva un top scuro, arrangiato in modo tale da darti l'illusione di due tette grosse, tonde e succose, invece di una umile seconda. L'ombelico scoperto, circondato da un tatuaggio di filo spinato, e un paio di jeans usurati. Non quelli esibiti dai manichini della GAP, con gli strappi simulati, tanto in voga. I suoi jeans erano consumati per davvero.
    Come le sue vene.
    Due bisce più nere della morte le correvano sotto la pelle delle braccia. Non sarà bello far notare certe cose, ma era difficile mantenere un contegno indifferente con quelle vene scoppiate esibite come un dipinto astratto del Louvre a uno sputo di distanza dalla mia faccia.
    La scena era questa.
    Il finestrino della mia auto abbassato. Lei che si avvicinava col passo incerto di un gatto randagio giunto all'ultima sponda. Io che dicevo a me stesso: "guardala negli occhi", e invece riuscivo solo a fissare quelle vene stanche e collassate. E le croste. Tante, troppe, simili a zecche che luccicavano dorate sotto la luce al neon dei lampioni.
    Così orrende e vere, avrei potuto continuare a fissarle le braccia ancora per ore, ma invece lei mi ha fatto: «Perché cazzo vuoi sapere come mi chiamo?‭»
    Ed è stato proprio questo a fregarmi.
    Se avesse risposto in altro modo, magari dicendomi quanto prendeva, le avrei detto no, scusa, ho cambiato idea, e schiacciato l'acceleratore.
    Ma invece lei no, non ha negato di avere un nome. Batteva il marciapiede, eppure nella sua testa lei era prima di tutto se stessa, non una puttana. Adesso, come già detto, le persone che riescono a mantenere un nome per ventiquattro ore filate sono davvero rare. Quindi quale altra scelta avevo? Dovevo per forza distogliere lo sguardo da quelle braccia martoriate e invitarla a montare su.
    «No‎» ha risposto lei, lasciandomi senza parole come uno stoccafisso. «Nulla da fare‎». E, mentre dei‏ fari sbucati da dietro l'angolo le illuminavano il volto come una mezza luna, ha pure aggiunto:‬ «Scusa cazzone‭».
    ‎E ha girato i tacchi.
    L'ho guardata nello specchietto retrovisore trattare il prezzo col conducente dell'auto che si era accostata al marciapiede.
    Poi la macchina con lei a bordo mi ha superato, scomparendo dietro la mia brutta faccia riflessa dal parabrezza.


    2


    La gente ha sempre una ragione per essere dove si trova. Basta guardare le auto scorrere come formiche meccaniche che scorreggiano monossido di carbonio su e giù per le strade tutto il giorno. Alcune se ne fregano dell'autovelox; altre accellerano a vuoto di fronte al semaforo che sembra insistere col rosso per puro dispetto: hanno tutti fretta di recarsi da qualche parte.
    Quelli che vanno a Gerusalemme 48, lo fanno perché questi sono tempi che definirli "incasinati" è come chiamare carezza un destro che diminuisce sostanzialmente la conta dei denti che ti ritrovi in bocca.

    O figlio, tu potrai trasmutarti in me, a misura che riuscirai ad uscire da te stesso.

    Queste sono le parole del Cristo, l'originale.
    Beh, in realtà, non tanto le sue quanto quelle di uno sconosciuto che nel medioevo decise di dargli voce scrivendo il De imitatione Christi.
    Un vangelo versione 2.0.
    O meglio, una specie di.
    In ogni modo, il testo più importante, dopo le Sacre Scritture, della letteratura cattolica.
    Il mio primo giorno di lavoro, Padre Gabriele me lo ha messo in mano e mi ha detto di impararlo‎ passo per passo, come un moccioso orfano della tetta materna.‏ «Ogni bravo cattolico dovrebbe conoscerlo a memoria‎».
    ‎ ‏«Non sono sicuro di poterci riuscire‎»
    «E perché no?‎»
    ‎ ‏«Sono troppe‎».
    ‎ ‏«Le pagine?‎» ‏
    «Duecentosettantadue‎».
    ‎ ‏«Hai tutto il tempo di cui necessiti‎» mi disse, poggiandomi una mano più solida del cemento armato sulla spalla.
    ‎ Non ci sono mai riuscito. Se avessi avuto una testa capace di memorizzare una tale mole di pagine, avrei optato per un lavoro meno faticoso che non inchiodare la gente a dei pali di legno.
    ‎ Mi sono invece limitato a imparare poche frasi, quelle più importanti, quelle che reciti a te stesso per evitare di uscire pazzo mentre trafiggi la carne dei clienti con i chiodi asettici, perché anche dopo tre anni di questo mestiere, quando torni a casa e ricordi di avere un nome, a volte ti sorprendi curvo sul cesso a vomitare quella poca anima che ti rimane.
    ‎ ‏«Non sono sicuro di essere adatto a questo mestiere, Padre‎».
    ‎ ‏«Il tuo lavoro è un inno al Signore, è questo che conta: ricordatelo. E un inno al Signore lo sono pure le urla, i pianti e tutte quelle cose lì, inclusa la loro MasterCard, perché no?‎»
    ‎ Non so se fossi io a non avere il senso dell'umorismo oppure se fosse lui a essere divertente come l'herpes, ma non capivo mai quando diceva sul serio e quando, invece, si stava solo divertendo a prendermi per il culo. Sono‏ sicuro, però, che non scherzasse quando disse: «Tre anni di sacrificio e duro lavoro e avrai messo da parte abbastanza denaro da poterti permettere la tua di crocifissione. Non preoccuparti, ragazzo: ci penserò io a tenerti sulla retta via‎».
    ‎ A Padre Gabriele piaceva usare la cintura.


    ‎3


    ‎ La sera dopo il mio primo incontro con la puttanella, sono tornato a cercarla.
    ‎ Suppongo che la gente visiti il suo quartiere per divertirsi. L'atmosfera, le strade, i piccoli bar, t‬utto ciò che contiene è grottesco, ma anche così umano. Fatto di carne, miseria e sesso.
    Sono arrivato presto, rispetto alla sera precedente. Saranno state le undici di sera. C'erano quelle che sembravano sue colleghe, ma lei no.
    Così ho parcheggiato l'auto, spento il motore, abbassato il finestrino per respirare un po' d'aria fresca e acceso l'autoradio.
    Sui 104 FM ho beccato il notiziario.
    Guardavo le puttane arrivare, a volte salutarsi, altre ignorarsi, poi salire a bordo di un'auto e scomparire inghiottite dalla notte densa come catrame, mentre il giornalista alla radio diceva che non c'era ragione di preoccuparsi.
    «Secondo gli ultimi accertamenti meteorologici, la nube radioattiva in Siria non diventerà un boomerang per l'Occidente: grazie ai venti provenienti da Nord-Ovest dovrebbe invece disperdersi in direzione dell'Oceano Indiano come previsto. Una conferma questa - secondo il comandante NATO Jackson Harrelson - che mette a tacere gli allarmismi delle ultime ore‭».
    Dissero cose simili anche undici anni fa.
    Solo che allora a innescare le bombe, tre o quattro in ogni capitale europea e un'altra ai cancelli della Casa Bianca, fu al-Qaeda. Invece di materiale radioattivo, si trattava di cazzuti agenti virali che, dati gli effetti, a confronto facevano sembrare la peste bubbonica invitante come le cosce di una pin-up degli anni Cinquanta. Anche allora i telegiornali dicevano che non c'era ragione di preoccuparsi, eppure presto fu chiaro che i virus si stavano lasciando trasportare felici qua e là dalle folate di vento, diffondendosi un po' ovunque e uccidendo un terzo di noi occidentali.
    Prima le malattie, poi la guerra: se non è l'Apocalisse, le somiglia molto.
    Per lo meno, così dice la Chiesa. Non esiste nulla di più efficace della paura per riconquistare la devozione delle pecorelle smarrite. Il Papa, seduto di nuovo sul trono di mezzo mondo dopo secoli di emarginazione politica, ha più di una ragione per innalzare il calice al cielo.
    Stanco delle balle, ho zittito il giornalista, poi ho tirato fuori dallo scompartimento del cruscotto un CD, l'ho inserito e ho schiacciato il tasto PLAY.
    Mi sono addormentato, senza accorgermene, sulle note di Louis Armstrong che gracchiava qualcosa che non capivo.
    Quando ho riaperto gli occhi, avevo le mani della puttanella strette attorno alla gola, mentre lei inveiva: «Brutto cazzone maniaco di merda‭»‬.


    4


    Quando il divorzio, insieme a tutte le altre leggi di natura anti-cattolica, fu abolito, mamma, che odiava papà perché molto più attaccato alla Budweiser che non al posto di lavoro, decise di liberarsi di lui denunciandolo alle autorità per affiliazione sospetta.
    Ricordo i carabinieri bussare, mamma aprire la porta con una sigaretta fumante in mano, lo sguardo sorpreso di papà.
    «Cosa diavolo succede?‎» fece lui, col volto che rifletteva le immagini schizoidi alla tele e un pacchetto di Fonzies in mano.
    ‎Con la Beretta bene in mostra, uno dei carabinieri disse: ‬«La prego di seguirci in caserma».
    ‎ ‏«Sei stata tu?‎»
    Mia madre non disse nulla. Si limitò ad aspirare una boccata di nicotina, prima di soffiarla via sporgendo il mento.
    «Come hai potuto?‎»
    ‎ ‏«Così ci costringe ad ammanettarla‎».
    ‎ ‏«Come?‎»
    Papà lasciò cadere il pacchetto. I Fonzies si rovesciarono sul pavimento, spargendosi come una manciata di vermetti nodosi.
    «Andrà tutto bene‎» disse uno dei carabinieri, guardandomi impietosito mentre caricavano mio padre sulla gazzella. Io ero troppo piccolo per capire quale enorme cazzata avesse detto, ma tant'è.
    Una settimana dopo si ripeté la stessa cosa con mamma. Sembrava che papà avesse deciso di restituirle il favore.
    «Come?‎» fece mamma incredula, assestando un pugno in faccia all'assistente sociale incaricata di prendersi cura di me.
    La vendetta di papà doveva essere stata davvero una sorpresa per lei. Sarà stato pure un alcolizzato, ma era il tipo che tratteneva a stento le lacrime quando vedeva un porcospino ridotto a uno sticker dagli pneumatici delle auto.
    ‎ Ma le proteste di mamma non servirono a molto. I carabinieri la immobilizzarono col Taser. Malgrado la scossa, mamma continuò a dimenarsi sul pavimento come una mosca avvelenata dallo spray insetticida. ‏«Bastardi!‎»
    In realtà, nessuno di loro due aveva affiliazioni terroristiche. Entrambi avevano finito con l'odiarsi, tutto lì. Le autorità non trovarono nulla che provasse la loro colpevolezza. E questa era la buona notizia.
    Ma non trovarono neppure nulla che confermasse la loro innocenza. E questa era una notizia molto meno buona della prima.
    Nel dubbio, le autorità seguirono quella che è ormai la prassi: furono entrambi fucilati e io trascorsi il resto della mia infanzia in un orfanotrofio.
    Come ho detto: sono tempi alquanto apocalittici.
    Oggigiorno, sono tutti pronti a sacrificare le persone che amano pur di sopravvivere.
    Ma in questo caso, se non altro, non sono stato io a causare la morte dei miei genitori.
    Non sono Einstein. Ho mollato presto la scuola. Alla soglia dei diciott'anni, sembravo destinato a diffondere il verbo di Biancaneve o a chiedere l'elemosina oppure a divenire una statistica umana sepolta sotto tre metri di terra, come accadeva alla stragrande maggioranza della gente che lasciava l'orfanotrofio per la strada.
    I preti mi odiavano. Nulla di personale: non odiavano solo me, ma tutti i ragazzini, in modo giusto, senza fare discriminazioni.
    Tutti i preti meno uno: Padre Gabriele.
    Credo che gli stessi simpatico. Era l'unico a darmi la buonanotte. Ogni tanto, quando ci trovavamo soli, mi accarezzava, passandomi una mano fra i capelli.
    Il giorno che venne investito della carica di Direttore generale di Gerusalemme 48, mi disse che avrebbe pensato lui a me.
    Una settimana dopo eseguii la mia prima crocifissione.


    5


    Le ho tolto le mani dal mio collo. «Cazzo!‎» La puttanella non aveva più forza di una bambina di dieci anni. ‏«Ma che diavolo?...‎»
    «Se ti fai rivedere t'ammazzo‎».
    ‎ Fra un colpo di tosse e l'altro, le ho detto di non essere mai stato con una donna, figuriamoci se ero un brutto cazzone maniaco di merda.
    ‎ Lei ha detto che le spiaceva. ‏«E adesso vaffanculo‎».
    Sono sceso dall'auto, schiarendomi la gola per riacquistare il pieno controllo delle corde vocali. ‏«Tutto questo solo perché ti ho chiesto che cazzo di nome hai?‎»
    ‎ Lei ha fatto un passo indietro, dandomi l'impressione di essersi sbilanciata sui tacchi, anche se non per davvero, come una trapezista che cammina sulla fune con un'asta che le balla fra le mani.
    ‎ ‏«Il mio nome non t'interessa‎». Il suo sguardo acceso contrastava con le occhiaie marroni, le guance scavate, qualche accenno di acne sul mento. ‏«Sono venti per una trombata. Il doppio senza palloncino. Ma scommetto che sei uno di quei fanatici religiosi che vuole rimanere vergine, giusto? In quel caso, sono dieci per succhiartelo».
    ‎ Se le avessi detto che mi interessava solo conoscere il suo nome, mi avrebbe mandato al diavolo, questa volta sul serio, così le ho risposto: ‏«Dove andiamo?‎»
    ‎ ‏«C'è un posticino tranquillo a pochi isolati da qui‎».
    ‎ ‏«Okay‎» le ho detto.
    ‎ ‏«Bene‎» ha ribattuto lei, girando attorno all'auto, poi fermandosi ad aspettare che le aprissi la porta. Io l'ho fissata immobile per qualche secondo. Non ricordo cosa mi è passato per la testa. Forse avevo solo bisogno di qualche istante per realizzare che lei, me stesso... era tutto vero.
    ‎ Ha fatto: ‏«E allora?‎»
    ‎ ‏«È aperto‎».
    ‎ Siamo saliti a bordo.
    ‎ Ho iniziato a guidare, mentre la puttanella ogni tanto diceva: ‏«Gira a destra‎», oppure: ‏«No, ho detto a sinistra, cazzo. Vabbe', allora gira alla prossima‎».
    ‎ Teneva le sue braccia martoriate incrociate sulla pancia.
    ‎ ‏«Questa?‎»
    ‎ ‏«Emm... sì, sì‎» ha detto, curvandosi un po' in avanti per guardare meglio la strada. Ho notato la bella curvatura a esse della schiena, vedendola per la prima volta come una ragazza, non solo come una chiave per comprendere me stesso. ‏«Sì, questa. Ora va sempre diritto, fino in fondo‎».
    ‎ Fino in fondo.


    ‎ 6


    ‎ Se il mondo va a puttane di gran carriera, l'economia, al contrario, vola sulle ali della disperazione collettiva.
    ‎ La gente che può permettersi una crocifissione non è troppa, ma nemmeno poca.
    ‎ Da una parte ci sono i miserabili, come questo disgraziato che vi sta parlando.
    ‎ Dall'altra quelli che mi pagano, o meglio che pagano la Chiesa, per inchiodarli alle croci. Per divenire dei Cristi.
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    ‎ * Seppure il ricovero e l'assistenza medica post-crocifissione sono inclusi nel prezzo, la Catholic Enterprises S.p.A. non si ritiene responsabile per incidenti quali danni fisici permanenti alla persona, complicazioni psicologiche o decesso.

    ‎ Questa sarà pure la fine del mondo, ma nessuno ha fretta di andarsene. I Cristi, essendo emuli di Gesù, possono godere dell'immunità che la Chiesa garantisce loro. Nessun crocifisso, al contrario dei miei genitori, è mai stato riempito di piombo solo perché qualcuno ha puntato l'indice contro di lui, accusandolo di affiliazione a cellule estremiste islamiche. Certo, un terrorista potrebbe farsi crocifiggere per godere dell'immunità. Ma, come è già accaduto secoli fa con le indulgenze, le considerazioni economiche vengono prima di tutto.

    O figlio, guardati dal voler disputare delle cose del cielo e degli occulti giudizi di Dio: perché quello è così derelitto e quell’altro è portato a un così grande stato di grazia; ancora, perché quello viene tanto colpito e quell’altro viene tanto innalzato.


    ‎ 7


    ‎ La confezione rosso-metallico del condom rifletteva gli scampoli di luce che arrivavano da un pezzo di luna che giocava a nascondino, e quelli giallastri di un lampione che ogni tanto si spegneva e riaccendeva due o tre volte di seguito come stesse tossendo.
    ‎ ‏«Alla fragola?‎» ho fatto io, più che altro per dire qualcosa.
    ‎ ‏«No, frutti di bosco‎» ha ribattuto lei, mettendosi un lembo della confezione in bocca per strapparla con i denti‏. «Che differenza fa?‎»
    ‎ ‏«Quanto prendi per non scopare?‭»
    ‎ Lei si è voltata a guardarmi, con la confezione del condom che le pendeva dalla bocca, come un cane da riporto che morde una quaglia impallinata. ‏«Che?‎»
    ‎ ‏«Non sono sicuro di volerlo fare. E poi non sembri tanto in forma. Sei pulita?‎».
    ‎ Togliendosi la confezione aperta dalla bocca, lei ha fatto: ‏«Vaffanculo‎».
    ‎ ‏«Non intendevo offenderti‎».
    ‎ ‏«Allora sei uno di quei cattolici di merda che provano a convertire le pecorelle smarrite. Beh, se è così, rivaffanculo, cazzone‎».
    ‎ ‏«No‎»
    ‎ ‏«Hai paura di trombare?‎»
    ‎ ‏«Vorrei solo sapere il tuo nome‎».
    ‎ ‏«Ci risiamo? Facciamo dieci per un bocchino veloce e ognuno torna alla sua favolosa vita del cazzo, va bene?‎»
    ‎ Si è curvata in avanti, mettendomi le mani fra le gambe in cerca della chiusura lampo. Ho sentito il cazzo iniziare a indurirsi.
    ‎ Lei me lo ha tirato fuori. L'ha stretto nel pugno, cominciando a muovere la mano su e giù, ogni tanto stringendo poi allascando la presa. Nell'altra mano teneva il preservativo. Guardavo le sue braccia costellate di croste, le vene piene di catrame nero. Le sue dita esili stringersi come dei boa attorno al cazzo che continuava a drizzarsi. Avrei potuto dirle di fermarsi, ma non volevo.
    ‎ ‏«Okay‎» ha detto, posizionandomi il preservativo sulla cappella e srotolandolo solo di poco, quanto bastava per tenerlo a posto.
    «Okay‎» le ho fatto eco io.
    ‎ Lei si è abbassata ancora di più. Ho sentito il suo respiro caldo, poi ha iniziato a premere con la lingua, mentre facendo collaborare bocca e dita continuava a srotolare il condom lungo l'asta.
    ‎ Ha cominciato a muovere la testa su e giù.
    ‎ Con ogni movimento che faceva, sentivo la lampo graffiarmi. Le ho detto: ‏«Un attimo‎».
    ‎ Lei si è fermata, passandosi il dorso della mano sulla bocca.
    ‎ Ho tolto la cintura, mi sono abbassato i jeans.
    ‎ Lei ha fatto lo stesso. Non togliendoseli del tutto, ma solo il necessario: aveva una gamba dentro, l'altra fuori. E, in mezzo alle gambe, un cespuglietto più scuro della notte che stava per inghiottirci. ‏«Come si abbassa?‎»
    ‎ Avrei potuto dirle di continuare a succhiarmelo, solo quello, ma la nostra era una danza sgraziata, seppur sempre un movimento che stavamo facendo in due. Una serie di piroette che non sapevo dove mi avrebbero portato, se non lontano da dove stavo fino a soli pochi minuti prima. E, dove stavo, c'era un me stesso anonimo che inchiodava i Cristi a delle croci solo perché così gli veniva ordinato da Padre Gabriele, e io tanto disperato da andarmene in giro per le strade a cercare qualcuno che mi mostrasse uno spiraglio di luce. Dove stavo, non era affatto un bel posto.
    ‎ Mi sono chinato, cercando la leva. Ho abbassato il sedile.
    ‎ Mi sono messo sopra di lei.
    ‎ Lei ha di nuovo stretto il mio cazzo in mano, questa volta per posizionarselo meglio fra le gambe.
    ‎ ‏«Okay?‎» ha fatto lei.
    ‎ ‏«Okay‎» ho risposto io, poi ho spinto.

    ‎ Sinceramente lo confesso, io sono meritevole di essere vituperato in tutti i modi, e disprezzato, non già di essere annoverato tra i tuoi fedeli.

    ‎ La seconda volta che abbiamo trombato - sarà stato due, tre giorni dopo la prima - le ho domandato di nuovo il suo nome, ma lei ha fatto finta di non sentire dicendo invece: ‬«È stata mia madre a insegnarmi come spararmi l'ero‭».
    ‎ La terza volta, mi ha risposto: ‏«Ma allora sei fissato di brutto».
    ‎ La quarta, ha fatto: ‏«Sai cosa sono io? Hai presente Alcatraz? La prigione, no? Cazzo, sai che dicevano come fosse impossibile fuggire. Acque gelide, uno strafottio di guardie dappertutto e tutta quella roba là come nei film. Sai che però uno ci è riuscito? No, davvero, non sono una che spara balle io. Si chiamava Joe o qualcosa del genere, non ricordo ora. Comunque, 'sto tizio era tanto cazzuto da non lasciarsi scoraggiare. Parliamo di una strafottutissima prigione di massima sicurezza qui, mica cazzi e fichi. Io sono come Alcatraz. Ci provo a fuggire da me stessa, ma al contrario di quel tizio continuo ad affogare‎»‏.
    Gettando il condom pieno di sborra dal finestrino, le ho detto: «Credo che la gente ha sempre un motivo per trovarsi in un posto piuttosto che in un altro, solo che a volte non sa qual è‎».‏
    Lei ha fatto: «Puoi darmi il doppio questa volta? Se vuoi, la prossima ti lascio scoparmi nel culo. Ho bisogno di pungermi, ma sono a corto‎».
    ‎ Io glieli ho dati.
    L'indomani mi ha chiesto altri soldi, aggiungendo: ‏«Non so che fare‎».


    8


    La segretaria era assente, forse si era recata al cesso. Ho bussato alla porta dell'ufficio, poi mi sono seduto in una poltrona nera che occupava un'intera parete della sala d'attesa. Era abitudine di Padre Gabriele lasciare aspettare la gente.
    Dopo un caffè che sapeva di nulla e altri cinque minuti a fissare la parete, la porta si è aperta.
    «La mia pecorella preferita‎» ha detto Padre Gabriele. ‏«Mettiti comodo‎».
    ‎ Mi sono messo a sedere su una poltrona di cuoio. Lui ha fatto lo stesso, dicendo qualcosa tipo che bel sole c'era fuori. Un'enorme scrivania di mogano imponente come una portaerei ci separava. I commenti meteorologici mi hanno rilassato un pochino.
    ‎ Ho detto: ‏«Vorrei chiederle il permesso di ritirare una piccola somma dal mio Conto Crocifissione‎».
    ‎ Padre Gabriele mi ha guardato in silenzio per qualche istante. Poi ha fatto: ‏«Lo sai che ti manca davvero poco a raggiungere la somma sufficiente, vero?‎».
    «Potrei rimediare depositando il doppio col prossimo pagamento‎».
    ‎ ‏«E, anche se fosse possibile, con cosa camperesti il resto del mese, poi?‎».
    ‎ ‏«Ho bisogno di quei soldi‎».
    ‎ Lui ha sospirato. ‏«Quale dev'essere l'unica, giusta aspirazione di noi tutti?‎».
    ‎ ‏«L'abnegazione di se stessi. L'emulazione del Cristo nello Spirito e nel corpo‎» ho risposto io, dicendo quello che ero costretto a dire.
    ‎ ‏«Giusto, e questo deve avere la precedenza su tutto. C'è un unico modo di prelevare del denaro già depositato nel Conto Crocifissione: chiuderlo, ritirando l'intera somma. Ma sappiamo entrambi che sarebbe assurdo, non è mai successo‎».
    ‎ Si è alzato. Alto due metri abbondanti, con le spalle larghe di un buttafuori, la sua presenza fisica riusciva sempre a intimorirmi. Ha aperto la porta e, sorridendo, ha detto: ‏«Pregherò comunque per te, ragazzo mio. Buona giornata lavorativa‎».
    ‎ La porta si è chiusa alle mie spalle, nel momento in cui la segretaria è ricomparsa dietro la sua scrivania.
    ‎ Mi ha guardato, sorridendo.
    «Salve‎» le ho fatto io, fermandomi sui miei passi. ‏«Avrei bisogno di un'informazione‎».


    ‎ 9


    ‎ ‏«E come farai adesso?‎» mi ha domandato la puttanella, mentre l'aiutavo a caricare la spada tenendo l'accendino acceso.
    ‎ ‏«Ancora non lo so. Potrei riaprire un nuovo Conto Crocifissione. Oppure, se dopo avere scoperto che ho prelevato tutto il denaro Padre Gabriele non vorrà più avermi fra i piedi, potrei cercare lavoro in un altro Gerusalemme. Ho sentito dire da un collega che a Gerusalemme 52 cercano gente brava con i chiodi. Non è lontano da qui. Due ore scarse col treno‭».
    ‎ ‏«Ci tieni così tanto a farti crocifiggere?‎»
    ‎ ‏«No. Ma... non so‎».
    ‎ ‏«Ecco, basta così‎» ha fatto lei. Ho messo via l'accendino. Ha detto: ‏«Tienimi un po' il cucchiaio, adesso‎».
    ‎ ‏«Padre Gabriele è la cosa più simile a un genitore che mi rimane‎».
    ‎ Aspirando l'eroina con la spada, ha detto: ‏«Io non ho mai conosciuto quel bastardo di mio padre. Ha cambiato aria prima ancora che mi affacciassi al mondo. E per quanto riguarda mia madre, beh, l'unica cosa di cui l'è mai importato davvero era trovare il modo d'ammazzarsi. Okay, avrebbe potuto spararsi una botta di roba cattiva e farla finita, solo che credo le mancasse il coraggio. Quando bussarono alla sua porta con l'accusa di affiliazione sospetta, non aveva abbastanza soldi per permettersi un avvocato decente, chessò, uno capace di fabbricarle finti alibi come fanno alcuni, figuriamoci una fottuta crocifissione. Dev'essere stato il giorno più felice della sua dannata vita, quello in cui l'hanno fucilata. Sono stata io stessa a denunciarla. Ero poco più di una bambina, sai? A volte mi dico che l'ho fatto per lei. Ma in realtà il mio era solo puro egoismo‭».
    ‎ Si è scoperta la caviglia. Nelle braccia non c'era più spazio. Poi ha continuato: ‏«'Sta fissa che hai tu, di volere trovare te stesso. Ti dico solo questo: non mi sono mai sentita più me stessa del giorno in cui mi sono liberata di lei‎».
    ‎ Ho visto l'ago pungerle la carne.
    ‎ Ho detto: ‏«Non sarà mai abbastanza, vero?‎».
    ‎ ‏«Cosa?‎».
    ‎ ‏«Quella merda che ti spari‎».
    ‎ ‏«Se non altro per un po' riesco a dimenticarmi d'esistere‎» ha detto, col colpo ancora in canna. ‏«È ironico, non credi? Tu vorresti essere te stesso. Io, al contrario, vorrei solo fuggire da quella che sono: una stronza egoista. Siamo due perfetti opposti‎».
    ‎ ‏«Non mi hai ancora detto il tuo nome‎» ho fatto io.
    ‎ Lei mi ha ignorato, svuotandosi la spada nelle vene.


    ‎ 10


    ‎ Quattro crocifissioni, una dopo l'altra, senza nemmeno una pausa per fare sgocciolare l'uccello. Ero esausto. Avevo ancora addosso la divisa del lavoro: un lembo di stoffa cinto intorno alla vita, intriso del fango e degli spruzzi di sangue di quattro Cristi diversi, il torso nudo, quando mi hanno mandato a chiamare, dicendomi che Padre Gabriele aveva bisogno di parlarmi.
    «Adesso‎».
    ‎ Sapevo che prima o poi avrebbe scoperto che lo avevo scavalcato, chiudendo a sua insaputa il Conto Crocifissione. Era inevitabile.
    Ho percorso il parco, puntando dritto per l'ufficio di Padre Gabriele.
    Il Calvario, nel cuore di Gerusalemme 48, è un po' come il set di un film, dove il direttore si diverte a miscelare elementi di storia antica e scorci di presente. Le croci vengono messe in fila come tanti pali dell'elettricità, numerate e distanti una ventina di metri l'una dall'altra. Il sole che tramonta alle loro spalle, trasformando il cielo in un'enorme ferita sanguinante, è un'immagine romantica che credo avrete visto un milione di volte nei poster pubblicitari. Dal vero, però, il Calvario è tutt'altra storia.
    ‎ Da una parte, ci sono le croci occupate dai Cristi agonizzanti: gente di tutti i tipi, donne e uomini, settantenni e fighetti. Dall'altra, invece, quelle in fase di smontaggio, dopo che i Cristi di turno sono stati tirati giù e trasportati in infermeria per le cure necessarie. A seguito di ogni uso, le croci vengono pulite e sterilizzate. La gente sarà pure disposta a rischiare di morire in croce, o la va o la spacca, ma non a incollarsi per il resto della vita l'epatite C o di peggio.
    ‎ Dal lato opposto della collinetta, invece, si erige l'edificio principale, dove risiede l'ufficio di Padre Gabriele, un edificio moderno, dalla forma tondeggiante, bianco e immacolato come il sedere di un neonato ricoperto da un velo di Borotalco.
    ‎ Giunto a destinazione, ho fatto un bel respiro profondo.
    ‎ Sono entrato.
    ‎ La segretaria ha avvertito Padre Gabriele del mio arrivo.
    ‎ Per una volta tanto, non ho dovuto aspettare. Dopo avere detto alla segretaria di prendersi una pausa, Padre Gabriele ha chiuso la porta alle mie spalle.
    ‎ Poi si è fatto il segno della croce, mormorando fra sé e sé qualcosa in latino.
    ‎ Si è slacciato la cintura.
    ‎ Ha detto: ‏«È così che mi ripaghi?‎» La sua voce era rotta come se stesse facendo fatica a trattenere le lacrime. Qualsiasi fosse l'entità del danno che avevo causato, non potevo più tornare indietro.
    ‎ Mi sono voltato, inginocchiandomi.
    ‎ ‏«Questo sarà il mio ultimo atto di penitenza, Padre‎» ho detto io, realizzando di non avere mai voluto finire in croce. Mamma e papà mi furono portati via. Non mi ero allontanato io da loro di mia spontanea volontà. Adesso, però, avevo l'opportunità di farlo, se non proprio da loro, da Padre Gabriele. Nella testa avevo ancora la voce della puttanella che ‏come un CD graffiato ripeteva all'infinito‭: "N‬on mi sono mai sentita più me stessa del giorno in cui mi sono liberata di lei". Era questo il suo fottuto segreto?
    Padre Gabriele ha detto: «Capitolo cinquantadue‎».
    ‎ ‏«Non ricordo‎».
    ‎ Lui ha taciuto per qualche secondo, poi, come se avesse un mangianastri al posto della trachea, ha recitato: ‏«È‎ giusto, o Signore, quello che fai con me quando mi lasci abbandonato e desolato; perché della tua consolazione o di alcuna tua visita spirituale io non son degno, e non lo sarei neppure se potessi versare tante lacrime quanto un mare».
    ‎ E mi ha fatto: ‏«‎Come continua?».
    ‎ Non era una delle poche frasi che ero riuscito a memorizzare. Ma comunque non gli avrei risposto nemmeno se lo avessi saputo. Ho detto: ‏«Non ha più alcuna importanza‎».
    ‎ Lui ha insistito: ‏«Ripeti dopo di me: altro io non merito che di essere colpito e punito, per averti offeso, spesso e in grave modo, e per avere in molte occasioni peccato grandemente‭».
    ‎ ‏«No, Padre‎» ho risposto io.
    ‎ Poi è venuta giù la prima di dieci frustate, togliendomi l'aria dai polmoni come se la mia carne fosse stata lacerata da un Dio che mi vomitava addosso dell'acido.


    11


    «Conoscevo un punkabbestia che usava questo buco come imbosco‎» ha detto la puttanella, mentre mi cambiava le bende. Insieme alle bende a volte venivano via anche pezzi di crosta, e potevo sentire delle gocce di sangue scivolarmi giù per la schiena, ma in confronto alle frustate il dolore era così lieve da provarci quasi piacere. A volte sentivo le sue braccia sfiorarmi. Le sue ferite contro le mie.
    Ha continuato: «Poi 'sto punkabbestia è sparito, non so che cazzo di fine abbia fatto‎».
    ‎ Nella stanza buia, c'era solo un materasso in putrefazione come la carcassa di una bestia lasciata a marcire in una palude. Bottiglie vuote di Keglevich. Sedie e mobili rotti.
    «Bel posto di merda‎».
    ‎ ‏«Sì, è perfetto‎» ha detto lei, buttando in un angolo una benda con una striscia di sangue raggrumato al centro come un assorbente usato. ‏«Tanto di merda che non ci viene nessuno‎».
    ‎ Ho tossito. Faceva freddo, o forse era un accenno di febbre. Ho detto: ‏«Non so come dovrei sentirmi. Libero? Sollevato?‎».
    ‎ ‏«Tu punti troppo in alto‎».
    ‎ ‏«Forse dovrebbe bastarmi trovarmi qui. Perché mi ci hai portato?‎».
    ‎ ‏«Sofia‎».
    ‎ ‏«Come?‎»
    «Il mio nome. Mi chiamo Sofia‎» ha detto lei, sorridendomi per la prima volta. ‏«Non ti piace?‎»
    ‎ ‏«Sofia‎».
    ‎ ‏«Già‎» ha fatto lei, continuando a sorridere. Poi ha preso una benda nuova, l'ha srotolata. Così bianca e asettica, in contrasto con tutto il resto sembrava risplendere di luce propria. Appoggiandomela sulla schiena, ha detto: ‏«Ho un piacere da chiederti‎».
    ‎ ‏«Non mi rimane molto in tasca‎».
    ‎ ‏«No, non è quello‎».
    ‎ ‏«Allora cosa?‎»
    ‎ ‏«Voglio che tu mi crocifigga‎».
    ‎ Mi sono voltato a guardarla. Lei ha evitato il mio sguardo, srotolando invece un'altra benda. Ho fatto: ‏«Perché?‎»
    ‎ ‏«Voglio rinascere, come Cristo. Devi liberarmi solo quando finisco di urlare‎».
    ‎ ‏«Vuoi smettere di punto in bianco? Non scoppi di salute. Potresti rimanerci‎».
    «Lo farai o no?‎»
    ‎ L'ho guardata di nuovo.
    «Possiamo usare quelle tavole di legno‎» ho detto io, puntando in direzione dei mobili fracassati. ‬«Avrò bisogno anche di un sacco di bende‭».
    ‎ ‏«Di quelle ne abbiamo in abbondanza, cazzone‎» ha fatto lei, sorridendomi un'altra volta.


    ‎ L'ho legata con le bende a delle tavole di legno distese sul pavimento, immobilizzandole braccia, gambe e bacino.
    ‎ Con i pochi euro che mi rimanevano, ho preso dell'omogeneizzato, un po' di frutta, qualche vitamina, del Gatorade. Per fortuna in quel buco c'erano anche delle tubature. L'acqua veniva fuori giallastra per via della ruggine, ma doveva andarci bene.
    ‎ Quella sera stessa sono iniziate le suppliche, poi le urla. ‏«Slegami, figlio di puttana!‎»
    ‎ E le lacrime.
    ‎ Ho crocifisso più gente di quanta ne riesca a ricordare. Tutti urlano. Tutti piangono per il dolore. Alcuni supplicano, per essere tirati giù, prima dello scadere dei dieci minuti regolamentari. Ma molti, invece, sopportano il dolore, sapendo che si tratta solo di una parentesi, che quelli sulla croce non sono loro, non davvero. A volte, guardandoli negli occhi uno può leggerci una sorta di estasi. Per la durata di quei dieci minuti, molti di loro credono davvero di essere l'incarnazione di Cristo, così come dice loro la Chiesa. Sono il ruolo che stanno interpretando.
    ‎ Non però le lacrime di Sofia.
    ‎ Quelle nascevano da lei. Erano parte di lei che, con ogni spasmo, le colavano via insieme al moccio e al piscio e alla merda.
    ‎ All'inizio la puzza era insopportabile, ma poi ho smesso di avvertirla. La pulivo come meglio potevo, con una pezza bagnata, senza però liberarla dalla croce, come mi aveva chiesto.
    ‎ Non avevo un cucchiaio a disposizione, così invece delle posate ho usato il coperchio stesso dell'omogeneizzato. Ogni volta avevo l'impressione che vomitasse più roba di quanta riuscissi a fargliene mangiare.
    ‎ Il terzo giorno, ha smesso di urlare, di insultarmi. Non credo che avesse più le energie per farlo. Ogni tanto, però, piangeva ancora, poi ha cessato di fare pure quello.
    ‎ Ha smesso anche di vomitare. È riuscita a mandare giù una banana, anche se prima di metterle in bocca una fetta la riducevo in poltiglia.
    ‎ Stavamo tutto il tempo in silenzio. Non urlava più come un'indemoniata, ma gli attacchi d'astinenza tornavano, a distanza a volte di un paio d'ore, a volte più. Quando accadeva, le tenevo ferma la testa avvolgendole un braccio sotto il collo, senza stringere troppo. Con la mano libera, l'accarezzavo.
    ‎ Ogni tanto rompeva il silenzio dicendomi cosa le faceva più male. ‏La testa. Lo stomaco‭. Le gambe.
    Quando le venivano i brividi, la coprivo con i miei stessi abiti. I suoi non bastavano. Non avevo coperte. Avevo solo paura di perderla.
    Se non fosse stato per i pochi spiragli di luce che penetravano dalle crepe nei muri, i giorni sarebbero sembrati solo un'unica notte agonizzante, determinata a non cedere il passo alle prime luci dell'alba.
    Ma al settimo giorno, quando Sofia mi ha mormorato all'orecchio: «Adesso puoi slegarmi, cazzone‎», sapevo che non era più l'eroina a parlare.
    ‎ Poi, sospirando, ha chiuso gli occhi.


    12


    Abbiamo entrambi un nome e allo stesso tempo, quando siamo troppo stanchi per parlare, non ne abbiamo alcuno.
    Non abbiamo neppure una ragione per essere in un posto piuttosto che in un altro. E quindi ci spostiamo senza mai fermarci.
    Ovunque spendiamo la notte, però, troviamo barboni, drogati, puttane, tutto quel surplus umano di cui il mondo non sa cosa diavolo farsene, che, quando vengono a sapere come campavo prima che io e Sofia ci mettessimo in marcia, mi chiede se posso crocifiggerli.
    Anche se una crocifissione di strada non garantisce loro nessuna protezione dalle persecuzioni, mi chiedono comunque: «Quanto prendi?‎»
    ‎ Io, dal canto mio, non voglio soldi in cambio. Solo scatolette di Simmenthal, coperte, un paio di scarpe nuove ogni mille chilometri e batterie per il lettore mp3 che Sofia ha scippato a un coglioncello figlio di papà. Nemmeno lei capisce cosa dice Louis Armstrong, però abbiamo entrambi il sospetto che alcuni suoi versi siano una simpatica presa per il culo.
    ‎ Non saprei dire perché questa gente vuole essere crocifissa, forse per paura dell'Apocalisse. I giornalisti hanno mentito di nuovo: quella nuvoletta radioattiva proveniente dalla Siria aleggia adesso sulle nostre teste come una sentenza di morte.
    ‎ Ma, a dire il vero, la ragione a noi due non importa più di tanto.
    ‎ Ho pure sentito dire che questi Cristi rinnegati predicano di ribellione contro la Chiesa, scrivendo con le bombolette spray il proprio vangelo sui muri.
    ‎ A noi due non importa nemmeno di questo.
    ‎ Io e Sofia non abbiamo una meta specifica. ‏Camminiamo, tutto lì. Finché il veleno radioattivo che respiriamo ce lo permette. Finché abbiamo le energie per farlo.
    ‎ Siamo noi stessi e allo stesso tempo potremmo essere chiunque.

    Edited by RobertoBommarito - 20/11/2010, 10:00
     
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  2. Magister Ludus
     
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    Il racconto fila ed è ben scritto, nel senso che il linguaggio e lo stile usati si addicono alla perfezione all'ambiente e al tema. Secondo me, però, avresti dovuto dedicare più spazio a far capire meglio il contesto, sia in senso geografico che storico, una data, una località, spiegare cioè meglio questo genere di società.

    Come per l'altro racconto, ti segnalo alcuno refusi/errori :P

    gentil uomo e inanzi tutto: a parte una enne mancante, adesso quei termini sono un'unica parola.

    All'inizio hai scritto "dai pneumatici", secondo lo Zingarelli l'uso colto avrebbe previsto "dagli pneumatici" e quello comune "dai". Non so se è stato consapevole o meno l'uso comune che tu hai scritto, ma l'uso colto in bocca a quella gente avrebbe stonato :D

    Padre Gabriele me lo hanno messo in mano: refuso

    CITAZIONE
    Le autorità non trovarono nulla che provasse la loro colpevolezza. E questa era la buona notizia.
    Ma non trovò neppure nulla che confermasse la loro innocenza.

    Hai iniziato con un soggetto plurale, le autorità, quindi dovevi mantenere il plurale e scrivere "Ma non trovarono neppure"

    Quando prendi per non scopare?‎: refuso

    in cerca della cerniera dello zip: la cerniera alias chiusura lampo alias zip :) Forse intendevi quell'affare rettangolare che viene azionato per aprire la cerniera, che si chiama cursore.
     
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  3. GrilloParlante
     
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    Ciao,
    SPOILER (click to view)
    Che dire? Non ti conosco personalmente e non so cosa fai per vivere, ma secondo me dovresti fare, se già non lo sei, lo scrittore professionista a tempo pieno.
    Bravo, il racconto è coinvolgente, visionario con una bella storia e un'ambientazione originale e creativa, che si dispiega tra le quinte della vicenda principale dandole spessore senza appesantirla.
    Non dico altro perché i complimenti sperticati qui non servono. :D
    Quando pubblichi fammelo sapere, un libro lo compro ad occhi chiusi.

    Voto 4
     
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  4. RobertoBommarito
     
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    Magister Lodus:

    Grazie per le segnalazioni, mi sono state utili. a volte anche rileggendolo, certi sbagli continuano a sfuggirti. Ho corretto i refusi. :-)

    Per quanto riguarda il contesto, l'intero terzo capitolo è dedicato a questo. Non si tratta "un tipo di società" alternativa, ma questa società proiettata nel futuro. Come abbia fatto la Chiesa a riacquistare il potere politico di una volta è spiegato appunto nel capitolo, con per esempio gli attacchi terroristici prima, la guerra dopo, e le voci che parlanno dell'Apocalisse.

    Visto che vengono nominati i carabinieri, le patatine fonzies eccetera, si tratta dell'Italia, ed essendo gli attacchi terroristici stati attribuiti ad Al-Qaida, in un futuro non troppo lontano. Ma ambientare il racconto in una regione specifica credo che non avrebbe aggiunto molto al racconto, che comunque ruota attorno ai due protagonisti.

    GrilloParlante:

    Ti ringrazio per la lettura, voto e commento. Sono contento di non avere sprecato il tuo tempo :-)


     
    .
  5. Medusa
     
    .

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    Letto
    SPOILER (click to view)
    Errori di battitura a parte che ti elenco sotto, devo dire che il racconto mi è piaciuto. Scorre bene, ti tiene stretto a sè fin dall'inizio e non ti lascia andare fino alla fine, mostrandoti quanto sia inutile cercare di "anticipare" la mossa successiva. Infatti credevo che lei non sarebbe sopravvissuta alla crocefissione. Però è proprio il finale che mi porta a dare 3 invece che 4: visto lo stile e il tenore del racconto mi aspettavo qualcosa di meno banale di una sorta di "vissero tutti felici e contenti" anche se in un contesto apocalittico.
    Una cosa che mi lascia perplessa è quando lei paragona se stessa ad Alcatraz. E' lei o la sua vita a essere un carcere di massima sicurezza da cui non riesce ad evadere?

    CITAZIONE
    Due biscie

    al plurale si scrive senza i

    CITAZIONE
    Solo che allora a inescare le bombe / una ragione per inalzare il calice

    manca una n inentrambi i casi

    CITAZIONE
    scopartimento del cruscotto / amanettarla

    manca una m

    CITAZIONE
    faccia all'asistente sociale

    manca una s

    CITAZIONE
    spray insetticita.

    si scrive con la d

    CITAZIONE
    guardie dapertutto

    manca una p

    CITAZIONE
    ha gurdato

    manca una a

    CITAZIONE
    somma sufficente

    manca la i
    CITAZIONE
    cui la segrataria

    segretaria
    CITAZIONE
    Lui ha insisitito:

    c'è una i si troppo
    CITAZIONE
    stesso dell'omogenizzato

    manca una e

     
    .
  6. RobertoBommarito
     
    .

    User deleted


    Medusa:

    SPOILER (click to view)
    Ero tentato anch'io di uccidere Sofia, ma ucciderla avrebbe significato togliere il senso principale del racconto: la crocifissione, ovvero la rinascita.

    QUOTE
    ‏«Voglio rinascere, come Cristo. Non devi farmi venire giù finché non finisco di urlare‎».

    Se Sofia fosse morta, non sarebbe rinata e il racconto non avrebbe, credo, un senso.

    Alcatraz è lei che non riesce a sfuggire da se stessa, lei che è la sua stessa prigione.

    QUOTE
    Io sono come Alcatraz. Ci provo a fuggire da me stessa, ma al contrario di quel tizio continuo ad affogare


    Grazie per le utili segnalazioni. Le ho corrette.

    Edited by RobertoBommarito - 2/11/2010, 15:25
     
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  7.  
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    Losco Figuro

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    Ci sono parecchie cose da rivedere, diverse frasi che proprio non ingranano o sono inutilmente contorte, e molti avverbi in "mente" (questo detto da uno che appartiene alla scuola del "quando ci vuole ci vuole") che appesantiscono la lettura.
    Gli intermezzi in retrospettiva sul prete e i genitori complicano la lettura invece che dare spiegazioni o arricchirla, non so fino a che punto siano necessari (probabilmente si potrebbero diluire le stesse informazioni nel racconto), ma andrebbero rivisti comunque.
    Voto 2.

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    Non è affatto facile essere se stessi ventiquattro ore al giorno.

    "sé stessi", contrariamente a "sé stesso" non è facoltativo l'accento perché c'è possibile ambiguità con "se io stessi..."

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    Due biscie

    "bisce"

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    La scena era questa.

    Quella che segue? In tal caso ci vorrebbero i due punti, non il punto.

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    dell'auto che si era accostata al lato del marciapiede, e poi salire a bordo.

    Mi limiterei a "accostata al marciapiede"

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    ‎Alcune vanno in una direzione piuttosto che in un'altra;

    ... credo che tutte vadano "in una direzione piuttosto che in un'altra", andare in due direzioni simultaneamente lo trovo alquanto improbabile... ^__^;
    Occhio che "piuttosto che" non significa "o/invece", significa "preferibilmente rispetto a"

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    questi sono tempi dove dire "incasinati" è come chiamare carezza un pugno in

    "in cui", non "dove"

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    memoria capace di memorizzate

    Refuso: "memorizzare"

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    evitare di uscire pazzo

    "uscire pazzo" è colloquiale e stona col registro usato finora

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    ‎ Non so se ero io a non avere il senso dell'humor oppure se era lui a essere

    "se fossi io", "se fosse lui"

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    Solo che allora a inescare le bombe,

    Refuso: "innescare"

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    dato gli effetti,

    Refuso: "dati"

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    una ragione per inalzare il calice al cielo.

    "innalzare", "inalzare" è letterario

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    dallo scopartimento

    Refuso: "scompartimento"

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    «Cosa diavolo succede?‎» fece lui, col volto che rifletteva le immagini schizoide

    Presumo "schizoidi"

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    Papà lasciò il pacchetto cadere a terra.

    Perché non "lasciò cadere il pacchetto"?

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    un destro in faccia all'asistente

    Refuso: "assistente"

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    dai pneumatici delle auto.

    Purtroppo è ormai accettato anche dai, ma la forma corretta è "dagli pneumatici"

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    dallo spray insetticita.

    Refuso: "insetticida"

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    Entrambi erano finiti con l'odiarsi genuinamente,

    Direi "avevano finito"

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    E questa, invece, era una notizia molto meno buona della prima.

    "meno buona" stona con "invece", che si suppone introduca qualcosa di diverso, non qualcosa di grado diverso.

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    in un orfanatrofio.

    Refuso: "orfanotrofio"

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    Non sono Einstein. A scuola non sono mai andato bene.

    Se è per questo neanche Einstein. ;)

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    l'orfanatrofio per la strada.

    anche qui "orfanotrofio"

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    I preti mi odiavano. Nulla di personale: non odiavano solo me, ma tutti i ragazzini, in modo giusto, senza fare discriminazioni.
    Tutti meno uno: Padre Gabriele.

    Messa così, quel tutti si riallaccia ai ragazzini e non ai preti.

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    ‎ Fra un colpo di tosse e l'altro, le ho detto di non essere mai stato con una donna, figuriamoci se ero un brutto cazzone maniaco di merda.

    Uhm... questo più che avvalorare la tesi sembra indebolirla però... ^__^;

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    ‎ Tutto quanto ciò

    Un po' ridondante.

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    ‎ La confezione rosso-metallico del condom

    Perché "condom"?

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    rifletteva gli scampoli di luce che arrivavano da un pezzo di luna che giocava a nascondino e quella giallastra

    Quella cosa? Non può essere "quella luce" perché "luce" non è mai soggetto in ciò che c'è prima.

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    ‎ ‏«Quando prendi per non scopare?‎»

    Refuso: "Quanto"

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    ‎ Lei si è voltata a guardarmi, con la confezione del condom che le pendeva dalla bocca come un cane da riporto che morde una quaglia impallinata.

    Serve una virgola dopo "bocca", altrimenti "come un cane" si riferisce alla confezione e non alla ragazza (in effetti anche con la virgola non è che sia perfettamente non ambigua la frase, ma migliora)

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    Io ho iniziato a sentirmelo indurirsi.

    Contorta come frase

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    Guardavo le sue dita esili, stringersi come dei boa attorno al cazzo

    Virgola di troppo tra soggetto e predicato

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    così veniva ordinato lui da Padre Gabriele,

    o "a lui" o "gli veniva ordinato"

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    strafottio di guardie dapertutto

    "dappertutto"

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    Dopo un caffé

    "caffè"

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    ‎ Mi sono messo a sedere su una poltrona di cuoio. Lui fece lo stesso,

    Tempi verbali discordanti.

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    ‎ Padre Gabriele mi ha gurdato in silenzio

    Refuso: "guardato"

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    per qualche istante, evidentemente sorpreso. Poi ha fatto: ‏«Lo sai che ti manca davvero poco a raggiungere la somma sufficente, vero?‎».

    "sufficiente"

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    la segrataria è ricomparsa dietro la sua scrivania.

    Refuso: "segretaria"

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    ‎ ‏«Ecco, basta così‎» ha fatto lei. Ho messo via l'accendino. Ha detto: ‏«Tienimi un po' il cucchiaio, adesso‎». .

    Un punto di troppo

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    quattro Cristi diversi, il dorso nudo, quando mi hanno mandato a chiamare,

    il "torso" nudo, o aveva un vestito scollato sulla schiena?

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    ‎ Sapevo che prima o poi avrebbe scoperto che lo avevo sorpassato,

    "sorpassato"? Magari "scavalcato"

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    Dopo avere detto alla segrataria

    "segretaria"

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    mormorando fra se e se qualcosa in latino.

    "fra sé e sé"

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    ‎ Poi è venuta giù la prima di dieci frustrate,

    Refuso: "frustate"

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    schiena, ma in confronto alle frustrate

    Come sopra

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    un'assorbente usato.

    Apostrofo di troppo.

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    ‎ Non però le lacrime di Sofia.

    Non però le lacrime di Sofia... cosa? Non si ricollega a niente di quanto detto subito prima.

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    ‎ Quelle nascevano da lei. Erano parte di lei che, con ogni spasmo, le colavano

    "le colava", è "parte" il soggetto

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    via dagli occhi, insieme al moccio e al piscio e alla merda.

    ... così pare che tutto quello che hai elencato le coli dagli occhi ^__^;;;

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    ‎ All'inizio la puzza era insopportabile, ma poi ho smesso di avvertirla. La pulivo come meglio potevo,

    Occhio che il soggetto di "la pulivo" è "la puzza"...

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    che vomitasse più roba di quanta riuscissi a farle mangiare.

    "a fargliene mangiare"

    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 1/11/2010, 00:02) 
    Ovunque spendiamo la notte, però, troviamo barboni, drogati, puttane, tutto quel surplus umano di cui questo mondo non sa cosa diavolo farsene,

    "fare", c'è già "di cui" e "farsene" diventa pleonastico
     
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  8. RobertoBommarito
     
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    CMT:

    Per quanto riguarda la storia dei genitori e il prete, credo siano essenziali per il racconto, altrimenti non si spiegherebbe perché i protagonisti fanno quello che fanno e perché sono come sono.

    Grazie per le segnalazioni. Molto utili. Ho corretto gli errori. :-)

    Edited by RobertoBommarito - 2/11/2010, 16:49
     
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    Losco Figuro

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    CITAZIONE (RobertoBommarito @ 2/11/2010, 16:22) 
    CMT:

    Per quanto riguarda la storia dei genitori e il prete, credo siano essenziali per il racconto, altrimenti non si spiegherebbe perché i protagonisti fanno quello che fanno e perché sono come sono.

    Infatti il mio dubbio non è se siano necessari ma quanto lo siano. Per esserci ci devono essere, a non convincermi è il modo in cui ci sono. ^_^
     
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  10. RobertoBommarito
     
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    Capito :-)

    Grazie di nuovo per le segnalazioni. Ci ho lavorato sopra, correggendo molte cose.
     
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  11. Fini Tocchi Alati
     
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    Molto bello.

    SPOILER (click to view)
    Una storia estremamente originale che mi ha ricordato le atmosfere apocalittiche di alcuni manga giapponesi.
    L'aspetto che più mi ha colpito è la coerenza dello stile: dall'inizio alla fine c'è stata un'unica voce che mi ha raccontato la storia, senza cedimenti o cadute.
    Ben delineati, secondo me, i personaggi, soprattutto grazie a un uso magistrale dei dialoghi. Forse si assomigliano un po' nel senso che sembrano tutti degli sfigati depressi (anche se, proprio grazie ai dialoghi, è facile distinguerli), ma è chiaro che questo dipende anche dal background che hai creato e in cui li hai inseriti.
    Mi manca qualche elemento dell'ambientazione, che spesso (non so se per scelta) hai lasciato molto vaga.


    In definitiva, il mio voto è 4.
     
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  12. luckyfer
     
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    Grazie, l'ho gustato molto
    Un bellissimo medioevo prossimo venturo, nulla di nuovo in verità ma mi è piaciuto il tuo concentrarti sulle emozioni ed i sentimenti dei personaggi piuttosto che descrivere la nuova società, che hai fatto balenare tra le righe con molta efficacia.
    Il distacco dalla rinnovata religione è espresso molto bene, così come lui prende coscienza di se stesso e la rinascita con volontadi redenzione di lei

    3,5 per i refusi che ti hanno segnalato che diventa automaticamente 4, tanto non hanno tolto bellezza alla storia (sono solo sviste che poi sistemerai)

    Ti segnalo anche:

    Al-Qaida da verificare, quasi tutti usano al-Qaeda -da wiki: Al-Qāʿida (arabo: القاعدة, al-qāʿida, "la base" ; italianizzata in: al-Qaeda, el-Qaida o - erroneamente - in al-Quaida[1])

    Catholic Enterprises S..P. A. S.p.A. (non è un formalismo inutile, l'abbreviazione deve proprio essere così)
     
    .
  13. RobertoBommarito
     
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    Grazie a entrambi per lettura, commento e voto :-)

    Fini Tocchi Alati:

    Sì, in effetti ho dato molto più spazio ai personaggi che non all'ambientazione. Credo che anche aggiungendo qualcosa dell'ambientazione, il racconto non ne guadagnerebbe particolarmente. Temo che toglierebbe importanza ai personaggi che ho voluto invece mettere in primo piano.

    luckyfer:

    Grazie per le segnalazioni. Sembra che "Al-Qaeda" sia l'italianizzazione di "Al-Qaida", quindi hai ragione. Ho rimediato.
     
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  14. federica68
     
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    SPOILER (click to view)
    una cosa prima di iniziare con le segnalazioni
    ho un dubbio sull'uso dell'eroina (a parte che è meglio non chiamarla Ero, ma ero, essendo un nome comune e non proprio...). È ormai da qualche anno una droga caduta in disuso, non so se ne vedono più di persone fatte di eroina in pronto soccorso, e nemmeno in giro da diversi anni, non credo che in un futuro ci possa essere ancora gente che la usa... ormai si usa l'ecstasy che costa poco ed è pulita... certo che se lei usasse l'ecstasy non potrebbe essere così lucida, anche questo è vero, visto che brucia i neuroni... non so che dirti... e se ti inventassi una droga sintetica che va fatta in vena?





    CITAZIONE
    La scena era questa.
    Il finestrino della mia auto abbassato. Lei che si avvicina

    finora hai usato il passato prossimo e l'imperfetto, non c'è nessuna ragione per passare al presente, tanto più che una-due righe dopo, torni a usare i tempi verbali precedenti:
    CITAZIONE
    Tante, troppe, simili a zecche che luccicavano dorate sotto la luce al neon dei lampioni.

    comunque verificherei la correttezza dell'accoppiata imperfetto/passato prossimo... visto che l'imperfetto si usa di solito in tandem con il passato remoto, in molti passaggi mi crea degli inciampi, ma non saprei dire se si tratta solo di dissonanze o di un vero errore...

    ‎‎
    CITAZIONE
    una pin-up anni degli Cinquanta.

    refuso

    CITAZIONE
    «Cosa diavolo succede?‎» fece lui, col volto che rifletteva le immagini schizoidi alla tele e un pacchetto di Fonzies in mano.
    ‎Con la Beretta bene in mostra, uno dei carabinieri fece: ‬«La prego di seguirci in commissariato‭».

    ripetiz



    CITAZIONE
    La vendetta di papà dev'essere stata davvero una sorpresa per lei

    fin qui hai usato il passato remoto, il tempo di "dev'essere stata" deve concordare: "doveva essere stata"



    ‎‎‎
    CITAZIONE
    Guarda tu stesso, va sul sito gerusalemme48.com,

    va' oppure vai



    CITAZIONE
    La confezione rosso-metallico del condom rifletteva gli scampoli di luce che arrivavano da un pezzo di luna che giocava a nascondino e quella giallastra di un lampione che ogni tanto si spegneva e riaccendeva due o tre volte di seguito come stesse tossendo.
    ‎ ‏«Alla fragola?‎» ho fatto io,

    ecco, questo che inizia qui è uno di quei passaggi che ti dicevo all'inizio, dove l'accoppiata passato prossimo/imperfetto mi genera dei problemi di lettura





    CITAZIONE
    ‏«Okay‎» ha detto, posizionandomi il preservativo sulla cappella e srotolandolo solo di poco, quanto basta per tenerlo a posto.
    .

    quanto bastava

    CITAZIONE
    solo perché così veniva ordinato a lui da Padre Gabriele,

    gli veniva ordinato



    CITAZIONE
    Sono stata io stessa a denunziarla.

    forse meglio denunciarla, la forma che usi è elegante e francamente non mi è mai successo di sentirla nemmeno in bocca a gente colta, forse solo una volta a un anziano notaio in pensione da anni, direi che usata da lei stride con tutto il resto del suo lessico





    CITAZIONE
    il dorso nudo,

    l'espressione corretta è "torso nudo"
    infatti è difficile che uno abbia solo la schiena nuda, o ha anche il torace nudo o nessuno dei 2, a meno che tu non dica dorso nudo intendendo specificamente la schiena nuda come se indossasse un grembiule con pettorina, ma poco più su dici che ha solo uno straccio attorno ai fianchi...

    CITAZIONE
    mormorando fra se e se qualcosa in latino.

    sé e sé
    ‎‎‎‎‎‎


    CITAZIONE
    puntando in direzione dei mobili sfracassati.

    fracassati



    CITAZIONE
    ‎ L'ho anche legata per il torace, facendo attenzione però a non stringere troppo forte, in modo da permetterle di continuare a respirare.

    questo passaggio è fondamentale, ma temo che sia necessaria anche una imbragatura al bacino o qualcosa del genere. Mi spiego

    la morte per crocefissione sopraggiungeva per soffocamento, infatti i condannati, appesi per i polsi (non per i palmi dove le strutture ossee e muscolari della mano, sottili e delicate, non sarebbero state in grado di sostenere il peso del corpo) dovevano sollevarsi facendo perno sui chiodi degli arti inferiori per vincere il peso del corpo che li trascinava giù impedendogli di dilatare la cassa toracica per respirare. Quando non ce la facevano più morivano. Per questo gli venivano spaccate le gambe, in modo che si sbrigassero a morire, privi della possibilità di usare le gambe per fare perno.

    lui conosce bene il suo lavoro e infatti si preoccupa di fare in modo da dare a sofia un sostegno legandola per il torace, ma da alpinista ti posso dire con una certa sicurezza che una semplice legatura attorno al torace è facile che ti soffochi lei... se è tanto stretta da impedire alla ragazza di scivolare giù e permetterle di non dover fare il balletto "mi tiro su sulle caviglie inchiodate per respirare, ricado per forza di gravità e spossatezza, mi tiro di nuovo su" ecc ecc, mi sa che sarebbe però lei a soffocarla per compressione, come giustamente noti tu. Se è abbastansa morbida da lasciarla respirare non tiene abbastanza e lei deve necessariamente fare il balletto...
    del resto anche se sulle prime fosse precisa al millimetro, finirebbe per allentarsi dopo poche ore, e non adempirebbe il suo scopo... finirebbe per trovarsela sotto le ascelle o alle caviglie in pochissimo tempo, a seconda dei movimenti che fa

    la soluzione secondo me è un imbrago anche rudimentale al bacino, che fornisca il sostegno necessario, anche se a un certo punto sembra che lei sia sdraiata per terra, quando dici che le cinge la testa con le braccia, e questo risolverebbe il problema dell'imbrago; anche se non credo che sia così in realtà, per i motivi che elenco più sotto... ma se così fosse (sdraiata) lo dovresti specificare, credo, e non solo perchè la crocefissione canonica è verticale, ma anche perchè, a meno che lui non l'abbia crocefissa a poca altezza da terra, o coi piedi appoggiati a terra se no non si capisce come faccia a raggiungerle la testa...

    comunque in ogni caso, all'inizio dici che sembra che stia per spiccare il volo a dispetto della forza di gravità. Questa immagine è difficile da visualizzare in una persona sdraiata con le braccia aperte, quindi pare si tratti di una crocefissione verticale classica, e il problema dell'imnbrago si ripropone (il fatto dei piedi a terra che ti dicevo poco fa credo che limiterebbe il problema dell'imbrago ma non lo risolverebbe del tutto... le darebbe solo un sostegno maggiore per le prime ore, ma col passare del tempo, la spossatezza la trascinerebbe comunque giù riproponendo il problema)




    CITAZIONE
    Non avevo un cucchiaio a disposizione, quindi mi dovevo arrangiare.

    un attimo fa hai detto che la puliva, qui passi a parlare del cibo, ma sembra che intendesse usare il cucchiaio per pulirla, se non specifichi che abbiamo cambiato zona...



    un racconto che colpisce non c'è che dire, ma secondo me un po' per alcune imprecisioni nei tempi verbali e altre imprecisioni lessicali e di costruzione delle frasi, non ce la fa ad arrivare al 4, ma il 4 è il racconto pressochè perfetto, e quindi anche se le imprecisioni sono poche, metto un 3... non volermene





     
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  15. RobertoBommarito
     
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    federica68:

    Ciao,

    Prima di tutto grazie mille per il tuo commento. Come vedrai, mi è stato molto utile. Ho adottato qualche soluzione hai problemi che mi hai evidenziato.

    QUOTE
    e se ti inventassi una droga sintetica che va fatta in vena?

    A dire il vero, non mi è passato per la testa di inventarmi una "droga futura", per due ragioni. Primo, perché credo che una droga attuale, l'eroina in particolar modo, sia più efficace, immediata, e ha degli effetti molto più visibili di molte altre droghe più comuni al momento (anche se, mischiata con altre sostanze, l'uso di eroina è di nuovo in aumento). Secondo, perché cerco di seguire la regola del scrivere di ciò che conosci. Per un po' di tempo ho vissuto in un quartiere dove prostituzione ed eroina erano le due realtà principali, e ho visto quali effetti (che sono estremamente "visibili") può avere questo tipo di droga sul corpo e anche sulla psiche di una persona, quindi ho preferito appunto scrivere di ciò che so.

    Ho aggiustato alcune parti. Nel primo capitolo, per es, hai ragione: l'uso improvviso del presente era ingiustificato, quindi ho rimediato. Per quanto riguarda l'accoppiamento imperfetto-passato prossimo ho dato un'occhiata online e sembra che non ci sia nulla di errato, o meglio non ho trovato da nessuna parte scritto che non si può fare.

    qui

    www.learnitaly.com/prossimo.htm

    ho trovato:

    "Sia chiaro, in alcuni casi è possibile usare entrambi i tempi indifferentemente, e in questo caso conta l’intenzione di chi parla: se si vuole comunicare semplicemente ciò che è successo si userà il passato prossimo, se si vuole dare carattere descrittivo alla narrazione si userà l’imperfetto."

    Però purtroppo nulla di specifico sull'accoppiata.

    Per la parte della crocifissione, in mente avevo una cricifissione orizzontale. Ma credo di avere confuso tutto descrivendola come una mummia che vuole spiccare il volo. Quindi ho sostituito quella frase con questa:

    QUOTE
    Con le bende l'ho legata a delle tavole di legno distese sul pavimento, immobilizzandole braccia, gambe e bacino.

    In questo modo credo di avere preso due piccioni con una fava. Forse così ho risolto il problema della crocifissione orizzontale, dicendo appunto che le tavole di legno sono distese sul pavimento, e anche l'altro problema che mi hai fatto notare: quello delle bende. Ho sostituito le bende attorno al torace con quelle al bacino, come mi hai consigliato. Credo che abbia molto più senso adesso.

    Ti ringrazio di nuovo per le tue osservazioni. Come vedi mi sono state molto utili :-)

     
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32 replies since 1/11/2010, 00:02   660 views
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