Once Again, With Feeling

4300 credo, genere schifezza

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  1. $haman
     
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    Le assi sconnesse si lamentano come tendini spezzati, mentre risalgo i gradini verso il secondo piano. Mi scolo un altro sorso, constatando la triste leggerezza della bottiglia. Inghiotto piano, che almeno quello duri.

    Il circolo è intatto, lo vedo persino da questa distanza. So che mi sta chiamando a sé, e per quanto sia flebile, riconosco la sua voce. Non mi ha dimenticato, e vuole rivedermi. Se sa quello che sta facendo potrei salutarlo ancora una volta.

    Il circolo è intatto, nonostante gli schizzi di sangue lo rendano meno preciso. Controllo per bene i confini del vincolo. Tutto a posto, posso continuare. Appoggio la bottiglia accanto alle altre, poco distante dalla roncola. Barcollo un attimo, mentre un rigurgito del terrano mi assale la bocca dello stomaco. Inizio a spargere la polvere sulle ceneri rimaste.

    Il dislocamento è quasi piacevole. Sento intonare le parole del richiamo e riconosco la voce. Appena mi rendo conto si tratta di mio fratello una curiosa sensazione di deja vu scuote il mio spirito. Sì, è tanto che non lo rivedo, e so che non sarà un incontro semplice.

    La sabbia grigia ha ricoperto completamente il circolo, tracciato il pentacolo centrale. L’occhio grigio che ne è circondato sembra osservarmi malevolo. Dannato vino. Scuoto la testa e raccolgo il libro dal mobiletto scuro. Non è stato facile venirne in possesso, e ogni sguardo alle pagine macchiate di ruggine mi ricorda chi ne ha pagato il prezzo. Però il De Vermeris funziona proprio come diceva il tipo.

    Sta iniziando il rito. Le linee di separazione dimensionale mi circondano, fluenti come oceani di farfalle colorate. Distinguo il corridoio di materializzazione, il tunnel buio di cui tanto sentivo parlare un tempo. La luce è alle mie spalle, dinanzi a me una stanza in penombra, dove Alex intona una cantilena senza tempo.

    Poco dopo il tramonto, quando l’ho fatto la prima volta, il silenzio che anticipa l’arrivo mi aveva spaventato. Ora neppure l’aria gelida che invade la stanza, accompagnata dagli scricchiolii delle vetrate graffiate dalle dita dei morti riesce a scuotermi. Le mani mi sudano, per la trepidante attesa che precede l’incontro. Grido più forte l’invocazione. Vieni fratello mio. Vieni.

    La forza del richiamo è insostenibile. Lacera l’essenza del tempo con la promessa di ricostruirla altrove. Al cospetto di chi mi sta convocando. Frammenti inconsistenti si slegano come impossibili repliche del tutto, connessi da invisibili tracciature energetiche. Le parole che sorreggono l’anima sono più forti di qualsiasi corrente, appartengono alle voci dell’Oltre. Solo per questo non vengo disgregato nel passaggio. Ma prendo sostanza. Divengo.

    Lo vedo. Tremola, inconsistente ricordo che altera la percezione della stanza. I contorni sono vaghi come il fumo oleoso di un sigaro, si attorcigliano. Dalla voragine senza fondo che si è formata al centro del pentacolo esce un respiro catarroso. Lunghe lingue nere si attorcigliano lungo i bordi. Appena sfiorano la polvere grigia uno sfrigolio doloroso le costringe a ritornare da dove sono venute. Sostituite da altre, senza fine.

    Alex è di fronte a me. Il libro in una mano, la solita bottiglia nell’altra. Il mio corpo ormai è formato, e con esso piovono come raggi tra nuvole temporalesche i ricordi di ciò che siamo stati. Gli ho fatto un torto e ora so che posso chiedere il suo perdono. Sono qui apposta.
    – Alex, finalmente…


    Estraggo dalla cintura il lungo coltello e lo faccio volare poco sopra la mia spalla. Lui è sempre stato quello più alto. Arrivato al mio nome i suoi occhi brillano. Se ne rende conto. Lo passo da parte a parte. Chissà cosa sta pensando, se crede di ricordare. D’altronde il libretto dice chiaramente che una volta qui non hanno memoria delle “gite” precedenti.
    Il corpo si sta sciogliendo rapidamente, mentre quello schifo nel pavimento porta con sé le bestie striscianti. L’osservo con attenzione, come le prime volte, fissando lo sguardo di agonia che lo riporta da dov’è venuto.
    Appoggio il coltello vicino alla roncola sporca di sangue. Mi restano il fucile e la pistola. Ma so già che con questi non ci sarà la stessa soddisfazione.
    Glielo avevo promesso, che l’avrei trovato e ammazzato se me la portava via.
    Quello che non sapeva era quante volte intendevo farlo.
     
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    Amante Galattico

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    Non è che sia stato facile da seguire, ovvero non è che abbia capito molto alla prima lettura complice questo duplice punto di vista che è volutamente ambiguo. Ho dovuto rileggere il tutto separando le due parti, questo anche perché ci sono parecchie frasi a effetto, che però stringi stringi servono solo a fare atmosfera. Certo che è molto evocativo (!), però dà anche parecchie, forse troppe, cose per scontate che è vero che si intuiscono nel paragrafo finale, ma che tolgono un pochino alla lettura.
    Lo stile è comunque scorrevole e piacevole
    VARIE
    terrano (refuso)
     
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  3. overhill
     
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    Richiede almeno due letture, poiché non è immediato capire che i due stili si riferiscono a diversi protagonisti (e pensare che in un mio romanzo ho usato lo stesso sistema!! :D)
    Ma in questo caso è quasi un piacere arrivare allo stesso punto provenendo dai due punti di vista: in fondo chi ha mai indagato su cosa succede (meglio: può succedere) a un'anima quando viene evocata?
    Il finale è un po' troppo tirato via (complice il tempo e il limite dei caratteri, sicuramente).

    Alcune frasi vorrei averle scritte io :)
    CITAZIONE
    Tremola, inconsistente ricordo che altera la percezione della stanza.

    CITAZIONE
    La forza del richiamo è insostenibile. Lacera l’essenza del tempo con la promessa di ricostruirla altrove.

    Un piccolo appunto
    CITAZIONE
    Glielo avevo promesso, che l’avrei trovato e ammazzato se me la portava via.

    Peccato per quella virgola che spezza la frase. L'avrei preferita senza, o, al limite, usata per "marcare" le parole "e ammazzato":
    CITAZIONE
    Glielo avevo promesso che l’avrei trovato, e ammazzato, se me la portava via.

    Ecco, una cosa così :)
     
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  4. Piscu
     
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    carino, anche se non troppo originale. secondo me però ti sei concentrato troppo nel descrivere l'esecuzione del rito, di cui tutto sommato basta sapere che si tratta del riportare in vita qualcuno. buono lo stile, le descrizioni sono efficaci e i due punti di vista si intrecciano bene (anche se non si capisce suito).
     
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3 replies since 27/1/2011, 23:20   58 views
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