Prosa dEros Parisina Malatesta

D'amor si muore

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  1. princ3ss
     
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    Parisina Malatesta - D’Amor si muore (Dalla mia Raccolta prosa dAmore e dEros)
    Scritto il 3/5/2008

    Era leggiadra quando indossava quel vestito di piume, a simboleggiare un potere di donna che forse non aveva, che avrebbe voluto. Appariva guerriera infuocata di un ardore rapace e amava quel falco come una creatura amica.
    Usciva dalle sue stanze ai primi albori dell'aurora e in un lampo la scorgevi lontana, sul suo cavallo Nero, forte e tenace e allo stesso tempo fedele e paziente, silenziosamente sottomesso, sia alle sue tenere carezze sia ai suoi improvvisi scatti d'ira, che in breve si mescolavano alle lacrime.
    Parisina: donna bambina, moglie precoce, amante appassionata, sogni mai realizzati, amplessi costretti, violenza...
    In certi pomeriggi la potevi sentir urlare nelle stalle del Castello e poi uscire di corsa dal maniero e scagliarsi come una forsennata contro Nero, che frustava, insultava, batteva con pugni sul collo, strappandogli crini chiari dalla folta criniera. Poi, con la stessa repentinità dell'ira, ritornava la pace e si disperava per ciò che aveva fatto al suo cavallo, creatura fra le più care, compagnia costante, amore profondo... Trascorreva le sue giornate intenta nelle cavalcate fra i lecci del bosco vicino e le sue occupazioni che spesso assomigliavano ai giochi delle bambine. Non sapeva cos'era l'amore, né conosceva il significato del tradimento e ciò che accadde fu tutto per caso... o fu il destino? Un giorno, durante un viaggio con Ugo, figlio di suo marito, sentì qualcosa agitarle il petto, qualcosa d‟insolito e sconosciuto, ne cercò le tracce nella memoria, invano. Poi fu un lungo, interminabile sguardo che mescolò i colori degli occhi e fece tremare le mani di entrambi. Sentì l‟inusitato bisogno di avvicinare il suo viso alla bocca di quel ragazzo, con una tremula timidezza, per rubarne quasi il respiro, quasi fosse la sua stessa aria, lo stesso ossigeno che stava respirando lei, quello di cui aveva necessità. Fu il parto di un giorno nuovo, l'inizio di una notte eterna. La passione li travolse ogni notte e in ogni momento della giornata. Quali precauzioni prendere? Quali attenzioni avere? Come frenare un amore così impulsivo, così giovane e vivace? Era il primo, era bellissimo, tutto da scoprire, tutto da creare.
    Era la fine di marzo quando nacque il suo amore, il suo unico grandissimo amore. Mai come in quei giorni il Castello le parve una reggia grandiosa, ove poteva eclissarsi nei rari momenti in cui Ugo non era con lei. Si nascondeva nelle stanze più oscure, poiché non sopportava vedersi riflessa nei grandi specchi che coprivano le pareti e che proiettavano la sua immagine moltiplicandola in sfaccettature, di volta in volta diverse. Cangianti apparivano le espressioni del suo volto che, secondo il momento, facevano trasparire un segno d‟allegria, ma più spesso l‟angoscia, l‟ansia, l‟attesa per la nostalgia di Ugo. Prepotente sentiva il bisogno di averlo accanto, delle carezze e di tutti quei baci. Si rannicchiava in un angolo, al buio e lì rimaneva a piangere, per ore, finché non era ritrovata dalla sua serva fedele, consolata e coccolata.
    Ilde, la devota custode dei suoi sogni, la riportava nel mondo dei vivi, benché per Parisina fosse di morte ogni giorno trascorso senza il corpo caldo e passionale di Ugo a contatto col suo. Provava a distrarla e intrattenerla mostrandole, ad esempio, un nuovo abito che stava confezionando per lei. Le faceva ammirare le stoffe pregiate, scelte nelle forti tonalità del rosso carminio, accostato all‟arancione e screziato nel bordeaux pompeiano. Erano questi i colori che ben si addicevano al suo temperamento forte e temerario. Toglieva dai cassetti trine e merletti, perle di fiume e di mare, piccoli rubini che sarebbero diventati degni accessori per il suo abito. Parisina rimaneva assorta ben poco fra quei colori: il breve tempo di sentire nel cortile del Castello i primi colpi di spada sferrati dai soldati in allenamento. Scendeva a precipizio lo scalone centrale, così come si trovava, senza badare all‟abbigliamento e al volo si faceva passare una spada e intratteneva con i soldati lunghe ed estenuanti battaglie. Ilde la osservava dalla finestra della stanza, sostava volentieri lì a guardare la sua padroncina, bella, fiera, orgogliosa e forte come un soldato. Spesso con la memoria percorreva a ritroso un sentiero nel tempo e ritornava al giorno in cui Parisina era giunta al Castello, accompagnata dal padre, signore di Cesena.
    Ricordava con nitidezza il momento in cui la fanciulla apparve dalla carrozza, sospinta un po‟ avanti dal padre, piccola, impaurita, piangente.
    Non aveva nemmeno quattordici anni e doveva diventare la nuova sposa di Niccolo III d‟Este, signore di Ferrara. Un moto di calore, misto a compassione s‟impossessò del cuore di Ilde, le parve già di amarla, come una madre, mentre la seguiva con gli occhi e la vedeva attraversare il vasto cortile, e salire l‟imponente scalone esterno, prima di sparire dietro al portone di ferro del palazzo padronale. Risuonavano tetri i passi di Andrea Malatesta, mentre pestava le grandi piastre di marmo rosa che rivestivano il lungo corridoio, verso l‟accesso alle stanze del Marchese Niccolò III D‟ Este. Da lì a poco lo avrebbe incontrato, nel salone dei ricevimenti. Gli aveva chiesto in sposa sua figlia Laura, detta Parisina. Avrebbe ottenuto la sua alleanza e i suoi favori. Certo, una figlia è pur sempre una figlia ma quell‟alleanza con Ferrara gli era quasi indispensabile per garantirsi un periodo di relativa tranquillità politica. Così Niccolò, per la seconda volta, avrebbe avuto una sposa appena quattordicenne.
    Parisina seguiva il padre in preda ad una sorta di terrore virginale che la costringeva a tenere lo sguardo a terra e seguiva ogni venatura rossa nel marmo che scorreva sotto i suoi piedi. Le sembrava di affondare piacevolmente nell‟acqua fresca di un ruscello, estraniandosi alla realtà. Poi lo vide, e dovette alzare gli occhi su Niccolò, sul suo padrone. Lo scorse infine seduto su quel trono di damasco arabescato, flaccido, sorridente e bonario. Il pensiero retrocedette, ritornò nella sua casa, ai prati intorno, all‟allegria vissuta con le sorelle, alle corse sfrenate su Bianco, il suo cavallo. Tutto le apparve così caro, così amabilmente vissuto e di colpo si fermò. Il padre se ne accorse e la costrinse a procedere, fino a presentarsi a lui, poi a inchinarsi, a concedergli la mano e un sorriso. Lo guardò negli occhi e si sentì perduta... amare quell‟uomo? Come avrebbe fatto ad amarlo? Poi le tornarono alla mente le raccomandazioni di sua madre...
    -Parisina, sarà lui il tuo sposo! Affezionati a lui, è un uomo potente... aiuterai la tua famiglia, se sarai una sposa devota e ubbidiente. Concediti a lui senza troppe ritrosie, ricordati i miei consigli... ti abituerai a fargli da moglie! Su, Piccola mia! Non essere così triste e afflitta!-
    In un gesto istintivo si portò le mani alle orecchie, coprendole per non risentire l‟eco di quelle parole e ciò che sentì insediarsi nelle zone più remote del suo essere, mentre era costretta a guardarlo, fu un senso acuto di repulsione e di ostilità.
    Nei giorni successivi conobbe Ilde e fu come tornare un po‟ a casa. Con lei si sentì accolta e amata. La serva la istruì sul “come si fa”, su come essere piacevolmente accondiscendente col marito, sul come dargli piacere, ma lei ne fu così refrattaria e ribelle da provocare in Ilde una sorta di soffusa disperazione e di sfiducia sul destino della piccola ribelle. Quella puledrina che amava i cavalli era tanto bella quanto selvatica, ostinata, decisa e irascibile. Così la serva si affidò, infine, alla preghiera e sperò ardentemente nella buona sorte.
    Quella sera, per l‟incontro carnale con Niccolò, Ilde la profumò di rose selvatiche e coprì il suo corpo di un vestito bianco, ampio e lungo. Le pettinò a lungo i capelli corvini, mentre un silenzio gravido di pianto occupava tutta la stanza. Parisina era seduta davanti alla finestra, gli occhi vitrei, persi nel cielo del crepuscolo, rosso di sangue. La pelle olivastra del suo volto si era sbiancata in un pallore cadaverico e freddo. Voleva scindere l‟anima dal corpo, separandola, così sarebbe potuto uscire attraverso la finestra e vagare assieme agli uccelli notturni, imitandone il verso.
    Avrebbe volato alto, sopra i boschi di lecci e betulle, avrebbe assunto sembianze di falco rapace, di artigli, di becco. Si sarebbe potuta difendere... solo il calore delle mani di Ilde la tratteneva lì. Gridava alla sua anima di fuggire lontana, prima di dover cedere il corpo, il suo, prima di darlo in prestito alle mani avide, grasse e inanellate del marchese. La vennero a chiamare. Ilde s‟inginocchiò a lei, prima che uscisse. La serva rimase muta, con gli occhi pieni di lacrime e una supplica silente. Conosceva bene le ire del marchese!
    Parisina ricambiò il suo sguardo: ora non vi era più traccia di paura in lei, e saette di sfida lampeggiavano nelle sue iridi scure. Si lasciò baciare le mani e uscì dalla stanza avvolta nel fruscio della lunga veste che sfiorava il pavimento. Mentre il marchese s‟impadroniva di lei, perforandola senza ritegno, Parisina sopportò senza gridare. Era un falco ora e si librava in alto, libera, sopra il bosco di lecci.

    (Questo racconto narra della storia vera di Laura Malatesta, detta Parisina, andata in sposa a niccolò III d'Este nel 1500. L'ho conosciuta per caso, attraverso un percorso ricostruttivo fatto di immagini in mostra al castello di Ferrara. La vidi, lessi le brevi didascalie sotto alle immagini e lei mi apparve, così come l'ho descritta qui. Personaggi e tempi sono reali. )

    Scusateee, dal blocco note si son copiate delle strane virgolette, mi dite come si fa a modificare o cancellare?
    Grazie
     
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  2. overhill
     
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    Uh... non c'entra questo con il concorso, vero? O_o

    Comunque un buon lavoro di divulgazione storica. Molto bella l'idea del racconto storico, molto più coinvolgente di una narrazione sterile.
    Ci sono diverse immagini che rendono molto bene lo stato d'animo della ragazza (solo 14 anni, anche se in tempi in cui l'innocenza si perdeva presto). E' la seconda volta di oggi che leggo qualcosa scritto da una donna su una donna, e per la seconda volta penso che un uomo non sarebbe in grado di farlo allo stesso modo :)
     
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  3. princ3ss
     
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    oh mio diooo, questa è la sezione di un concorso?
    Mi spiace, come temevo ho sbagliato luogo.
    Ti ringrazio per il tuo commento positivo, hill. Sì, la sensibilità maschile è dissimile da quella femminile e a volte è piacevole fare questa comparazione.

    Oggi è la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne e questo scritto ne è una testimonianza. Forse oggi la violenza sulle donne ha assunto dimensioni ancora più ampie, subdole ed efferate.
    Parisina e Ugo d'Este so erano amati di un amore puro, ma lei era moglie di Niccolò d'Este, padre di ugo. Furono scoperti e, dopo due giorni di sommario giudizio vennero condannati a morte. lei non aveva ancora 20 anni, lui pochi di più.

    Grazie
     
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  4. overhill
     
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    Non sapevo della Giornata, e sì che sto parecchio su Internet. Questo la dice lunga su quanto questa ricorrenza sia sentita.

    Mi permetto di aggiungere un piccolo pezzo di un romanzo che spero venga pubblicato il prossimo anno (o fra due...) che credo sia proprio in argomento.

    CITAZIONE
    Uno
    Si avvicinò allo specchio, un po' per vedere meglio il colore dell'occhio e il gonfiore dello zigomo, e un po' per avvertire la sensazione di vicinanza di un volto amico.
    Si toccò con circospezione. Era piuttosto doloroso.
    Probabilmente con qualche passata di fard avrebbe potuto coprire le parti più evidenti. Tanto ormai era un'esperta. Per il gonfiore invece l'unica soluzione era il ghiaccio, ed era meglio farlo prima di ricorrere al trucco, altrimenti sarebbe andato sprecato e avrebbe dovuto rifare tutta l'operazione. Soprattutto avrebbe dovuto di nuovo guardarsi.
    Si allontanò dallo specchio, continuando a guardare la sua immagine. Uscì dal piccolo bagno e si incamminò verso la cucina. Aprì la parte superiore del vecchio frigorifero ed estrasse alcuni ghiaccioli, ponendoli in uno straccio, liso e pulitissimo. Appoggiò l'involto sul viso, gemendo per la sensazione dolorosa e piacevole insieme.
    Chiuse gli occhi.
    Rivide la mano che si abbatteva, poi diventava un pugno e colpiva ancora. E dietro il volto, paonazzo di alcool e rabbia. Istintivamente strizzò gli occhi per proteggersi e sentì una fitta tra lo zigomo e l'orbita. Gemette ancora spalancando gli occhi.
    Per la millesima volta negli ultimi anni sentì potente la voglia di rivoltarsi alla situazione, per la millesima volta cominciò a fantasticare di vendette, di fughe, di rivalse.
    E per la millesima volta si rese conto che vie di uscita non ne aveva: il legame con quel mostro era troppo forte, non avrebbe potuto sopravvivere. E poi c'era la bambina.
    Adesso stava giocando nel salottino, dall'altra parte della piccola casa. Per fortuna era piccola e non capiva ancora, ma quale sarebbe stato il suo futuro in quella casa?
    Era così buona, la piccola. Sempre tranquilla a giocare con le sue bambole usate, di poco prezzo prese sul mercato e di probabile origine cinese; a parlottare con loro, a fare la “madama”, offrendo te e pasticcini inesistenti. Sorrise al pensiero della bimba.
    Il sorriso si incrinò. Da quanto tempo non ne sentiva la voce? Forse si era addormentata? A volte capitava, quando di notte arrivava quella bestia e impediva a tutti di dormire: il giorno dopo la piccola si addormentava ovunque.
    Poggiò lo straccio umidiccio nel lavandino e attraversò ciabattando il piccolo corridoio.
    Arrivata al fondo appoggiò una mano sullo stipite della porta, si affacciò nel vano e iniziò: “Ciao, piccina, cosa...?”
    Non terminò la frase.
    Rimase immobile per diversi minuti a osservare l'interno del piccolo salotto, un televisore in un angolo. Poco più in là un grosso mobile lucido dall'aspetto decisamente economico, con alcune vetrine nelle quali diversi oggettini di poco prezzo tentavano di dare un aspetto allegro. Un tavolino in mezzo e di fronte a questo un divano a tre posti, di finta pelle.
    Tavolino e divano erano invasi da numerose bambole dall'aria povera e vissuta, disposte a cerchio intorno a un fagottino.
    Immobile, la mano appoggiata allo stipite della porta, guardava senza vedere; televisore nell'angolo, mobile con vetrine, tavolino, bambole, bambina. Ricominciava sperando di vedere altre cose, di essersi confusa. Di nuovo: televisore, mobile, tavolino, bambole, bambina.
    Niente da fare, non cambiava.
    Ancora: televisore mobile tavolino bambole bambina.
    Televisore mobile tavolino bambole bambina televisore mobile tavolino bambole bambina televisore mobile tavolino bambole cosa televisore mobile...
    Il movimento degli occhi divenne quasi frenetico, la stanza cominciò a girare intorno, mischiando il televisore, il mobile, il tavolino e facendo volare le bambole per ogni dove.
    L'ultima cosa che vide prima di svenire fu l'unica cosa immobile in quel turbinio: la cosa a forma di bambina, con gli occhi spalancati verso di lei, la bocca aperta dalla quale sporgeva grottescamente la lingua gonfia.
    E la faccia di quell'assurdo colore blu.

     
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  5. princ3ss
     
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    Racconto ben strutturato, con un'adeguata indagine psicologica "interna" alla protagonista. Se posso permettermi... molto spesso le donne sfortunatissime ridotte così non giudicano "mostro" il carnefice con cui vivono e combattono, ma perseguono nell'illusione che cambierà, che un giorno cambierà, che col loro amore lui cambierà! Nulla di più falso!
    Permettimi: il testo è già buono, ma credo che potresti migliorarlo ancora, soptattutto nella prima parte dove inizi con Probabilmente: leggendolo di primo acchito lei mi pare troppo tranquilla, beh è vero che è appena uscita da una sfuriata, ma secondo me, creeresti molto più pathos iniziando con toni drammatici e forti, per diluirli invece nella parte centrale del racconto, esasperandoli in un crescendo (come hai già fatto) nella suspance finale, con la scoperta del dramma.
    Saluti
    Grazie
     
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  6. overhill
     
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    Eh eh, grazie, mi serviva un'analisi femminile! :)

    Interessante la questione mostro/marito. Ne terrò conto :)
    Ovviamente non puoi sapere una cosa di questo pezzettino di romanzo: nonostante ci sia scritto "uno", questo è uno degli ultimi capitoli del romanzo. L'ho scritto alternando la narrazione "attuale", con i riferimento del passato che hanno portato alla situazione narrata nel corpo principale. E questi riferimenti vengono scritti al contrario, come nel film "Memento".
    Quando viene letto questo capitolo si sa già cosa è successo al "mostro", alla donna e alla bambina. Anzi, è la spiegazione di quello che è avvenuto.

    Ovviamente vi invito a DIMENTICARE tutto questo quando leggerete la versione completa ;)
     
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  7. princ3ss
     
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    Sì, certo si tratta soltanto di un pezzettino e quindi la comprensione non può che essere parziale, però... sai a me piace pensare che sarebbe bello riuscire a fare di Ogni Pagina che si scrive un corpo a sè, con la sua finitezza e la sua intrinseca relazione col passato e futuro narrativo.
    ciao ciao
     
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    CITAZIONE (overhill @ 25/11/2010, 16:17) 
    Eh eh, grazie, mi serviva un'analisi femminile! :)

    Ma come? Non l'hai ancora fatto leggere a tua moglie?
     
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  9. overhill
     
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    CITAZIONE (TETRACTYS @ 25/11/2010, 17:52) 
    CITAZIONE (overhill @ 25/11/2010, 16:17) 
    Eh eh, grazie, mi serviva un'analisi femminile! :)

    Ma come? Non l'hai ancora fatto leggere a tua moglie?

    Azz, mi hai beccato!

    In effetti mia moglie è la mia prima lettrice. Contrariamente a quello che capita spesso, è molto dura nei suoi giudizi, non mi regala nulla, per cui ogni suo giudizio positivo è una gioia, perché vuole dire che le è piaciuto davvero e non perché altrimenti la crepo di mazzate... ops, l'ho scritto? Volevo dire "ci rimango male" :D
    Però mi piace avere opinioni alternative, e ho scoperto che le donne in generale sono lettrici molto attente e, solitamente, imparziali :)
     
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  10. luckyfer
     
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    Ciao Princess,
    ho cominciato a leggere le prime righe (carine), ho buttato l'occhio più in là, poi ancora più in là, e ho sospeso la lettura.
    Riproponilo in USAM, qui sei totalmetne fuori tema proposto (minuti contati) e fuori stile imposto (noir, etc), sarei costretto per correttezza nei confronti degli altri a bocciarti clamorosamente, e non me la sento proprio visto che è chiaro che hai postato nella sezione sbagliata. :(
    A rileggerti! :shifty:
     
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  11. Daniele_QM
     
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    Spostato nella giusta sezione! ;)
     
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  12. princ3ss
     
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    Grazie che non mi avete bocciata. Grazie che mi avete spostata. Inchino a voi
     
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11 replies since 25/11/2010, 11:18   107 views
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