Il lettore universale
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Il lettore universale

moderatamente fantascientifico - 22k caratteri

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  1. Piscu
     
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    questo mese avevo intenzione di partecipare, e visto che mi trovo a casa la sera del primo maggio tanto vale buttarsi subito nella mischia. quello che segue è il racconto arrivato terzo all'ultimo trofeo rill e che è stato poi pubblicato sulla relativa antologia. e, trallaltro, aveva anche vinto il III premio opera narrativa. quindi, forse, non fa così schifo. mi saprete dire.


    buona lettura. è il caso di dirlo.



    Il lettore universale





    Leonardo contò, scostandole sul palmo della mano, le monete estratte dal portafoglio. Un euro e novantacinque. Non sapendo la durata la sosta, le infilò tutte nel parchimetro. Non si era aspettato di trovare un parcheggio privato, ma nemmeno delle macchinette così assetate di spiccioli: un euro e mezzo per un’ora erano un furto.
    Certo, se il colloquio si fosse risolto come gli ultimi, ottantasette minuti di posteggio si sarebbero rivelati in buona parte sprecati.
    Percorse a piedi il tragitto dal parcheggio al palazzo che era la sua destinazione. L’edificio aveva l’aspetto di una caserma: muri esterni di un biancastro intriso di smog, finestre quadrate decorate con motori per l’aria condizionata. Arrivato al citofono, Leonardo capì che era la sede di numerosi piccoli uffici: medici, avvocati, insegnanti privati. Trovò il nome che cercava sul terzo pulsante della quarta fila.
    Suonò.
    “Sì?” gracchiò una voce.
    “Ehm, sono Pardi. Per il colloquio.”
    Non ci fu risposta, ma il portone si aprì con un trillo metallico.
    Salì al quarto piano e passò oltre una targa in plastica dorata con scritto “Fondazione Lasswitz” in rilievi neri. Resistette alla tentazione di toccare le lettere sporgenti, notando dalle impronte che in molti avevano avuto lo stesso impulso.
    Entrò e chiuse la porta senza fare rumore. Si trovò a guardare negli occhi un uomo sulla cinquantina, dai capelli troppo neri e i denti troppo bianchi. Sedeva di fronte all’ingresso, a una scrivania occupata da un monitor a tubo catodico, un fax e un ventilatore. Leonardo si rese conto che se poteva vedergli i denti era perché stava sorridendo.
    “Salve” salutò. “Sono Pardi. Per…”
    “Sì, per il colloquio. Lo hai già detto.” L’uomo gli tese la mano: “Io sono Giorgio. Accomodati.”
    Leonardo si sedette sull’unica sedia e si guardò intorno. Dietro la piccola scrivania si trovava una parete che divideva completamente la stanza dal resto dell’appartamento. Se c’erano altri impiegati alla Fondazione Lasswitz, lavoravano oltre quel muro.
    “Allora, Pardi. Dimmi: perché hai voluto candidarti per questo posto?”
    Leonardo si prese un attimo prima di rispondere. Non poteva dire che i requisiti erano tanto bassi che chiunque avrebbe potuto provarci. Saper leggere e scrivere era già troppo: bastava la prima delle due. Una domanda trabocchetto? Gli erano capitati trucchi del genere, in altri colloqui.
    Alla fine, la buttò sul personale: “Mi piace leggere. Leggo un libro alla settimana, e visto che cercavate dei lettori esperti e attenti ho pensato di poter fare al caso vostro.”
    L’altro parve soddisfatto da quella risposta. “Utilizzi tecniche di lettura veloce?”
    “No, nessuna” rispose Leonardo in tono di scusa.
    “Bene. Non ti serviranno. Anzi, sono sconsigliate, nel nostro caso. Ti dispiace se facciamo un piccolo test?”
    “Di che tipo?”
    “Ti sottoporrò una pagina stampata. Dovrai leggerla al tuo normale ritmo, e dirmi quando hai finito. Per essere sicuro che non hai saltato niente ti farò delle domande. È molto importante che tu non salti nemmeno una sillaba. Sei pronto?”
    Leonardo annuì. Prese il foglio A4 che Giorgio gli porgeva. La pagina era ricoperta di scritte in corpo dieci, senza alcun margine, punteggiatura o ritorni a capo. Cominciò a leggere. Contrariamente a quanto si era aspettato, non era un brano tratto da qualche famoso classico: sembrava piuttosto il diario di un bambino, una sequenza di frasi dal vago nesso reciproco. Scorse velocemente le parole fino ad arrivare alla fine. Poi sollevò lo sguardo: “Finito.”
    “Ooo-chei” assentì Giorgio premendo un pulsante sul suo orologio. Doveva averlo cronometrato. Riprese il foglio e chiese: “Quanti gattini c’erano nella cesta?”
    “Sei.”
    “Qual è il suo gusto di gelato preferito?”
    “Menta e cioccolato.”
    “Come lo saluta il suo amico?”
    “Mi pare… 'ci vediamo dopo'.”
    “Va bene.” Giorgio tornò a sorridere. “Direi che ci siamo. Sei abbastanza veloce, e anche abbastanza attento. Credo che tu possa entrare a far parte del progetto. Ma potrò illustrarti i dettagli del tuo lavoro solo se prima accetti e sottoscrivi il contratto.”
    Fece apparire da un cassetto un pacchetto di fogli spillati. “Leggi pure, tanto ti ci vorrà solo un paio di minuti, no?”
    Leonardo sentì un brivido al solo toccare la carta. Non gli era mai capitato di vedere un contratto così presto. Non si illudeva, poteva sempre essere un’autorizzazione allo schiavismo scritta in buon burocratese, ma si era comunque emozionato. Riuscì a trovare presto i punti che lo interessavano: un fisso mensile per sei ore di lavoro al giorno; non erano richiesti straordinari; posizione contributiva in regola; scadenza a un anno. Non aveva le ferie pagate, ma era quanto di meglio gli fosse mai stato proposto. Dopo otto mesi senza lavoro, si era stancato dei periodi di prova e dei le faremo sapere. Non aveva ancora capito cosa avrebbe dovuto fare per la Fondazione, ma non voleva voltare le spalle alla fortuna, che per una volta era dalla sua parte. L’eccitazione rese la sua firma più illeggibile del solito.
    “Allora, Leonardo, posso darti il benvenuto alla Fondazione Lasswitz” dichiarò Giorgio stringendogli di nuovo la mano con più energia, come se il loro saluto precedente non fosse stato autentico.
    “Grazie.” Si sentiva stranito. “Quando comincio?”
    “Probabilmente domani. La tua postazione non è ancora pronta, dobbiamo aspettare che il tecnico si degni di passare per mettere a posto due cavi. Potrei benissimo farlo io, ma non è mio compito e… insomma, hai capito. Ognuno al suo posto, no? Ma intanto possiamo parlare della mansione che svolgerai, vuoi?”
    Quei modi spontanei gli ispiravano simpatia. “Sì, certo.”
    Giorgio appoggiò i gomiti sulla scrivania e si sporse in avanti. Abbassò il tono della voce, come se si stesse confidando: “Quello che sto per dirti ti sembrerà incredibile, quindi sospendi per un attimo l’incredulità. E, per inciso, il lavoro che facciamo qui è anche segreto, almeno fino a un certo punto, quindi non sei esattamente libero di riferirne i dettagli. Allora, intanto… il nome della Fondazione ti dice nulla?”
    Non pensò che quello fosse un altro test. Ormai aveva firmato. “No, non saprei.”
    “Ok. Kurd Lasswitz era uno scienziato del diciannovesimo secolo. Filosofo, matematico, fisico… un pensatore come ne esistevano solo a quei tempi. Ha elaborato diverse teorie interessanti per la sua epoca, e ha avuto un sacco di intuizioni in merito a possibili tecnologie future. È stato lui il primo a parlare di una Biblioteca Universale. Ne hai mai sentito parlare?”
    “Si riferisce a… Borges? La biblioteca di Babele?”
    “Sì, il concetto di base è lo stesso. E dammi del tu. Comunque, Borges ha sviluppato l’idea di Lasswitz. Per la verità, già nell’antichità classica avevano descritto qualcosa del genere, ma non si hanno documenti certi prima di Die Universalbibliotek di Lasswitz. Tutto parte dalla limitatezza del linguaggio scritto: l’alfabeto è costituito da un numero ridotto di simboli, i quali possono essere messi in sequenza per formare parole, frasi, libri. Si può quindi ipotizzare che l’insieme di tutti i testi che potrebbero mai essere scritti si possa ottenere semplicemente combinando in tutti i modi possibili le lettere dell’alfabeto e qualche segno di punteggiatura. Si tratterebbe di un numero inconcepibile di volumi, ma un numero comunque finito. Fin qui ci siamo?”
    Leonardo aveva letto il racconto di Borges quando aveva dodici anni, ma non gli pareva il caso di interrompere. Annuì, curioso di scoprire dove il discorso andasse a parare.
    “Sia il racconto di Lasswitz che quello di Borges si concludono affermando l’impossibilità dell’impresa. Lasswitz calcola che una biblioteca del genere sarebbe più estesa dell’universo intero; Borges inventa una struttura metafisica, labirintica, che già contiene tutti i libri possibili, ma ne sconfessa l’utilità, a causa della dispersione dei testi interessanti. Ora, entrambi gli autori, per quanto geniali, commettevano un errore di fondo nella loro speculazione. Riesci a capire quale?”
    “No, non credo di arrivarci.”
    “Eppure potresti. Loro non avevano modo di immaginarlo, non li si può biasimare. L’errore di entrambi era considerare la biblioteca come qualcosa di concreto, di materiale. Ma io e te sappiamo che oggi non c’è bisogno di stampare un volume in tipografia per poterlo leggere. Ci basta questo” sull’ultima parola, Giorgio batté la mano tre volte sul monitor di fronte a lui, come dando una pacca a un vecchio amico.
    “Vuole… vuoi dire, il computer?”
    “Esatto, Leo. Questa bestia infernale che assorbe tre quarti delle nostre giornate.” Fece una pausa, mantenendo un sorriso convinto. Poi riprese: “Pensaci.”
    Ci pensò. Ma prima che potesse esporre le sue conclusioni, l’altro tornò a parlare: “Con un computer si possono generare tutte le combinazioni possibili senza sforzi. E soprattutto, per conservarle non serve uno scaffale lungo di qui a Vega, ma basta qualche terabyte di hard disk. È questo che facciamo alla Fondazione Lasswitz. Diamo vita alla Biblioteca Universale. E le diamo uno scopo: è a questo che servite tu e i tuoi colleghi.”
    “Per questo io devo leggere” concluse Leonardo.
    “Esatto, bravo! Il computer può permutare tutti i caratteri esistenti, ma non può interpretarli. Per leggere e comprendere serve necessariamente una persona. O meglio, molte persone.”
    Leonardo era elettrizzato. L’idea di aver trovato un lavoro era di per sé esaltante, ma scoprire che avrebbe inseguito un obiettivo così nobile, per quanto inarrivabile, lo faceva sentire importante. “Ho capito. Posso farlo.”
    “Certo che puoi! Ma non oggi, Leo. Ti richiamerò io quando potrai cominciare, ok? Per ora, torna pure a casa, rilassati… magari leggi qualcosa!”
    Con quella battuta, Giorgio si alzò dalla sua poltrona. Lui fece altrettanto. “Beh, allora a presto.”
    Il suo nuovo capo lo salutò con una strizzata d’occhio.


    Passarono tre giorni prima che fosse chiamato al lavoro. E tre settimane prima che cominciasse a pensare che tutta quella faccenda fosse meno entusiasmante di quanto aveva creduto.
    Non che lo avessero preso in giro. Il suo compito era esattamente quello che gli era stato illustrato: leggere i testi digitali che venivano inoltrati sul suo computer, collegato con l’elaboratore centrale che generava le infinite combinazioni possibili di caratteri. A differenza di quanto si diceva nei racconti che avevano ispirato la Fondazione, lì non venivano messi insieme dei libri, ma singole pagine composte da cinquemila battute ciascuna. Per comporre i testi venivano usate le ventisei lettere dell’alfabeto, i dieci numeri e lo spazio. Il totale delle combinazioni così ottenibili era quindi minore di quello calcolato in origine da Lasswitz, ma si trattava comunque di un numero a 7842 cifre. C’era anche da considerare che le pagine passate alla squadra di lettori erano in realtà meno di tutte quelle possibili: il computer era infatti in grado non solo di elaborarle, ma anche di effettuare un’analisi preliminare del contenuto. Venivano così escluse tutte le pagine dal contenuto sicuramente non informativo (sequenze di caratteri uguali e le successive microvariazioni di queste) fino al raggiungimento di composizioni di lettere più eterogenee, potenzialmente significative. Nonostante questo, rimaneva comunque qualche teratriliardo di pagine da leggere.
    Quando Leonardo accendeva il computer, nella stanza in cui si ritrovava insieme ad altri otto lettori, il software gli presentava a schermo una pagina completamente ricoperta di caratteri, simile a quella con cui aveva svolto il suo primo test durante il colloquio. Le pagine venivano create di continuo, e poi inoltrate casualmente ai vari operatori, che potevano trovarsi davanti l’ultima ad essere stata elaborata come una di sei anni prima.
    Il compito di Leonardo e dei suoi colleghi era di leggere quanto gli passava davanti ed evidenziare eventuali passaggi "interessanti”, per poi salvare il risultato dell’analisi.
    “Con interessante” gli aveva spiegato Giorgio “intendiamo qualcosa che abbia rilevanza. Ora, capisci da solo che nella maggior parte dei casi leggerai sequenze casuali di lettere. Ogni tanto potresti trovare qualche parola sensata. Forse addirittura delle frasi. Ma questo non basta: devono essere frasi che abbiano un contenuto, capisci? 'Luca ha comprato il latte' non ne ha; 'Gesù Cristo era nero' sì.”
    “Ma come valuto se qualcosa è interessante o meno?”
    “A tua discrezione, naturalmente. Ma immagino che tu abbia abbastanza buon senso per capirlo.”
    Le pagine prive di contenuto venivano rimosse dal sistema, in modo da non intasare inutilmente gli archivi. In questo modo, da quel totale inimmaginabile di risultati esistenti, ne venivano sottratti diverse centinaia ogni giorno.
    Tuttavia, sapere quanto anche la distruzione dei testi insensati fosse utile non riusciva a soddisfarlo. A tre settimane dall’inizio del suo ciclo di lettura, non solo non aveva trovato niente di interessante, ma nemmeno una singola frase compiuta. Giorgio gli aveva consigliato di non essere troppo schizzinoso sull’ortografia: se si trovava davanti un buon brano, pur con qualche refuso, doveva contrassegnarlo. Ma anche a queste condizioni non aveva mai incontrato più di quattro parole sensate di fila. Il suo migliore risultato era stato l’enigmatico “pesiancora nondur ano”. Aveva trovato brandelli di frasi in inglese ma, a quanto gli avevano spiegato, delle altre lingue si occupavano le sezioni estere della Fondazione.
    Perché la Fondazione Lasswitz era presente in tutto il mondo. Silenziosa, discreta, ma costante nella sua minuziosa analisi di tutto ciò che poteva essere scritto.
    Con la frustrazione che cresceva giorno dopo giorno, pagina dopo pagina, Leonardo cominciò a interrogarsi su quale fosse il fine ultimo di quell’interminabile ricerca. E soprattutto, chi fosse a finanziarla.
    Non era ragionevole pensare che un progetto così esteso e meticoloso fosse tenuto in piedi da qualche sovvenzione alla ricerca. C’erano centinaia di applicazioni più interessanti per dei calcolatori come quelli, che venivano sfruttati solo per combinare trentasette caratteri.
    Il suo primo impulso fu quello di rivolgersi a Giorgio in cerca di spiegazioni. Il direttore dell’ufficio si era sempre mostrato disponibile, e Leonardo si sorprese davanti alla sua risposta stizzita.
    “Lascia stare, Leo. Non ti riguarda.”
    “Ma… dev’esserci una ragione per quello che facciamo. Non può essere soltanto un esercizio di calcolo combinatorio. Ci deve essere qualcuno interessato ai nostri risultati. Qualcuno che paga il mio stipendio.”
    “Certo che c’è qualcuno che paga. Ma come ti ho detto quando ci siamo conosciuti, il nostro lavoro è soggetto a un certo margine di sicurezza. Qui inizia quel margine, Leo.”
    Dal tono delle parole, Leonardo capì che l’altro non avrebbe proseguito la conversazione. Tornò al suo posto.


    Due giorni dopo, Leonardo provò un brivido quando si accorse di aver individuato il suo primo brano sensato. A circa un terzo dall’inizio della pagina che aveva davanti, si imbatté in una sezione che riportava:

    eree4 laorbi tro pudecidde re w1se asena r e4 penalitancas1o d0if a l7yo rile vatoaaaaapatltac onc lusa ae2

    Che, con l’abilità acquisita nel corso del primo mese di lavoro, Leonardo riuscì a interpretare come:

    L’arbitro può decidere se assegnare penalità in caso di fallo rilevato a partita conclusa

    Non era sicuro se quel pezzo fosse o no interessante. Evidenziò comunque la riga (l’unica comprensibile in tutta la pagina), e salvò il suo lavoro. A fine giornata, fu Giorgio stesso a fargli i complimenti per la sua scoperta.
    Imbarazzato, lui cercò di minimizzare: “Beh, non credo che fosse niente di così notevole.”
    “Ma scherzi?” replicò l’altro con enfasi. “Tu non hai idea di quanto importante può essere la tua scoperta! Segui il calcio? No? Allora non sai che c’è gente che si batte da decenni per avere la moviola in campo? E come la mettiamo con la finale dei Mondiali del 2006, quando l’arbitro ha visto il fallo di Zidane solo su segnalazione…”
    Andò avanti per due minuti buoni, ma Leonardo perse presto il filo del discorso. Non solo perché l’argomento non gli era familiare. Piuttosto, aveva percepito qualcosa nelle sue parole. Un’intuizione, un’idea forse irragionevole, ma convincente.
    I giorni successivi non furono diversi dagli altri. Continuò a scorrere centinaia di migliaia di battute senza riconoscere più di qualche parola intelligibile.
    A dimostrarsi più fortunato fu uno dei suoi colleghi. A pochi minuti dalla fine del turno, balzò in piedi dalla sedia esultando: “Trovato! Ho qualcosa! Dice: la… pre… senza di… ehm… ar-mi dis-truttive… costituiva ragione… sufficiente… per giusti-ficare un attacco. Bello, eh?”
    Com’era consuetudine, gli altri applaudirono. Pochi minuti dopo stavano prendendo un aperitivo tutti insieme, al bar dietro l’ufficio. Leonardo parlò e sorrise poco.


    Aveva capito.
    In qualche modo, era riuscito a cogliere il “gioco” celato dietro la Fondazione. Era una scommessa pericolosa, un investimento in gran parte inutile… ma anche potenzialmente rivoluzionario.
    Non poteva ottenerne la conferma, ma era l’unica spiegazione possibile.
    Chi poteva permettersi di impiegare tante risorse in un progetto dall’esito così incerto? Come si poteva giustificare l’utilizzo di tutto quel personale e lo spreco di tanto tempo? Era impossibile che una qualsiasi istituzione privata o scientifica potesse investire in un progetto del genere. Il capitale o i fondi sarebbero presto stati sottratti. C’era una sola alternativa: i governi.
    Per gli organi di uno Stato non sarebbe stato difficile mimetizzare un istituto del genere tra le migliaia di capillari burocratici, far figurare i lettori come dipendenti pubblici e mantenere così uffici dalla produttività pressoché nulla. Il tutto sarebbe stato anche più facile, se coordinato a livello sovranazionale, proprio come sembrava che fosse per la Fondazione Lasswitz.
    Ma a quale scopo?
    Leonardo non si illudeva che la sete di conoscenza potesse muovere gli interessi del Nuovo Ordine Mondiale. C’era qualcosa di più subdolo, un fine remoto per cui valesse la pena di aspettare anni interi di insuccessi.
    Perché, da qualche parte, là in quell’immensa Biblioteca Universale che si andava formando e veniva passata all’esame di tutte le lingue possibili, c’era il progetto del motore iperspaziale. Così come il funzionamento della fusione fredda. E il segreto della pietra filosofale. I dettagli dell’assassinio di Kennedy. Tutta la verità sugli esperimenti genetici nazisti. La posizione di Atlantide, ma soprattutto quella degli ultimi giacimenti di petrolio.
    Quello che loro stavano cercando era qualsiasi cosa. Ogni idea interessante, ogni pensiero articolabile che ancora non era sorto spontaneamente nella testa di un essere umano. Era solo questione di tempo. Un giorno, grazie anche al suo lavoro, avrebbero ottenuto tutto quello che c’era da sapere.


    Leonardo riprese a lavorare, cercando di convincersi che non c’era niente di male in quel progetto.
    Lui stesso avrebbe potuto scoprire il processo per attivare la fotosintesi nelle cellule umane, risolvendo così il problema della fame nel mondo.
    Eppure c’era qualcosa di sbagliato. Qualcosa di distorto.
    Senza smettere di scorrere gli occhi sulla pagina che aveva davanti, tornò con la memoria alla scoperta del suo collega.
    La presenza di armi distruttive costituiva ragione sufficiente per giustificare un attacco.
    Perché quella frase riusciva a farlo sentire in colpa? Era possibile che quell’idea fosse nata in modo simile?
    E lui, adesso, ne era in parte responsabile?
    Quante “idee” di quel tipo erano sorte dall’analisi degli accostamenti casuali elaborati alla Fondazione? Da quanto durava la “lettura” della Biblioteca Universale?
    Ripensò a tutte le scoperte incredibili che si erano succedute negli ultimi vent’anni. Agli straordinari progressi nella tecnologia, alle grandi opere realizzate. E, allo stesso tempo, rievocò tutte le atrocità di cui aveva sentito parlare, e cercò di immaginare tutte quelle che non conosceva affatto.
    Quanto di ciò che l’Umanità aveva prodotto nella storia più recente era genuino, e quanto invece proveniva dall’accostamento casuale delle lettere dell’alfabeto? E, in fondo, era corretta una distinzione del genere?
    Era confuso: i suoi scrupoli si abbattevano sulla grande opportunità offerta da quell’opera colossale, cercando di eroderla. Esisteva una cosa giusta da fare, nella sua situazione?
    Lui era un lettore.
    Solo un lettore.
    La rivelazione lo colse di sorpresa, ed ebbe uno scossone che fece credere ai suoi colleghi che avesse trovato qualcosa nel foglio che aveva di fronte.
    Aveva davvero trovato qualcosa, ma nella sua testa.


    La riga 26 della sedicesima pagina letta quel giorno recitava:

    fstazgion e o 1rbitae epistota sp a z iaalepicc8la mas s0a axeteratagrvi7a resltad evastante

    Era una buona idea. In effetti, lanciando anche solo un mattone da una stazione spaziale si sarebbero potuti provocare enormi danni, in particolare all’interno di una città. Possibile che nessuno avesse mai pensato a un’arma di quel tipo?
    Beh, la Biblioteca Universale ci aveva pensato.
    E Leonardo, Lettore Universale, lo aveva scoperto.
    Alla Fondazione Lasswitz, ormai era chiaro, veniva plasmato giorno per giorno il futuro dell’Uomo. E lui ne era parte. Lui poteva plasmare quel futuro.
    Leonardo contrassegnò come inutile la pagina e passò alla successiva.
    Nessuno oltre a lui sarebbe stato sfiorato dall’idea della “pistola spaziale”. Almeno, non quel giorno.
    Sorrise.
    Non solo perché era contento di aver trovato la sua strada, ma anche perché finalmente aveva trovato la conferma di qualcosa che, dentro di sé, aveva sempre sospettato.
    Adesso, lo sapeva, leggere poteva davvero cambiare il mondo.


     
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  2. Dieguito_85
     
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    Bello è bello.
    Diciamo che la storia, e la traccia portante, si divide in due: la prima idea e la seconda. Certo, sono entrambi parti di un'unica grande idea, ma la prima parte è più "didattica" (spieghi al lettore, attraverso le parole del datore di lavoro, tutto il concept di fondo); la seconda parte è più "fantascientifica" perché porti la tua intuizioni all'esasperazione, ai suoi massimi, e non sempre verosimili, livelli.
    Mi piace, il racconto. E' scritto bene. Ma non metto 4 perché la seconda parte, secondo me, è davvero troppo poco "credibile"... Tutta la storia umana derivante da combinazioni dell'alfabeto? Bella, certo, ma forse un po' "troppo".
    In ogni caso, ottimo racconto.
    In generale, bravo. Metto 3 pieno.

    Edit: Mado, scusa, ho sbagliato... Maledizione! Ho pigiato 2 invece di tre... Come faccio, adesso? Posso rimediare? QUalcuno ha una soluzione?

    Su consiglio di Daniele QM, segnalo pubblicamente di aver sbagliato a votare, in modo tale che il voto venga correttamente conteggiato: il mio 2 vale 3. Ho sbagliato a pigiare tasto.
    Scusa, Andrea.
     
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  3.  
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    "Ecate, figlia mia..."

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    Mi è piaciuto. Scrittura chiara e pratica; è vero che c’è assenza di stile, ma questo tipo di racconto si appoggia più sull’idea che sulla scrittura. E l’idea c’è ed è interessante. Mi ha ricordato quella teoria secondo cui, se metti una scimmia a battere casualmente su una tastiera, prima o poi comporrà tutta l’opera di Shakespeare; anche se ci vorrebbero eoni, come lessi in un suggestivo racconto di Lafferty. Qui è un computer che batte casualmente, ma a una velocità impressionante e per uno scopo superiore. Sbalorditivo.

    Ho solo qualche perplessità sulla storia delle lingue: un programma italiano può creare significative stringhe in inglese o in turco o in qualsiasi altra lingua, ma che verrebbero cestinate. Secondo me qui andrebbe aggiustato qualcosa, per esempio accennando a team paralleli di lettori che non leggono i testi prodotti in loco dal computer, ma quelli che vengono mandati da tutto il resto del mondo. In pratica i file non verrebbero cestinati, ma spediti nei vari centri, farebbero un giro del mondo per essere letti da questi lettori speciali…

    Un paio di appunti:

    CITAZIONE
    Non sapendo la durata la sosta

    ...

    CITAZIONE
    L’edificio aveva l’aspetto di una caserma: muri esterni di un biancastro intriso di smog, finestre quadrate decorate con motori per l’aria condizionata

    Uhm, "motori"?

    CITAZIONE
    E soprattutto, per conservarle non serve uno scaffale lungo di qui a Vega,

    Guarda, secondo me si sbaglia della grossa a dire "di qua a lì". Sarebbe meglio di re "da qua a lì"...


    Vista l'idea interessante, e vista il senso del meraviglioso che mi ha trasmesso (anche se fai solo velati accenni alle potenzalità della Fondazione Lasswitz), per me vale un 4 abbastanza pieno. Se ci fosse stato anche uno stile personale, avrebbe toccato l'eccellenza.


    Voto: 4
     
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  4. MichelaZ
     
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    Ciao :)
    SPOILER (click to view)
    Questo racconto è bellissimo :)
    Mi ricorda certi racconti di Asimov. L’idea è molto forte, un impiegato di basso rango che all’improvviso prende coscienza del potenziale delle idee.
    Questo è un concetto che tutti esprimono in tutte le salse e praticamente nessuno sa rappresentare come hai fatto tu.

    Mi piace come hai saputo dare l’idea di un ufficio scalcinato, degli impiegati con un lavoro che non sembra troppo importante, del cambiamento che avviene in Leo Pardi (e non ti dico quanto mi può piacere il nome del signor Pardi).

    E’ scritto benissimo, niente da dire su linguaggio e punteggiatura, equilibrati e gradevoli.

    Solo due punti mi hanno suscitato perplessità.

    Questa organizzazione ha un sistema in grado di combinare una mole di dati immensa, mastodontica. Possibile che la fase di analisi preliminare non sia in condizioni di eliminare nessuna sequenza di caratteri più complessa delle stringhe tutte uguali? Lo stesso correttore di word sa fare un lavoro migliore…

    Secondo, è vero che avrebbero ottenuto tutto lo scibile umano a lungo andare, compresa la verità sull’assassinio di Kennedy, ma avrebbero ottenuto anche un mucchio di fesserie...
    Per come poi evolve la storia, il punto non è tanto la conoscenza di un fatto (l’assassinio di Kennedy per esempio) ma di un’idea (la pistola spaziale) che l’organizzazione va cercando, quindi forse questo è un falso problema, tuttavia è una piccola incongruenza che il lettore si pone... un peccato in un racconto così.

    Ecco perché viene suggerito di non essere tanto larghi coi voti… perché se arriva un racconto come questo poi che gli si dà? :D

    Piccole segnalazioni:
    “Leonardo si rese conto che se poteva vedergli i denti era perché stava sorridendo.” Non ho molto chiaro cosa significhi.
    “il lavoro che facciamo qui è anche segreto, almeno fino a un certo punto, quindi non sei esattamente libero di riferirne i dettagli” Mi sarei aspettata che fosse scritto chiaramente nel contratto, fin da prima.


    Sicuramente un racconto da 4.
     
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  5. Piscu
     
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    @ Diego: tranquillo, nessun problema!



    un paio di appunti:

    intanto, lo stile "piatto" è pressoché intenzionale. poi certo, sono tutti bravi a scrivere un racconto senza enfasi e dire che l'hanno fatto apposta. ma diciamo che ho cercato di mantenere un "profilo basso" proprio perché questo dovrebbe essere un racconto di "straordinario nel quotidiano", in cui un tizio qualsiasi che fa una vita qualsiasi arriva a scoprire un grande segreto. ho cercato di dare più forza alle idee che alla forma, e in questo senso arrivo quasi a dire che (lungi da me dichiararmi un suo pari, sarebbe blasfemo!) il paragone con Asimov non è fuori luogo.


    quanto alla natura della fondazione: è ovvio che tutta la conoscenza umana non sarà mai ricavabile, e che si otterranno tante rivelazion ma tante cazzate. il punto è che gli stessi "responsabilie" del progetto non sanno cosa potranno trovare, per cui non c'è altro metodo che questo!

    inoltre, per rispondere a Diego, non sono tutte le scoperte umane a derivare da questo sistema. ho lasciato la vaga impressione che "qualcosa", negli ultimi decenni, potrebbe venire da qui, ma il campo di applicazione è così imprevedibile che non si potrebbe mai averne una certezza.
     
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    Losco Figuro

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    SPOILER (click to view)
    Bene, complimenti per il buon esito del racconto ma... a me sembra che l'idea di fondo sia un po' esile, non tanto quella della biblioteca universale, che è affascinante, quanto quella di prendere spunto da sequenze casuali di lettere per trarne delle idee di tanto fondamentale importanza, soprattutto perché, tutto considerato, si avrebbero le stesse (e migliori) possibilità di farlo mescolando non singole lettere ma parole di senso compiuto (certo, sono molte di più, ma per un computer il problema non sussiste e la quantità di esiti con un minimo di senso crescerebbe esponenzialmente).

    Tecnicamente poco da dire, la narrazione è lineare e senza intoppi, non ha molto mordente, ma dubito che volesse averne per cui di per sé questo non è un difetto, ma neppure ha un vero climax.

    Voto 2.


    CITAZIONE (Piscu @ 1/5/2011, 00:18) 
    Non sapendo la durata la sosta, le infilò tutte nel parchimetro.

    Refuso: "della"

    CITAZIONE (Piscu @ 1/5/2011, 00:18) 
    Non si era aspettato di trovare un parcheggio privato, ma nemmeno delle macchinette così assetate di spiccioli: un euro e mezzo per un’ora erano un furto.

    "era" (comunque è con "furto" l'accordo nell'espressione)

    CITAZIONE (Piscu @ 1/5/2011, 00:18) 
    “Qual è il suo gusto di gelato preferito?”

    Suo di chi? :huh:

    CITAZIONE (Piscu @ 1/5/2011, 00:18) 
    Riuscì a trovare presto i punti che lo interessavano: un fisso mensile per sei ore di lavoro al giorno; non erano richiesti straordinari; posizione contributiva in regola; scadenza a un anno. Non aveva le ferie pagate, ma era quanto di meglio gli fosse mai stato proposto.

    Presumendo che siamo in Italia e in era contemporanea, devo dirti che un contratto del genere non c'è.
    Se ha orario giornaliero e scadenza è un contratto a tempo determinato, ma le ferie sono pagate per forza in quel caso. Per non avere le ferie pagate deve essere un contratto a progetto, ma in quel caso non c'è il fisso mensile né l'orario stabilito.

    CITAZIONE (Piscu @ 1/5/2011, 00:18) 
    Dopo otto mesi senza lavoro, si era stancato dei periodi di prova e dei le faremo sapere.

    In realtà il periodo di prova tocca a qualunque neoassunto anche con contratto regolare.

    CITAZIONE (Piscu @ 1/5/2011, 00:18) 
    E, per inciso, il lavoro che facciamo qui è anche segreto, almeno fino a un certo punto, quindi non sei esattamente libero di riferirne i dettagli.

    Ma in questo caso non dovrebbe firmare un accordo di riservatezza? Se no se li riferisce che gli possono fare?

    CITAZIONE (Piscu @ 1/5/2011, 00:18) 
    Ora, entrambi gli autori, per quanto geniali, commettevano un errore di fondo nella loro speculazione. Riesci a capire quale?”
    “No, non credo di arrivarci.”

    Cérto, non avevano considerato l'L-space (OK, OK, l'avremo capita in 3)

    CITAZIONE (Piscu @ 1/5/2011, 00:18) 
    l’ultima ad essere stata elaborata come una di sei anni prima.

    "a essere"

    CITAZIONE (Piscu @ 1/5/2011, 00:18) 
    da quel totale inimmaginabile di risultati esistenti, ne venivano sottratti diverse centinaia ogni giorno.

    "sottratte", l'accordo è con "centinaia"

    CITAZIONE (Piscu @ 1/5/2011, 00:18) 
    eree4 laorbi tro pudecidde re w1se asena r e4 penalitancas1o d0if a l7yo rile vatoaaaaapatltac onc lusa ae2

    Che, con l’abilità acquisita nel corso del primo mese di lavoro, Leonardo riuscì a interpretare come:

    L’arbitro può decidere se assegnare penalità in caso di fallo rilevato a partita conclusa

    Uh... però qui si passa dal "non essere puntiglioso sull'ortografia" al "vai di libera interpretazione" O_o

    CITAZIONE (Piscu @ 1/5/2011, 00:18) 
    Senza smettere di scorrere gli occhi sulla pagina che aveva davanti, tornò con la memoria alla scoperta del suo collega.

    Direi "far scorrere..."
     
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  7. Selene B.
     
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    Mi è piaciuta la prima parte, mi ha incuriosito e si è fatta leggere benissimo, anche dal punto di vista della lingua e dello stile. Mi è piaciuta un pò meno la parte finale, che ho trovato in un certo senso tirata per i capelli. Ora vorrai sapere che cavolo mi aspettavo. Non ti so rispondere esattamente, è un'impressione: il finale che c'è non mi ha soddisfatto. Detto questo è comunque un buon racconto, direi uno dei migliori che ho letto questo mese.
    Voto 3 (e mezzo).
     
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  8. Ryan79
     
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    ciao,

    SPOILER (click to view)
    "un euro e mezzo per un’ora erano un furto"
    era, non erano

    "Si tratterebbe di un numero inconcepibile di volumi, ma un numero comunque finito."
    secondo me è infinito, perchè è infinita anche la possibilità di scrivere testi di lunghezza, perlappunto, infinita


    poi ci sono dei pezzi che cadono in contraddizione tra loro:
    “Esatto, bravo! Il computer può permutare tutti i caratteri esistenti, ma non può interpretarli. Per leggere e comprendere serve necessariamente una persona. O meglio, molte persone.”

    poi:

    "il computer era infatti in grado non solo di elaborarle, ma anche di effettuare un’analisi preliminare del contenuto"

    infine:

    "capisci da solo che nella maggior parte dei casi leggerai sequenze casuali di lettere. Ogni tanto potresti trovare qualche parola sensata."

    decidiamoci: il computer è in grado (come nella nostra realtà è) di capire se un testo presenta un contenuto razionale oppure no?

    il concetto di "contenuto" e "interessante" che viene proposto al protagonista è troppo arbitrario e per nulla scientifico ("vedi te" non mi semrbra il massimo della scientificità)

    e ancora: se lui valuta singole pagine, queste poi vengono messe insieme a caso per formare volumi o rimangono pagine a sè? non mi sembra un gran concetto di biblioteca questo...

    Per comporre i testi venivano usate le ventisei lettere dell’alfabeto, i dieci numeri e lo spazio. Il totale delle combinazioni così ottenibili era quindi minore di quello calcolato in origine da Lasswitz, ma si trattava comunque di un numero a 7842 cifre
    ovviamente vale solo per il NOSTRO alfabeto. pensiamo a quello cinese, e auguri! :) - queto poi lo specifichi più in là, e va bene ;)

    "C’erano centinaia di applicazioni più interessanti per dei calcolatori come quelli, che venivano sfruttati solo per combinare trentasette caratteri."
    frase non scorrevolissima


    "eree4 laorbi tro pudecidde re w1se asena r e4 penalitancas1o d0if a l7yo rile vatoaaaaapatltac onc lusa ae2
    Che, con l’abilità acquisita nel corso del primo mese di lavoro, Leonardo riuscì a interpretare come:
    L’arbitro può decidere se assegnare penalità in caso di fallo rilevato a partita conclusa"

    ancora perplessità: come si fa a valutare interessante questa sequenza a cui si dà un valore arbitrario di interpretazione e reputarla più ineressante rispetto alla frase luca ha comprato il latte?

    "tra le migliaia di capillari burocratici"
    ? non era meglio cavilli?

    "Nuovo Ordine Mondiale"
    finora è stato tutto molto verosimile, adesso passiamo così bruscamente alla fantascienza?

    "Perché, da qualche parte, là in quell’immensa Biblioteca Universale che si andava formando e veniva passata all’esame di tutte le lingue possibili, c’era il progetto del motore iperspaziale. Così come il funzionamento della fusione fredda. E il segreto della pietra filosofale. I dettagli dell’assassinio di Kennedy. Tutta la verità sugli esperimenti genetici nazisti. La posizione di Atlantide, ma soprattutto quella degli ultimi giacimenti di petrolio."

    cioè quindi, per dirne una, se esce fuori una combinazione: jfk ucciso da colesterolo, la diamo per buona solo perchè uscita da una combinazione di caratteri a caso? E se esce la combinzione "mischiate acido e base per ottenere sugo di spaghett" tutti i piccoli chimici corrono a far saltare in aria i loro laboratori?


    "lanciando anche solo un mattone da una stazione spaziale si sarebbero potuti provocare enormi danni"
    facendo finta che il mattone non venga lanciato ma sparato (l'assenza di grvità!), a questo punto tanto vale sparare un missile no?

    "Non solo perché era contento di aver trovato la sua strada, ma anche perché finalmente aveva trovato la conferma di qualcosa che, dentro di sé, aveva sempre sospettato.
    Adesso, lo sapeva, leggere poteva davvero cambiare il mondo."

    se nell'ultima frase avessi invece messo: adesso, lo sapeva, la storia dell'umanità procede sempre a caso, o una roba del genere, avrei apprezzato di più :)


    Che dire, mai come in questo caso mi sento combattuto. Il tuo stile è da 4, riesci a catturare l'interesse e a far andare avanti la lettura con curiosità. Ma le segnalazioni che ti ho fatto sopra a livello di tematica, per quanto valida l'idea e lo spunto iniziale, mi costringerebbero a darti 1.
    Faccio quindi media e metto 2, ma mi dispiace.
     
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  9. Piscu
     
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    non discuto assolutamente il tuo giudizio ma rispondo ad alcune annotazioni, perché credo che in alcuni casi tu abbia sbagliato a interpretare quello che ho scritto.

    CITAZIONE
    "Si tratterebbe di un numero inconcepibile di volumi, ma un numero comunque finito."
    secondo me è infinito, perchè è infinita anche la possibilità di scrivere testi di lunghezza, perlappunto, infinita

    appunto perché la lunghezza è limitata, il numero è matematicamente finito. ne "la biblioteca universale" è proprio così. d'altra parte, un libro con un numero infinito di pagine equivale un infinito numero di libri, per cui in quel caso si parla davvero di un concetto puramente teorico e non fruibile.


    CITAZIONE
    decidiamoci: il computer è in grado (come nella nostra realtà è) di capire se un testo presenta un contenuto razionale oppure no?

    no no, aspetta, hai frainteso. tieni bene conto che io non sto parlando di un'epoca futura, non tiro in ballo intelligenze artificali o simili. il lavoro di cui parlo potrebbe averlo svolto anche un commodore 64.

    il livello di "interpretazione" del computer è quello di valutare quanto un testo è "vario". quando casualmente viene prodotta una pagina composta da 5000 caratteri uguali, il computer può filtrarla sapendo che non contiene niente di informativo. e così se ci sono 4999 A e una B. questo è quello che fa il computer, che ovviamente non può "capire" il testo ma solo analizzarne la composizione.


    CITAZIONE
    e ancora: se lui valuta singole pagine, queste poi vengono messe insieme a caso per formare volumi o rimangono pagine a sè? non mi sembra un gran concetto di biblioteca questo...

    non serve creare interi libri se la ricerca è comunque orientata a singole frasi. il parallelo con la biblioteca universale è per far capire il concetto, ma è molto più ragionevole lavorare su intervalli più ristretti di parole.




    CITAZIONE
    "Nuovo Ordine Mondiale"
    finora è stato tutto molto verosimile, adesso passiamo così bruscamente alla fantascienza?

    non è fantascienza! è un termine comune con cui si indicano tutti i poteri "occulti" (nel senso di nascosti, non di soprannaturali) che manovrano il mondo: http://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_del_co...Ordine_Mondiale



    CITAZIONE
    cioè quindi, per dirne una, se esce fuori una combinazione: jfk ucciso da colesterolo, la diamo per buona solo perchè uscita da una combinazione di caratteri a caso? E se esce la combinzione "mischiate acido e base per ottenere sugo di spaghett" tutti i piccoli chimici corrono a far saltare in aria i loro laboratori?

    a proposito di questo e degli altri tuoi commenti sul "valore" delle frasi ricavate: no, non c'è niente di scientifico. si tratta in sostanza di un ennesima ramificazione burocratica di un processo potenzialmente rivoluzionario, che è stato però ridotto a un lavoro meccanico. gli esempi che ho portato sono, appunto, esempi: è ovvio che non si tratta di un oracolo, e non accade che qualsiasi cazzata che viene casualmente fuori sia presa per buona. l'idea di fondo dell'ipotetica fondazione è quella di ricercare delle idee, idee che nessuno ha mai ricavato prima ma che, data la limitatezza del nostro linguaggio, possono essere generate anche in questo modo "artificiale". il meccanismo è stato poi distorto e quasi ridicolizzato, ma l'obiettivo è quello.

     
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  10. Ryan79
     
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    beh, messa così è senza dubbio più chiara. Io volevo farti notare che i presupposti razionali inseriti nel racconto preso a sé (a prescindere dalla citazione di borges) a mio avviso non reggono molto e andrebbero meglio specificati, altrimenti chiunque potrebbe farsi le domande che mi son fatto io...

    Se poi l'intento è quello di una deriva satirica, sarcastica o comunque caricaturista, dovresti calcare un po' la mano in tal senso. Allo stato attuale delle cose io colgo un'ottima idea ma ancora da limare un bel po' :)

    Sulla scrittura ovviamente nulla da dire, i tuoi testi su USAM sono sempre tra quelli che leggo con maggior piacere perchè chiari e accattivanti.

    Ciao!
     
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  11. Piscu
     
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    capisco, infatti anch'io lo considero un racconto "moderatamente fantascientifico". ti ho voluto rispondere su quei punti che mi sembrava fossero stati fraintesi, per il resto prendo in considerazione le tue osservazioni.
     
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  12. B. Bacardi
     
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    il racconto è ben confezionato, ma, magari sbaglio, la trama non sta in piedi.
    L'idea è buona sebbene ricalchi molto quella dell'inizio de "I tre giorni del condor", non so se conosci il film con Robert Redford, il film che ha cambiato l'america, si dice.
    la frasi che si traggono dalle combinazioni proposte dal computer, per me naturalmente, non rivelano alcunché e in fondo non è il computer a proporle, ma l'interpretazione umana, qui quella di Leo. insomma, il terzo segreto di fatima sembra molto più interessante come mistero, e io sono ateo.
    ciò nonostante è coinvolgente la tua scrittura, sennò dopo questo avrei abbandonato, è troppo semplicistico e contiene un vistoso errore, manca una "ò" per può:
    CITAZIONE
    eree4 laorbi tro pudecidde re w1se asena r e4 penalitancas1o d0if a l7yo rile vatoaaaaapatltac onc lusa ae2

    Che, con l’abilità acquisita nel corso del primo mese di lavoro, Leonardo riuscì a interpretare come:

    L’arbitro può decidere se assegnare penalità in caso di fallo rilevato a partita conclusa

    io non sono in grado di suggerirti un qualcosa di misterioso, ma avrei spinto su una rivelazione sconvolgente tipo la soluzione a un enigma storico religioso, chessò: Gesù era nero. non so se hai letto Lo specchio di Dio è di un autore tedesco di cui ricordo il nome, ma mi pare che lui non è più ammesso a nessun concorso di fantascienza per comprovata superiorità.
    per come è scritto i darei 4, pochi errori non devono compromettere lo stile di un autore, ma mi vedo costretto a mettere un due per mancata -mia personale- soddisfazione.
    voto: 2
     
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  13. Magister Ludus
     
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    Condivido quello che ti hanno scritto altri: racconto ben scritto e attenzione del lettore duratura. Quello che invece non mi ha convinto è la storia.

    Dovrei ripeterti quello che ha scritto Ryan: stiamo parlando di paginette scritte a caso, cosa che può fare un qualsiasi programmatore, quindi non è fantascienza. Un programma in grado di creare contenuti per il web e imbrogliare i motori di ricerca.

    A parte questo: non vedo la storia, non vedo l'utilità di un progetto costoso come quello, non vedo come gente presa a caso possa individuare cose interessanti.

    Ma soprattutto tu hai mostrato frasi incomprensibili, che uno doveva interpretare. Io, come lettore, quelle frasi le avrei scartate perché non comprensibili, appunto. Da quanto hai scritto prima, io ho capito che nell'enorme numero di pagine create, il tipo potesse trovare anche pagine di senso compiuto. Per il calcolo delle probabilità, questo è possibile. Ma frasi come quelle che hai mostrato, non dimostrano assolutamente nulla, rendendo vana la storia.

    Per me è due.

    Ti segnalo:

    Non sapendo la durata la sosta: refuso

    E soprattutto, chi fosse a finanziarla: una virgola dopo E.

     
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  14. luigi bonaro
     
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    Ciao,
    ho preso un poco di appunti sulla storia. Ho fatto un'analisi di quello che credo siano i punti di forza e al contrario, di quello che, a mio avviso, dovrebbe essere sistemato. Ovviamente, nulla di più di un punto di vista è quanto puoi trovare di seguito.

    “Quello che sto per dirti ti sembrerà incredibile, quindi sospendi per un attimo l’incredulità".

    La sospensione dell'incredulità o sospensione del dubbio è un carattere semiotico che in genere lo scrittore ottiene alterando la percezione del segno da parte del lettore. Lo scrittore deve portare il lettore a sospendere le proprie facoltà critiche trasportandolo dalla realtà della vita quotidiana su un piano differente utilizzando dei link simbolici che fanno da ponte tra l’ordinario della vita del lettore al surreale del racconto fantastico; cosa che per certi versi ti riesce parzialmente sebbene siano un poco confuse le modalità; a esempio in questo caso non è proprio meraviglioso scrivere della sospensione. Ė come dire: “Lettore! Ti sto avvisando! Guarda che ti invento adesso”. Bastava sicuramente “Quello che sto per dirti ti sembrerà incredibile” anche se a mio avviso anche l’impiego del termine “incredibile” porta seco la comunicazione del tuo intento al lettore. Per ottenere un effettiva sospensione del dubbio, ma questa è una mia considerazione di imbrattatore e pasticcione di fogli word e nulla di più, è più opportuno lavorare sul tessuto narrativo, farlo crescere, nutrirlo. Allora, incominci a vedere che nella trama non tutti i fili sono uguali. C’è una macchia. Si sono annidati piccoli granelli di polvere; a ecco! C’è un pelo di gatto… :D
    Ma puoi tranquillamente utilizzare come hai stupendamente fatto un colloquio di lavoro; portare l’attenzione sul parcometro e sul computo dell’ora in relazione agli spiccioli: molto buono. Poi, c’è il colloquio di lavoro, la sedia da sola, il citofono, il visto di Leonardo; attenzione! Visto come percepito e non spiegato. Ė differente! E progressivamente ti avvicini allo scostamento del piano di realtà. Nel frattempo, hai collegato la tua realtà romanzesca a quella del lettore mediante gli elementi ordinari attraverso l’osservare/mostrare di Leonardo. Il brano pulsa, il ritmo è giusto; ce la stai facendo! Eccezionale: stiamo per partire per nuovi mondi. Il lettore sta per essere incastrato nell'assurdo e nel paradosso e lo accetterà. Poi, che fai? Descrivi lo scostamento e ti butti sulla descrizione. Tutto morto.
    Da “Passarono tre giorni” in poi ti perdi il ritmo per l’amore nel dettaglio delle descrizioni. Il pezzo in se va bene ma non concorda con il tenore iniziale che hai impresso all’andamento. Ci sono molte frasi che non sono funzionali al ritmo del racconto: il lettore si ferma. Ti sei perso il link tra la realtà quotidiana del tuo personaggio e quella del lettore; ma lo avevi in pugno. Inoltre, questa seconda parte mi dà la percezione del tuo intento di ribadire una spiegazione che già hai dato per diversi periodi. Non ne capisco la finalità.
    Ci sono molti spunti ironici ma non sono sviluppati fino in fondo. Accenni all’ironia ma poi non la sviluppi mentre ti concentri nuovamente nella ripetizione dei concetti già enunciati.
    Il tuo tentativo sebbene parzialmente riuscito è encomiabile nella misura in cui vuole realizzare un’ironia che scaturisce da discorsi arguti.
    Mi chiedo perché tu non abbia mantenuto lo stile iniziale che era abbastanza buono e ti sia impelagato in questo “paragrafo-imbuto”.

    “Con interessante” gli aveva spiegato Giorgio “intendiamo qualcosa che abbia rilevanza. Ora, capisci da solo che nella maggior parte dei casi leggerai sequenze casuali di lettere. Ogni tanto potresti trovare qualche parola sensata. Forse addirittura delle frasi. Ma questo non basta: devono essere frasi che abbiano un contenuto, capisci? 'Luca ha comprato il latte' non ne ha; 'Gesù Cristo era nero' sì.”

    “Ma come valuto se qualcosa è interessante o meno?”


    Ho trovato un apostrofo sulla o di nero nella frase: 'Gesù Cristo era nero' sì.” Probabilmente, ti è sfuggito durante le varie correzioni. Non è per niente facile (parlo per me-non so se concordi) beccare le anomalie nelle proprie cose. Per fortuna che ci possiamo aiutare a vicenda nel togliere le irregolarità. Poi, qui ci sono persone bravissime a fare questo lavoro. Io, come avrai capito non ci piglio per niente :D
    Comunque, sebbene tu sia alla ricerca della frase comune (bene quella del latte) io eviterei le frasi di questo tipo ('Gesù Cristo era nero' sì. ecc ecc”) per due ordini di motivi:

    1) Se il tuo intento è fare dell’ironia arguta sicuramente questo tipo di frasi non ti aiuta molto;
    2) Il tuo racconto viene praticamente devastato dalla caduta di registro

    Sempre a proposito di mie opinioni; io toglierei pure la parte di Zidane. Ci stona perché strizza troppo smaccatamente l’occhio al lettore a mio avviso. Il prinicipio “Vox populi vox dei” spesso non rappresenta il quadrifarmaco epicureo che guarisce da tutti i problemi. Questo per dire che la popolarità delle frasi e/o dei giudizi spesso non è sinonimo di qualità o di correttezza, tanto meno di veridicità; spesso è fuorviante e parziale. Tuttavia, è un mio parere. Vedi te. Alla fine, va bene pure così.

    Da “Due giorni dopo" riprendi il ritmo iniziale ma non del tutto. Anche in questo caso c’è un raccontare e non un mostrare; è differente dalla tua parte iniziale dove non spieghi che cosa prova il tuo Leonardo ma che cosa vede e rimandi al lettore l’emozione e l’immagine della cosa. Sono questi gli elementi su cui dovresti lavorare. Utilizzare Leonardo come tramite sfruttando il suo POV. Non spiegare ma mostrare. Non opporre al lettore il filtro mentale di Leonardo ma concedergli i suoi occhi. A mio avviso, dovrebbe essere un ottimo modo per sviluppare il tessuto narrativo a livello simbolico per recuperare quanto è in effetti il tuo intento semi riuscito nel racconto: ironia arguta, senso del fantastico; senso del fantastico ma anche dell’assurdo. O almeno, credo che il tuo intento sia questo. Mi confermerai tu se ho colto l'intento o sono andato dritto su un palo della luce :DDD

    Infine, la storia non è malvagia. Hai delle buone idee e la prima parte del racconto è veramente ben fatta.

    Ho valutato il tuo racconto attraverso gli elementi che seguono:

    l'architettura strutturale che soggiace all'ordine del narrato, il modo in cui viene presentata la storia e poi si ferma, per i motivi di cui sopra soffre un poco;

    le descrizioni sono buone ma soffocano il racconto nella misura in cui diventano spiegazioni. Il termine interessante compare sette volte nel racconto e come lettore della tua storia ho capito che per interessante si “intende qualcosa che abbia rilevanza”;

    la narrazione che utilizza il POV di Leonardo è ben gestita e ben orchestrata con i dialoghi nella prima parte. Nel resto, ti ho indicato il punto, hai una caduta del ritmo e i dialoghi hanno l’effetto di essere un poco appesi. Nulla di irrisolvibile.
    In merito alla drammatizzazione dei personaggi c’hai da lavorare;

    il plot è molto buono;

    la sospensione del dubbio sebbene sia enunciata si perde;

    lo sfondo non è male;

    la climax soffre dell’imbuto di cui sopra. Arrivi al punto cruciale quasi spiegando: non c’è tensione quando il tuo Leonardo scopre come poter cambiare il mondo; ho appreso dai commenti che il tuo intento è produrre una narrazione "flat" ma non per questo considero che tu debba sacrificare il crescendo, interiorità del personaggio ecc ecc per amore della descrizione/spiegazione;

    Per i motivi che ho identificato, dovrei darti 1; ma non sono uno di quelli che fa della parzialità, un metro di giudizio universale. Nel giudizio bisogna essere ragionevoli e valutare oltre agli elementi parziali che si hanno sotto gli occhi anche la totalità della storia; il tuo racconto alla fine è completo e sebbene presenti, a mio avviso, i difetti di cui sopra, racconta una storia simpatica e molto fantasiosa che alla fine merita di essere premiata. Ti do 3 anche perché ho apprezzato molto l’impegno che hai profuso nel testo, sperando che il mio commento sia per te un motivo di riflessione su un altro punto di vista: prendilo come il giudizio dell'uomo della strada, un lettore qualunque che potrebbe leggere il tuo racconto. Nulla di più per cui ribadisco che il mio umile parere è alla fine un giudizio soggettivo, parziale e di considerarlo, pertanto come tale.
    A presto e in bocca al lupo
    Luigi

    Edited by luigi bonaro - 10/5/2011, 14:18
     
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  15. rehel
     
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    Ho ben poco da dire, per me il tuo racconto è praticamente perfetto.
    Parte da un’idea eccellente e forte e giunge a una conclusione inevitabile e anche piuttosto naturale.
    Stile adeguatissimo. Non rilevo particolari errori.
    Un piccolo capolavoro, nel suo genere.
    Quattro ultrapieno.
    Ne approfitto per farti i complimenti per il tuo bel piazzamento al Nella Tela sez. Novelle, col tuo racconto che credo sia quello del demone? Giusto?

    :)
     
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17 replies since 30/4/2011, 23:18   394 views
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