I pazzi stanno fuori
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I pazzi stanno fuori

Sotto i 40k, ma di poco.

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  1. Fini Tocchi Alati
     
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    Racconto rimosso su richiesta dell'autore.

    Edited by dadax70 - 11/9/2012, 15:01
     
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  2. princ3ss
     
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    SPOILER (click to view)
    E' un testo molto dialogato. Questo ha i suoi pregi, fra i quali una immediata immedesimazione nel contesto. Scorre in modo molto piacevole e ben strutturato. Non ho trovato errori. Solo una parte mi è parsa stridente, ora te la dico. Nel corso della lettura lui mi era apparso dicamo un uomo "normale". Invece improvvisamente mentre è in bagno in preda all'agitazione e si guarda nello specchio, l'ho visto come uno non privo di problemi, anzi. Poi verso la fine del racconto ritorna "normale", cioè mostra quell'apatia che tutto sommato aveva fin dall'inizio. Forsa è stata una tua specifica scelta e volontà dipingerlo così, anche per farlo rientrare nei "pazzi fuori". Diversamente forse c'è una sproporzione fra i numerosi e specifici dati e aneddoti che hai usato per la protagonista che quelli usati per lui. Ecco forse il titolo è un'espressione un po' abusata.


    Voto 3 e mezzo

    L'insieme coinvolge
     
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  3. ~ValeriaNitto~
     
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    modo particolare di narrare ^_^ complimenti!!
    non ho visto errori
     
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  4. =swetty=
     
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    Dal punto di vista formale l'ho trovato forse eccessivamente lungo, probabilmente ci sono delle parti in cui si potrebbe stringere e di solito ai racconti fa bene. Ma per il resto non ho notato inesattezze o errori.

    Sono i contenuti che mi disturbano in questa storia. Principalmente non riesco a capire il comportamento di Mauro: ha visto la Punto rossa e sa di non essersela sognata perché ne ha parlato col contadino, conosce Emma e sa che era per strada per andare da lui, perché non riesce a fare un semplice due più due?

    E questo rimanendo all'interno del topos narrativo "donne rinchiuse in manicomi sadomaso". Volendo uscirne, e quindi inziare a parlare della realtà, dubito che una persona venga ricoverata così, senza che si trovi alcuna richiesta del suo ricovero. Anche perché a che pro le suore dovrebbero occuparsene, dato che non essendo registrata nessuno pagherà per la sua retta?

    Inoltre non vedo alcun tentativo di approfondimento del tema della malattia mentale, ma tutto rimane legato allo stereotipo del delirio e dell'estraneamento dalla realtà, quasi che fosse l'unica possibile condizione di pazzia.

    Insomma, non posso a darti 1 perché tutto sommato è scritto bene, pur nelle sue incongruenze, quindi ti darò 2, ma è abbastanza risicato.
     
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  5. Fini Tocchi Alati
     
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    Grazie per i commenti e le letture.

    @princ3ss: sì, in effetti il personaggio di Mauro mi serviva proprio per marcare il senso del titolo. Credo che tu abbia ragioone quando dici che c'è una certa sproporzione. Peraltro, è mia intenzione scrivere altri capitoli di questa storia e quindi riequilibrare il tutto.

    @Valeria: grazie Valeria! Ma non voti?

    @swetty, cerco di rispondere alle tue perplessità:
    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE (=swetty= @ 1/2/2011, 16:26) 
    Principalmente non riesco a capire il comportamento di Mauro: ha visto la Punto rossa e sa di non essersela sognata perché ne ha parlato col contadino, conosce Emma e sa che era per strada per andare da lui, perché non riesce a fare un semplice due più due?

    In realtà, nelle mie intenzioni, Mauro non conosce la macchina di Emma. Per questo non ci dà troppa importanza. Inolotre, quando incontra (per la prima volta) Emma, forse anche suggestionato dalla suora, davvero gli sembra pazza!
    Però, hai ragione sul fatto che parlandone al contadino, parrebbe che la macchina una certa importanza l'abbia. Vediamo come posso rimediare...

    CITAZIONE (=swetty= @ 1/2/2011, 16:26) 
    Volendo uscirne, e quindi inziare a parlare della realtà, dubito che una persona venga ricoverata così, senza che si trovi alcuna richiesta del suo ricovero. Anche perché a che pro le suore dovrebbero occuparsene, dato che non essendo registrata nessuno pagherà per la sua retta?

    Emma si trova in questo istituto solo da pochi giorni. Le suore per ora non si preoccupano di ritrovare gli incartamenti. Credono che lei sia arrivata col pulmino insieme alle altre donne.
    Anche qui, hai ragione. Devo specificarlo meglio.

    CITAZIONE (=swetty= @ 1/2/2011, 16:26) 
    Inoltre non vedo alcun tentativo di approfondimento del tema della malattia mentale, ma tutto rimane legato allo stereotipo del delirio e dell'estraneamento dalla realtà, quasi che fosse l'unica possibile condizione di pazzia.

    In realtà, qui non sono molto d'accordo (o forse non ho inteso la tua osservazione). In effetti, ho cercato di affrontare diverse condizioni della malattia: dalla rabbia di Simona, alla frustrazione di Francesca, dalla depressione di Giulia, al delirio e all'estraneamento di Marisa e Franca, fino ad arrivare alla rigorosa lucidità di Gabriella.


    Grazie per le preziose osservazioni.
     
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  6. ~ValeriaNitto~
     
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    ho votato Fini, perchè non dovrei... non ti risulta?

    è voto 3

    Edited by ~ValeriaNitto~ - 2/2/2011, 09:13
     
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  7. Fini Tocchi Alati
     
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    CITAZIONE (~ValeriaNitto~ @ 2/2/2011, 08:42) 
    ho votato Fini, perchè non dovrei... non ti risulta?
    è voto 3

    Ah, un 3 c'è, pensavo fosse di pric3ss.
    E allora, manca il voto di princ3ss :P
     
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  8. Olorin
     
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    Ti anticipo che sono indeciso tra 3 e 4.
    SPOILER (click to view)
    La storia non è molto originale, però è scritta davvero bene, soprattuto la sua anima che è la tensione per l'incertezza di quel che può accadere la riga dopo, è gestita con maestria.

    La parte che riguarda Mauro forse, naufraga un po' dalla scena del bagno in poi. L'hai caricato come personaggio quasi al pari di Emma, ma poi l'hai assolutamente abbandonato e relegato ad un ruolo meno che secondario. Se tu fossi riuscito a mantenere in maniera paritaria la tensione sui due personaggi, sarebbe stato perfetto.

    Visto la breve riflessione che avevamo fatto due edizioni fa in merito al 'punto di vista', ti segnalo due impressioni molto più lievi che mi ha dato un passaggio del racconto, su cui magari potresti darmi una conferma o correggermi:
    CITAZIONE
    Emma Rosati si ritrovò a imprecare nel cuore della notte. Pioveva già da diverse ore quando la sua Punto rossa si era fermata.
    Era una donna di quarant'anni portati male, grassa e sola. Pochi amici, unica parente una vecchia zia che andava a trovare di rado e senza troppo entusiasmo.
    Si trovava in viaggio per trascorrere le festività natalizie da Mauro, un uomo di mezza età conosciuto in chat.

    E fin qui il tuo narratore se ne sta beatamente all’esterno del personaggio
    CITAZIONE
    Non vedeva case nelle vicinanze.

    Ecco. Soggettiva dall’interno: “non vedeva”. Non “non si vedevano case nelle vicinanze” che avrebbe lasciato il narratore nella collocazione precedente, bensì una percezione diretta del personaggio.
    CITAZIONE
    Si era persa e, come se non bastasse, il cellulare non aveva campo

    E te ne torni fuori…
    Anche dopo utilizzi molti “vide” che potrebbero invece essere spersonalizzati
    CITAZIONE
    «Dove hai preso quel gatto?»

    Non hai detto che se l’era portato dietro. E’ a mio parere un’informazione importante da dare nel momento in cui dici che prende l’ombrello e va.
    CITAZIONE
    «Suor Teresa», chiamò a gran voce la monaca.
    Si avvicinò allora la suora di prima.
    «Suor Lucia, cosa sta succedendo?»
    «Questa donna ha con sé un gatto».
    Suor Teresa si rivolse a Emma e le disse con gentilezza: «Non è permesso tenere animali qui. Dallo a me, ci penso io».
    Emma strinse più forte a sé Polifemo che miagolò.
    «Non preoccuparti», aggiunse la suora, «lo riavrai domani. Intanto gli daremo da mangiare».
    La donna finalmente si convinse e consegnò il gatto.

    Qui addirittura sembra quasi che l’io narrante stia più dalla parte delle suore. Prima ti sei dilungato nella descrizione di cosa provava Emma, in questo frangente, nemmeno un accenno.
    CITAZIONE
    Il posto non metteva certo allegria. Doveva essere un convento e probabilmente le donne che aveva visto erano delle novizie.

    Intrusionissima!


    Comunque direi più 4 che 3
     
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  9. Fini Tocchi Alati
     
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    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE (Olorin @ 3/2/2011, 15:32) 
    La parte che riguarda Mauro forse, naufraga un po' dalla scena del bagno in poi. L'hai caricato come personaggio quasi al pari di Emma, ma poi l'hai assolutamente abbandonato e relegato ad un ruolo meno che secondario. Se tu fossi riuscito a mantenere in maniera paritaria la tensione sui due personaggi, sarebbe stato perfetto.

    Olorin, hai perfettamente ragione.
    Il mio intento era di rendere Mauro un personaggio importante come Emma, perché mi serviva per caricare il doppio senso del titolo, che poi è l'idea su cui si basa il racconto.
    Purtroppo, non avevo più spazio e non sono riuscito a tagliare gli abeddoti riguardanti Emma perché li ritenevo troppo importanti ai fini della storia.
    Comunque, è certo: svilupperò il personaggio di Mauro.

    CITAZIONE (Olorin @ 3/2/2011, 15:32) 
    Visto la breve riflessione che avevamo fatto due edizioni fa in merito al 'punto di vista', ti segnalo due impressioni molto più lievi che mi ha dato un passaggio del racconto, su cui magari potresti darmi una conferma o correggermi:

    Mi inviti a nozze! Il PdV rpima o poi mi farà impazzire...

    CITAZIONE (Olorin @ 3/2/2011, 15:32) 
    Emma Rosati si ritrovò a imprecare nel cuore della notte. Pioveva già da diverse ore quando la sua Punto rossa si era fermata.
    Era una donna di quarant'anni portati male, grassa e sola. Pochi amici, unica parente una vecchia zia che andava a trovare di rado e senza troppo entusiasmo.
    Si trovava in viaggio per trascorrere le festività natalizie da Mauro, un uomo di mezza età conosciuto in chat.

    E fin qui il tuo narratore se ne sta beatamente all’esterno del personaggio
    CITAZIONE
    Non vedeva case nelle vicinanze.

    Ecco. Soggettiva dall’interno: “non vedeva”. Non “non si vedevano case nelle vicinanze” che avrebbe lasciato il narratore nella collocazione precedente, bensì una percezione diretta del personaggio.
    CITAZIONE
    Si era persa e, come se non bastasse, il cellulare non aveva campo

    CITAZIONE
    E te ne torni fuori…
    Anche dopo utilizzi molti “vide” che potrebbero invece essere spersonalizzati

    E' un'osservazione maledettamente giusta. Maledetto!
    Però, in realtà, la mia intenzione era di puntare su una focalizzazione interna del personaggio alternandola a una esterna.
    Ammetto che si è trattata, più che altro, di una scelta di convenienza, nel senso che mi è stato più facile scrivere così.
    Ma, ammesso che si tratti di una scelta corretta, secondo te non funziona? E per farlo fuinzionare?


    CITAZIONE (Olorin @ 3/2/2011, 15:32) 
    «Dove hai preso quel gatto?»

    CITAZIONE
    Non hai detto che se l’era portato dietro. E’ a mio parere un’informazione importante da dare nel momento in cui dici che prende l’ombrello e va.

    Giusto.


    CITAZIONE (Olorin @ 3/2/2011, 15:32) 
    «Suor Teresa», chiamò a gran voce la monaca.
    Si avvicinò allora la suora di prima.
    «Suor Lucia, cosa sta succedendo?»
    «Questa donna ha con sé un gatto».
    Suor Teresa si rivolse a Emma e le disse con gentilezza: «Non è permesso tenere animali qui. Dallo a me, ci penso io».
    Emma strinse più forte a sé Polifemo che miagolò.
    «Non preoccuparti», aggiunse la suora, «lo riavrai domani. Intanto gli daremo da mangiare».
    La donna finalmente si convinse e consegnò il gatto.

    CITAZIONE
    Qui addirittura sembra quasi che l’io narrante stia più dalla parte delle suore. Prima ti sei dilungato nella descrizione di cosa provava Emma, in questo frangente, nemmeno un accenno.

    In questo caso, però, mi limitò a riportare un dialogo. Però è vero che c'è uno stacco con il resto del racconto.

    CITAZIONE (Olorin @ 3/2/2011, 15:32) 
    CITAZIONE
    Il posto non metteva certo allegria. Doveva essere un convento e probabilmente le donne che aveva visto erano delle novizie.

    Intrusionissima!

    A parte la considerazione di prima, credi che potrei risolvere il problema con un "pensò", o gliela devo proprio far dire questa frase?



    Grazie mille per le preziose osservazioni.
    Mi sa che ti sei dimenticato anche tu di votare.
    Oppure comincio a pensare di avere problemi nella visualizzazione dei voti...
     
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  10. Olorin
     
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    Non mi sono dimenticato di votare, non l'avevo ancora fatto di proposito! ^_^ Esprimo il mio commento e il voto che ne consegue, ma prima di formalizzare quest'ultimo clickando il sondaggio, attendo un feedback dall'autore. Magari non ho capito una fava del racconto, oppure il mio livello tecnico è così scarso da confondere una finezza artistica con una castroneria che una volta spiegata, potrei anch'io essere in grado di apprezzare, quindi...
    (anche Magister manca del voto)

    Per esempio, tu dici di voler alternare una focalizzazione interna ad una esterna e io l'esperienza per dirti se una tecnica così si può gestire al punto da raggiungere un buon risultato, non ce l'ho. Quello che posso dire è che da lettore, devo sedermi comodamente su una delle seguenti sedie per potermi immedesimare nella storia: il destino (narratore onniscente), il tapino (punto di vista nel protagonista), il compagno di sventura (narratore esterno che ne sa quanto il protagonista).

    In base a questa tua indicazione, secondo me il brano che dovresti però perfezionare, è quello dell'incontro con le suore. Lì il narratore che prima la suonava e la cantava su Emma, della protagonista non dice più nulla e io l'ho proprio percepito come un passaggio a vuoto.
     
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  11. Fini Tocchi Alati
     
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    Capisco quello che intendi.
    Queste indicazioni mi sono molto utili.
    Un occhio esterno e distaccato (e attento) può individuare incorerenze che io, come scrittore, fatico a vedere.
    Ottimo!

    Ti chiedo un'ultima cosa e poi giuro che ti lascio in pace :D (giurin giurella).
    Il brano dell'incontro con le suore, tu, come lo scriveresti?
     
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  12. Olorin
     
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    EDIT: meglio precisare. Quanto riportato sotto vuole solo essere l'esemplificazione di quanto ho detto nel commento riguardo la 'forma' che il brano a mio parere dovrebbe avere per essere meglio malagamato col resto del racconto e non certo un riferimento stilistico, né tantomeno uno tecnico.
    In altre parole, so bene che puoi scrivertelo meglio da solo! :)
    Magari così hai però un 'campione' gratuito da appiccicare temporaneamente all'interno del pezzo, per vedere l'effetto che fa (vengo anch'io, no, tu no; vengo anch'io, no, tu no...) :D

    Narratore "compagno di sfortuna":

    Un'altra suora, più robusta della precedente, con una striscia di orripilanti peli sotto il naso, cercò di strapparle via Polifemo. «Ma cosa fa?», chiese Emma, agitata.
    «Suor Teresa», chiamò a gran voce la monaca.
    Emma non capiva cosa stesse succedendo. Insomma, in fondo lei era venuta lì solo per chiedere aiuto e se non ti aiutano delle suore, allora chi?
    Si avvicinò dunque la suora di prima.
    «Suor Lucia, cosa sta succedendo?»
    «Veramente, io...» cominciò Emma, ma immediatamente la suora col naso peloso la scavalcò, scalzandola «Questa donna ha con sé un gatto».
    Suor Teresa si rivolse a Emma e le disse con gentilezza: «Non è permesso tenere animali qui. Dallo a me, ci penso io».
    Emma strinse più forte a sé Polifemo che miagolò. Perché mai avrebbero dovuto prenderglielo?
    «Non preoccuparti», aggiunse la suora, «lo riavrai domani. Intanto gli daremo da mangiare».
    «Ma perché non posso tenerlo con me?» domandò Emma portando il gatto sul fianco, in modo da frapporre il corpo tra l'animale e le sue pretendenti.
    «La sua presenza potrebbe risultare per così dire, di disturbo per alcune delle ospiti» sorrise Suor Teresa ritraendo le braccia e giungendole sul ventre.
    Il volto della monaca ammiccò.
    Emma allora si convinse e consegnò il gatto.
    A quel punto, chiuso il piccolo incidente ma con Emma ancora un po' dubbiosa, il gruppetto si incamminò verso una vecchia scalinata, salita la quale giunsero al secondo piano dove entrarono in una sorta di dormitorio.
    Emma si guardava intorno trovando il luogo piuttosto sporco e lugubre.
    «Qual è il tuo nome?», le chiese all'improvviso la suora.
    «Mi chiamo Emma Rosati, ma cerco solo un alloggio per la notte».
    «Certo cara, adesso provvederemo». Poi a suor Lucia: «Il nome di questa donna non è stato inserito nell'elenco».
    «Ci sarà un errore», rispose suor Lucia. «Tutte le carte, comunque, ci arriveranno dopo le feste».
    «Cerco solo un riparo per la notte», ripeté Emma stranita da tutti i problemi che il suo arrivo sembrava aver creato.
    «Per questa sera dormirai da sola», concluse la monaca.

    Edited by Olorin - 4/2/2011, 11:49
     
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  13. federica68
     
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    Ciao Attilio

    SPOILER (click to view)
    non so

    sono piuttosto perplessa nel commentare questo racconto
    Ha pregi e debolezze, secondo me

    per quello che riguarda i pregi, il ritmo e lo stile secondo me sono ottimi, ma nelle debolezze a mio parere c'è una trama un po' scontata (il tema del pazzo che in realtà non lo è ma nessuno gli crede) e a tratti poco verosimile. Mi spiego

    quello che fanno le suore è a tutti gli effetti un sequestro (plurimo) di persona, possibile che Mauro non si insospettisca?

    le pazienti non possono essersi ricoverate di loro volontà con le modalità che indichi tu, cioè addirittura con un pulmino.

    chi le ha convinte?
    convincere un paz psichiatrico a ricoverarsi è una cosa che si fa correntemente, cioè, se un paziente psichiatrico necessita di un ricovero viene portato in pronto soccorso, ma già da subito i militi della Croce Rossa lo convincono a venire con loro. Il convincimento inizia subito, cioè.
    Poi in Pronto uno psichiatra lo convince a farsi ricoverare, e allora viene ricoverato
    Il tutto si fa per evitare un TSO al paziente, che comporta l'intervento delle forze dell'ordine e del sindaco, e tutta una serie di cose che poi comprometterebbero l'esito del ricovero perchè a quel punto il paziente non sarebbe più collaborante

    Il TSO in definitiva si fa solo se è strettamente indispensabile
    http://it.wikipedia.org/wiki/Trattamento_s...io_obbligatorio
    quindi ha senso che i paz si ricoverino di loro volontà, ma non come succede nel racconto

    normalmente è vero che il paz psichiatrico è conosciuto dai medici e si fida abbastanza, e si lascia convincere a ricoverarsi, ma si fa con il singolo paziente, non si è mai visto un ricovero multiplo. Con quali modalità e motivazioni l'autista del pulmino ha raccolto le pazienti e ne ha fatto un'infornata? hanno battuto lo città palmo a palmo per raccogliere le pazze? le hanno trasferite da un'altra struttura? Ok suore, autisti e guardie possono anche essere una banda di criminali, come si rivelano poi, ma Mauro dovrebbe insospettirsi quando vede che non c'è nessun documento firmato da Emma (la suora gli mostra dei documenti, a un certo punto)

    inoltre quando l'accompagnano da lei, dovrebbe vedere le condizioni in cui sono tenute le donne e i suoi sospetti dovrebbero diventare molto insistenti, anche se è un debole, anche se non sa niente delle leggi, invece non fa una piega e alla fine denuncia il tentativo di fuga della donna...

    mi convince davvero poco. Avrebbe avuto più senso che facesse un giro in internet per informarsi sulle procedure, e denunciasse di conseguenza le suore ai carabinieri, o almeno che lo facesse per le condizioni igieniche che ha trovato nel manicomio.
    Non c'è nemmeno un medico, e questo Mauro dovrebbe notarlo immediatamente. È normale quando si ha qualcuno ricoverato da qualche parte chiedere di parlare con un medico, e a quel punto le suore sarebbero reticenti e i suoi sospetti andrebbero alle stelle, se ancora aveva bisogno di imbeccate per insospettirsi...

    invece niente di niente

    ok è un debole e lo abbiamo capito, ma non ha nemmeno l'ombra di un dubbio, niente di niente, non è verosimile

    magari dopo aver avuto il dubbio, aver cercato in internet, chiesto del medico, potrebbe aver capito che la cosa non quadra, ma siccome è un debole, ALLORA si adegua, magari non vuole casini, allora sì, uno scenario del genere ci sta nel personaggio del vigliacco




    poi:
    dopo la scena iniziale in cui Emma arriva al manicomio e vediamo le altre donne dell'infornata, non vediamo più nessuna delle nuove arrivate.
    dove sono finite?

    non so, ti ripeto, nonostante sia scritto bene e ti tenga sulla corda fino a un certo punto, con l'entrata in scena di Mauro al manicomio, la sospensione dell'incerdulità per me è crollata rovinosamente, e a maggior ragione quando nel post hai spiegato la funzione del pulmino (pensavo che avesse portato delle provviste o cose simili)

    mi dispiace ma non riesco a mettere più di 2
    non volermene
     
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  14. Selene B.
     
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    Ciao.
    SPOILER (click to view)
    Bellissimo racconto, proprio bello: me lo sono letto tutto con piacere, anche se ho iniziato dicendo, comincio ma poi vado a letto, sono troppo stanca. Però tutta la storia si basa su un'assistenza ai malati di mente che non esiste nella realtà. Tanto per cominciare il ricovero coatto non mi risulta sia possibile, salvo dimostrata pericolosità del malato (che qui non vedo). E anche le altre donne, da dove arrivano? che è sto pulmino? Senza contare che tutta la gestione e le cure (addirittura l'elettrochock), al giorno d'oggi, sarebbero soggette a qualche controllo dall'esterno, spero. Insomma, forse dovresti ambientare la storia nel passato, quando certi trattamenti ai malati di mente erano leciti e praticati. I due però così dovresti farli conoscere in modo diverso, la chat non funzionerebbe più...però c'erano sempre le agenzie per cuori solitari, le inserzioni, i mezzani, etc. Per ora voto 3.
     
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  15. Fini Tocchi Alati
     
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    Ciao Fede!
    SPOILER (click to view)
    Ho letto il tuo commento, e credo di non essere riuscito a chiarire una cosa.
    Quello che accade a Emma non riguarda tutte le altre pazienti.
    Nel senso che a Emma capita un tragico equivoco: si ritrova rinchiusa in un manicomio per sbaglio. Poi viene trattenuta o perché non credono che sia sana di mente (per esempio Mauro), o perché credono che sia pericoloso farla uscire (per esempio suor Teresa).
    Tutte le altre sono dentro perché effettivamente pazze.
    Arrivano in pulmino non perché c'è stata una sorta di retata. Io pensavo piuttosto a un trasferimento da un'altra struttura (a un certo punto, suor Lucia accenna alle "carte che devono ancora arrivare"), ma non ci ho puntato troppo l'attenzione, perché a me interessava quello che succedeva a Emma. Non credevo necessario, per le altre, dover spiegare come e perché avevano deciso di farsi ricoverare.
    Peraltro, il pulmino porta solo una parte delle malate (le nuove "arrivate", appunto, tra le quali Emma). Tutte le altre sono già dentro (e c'è Gabriella che le conosce tutte e non potrebbe farlo se non vivessero da tempo insieme).
    Per quanto riguarda Mauro, tu dici che non si insospettisce. Ma di che? Lui parla solo con la madre superiora e con Emma. Con nessun'altra. Va lì per spiegare l'equivoco, ma pian piano si convince che forse Emma è pazza davvero. Viene fatto accomadare in una sorta di studio e poi in una camera per l'incontro con Emma (il tutto dura lo spazio di pochi minuti, un'ora al massimo. Se non vede un medico non ci fa troppo caso, anche perché vede comunque le suore che nel manicomio rivestono una certa autorià). Non vede dunque le condizioni in cui le malate sono trattate. Conosce solo quello che gli dice Emma e di lei, in fondo, non si fida perché, in fondo, l'ha soltanto frequentata in chat.
    Forse alcuni di questi passi dovrei chiarirli meglio, ma ripeto non credevo fosse necessario farlo più di tanto. Credevo bastasse qualche frase a mò di orientamento.

    Grazie mille per le considerazioni.

    CITAZIONE (Selene B. @ 4/2/2011, 22:36) 
    Ciao.
    SPOILER (click to view)
    Bellissimo racconto, proprio bello: me lo sono letto tutto con piacere, anche se ho iniziato dicendo, comincio ma poi vado a letto, sono troppo stanca. Però tutta la storia si basa su un'assistenza ai malati di mente che non esiste nella realtà. Tanto per cominciare il ricovero coatto non mi risulta sia possibile, salvo dimostrata pericolosità del malato (che qui non vedo). E anche le altre donne, da dove arrivano? che è sto pulmino? Senza contare che tutta la gestione e le cure (addirittura l'elettrochock), al giorno d'oggi, sarebbero soggette a qualche controllo dall'esterno, spero. Insomma, forse dovresti ambientare la storia nel passato, quando certi trattamenti ai malati di mente erano leciti e praticati. I due però così dovresti farli conoscere in modo diverso, la chat non funzionerebbe più...però c'erano sempre le agenzie per cuori solitari, le inserzioni, i mezzani, etc. Per ora voto 3.

    Ciao Selene!
    SPOILER (click to view)
    Hai colto nel segno!
    Avevo deciso di ambientare tutto nel passato, perché,a quanto pare, certe situazioni allora erano "normali". Però, poi avevo un problema: la chat!, che mi era indispensabile per creare un alone di solitudine attorno a Emma. (A proposito, la sua pericolosità dovrebbe essere resa evidente dalle sue intemperanze e ieìrrequietezze e atteggiamenti violenti).
    Ottima l'idea delle agenzie per cuori solitari. Ne terrò conto.

    Thanks!
     
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23 replies since 1/2/2011, 00:04   466 views
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