Lasciatemi dormire (di Diego Di Dio)
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Lasciatemi dormire (di Diego Di Dio)

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  1. Dieguito_85
     
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    Il racconto è stato rimosso su richiesta dell'autore.

    Edited by Strumm - 16/11/2011, 09:15
     
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  2. MichelaZ
     
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    La storia è bella e costruita bene.
    Mi piacciono le storie che cominciano con persone fatte a pezzi, e si rimandano i discorsi a dopo :)
    Ti fa venire voglia di continuare a leggere.

    Mi piace anche vedere il povero Malorni impazzire un po' alla volta chiudendosi nella propria mente dolorante.
    In fondo nei paesi ce ne sono tanti di vecchi un po' strambi come questi, che danno l'idea di essere capaci di ammazzare qualcuno se solo li stuzzichi un po' troppo.

    Mi piace anche come rendi l'idea del paese nell'atteggiamento di Visaggio, che continua a essere gentile col vecchio vicino nonostante la sua scortesia: nei paesi funziona così, se no non si va avanti...

    Quel che invece non mi fa impazzire è il linguaggio.
    Se fossi in te proverei a tagliare, tagliare, tagliare: dire le stesse cose con la metà delle parole.

    Per esempio:
    CITAZIONE
    Primo: il giovane in uniforme e il signor Visaggio avevano fatto la medesima battuta imbecille sui tappi per le orecchie. Secondo: nonostante la denuncia sporta da un privato cittadino, nessun membro delle forze dell’ordine aveva dato importanza alle sue lamentele.
    Conclusione: cospiravano contro di lui.
    Tutti.
    Perché? Semplice, perché Malorni era lo zimbello del paese, era lo scemo del villaggio che nessuno esitava a prendere in giro. Era, agli occhi di tutti, un vecchio un po’ “matto”, come aveva detto Visaggio a quel piantagrane di suo figlio.

    Se mettessi:
    CITAZIONE
    Primo: il giovane in uniforme e il signor Visaggio avevano fatto la medesima battuta sui tappi per le orecchie. Secondo: nonostante la denuncia sporta da un privato cittadino, nessun membro delle forze dell’ordine vi aveva dato importanza.
    Conclusione: cospiravano contro di lui.
    Tutti.
    Malorni per tutti loro era lo zimbello del paese, lo scemo del villaggio, un vecchio “matto”.

    risulterebbe a mio avviso più agile: la frase "Inoltre, c’era un motivo ulteriore per il quale Malorni era legittimato a odiare il suo vicino di casa" è proprio pesante.
    In generale lavorerei soprattutto su questo, perché la lettura risulta lenta e poco scorrevole: peccato perché invece la storia è accattivante, può venir fuori un noir di paese di tutto rispetto :)

    Segnalo anche le due vocine che il vecchio ha nella testa: la seconda voce è sempre "cattiva", mentre la prima in alcuni casi è la voce della follia ("lo hanno mandato gli zampognari"), in altri casi però rappresenta la ragionevolezza ("come spieghi che tutti stanno festeggiando?").

    Per finire, se il medico aveva capito benissimo l'origine dei mal di testa di Malorni, com'è che non gli prescrive un calmante piuttosto che la novalgina? Mi sarei aspettata questo, e che il vecchio rfiutasse con disprezzo insistendo sul fatto che non era lui a essere "matto".

    Comunque, ti ripeto, la storia mi è piaciuta, vale la pena di lavorarci.

    In questa edizione non voto.
    [EDIT] Dal momento che ho inserito una storia anch'io, non c'è più motivo di non votare...
    Così com'è ora, metto 2,

    Edited by MichelaZ - 3/4/2011, 20:13
     
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  3. Dieguito_85
     
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    CITAZIONE (MichelaZ @ 1/4/2011, 15:16) 
    La storia è bella e costruita bene.
    Mi piacciono le storie che cominciano con persone fatte a pezzi, e si rimandano i discorsi a dopo :)
    Ti fa venire voglia di continuare a leggere.

    Mi piace anche vedere il povero Malorni impazzire un po' alla volta chiudendosi nella propria mente dolorante.
    In fondo nei paesi ce ne sono tanti di vecchi un po' strambi come questi, che danno l'idea di essere capaci di ammazzare qualcuno se solo li stuzzichi un po' troppo.

    Mi piace anche come rendi l'idea del paese nell'atteggiamento di Visaggio, che continua a essere gentile col vecchio vicino nonostante la sua scortesia: nei paesi funziona così, se no non si va avanti...

    Quel che invece non mi fa impazzire è il linguaggio.
    Se fossi in te proverei a tagliare, tagliare, tagliare: dire le stesse cose con la metà delle parole.

    Per esempio:
    CITAZIONE
    Primo: il giovane in uniforme e il signor Visaggio avevano fatto la medesima battuta imbecille sui tappi per le orecchie. Secondo: nonostante la denuncia sporta da un privato cittadino, nessun membro delle forze dell’ordine aveva dato importanza alle sue lamentele.
    Conclusione: cospiravano contro di lui.
    Tutti.
    Perché? Semplice, perché Malorni era lo zimbello del paese, era lo scemo del villaggio che nessuno esitava a prendere in giro. Era, agli occhi di tutti, un vecchio un po’ “matto”, come aveva detto Visaggio a quel piantagrane di suo figlio.

    Se mettessi:
    CITAZIONE
    Primo: il giovane in uniforme e il signor Visaggio avevano fatto la medesima battuta sui tappi per le orecchie. Secondo: nonostante la denuncia sporta da un privato cittadino, nessun membro delle forze dell’ordine vi aveva dato importanza.
    Conclusione: cospiravano contro di lui.
    Tutti.
    Malorni per tutti loro era lo zimbello del paese, lo scemo del villaggio, un vecchio “matto”.

    risulterebbe a mio avviso più agile: la frase "Inoltre, c’era un motivo ulteriore per il quale Malorni era legittimato a odiare il suo vicino di casa" è proprio pesante.
    In generale lavorerei soprattutto su questo, perché la lettura risulta lenta e poco scorrevole: peccato perché invece la storia è accattivante, può venir fuori un noir di paese di tutto rispetto :)

    Segnalo anche le due vocine che il vecchio ha nella testa: la seconda voce è sempre "cattiva", mentre la prima in alcuni casi è la voce della follia ("lo hanno mandato gli zampognari"), in altri casi però rappresenta la ragionevolezza ("come spieghi che tutti stanno festeggiando?").

    Per finire, se il medico aveva capito benissimo l'origine dei mal di testa di Malorni, com'è che non gli prescrive un calmante piuttosto che la novalgina? Mi sarei aspettata questo, e che il vecchio rfiutasse con disprezzo insistendo sul fatto che non era lui a essere "matto".

    Comunque, ti ripeto, la storia mi è piaciuta, vale la pena di lavorarci.

    In questa edizione non voto.

    Grazie mille per i commenti e la lettura. Provvederò a seguire i tuoi consigli con calma e magari dopo qualche altra lettura, onde evitare di postare cento versioni. Comunque ottime osservazioni, grazie. Sono contento che la storia ti sia piaciuta.
     
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  4. Alessanto
     
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    Letto.

    SPOILER (click to view)
    Idea carina anche la struttura non è male anche se l'evoluzione non permette alcun sussulto o sorpresa. Si sa dove andare a parare e... ci si va' ^_^
    Anche la pazzia del vecchio non mi ha convinto: in principio è okay. Da metà del racconto in poi è troppo veloce e, leggendo cosa ha fatto alla famiglia, lo è stata ancora di più nella parte non raccontata. Forse maggiore respiro gioverebbe.
    Le descrizioni non si confanno, secondo me, a un pezzo così. Scendi troppo nei dettagli: in un noir non serve.
    Da limare la forma e da sfoltire nel complesso tutto il pezzo.
    Esempio:
    CITAZIONE
    Quando il brigadiere Lo Russo giunse sul luogo del delitto, il tempo non prometteva niente di buono. Il cielo era plumbeo e le nuvole cariche di pioggia.

    Sei certo che serva la descrizione del motivo per cui "non prometteva niente di buono"?

    CITAZIONE
    Il carabiniere scelto Schiano lo raggiunse nella piccola piazzetta che si apriva all’incrocio tra Via Canalone e Via Concetta Barra.

    Ecco, secondo me, come potrebbe essere sfoltita:

    Il carabiniere scelto Schiano lo raggiunse nella piccola piazza tra Via Canalone e Via Concetta Barra


    Voto 2.

    Edited by Alessanto - 2/4/2011, 09:44
     
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  5. Dieguito_85
     
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    CITAZIONE (Alessanto @ 2/4/2011, 08:36) 
    Letto.

    SPOILER (click to view)
    Idea carina anche la struttura non è male anche se l'evoluzione non permette alcun sussulto o sorpresa. Si sa dove andare a parare e... ci si va' ^_^
    Anche la pazzia del vecchio non mi ha convinto: in principio è okay. Da metà del racconto in poi è troppo veloce e, leggendo cosa ha fatto alla famiglia, lo è stata ancora di più nella parte non raccontata. Forse maggiore respiro gioverebbe.
    Le descrizioni non si confanno, secondo me, a un pezzo così. Scendi troppo nei dettagli: in un noir non serve.
    Da limare la forma e da sfoltire nel complesso tutto il pezzo.
    Esempio:
    CITAZIONE
    Quando il brigadiere Lo Russo giunse sul luogo del delitto, il tempo non prometteva niente di buono. Il cielo era plumbeo e le nuvole cariche di pioggia.

    Sei certo che serva la descrizione del motivo per cui "non prometteva niente di buono"?

    CITAZIONE
    Il carabiniere scelto Schiano lo raggiunse nella piccola piazzetta che si apriva all’incrocio tra Via Canalone e Via Concetta Barra.

    Ecco, secondo me, come potrebbe essere sfoltita:

    Il carabiniere scelto Schiano lo raggiunse nella piccola piazza tra Via Canalone e Via Concetta Barra


    Voto 2.

    Grzie del commento e del voto.
    Lo so, devo sfoltire assolutamente...
     
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  6. marramee
     
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    Un fatto di cronaca ben delineato, con un'ottima costruzione e dialoghi attendibili.
    In molti punti questo racconto ha sfiorato il quattro, però ce ne sono stati altri in cui non mi ha convinto del tutto.
    Per iniziare una sequela di particolari troppo macabri che sarebbero stati più adatti in un horror e in cui non era necessario indulgere così pesantemente, e che quindi declassano un po' la storia. In secondo luogo le vocine bene/male che giudano le azioni del protagonista, e che troppo assomigliano all'angioletto/diavoletto delle barzellette. Questo purtroppo rovina il racconto, e molto. Ti consiglio di trovare un altro sistema per raccontare il progredire della follia del vecchio, perché così non riesce a essere realistico.
    In definitiva voto tre scarso, ma questo racconto, opportunamente aggiustato potrebbe tranquillamente diventare un quattro pieno.
     
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    SPOILER (click to view)
    Un buon racconto, anche se sapere già dall'inizio cosa accadrà lo sciupa un pochino. In realtà vedo la ragione per questo tipo di costruzione, e non saprei dire come altro gestirlo, però leggerlo sapendo già il finale toglie qualcosa al crescendo che ci sarebbe altrimenti.


    Voto 3.

    CITAZIONE (Dieguito_85 @ 1/4/2011, 00:09) 
    Il brigadiere sentì la colazione salirgli su per lo stomaco. Ma prima di lasciarsi andare a un vomito liberatorio, i suoi occhi si soffermarono sugli altri due.

    Occhio (ehm... ^__^; ), scritto così sono gli occhi che non si lasciano andare al vomito. Direi "Ma prima che si lasciasse andare [...]"

    CITAZIONE (Dieguito_85 @ 1/4/2011, 00:09) 
    Ricordò che Schiano, a telefono, gli aveva accennato qualcosa del genere.

    Refuso: "al"

    CITAZIONE (Dieguito_85 @ 1/4/2011, 00:09) 
    Poco distante dal pollaio, c’erano in ordine:

    "[...] c'erano, in ordine". La virgola lì separa il soggetto dal predicato (per quanto il primo sia dopo i due punti. Peraltro io non userei i due punti per un elenco così breve, mi limiterei a una virgola dopo "ordine", ma questo è un punto di vista buono quanto un altro)

    CITAZIONE (Dieguito_85 @ 1/4/2011, 00:09) 
    L’ultima cosa che Lo Russo registrò fu una roncola semi nascosta

    "seminascosta"

    CITAZIONE (Dieguito_85 @ 1/4/2011, 00:09) 
    “Brigadiere”, disse, “ho trovato queste”. Aprì la mano e mostrò cartucce di petardi di diversa grandezza. “Di fronte alla casa ce ne sono ancora tanti”.

    "tante"

    CITAZIONE (Dieguito_85 @ 1/4/2011, 00:09) 
    Pertanto, l’unica cosa che potesse fare, era quella di assumere farmaci per alleviare il dolore.

    La virgola dopo "fare" sta in mezzo tra soggetto e predicato. "quella" mi semrba superfluo ("l'unica cosa che potesse fare era assumere...")

    CITAZIONE (Dieguito_85 @ 1/4/2011, 00:09) 
    Quindi, un’acqua che aveva accumulato suoni e rumori sarebbe stata deleteria per il suo organismo. Al contrario, un’acqua che aveva accumulato solo silenzio, sarebbe stata un toccasana.

    Non sarebbe meglio "dell'acqua"?

    CITAZIONE (Dieguito_85 @ 1/4/2011, 00:09) 
    Malorni, per un mese, non aveva fatto altro che bere il contenuto della sua vasca: chiusa in bagno, lontana da tutto e da tutti, avrebbe dovuto accumulare, e poi trasmettere al suo corpo, nient’altro che silenzio. E, in quel modo, alleviare il suo fastidio. Ciononostante, quel rimedio, per cause che Malorni ancora non comprendeva, si era rivelato un fallimento.

    Mi sembra ci sia una concentrazione di virgole un po' elevata in questo passaggio. Alcune si potrebbero togliere senza danno.

    CITAZIONE (Dieguito_85 @ 1/4/2011, 00:09) 
    In pratica, pensava Malorni, gli zampognari erano solo ubriaconi scesi giù dalle montagne, che venivano a Procida e chiedevano cifre assurde, per suonare musiche stonate e cacofoniche.

    La virgola dopo "assurde" è di troppo.

    CITAZIONE (Dieguito_85 @ 1/4/2011, 00:09) 
    le sue emicranie erano ormai diventate proverbiali e, quando qualcuno lo incrociava per le vie, non perdeva mai occasione per una battutina o uno sfottò.

    Hai messo il soggetto di "non perdeva [...]" dentro un inciso. Potresti o risistemare le virgole (una sola, dopo "proverbiali") o rivedere la frase. Io suggerirei qualcosa del tipo "e, quando lo incrociava per le via, la gente non..."

    CITAZIONE (Dieguito_85 @ 1/4/2011, 00:09) 
    Infatti lasciavano addosso un senso di mancato riposo, che si scatenava
    sottoforma di dolori cerebrali.

    "sotto forma"

    CITAZIONE (Dieguito_85 @ 1/4/2011, 00:09) 
    Malori sentì una forza bruta pervadergli ogni centimetro del corpo.

    Hai saltato una "n" (per quanto il nome sia poeticamente adeguato così ^_^)

    CITAZIONE (Dieguito_85 @ 1/4/2011, 00:09) 
    Quando il vecchio proprietario dell’orto all’incrocio delle strade era morto, i figli l’avevano messo in vendita.

    Era un Ferengi? :huh:
    A parte la battuta scema e semi-incomprensibile... a essere stato messo in vendita, per come è scritto, è il proprietario morto... :rolleyes:

    CITAZIONE (Dieguito_85 @ 1/4/2011, 00:09) 
    Mancava un giorno alla firma del contratto, quando quel maledetto Visaggio aveva fatto con un’offerta migliore.

    Un "con" di troppo

    CITAZIONE (Dieguito_85 @ 1/4/2011, 00:09) 
    Ma ciò che gli scatenava fitte nella testa era quell’orchestra di botticelle che impazzava a qualche metro da casa sua.

    "botticelle"? :huh:

    CITAZIONE (Dieguito_85 @ 1/4/2011, 00:09) 
    Oppure, se le fa piacere, le rinnovo l’invito di festeggiare con noi,

    "a festeggiare"

    CITAZIONE (Dieguito_85 @ 1/4/2011, 00:09) 
    Visaggio sorrise tronfio. “Di là abbiamo un’intera batteria di girandole, petardi e bengali”.

    Meglio "bengala". Il plurale esiste ma è una forma rara.

    CITAZIONE (Dieguito_85 @ 1/4/2011, 00:09) 
    entrò e si mise le mani nei fianchi.

    Direi "sui fianchi"

    CITAZIONE (Dieguito_85 @ 1/4/2011, 00:09) 
    <i>E dà un’occhiata sopra la conigliera. Non le vedi, quel martello?

    Refuso: "lo"

    Appunto post-lettura dei commenti: @marramee: in realtà le vocine sono abbastanza realistiche, le allucinazioni visive e/o auditive sono tra i sintomi della privazione del sonno.
     
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  8. Dieguito_85
     
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    CITAZIONE (CMT @ 5/4/2011, 13:47) 
    SPOILER (click to view)
    Un buon racconto, anche se sapere già dall'inizio cosa accadrà lo sciupa un pochino. In realtà vedo la ragione per questo tipo di costruzione, e non saprei dire come altro gestirlo, però leggerlo sapendo già il finale toglie qualcosa al crescendo che ci sarebbe altrimenti.


    Voto 3.

    CITAZIONE (Dieguito_85 @ 1/4/2011, 00:09) 
    Il brigadiere sentì la colazione salirgli su per lo stomaco. Ma prima di lasciarsi andare a un vomito liberatorio, i suoi occhi si soffermarono sugli altri due.

    Occhio (ehm... ^__^; ), scritto così sono gli occhi che non si lasciano andare al vomito. Direi "Ma prima che si lasciasse andare [...]"

    CITAZIONE (Dieguito_85 @ 1/4/2011, 00:09) 
    Ricordò che Schiano, a telefono, gli aveva accennato qualcosa del genere.

    Refuso: "al"

    CITAZIONE (Dieguito_85 @ 1/4/2011, 00:09) 
    Poco distante dal pollaio, c’erano in ordine:

    "[...] c'erano, in ordine". La virgola lì separa il soggetto dal predicato (per quanto il primo sia dopo i due punti. Peraltro io non userei i due punti per un elenco così breve, mi limiterei a una virgola dopo "ordine", ma questo è un punto di vista buono quanto un altro)

    CITAZIONE (Dieguito_85 @ 1/4/2011, 00:09) 
    L’ultima cosa che Lo Russo registrò fu una roncola semi nascosta

    "seminascosta"

    CITAZIONE (Dieguito_85 @ 1/4/2011, 00:09) 
    “Brigadiere”, disse, “ho trovato queste”. Aprì la mano e mostrò cartucce di petardi di diversa grandezza. “Di fronte alla casa ce ne sono ancora tanti”.

    "tante"

    CITAZIONE (Dieguito_85 @ 1/4/2011, 00:09) 
    Pertanto, l’unica cosa che potesse fare, era quella di assumere farmaci per alleviare il dolore.

    La virgola dopo "fare" sta in mezzo tra soggetto e predicato. "quella" mi semrba superfluo ("l'unica cosa che potesse fare era assumere...")

    CITAZIONE (Dieguito_85 @ 1/4/2011, 00:09) 
    Quindi, un’acqua che aveva accumulato suoni e rumori sarebbe stata deleteria per il suo organismo. Al contrario, un’acqua che aveva accumulato solo silenzio, sarebbe stata un toccasana.

    Non sarebbe meglio "dell'acqua"?

    CITAZIONE (Dieguito_85 @ 1/4/2011, 00:09) 
    Malorni, per un mese, non aveva fatto altro che bere il contenuto della sua vasca: chiusa in bagno, lontana da tutto e da tutti, avrebbe dovuto accumulare, e poi trasmettere al suo corpo, nient’altro che silenzio. E, in quel modo, alleviare il suo fastidio. Ciononostante, quel rimedio, per cause che Malorni ancora non comprendeva, si era rivelato un fallimento.

    Mi sembra ci sia una concentrazione di virgole un po' elevata in questo passaggio. Alcune si potrebbero togliere senza danno.

    CITAZIONE (Dieguito_85 @ 1/4/2011, 00:09) 
    In pratica, pensava Malorni, gli zampognari erano solo ubriaconi scesi giù dalle montagne, che venivano a Procida e chiedevano cifre assurde, per suonare musiche stonate e cacofoniche.

    La virgola dopo "assurde" è di troppo.

    CITAZIONE (Dieguito_85 @ 1/4/2011, 00:09) 
    le sue emicranie erano ormai diventate proverbiali e, quando qualcuno lo incrociava per le vie, non perdeva mai occasione per una battutina o uno sfottò.

    Hai messo il soggetto di "non perdeva [...]" dentro un inciso. Potresti o risistemare le virgole (una sola, dopo "proverbiali") o rivedere la frase. Io suggerirei qualcosa del tipo "e, quando lo incrociava per le via, la gente non..."

    CITAZIONE (Dieguito_85 @ 1/4/2011, 00:09) 
    Infatti lasciavano addosso un senso di mancato riposo, che si scatenava
    sottoforma di dolori cerebrali.

    "sotto forma"

    CITAZIONE (Dieguito_85 @ 1/4/2011, 00:09) 
    Malori sentì una forza bruta pervadergli ogni centimetro del corpo.

    Hai saltato una "n" (per quanto il nome sia poeticamente adeguato così ^_^)

    CITAZIONE (Dieguito_85 @ 1/4/2011, 00:09) 
    Quando il vecchio proprietario dell’orto all’incrocio delle strade era morto, i figli l’avevano messo in vendita.

    Era un Ferengi? :huh:
    A parte la battuta scema e semi-incomprensibile... a essere stato messo in vendita, per come è scritto, è il proprietario morto... :rolleyes:

    CITAZIONE (Dieguito_85 @ 1/4/2011, 00:09) 
    Mancava un giorno alla firma del contratto, quando quel maledetto Visaggio aveva fatto con un’offerta migliore.

    Un "con" di troppo

    CITAZIONE (Dieguito_85 @ 1/4/2011, 00:09) 
    Ma ciò che gli scatenava fitte nella testa era quell’orchestra di botticelle che impazzava a qualche metro da casa sua.

    "botticelle"? :huh:

    CITAZIONE (Dieguito_85 @ 1/4/2011, 00:09) 
    Oppure, se le fa piacere, le rinnovo l’invito di festeggiare con noi,

    "a festeggiare"

    CITAZIONE (Dieguito_85 @ 1/4/2011, 00:09) 
    Visaggio sorrise tronfio. “Di là abbiamo un’intera batteria di girandole, petardi e bengali”.

    Meglio "bengala". Il plurale esiste ma è una forma rara.

    CITAZIONE (Dieguito_85 @ 1/4/2011, 00:09) 
    entrò e si mise le mani nei fianchi.

    Direi "sui fianchi"

    CITAZIONE (Dieguito_85 @ 1/4/2011, 00:09) 
    <i>E dà un’occhiata sopra la conigliera. Non le vedi, quel martello?

    Refuso: "lo"

    Appunto post-lettura dei commenti: @marramee: in realtà le vocine sono abbastanza realistiche, le allucinazioni visive e/o auditive sono tra i sintomi della privazione del sonno.

    Grazie mille, caro amico.
    Le tue puntualizzazioni sono sempre accorte e minuziose. Come dico sempre alla ia fidanzata quando sono ubriaco, meno male che esisti! Ah ah ah ;-P Grazie per le correzioni e per il commento. Sei un ottimo correttore di bozze, a mio parere.
    Sistemerò tutto quanto prima.
     
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  9. princ3ss
     
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    SPOILER (click to view)
    dieguito
    il cranio tranciato per metà aveva lasciato fuoriuscire grumi di materia
    farei - dal cranio tranciato per metà fuoriuscivano (erano fuoriusciti) grumi di materia cerebrale

    Lo Russo non sapeva se essere incredulo o semplicemente sconvolto (questa frase non riesco a sentirla)

    a telefono -al

    non aveva metabolizzato le parole.
    (forse metabolizzato non è il verbo più adatto qui)

    dava l’idea di un punto interrogativo che spuntava dai corpi.
    (forse non è tanto felice come similitudine)

    uno scatolo-ne

    in grado di alleviare il fastidio. Il sonno.(metterei due punti e poi il sonno)

    le altre persone si erano voltati -voltate

    gliel’avrebbe fatta pagare.- l'avrebbe fatta pagare

    Fece sogni strani e ambigui(metterei uno solo dei due aggettivi)

    nonostante il quale la mente riuscì a essere lucida e vigile
    farei- ma con la mente lucida e vigile da poter elaborare un ragionamento che non faceva una piega.

    lui aveva le braccia (questo lui si può togliere, anche se capisco che vuoi rimarcare il pensiero di malorni)

    aveva fatto con un’offerta migliore (senza con)

    coltivava ogni genere di cosa (di ortaggi)

    E questa volta non erano Mini Ciccioli.(malorni conosce la tipologia dei petardi?)

    la signora Esposito? (forse ho perso un dettaglio, ma non si parla della moglie di V?)

    Bello, bello, per tanti motivi, fra i quali gli aspetti psicologici. Il tormento dell'uomo che non è soltanto emicrania, ma dolore di solitudine ed emarginazione.
    Il crescendo della paranoia, dove ogni cosa gli diviene nemica. La deformazione della realtà che muta e non è più tale, ma per lui lo è.
    Il tocco finale dove sopravviene la consapevolezza dell'errore, il male di testa... la sveglia ferma... l'orrore per ciò che aveva fatto.
    hai trattato bene ogni aspetto
    Non ho potuto non pensare alla strage vera di E.

    bravo!

    voto 4
     
    .
  10. Dieguito_85
     
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    CITAZIONE (princ3ss @ 5/4/2011, 18:48) 
    SPOILER (click to view)
    dieguito
    il cranio tranciato per metà aveva lasciato fuoriuscire grumi di materia
    farei - dal cranio tranciato per metà fuoriuscivano (erano fuoriusciti) grumi di materia cerebrale

    Lo Russo non sapeva se essere incredulo o semplicemente sconvolto (questa frase non riesco a sentirla)

    a telefono -al

    non aveva metabolizzato le parole.
    (forse metabolizzato non è il verbo più adatto qui)

    dava l’idea di un punto interrogativo che spuntava dai corpi.
    (forse non è tanto felice come similitudine)

    uno scatolo-ne

    in grado di alleviare il fastidio. Il sonno.(metterei due punti e poi il sonno)

    le altre persone si erano voltati -voltate

    gliel’avrebbe fatta pagare.- l'avrebbe fatta pagare

    Fece sogni strani e ambigui(metterei uno solo dei due aggettivi)

    nonostante il quale la mente riuscì a essere lucida e vigile
    farei- ma con la mente lucida e vigile da poter elaborare un ragionamento che non faceva una piega.

    lui aveva le braccia (questo lui si può togliere, anche se capisco che vuoi rimarcare il pensiero di malorni)

    aveva fatto con un’offerta migliore (senza con)

    coltivava ogni genere di cosa (di ortaggi)

    E questa volta non erano Mini Ciccioli.(malorni conosce la tipologia dei petardi?)

    la signora Esposito? (forse ho perso un dettaglio, ma non si parla della moglie di V?)

    Bello, bello, per tanti motivi, fra i quali gli aspetti psicologici. Il tormento dell'uomo che non è soltanto emicrania, ma dolore di solitudine ed emarginazione.
    Il crescendo della paranoia, dove ogni cosa gli diviene nemica. La deformazione della realtà che muta e non è più tale, ma per lui lo è.
    Il tocco finale dove sopravviene la consapevolezza dell'errore, il male di testa... la sveglia ferma... l'orrore per ciò che aveva fatto.
    hai trattato bene ogni aspetto
    Non ho potuto non pensare alla strage vera di E.

    bravo!

    voto 4

    Grazie mille anche a te, davvero. Tu e gli altri avete fatto tante giuste osservazionI. Appena ho qualche minuto, proveddo ad aggiustare tutto.
    Ancora grazie a tutti, e sopratutto a te, che mi hai messo il primo 4 da quando partecipo a USAM (ossia, da febbraio 2011). Thank you so much.
     
    .
  11. Dieguito_85
     
    .

    User deleted


    Lasciatemi dormire


    (Versione 1.1


    (C'è senz'altro ancora da tagliare e aggiustare, ma per ora direi di aver fatto un discreto lavoro da Edward Mani Di Forbice)

    1 Gennaio


    Quando il brigadiere Lo Russo giunse sul luogo del delitto, il cielo era plumbeo e le nuvole cariche di pioggia.
    Il carabiniere scelto Schiano lo raggiunse nella piccola piazza tra Via Canalone e Via Concetta Barra. Era pallido e aveva un fazzoletto schiacciato contro la bocca.
    “Brigadiere”, mugugnò, “un macello”. Poi fu colto da un conato di vomito.
    “Ma che diavolo…?”
    Lo Russo percorse i pochi metri che lo separavano dall’orto dei Visaggio. C’era già stato una volta, anni prima: si trattava di un appezzamento di terra di circa novecento metri quadri, separato dall’esterno mediante quattro mura che si innalzavano tutte intorno.
    Il brigadiere superò i cancelli e il cuore gli si fermò in gola.
    C’erano Luciani e altri due agenti, in piedi a guardare la scena. Un terzo era inginocchiato accanto ai cadaveri e, a intervalli costanti, si faceva il segno della croce.
    All’ingresso dell’orto, poco prima che iniziasse la terra coltivata, c’erano le vittime.
    Lo Russo le conosceva.
    Sulla destra, con la testa fracassata, c’era la signora Esposito, coniuge Visaggio. Il suo corpo rubicondo era disposto in maniera contorta, un braccio era quasi staccato dalla spalla e si stagliava su uno sfondo di sangue. Il viso era una maschera rossastra e grottesca: dal cranio tranciato per metà erano fuoriusciti grumi di materia cerebrale. La mano sinistra era allungata e tesa, e il dito medio quasi toccava il polpaccio del piccolo Davide, il figlio minore.
    Questi era steso, a pancia in su, sui mattoni che delimitavano un appezzamento.
    Lo Russo pensò che pancia non fosse il termine più adatto per descrivere quell’ammasso di viscere e carne.
    Il brigadiere sentì la colazione salirgli su per lo stomaco. Ma prima che si lasciasse andare a un vomito liberatorio, i suoi occhi si soffermarono sugli altri due.
    C’era il signor Visaggio, steso a terra quasi a guardare il cielo. Una gamba era tranciata all’altezza del ginocchio, mentre il braccio destro e il collo erano disposti in una posa innaturale.
    E poi, sul corpo del padre, come a voler trovare un ultimo conforto, c’era quello di Luca, il figlio maggiore. Due grossi tagli all’altezza dei fianchi, materia organica e sangue che si spandevano sui vestiti, sul terreno e sui mattoni.
    Visti così, tutti e quattro, davano l’idea di un quadro surreale, una composizione delirante di corpi maciullati.
    “È stato un massacro” disse Luciani, continuando a fissare i cadaveri.
    “Che Dio perdoni chi è stato” ribatté l’altro carabiniere, di cui il brigadiere non ricordava il nome. Si alzò e si segnò un'ultima volta. Poi uscì mormorando qualcosa.
    Lo Russo era incredulo. Ma prima ancora che la sua mente potesse acquisire coscienza di ciò che i suoi occhi stavano registrando, si accorse che le armi del delitto erano tutte lì, disposte in mezzo ai cadaveri.
    Ricordò che Schiano, al telefono, gli aveva accennato qualcosa del genere. Ma lui, ancora avvolto dalla nebbia del sonno, non aveva metabolizzato le parole.
    Compì qualche passo attorno ai corpi e studiò le armi.
    Poco distante dal pollaio c’erano, in ordine, una pala sporca di sangue, un martello col manico rotto e un’accetta imbrattata di rosso. Poi, oltre la testa della signora Esposito, un coltello e una vanga.
    Tutti gli attrezzi erano sporchi di sangue, ed erano stati abbandonati lì con apparente noncuranza. L’ultima cosa che Lo Russo registrò fu una roncola seminascosta sotto il corpo di Luca. Faceva capolino attraverso l’interstizio che separava il figlio dal padre e, con quella lama particolare, dava l’idea di un punto interrogativo che spuntava dai corpi.
    “Chiamate la caserma e fate venire rinforzi. Ci serve il medico legale. E fate venire la Scientifica da Napoli” disse il brigadiere.
    Luciani annuì, mormorò un “Andiamo”, e si portò appresso un agente in uniforme.
    Nello stesso momento Schiano entrò di nuovo nell’orto e cercò di distogliere lo sguardo dalla scena raccapricciante. Si rivolse direttamente a Lo Russo.
    “Brigadiere”, disse, “ho trovato queste”. Aprì la mano e mostrò cartucce di petardi di diversa grandezza. “Di fronte alla casa ce ne sono ancora tante”.
    Gli altri carabinieri risposero facendo spallucce.
    “Se è per questo, vicino alla conigliera ce n’è uno scatolone pieno. Tutti botti nuovi e ancora da usare” disse uno di loro.
    Lo Russo afferrò una cartuccia dalle mani di Luciani e se la rigirò tra le dita.
    “Botti di capodanno” disse. E alzò lo sguardo oltre i cancelli, verso la casa che fiancheggiava l’abitazione della famiglia Visaggio.
    Dove abitava il vecchio Malorni.

    31 Dicembre



    Il vecchio Malorni si massaggiò le tempie.
    Aveva un’altra emicrania. Era stato dal medico per l’ennesima volta, ma quell’incompetente del dottor Soprano gli aveva detto che non c’era niente da fare.
    I suoi disturbi non erano dovuti a una causa organica. Pertanto, l’unica cosa che potesse fare era assumere farmaci per alleviare il dolore.
    “Prenda la Novalgina” gli aveva detto il dottore. “Se il mal di testa è forte, assuma cinque gocce in più della normale posologia”.
    Malorni era uscito dallo studio medico con aria contrariata. Aveva sbattuto la porta, e le persone in sala d’attesa si erano voltate a guardarlo.
    Soprano era un incompetente. La Novalgina non sortiva più effetti da quasi un mese, e idem per tutti gli altri farmaci che il dottore gli aveva consigliato.
    Esisteva solo una cosa in grado di alleviare il fastidio: il sonno.
    Ed era proprio quello che mancava: da una settimana non riusciva a chiudere occhio a causa del mal di testa. Ma il mal di testa, a sua volta, causava insonnia. Era un circolo vizioso diabolico e insolubile.
    Nemmeno la tecnica dell’acqua aveva funzionato.
    Malorni aveva letto da qualche parte che l’acqua era un ottimo mezzo per la propagazione del suono. Allora, aveva pensato, se era ottima per trasmettere, era ottima anche per contenere il suono.
    Quindi, un’acqua che aveva accumulato suoni e rumori sarebbe stata deleteria per il suo organismo. Al contrario, un’acqua che aveva accumulato solo silenzio, sarebbe stata un toccasana. Malorni, per un mese, non aveva fatto altro che bere il contenuto della sua vasca: chiusa in bagno, lontana da tutto e da tutti, avrebbe dovuto trasmettere al suo corpo nient’altro che silenzio. E, in quel modo, alleviare il suo fastidio. Ciononostante, quel rimedio, per cause che Malorni ancora non comprendeva, si era rivelato un fallimento.

    “Al diavolo!” disse, spegnendo il televisore. Non si parlava di altro che dell’imminente fine dell’anno.
    A lui non importava niente di Capodanno. Voleva solo che andasse via quel tremendo dolore: aveva bisogno di silenzio. E soprattutto aveva bisogno di dormire. Quella mattina, proprio quando sarebbe potuto restare a letto, era stato svegliato da quei maledetti zampognari.
    Era ormai una tradizione consolidata dell’isola: durante il periodo natalizio, gli zampognari giungevano a Procida e allietavano il risveglio delle persone con le loro musiche folkloristiche. In cambio, alla fine delle vacanze, chiedevano solo una somma simbolica.
    Questo in teoria.
    In pratica, pensava Malorni, gli zampognari erano solo ubriaconi scesi giù dalle montagne, che venivano a Procida e chiedevano cifre assurde per suonare musiche stonate e cacofoniche.
    A dicembre, quando erano venuti da lui per chiedergli se volesse “contribuire”, Malorni li aveva cacciati in malo modo. Ma, ovviamente, quei perbenisti rompiscatole dei suoi vicini di casa avevano accettato.
    E, da due settimane a quella parte, quelle orrende zampogne lo svegliavano dai pochi sonni ristoratori. Le case della zona di Terra Murata, infatti, erano attaccate l’una all’altra, così che quando quegli ubriaconi strimpellavano di fronte alle porte dei vicini, Malorni sentiva ogni nota, come se stessero suonando nella sua camera da letto.

    Due giorni prima era andato anche dai Carabinieri, nonostante odiasse uscire per strada durante l’ora di punta. Soprattutto per un motivo: le sue emicranie erano diventate proverbiali, e quando lo incrociava per le vie, la gente non perdeva mai occasione per una battutina.
    “Buongiorno, signor Malorni. Come va il mal di testa oggi?”
    “Salve, Malorni. L’emicrania ha smesso di darle il tormento?”
    Ciononostante, era uscito a metà mattinata e aveva raggiunto la caserma in Via Libertà.
    Quando aveva esposto il motivo per cui era andato fin lì, un ragazzo imberbe in uniforme gli aveva risposto con una grassa risata.
    “Cosa?” aveva chiesto con quel sorriso da ebete. “Gli zampognari?”
    “Non c’è niente da ridere” aveva risposto Malorni, tirando fuori un referto medico. “Il dottor Soprano ha firmato questo documento. E questo documento dice che soffro di emicranie”. Lo aveva sventolato sotto gli occhi del ragazzo. “Mi consiglia di evitare luci forti e rumori fastidiosi. Legga, legga”.
    Il carabiniere aveva afferrato il documento e gli aveva dato un’occhiata distratta.
    “Senta, scusi se glielo dico, ma non le converrebbe usare dei tappi per le orecchie? Anche io li uso quando su da me tengono lo stereo acceso”.
    Malorni lo aveva guardato incredulo. “Cosa? Tappi per le orecchie? Ma lo sa che quegli ubriaconi disturbano la quiete pubblica? Lo sa questo, o devo insegnarglielo io?”
    Il vecchio aveva alzato la voce e le altre persone si erano voltate a guardarli.
    “Adesso si calmi, signore. Non c’è alcun motivo di…”
    “Calmarmi? Ma lo sa che quella gente viene pagata? Glielo ripeto, forse non mi ha capito: pa-ga-ta!”
    In quel momento il brigadiere Lo Russo era uscito dall’ufficio. “Che succede qui?”
    Alla sua vista, Malorni si era calmato e aveva sorriso.
    “Oh, finalmente brigadiere”. Gli aveva teso la mano. “Era proprio con lei che volevo parlare”.

    Malorni finì di pranzare, lavò i piatti in qualche minuto e si mise in pigiama. Ripeté a memoria le cose da fare per non essere disturbato: staccare il telefono, disattivare il campanello, chiudere porte e finestre e infilare degli asciugamani sotto l’uscio della camera da letto.
    Fece tutto in poco tempo.
    Poi passò davanti allo specchio e rabbrividì nel vedere l’immagine riflessa: occhiaie profonde e bluastre, colorito pallido, palpebre cascanti.
    Aveva bisogno di dormire.
    Si mise a letto, spense la luce e si accucciò. Prima di scivolare nel sonno, pensò che quel bugiardo inetto del brigadiere Lo Russo non si era fatto più vedere.
    “Verrò a controllare” gli aveva detto in caserma. “Ha detto di primo mattino, giusto? Bene, domattina saremo lì, e vedremo di fare qualcosa con questi zampognari”.
    E invece la mattina dopo quei montanari alcolizzati avevano strombazzato a più non posso per tutta la zona di Terra Murata.
    E la stessa cosa era successa la volta successiva. Solo che gli zampognari erano venuti ancora prima del solito. Quello era stato il loro sberleffo. Del fatto che l’avessero fatto apposta e che ce l’avessero con lui, Malorni era sicuro. E in tutto questo, Lo Russo era sparito.
    Ma lui, a quella sottospecie di tutore dell’ordine, assieme ai torturatori di zampogne, l’avrebbe fatta pagare.
    Con questa tacita promessa, Malorni si addormentò.

    Fece sogni ambigui, dei quali al risveglio ricordò poco o nulla. Ma una cosa gli rimase impressa nella memoria semicosciente. Quella vocina onirica che aveva detto: vecchio, guarda che hai dimenticato di staccare il campanello.
    Nel sonno, lui aveva risposto: non dire scemenze. L’ho staccato.
    Ma la voce aveva continuato: quello era ieri. Oggi l’hai dimenticato.
    Come fai a saperlo?, aveva chiesto lui.
    Lo so perché sta suonando.

    Scattò dal letto.
    Il campanello. Aveva davvero dimenticato di staccarlo.
    Accese la luce e una pulsazione improvvisa gli penetrò attraverso le tempie. Maledizione. Gettò un’occhiata all’orologio: aveva dormito appena un quarto d’ora. E sapeva, per esperienza personale, che quelle pennichelle così brevi erano più un male che un bene. Infatti lasciavano addosso un senso di mancato riposo, che si scatenava sotto forma di dolori cerebrali.
    Malorni scese in cucina e aprì la porta.
    “Chi è?” gridò.
    Il ragazzo che gli stava di fronte sobbalzò. Guardò con aria meravigliata il pigiama del vecchio, ma subito riprese contegno. “Salve, signore. Mi chiamo Mario e sono un membro dell’ABBA”.
    “Della cosa?”
    Il ragazzo indicò con orgoglio il tesserino che aveva appeso al collo. “Associazione Benefica Bambini Africani. Sa, stiamo passando per le case di Procida allo scopo di raccogliere fondi per i paesi in via di sviluppo”.
    Malorni lo fulminò con lo sguardo. “Ma lo sai che ore sono?”
    Un’espressione sbigottita si dipinse sul viso del ragazzo, che subito consultò l'orologio da polso e allargò le braccia. “Sì, le tre del pomeriggio”.
    Il vecchio continuò a fissarlo senza proferire parola. Tra i due passò qualche secondo di silenzio, dopo di che il ragazzo tirò fuori dalla tracolla due opuscoli.
    “Lo sa che basterebbero poche centinaia di euro all’anno per adottare un bambino senza famiglia? E lo sa che nelle zone più povere dell’Africa mancano scuole, viveri, medicine e servizi pubblici essenziali?” Gli porse i due librettini e fece un sorriso a trentadue denti. “Se vuole, li prenda e li legga. In cambio le chiedo solo un piccolo contributo”.
    Malorni era incredulo. Le fitte alla testa non davano tregua, tra poco sarebbe giunto il fracasso di Capodanno e, in tutto ciò, quel ragazzo idiota continuava a parlargli dell' Africa.
    Sentì una forza bruta pervadergli ogni centimetro del corpo.
    “E tu lo sai cosa significa emicrania? Te lo scandisco, se vuoi: e-m-i-c-r-a-n-i-a! La conosci questa parola?”
    Il giovanotto lo fissò con occhi spalancati e fece un passo indietro.
    “Lasciatemi dormire!” Malorni urlò così forte, che sentì le vene del collo gonfiarsi e il volto avvampare in un fuoco improvviso. Poi girò sui tacchi, rientrò in casa e si chiuse la porta alle spalle, con una tale violenza da far vibrare i vetri.

    Non era possibile.
    Ci mancavano pure i bambini africani. Prima di tornare a letto, Malorni si assicurò di aver davvero staccato il campanello. Ma ormai il sonno era passato e la sola cosa che restava era il dolore alla testa.
    Maledetto membro dell’ABBA.
    Raggiunse la sua piccola farmacia, aprì le ante e afferrò la boccetta di Novalgina. Mentre contava le gocce, gli parlò la stessa vocina di prima.
    Vecchio, lo hanno mandato gli zampognari.
    Malorni si bloccò col contagocce sospeso a mezz’aria. E se fosse stato vero? In fondo quel ragazzo non era mai venuto prima di allora e l’ABBA poteva tranquillamente non esistere.
    Sì, rifletté Malorni, mentre ingurgitava il farmaco. Potrebbero averlo mandato gli zampognari. Avranno saputo che li ho denunciati e si saranno vendicati venendomi a svegliare di soprassalto.
    A quel punto, nella mente del vecchio, furono due le voci che presero la parola. E parlarlono una di seguito all’altra.
    La prima aveva il tono razionale che aveva sempre avuto suo padre: ragiona, come facevano a sapere che stavi dormendo? E come facevano a sapere che ti sei rivolto ai Carabinieri?
    La seconda, invece, aveva l’inflessione un po’ isterica di sua madre: sì, lo hanno mandato gli zampognari. Ma chiediti: gli zampognari chi li ha mandati?
    Malorni rispose alla prima vocina con un deciso: "Shhh!"
    Alla seconda stava per rispondere con un "Non lo so", quando uno scoppio poco distante lo fece trasalire.

    Corse alla finestra e scostò le tendine.
    In strada, di fronte alle inferriate che affacciavano sul mare, c’erano il signor Visaggio e suo figlio Davide, che ridevano e scherzavano. Il primo avvicinò un fiammifero acceso alla capocchia di un affarino giallo, attese qualche secondo e poi lo gettò per terra. Corse verso il figlio, lo afferrò per mano e lo fece allontanare.
    “Corri, corri, corri!”
    Il petardo esplose e Davide rise. “Papà, proviamo quelli più grandi!”
    Il botto era stato, nella testa di Malorni, come una deflagrazione atomica. Una vibrazione forte che aveva riecheggiato nel suo cervello a tal punto da costringerlo a chiudere gli occhi.
    Malorni spalancò la porta e uscì in strada.
    “Non vi sembra troppo presto per i botti di Capodanno?”
    Il signor Visaggio si voltò verso di lui. “Salve, signor Malorni. L’abbiamo disturbata?”
    Malorni rispose con un tono che non ammetteva repliche: “Certo che mi avete disturbato. Stavo cercando di dormire”.
    L’uomo lo fissò con aria sorpresa. “Ci scusi, ma guardi che si tratta solo di Mini Ciccioli. Vede?” Gli mostrò uno di quegli affarini gialli.
    “Non so cosa siano i Mini Ciccioli e non m’interessa” rispose il vecchio, ormai allo stremo della pazienza. “La prego solo di rimandare a stasera questo… questo disturbo della mia quiete”.
    Visaggio, che fino a qualche secondo prima aveva avuto un sorriso stampato in faccia, si fece serio e prese il figlio per mano.
    “Come vuole”, disse, “ma guardi che stasera è il veglione di Capodanno. Se desidera dormire, le consiglio di usare dei tappi per le orecchie”.
    Fece dietro-front e tornò verso casa. Davide, trascinato dal padre, si voltò repentino e gli fece una linguaccia.
    “Non infastidire il signore, Davide” disse Visaggio. Poi abbassò il tono della voce sperando forse che Malorni non lo sentisse. “Lo sai che quel vecchio è sempre stato un po’ matto”.

    Prima che Malorni potesse metabolizzare le offese e gli insulti che aveva ricevuto, fu la seconda vocina, quella che sembrava di sua madre, a parlare.
    Adesso lo sai chi ha mandato gli zampognari.
    Adesso lo sai.

    Si mise a letto ma non riuscì a prendere sonno.
    Rimase per un tempo indefinito in uno stato di dormiveglia, nonostante il quale la mente riuscì a elaborare un ragionamento che non faceva una piega.
    Gli zampognari avevano mandato il ragazzo dell’ABBA, per vendicarsi del fatto che lui avesse fatto pubbliche rimostranze. Ma chi era stato a mandare gli zampognari?
    Ovvio: i Visaggio; i quali, a loro volta, erano palesemente d’accordo con i Carabinieri. E questo veniva dimostrato da due “coincidenze”.
    Primo: il giovane in uniforme e il signor Visaggio avevano fatto la medesima battuta sui tappi per le orecchie. Secondo: nonostante la denuncia di un privato cittadino, nessun membro delle forze dell’ordine vi aveva dato importanza.
    Conclusione: cospiravano contro di lui.
    Tutti.
    Malorni ne era consapevole: per ognuno di loro, era lo zimbello del paese, lo scemo del villaggio. Era un vecchio un po’ “matto”, come aveva detto Visaggio a quel piantagrane di suo figlio.
    C’era poi un altro episodio da non dimenticare. Quando il vecchio proprietario dell'orto era morto, i figli avevano messo in vendita l'appezzamento. E subito Malorni si era fatto avanti. Lui era cresciuto in campagna, aveva le mani indurite da un’infanzia passata tra grano e cereali. Lui avrebbe saputo come gestire un orticello di quel genere.
    Mancava un giorno alla firma del contratto, quando quel maledetto Visaggio aveva fatto un’offerta migliore. E i proprietari l’avevano venduto a lui.
    Adesso il suo vicino si godeva l’orto di fronte casa, coltivava ogni genere di cosa e allevava pollame e conigli. Ma tutto quello avrebbe dovuto essere di Malorni.
    Il vecchio ringhiò nel sonno.
    Restò a metà strada tra veglia e incoscienza per un tempo che gli parve lunghissimo. Con una lentezza esasperante il sonno vero lo avvolse finalmente nel suo abbraccio.

    Non seppe quale fosse stato il primo suono che lo aveva svegliato. Ma riconobbe immediatamente il secondo. Petardi.
    In lontananza si sentivano suoni ovattati e distanti che non davano alcun fastidio. Ma ciò che gli scatenava fitte nella testa era quell’orchestra di botti che impazzava a qualche metro da casa sua.
    Malorni guardò incredulo la sveglia. Erano appena le sette e mezza di sera.
    Non era possibile che quei criminali dei Visaggio avessero iniziato a lanciare bombe a mano così presto.
    Indossò la vestaglia, uscì sul balcone e urlò con tutto il fiato che aveva in gola: “Adesso basta!”
    Tutta la famiglia Visaggio era in strada.
    Quella grassona della moglie reggeva una bottiglia di spumante, Luca beveva in silenzio dal bicchiere, mentre Davide e il padre accendevano botti a raffica sul muretto che affacciava sulla montagna. Quando Malorni gridò, si voltarono tutti verso di lui.
    Avevano sorrisi ebeti e facce arrossate dall’alcool. Il signor Visaggio si fece porgere un bicchiere dalla moglie e lo tese verso di lui, pieno di bollicine.
    “Auguri, signor Malorni. Vuole festeggiare con noi?”
    Malorni strabuzzò gli occhi. “Auguri? Ma se non sono nemmeno le otto!”
    I due coniugi si guardarono meravigliati. Poi fu la donna a parlare: “Ma guardi che è mezzanotte passata. Non le va di scendere?”
    Marloni tirò un pugno contro il parapetto.
    “No, dannazione, no!” Sentì le vene del collo gonfiarsi e vide tante mosche luminose danzargli nel campo visivo. “Io voglio solo dormire”.
    Sbuffò, rientrò in casa e si rivestì in meno di un minuto.
    Stavolta l’avevano fatta grossa. Prenderlo in giro in quel modo era troppo: la sveglia sul comodino segnava ancora le sette e mezza. E loro volevano dargli a bere che fosse già scoccata la mezzanotte?
    Che fosse una messinscena era palese. Visaggio doveva aver architettato quei finti festeggiamenti solo per punzecchiarlo. Presto, Malorni ne era sicuro, sarebbero giunti pure gli zampognari e quel ragazzino dell’associazione benefica. Erano tutti d’accordo.
    Ed erano tutti contro di lui.

    Quando uscì in strada udì, per la seconda volta in poco tempo, quelle due vocine in sequenza.
    Come spieghi che tutta l’isola stia festeggiando? Li senti i botti di Capodanno?, chiese la prima. Ma lui fu lesto a rispondere: zitta tu.
    L’altra, dopo qualche secondo, giunse sordida e sibilante come lo strisciare di un serpente. Si stanno prendendo gioco di te. Fagliela vedere.

    Malorni raggiunse l’allegra famiglia.
    “Adesso metterò fine a questa storia”.
    Il signor Visaggio lo guardò e i suoi occhi assunsero un’espressione curiosa. “Signor Malorni, lei non ha affatto una bella cera”.
    “Ma non mi dica” sbottò il vecchio. “Non dormo da tantissimo tempo. Tutta colpa sua e di quei maledetti zampognari. Dica la verità, li ha mandati lei?”
    “Gli zampognari?” chiese Visaggio, attonito.
    Malorni odiava quell’espressione. Avrebbe preso il viso di quell’uomo e gliel’avrebbe sbattuto contro il muro. “Mi faccia dormire, altrimenti qui finisce male!” gridò.
    Visaggio cambiò espressione. Il sorriso scomparve e gli occhi divennero due fessurine.
    “Senta, adesso sta esagerando. E sta spaventando i miei figli. La prego di andarsene. Oppure, se le fa piacere, le rinnovo l’invito a festeggiare con noi, ma prima deve darsi una calmata”.
    Prima che Malorni potesse rispondere, il piccolo Davide, che probabilmente non aveva sentito quell’ultimo battibecco, disse: “Papà, andiamo nell’orto a prendere gli altri”. E si allontanò di corsa, seguito dal fratello e dalla mamma.
    “Arrivo” rispose Visaggio.
    Nell’orto, pensò Malorni. Il suo orto, quello che Visaggio gli aveva sottratto con artifici e sotterfugi.
    “Gli altri?” Malorni era fuori di sé. “Ci sono altri botti?”
    Visaggio sorrise tronfio. “Di là abbiamo un’intera batteria di girandole, petardi e bengala”. Quando l'altro lo fissò in cagnesco, l’uomo aggiunse: “Le assicuro che è tutta roba legale. Quindi, se non le dispiace, vorrei continuare a festeggiare con la mia famiglia”.
    Visaggio si allontanò di qualche passo e indicò la balaustra. Attraverso le sbarre, si vedevano fiori colorati che si aprivano nel cielo buio.
    “Ecco, si goda i fuochi d’artificio”.
    Malorni lo fissò basito. “Lei non va da nessuna parte!” gridò. “Lo so che è stato lei a mandare gli zampognari, ha capito?”
    Visaggio si voltò verso di lui, sbuffando. “Senta, io non so di cosa stia parlando, ma so di certo che lei non sta bene. Non so cosa le sia capitato, ma le garantisco che i suoi problemi non sono i botti di Capodanno”.
    Non credeva alle sue orecchie. Era stato deriso, insultato e svegliato. Restò a guardare il suo vicino di casa che entrava nell’orto, mentre il cielo di Procida esplodeva in coriandoli di luce.
    Quell’orto dovrebbe essere tuo, vecchio. Fa’ vedere chi sei.
    Malorni percorse a lunghe falcate la distanza che lo separava dal cancello, entrò e si mise le mani sui fianchi.
    “Fermi tutti!” Puntò un dito in direzione dei ragazzi. Luca stava accarezzando i conigli, mentre Davide stava rovistando in uno scatolone con su scritto BOTTI. “Vi proibisco di sparare. È un ordine”.
    La signora Esposito, in piedi davanti all’interruttore, esclamò: “Ma è impazzito? Chi si crede di essere? Esca dal nostro orto!”
    Malorni sentì una vibrazione dolorosa percorrergli la spina dorsale. “Questo orto era mio. Avete capito? Fuori di qui”.
    Il viso della donna, illuminato dalla luce dell’impianto elettrico, divenne pallido. “Carlo”, disse, quasi balbettando, “intervieni tu”.
    Il signor Visaggio era defilato sulla destra, accanto a un capannello per gli attrezzi. Si destò al richiamo della moglie e venne verso di lui, con un cipiglio sinistro.
    “Ancora qui? Ma la vuole smettere di importunare la mia famiglia?” Si piantò davanti a lui. “Giuro che se non se ne va entro cinque secondi, la faccio arrestare, vecchio pazzo”.
    I due rimasero uno di fronte all’altro per qualche istante, poi Visaggio si voltò, mise le braccia conserte e gli diede le spalle. Malorni pensò che quell’idiota non avesse il coraggio di fare sul serio, e invece Visaggio cominciò a contare a voce alta.
    “Uno”.
    “Me la pagherete” disse Malorni, mentre il suo cervello stava registrando l’informazione che una roncola sporca era a terra, poco distante da lui. E che, appoggiata alla parete, c’era una pala.
    “Due”.
    “Se ne vada, Malorni” disse la signora.
    “Sì, se ne vada” rincarò Luca, guardandolo in cagnesco.
    “Tre”.
    Malorni si voltò intorno, ma non si mosse da dove era. Vecchio, guarda sulla sinistra, poco prima del pollaio.
    Guardò. C’erano una vanga e un’accetta.
    “Quattro”.
    E dà un’occhiata sopra la conigliera. Non lo vedi, quel martello? Sì che lo vedi.
    Visaggio si voltò verso di lui, stringendo i pugni. “Cinque. Tempo scaduto”.
    “Già”, sorrise Malorni, voltandosi in direzione della pala, “tempo scaduto”.


    1 Gennaio


    “Brigadiere, ma dove va?” chiese Luciani.
    Lo Russo uscì fuori dai cancelli e s’incamminò per Via Canalone. “A controllare una cosa” rispose. “Non mi allontano”.
    “Ma guardi che sta arrivando la Scientifica”.
    “Faccio in un minuto”.
    Il cielo, fino a mezz’ora prima plumbeo, veniva rischiarato da un sole timido e tiepido. La luce, tuttavia, era più che sufficiente a riconoscere, sui sampietrini di cui era rivestito il manto stradale, alcune macchie sospette.
    Lo Russo si inginocchiò e passò un dito sopra una chiazza rossastra. Sangue.
    Essendoci lì vicino un orto con animali, avrebbe potuto essere anche sangue di gallina. Ma Lo Russo aveva un brutto presentimento.
    Si rialzò, percorse la strada per metà della sua lunghezza, e raggiunse la casa. Bussò. Nessuna risposta.
    “Signor Malorni, mi sente?” chiamò.
    Picchiò la mano sulla persiana, gridò di nuovo, ma non ottenne risposta. Provò col pomolo metallico, che sotto la mano sentì unto di qualcosa.
    “Signor Malorni, è in casa?”
    La porta era socchiusa. Lo Russo l'aprì con la mano sinistra, mentre con la destra tirò fuori la pistola dalla fondina.
    “C’è nessuno in casa? Sono il brigadiere Pasquale Lo Russo”.
    Niente. Sembrava che non ci fosse anima viva. Anche il pavimento della cucina presentava macchioline rossastre, e lo Russo dubitò che si trattasse di liquidi animali.
    Il piano terra era deserto, regnava un’aria stantia e maleodorante, e l’odore di sangue diventava più intenso in prossimità delle scale.
    Ancora chiazze e goccioline sul corrimano di legno.
    Primo piano. La prima stanza, porta spalancata, era un piccolo studio con libreria e poltrona. Non c’era nessuno.
    Seconda stanza, porta chiusa. Lo Russo bussò.
    “Signor Malorni?”
    In risposta ebbe uno stentato grugnito. Il brigadiere entrò con la pistola spianata.

    La camera da letto emanava lezzo di sangue e di sudore. Malorni era seduto in mezzo al materasso, a torso nudo. Il braccio sinistro penzolava inerte ed era cosparso di rosso, come le spalle e la faccia. La mano destra, invece, stringeva con forza qualcosa. Sembrava una sveglia.
    Lo sguardo del vecchio, quasi catatonico, era racchiuso in due occhi immobili e vitrei. Lo Russo si avvicinò al letto.
    Malorni aveva occhiaie nere e profonde, il viso era sfatto, e un odore cattivo trasudava da ogni centimetro di pelle.
    “Signor Malorni, sono il brigadiere. Mi sente?”
    Il vecchio mosse gli occhi verso di lui, con lentezza. Tirò su col naso e alzò la sveglietta nella sua direzione. Segnava le sette e mezza.
    “Si era fermata” disse. Poi il viso si deformò in una smorfia di pianto e gli occhi divennero lucidi. “Io volevo solo dormire”.

    Edited by Dieguito_85 - 13/4/2011, 13:18
     
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    Diego, mannaggia a te, non potevi mettere la revisione in OP?! Perché io non ho scorso la pagina e ho letto la vechia versione...

    Comunque, generalmente mi ha detto poco. Una storiella semplice. All'inizio pensavo fosse un giallo, poi però è diventato thriller, per poi diventare fantastico (più o meno). Non è questo il suo difetto principe, però. Quello che mi ha lasciato deluso è la descrizione dell'ambiente: troppo vago, poco chiaro. Non sono riuscito a vedere il posto del delitto e della storia in generale. L'orto prima si apre d'avanti la casa, è molto esteso. Poi vediamo la famigliola davanti la casa a sparare mortaletti, mentre l'orto è da tut'altra parte (sembra)... la vastità dell'orto mi aveva fatto pure presumere che la casa dei padroni fosse isolata dalle altre, poi però eccola vicinissima a quella del vecchio... Boh, non lo so, l'ho trovato confuso.

    La storia in sé, abbastanza gradevole, anche se di già sentita. C'è di buono quel finale tragico, che diciamo la solleva un po, secondo i miei gusti.

    Un appunto:

    CITAZIONE
    Non era possibile.
    Ci mancavano pure i bambini africani. Prima di tornare a letto, Malorni si assicurò di aver davvero staccato il campanello Ma ormai il sonno era passato e la sola cosa che restava era il dolore alla testa.
    Maledetto membro dell’ABBA.
    Malorni raggiunse la sua piccola farmacia, aprì le ante e afferrò la boccetta di Novalgina. Mentre contava le gocce, gli parlò la stessa vocina di prima.
    Vecchio, lo hanno mandato gli zampognari.
    Malorni si bloccò col contagocce sospeso a mezz’aria. E se fosse stato vero? In fondo quel ragazzo non era mai venuto prima di allora, l’ABBA poteva tranquillamente non esistere, e nessuno gli aveva mai accennato a questa raccolta fondi.
    Sì, rifletté Malorni, mentre ingurgitava il farmaco.

    Non c'è bisogno di tutti questi "Malorni": il capitolo è tutto suo, il PDV è suo, e lo sappiamo che parli di lui.


    Voto: 2 (abbondante, via)
     
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  13. Fini Tocchi Alati
     
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    Ciao Diego!
    Ribadisco quanto detto dal buon Gargaros: mannaggia a te! Non potevi mettere la nuova versione in OP? (Che è poi OP?) Anch'io ho letto la prima che mi sono trovato davanti. Almeno, metti una segnalazione a inizio racconto.

    Comunque, venendo al racconto,
    SPOILER (click to view)
    do per assodato che hai corretto uno dei difetti che ti avrei segnalato (e che ti hanno segnalato anche gli altri), ovvero il fatto che il racconto sia a tratti ridondante.
    Vendendo al succo della storia, ti dirò che inizialmente non mi ha entusiasmato molto la scelta di svelare subito l'assassino (che, naturalmente, si capisce ancor prima di iniziare il secondo capitolo). Poi però ho compreso la tua intenzione di affondare maggiormente nell'analisi psicologica del vecchio. Che però penso non sia del tutto riuscita. Come dice anche Ale, mi è parsa buona fino a un certo punto. Poi il precipitare nella pazzia è stato troppo vertiginoso, soprattutto in considerazione delle sue reazioni. Fino alla fine mi son chiesto: ma possibile che sia stato proprio Malorni? Pensavo a un qualche colpo di scena, perché proprio non lo ritenevo credibile che questo povero vecchietto (un po' burbero, forse, pazzarello, ma per arrivare a fare quello che ha fatto 'sto vecchietto, uno deve essere proprio folle completo!) avesse massacrato a quel modo un'intera famiglia. E, in effetti, quel che mina la credibilità del racconto è proprio l'incipit: il massacro è degno di uno spietatissimo e folle pazzoide! Oltrettutto per uccidere un'intera famiglia (in cui ci sono un uomo e un figlio maggiore) doveva avere anche una forza erculea e una velocità spaventosa! Troppo per un povero vecchietto morto di sonno e pure con l'emicrania :) .
    Quindi, anche se la lettura in fin dei conti è stata interessante, alla fine mi ha lasciato l'amaro in bocca.
    A me viene da consigliarti una cosa (tu prendi questa mia considerazione come meglio ritieni, eh!): perché, eventualmente apportando delle modifiche, non fai in modo che alla fine Marloni non c'entri niente con la strage? Potrebbe essere un vero folle (quello dell'Abba mi pare possa averne tutte le caratteristice :lol: ). Secondo me il racconto ne gioverebbe quanto a interesse e colpo di scena.

    Vabbè, in definitiva dico 2.
     
    .
  14. Dieguito_85
     
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    CITAZIONE (Gargaros @ 13/4/2011, 11:30) 
    Diego, mannaggia a te, non potevi mettere la revisione in OP?! Perché io non ho scorso la pagina e ho letto la vechia versione...

    Comunque, generalmente mi ha detto poco. Una storiella semplice. All'inizio pensavo fosse un giallo, poi però è diventato thriller, per poi diventare fantastico (più o meno). Non è questo il suo difetto principe, però. Quello che mi ha lasciato deluso è la descrizione dell'ambiente: troppo vago, poco chiaro. Non sono riuscito a vedere il posto del delitto e della storia in generale. L'orto prima si apre d'avanti la casa, è molto esteso. Poi vediamo la famigliola davanti la casa a sparare mortaletti, mentre l'orto è da tut'altra parte (sembra)... la vastità dell'orto mi aveva fatto pure presumere che la casa dei padroni fosse isolata dalle altre, poi però eccola vicinissima a quella del vecchio... Boh, non lo so, l'ho trovato confuso.

    La storia in sé, abbastanza gradevole, anche se di già sentita. C'è di buono quel finale tragico, che diciamo la solleva un po, secondo i miei gusti.

    Grazie per la lettura e per il commento.
    Be', so che la storia è quasi "incredibile", ma verosimile. Non è fantastica: è un noir, secondo me, talmente assurdo da essere aderente alla realtà. L''orto in questione esiste ed è a 200m da casa mia. Ed esiste il vecchio pure.
    Mi dispiace se la mia descrizione non è stata chiara, magari potevo cercare di farti visualizzare meglio la scena.
    Per il resto, è proprio questo l'intento: svelare tutto sin da subito. E affrontare, piano piano, la pazzia progressiva del vecchio. Che,ripeto, non si chiama Malorni, ma abita accanto a me. E non ha sterminato una famiglia, però le ha prese e le ha date. E il sangue è scorso, ve lo garantisco.
    Anche senza morti. Ovviamente la mia è un'esagerazione.
    Grazie ancora.

    CITAZIONE (Fini Tocchi Alati @ 13/4/2011, 12:54) 
    Vendendo al succo della storia, ti dirò che inizialmente non mi ha entusiasmato molto la scelta di svelare subito l'assassino (che, naturalmente, si capisce ancor prima di iniziare il secondo capitolo). Poi però ho compreso la tua intenzione di affondare maggiormente nell'analisi psicologica del vecchio. Che però penso non sia del tutto riuscita. Come dice anche Ale, mi è parsa buona fino a un certo punto. Poi il precipitare nella pazzia è stato troppo vertiginoso, soprattutto in considerazione delle sue reazioni. Fino alla fine mi son chiesto: ma possibile che sia stato proprio Malorni? Pensavo a un qualche colpo di scena, perché proprio non lo ritenevo credibile che questo povero vecchietto (un po' burbero, forse, pazzarello, ma per arrivare a fare quello che ha fatto 'sto vecchietto, uno deve essere proprio folle completo!) avesse massacrato a quel modo un'intera famiglia. E, in effetti, quel che mina la credibilità del racconto è proprio l'incipit: il massacro è degno di uno spietatissimo e folle pazzoide! Oltrettutto per uccidere un'intera famiglia (in cui ci sono un uomo e un figlio maggiore) doveva avere anche una forza erculea e una velocità spaventosa! Troppo per un povero vecchietto morto di sonno e pure con l'emicrania :) .
    Quindi, anche se la lettura in fin dei conti è stata interessante, alla fine mi ha lasciato l'amaro in bocca.
    A me viene da consigliarti una cosa (tu prendi questa mia considerazione come meglio ritieni, eh!): perché, eventualmente apportando delle modifiche, non fai in modo che alla fine Marloni non c'entri niente con la strage? Potrebbe essere un vero folle (quello dell'Abba mi pare possa averne tutte le caratteristice :lol: ). Secondo me il racconto ne gioverebbe quanto a interesse e colpo di scena.[/SPOILER]
    Vabbè, in definitiva dico 2.

    Grazie per la lettura e per il voto.
    Ti ripeto quanto scritto poco sopra: guarda che non è inverosimile, il racconto. Il vecchio dell'orto esiste, è il mio vicino di casa, è mezzo pazzo e ha 72 anni. E ha una forza che potrebbe sterminare dieci famiglie. Quindi, benché poco credibile (apparentemente) e benché frutto di un artificio letterario, sappi che - per esperienza diretta - ti dico che l'esito di questo noir non è così inverosimile come sembrerebbe. Ribadisco quanto detto sopra: tra il vecchio e un'altra famiglia, il sangue è scorso, negli anni. Anche se non è ancora mort nessuno (ma ci manca poco).
    Però apprezzo il suggerimento: rendere responsabie il ragazzo dell'ABBA sarebbe stato un eccellente colpo di scena. Però avrei perso l'intento del mio racconto: non un giallo, ma uno psycothriller. Però apprezzo il suggertimento, caro.
    Ciao!
     
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    CITAZIONE (Fini Tocchi Alati @ 13/4/2011, 12:54)
    Non potevi mettere la nuova versione in OP? (Che è poi OP?)

    Mah, dovrebbe significare "Original Post", che è poi il primo post di un topic. Non ne sono sicuro, ma nei mille forum che frequento ho sempre sentito parlare di "OP" :sospysi:

    CITAZIONE (Dieguito_85 @ 13/4/2011, 13:26)
    Non è fantastica: è un noir

    Beh sì, avevo speificato tra parentesi che era fantastico "più o meno". Pensavo che le voci interne potevano essere considerate da qualcuno come... angioletto e diavoletto che si vedono a volte nei cartoni :azz:

    Però è noir.

    Mi spiace per le decsrizioni, ma potrebbe anche essere un mio limite...
     
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