Per Alice

Giordano Efrodini, 2031 C.

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  1. giudappeso
     
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    Un freddo così, e quella tizia se ne va in giro nuda. Non capisco come faccia. Certo, la necessità… e poi, quanti anni avrà? Eh, più o meno come mia figlia. A lei – Alice, si chiama – raccontavo sempre la storia della Piccola Fiammiferaia. Alla fine, quando la piccina finisce tutti i fiammiferi e poi muore, veniva un gran freddo a tutti e due, ma per qualche ragione la voleva sentire e risentire ancora, quasi tutte le sere.

    Adesso guardo quella ragazza e penso alla mia Alice, che è diventata grande e non si ricorda neanche più le mie favole. Allora provo a raccontarle ai nipoti, ma a loro non interessano. È una generazione nuova che vuole tutto e subito, davanti agli occhi. Non si ferma a immaginare ma vive il presente come i cani, e come i canarini resta incantata davanti agli oggetti luccicanti. Sono diventato un vecchio brontolone, ho quasi settant’anni e addosso ho più amarezza che rughe.

    Mi avvicino alla signorina ed è il solito spettacolo. Non giudicatemi. So di essere squallido e che tutto finirà come ogni volta, senza lasciare una traccia di sollievo che vada molto più in là del coito, ma alla mia età non resta granché d’altro, e allo squallore ci si abitua come a ogni altra cosa.
    Facciamo quello che dobbiamo fare. Lei per soldi, io per vizio. Ringrazio senza ricevere una parola indietro e mi guardo intorno, come se fossi appena sceso alla fermata e riconoscessi per la prima volta quel luogo. C’è un enorme cartello pubblicitario, e noi abbiamo scopato – problemi se un vecchio dice “scopato”? – proprio sotto Renato Zero, buffo. Guardo l’ora e sono le cinque del mattino, sarà meglio andare a casa. Cinque sotto Zero, probabilmente è anche la temperatura di questa mattinata novembrina. Mi calco il cappello in testa e tiro su il collo del cappotto, guardo un ultima volta la ragazza che diventa più fredda sotto il cartellone.
    «Addio, Alice», mormoro lì per lì, poi m’incammino perché il sollievo passerà presto. Ammazzarla nelle altre aiuta solo per poco, e poi tra qualche ora sarò a pranzo da lei.
     
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  2. Fini Tocchi Alati
     
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    Giuda, il tuo modo di scrivere mi pace sempre un sacco, Anche in un contesto drammatico come questo (e diverso dalla solita veste in cui ti leggo) non mi delude. Il racconto, però, non mi è molto chiaro. Forse, a fare chiarezza non aiuta quell'ultima frase dove mi pare ti sia mangiato una parola (o no?).
    Comunque, non ho ben capito se Alice è davvero la figlia del protagonista e se la prostituta con cui va si chiama anche lei Alice o è solo un modo del vecchio per salutarla. Inoltre, ho letto in altri commenti che il racconto parla di un serial killer (!). Boh! Io ci bho letto di un povero vecchio che si immagina di vivere le storie che racconta. In quell' "Ammazzarla nelle altre aiuta solo per poco" ho pensato ti fossi mangiato la parola "storie". E' così?
     
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  3. nescitgalatea
     
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    Non credo si sia mangiato una parola, è deluso, per cui uccide le prostitute per non uccidere lei, infatti ci va a pranzo!

    Giuda, sempre una sorpresa, davvero, sempre!

    Piaciuto molto. Commento poi la classifica, ma leggevo FTA e, visto che ci avevo riflettuto anche io, volevo provare a dare una risposta!
     
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  4. Fini Tocchi Alati
     
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    CITAZIONE (nescitgalatea @ 30/4/2011, 18:39) 
    Non credo si sia mangiato una parola, è deluso, per cui uccide le prostitute per non uccidere lei, infatti ci va a pranzo!

    Ahh!, adesso m'è chiaro! L'avevo proprio travisata quella frase e m'aveva fatto capire tutt'altro! :argh:

    Grazie per la delucidazione, mammà.
     
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  5. Peter7413
     
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    Scritto come al solito molto bene. Il tema c'è, anche se l'interpretazione Renato Zero non mi piace, ma ci sono anche i cinque gradi sotto zero, quindi tutto a posto. L'anziano serial killer è un buon personaggio, interessante. Trovo invece che il rapporto problematico con la figlia Alice, che sembra essere ogni volta la vera vittima, non sia ben presentato lasciando al lettore il semplice effetto speciale del serial killer un po' sui generis. Probabilmente avresti potuto usare i caratteri che ancora ti rimanevano proprio per approfondire il carattere dell'uomo andando a focalizzare l'attenzione maggiormente sui nodi da cui si origina il suo istinto omicida.
    A rileggerci!
     
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  6. giudappeso
     
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    Grazie a tutti! :)
    Sì, ammetto e riconosco le lacune che avete notato. È che – e ormai mi capita quasi a ogni MC – avevo iniziato con un altra storia che però non andava da nessuna parte, così nell’ultima ora o giù di lì ho buttato giù questa. Non vado neppure particolarmente pazzo per l’espediente del flusso di coscienza, ma ho cercato di dare alla “confessione” del vecchio una motivazione di qualche tipo, che comunque poteva essere approfondita meglio (di nuovo, avete ragione), ma il tempo correva e io ero in ansia da prestazione. :asd:

    Per intuizioni e cose non dette, leggere lo spoiler. :ghgh:

    SPOILER (click to view)
    Nescit ha azzeccato quello che volevo dire – lui va davvero con la prostituta – ma anche l’idea di Fini non è niente male. Poi c’era un altra idea che non ho sviluppato per limiti di tempo e spazio, ossia quella morbosità di fondo (sceglie solo ragazze che gli ricordano la figlia, ci fa sesso e poi le uccide) per suggerire un passato di famiglia che non si limitava alle fiabe della buonanotte e trasformarlo gradualmente da “povero vecchietto infelice con cui simpatizzare” a “puttaniere disturbato e omicida” fino al “padre padrone pedofilo”, vero mostro di casa. L’idea mi è venuta dopo averlo riletto, allora mi sono domandato: e se lui accusasse la figlia per ciò che è diventato o sempre stato? Magari uccide le ragazze per punire lei ma anche se stesso, però non può fare a meno di fare sesso con loro per completare il “rituale”. Non so se ho reso l’idea, ma forse mi hanno fatto male i polizieschi (soprattutto Law & Order: Special Victims Unit), e poi ho un debole per la psicologia del mostro.
     
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  7. Dylan!
     
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    Fantastico. Crudo e tagliente come un bisturi. Mi è piaciuto tantissimo.
    Ho avuto solo un attimo di smarrimento quando sono passato dall’età (!) di Alice, che ho immaginato ragazzina, a quella del padre settantenne. Certo, potrebbe averla fatta tardi ma mi ha squilibrato un po’.
    Però, a parte questa sottigliezza, l’ho apprezzato molto. Se fosse un tratto sarebbe una linea retta. È un racconto piatto, senza picchi e senza valli. Ma che punta diretto verso un baratro senza scampo. È proprio questa (falsa) monotonia che rende il colpo allo stomaco ancora più efficace. Il finale, per me, è da applauso.
    Veramente molti complimenti assai Giudaps!
     
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  8. =swetty=
     
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    Mi piace soprattutto la cattiveria di questa storia, questo padre che disprezza e cerca di uccidere la figlia per interposta persona e poi come se niente fosse va a pranzo da lei. Per una volta lo psicopatico è il genitore e non il figlio, un ribaltamento di Psyco.

    Direi labile il legame con la traccia e forse, visto che lo spazio c'era, non mi sarebbe dispiaciuto un po' di colore, una descrizione della prostituta per esempio. Ma si legge piacevolmente anche così.
     
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7 replies since 26/4/2011, 22:16   99 views
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