Oltre la superficie
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Oltre la superficie

pocourban-fantasy di CMT - 37000 caratteri circa

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    Losco Figuro

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    Oltre la superficie

    Si stava facendo tardi. Il detective Shim Stonehand amava essere puntuale, perfino quando non aveva in realtà alcun desiderio di recarsi a un appuntamento, perciò non indugiò oltre e lasciò il suo ufficio, lasciando detto ai suoi agenti dove si stava recando.
    Uscì in strada, incamminandosi tra gente che lo salutava o si limitava a rivolgergli occhiate indecifrabili, come sempre. Per quanto multirazziale fosse la città di Tejarak, non c'erano molti nani in giacca e cravatta in giro per le strade, ma in realtà il motivo per cui lui attraeva l'attenzione era più legato al ruolo che ricopriva: quello di capo del Dipartimento di Controllo della Magia, la branca della polizia che si occupava delle violazioni al Codice Magico. Era una posizione che portava con sé una certa notorietà, per lo meno in determinati ambienti.
    La sua destinazione non era distante. L'unica cosa a separare la sede locale della FPI – la Forza di Polizia Internazionale – dalla centrale era un muro portante del palazzo che condividevano. Per passare dall'una all'altra era sufficiente mezzo giro di isolato, una distanza fin troppo breve quando la destinazione era uno degli ultimi posti in cui ci si sarebbe voluti recare. Shim non avrebbe certo potuto declinare la convocazione che gli era giunta, poco importava che non se ne attendesse nulla di buono. Il suo ultimo screzio con un agente della FPI, Jayce Holloway, aveva avuto come risultato una sospensione dal lavoro per due mesi, e lui era certo che all'altro non fosse bastata, e che avesse manovrato, da manipolatore quale era, per causargli ulteriori danni.
    Attraversato l'ingresso, entrò nell'ampia sala vuota che occupava quasi l'intero piano inferiore. A un occhio profano sarebbe sembrato uno spreco di spazio. Nella realtà, un qualunque malintenzionato che avesse tentato di entrare, armi in pugno, si sarebbe ritrovato privo di qualunque riparo e alla mercé degli agenti di guardia. In aggiunta, il pentacolo abilmente dissimulato tra i mosaici che decoravano il pavimento impediva l'accesso a qualunque creatura incantata, e avrebbe fatto scattare un allarme al pur minimo tentativo di intrusione. Shim, che non era un intruso e, in quanto nano, era una delle creature meno magiche che si potessero immaginare, lo attraversò a passo svelto e si presentò mostrando il tesserino e comunicando di essere atteso dal direttore. Questo non gli risparmiò un controllo accurato prima di avere il via libera, né lo esentò dall'obbligo di lasciare all'ingresso la sua bacchetta d'ordinanza. Una precauzione inutile, era sicuro che non gli sarebbe mai venuta voglia di stordire qualcuno là dentro. Di certo non di stordirlo.
    Evitò l'ascensore – amava quei dischi di luce levitanti perfino meno dei tappeti volanti, che almeno avevano un che di materiale, per quanto poco consolante questo potesse essere in caso di malfunzionamento – e si inerpicò per le scale fino al penultimo piano, arrivando in perfetto orario.
    «Il direttore...» annunciò a una segretaria che gli impedì di andare oltre.
    «La sta aspettando, si accomodi detective.»
    Bene, non aveva più scuse.
    Aprì la porta ed entrò in una stanza grande almeno il triplo del suo ufficio alla centrale, e con spazio vuoto sufficiente a farcelo entrare due volte senza spostare niente dell'arredamento. Dietro una scrivania grande abbastanza per due persone, il direttore della FPI stava seduto con un mezzo sorriso sulle labbra. Pelle chiara, corti capelli neri, lo si sarebbe detto umano se non fosse stato per gli occhi da rettile che sfoggiava. Accanto a lui stava in piedi un uomo anziano dai capelli lunghi legati in una coda. Shim non aveva idea di chi fosse.
    «Mi fa piacere che sia arrivato, Stonehand!», lo accolse il primo con enfasi eccessiva.
    «Avevo altra scelta?», ironizzò il nano in risposta.
    «Certo, io non ho alcuna autorità su di lei, lo sa bene.»
    «In tal caso gradirei che lo spiegasse ad alcuni dei miei superiori che sembrano essere convinti del contrario.»
    Vi fu un attimo di silenzio, poi l'altro scrollò le spalle, rinnovò il sorrisino e riprese. «Suvvia, cerchiamo di non iniziare con il piede sbagliato. In fondo non ho ancora potuto dirle per quale ragione ho richiesto la sua collaborazione.»
    Questa era una novità. Niente nella convocazione lasciava sospettare che fosse una richiesta di collaborazione. In effetti, niente lasciava sospettare che fosse una richiesta.
    «È per questo che sono qui?», chiese il nano, incerto.
    «Cos'altro?»
    «Me lo dica lei.»
    «È proprio quello che intendo fare. Ho necessità di prenderla, diciamo così, in prestito, per un incarico che non posso affidare ai miei agenti. Non c'è la possibilità di mandare qualcuno sotto mentite spoglie, e la presenza di un agente della FPI, specie se non dichiarato, potrebbe essere vista come una sorta di... offesa.»
    «E la presenza di un noto poliziotto, invece?»
    «Non avrebbe importanza, e comunque non credo lei sia così noto dove sto per chiederle di andare.»
    «E dove vorrebbe mandarmi, nel sottosuolo?», domandò lui ironico. Un improvviso silenzio, segnato da un repentino cambiamento di espressione nei volti dei presenti, rimandò la sua battuta al mittente. «Volete mandarmi nel sottosuolo?», ripeté incredulo.
    «Pochi giorni fa è stata incoronata una nuova imperatrice degli elfi scuri», spiegò il direttore. «Un ambasciatore di Tejarak si recherà a un incontro in zona neutrale per rinsaldare gli accordi diplomatici.»
    «E minerari», aggiunse Shim. I maggiori giacimenti di lynocrite sotto la nazione di Tejarak si trovavano nel territorio degli elfi scuri o nelle immediate vicinanze. La ricchezza dell'intera nazione dipendeva anche dalla possibilità di sfruttare quelle scorte di cristalli per le necessità della sua popolazione.
    «E minerari», assentì l'altro. «Il nostro problema è che ci sono giunte voci di un possibile attentato ai danni dell'ambasciatore, e vorremmo prevenirlo.»
    «A quale scopo? L'attentato, intendo, non la prevenzione.»
    «Per far fallire i negoziati, immagino, o, gli dei non vogliano, per creare un incidente diplomatico e tentare di scatenare una guerra.»
    «E chi vorrebbe fare una cosa del genere?»
    «Questa temo sia un'informazione riservata.»
    "O un'informazione che non avete", pensò il nano.
    «In ogni caso, non possiamo mandare noi degli agenti di scorta. Una nostra intromissione nella faccenda verrebbe vista come una mancanza di fiducia, e non abbiamo dubbi che saranno fatte ricerche su chiunque faccia parte della delegazione.»
    "E non potete mandare qualcuno mascherato con la magia perché verrebbe scoperto subito e sarebbe anche peggio", proseguì tra sé Shim. «Ma?», chiese invece a voce alta.
    «Ma nessuno avrà da ridire se l'ambasciatore viene scortato da un agente di polizia. L'atteggiamento nei vostri confronti è diverso da quello riservato alla FPI. Tutto quello che le chiedo è di fare da scorta all'ambasciatore e tenerlo vivo, con la nostra assistenza.»
    «Che genere di assistenza?»
    Il direttore si rivolse all'altro uomo nella stanza, che fino a quel momento si era limitato a seguire la conversazione in silenzio: «Q'ras, fagli vedere.»
    L'uomo girò attorno alla scrivania per avvicinarsi al detective e gli porse una bacchetta. «Come scorta dell'ambasciatore, le consentiranno di tenere un'arma, e noi gliene forniremo una come questa.»
    Shim osservò il cilindro liscio che aveva davanti. «Una bacchetta stordente? Ho già la mia, grazie.»
    «Non è come questa», replicò Q'ras voltandosi. Poi, con un colpo secco, spezzò la punta dell'arma contro lo spigolo della scrivania, si batté la parte restante sul palmo della mano e ne fece scivolare fuori una seconda bacchetta dal colore vagamente ambrato. «In caso di necessità, basta rompere il guscio esterno e ottiene questa. È una bacchetta a energia, i singoli colpi non sono letali ma bastano a incapacitare un uomo, o un elfo data la situazione, e possono danneggiare la materia inanimata. Poi c'è questo», gli porse un cristallo grigio dall'aspetto di un uovo appiattito.
    «Potrei dire che ho già un cristallo di comunicazione, ma presumo mi risponderebbe che non è come questo.»
    «Infatti, perché questo non è un cristallo di comunicazione, lo sembra soltanto.»
    «E cosa sarebbe?»
    «Energia cinetica cristallizzata. Funziona come una palla di fuoco a effetto ritardato, lo attiva, lo lancia e si mette al riparo. È pura forza concussiva: niente fuoco, niente calore.»
    «E si ricordi di non tenerlo stretto in mano dopo averlo attivato», precisò il direttore. «È letale a distanza ravvicinata.»
    Shim gli rivolse un'espressione neutra. Non sapeva se quella volesse essere una battuta riferita all'episodio in cui si era ritrovato costretto a far esplodere una palla di fuoco nel ventre di un non morto tenendocela dentro con la mano, e nel caso se lo scopo era fargli sapere che ne fosse al corrente o solo prenderlo in giro. Quello che sapeva era che non gli avrebbe dato alcuna soddisfazione. «Lo terrò a mente. Ma non sembrerà strano che me ne vada in giro con due cristalli di comunicazione?»
    «Il suo può anche fare a meno di portarselo dietro, ci sono troppe interferenze là sotto, sarebbe inutile.»
    «E per finire», riprese Q'ras passandogli un fazzoletto, «questo.»
    Shim osservò il quadrato di tessuto sottile, tenendolo sospeso per un angolo tra due dita. «Non voglio neanche chiedere», commentò.
    «È un piccolo tappeto volante. Ci si può stare solo in piedi, ma è facile da trasportare e, una volta sintonizzato, risponderà ai suoi comandi mentali anche mentre non si trova a bordo.»
    Il nano rimase in silenzio per un attimo, continuando intanto a fissare il fazzoletto volante come se avesse potuto cercare di mordergli la mano da un momento all'altro. Infine sollevò di nuovo lo sguardo verso il direttore. «Va bene», disse. «Accetto l'incarico, la bacchetta e il cristallo. Questo», restituì il tappeto in miniatura, «potete tenervelo.»
    «Via detective, so quello che pensa dei tappeti volanti...» iniziò a dire il direttore. Lui lo interruppe prima che potesse aggiungere altro.
    «Quello che penso è, per cominciare, che usare un tappeto volante sottoterra è una buona idea solo se si prova un grande desiderio di rompersi la testa contro una stalattite, e, a parte questo, gli elfi scuri percepiscono la magia, e lo sapete bene visto che vi siete dati tanto da fare per darmi degli oggetti magici che sembrino altri oggetti magici. Quando vedranno questo, cosa dovrei dirgli? Che è stato incantato da mia nonna per lavarsi da solo?»
    «Potrebbe essere un'idea», replicò il direttore sogghignando, «ma ha ragione, vedo che è bene informato.»
    «Metà degli agenti del mio turno di notte sono elfi scuri, so come sono fatti e cosa sanno fare, e lei sa bene anche questo.»
    Il suo interlocutore poggiò i gomiti sulla scrivania e unì le mani intrecciando le dita. Sorvolando del tutto sull'ultimo commento, gli rivolse un altro sorriso inquietante. «Benvenuto a bordo.»

    Due giorni dopo, Shim era attrezzato e pronto a partire. Quello che proprio non riusciva a essere era a suo agio. Pur essendo un nano, non era abituato a vivere sottoterra, e di certo non alle profondità popolate dagli elfi scuri – sebbene in effetti il luogo dove dovevano recarsi fosse solo a metà strada – ma non era questo a impensierirlo. Non lo era neppure, non del tutto, il fatto di lavorare per la FPI e di girare con in tasca un ordigno esplosivo che sperava di non dover mai usare – un conto era lanciare una palla di fuoco a degli zombie, un altro usare quell'aggeggio dove avrebbe potuto massacrare degli innocenti. No, quello che davvero gli dava fastidio era il rischio di farsi coinvolgere in manovre politiche dalle quali avrebbe preferito stare fuori, avendone già fin troppe attorno per conto suo. Certo, l'idea era che dovesse solo proteggere l'ambasciatore, lui però aveva una pessima sensazione a riguardo, e aveva imparato da tempo a non sottovalutare mai le sue sensazioni.
    Quando raggiunse il palazzo del governo, trovò un gruppetto di persone in attesa. A giudicare dall'aspetto, l'ambasciatore era l'umano nel mezzo, in abiti formali e con l'aria ufficiale. Quelli attorno a lui dovevano essere i suoi assistenti e segretari. Che l'intero gruppo diretto all'incontro, eccetto lui, fosse formato da umani, era una dimostrazione di quanto il mondo della politica fosse distaccato dalla realtà. Di sicuro erano stati scelti di proposito per timore di innescare reazioni eccessivamente xenofobe da parte dei padroni di casa.
    Appena separato dagli altri, Shim intravide qualcuno che conosceva già, e che sembrava far parte della missione diplomatica. Approfittando del fatto che l'ambasciatore sembrava intento a dare disposizioni al suo staff, il nano gli si avvicinò, incuriosito della sua presenza, osservando l'elaborata tonaca che indossava e che mai prima gli aveva visto portare – era plausibile che lo facesse durante le funzioni nel tempio, ma lui non aveva mai presenziato a una di esse – e i cornetti sulla sua testa calva, che secondo i maligni non erano spuntati se non dopo il suo matrimonio.
    «Vostra eminenza», lo salutò, «non credevo di trovarla qui.»
    «Detective», l'alto prelato rispose al saluto, sebbene in un tono che sembrava voler sottolineare come le loro due cariche non si equivalessero neppure un po'. «L'imperatrice è anche il capo spirituale del suo popolo, perciò è mio dovere incontrarla, avendone l'occasione.»
    Prima di poter replicare – non che avesse da dire nulla più di una qualche frase di circostanza, in ogni caso – Shim si sentì chiamare e si voltò verso il resto del gruppo.
    «Detective, le spiacerebbe scambiare due parole prima di partire?», gli chiese l'ambasciatore.
    «Certo che no.»
    L'altro gli tese la mano. «Shaun Malten. Sono lieto che abbia accettato l'incarico.»
    «Sono al servizio della città», rispose lui. Si potevano capire molte cose dalla stretta di mano di qualcuno, e quella dell'ambasciatore sembrava indecisa, come se avesse paura che potessero rubargli qualche dito. Era uno strano contrasto con la sua voce dal tono sicuro.
    «Ah, pronto a fare quel che si deve, certo. Detto tra noi, spero che non ci sarà bisogno che faccia nulla.»
    «Detto tra noi, lo spero anche io.»
    «Ah, temo però che non sarà così, visti i precedenti.»
    «I precedenti di chi?», si stupì il detective.
    «Ah, non quel genere di precedenti. Immagino che lei sappia dell'incidente?» In teoria l'ultima frase non avrebbe dovuto essere una domanda, ma il punto interrogativo alla fine era tanto evidente che lo si poteva quasi vedere sospeso nell'aria.
    «Nel dubbio, le rispondo di no.»
    «Ah, non si è chiesto come mai sia salita al trono una nuova imperatrice?»
    «Sì, e mi sono risposto che la precedente deve essere morta». Anche in un'era in cui le informazioni viaggiavano alla velocità del pensiero, questo non significava che arrivassero senza che nessuno le avesse fatte partire. Le genti del sottosuolo erano piuttosto parche di notizie sulle loro attività, e le poche che giungevano viaggiavano solo attraverso i canali diplomatici. Per quanto importante fosse, la morte di un regnante sotterraneo era la tipica cosa che restava riservata a pochi eletti.
    «Ah, esatto. Morta a causa di un terremoto, assieme a molti tra i più importanti esponenti del suo casato, durante un incontro ufficiale. L'unica superstite...»
    «È l'attuale imperatrice», concluse lui la frase.
    «Ah, vedo che ha capito. Ma non possiamo trattenerci oltre, raggiungiamo la sala delle partenze.»
    Shim, in realtà, non aveva capito. Aveva compreso l'insinuazione, fin troppo ovvia in effetti, tuttavia non vedeva come la cosa potesse avere a che fare con la missione diplomatica. Farsi strada verso il potere in modo cruento era stata la prassi tra gli elfi scuri in passato – forse anche perché quella per la successione naturale, in una razza la cui effettiva longevità non era mai stata accertata, poteva rivelarsi un'attesa piuttosto lunga – e non era da escludere che qualcuno fosse tornato ai vecchi metodi, la cosa però non implicava il voler attentare alla vita di un ambasciatore esterno.
    Archiviando per il momento la cosa, si recò assieme al resto del gruppo nella sala adibita alle partenze. Non tutti i luoghi di Anthuar erano attrezzati con i portali usati di solito per i viaggi a media e lunga distanza. Quando non si poteva far ricorso a questi ultimi e non era conveniente adoperare i tappeti, restava la possibilità del teletrasporto, che a volte poteva rivelarsi un sistema rischioso, o quella di affidarsi a dei maghi perché aprissero un portale temporaneo. Era più dispendioso in termini di energia, e meno sicuro, rispetto alla rete di trasporto normale, e per questo era un sistema limitato a pochi. Inutile dire che il governo rientrava nel numero degli eletti.
    Il viaggio vero e proprio durò dunque meno del tempo necessario a raggiungere la saletta interna al palazzo e far fare ai maghi il proprio lavoro. Un solo passo nello strano "buco nell'aria" aperto dall'incantesimo permise a Shim e agli altri di giungere in una vasta caverna, rischiarata dalla morbida luce di centinaia di impalpabili globi fluttuanti. Mentre il passaggio si chiudeva alle sue spalle, il nano consegnò i suoi oggetti magici a una guardia, attese di essere esaminato e li riprese in consegna, imitato a turno dal resto della delegazione, con l'unica eccezione dell'ambasciatore stesso, in virtù dell'immunità diplomatica. Solo terminate queste formalità si concesse del tempo per osservare a dovere il luogo in cui si trovava.
    La caverna sembrava un armonioso insieme di naturale e artificiale. Formazioni di roccia che solo il tempo poteva aver scolpito si univano ad archi e passaggi che rivelavano un sapiente lavoro di modellazione. Solo uno di questi, il più grande, era chiuso da una massiccia porta a due ante di metallo, e proprio di fronte a essa si trovava un terzetto di elfi scuri in abiti formali. Due di questi, armati con delle staffe che avrebbero potuto servire altrettanto bene come elementi decorativi, stavano un po' più indietro rispetto al terzo, o per meglio dire alla terza, i cui abiti erano più ricchi e le cui mani erano prive di armi. Conoscendo le abitudini di quel popolo, Shim riteneva che questo significasse solo che le teneva nascoste da qualche parte.
    Dopo che tutti furono passati al vaglio delle guardie, il terzetto si fece avanti e, come Shim aveva sospettato, fu la donna a parlare.
    «Benvenuti», li accolse, «sono il primo ministro Talya N'shear.»
    «È un onore fare la sua conoscenza», replicò l'ambasciatore. L'alto prelato, al suo fianco, tacque, forse indeciso se aspettare di essere accolto in maniera formale o riconoscere l'esistenza del primo ministro anche se questa non gli si era rivolta direttamente. Lei, in ogni caso, continuò a non farlo.
    «L'imperatrice vi attende, prego, da questa parte.»
    Ruotò su se stessa, e gli altri due elfi si fecero da parte per permetterle il passaggio, richiudendosi alle sue spalle come una porta di sicurezza. Il portone, intanto, aveva iniziato ad aprirsi, come se qualcuno all'interno avesse ricevuto un segnale che nessun altro aveva percepito. Al di là di esso vi era una grotta di dimensioni ancora maggiori di quella in cui si trovavano. All'apparenza era del tutto naturale, questo se si faceva eccezione per il trono – modellato nella roccia stessa – che emergeva come un'improbabile stalagmite dal centro del pavimento, e ospitava quella che poteva solo essere l'imperatrice.
    Assieme agli altri, Shim si produsse in un rigido inchino, mentre il primo ministro si avvicinava alla sinistra del trono. Solo l'alto prelato rimase fermo in piedi, e il nano non poté non notare le occhiate che gli furono rivolte dalle numerose guardie presenti. L'imperatrice, invece, non parve darsene peso e si alzò in un fruscio di seta, allargando appena le braccia dentro le ampie maniche del suo vestito nero. Solo l'elaborato collo argentato di quest'ultimo permetteva di distinguere la linea di separazione tra tessuto e pelle, e solo i giochi di luce davano risalto ai lineamenti delicati e agli occhi penetranti sul viso d'ebano.
    «A nome del mio popolo vi do il benvenuto», li accolse questa, in una voce che riusciva nel non facile compito di essere acuta e veicolare al tempo stesso una sensazione di profondità.
    «A nome della nazione di Tejarak, vi ringrazio per averci ricevuto, maestà», rispose in tono formale l'ambasciatore.
    Shim si astrasse dal resto della conversazione, intento a scandagliare ciò che lo circondava con tutti i sensi che la natura gli aveva messo a disposizione. Non avrebbe potuto affermare che la situazione gli fosse del tutto chiara, tuttavia aveva accettato un incarico e, per quanto possibile, lo avrebbe svolto al meglio, anche se iniziava a sospettare che consistesse più che altro nel dar la caccia a delle ombre. A modo loro, anche il resto dei presenti sembravano immersi in pensieri che poco o nulla avevano a che fare con le parole che venivano scambiate. Le guardie osservavano ogni dettaglio, come era giusto aspettarsi. L'alto prelato fissava il vuoto, attendendo con impazienza il suo turno. Il primo ministro guardava oltre la delegazione, in apparenza senza un preciso motivo. Lui stesso arrischiò un'occhiata in quella direzione per verificare che non ci fosse nulla che richiedesse la sua attenzione, poi tornò a osservare l'elfa sul trono, cercando di dare forma a un pensiero che vagava nel retro della sua mente.
    Fu in quel momento che avvertì le prime vibrazioni. Giungevano da sotto di lui, salendo attraverso le suole delle sue scarpe e arrivando su fino allo stomaco. Si poteva togliere un nano dal sottosuolo, ma non si poteva togliere il sottosuolo da un nano, e pur non avendolo mai sperimentato, sapeva che quel segnale poteva significare una cosa soltanto. La sua consapevolezza, però, fu di pubblico dominio un istante prima che potesse fare qualcosa per condividerla. L'intera caverna stava tremando.
    Non fu un evento graduale. Si passò dall'immobilità a scosse tali da far staccare le stalattiti dalla volta. Un crepaccio immane si aprì dinnanzi al trono, come se qualcuno avesse tracciato un profondo solco nella pietra con un gigantesco scalpello, e inghiottì alcune delle guardie senza dar loro il tempo di provare a mettersi in salvo. L'ambasciatore era finito in terra, ma era stato sbalzato lontano dal baratro e non sembrava in pericolo immediato. L'alto prelato era scomparso del tutto; conoscendolo, Shim sapeva che aveva i suoi metodi per trarsi d'impaccio, e non si sarebbe stupito di scoprire che già si trovava al sicuro in qualche saletta isolata del tempio di Oon. Il primo ministro, dal lato opposto della crepa, era immobile, sembrava paralizzata dal terrore, mentre l'imperatrice, in piedi davanti al trono sul punto di essere fagocitato da quella stessa roccia da cui aveva preso forma, appariva intenta a cercare un equilibrio introvabile. Shim doveva prendere una decisione, e farlo in fretta. Affidandosi all'istinto, saltò sul basamento del trono, afferrò l'imperatrice, se la caricò in spalla e saltò oltre il crepaccio qualche istante prima che il seggio stesso vi sprofondasse per sempre. Dopo essersi dato una veloce occhiata intorno, depositò il suo prezioso carico, che non aveva opposto alcuna resistenza al suo intervento, in una rientranza della parete rocciosa e si voltò per cercare di aiutare qualcun altro. Fece solo pochi passi prima che la volta franasse davanti a lui, imprigionandolo nelle tenebre assieme a colei che aveva cercato di salvare dalla morte e, a quanto pareva, condannato a essere sepolta viva. Più del solito, valeva a dire.

    Occorse diverso tempo prima che le scosse cessassero, e i due lo trascorsero nel più assoluto silenzio, cercando, almeno per quel che riguardava Shim, di ascoltare quel che stava accadendo al di là della frana, con risultati piuttosto scarsi.
    Fu poco dopo che la stabilità si era riaffermata in quel mondo di pietra che una voce per nulla familiare risuonò nella testa del nano, come se provenisse da un cristallo di comunicazione. Assodato che questo non era possibile – anche ammesso che il direttore della FPI avesse esagerato parlando delle interferenze, restava il fatto che il suo cristallo era rimasto a casa – doveva trattarsi di telepatia.
    “State bene?”
    Shim azzardò un'occhiata alla sua compagna di prigionia, anche se non poteva vedere altro che una forma rossastra rannicchiata in un angolo, contro la superficie bluastra della caverna. Senza luce, un'impronta termica era il massimo che potesse pretendere dai suoi occhi di nano. Se non altro, da come pulsava sembrava respirasse ancora.
    “Sì,” pensò, supponendo che il suo interlocutore l'avrebbe sentito. “Chi lo vuole sapere?”
    “Sono l'ambasciatore. Restate lì, andremo a cercare aiuto per tirarvi fuori. L'imperatrice è con lei, vero?”
    “Sì, siamo io e lei qui. Come state là fuori?”
    “Io sto bene, il sacerdote è svanito nel nulla, diverse guardie sono morte e il primo ministro era proprio sotto la frana che vi ha bloccato lì, non credo che ne sia rimasto molto. Resistete, torneremo appena possibile.”
    “Non c'è molto altro da fare, comunque”, commentò lui, senza sapere se l'altro fosse ancora in contatto o meno. Poi aggiunse a voce alta «Dicono che ci tireranno fuori da qui presto», e iniziò ad arrampicarsi con cautela sul cumulo di rocce che sbarrava l'uscita, percependolo al tatto più che vedendolo.
    «In che senso “dicono”?», domandò l'imperatrice. Erano le prime parole che le sentiva pronunciare dall'inizio del terremoto, e ora la sua voce sembrava molto meno imperiosa e musicale. Non c'era da stupirsene del resto.
    «Non ha percepito la comunicazione? No, giusto, telepatia, nulla di magico», si rispose da solo.
    «Capisco. Ma se hanno detto questo, perché sta scavando?»
    Shim si fermò con in mano un sasso che aveva appena tolto con cura dalla cima del mucchio. «Perché mi fido più delle capacità di minatore di un nano che di quelle di un ambasciatore», replicò.
    «Ineccepibile. Le serve aiuto?»
    «Senza offesa, preferirei di no imperatrice», rispose. Poi si soffermò un istante a riflettere. Se non era quello il momento giusto per un chiarimento, difficilmente ce ne sarebbe mai stato un altro. «O preferite “imperatore”?»
    Il silenzio che seguì fu assordante. Shim riprese a smuovere con calma le pietre più per interromperlo che altro.
    «Come l'ha capito?», chiese infine l'elfo scuro?
    Il nano si strinse nelle spalle. Lui non poteva vedersi, l'elfo però, quasi di sicuro sì. «Tra di noi non c'è un solo individuo, maschio o femmina che sia, che non si faccia crescere la barba appena gli è possibile. Dopo un po' si impara a distinguere il sesso da altre cose, o ci si rassegna a chiedere.»
    «Che genere di cose?»
    «Il modo di muoversi, l'atteggiamento, quel genere di cose. Ammetto che avervi caricato in spalla mi ha dato qualche indizio in più, ma onestamente sono sorpreso che in... quanto, cinque, seicento anni?, nessuno se ne sia mai accorto.»
    «Quattrocentosessantatré, e non c'era nulla di cui accorgersi fino a una quindicina di giorni fa.»
    Questa volta fu Shim a restare sorpreso. «In che senso?»
    «Sa del terremoto in cui è morta la precedente imperatrice?»
    «Mi hanno informato, sì.»
    «Darna N'shear, l'elfa che credono imperatrice, era mia sorella. È morta anche lei.»
    «E avete preso il suo posto.»
    «Era la mia gemella, è un evento raro tra noi ma succede. Non è stato difficile, è servito solo qualche accorgimento, e sul momento, nella confusione, nessuno dei soccorritori ha notato niente.»
    «Un buon sistema per prendere il potere.»
    «Un sistema per non perderlo! Per quanto ne sapevo nessun altro membro nobile del casato era rimasto in vita, il mio popolo sarebbe rimasto senza una guida, e non può immaginare le guerre di successione che sarebbero seguite.»
    Shim guardò scettico nella direzione dell'elfo. «Cosa cambierà? Non credo riuscirete ad avere delle eredi senza dover dare delle spiegazioni.»
    «C'è tempo per questo. Farò in modo di avere un successore.»
    «Se i terremoti smettono di seguirvi...»
    «Non riesco a spiegarmelo.»
    «Neppure pensando al primo ministro?»
    «Cosa c'entra il primo ministro?»
    «N'shear. Stesso casato. Nobile di sicuro. O abbastanza importante, comunque. E avrebbe capito prima o poi, un vero peccato sia sepolta proprio qui sotto.»
    «Talya? È morta?»
    «Presumo di sì, non era quello lo scopo?», incalzò Shim mentre spostava l'ennesima pietra. Un sottile raggio di luce si infiltrò tra i massi e lui si sporse per cercare di guardare oltre la barriera, sperando che i soccorsi fossero in arrivo.
    «Lei non può accusarmi in questo modo! Non ha nessuna autorità qui sotto!», protestò l'elfo, poi il suo tono cambiò. «Io non ho causato il terremoto.»
    Shim si voltò all'improvviso verso di lui, scivolando giù dalla pila di pietre, e si mise un dito davanti alla bocca a indicare di fare silenzio.
    «Va bene, vi credo», sussurrò.
    «E non credo l'abbia fatto nessuno, se fosse stata usata la magia l'avrei...»
    «Ho detto che vi credo», lo interruppe il nano, sempre sussurrando, «ma adesso dobbiamo andarcene da qui in fretta.»
    «Perché?»
    «È l'alternativa a non farlo affatto». La sua mano andò alla cintura e sfiorò il falso cristallo di comunicazione. Forse avrebbe spazzato via la frana, ma in uno spazio tanto ristretto non ci sarebbe stato modo di ripararsi, e l'idea di essere trasformato in una macchia sulla parete non lo allettava affatto. «Spero che questa serva a qualcosa», concluse estraendo invece la bacchetta.
    «Una bacchetta stordente?»
    «Solo in apparenza», spiegò lui mentre afferrava l'estremità del cilindro tra due dita e la spezzava senza troppo sforzo, per poi estrarne la parte interna e puntarla in alto, verso la cima del cumulo di rocce, mirando appena a sinistra del piccolo varco che aveva aperto. Poi sparò a raffica. I colpi di energia si abbatterono a ripetizione sulle pietre, spaccando quelle di medie dimensioni e spingendo quelle più grandi, che iniziarono a crollare verso l'esterno. Quando la bacchetta fu del tutto esaurita, c'era uno spazio libero sufficiente a uscire, a condizione di prodursi in una cauta arrampicata.
    Shim lo sfruttò per primo, ritrovandosi faccia a faccia con l'ambasciatore che stava sopraggiungendo.
    «Dove sono i soccorsi?», gli domandò.
    «Si stanno organizzando. Io ero tornato a vedere come stavate.»
    «Molto gentile da parte sua, direttore.»
    Vi fu un attimo di silenzio prima che l'altro ribattesse. «Da quanto tempo lo sa?»
    «Chi è? Da adesso, stavo tirando a indovinare. Ma se vuole sapere da quanto so che non era il vero ambasciatore... diciamo da parecchio. Era prevedibile che avrebbe cercato di infiltrare un agente nei panni dell'unica persona che non avrebbe subito un esame approfondito, e la conferma me l'ha data dopo la frana. Ho fatto i miei compiti prima di partire, l'ambasciatore non ha poteri psichici.»
    «Poteri psichici?» L'imperatrice si era inerpicata a sua volta sulle pietre e ora era affacciata oltre il varco, a osservare la scena dall'alto in basso. «Per questo non ho sentito nessuna magia all'opera durante il terremoto!»
    «Sì, ma...», tentò di dire Shim.
    «Non starete tentando di accusarmi?», replicò il direttore «Non potrei causare un terremoto neanche volendo.»
    «Anche perché...», fu tutto quello che il nano riuscì a dire prima che l'elfo riprendesse la parola, intanto che si calava a terra.
    «Questo lo dice lei. E che altro motivo avrebbe avuto per venire qui sotto mentite spoglie?»
    «Penso...», per la terza volta il detective non poté terminare la frase.
    «Proteggere l'ambasciatore! Siete voi che...»
    «Oh insomma!», sbottò il nano, «Piantatela tutti e due, è stata il Primo Ministro! Per quello era immobile durante il terremoto, non era spaventata, si stava concentrando!»
    «Mi aveva detto che era morta!», esclamò l'imperatrice.
    «L'ho vista io travolta dalla frana», confermò il direttore della FPI.
    «Ha visto quello che voleva che vedesse, se può controllare la terra al punto da causare un terremoto, aprirsi un varco sottoterra e proteggersi da delle rocce sarà stato il minimo dei suoi problemi.»
    «E lei come lo sa?» La domanda giunse quasi in coro dagli altri due.
    «Lo so perché l'ho vista poco fa mentre guardavo fuori. Immagino volesse controllare se poteva finire il lavoro, ma si sarà allontanata sentendola arrivare», aggiunse all'indirizzo dell'uomo.
    «No, solo nascosta». Come il proverbiale lupo, l'elfa sbucò da un cunicolo che a rigor di logica non avrebbe neppure dovuto esserci. In pugno teneva una bacchetta puntata verso la sua consimile. «State indietro.»
    Shim e il direttore indietreggiarono di qualche passo, trovandosi ben presto sull'orlo del crepaccio.
    «Talya, per Lorathh, che stai facendo?», domandò l'imperatrice.
    «Mi hai preso per un cattivo da operetta? Pensi che ti racconterò tutti i dettagli mentre cerchi il modo di sfuggirmi? Dimenticatelo, devo solo riprendere le forze per seppellirti una volta per tutte. Fermi voi due.»
    "Stonehand, ha ancora il cristallo?" La voce mentale risuonò forte e chiara, e Shim dovette fare uno sforzo per non mostrarsi sorpreso. Cercando di non farsi notare, si sfiorò la cintura.
    "Sì, ma l'imperatrice..."
    "Lo usi, morirà comunque, e noi dopo di lei."
    "Non posso!"
    "Deve! Io la distrarrò, lo usi ora, non avrà un'altra chance!"
    Il detective rimase immobile. Non c'era tempo, questo lo sapeva, ma ciò non significava che fosse pronto a sacrificare due vite per salvare la sua e quella del collega. E non sapeva abbastanza di quell'arma da poter calibrare il tiro in modo che non mandasse i due elfi a schiantarsi contro la parete, o comunque non li uccidesse con la sola forza che avrebbe sprigionato. Ma che alternativa aveva?
    Senza una ragione apparente, il primo ministro si voltò di scatto verso il direttore.
    «Niente giochetti mentali, sono...» In quel momento Shim afferrò il cristallo, prese la mira e lanciò. L'ovale grigiastro colpì la tempia dell'elfa con un soddisfacente suono sordo, poi rimbalzò sul pavimento e si perse tra le pietre mentre questa si afflosciava al suolo. Dopo tutto, non era obbligatorio attivarlo.
    «L'ho usato, contento?», commentò il detective mentre si affrettava a raggiungere il ministro e disarmarlo prima che potesse riprendersi. In quel momento si udì un rumore di passi, e l'eterogenea – quanto ormai inutile – squadra di soccorso fece il suo ingresso.

    «Non credo che l'ambasciatore sia mai stato in pericolo», stava spiegando Shim al direttore. «Non mi stupirei se fosse stato il primo ministro a farle arrivare quelle voci, immaginando cosa avrebbe fatto e procurandosi qualcuno da poter incolpare.»
    «Devo essere davvero prevedibile», sbuffò l'altro.
    «Non del tutto, perché una cosa non l'ho capita. Perché io?»
    Il direttore gli rivolse un altro dei suoi sorrisi studiati, e il nano notò quanto poco cambiassero nonostante il volto diverso. «Gli elfi scuri si fidano di lei. L'ha detto lei stesso, ne ha molti alle sue dipendenze, e tutti hanno ancora contatti...» La voce dell'imperatrice lo interruppe.
    «Detective, avrei piacere di parlarle in privato per qualche istante.»
    Il nano non disse nulla, fece solo un cenno del capo al suo interlocutore per congedarsene e si avviò dietro l'elfo, che lo condusse in una saletta privata, lontano dall'ex sala del trono e dalla confusione che ancora vi regnava.
    «Che intenzioni ha adesso?», gli domandò quando ebbe chiuso la porta.
    «Tornare a casa, farmi un bel bagno, le solite cose», replicò lui.
    «Sa cosa intendo. Che farà di quello che sa di me?»
    «Cosa dovrei farne? Come avete detto, io non ho alcuna autorità qui sotto per potervi accusare. E in tutta onestà non avrei motivo di farlo neppure in caso contrario, questi non sono affari miei dopo tutto.»
    «Immagino di non avere altra scelta che fidarmi.»
    «Credo anche io... imperatrice.»
    «Malkan.»
    «Prego?»
    «È il mio nome. Mi ha salvato la vita e sa già tutto il resto, non vedo perché non debba conoscere anche quello.»
    Shim sorrise. «Che farete adesso? Quanto pensate che ci vorrà prima che qualcun altro capisca quello che ho capito io?» L'elfo non rispose. «Giusto, non è un mio problema.»
    «No, no, stavo riflettendo. Dovrò restare isolato, questo è certo. Meno persone incontrerò, meno rischi ci saranno.»
    «E nessuno si chiederà perché?»
    «Non sarà la prima né l'ultima volta che un'imperatrice fa vita da reclusa. Ci ripetiamo sempre che i tempi sono cambiati, ma ha visto la verità detective, ha visto dove può ancora spingersi la mia gente per il potere. Non ci si può fidare di un elfo scuro.»
    «Io lo faccio. Basta scegliere quelli giusti.»
    «Forse è così. Magari un giorno glielo saprò dire.»
    «Avete mai visitato la superficie?»
    L'elfo assunse un'espressione incerta. «No, mai.»
    «Dovreste. In fin dei conti non avete ancora incontrato l'ambasciatore, quello vero, né parlato col nostro sfuggente alto prelato. Credo siano mali necessari della sua posizione, e questo posto sarà inutilizzabile per un po'.»
    «Sì, si potrebbe fare... e poi?»
    «E poi c'è della gente che un giovane elfo scuro potrebbe voler conoscere. Gente affidabile, su cui poter contare in caso di necessità... e in grado di risolvere piccoli problemi se dovesse presentarsi un'emergenza. L'isolamento pesa meno con qualcuno a cui dare fiducia e una via di fuga pronta quando se ne sente il bisogno.»
    «E farebbe questo... perché?»
    «Ve l'ho detto. Cerco di scegliere l'elfo giusto di cui fidarmi. Specie dopo aver visto le alternative.»
    L'elfo gli rivolse un sorriso. Shim rispose con qualcosa che gli assomigliava. Aveva finito per impelagarsi in quelle faccende politiche da cui avrebbe tanto voluto tenersi fuori, ma dopo tutto, pensò, quel genere di politica non si distaccava troppo dal suo lavoro. Come nel suo mestiere, il trucco era guardare oltre la superficie delle cose. E, a volte, fingere di non avervi visto nulla di diverso.

    Edited by CMT - 1/11/2010, 20:54
     
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  2. Magister Ludus
     
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    Dunque, a me l'idea di un Dipartimento di Controllo della Magia e di un Codice Magico sa molto di Harry Potter e quindi di già visto. Ho avuto inoltre difficoltà a seguirlo, secondo me manca di un qualcosa che desti l'attenzione, l'ho trovato troppo lineare, nel senso che forse ci voleva più azione o decisioni tali da parte del protagonista che avrebbero scatenato molta curiosità nel lettore.

    E infine refusi/errori: :)
    Evitò l'ascensore – amava: prima del trattino non ci va lo spazio

    incapacitare: questo verbo nello Zingarelli 2008 non esiste, ma in rete si trova. Chi ha maggiori informazioni? :)

    Potrei dire che ho già un cristallo di comunicazione, ma presumo mi risponderebbe che: qui la consecutio non mi sembra giusta, sentiamo se qualcuno la pensa come me.

    È pura forza concussiva: idem come sopra... ma perché nello Zingarelli queste due parole mancano?

    poi tornò a osservare l'elfa sul trono: elfo è un sostantivo che esiste solo al maschile

    Quattrocentosessantatre: ci vuole l'accento :) Quattrocentosessantatré
     
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    CITAZIONE (Magister Ludus @ 1/11/2010, 15:47) 
    Evitò l'ascensore – amava: prima del trattino non ci va lo spazio

    Veramente sì, ci va. :)

    CITAZIONE (Magister Ludus @ 1/11/2010, 15:47) 
    Potrei dire che ho già un cristallo di comunicazione, ma presumo mi risponderebbe che: qui la consecutio non mi sembra giusta, sentiamo se qualcuno la pensa come me.

    Non ti seguo... cosa non va nella consecutio?
     
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  4. Magister Ludus
     
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    CITAZIONE (CMT @ 1/11/2010, 20:53) 
    CITAZIONE (Magister Ludus @ 1/11/2010, 15:47) 
    Evitò l'ascensore – amava: prima del trattino non ci va lo spazio

    Veramente sì, ci va. :)

    Dici? Il trattino sapevo che funzionava come una normale punteggiatura.

    CITAZIONE
    Non ti seguo... cosa non va nella consecutio?

    Mi suona strana quella frase, tutto qui.
     
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    CITAZIONE (Magister Ludus @ 1/11/2010, 21:06) 
    Dici? Il trattino sapevo che funzionava come una normale punteggiatura.

    No, il trattino non è mai attaccato né alla parola che lo precede né a quella che lo segue, a meno che si tratti del trattino di sillabazione (o del tratto medio che gli americani usano al posto dei puntini per troncare una frase)

    CITAZIONE (Magister Ludus @ 1/11/2010, 21:06) 
    CITAZIONE
    Non ti seguo... cosa non va nella consecutio?

    Mi suona strana quella frase, tutto qui.

    L'ho letta e riletta ma (faccio pure la rima) è corretta. ^_^
     
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  6. GrilloParlante
     
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    Ciao,
    SPOILER (click to view)
    Ho trovato molto facile visualizzare l'ambientazione di questo mondo fantastico, non descritto ma fatto emergere dai personaggi. Sebbene io non ami affatto il genere (odio persino Harry Potter, uno dei pochi libri che non sono riuscita a finire) il racconto mi è piaciuto e mi ha incuriosito; e se in alcuni punti ho provato la tentazione di saltare qualche riga, è solo dovuto al gusto personale avverso.
    Mi è piaciuto alla grande l'adattamento del famoso modo di dire americano "Si poteva togliere un nano dal sottosuolo, ma non si poteva togliere il sottosuolo da un nano": cool :D
    Mi hai trasmesso una sensazione di ricchezza e spessore sia nelle caratteristiche dei personaggi delle varie razze che nel mondo descritto e negli intrighi politici, senza appesantire il racconto con "spiegoni". Molto bravo.

    Voto 3
     
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  7.  
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    Losco Figuro

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    Grazie. ^_^
    Altri probabilmente già lo sanno, tu non so, ma questo non è un racconto "a sé", rientra nell'ambientazione dei miei libri e ho usato altri racconti brevi dello stesso filone anche qui in USAM. Questi sono i racconti che uso per "arricchire la scena".
     
    .
  8. GrilloParlante
     
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    Ah, ecco. Non lo sapevo, ma si percepiva che c'era qualcosa di più complesso di un breve racconto.
    Complimenti per i libri, allora :compli:
     
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  9. VanderBan
     
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    Ciao CMT!
    SPOILER (click to view)
    Lo dico con tutta la stima possibile, aver a che fare con il più losco fra i cercatori di strafalcioni è il modo migliore per correggere la propria scrittura, quindi, come potrei resistere a metter becco su un racconto di CMT? Se non altro per il gusto di vedersi controbattere ogni considerazione e trarne le conseguenti valutazioni. Sul racconto c’è poco da dire, fa parte di un qualcosa di più ampio, ma al tempo stesso è una storia a sé. Simpatica, anche se non è facile simpatizzare di colpo con i vari personaggi che presenti, dato che fanno appunto parte di un "mondo" più ampio...
    Ok, parto con le segnalazioni, per semplicità le ho divise in tre categorie:
    1. “C’ho ragione io, ma sarà difficile che l’ammetterai”
    2. “C’hai ragione tu, ma sarà difficile che l’ammetterò”
    3.“Va’ un po’ a capi’ chi c’ha ragione…”

    :asd: :asd:

    SPOILER (click to view)
    “C’ho ragione io, ma sarà difficile che l’ammetterai”
    CITAZIONE
    non indugiò oltre e lasciò il suo ufficio, lasciando detto

    doppio lascio
    CITAZIONE
    L'unica cosa a separare la sede

    “l’unica cosa”?
    CITAZIONE
    ruolo che ricopriva: quello di capo del Dipartimento di Controllo della Magia

    “quello di” potresti tagliarlo senza ombra di dubbio
    CITAZIONE
    lo attraversò a passo svelto e si presentò mostrando

    qui manca il riferimento sia per l’attraversò (credo sia il pentacolo, ma ne parli molto prima) che del presentò (guardie, segretaria, poliziotti?)
    CITAZIONE
    non gli sarebbe mai venuta voglia di stordire qualcuno là dentro. Di certo non di stordirlo.

    Questa ripetizione non l’ho capita, è un refuso?
    CITAZIONE
    «Il direttore...» annunciò a una segretaria che gli impedì di andare oltre.
    «La sta aspettando, si accomodi detective.»

    Nel gioco di parole (non voluto, credo) la segretaria gli impedisce di andare avanti (nel discorso) ma subito dopo lo fa proseguire (nei suoi passi)
    CITAZIONE
    a incapacitare

    ?
    CITAZIONE
    uomo, o un elfo data la situazione

    meglio una virgola dopo elfo
    CITAZIONE
    anche mentre non si trova a bordo

    anche mentre?
    CITAZIONE
    continuando intanto...

    togli intanto
    CITAZIONE
    «Via detective, so quello che pensa

    Virgola dopo il via (so quel che pensa è il modo più vero di dire quella frase)
    CITAZIONE
    Quello che proprio non riusciva a essere era a suo agio

    Essere/era, la frase non va
    CITAZIONE
    un conto era lanciare una palla di fuoco a degli zombie, un altro usare quell'aggeggio dove avrebbe potuto massacrare degli innocenti.

    il “dove avrebbe potuto” non va mica bene
    CITAZIONE
    Certo, l'idea era che dovesse solo proteggere l'ambasciatore, lui però aveva una pessima sensazione a riguardo, e aveva imparato da tempo a non sottovalutare mai le sue sensazioni.

    Sensazioni ripetute. Il “lui” sembra riferito all’ambasciatore e non al nano, lo toglierei
    CITAZIONE
    Si potevano capire molte cose dalla stretta di mano di qualcuno, e quella dell'ambasciatore

    “di qualcuno” potresti tagliarlo (e magari mettere “da una stretta” al posto di “dalla stretta”)
    CITAZIONE
    armati con delle staffe

    nel senso equino del termine?
    CITAZIONE
    L'alto prelato fissava il vuoto... Il primo ministro guardava oltre... Lui stesso arrischiò un'occhiata...

    Il lui dovrebbe essere riferito al nano, ma si perde in mezzo a tutti gli altri... soggetti.
    CITAZIONE
    che vagava nel retro della sua mente

    nel retro?
    CITAZIONE
    Dopo essersi dato una veloce occhiata intorno

    “essersi dato” potrebbe anche essere corretto, ma bruttino, meglio “aver dato”
    CITAZIONE
    «Gli elfi scuri si fidano di lei. L'ha detto lei stesso...

    Un doppio lei con doppio significato, corretto anche se si potrebbe evitare
    CITAZIONE
    solo un cenno del capo al suo interlocutore per congedarsene

    meglio congedarsi, è il nano che se ne va.
    CITAZIONE
    «E nessuno si chiederà perché?»

    Meglio si chiederà il perché
    CITAZIONE
    «E farebbe questo... perché?» è più facile che si esclami: «E... perché farebbe questo?»
    in quelle faccende politiche da cui avrebbe tanto voluto tenersi fuori, ma dopo tutto, pensò, quel genere di politica non si distaccava troppo dal suo lavoro. Come nel suo mestiere,

    ripetizioni politiche/politica suo lavoro/suo mestiere: frase in fondo corretta, ma che si poteva gestire meglio essendo la chiusura del racconto.
    “C’hai ragione tu, ma sarà difficile che l’ammetterò”
    CITAZIONE
    poco importava che non se ne attendesse nulla di buono

    il “se ne” suona male, meglio il “si”
    CITAZIONE
    Attraversato l'ingresso, entrò nell'ampia sala vuota

    Ineccepibile, eppure ridondante
    CITAZIONE
    Accanto a lui stava in piedi un uomo anziano dai capelli lunghi legati in una coda

    Frase con una costruzione diciamo elementare che comunque dovrebbe iniziare con “In piedi accanto a lui stava...” piccola annotazione: da te mi aspetterei qualcosa del genere: “stava un uomo brizzolato, teneva i capelli raccolti in una coda che arrivava a sfiorargli le spalle” affondando nella descrizione e non limitandosi a “vecchio/lunghi/legati”
    CITAZIONE
    né lo esentò dall'obbligo di lasciare all'ingresso

    l’ingresso l’avevi già attraversato da un pezzo, meglio porta, così eviti pasticci, oppure specifichi a quale ingresso ti riferisci
    CITAZIONE
    Una precauzione inutile, era sicuro che non gli sarebbe mai venuta voglia

    Perché inutile? La precauzione è da parte delle guardie, che ne sanno loro delle sue intenzioni?
    CITAZIONE
    amava quei dischi di luce levitanti perfino meno dei tappeti volanti

    l’ironia è fin troppo sfuggente, assume valore dando per scontato che si sappia già che il nano odia i tappeti
    CITAZIONE
    Aprì la porta ed entrò in una stanza grande almeno il triplo del suo ufficio alla centrale

    Ecco qui sono andato in crisi: ma il nano lavora nella sede locale e sta andando alla centrale o lavora nella centrale e sta andando alla sede locale? La mia supposizione era che il nano lavorava nella sede locale e si stava recando dal direttore che mi pare ovvio sia alla sede centrale.
    CITAZIONE
    Dietro una scrivania grande abbastanza per due persone, il direttore della FPI stava seduto con un mezzo sorriso sulle labbra.

    Qui il “se ne (stava)” mi sembra più opportuno
    CITAZIONE
    è di fare da scorta all'ambasciatore e tenerlo vivo,

    se vuoi lasciare quel tenere (brutto) allora è meglio “tenerlo in vita”, ma io sostituirei proprio la frase, tipo “per proteggergli la vita”
    CITAZIONE
    Shim osservò il cilindro liscio che aveva davanti

    Qui siamo sul puntiglioso, ma cilindro dà l’idea di un qualcosa di spesso e non di una bacchetta (senza trascurare il significato di cappello che è molto più immediato come immagine)
    CITAZIONE
    a fissare il fazzoletto volante come se avesse potuto cercare di mordergli la mano da un momento all'altro

    cercare è un verbo di troppo tra gli altri verbi
    CITAZIONE
    la morte di un regnante sotterraneo era la tipica cosa che restava riservata a pochi eletti.

    Al posto di “cosa” sarebbe meglio specificare (voce/annuncio/avvenimento)
    CITAZIONE
    Solo terminate...
    solo il tempo...

    ripetizione, il secondo solo va bene, il primo andrebbe sostituito
    CITAZIONE
    salendo attraverso le suole delle sue scarpe

    “sal/erso/suo/sue/scar” frase corretta, ma ssstrisciante
    CITAZIONE
    Credo siano mali necessari della sua posizione

    A mio avviso o metti “i mali necessari della sua posizione” o “mali necessari nella sua posizione”
    CITAZIONE
    L'elfo gli rivolse un sorriso. Shim rispose con qualcosa che gli assomigliava.

    Assomigliava all’elfo o al sorriso?
    “Va’ un po’ a capi’ chi c’ha ragione…”
    CITAZIONE
    e comunicando di essere atteso dal direttore. Questo non gli risparmiò un controllo accurato

    il “questo” sembra riferito al direttore, e non al suo appuntamento
    CITAZIONE
    lui attraeva l'attenzione

    sarebbe "attirava", ma di certo non hai voluto usare la formula più scontata, però attraeva è diverso che attirare più attinente alla situazione (tutti quelli che gli puntano gli occhi addosso non lo faranno con desiderio fisico)
    CITAZIONE
    La sua destinazione non era distante

    Assonanza evitabile (destinazione lo usi poco dopo)
    CITAZIONE
    era un muro portante del palazzo che condividevano

    il condividevano vale sia per muro che per palazzo, forse più per il palazzo, mentre forse si riferisce al muro di cui sopra
    CITAZIONE
    e che avesse manovrato, da manipolatore quale era,

    mano/mani assonanza evitabile che rasenta la ripetizione (voluta, certamente)
    CITAZIONE
    Appena separato dagli altri, Shim intravide qualcuno che conosceva già, e che sembrava far parte della missione diplomatica. Approfittando del fatto che l'ambasciatore sembrava intento a dare disposizioni al suo staff, il nano gli si avvicinò, incuriosito della sua presenza, osservando l'elaborata tonaca che indossava e che mai prima gli aveva visto portare – era plausibile che lo facesse durante le funzioni nel tempio, ma lui non aveva mai presenziato a una di esse – e i cornetti sulla sua testa calva, che secondo i maligni non erano spuntati se non dopo il suo matrimonio.

    Questo periodo lo rileggerei per bene: il “già” non ci va, c’è la ripetizione di sembrava, abbondi nell’uso di suo/sua (qui più che altrove, a dire il vero), “staccato” è più attinente che “separato”, la doppia negazione “non erano/se non dopo” è bruttina, così come “e che mai prima gli aveva visto portare”
    CITAZIONE
    Anche in un'era in cui le informazioni viaggiavano alla velocità del pensiero, questo non significava che arrivassero senza che nessuno le avesse fatte partire. Le genti del sottosuolo erano piuttosto parche di notizie sulle loro attività, e le poche che giungevano viaggiavano solo attraverso i canali diplomatici.

    Data la ripetizione, meglio modificare l’ultima frase: “erano piuttosto parche di notizie sulle loro attività, le poche, giungevano solo attraverso i canali diplomatici”
    CITAZIONE
    allargando appena le braccia dentro le ampie maniche del suo vestito nero

    allargando appena? Mi pare un controsenso... il “dentro” spiazza ulteriormente l’immagine che crei
    CITAZIONE
    Shim si astrasse dal resto della conversazione

    Astrasse è affascinante, però è un po’ duro da digerire, perché non “estraniò”?
    CITAZIONE
    ne ha molti alle sue dipendenze, e tutti hanno ancora contatti...» La voce dell'imperatrice lo interruppe.
    «Detective, avrei piacere di parlarle in privato per qualche istante.»

    Questo è solo un mio piccolo suggerimento, non una correzione; non sarebbe meglio:
    ne ha molti alle sue dipendenze, e tutti hanno ancora contatti...»
    «Detective», la voce dell'imperatrice lo interruppe, «avrei piacere di parlarle in privato per qualche istante.»
    Ciao Mostruoso Trovatoredirefusiestrafalcioni!
     
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    Grazie dell'attenta lettura. :D

    CITAZIONE (VanderBan @ 5/11/2010, 11:12) 
    CITAZIONE
    non indugiò oltre e lasciò il suo ufficio, lasciando detto

    doppio lascio

    Vero, cerco di sistemarlo

    CITAZIONE (VanderBan @ 5/11/2010, 11:12) 
    CITAZIONE
    L'unica cosa a separare la sede

    “l’unica cosa”?

    Ehm, sì, perché? :huh:

    CITAZIONE (VanderBan @ 5/11/2010, 11:12) 
    CITAZIONE
    ruolo che ricopriva: quello di capo del Dipartimento di Controllo della Magia

    “quello di” potresti tagliarlo senza ombra di dubbio

    Uhm... non credo. Non è la stessa cosa.

    CITAZIONE (VanderBan @ 5/11/2010, 11:12) 
    CITAZIONE
    non gli sarebbe mai venuta voglia di stordire qualcuno là dentro. Di certo non di stordirlo.

    Questa ripetizione non l’ho capita, è un refuso?

    Non è un refuso. Si intende "se gli fosse venuta voglia di fare qualcosa di male a qualcuno lì dentro, quel qualcosa non sarebbe stato di certo stordirlo"

    CITAZIONE (VanderBan @ 5/11/2010, 11:12) 
    CITAZIONE
    uomo, o un elfo data la situazione

    meglio una virgola dopo elfo

    No perchè è "un elfo data la situazione", se metto la virgola "o un elfo" sembra un inciso e il data la situazione cambia riferimento.

    CITAZIONE (VanderBan @ 5/11/2010, 11:12) 
    CITAZIONE
    anche mentre non si trova a bordo

    anche mentre?

    Mi sfugge cosa non vada ^__^;;

    CITAZIONE (VanderBan @ 5/11/2010, 11:12) 
    CITAZIONE
    Quello che proprio non riusciva a essere era a suo agio

    Essere/era, la frase non va

    Hai ragione, è una costruzione molto all'americana, però tecnicamente non è sbagliata, magari avrei dovuto mettere «era "a suo agio"» per evidenziarla meglio

    CITAZIONE (VanderBan @ 5/11/2010, 11:12) 
    CITAZIONE
    un conto era lanciare una palla di fuoco a degli zombie, un altro usare quell'aggeggio dove avrebbe potuto massacrare degli innocenti.

    il “dove avrebbe potuto” non va mica bene

    Perché? :huh:

    CITAZIONE (VanderBan @ 5/11/2010, 11:12) 
    CITAZIONE
    Certo, l'idea era che dovesse solo proteggere l'ambasciatore, lui però aveva una pessima sensazione a riguardo, e aveva imparato da tempo a non sottovalutare mai le sue sensazioni.

    Sensazioni ripetute. Il “lui” sembra riferito all’ambasciatore e non al nano, lo toglierei
    CITAZIONE
    Si potevano capire molte cose dalla stretta di mano di qualcuno, e quella dell'ambasciatore

    “di qualcuno” potresti tagliarlo (e magari mettere “da una stretta” al posto di “dalla stretta”)

    Giusto, grazie

    CITAZIONE (VanderBan @ 5/11/2010, 11:12) 
    CITAZIONE
    armati con delle staffe

    nel senso equino del termine?

    Nel senso che alle volte penso in inglese anche quando non dovrei e non traduco... :rolleyes:

    CITAZIONE (VanderBan @ 5/11/2010, 11:12) 
    CITAZIONE
    Dopo essersi dato una veloce occhiata intorno

    “essersi dato” potrebbe anche essere corretto, ma bruttino, meglio “aver dato”

    Perderei il riflessivo.

    CITAZIONE (VanderBan @ 5/11/2010, 11:12) 
    CITAZIONE
    solo un cenno del capo al suo interlocutore per congedarsene

    meglio congedarsi, è il nano che se ne va.

    Meglio "congedarsi", OK. Ma in uno o nell'altro caso il soggetto dell'azione resta uguale, a cambiare è la presenza/assenza di complemento. ^_^

    CITAZIONE (VanderBan @ 5/11/2010, 11:12) 
    CITAZIONE
    poco importava che non se ne attendesse nulla di buono

    il “se ne” suona male, meglio il “si”

    Ma col "si" perdo il complemento. Non si attende nulla di buono da quella cosa in particolare, non in generale.

    CITAZIONE (VanderBan @ 5/11/2010, 11:12) 
    CITAZIONE
    Una precauzione inutile, era sicuro che non gli sarebbe mai venuta voglia

    Perché inutile? La precauzione è da parte delle guardie, che ne sanno loro delle sue intenzioni?

    Niente, ma la precauzione è comunque inutile per quel che lo riguarda. ^_^

    CITAZIONE (VanderBan @ 5/11/2010, 11:12) 
    CITAZIONE
    amava quei dischi di luce levitanti perfino meno dei tappeti volanti

    l’ironia è fin troppo sfuggente, assume valore dando per scontato che si sappia già che il nano odia i tappeti

    Sì... e no.
    Chi conosce il personaggio lo sa e lo prende come un commento generale.
    Chi non lo conosce... lo sa adesso, e serve che lo sappia per quello che accade poco dopo.

    CITAZIONE (VanderBan @ 5/11/2010, 11:12) 
    CITAZIONE
    Aprì la porta ed entrò in una stanza grande almeno il triplo del suo ufficio alla centrale

    Ecco qui sono andato in crisi: ma il nano lavora nella sede locale e sta andando alla centrale o lavora nella centrale e sta andando alla sede locale? La mia supposizione era che il nano lavorava nella sede locale e si stava recando dal direttore che mi pare ovvio sia alla sede centrale.

    Piccolo equivoco. "centrale" sta per "centrale di polizia", non per "sede centrale (della FPI)". Shim non lavora affatto per la FPI, lavora per la polizia vera e propria.

    CITAZIONE (VanderBan @ 5/11/2010, 11:12) 
    CITAZIONE
    Shim osservò il cilindro liscio che aveva davanti

    Qui siamo sul puntiglioso, ma cilindro dà l’idea di un qualcosa di spesso e non di una bacchetta (senza trascurare il significato di cappello che è molto più immediato come immagine)

    Vero, ma la bacchetta è un cilindro, e visto che dico "bacchetta" un rigo dopo...

    CITAZIONE (VanderBan @ 5/11/2010, 11:12) 
    CITAZIONE
    a fissare il fazzoletto volante come se avesse potuto cercare di mordergli la mano da un momento all'altro

    cercare è un verbo di troppo tra gli altri verbi

    Pignoleria: Shim non penserebbe mai che il fazzoletto possa anche riuscire a mordergliela la mano, ma solo che potrebbe cercare di farlo. ^_^

    CITAZIONE (VanderBan @ 5/11/2010, 11:12) 
    CITAZIONE
    e comunicando di essere atteso dal direttore. Questo non gli risparmiò un controllo accurato

    il “questo” sembra riferito al direttore, e non al suo appuntamento

    È riferito al "(fatto) di essere atteso", però vedo l'ambiguità, ci metterò un "Ciò"

    CITAZIONE (VanderBan @ 5/11/2010, 11:12) 
    CITAZIONE
    era un muro portante del palazzo che condividevano

    il condividevano vale sia per muro che per palazzo, forse più per il palazzo, mentre forse si riferisce al muro di cui sopra

    No, si riferisce proprio al palazzo (fermo restando che per forza di cose condividono entrambi). ^_^

    CITAZIONE (VanderBan @ 5/11/2010, 11:12) 
    CITAZIONE
    allargando appena le braccia dentro le ampie maniche del suo vestito nero

    allargando appena? Mi pare un controsenso... il “dentro” spiazza ulteriormente l’immagine che crei

    Qualcosa si può allargare sia tanto che poco, mica ho detto "spalancando" ^_^
    ---
    Astrasse mi piace di più di estraniò. Sul resto darò una bella occhiata al testo e cercherò di ripulirlo.
     
    .
  11. VanderBan
     
    .

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    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE
    L'unica cosa a separare la sede
    “l’unica cosa”?
    Ehm, sì, perché?

    Puoi togliere il tutto, perché, in aggiunta, “cosa” si usa più in un contesto del parlato, sul narrato dire che una cosa separa un’altra lo trovo brutto, quando ci sono tante possibilità per specificarlo
    La sua destinazione non era distante. A separare la sede locale della FPI – la Forza di Polizia Internazionale – dalla centrale c’era solo un muro portante del palazzo che condividevano.
    CITAZIONE
    non gli sarebbe mai venuta voglia di stordire qualcuno là dentro. Di certo non di stordirlo.
    Questa ripetizione non l’ho capita, è un refuso?
    Non è un refuso. Si intende "se gli fosse venuta voglia di fare qualcosa di male a qualcuno lì dentro, quel qualcosa non sarebbe stato di certo stordirlo"

    Con la costruzione utilizzata qui sopra eviti la ripetizione, cosa che avrei fatto anche nel racconto.
    CITAZIONE
    anche mentre non si trova a bordo
    anche mentre?
    Mi sfugge cosa non vada ^__^;;

    perché si “legge” male, e il mentre, nel contesto della frase, fa venire in mente un qualcosa che sta accadendo e non che potrebbe accadere; sarebbe meglio dire: risponderà ai suoi comandi mentali anche quando non si trova a bordo. Ma sono valutazioni personali, credo.
    CITAZIONE
    un conto era lanciare una palla di fuoco a degli zombie, un altro usare quell'aggeggio dove avrebbe potuto massacrare degli innocenti.
    il “dove avrebbe potuto” non va mica bene
    Perché?

    Perché è difficoltoso da leggere (considera l’intero periodo, con doppio inciso), se si può alleggerire perché non farlo? Per esempio sostituendo con “rischiando di”
    CITAZIONE
    solo un cenno del capo al suo interlocutore per congedarsene
    meglio congedarsi, è il nano che se ne va.
    Meglio "congedarsi", OK. Ma in uno o nell'altro caso il soggetto dell'azione resta uguale, a cambiare è la presenza/assenza di complemento.

    A mio avviso In questa costruzione lo troverei corretto: Il nano non disse nulla, fece solo un cenno del capo al suo interlocutore per congedarsene, e l'elfo si avviò...
    Invece, come detto, se è il nano che se ne va, allora non va proprio.
    ottimo scambio di giudizi, come si dice, in questi casi è utile confrontarsi quando non si corre il rischio di perdere le... "aste"!!
    ^__^
     
    .
  12. black cat walking
     
    .

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    Eccomi Capitano! :D
    SPOILER (click to view)
    Allora, il genere non è tra i miei preferiti, però la storia mi è piaciuta... fino al terremoto. Dall'outing dell'imperatrice in poi mi è crollato tutto. Intanto non ho capito perchè il fratello non può diventare imperatore e debba fingersi femmina; credo tu sottintenda una discendenza femminile, ma, salvo una mia distrazione, non mi pare sia scritto da nessuna parte e invece sarebbe utile sapere come mai l'elfo è dovuto ricorrere al sotterfugio. Un altro elemento che non è subito chiaro, è l'identità del direttore nei panni dell'ambasciatore. Che sia il direttore della FPI (è lui, vero?) lo si capisce solo per intuito, ma t'assicuro che ho ancora il dubbio. Per questo però basta aggiungere il cognome qui
    CITAZIONE
    «Molto gentile da parte sua, direttore.»

    ed è fatta.
    Oltre a questo, non ho capito il motivo per cui l'elfo attentatore avrebbe finto un pericolo per l'ambasciatore. A quale pro? Per avere un capro espiatorio? Ma se l'attentato doveva essere fatto con un terremoto, come ci sarebbero dovuto entrarci il nano o il direttore che non hanno certi poteri? Quindi, di conseguenza, dal pdv dell'attentatore, perchè avrebbe voluto il nano e il direttore tra i piedi là sotto? Senza questa ragione, diventa debole il motore stesso del racconto.
    Come ho detto, da lettore, tutti questi dubbi mi hanno fatto scadere il finale, e il voto. <_< Peccato perchè l'ambientazione, i personaggi e lo stile meriterebbero un giudizio molto più alto: non volermene ma stavolta mi devo fermare al 2. :unsure:
    Ci vediamo ai box! ;)
     
    .
  13. luckyfer
     
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    Brillante e piacevole. Un guazzabuglio divertente che comprende di tutto,e che ho gustato. Se poi fa parte di una serie di racconti che stai elaborando, sarà un piacere leggere tutta la raccolta.
    Per i refusi o la forma scannatevi voi colleghi, di solito sei tu che correggi gli altri, adesso si nota una "punta di puntiglio sugli appunti" che qualcuno ti fa, e difendi le tue scelte con passione, ma come lettore non mi appassiona molto questa discussione prettamente tecnica
    Un tre abbondante, complimenti.
     
    .
  14. Fini Tocchi Alati
     
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    Dico tre.

    SPOILER (click to view)
    All'inizio, lo ammetto, mi si sono un po' appesantite le palpebre.
    Ci ho messo un po' per entrare nel vivo del racconto.
    Poi, però, la storia mi ha preso.
    Hai reso ottimamente l'ambientazione.
    Anche i personaggi mi sembrano ben delineati (per quanto li abbia trovati un po' troppo simili nel parlare. In particolare, in tutti ho notato una componente ironica/sarcastica che, peraltro, è propria del tuo scrivere. In questo modo caratterizzi ottimamente il nano, però, questa caratterizzazione, secondo me, si perde un po' ritrovando anche negli altri personaggi analoghi atteggiamenti, esitazioni).

    Forse, la soluzione della vicenda avviene in modo troppo semplice.
    Dopo il terremoto, non si avverte quella situazione di panico e/o difficoltà che mi sarei aspettato (se non in tutti, almeno in alcuni dei personaggi).
    In altri termini, faciliti troppo, secondo me, la vita ai tuoi personaggi, ma credo che questo sia dovuto al fatto che il racconto rientra in un contesto ben più ampio.


    In definitiva, ribadisco: 3.
     
    .
  15.  
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    Losco Figuro

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    CITAZIONE (black cat walking @ 5/11/2010, 18:14) 
    Oltre a questo, non ho capito il motivo per cui l'elfo attentatore avrebbe finto un pericolo per l'ambasciatore. A quale pro? Per avere un capro espiatorio? Ma se l'attentato doveva essere fatto con un terremoto, come ci sarebbero dovuto entrarci il nano o il direttore che non hanno certi poteri?

    Non voleva Shim, Shim non era previsto. Voleva il direttore, e il direttore ha dei poteri psichici (li usa perfino nel racconto)

    Riguardo lo strategemma, non ho calcato la mano perché è un clichè del fantasy che gli elfi scuri abbiano una società matriarcale in cui i maschi contano meno di zero.

    CITAZIONE (VanderBan @ 5/11/2010, 15:42) 
    CITAZIONE
    solo un cenno del capo al suo interlocutore per congedarsene
    meglio congedarsi, è il nano che se ne va.
    Meglio "congedarsi", OK. Ma in uno o nell'altro caso il soggetto dell'azione resta uguale, a cambiare è la presenza/assenza di complemento.

    A mio avviso In questa costruzione lo troverei corretto: Il nano non disse nulla, fece solo un cenno del capo al suo interlocutore per congedarsene, e l'elfo si avviò...
    Invece, come detto, se è il nano che se ne va, allora non va proprio.

    ... non ti seguo. "congedarsene" -> "congedarsi da lui", è comunque il nano a congedarsi e il nano ad andarsene, se io mi congedo da te non sei tu ad andare via. ^__^;;
    Avessi scritto "congedarlo" avresti avuto ragione piena.
     
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35 replies since 1/11/2010, 09:50   277 views
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