LA CANZONE DELL'UOMO CON LE DITA DI FIAMMA
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LA CANZONE DELL'UOMO CON LE DITA DI FIAMMA

FANTASCIENZA 27700 BATTUTE

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  1. rehel
     
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    Anche se sono stonato, ecco a voi...


    La canzone dell’uomo con le dita di fiamma

    1


    La testa del blutth, quella strana imitazione di cammello color antracite, si voltava in continuazione per tentare di assaggiarmi con la sua lingua prensile. Doveva trattarsi di una specie masochista per amare con tanta insistenza il peso che lo rendeva schiavo di una fatica immane. Era in ogni caso una razza mal riuscita, soprattutto in fase digestiva, visto che ogni due minuti l'animale ruttava come un ossesso.
    Il deserto non aveva fine. Scorreva sotto gli zoccoli dello stupido quadrupede che macinavano sabbia da una duna all’altra. Un vento leggero, anziché recare sollievo, riusciva solo a infiltrare pulviscolo negli occhi e nelle orecchie. Dietro di me la fila dei blutth si snodava per almeno cinquecento passi; tutto il popolo degli Hanaki, a piedi o distribuito sulle schiene gibbose dei blutth, era in viaggio verso l’oasi.
    Mi avevano raccolto più morto che vivo. Dal punto in cui la mia astronave era atterrata, ero riuscito a percorrere solo un paio di miglia. Poi mi ero accasciato sotto il sole implacabile di quel pianeta aspettando la morte. Invece erano arrivati loro: gli Hanaki, l’ultimo popolo, nella loro lingua che il multi-traduttore mi permetteva di capire. Si trattava di un idioma semplice. Dieci di minuti di training sonoro e di riprese video e il sensore aveva iniziato a produrre nelle mie orecchie il significato delle loro parole.
    Le dune di sabbia sfilarono ininterrotte per ore. Ero sul punto di svenire quando mi si avvicinò uno degli Hanaki. Sentii che lo chiamavano Kamalh, era piuttosto alto se paragonato agli altri. Mi squadrò a lungo. Forse stava cercando di capire come stessi e io finsi di essere in condizioni peggiori di come mi sentissi in realtà. E proprio in quel momento il blutth si scatenò cercando di leccarlo freneticamente con la lingua, come se avesse riconosciuto un amico di vecchia data.
    - Buono, stai buono dolcezza – disse l’Hanaki. Poi si allontanò cavalcando il suo animale. E io sperai che la frase fosse riferita al blutth, perché decisamente l’indigeno non era il mio tipo.
    Ancora ore e ore di marcia accompagnata dal tonfo ovattato degli zoccoli sulla sabbia. Poi ci fermammo in pieno deserto. Prima che la mia nave atterrasse malamente su quel pianeta, il calcolo degli strumenti di bordo aveva stimato giornate con una durata di poco più di diciassette ore. Comunque fosse, anche se il sole appariva basso sull’orizzonte ed eravamo prossimi al tramonto, il caldo non dava tregua.
    Gli Hanaki si attivarono, sembravano formichine frenetiche. Montarono capanne fatte con teli di fibre vegetali, accesero fuochi e le donne si misero a cucinare. Gli uomini davano da mangiare agli animali tenendosi alla larga dalle loro lingue prensili e bavose. Nel volgere di pochissimo tempo la notte avvolse lo spazio tutto attorno a noi. Qualcuno mi mise in mano uno spiedo di carne e un pezzo di qualcosa che con una certa immaginazione sembrava del pane.
    Mangiai in silenzio studiando la tribù nella quale ero capitato. Era primitiva, senza un briciolo di tecnologia, andarsene e tornare nello spazio era impossibile. Avrei dovuto aspettare che arrivasse qualcuno a cercarmi guidato dalla presenza della mia nave distrutta. Il problema era chi sarebbe giunto per primo: i buoni o i cattivi?
    Ero ancora piuttosto debole e il vino dell’albero del Kmell, che mi avevano dato in dose abbondante, cominciava a fare effetto. Scivolai dentro la pelle di blutth che costituiva il mio giaciglio, sperando che dentro non vi fosse una lingua pronta ad animarsi al mio contatto. Poi caddi in un sonno profondo.
    Il giorno dopo marciammo ancora per diverso tempo. Poi una frattura nel paesaggio piatto del deserto: una macchia più scura che galleggiava su un orizzonte di basse dune dorate. Giunti più vicino mi resi conto che di trattava dell’oasi.
    I piccoli degli Hanaki cominciarono a strepitare. I blutth allargavano le narici allo spasimo. Avvertivano la presenza dell’acqua e agitavano le lingue in ogni direzione, salvarsi dalla loro saliva appiccicosa divenne impossibile. La carovana accelerò il passo e alla fine giungemmo al verde dell’oasi.

    2

    Gli Hanaki non erano più di seicento. A sentire loro si trattava dell’ultima specie umana di quel pianeta. Pianeta una volta molto più verde e con un clima mite, ma che da tempo si era trasformato in una fornace rovente. Facevano eccezione solo alcune oasi sparse come isole galleggianti in un mare di sabbia. La tribù era nomade. Sfruttava le risorse di una zona verde fino a che iniziavano a depauperarsi, poi, prima di comprometterle troppo, gli Hanaki caricavano ogni loro bene e partivano verso un’altra oasi che nel frattempo si era ripopolata.

    Due mesi di vita con gli Hanaki mi avevano permesso di conoscerli abbastanza. Adesso era sera, dopo la cena resa abbondante dal cospicuo numero di gattopardi delle rocce catturati quel giorno dai cacciatori, lentamente i fuochi si spegnevano. Kamalh, fra gli Hanaki quello che sembrava essere una sorta di capo, alzò il volto al cielo stellato e cominciò a cantare una nenia triste. Le parole raccontavano di un mondo che un tempo era stato verde e molto più ospitale nei confronti dei propri figli. Di quando gli uomini erano così tanti che non li si poteva nemmeno contare, più numerosi delle colonie di formiche blu e quando ancora non si chiamavano Hanaki, l’ultimo popolo, ma avevano un altro nome ormai dimenticato. La prima luna salì rapida nel cielo, mentre basso sull’orizzonte un altro satellite sembrava sostare gonfio e giallo a causa della diffrazione.
    Al centro del gruppo i piccoli erano già a dormire. Fra gli Hanaki i figli erano di tutti. Le donne di tutti, il cibo per tutti. Vidi alcuni dei giovani appartarsi fra gli arbusti. Anche Kamalh fra poco si sarebbe defilato. Mai da solo, mai con meno di due femmine.
    Quando smise di cantare si avvicinò.
    - Tu vieni dalle stelle, vero? – chiese.
    Sorrisi. – Da così lontano che non puoi immaginare.
    Avevo imparato discretamente il loro linguaggio e non utilizzavo quasi più il traduttore. Kamalh rimase pensoso per un po’, poi anche lui sorrise: - Nella tua terra ci sono molte oasi?
    Non potevo dirgli la verità e così mi ritrovai costretto a mentire: - Sì, ma non così tante come potresti pensare. Immagina che siano tre, quattro volte più numerose.
    - Deve essere un gran bel posto allora. Sarai ansioso di ritornarci.
    - Il mio blutth di ferro è rotto e credo che dovrò rimanere per un lungo tempo.
    Kamalh annui. – Sai, non si sta male, qui.
    Sorrisi di nuovo: - No, hai ragione; non si sta male. Ma dimmi, quante primavere hai?
    Kamalh mi guardò stranito. Non capiva, non poteva capire. Le primavere, in quel luogo infernale, erano scomparse da chissà quanto tempo. Ora esisteva solo un’abbacinante, interminabile estate.
    Si alzò in piedi. Mi toccò la spalla indicandomi una delle femmine che stava in un gruppetto a una decina di passi.
    - Sherem; si chiama Sherem. Ti guarda spesso, non te ne sei accorto?
    Guardai in quella direzione. Trovai lo sguardo della ragazza. Un sorriso spontaneo su un viso bello e intenso.
    Mi voltai verso Kamalh: - Dici che?
    Lui rise di gusto piegandosi in due. - Sei buffo straniero. Non serve parlare, no, non serve. Ma sei hai bisogno di parole ti posso cantare una canzone d’amore.
    Declinai con garbo. Kamalh si allontanò. Guardai verso la ragazza Hanaki; sorrideva mentre veniva verso di me. Erano mesi che non toccavo una donna e lei era particolarmente attraente. Con la luna, è noto, il romanticismo può raggiungere vertici di livello assoluto, con due lune nel cielo la faccenda divenne inevitabile. Il sesso fra un uomo e una donna era la stessa materia ovunque nell’universo.

    3

    Si stava bene nell’oasi. C’era abbondanza d’acqua. I kmell, gli alberi che crescevano in quel posto, erano esuberanti e le loro foglie costituivano la base dell’economia degli Hanaki. Da quelle fronde si ricavavano fibre tessili, in effetti visto il caldo, per vestirsi bastava poco. Il frutto era una sorta di pane lungo mezzo braccio, dal gusto un po’ dolciastro. Cotto sulle braci ardenti costituiva l’alimento base della loro sussistenza. Ma nelle pozze delle oasi si trovavano una razza di rane rossicce a dire poco gustose e alcune specie di gasteropodi bivalve che, oltre al cibo, fornivano anche il principale colorante rosso. Il nero veniva ricavato dalle braci combuste. Altri colori non ce n’erano, tutti i tessuti Hanaki, il vasellame, le terraglie, insomma ogni cosa dipinta, era colorata di soli due colori: rosso e nero. E a quel modo ero vestito anch’io, con un saio a strisce bicolori lungo fino ai piedi.
    Nell’oasi prosperavano alcune specie di uccelli e anche le loro uova facevano parte della dieta, con la consueta raccomandazione di non abusarne per evitare il loro sterminio. Alcune erbe selvatiche erano utili come principi medicamentosi buoni un po’ per tutti gli usi. Era un mondo estremo, rovente di giorno, gelido la notte. E quando la temperatura precipitava verso lo zero ci si poteva riscaldare solo vicino ai fuochi accesi. Gli Hanaki utilizzavano delle pietre focaie di colore brunastro. Ma erano rare, così che spesso, por potere innescare le fiamme, si trovavano a manovrare frenetici con corde e pezzetti di legno secco. Dopo tre sere tirai fuori il mio laser e accesi il fuoco in un istante. Gli Hanaki attorno a me rimasero senza fiato, mi guardavano come fossi un blutth che non ruttasse da giorni. Poi le loro facce s’imbiancarono di sorrisi e gli Hanaki cominciarono ad agitare le mani in segno di grande soddisfazione. Da quella sera divenni l’addetto all’accensione del fuoco; l’uomo con le dita di fiamma, così mi chiamarono.
    Quasi fosse un rito obbligato, solo dopo che le canzoni di Kamalh avevano raccontato le vecchie saghe dell’Ultimo popolo, ci si rintanava nelle pelli di blutth al riparo di capanne costruite con frasche. I giovani della tribù si accoppiavano in apparenza del tutto ignari della precarietà della loro esistenza. Kamalh, a turno, dormiva con tutte le femmine, senza troppo badare alla loro avvenenza, quasi si trattasse di un suo preciso dovere sociale. Io facevo coppia fissa con Sherem, visto che tutte le sere veniva a trovarmi nella mia capanna. E con lei a fianco le notti non erano troppo fredde.

    4

    L’oasi stava cominciando ad accusare i segni della nostra presenza. Le capre silvestri faticavano a trovare erba fresca. Gli alberi di kmell apparivano ogni giorno più spogli del loro fogliame, si avvicinava il tempo di un nuovo viaggio nel deserto verso un’oasi rigenerata dalla nostra assenza.
    Fu con una certa solennità che Kamalh annunciò l’inizio della marcia verso Ahrrau: detta la Bella o anche la Santa. L’oasi più verde, la più grande, la più amata dagli Hanaki. Quando la destinazione prevedeva questo sito, allora la festa nel popolo era grande.
    La sera prima ci furono canti e balli intorno ai fuochi. Gli uomini si sfidarono in prove di abilità e di coraggio mentre le donne ballavano in preda a una frenesia indecente, fino al punto di cadere a terra stremate. Si dormì poco. Si bevve e si mangiò a sazietà, si cantò e ci si amò fino a notte fonda.
    Il giorno seguente fu una sofferenza. Troppo vino di kmell mi aveva lasciato un ricordo ben preciso, mascherato sotto la forma di un mal di testa feroce. Camminavo dietro un blutth vecchio e più puzzolente degli altri. E se mi fossi soffermato troppo a pensare che per raggiungere l’oasi ci sarebbero voluti cinque giorni di viaggio nel deserto, mi sarei lasciato volentieri andare a terra per essere stritolato fra gli zoccoli dell’animale che seguiva.
    Tuttavia, se i blutth avevano dei difetti, erano dotati anche di innegabili pregi. Erano animali resistenti e si nutrivano quasi esclusivamente di erbe spinose. Se era vero che ruttavano in continuazione, lanciando sovente peti devastanti, e se non stavi più che accorto la loro lingua bavosa ti imbrattava a ripetizione, era certo che per attraversare il deserto non c’era amico migliore.
    Il pomeriggio del secondo giorno Kamalh mi chiese di accompagnarlo in un luogo non troppo distante. Si trattava di una cresta rocciosa dove tempo addietro avevano notato uno zampillo d’acqua nel lato sottovento. Era possibile che col trascorrere degli anni si potesse formare una nuova oasi e voleva controllare come effettivamente stesse la situazione.
    Partimmo in quattro, tutti sulle groppe dei blutth. Dopo un paio d’ore giungemmo in vista della cresta: pochi spuntoni di roccia che sporgevano per una decina di metri dal suolo sabbioso. Per un attimo credetti di vedere delle nuvole che si sfilacciavano sulle punte, ma era solo sabbia portata dal vento che decollava come da una rampa di lancio.
    Aggirammo la cresta e fummo sul lato riparato dal vento del deserto. Quasi nel mezzo, dove le rocce formavano un ricovero naturale, alcune piante verdi facevano da corolla a un piccolo specchio d’acqua largo poche braccia. Al nostro giungere alcune folaghe dorate fuggirono sbattendo le ali, mentre Kamalh studiava la scena interessato.
    Si avvicinò alla pozza e scese. Fece qualche passo in avanti, poi allargò inaspettatamente le braccia annaspando mentre la sua figura sprofondava nel terreno.
    - Un pozzo di sabbia! – urlarono i due Hanaki, poi presero a lamentarsi disperatamente.
    Io mi lanciai giù dal blutth e corsi verso Kamalh, che come mi vide cominciò a gridare di stare lontano.
    I pozzi erano buche ricoperte di sabbia finissima. Se uno ci finiva dentro era morto. Nonostante i tentativi non c’era possibilità di salvezza. La sabbia risucchiava il malcapitato e tutti coloro che per cercare di salvarlo si avvicinavano troppo a lui.
    Feci ancora qualche metro, poi mi fermai a guardare Kamalh che agitava le braccia come se cercasse di nuotare in quel pozzo di sabbia che lo stava tirando giù. Lo aspettava una morte veloce per soffocamento, oppure una più lenta agonia a causa della sete una volta giunto in fondo al budello di morbida rena.
    Presi il laser e lo puntai. Il raggio si spalmò davanti a Kamalh e cominciò il suo effetto. La sabbia vetrificava e diventava dura. Continuai senza risparmiare energia, attento solo a non ustionare le membra di Kamalh. In breve la sabbia attorno all’Hanaki divenne uno strato vetroso e solido al quale lui poteva aggrapparsi per non sprofondare.
    Allora feci un segno agli altri due. Scesero e corsero da Kamalh. Lo presero per le braccia e lo tirarono su, poi cercarono di adagiarlo a terra, ma lui rifiutò sdegnato e si mise in piedi, anche se le gambe ancora gli tremavano.
    - Kamalh ringrazia l’uomo con le dita di fiamma – disse. Poi risalì sul blutth e ci fece segno di allontanarci da lì.
    - Il terreno è troppo infido. Forse al tempo dei figli dei nostri figli sarà tutto a posto, ma adesso è meglio restare alla larga. Andiamo!
    Durante il ritorno mi avvicinai a Kamalh.
    - Hai mostrato un grande coraggio, non hai avuto paura nemmeno per un istante? - Gli chiesi.
    – Io non sono stupido. Ho spesso paura. Che l’acqua venga a mancare, che le oasi cedano all’invasione della sabbia del deserto, che il caldo aumenti ancora. Eppure non lo dico mai a nessuno perché paura non posso permettermi di mostrarla. Loro hanno fiducia in me e se vedessero che vacillo come potrebbero seguirmi? Non confido mai a nessuno i miei dubbi, non posso. E se mi confido con te è perché tu vieni da lontano e prima o poi vi farai ritorno. Ringrazio gli antenati che mi hanno dato una forza immensa per guidare il mio popolo, fino a che avrò forza io lo farò.
    - Kamalh, tu sei un grande uomo.
    Lui appoggiò la mano aperta sul mio cuore e io feci lo stesso. Significava che il suo spirito era col mio e il mio col suo.
    Solo verso sera raggiungemmo la carovana. La voce di quanto era accaduto corse da cima a fondo per il popolo degli Hanaki e a un certo punto tutti mi guardavano sorridendo, agitavano le mani indicando la punta delle dita facendo strani sbuffi con la bocca, e ridevano allegri.

    5


    Ahrrau, la Bella, La Santa, rispondeva in pieno al proprio nome. Dopo la massiccia aridità del deserto tanto verde faceva impressione. L’acqua abbondava. C’erano cinque pozze e una cascatella freschissima. Gli alberi erano numerosi come le stelle nel firmamento. Quando si alzavano in volo gli stormi delle flarghe, gli uccelli che popolavano le oasi, oscuravano l’orizzonte.
    A sera tutto era sistemato. Nel cielo c’erano tutte e cinque le lune di quel mondo, un evento così raro che pochi anziani ne ricordavano un altro uguale.
    Kamalh si schiarì la voce e prese a cantare. Un vento dolce lambiva la pelle annunciando il freddo della notte. Le parole della canzone parlavano di cambiamenti e della fatalità e della rassegnazione con cui l’ultimo popolo li affrontava.
    “Niente è per sempre.
    Tutto è un grande ciclo, così tramandano i vecchi.
    Un tempo c’era più fresco e pioveva spesso.
    Poi è venuto un grande caldo,
    ma un giorno il clima cambierà ancora e vedrai,
    verrà anche troppo freddo.
    Con i tuoi occhi tu lo vedrai, vedrai che sarà vero.
    Adesso vivi per ogni istante.
    Prega per un nuovo giorno, per una quieta notte, per un amore ritrovato.
    E davvero altro non ti serve perché tu sei un uomo dell’ultimo popolo
    e questo ti salverà.”

    Dopo le prime strofe la voce di Kamalh venne doppiata da quella di un ragazzo. Lo riconobbi, si chiamava Nuun, un cugino di Sherem. Cantava bene, con note limpide e acute. La melodia si dipanava suggestiva sulle note di una scala pentatonale.
    Finita la canzone Kamalh si alzò in piedi: - Nuun sarà il nuovo cantore quando io non avrò più voce per l’ultimo popolo. – Alzò le braccia e incitò la tribù: E adesso fate sentire la vostra approvazione a questo ragazzo.
    Tutti saltarono in piedi come se fossero stati morsicati dai gattopardi delle rocce. Il vino delle palme prese a scorrere nelle bocche degli Hanaki che ballavano in cerchio pestando i piedi ritmicamente.
    - Ha una bella voce, vero? – chiese Kamalh guardandomi negli occhi mentre annuiva con la testa.
    - Splendida – risposi.
    Bevvi d’un fiato il vino.
    - Non lo hai scelto solo per quella dote, giusto?
    Kamalh allargò le labbra a dismisura in un sorriso da ragazzino: - È molto intelligente. Aiuterà il suo popolo come pochi saprebbero fare.
    - Sono convinto di sì – risposi. – Così come sono certo che saprà creare belle canzoni.
    - Questa è quasi tutta sua – rispose Kamalh.
    - Davvero? – chiesi sinceramente stupito.
    - Conosco gli uomini, so scegliere bene.
    E detto questo si allontanò.

    6

    Tre giorni dopo Kamalh mi venne a cercare.
    - Devi vedere una cosa – mi disse con la faccia scura come una notte senza luna. – Ma non dire niente a nessuno.
    Mi condusse ai limiti dell’oasi, dove gli alberi di kmell erano più fitti, dietro un ammasso di rocce, fra le quali una spaccatura permetteva il passaggio di un uomo alla volta. Subito dopo il passaggio c’era uno spazio di poche decine di metri; una piccola radura erbosa priva di alberi.
    Avvertii una sensazione fredda alla nuca.
    - Ecco il nostro uomo – disse una voce.
    - L’indigeno canterino è stato di parola – gli fece eco un’altra voce che subito prese a ridere sguaiatamente.
    Una mano frugò nelle tasche del mio saio ed estrasse il laser. Un calcio mi fece finire a terra. Con una prospettiva dal basso all’alto vidi tre uomini armati che mi fissavano.
    I cattivi avevano vinto la corsa.
    Negli scavi della Compagnia erano accadute troppe brutte cose. Su Krraam, seicento nativi avevano trovato sepoltura anticipata in una miniera di antimonite. Su Metauro IV i morti non li contavano nemmeno più. E così era avvenuto anche in quattro giacimenti su altri pianeti dove avevo lavorato. Ero un testimone scomodo che non aveva nessuna intenzione di stare al gioco e di tacere. Il programma di protezione testimoni non aveva funzionato affatto. Corruzione endemica un po’ a tutti i livelli. La conseguenza era stata una fuga precipitosa a bordo della prima nave che avevo trovato a portata di mano.
    Ero stato inseguito e il mio mezzo era stato colpito. Ero comunque riuscito a sganciarmi per precipitare poi su questo pianeta arido. Speravo che a trovarmi per primo fossero stati coloro che mi dovevano salvaguardare, ma non era andata in questo modo.
    Guardai Kamalh, allibito; come aveva potuto? Poi capii. Gli avevano offerto cose che non poteva rifiutare, perché avrebbero contribuito alla sopravvivenza della sua tribù per chissà quanto tempo, forse fino alla prossima generazione quando un altro cantore avrebbe guidato la sua specie. Potevo io giudicarlo?
    Mi si avvicinò una faccia ricoperta di tatuaggi. Era un cacciatore di taglie rituale. Veniva dal pianeta Mossh; non lo faceva per soldi, lo guidava il suo “Bushido-nah-va”, un codice d’onore crudele e spietato.
    - Alzati, la nostra nave ci aspetta.
    Lo feci, era inutile opporsi, sarebbe servito solo a farsi ustionare col laser troppe parti del corpo.
    - I ragazzi – disse Kamalh.
    Il cacciatore annuì col capo verso uno degli altri due suoi compagni. Uno di loro fece un segno e da dietro dei cespugli altri uomini lasciarono uscire tre ragazzi della tribù degli Hanaki.
    Quando furono vicini Kamalh li abbracciò baciandoli a uno a uno sulla testa.
    - Andiamo – disse loro.
    Si avviarono verso la spaccatura. Kamalh si girò una volta sola, ma nel suo sguardo non c’era traccia di vergogna.
    Un colpo rude sulla schiena mi fece capire che anche io dovevo muovermi, in tutt’altra direzione, ma senza indugi.
    Uscimmo dall’oasi senza essere visti da nessuno. La nave della pattuglia da caccia doveva trovarsi poco lontana, da qualche parte del deserto.
    Erano otto uomini in tutto, in fila indiana contro un sole basso che accecava con la sua luce rossastra. Io ero nel mezzo e ogni tanto venivo percosso da qualcuno dietro di me che a quanto pare si divertiva a colpirmi e poi a riderne.
    Camminammo per un’ora, poi dietro una grossa duna trovammo la loro astronave.
    Il cacciatore di taglie gracchiò un nome incomprensibile alla radio da polso, ma dall’astronave non venne segno di vita. L’uomo imbracciò il suo laser e si mise in posizione di combattimento, gridando ordini agli altri membri della squadra.
    Un calcio mi fece piegare in due dal dolore. Mi ritrovai a terra. Un paio di quegli uomini stesi dietro di me avevano tutta l’intenzione di utilizzarmi come scudo umano. Poi fui trascinato dietro a delle rocce fra le quali tutti si erano riparati.
    Dalla nave una voce metallica invitò ad arrendersi. Lì dentro erano entrati ospiti inattesi.
    Il cacciatore sbraitò ancora ordini. Si apprestava a dirigere il gruppo lungo una via di fuga laterale quando uno di loro lo prese per un braccio e gli indicò qualcosa.
    Dall’orlo della grande duna gli Hanaki stavano scendendo in groppa ai loro blutth. Erano almeno centocinquanta, tutti adulti e, a guardare bene le loro facce, tutti parecchio arrabbiati.
    Il cacciatore di taglie si piegò sulle ginocchia. Abbassò due volte la testa e, mentre si rialzava, prese a salmodiare il suo canto funebre. Afferrò due armi, lanciò verso i nemici che accorrevano il suo urlo di guerra e si preparò a morire.
    Uno dei suoi, che indossava le mostrine della Compagnia, gli sparò una scarica paralizzante alla nuca. – Idiota – disse. Poi sputò sul cranio del cacciatore e lasciò cadere il laser.

    7

    Era venuto il giorno della partenza. Era il mio ultimo colloquio con Kamalh.
    - Lo so che il tuo mondo non è così arido. Ma grazie per avermi usato così tanto riguardo – disse.
    Gli sorrisi:- Posso farvi andare via da questo posto. Una nave da carico vi trasporterebbe con un solo viaggio verso un mondo nuovo; così pieno di animali che non riuscireste nemmeno a immaginarli. E verde come l’oasi più verde che la vostra mente possa concepire. Un mondo nuovo solo per voi, vergine; ce ne sono tanti nell’universo, mentre la vita è così rara.
    Kamalh mi guardò senza parlare. Girò la testa verso la sua gente, poi scosse il capo.
    - Seguimi – disse. Mi condusse a un piccolo terreno nell’oasi. – Qui vengono sepolti coloro che muoiono durante questa sosta. Ogni volta un diverso appezzamento di terreno in una diversa oasi viene scelto per questo scopo. Ogni volta che ci nutriamo di un prodotto di un’oasi sappiamo che è fatto anche coi resti di un nostro antenato. Tutto è un ciclo e noi siamo parte del tutto. Nell’acqua, nel vino, nella carne degli uccelli e degli animali ci sono reminiscenze di coloro che ci hanno preceduto; e così accadrà a noi. Siamo nati qui. Moriremo qui; non possiamo andare in nessun altro posto. Privi dell’essenza di coloro che ci hanno preceduto, cammineremmo nelle tenebre.
    Mentre ritornavamo indietro Kamalh si mise a ridere da solo. A un certo punto si piegò in due. Lo guardai: aveva le lacrime agli occhi.
    - Davvero credevi che ti avrei venduto? – chiese.
    - La tua tribù avrebbe avuto parecchio da guadagnare. E poi ho visto che ti avevano preso tre ragazzini in ostaggio.
    E così mi raccontò che i cattivi avevano preceduto i buoni, ma di poco. Un esponente della Sicurezza Federale si era infiltrato nell’oasi e aveva parlato con lui. Assieme avevano elaborato quel piano per poter catturare il cacciatore di taglie e i suoi accoliti senza rischi per gli ostaggi e la cosa aveva funzionato perfettamente.

    8

    Tutta la tribù era venuta a salutarmi e mi aveva accompagnato presso le due navi.
    Il cacciatore di taglie stava in un angolo, legato a dovere come i suoi aiutanti. Aveva tentato di uccidersi per sottrarsi al disonore della cattura, poi aveva addentato alla gola colui che lo aveva colpito. E per costringerlo a mollare la presa ce n’era voluto del bello e del buono. Un paio di Hanaki armati di robusti randelli di kmell lo sorvegliavano in continuazione.
    - E loro? - Chiesi a Kamalh.
    - Sono troppi per essere sfamati. Troppo malvagi per essere lasciati liberi. Ma non c’è problema, gli Hanaki non sprecano nulla.
    Sollevai le sopracciglia preoccupato. – Non vorrai...
    Kamalh sorrise e si mise subito all’opera per accendere un fuoco. – Quando sarai andato via dovremo comunque riprendere le vecchie abitudini.
    Strabuzzai gli occhi, consapevole di avere sul volto la più incredula delle espressioni.
    La voce di Kamalh allora si ruppe in una risata fragorosa.
    - Sì, straniero, mi fai ridere. Davvero credevi che…
    - Volevo solo darti corda, Kamalh.
    - Confessa, ci hai creduto. Oh… sì, eccome se ci hai creduto. Dovevi vedere la tua faccia. – E dicendo questo mi assestò sulla schiena una pacca che da vecchio le mie ossa avrebbero ricordato di sicuro.
    - Li lasceremo a Bakur, la più piccola delle oasi. Ogni tanto andremo a trovarli, giusto per vedere che non si siano scannati fra di loro; ne sarebbero capacissimi.
    Mentre ascoltavo il cantore Kamalh, vidi Sherem. Il suo profilo si stava gonfiando rapidamente. Le sorrisi compiaciuto, una parte di me sarebbe comunque restata per sempre con l’ultimo popolo.
    - Non sarà per un tempo troppo lungo. Quando il processo finirà li farò venire a prendere – dissi a Kamalh. – Adesso non troverebbero posto nel ventre del blutth di ferro che mi riporterà a casa..
    - Sì, ma senza fretta. Sono troppo pochi per consumare tutte le risorse. A Bakur staranno benissimo e impareranno tante cose.
    Poi Kamalh mi indicò Nuun. Il ragazzo si era piazzato davanti a tutti. Si schiarì la voce e disse ad alta voce di avere scritto la sua prima cantica da solo, senza l’aiuto di nessuno: La canzone dell’uomo con le dita di fiamma.
    E si mise a cantare:
    Questa è la canzone
    dell’uomo con le dita di fiamma
    venuto e tornato dal cielo
    con un blutth dal ventre duro
    Ma un regalo ha lasciato qui con noi
    un piccolo dono per il nostro futuro.

    Appena Nuun smise di cantare mi avvicinai a lui. Presi il mio laser e glielo donai.
    - Non sarai solo il nuovo cantore, ma anche l’uomo con le dita di fiamma.
    Gli Hanaki gridarono il loro assenso. Saltavano e ballavano ebbri di gioia. Avevano un nuovo cantore, giovane e bravo che allo stesso tempo era in grado di procurare facili accensioni dei fuochi; almeno fino a che non fosse terminata l’energia del laser.
    - Per noi le canzoni salgono al cielo, - disse Kamalh - si arrampicano da una stella all’altra e raggiungono i confini dell’universo. Sono convinto che ovunque tu andrai, un giorno potrai sentire ancora la mia voce, o forse quella di Nuun. Non so quale canzone giungerà a te, ma ascoltala attentamente, sarà la voce dell’ultimo popolo che ti parlerà e ti dirà che è ancora vivo.
    Kamalh sospirò a fondo prima di parlare ancora: - So di non avere molto tempo da vivere; lo spirito di un antenato me lo ha sussurrato in sogno.
    - Vieni con me, allora. Se non si tratta di qualcosa di inesorabile ti posso fare guarire.
    - Ne abbiamo già parlato – rispose asciutto.
    Non c’era altro da aggiungere.
    Entrai nella nave. Chiusero i portelli. Un tremore diffuso, poi sotto ai miei piedi si propagò una vibrazione sorda: la spinta dell’accelerazione che ci portava verso il cielo. Dagli schermi vidi l’immenso deserto e le oasi, oramai ridotte come puntini di verde sparsi qua e là.
    Chiusi gli occhi prima che l’immagine svanisse del tutto, assorbita dal nero vuoto cosmico. E nelle orecchie rimase solo l’eco triste di una canzone che un giorno, ne ero sicuro, in qualche modo avrei riascoltato.

    Edited by rehel - 16/5/2011, 17:06
     
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  2. B. Bacardi
     
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    Ciao, sono al mio primo commento qui e mi sento buono, perciò ti passo un 3, sia chiaro che non è da 2 il tuo racconto, ci starebbe anche un 4 se... se fosse un attimino meno tecnico e più pimpante. lo definirei una buona prova con tutte le cose al loro posto e scorrevole, ma ciò che manca è un po' di pepe, il sale c'è, non manca quello.
    hai commesso alcuni errori di battitura, te li segnalo giusto per farti verificare la mia attenzione al dettaglio. ti riporto anche alcune cose che andrebbero riviste, e ti dico perché mi fanno storcere il quatto che diventa tre.
    nel cap.3
    CITAZIONE
    Era un mondo estremo, rovente di giorno, gelido la notte. E quando la temperatura precipitava verso lo zero ci si poteva riscaldare solo vicino ai fuochi accesi. Gli Hanaki utilizzavano delle pietre focaie di colore brunastro. Ma erano rare, così che spesso si trovavano a manovrare frenetici con corde a pezzetti di legno secco.
    Dopo tre sere Io tirai fuori il mio laser e accesi il fuoco in un istante.

    alla frase e la descrizione sopra di come accendere il fuoco manca proprio questo: gli Hanaki accendevano il fuoco...
    e dopo parleremo anche di questo mondo estremo che così vede anche il protagonista alla fine dall'oblò.
    nell'ultima riga ha messo una "i" maiuscola che mi ha fatto leggere: "dopo tre sere lo tiro fuori e, e, e... mi avevi illuso con qualcosa d'inatteso e invece era un semplice laser.

    CITAZIONE
    Quasi fosse un rito obbligato, solo dopo che le canzoni di Kamalh avevano raccontato le vecchie saghe dell’Ultimo popolo, ci si rintanava nelle pelli di blutth al riparo di capanne ostruite con frasche.

    Dall’orlo della grande duna gli Hanaki stavano scendendo in groppa ai loro bluth

    a volte hai scritto una sola "t" per il blutth, e al sottolineato hai mancato una c

    dal cap 4
    CITAZIONE
    In breve la sabbia attorno all’anaki divenne uno strato vetroso e solido al quale lui poteva aggrapparsi per non sprofondare.

    Hanaki, li hai creati tu, ma sono sicuro che ti ha fregato un po' ricordare Annakin di Star wars, se mi sbagliassi, fai finta di nulla.
    dal cap 5
    CITAZIONE
    Gli alberi erano numerosi come le stelle nel firmamento; quando si alzavano in volo, gli stormi delle folaghe oscuravano l’orizzonte

    avrei scritto diversamente e senza virgola e messo il "di" al posto "delle" nella seconda parte delle frase, ma il problema più grande è che questa descrizione va in netto contrasto con quelle del pianeta e la siccità che lo tormenta, così sembra rigoglioso e con le folaghe non suona bene, sono uccelli acquatici e la scarsità d'acqua non dovrebbe permetterne degli stormi come descritto. in ogni caso avrei cambiato il nome degli uccelli inventandone uno come per i cammelli
    CITAZIONE
    - Sono convinto di sì – risposi. – Così come sono certo che saprà creare belle canzoni.
    - Questa è quasi tutta sua – rispose Kamalh.
    - Davvero? – chiesi sinceramente stupito.
    - Kamalh conosce gli uomini. Kamalh sa scegliere bene.

    Kamalh parla bene per tutto il racconto (e così dovrebbe essere), ma qui lo fai parlare come un nativo americano.

    Cap. 7
    CITAZIONE
    Afferrò due armi con entrambe le mani, lanciò verso i nemici che accorrevano il suo urlo di guerra. E si preparò a morire.

    rivedrei tutta la frase, e:Afferrò due armi con entrambe le mani,
    suona davvero male.
    inserirei altri animali nelle descrizioni, mancano le prede affinché sia giustificata la presenza di specie predatrici come i gattopardi delle rocce specie che dovrebbe essere paragonata al puma, perché il classico gattopardo vive nelle zone umide o savana dove ci sia molta acqua.
    Insomma, asciugherei qualcosa e inserirei altro.
    Ciao.
     
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  3.  
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    "Ecate, figlia mia..."

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    Concordo con tutto quanto detto da Bacardi qua sopra. Kamal, fra l'altro, mi è parso ridicolo nelle ultime battute, quando "si piega in due" per le risate, lui che prima era stato suggerito come uomo tranquillo, saggio, misurato ecc.

    In effetti nelle ultime battute tutto il racconto si perde un po', il finale viene rimandato troppo vistosamente per dare tempo a Kamal di sparare altre "saggerie". La cosa non dà molto fastidio, per fortuna, perché il ritmo si mantiene in linea col resto. Però qualcosa di forzato c'è... Tanto più che l'incidente coi cacciatori di taglie (ma perché? Il narratore è un buono!) appare e scompare in pochi paragrafi, quasi dando l'impressione che abbia un'importanza trascurabilissima nell'economia della trama.

    La storia mi è "piaciuticchia", anche se non ha offerto nulla di veramente nuovo. Ma diciamo che ho apprezzato il tentativo di narrare una vicenduola con tono lirico; il quale però non è sempre continuo... quei brani di descrizioni "scientifiche", specie quando parli del pianeta e degli Hanaki guastano un po' lo stile. E a proposito di scienza, io dimenticherei l'"economia degli Hanaki", perché facendone riferimento guasti del tutto la sensazione di precaietà di quel popolo, il quale non fa uso nemmeno più di moneta... I casi sono due, allora: o approfondisci le condizioni del popolo, arricchendo il pianeta di risorse, oppure parli solo di un popolo solo costretto a spostarsi di continuo da un'oasi all'altra.

    A parte questo ho trovato una prosa tempestata di punteggiatura messa un po' alla "meh", qualche imprecisione nell'uso dei nomi inventati (Bacardi ipse dixit), qualche parola bruttissima... difetti che mi fanno suspiciare l'assenza di rilettura e correzione... Nel complesso la prosa andrebbe aggiustata, parecchio.


    Qualche appunto:

    CITAZIONE
    Dieci di minuti di training sonoro e di riprese video e il microchip aveva iniziato a produrre nelle mie orecchie il significato delle loro parole.

    ...

    CITAZIONE
    Era primitiva, senza un briciolo di tecnologia, andarsene e tornare nello spazio era impossibile.

    Ecco un primo esempio di punteggiatura messa alla meh. Lì ci vanno i due punti, o al limite un punto fermo.

    CITAZIONE
    Il problema era chi sarebbe giunto per primo; i buoni o i cattivi?

    Qui ci vanno i due punti senza pensarci due volte.

    CITAZIONE
    . Avvertivano la presenza dell’acqua e agitavano le lingue in ogni direzione, salvarsi dalla loro saliva appiccicosa divenne impossibile.

    Ancora problemi di punteggiatura. Ti riporto questo caso e dimentico gli altri cento, sennò non la finisco più. Rileggi il racconto e correggilo, ti consiglio.

    CITAZIONE
    Ma nelle pozze delle oasi si trovavano una razza di rane rossicce a dire poco gustose e alcune specie di gasteropodi bivalve, che oltre al cibo, fornivano anche il principale colorante rosso. Il nero veniva ricavato dalle braci combuste. Altri colori non ce n’erano, tutti i tessuti Hanaki, il vasellame, le terraglie, insomma ogni cosa dipinta, era colorata di soli due colori: rosso e nero

    Insomma, mi pare di capire che sei milanista :asd:

    Comunque, a parte gli scherzi, parlare di coloranti mi sembra inutile, visto la condizione di vita degli Hanaki... Ci sono cose più importanti a cui pensare...

    CITAZIONE
    ci si rintanava nelle pelli di blutth al riparo di capanne ostruite con frasche

    "Ostruite" o "costruite"?

    CITAZIONE
    Io facevo copia fissa con Sherem

    ...

    CITAZIONE
    Quando la destinazione prevedeva questo sito, allora la festa nel popolo era grande.

    Superfluo.

    CITAZIONE
    Tuttavia se i bluth avevano dei difetti erano dotati anche di innegabili pregi.

    Qui la punteggiatura non è difettosa. Ma è perché non c'è!

    Inoltre non so se vada bene raggruppare nei difetti "anche" i pregi... sarebbe meglio dire che

    Tuttavia, se i bluth avevano dei difetti, di contro erano dotati di innegabili pregi.

    CITAZIONE
    Si trattava di una cresta rocciosa dove tempo addietro avevano notato uno zampillo d’acqua nel lato riparato sottovento.

    Non capisco l'utilità di precisare (e farlo male, per giunta) dove era situato lo zampillo...

    CITAZIONE
    Aggirammo la cresta e fummo sul lato riparato dal vento del deserto.

    Anche qui sfoltirei la frase...

    CITAZIONE
    In breve la sabbia attorno all’anaki divenne uno strato vetroso e solido al quale lui poteva aggrapparsi per non sprofondare

    La sabbia fonde a oltre i mille gradi e si presume non si raffreddi in pochi secondi: come fa Kamal a strisciarci sopra senza prendere fuoco?

    CITAZIONE
    Allora feci un segno agli altri due. Scesero e corsero da Kamalh. Lo presero per le braccia e lo tirarono su, poi cercarono di adagiarlo a terra, ma lui rifiutò sdegnato e si mise in piedi, anche se le gambe ancora gli tremavano.

    image

    CITAZIONE
    Il vino delle palme prese a scorrere di bocca in bocca mentre gli Hanaki ballavano

    Cioè da una bocca a una bocca. Che schifo!

    CITAZIONE
    - Non lo hai scelto solo quella dote, giusto?

    Manca qualcosa...

    CITAZIONE
    Negli scavi della Compagnia erano accadute troppe brutte cose. Su Krraam, seicento nativi avevano trovato sepoltura anticipata in una miniera di antimonite. Su Metauro IV i morti non li contavano nemmeno più. E così avvenne anche in quattro giacimenti su altri pianeti dove avevo lavorato

    era avvenuto

    CITAZIONE
    Quando furono vicini Kamalh li abbracciò baciandoli uno a uno sulla testa.

    E' più corretto dire "a uno a uno".

    CITAZIONE
    - Andiamo – disse loro.
    Si avviarono verso la spaccatura, mentre lui mi fissava con uno sguardo nel quale non c’era traccia di vergogna

    Cioè Kamal si guarda indietro? Non ho ben capito...

    CITAZIONE
    Un paio di quegli uomini stesi dietro di me avevano tutta l’intenzione di utilizzarmi come scudo umano.

    Il paio è singolare, quindi "aveva".

    CITAZIONE
    Erano almeno centocinquanta, tutti adulti e a guardare bene le loro facce, tutti molto incazzati.

    Bruttissima parola, qui.

    CITAZIONE
    - E loro? Chiesi a Kamalh.

    Manca trattino.


    Voto: 2
     
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    Losco Figuro

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    Il racconto è bello anche se forse un po' diluito in alcuni punti.
    SPOILER (click to view)
    C'è qualche piccolezza che non mi convince, tipo perché i "buoni" non siano intervenuti subito dopo che i ragazzi sono stati liberati, o esattamente come abbiano avuto tutto questo tempo di prendere accordi, ma ci si può passare sopra perché sono "imprecisionI" funzionali alla trama.
    La cosa che però non regge è che non si capisce per quale ragione i "cattivi" vogliano portarsi dietro il protagonista invece di ammazzarlo lì e basta. Dopo tutto è un testimone scomodo e il loro scopo principale dovrebbe essere farlo tacere per sempre, a che serve rapirlo? Sa un po' di forzatura per permettere l'arrivo del settimo cavalleggeri.


    Voto 3.

    Nota che hai scritto "blutth" a volte con una a volte con due "t"

    CITAZIONE (rehel @ 1/5/2011, 10:07) 
    A sentire loro si trattava dell’ultima specie umana di quel pianeta.

    Non "umanoide"?

    CITAZIONE (rehel @ 1/5/2011, 10:07) 
    Adesso era sera, dopo la cena resa abbondante dal cospicuo numero di gattopardi delle rocce catturati quel giorno dai cacciatori, i fuochi lentamente si spegnevano.

    Non mi convince il ritmo di questa frase, ci si inciampa.

    CITAZIONE (rehel @ 1/5/2011, 10:07) 
    Di quando gli uomini erano così tanti che non li si poteva nemmeno contare. Più numerosi delle colonie di formiche blu e quando ancora non si chiamavano Hanaki, l’ultimo popolo, ma avevano un altro nome ormai dimenticato.

    Non sarebbe meglio una virgola dopo "contare"? Quel più sembra monco così.

    CITAZIONE (rehel @ 1/5/2011, 10:07) 
    La prima luna salì rapida nel cielo, mentre bassa sull’orizzonte un altro satellite sembrava sostare gonfio e giallo a causa della diffrazione.

    "basso" (il satellite)

    CITAZIONE (rehel @ 1/5/2011, 10:07) 
    Lui rise di gusto piegandosi due.

    Manca un "in"

    CITAZIONE (rehel @ 1/5/2011, 10:07) 
    Ma sei ne hai bisogno di parole ti posso cantare una canzone d’amore.

    Refuso: "se"

    CITAZIONE (rehel @ 1/5/2011, 10:07) 
    Con la luna, è noto, il romanticismo può raggiungere vertici di assoluto livello,

    Meglio "livello assoluto".

    CITAZIONE (rehel @ 1/5/2011, 10:07) 
    Da quelle fronde si ricavavano fibre tessili per il sommario vestiario, in effetti visto il caldo, bastava poco.

    Non mi convince la struttura della frase.

    CITAZIONE (rehel @ 1/5/2011, 10:07) 
    Ma nelle pozze delle oasi si trovavano una razza di rane rossicce a dire poco gustose e alcune specie di gasteropodi bivalve, che oltre al cibo, fornivano anche il principale colorante rosso.

    O "bivalve che, oltre al cibo, fornivano" o "bivalve, che oltre al cibo fornivano"

    CITAZIONE (rehel @ 1/5/2011, 10:07) 
    E a quel modo ero vestito, con un saio a strisce bicolori lungo fino ai piedi.

    Non manca un "anche io" o qualcosa del genere?

    CITAZIONE (rehel @ 1/5/2011, 10:07) 
    spesso si trovavano a manovrare frenetici con corde a pezzetti di legno secco.

    Presumo fosse "e pezzetti"

    CITAZIONE (rehel @ 1/5/2011, 10:07) 
    Dopo tre sere Io tirai fuori il mio laser

    Perché "Io"?

    CITAZIONE (rehel @ 1/5/2011, 10:07) 
    Gli Hanaki attorno a me rimasero senza fiato e mi guardavano come un bluth che non ruttasse da giorni.

    Se vuoi usare "mi guardavano", forse è meglio evitare la "e" e usare un punto e virgola o due punti, altrimenti sembra una stonatura tra verbi e suona meglio un "guardarono".
    Dopo il "come" metterei un "fossi", se no è ambiguo (guardavano lui come se lui fosse stato un bluth o guardavano lui come lo avrebbe guardato un bluth?)

    CITAZIONE (rehel @ 1/5/2011, 10:07) 
    Poi le loro facce s’imbiancarono di sorrisi e cominciarono ad agitare le mani

    Le facce iniziarono ad agitare le mani? ^___^;;

    CITAZIONE (rehel @ 1/5/2011, 10:07) 
    Io facevo copia fissa con Sherem,

    Refuso: "coppia"

    CITAZIONE (rehel @ 1/5/2011, 10:07) 
    verso una oasi rigenerata dalla nostra assenza.

    Perché non "un'oasi"? :huh:

    CITAZIONE (rehel @ 1/5/2011, 10:07) 
    Troppo vino di palma mi aveva lasciato un ricordo ben preciso,

    Ora da dove sbuca la palma? :huh:

    CITAZIONE (rehel @ 1/5/2011, 10:07) 
    Camminavo dietro un bluth vecchio e più puzzolente degli altri. E se mi fossi soffermato troppo a pensare che per raggiungere l’oasi ci sarebbero voluti cinque giorni di viaggio nel deserto, mi sarei lasciato volentieri andare a terra per essere stritolato fra gli zoccoli dell’animale.

    Ehm... ma se lui camminava _dietro_ l'animale, se si fosse lasciato andare quello si sarebbe semplicemente allontanato, non l'avrebbe calpestato... :rolleyes:

    CITAZIONE (rehel @ 1/5/2011, 10:07) 
    Se era vero che ruttavano in continuazione, lanciando sovente peti devastanti,

    Direi "lanciavano", una cosa non è conseguenza dell'altra

    CITAZIONE (rehel @ 1/5/2011, 10:07) 
    la sabbia attorno all’anaki

    Manca l'H

    CITAZIONE (rehel @ 1/5/2011, 10:07) 
    - Hai mostrato un grande coraggio, non hai avuto paura nemmeno per un istante? Gli chiesi.

    "istante? - gli chiesi."

    CITAZIONE (rehel @ 1/5/2011, 10:07) 
    Ma non lo dico mai a nessuno e paura non posso permettermi di mostrarla.

    Questa la rivedrei.

    CITAZIONE (rehel @ 1/5/2011, 10:07) 
    E se mi confido a te è perché tu vieni da lontano e prima o poi vi farai ritorno.

    Normalmente ci si confida "con" e non "a" qualcuno

    CITAZIONE (rehel @ 1/5/2011, 10:07) 
    - Kamalhh, tu sei un grande uomo.

    Ah, ecco dov'è andata l'h che mancava prima! :D

    CITAZIONE (rehel @ 1/5/2011, 10:07) 
    Solo verso sera raggiungemmo la carovana. La voce di quanto era accaduto corse da cima a fondo per il popolo degli Hanaki e a un certo punto tutti mi guardavano sorridendo. Agitavano le mani indicando la punta delle dita facendo strani sbuffi con la bocca, e ridevano allegri.

    Non è meglio una virgola dopo "sorridendo"?

    CITAZIONE (rehel @ 1/5/2011, 10:07) 
    Dopo le prime strofe la voce di Kamalh venne doppiata da quella di un ragazzo.

    "doppiata"? :huh:

    CITAZIONE (rehel @ 1/5/2011, 10:07) 
    Il vino delle palme prese a scorrere di bocca in bocca

    Uh... mi fa davvero uno strano effetto questa immagina... ^___^;;;

    CITAZIONE (rehel @ 1/5/2011, 10:07) 
    - Non lo hai scelto solo quella dote, giusto?

    Manca un "per"?

    CITAZIONE (rehel @ 1/5/2011, 10:07) 
    - Devi vedere una cosa – mi disse con la faccia scura come una notte senza luna. – Ma non dire niente con nessuno.

    perché "con" e non "a"?

    CITAZIONE (rehel @ 1/5/2011, 10:07) 
    Negli scavi della Compagnia erano accadute troppe brutte cose. Su Krraam, seicento nativi avevano trovato sepoltura anticipata in una miniera di antimonite. Su Metauro IV i morti non li contavano nemmeno più. E così avvenne

    "era avvenuto", hai cambiato tempo verbale

    CITAZIONE (rehel @ 1/5/2011, 10:07) 
    Io ero nel mezzo e ogni tanto prendevo le percosse da qualcuno dietro di me che a quanto pare si divertiva a colpirmi e poi a riderne.

    A me "venivo percosso" suonerebbe meglio, o almeno togli il "le"

    CITAZIONE (rehel @ 1/5/2011, 10:07) 
    L’uomo imbracciò il suo laser e si mise in posizione di combattimento, gridando ordini agli altri uomini della squadra.

    "uomo/uomini". Magari "altri membri"?

    CITAZIONE (rehel @ 1/5/2011, 10:07) 
    Il cacciatore sbraitò ancora ordini. Si apprestava a dirigere il gruppo lungo una via
    di fuga laterale quando uno lo prese per un braccio e gli indicò qualcosa.

    uno che?

    CITAZIONE (rehel @ 1/5/2011, 10:07) 
    Erano almeno centocinquanta, tutti adulti e a guardare bene le loro facce, tutti molto incazzati.

    Rivedrei le virgole qui.

    CITAZIONE (rehel @ 1/5/2011, 10:07) 
    Gli sorrisi:- Posso farvi andare via da questo posto.

    Manca lo spazio dopo i due punti

    CITAZIONE (rehel @ 1/5/2011, 10:07) 
    - Non sarà per un tempo troppo lungo. Quando il processo finirà li farò venire a prendere – dissi a Kamalh.

    Ma cosa gli impedisce di portarseli dietro?

    CITAZIONE (rehel @ 1/5/2011, 10:07) 
    allo stesso tempo era i grado di procurare facili accensioni dei fuochi;

    Refuso: "in"

    CITAZIONE (rehel @ 1/5/2011, 10:07) 
    Dagli schermi vidi l’immenso deserto e le oasi, oramai ridotti come puntini di verde sparsi qua e là.

    "ridotte"

    CITAZIONE (rehel @ 1/5/2011, 10:07) 
    Chiusi gli occhi prima che l’immagine svanisse del tutto assorbita dal nero vuoto cosmico.

    metterei una virgola dopo "tutto"
     
    .
  5. rehel
     
    .

    User deleted


    Ho fatto parecchie modifiche, altre ne farò in seguito. Grazie ai commentatori che fino ad ora si sono cimentati.
    Alcune piccole note.

    …ciò che manca è un po' di pepe, il sale c'è, non manca quello.
    (Sono d'accordo)


    Concordo con tutto quanto detto da Bacardi qua sopra. Kamal, fra l'altro, mi è parso ridicolo nelle ultime battute, quando "si piega in due" per le risate, lui che prima era stato suggerito come uomo tranquillo, saggio, misurato ecc.

    (No, leggi bene, ride anche prima. Verso l’inizio.
    Non sono d’accordo (parere mio) su un utilizzo massiccio dei due puntini di sospensione come tu suggerisci. In molti casi le virgole dipendono da come si vuole intonare una frase, in altri sono davvero sbagliate.)

    Si trattava di una cresta rocciosa dove tempo addietro avevano notato uno zampillo d’acqua nel lato riparato sottovento.
    Non capisco l'utilità di precisare (e farlo male, per giunta) dove era situato lo zampillo...

    (Se non fosse sottovento si insabbierebbe subito, no?)
    (A proposito di sabbia hai ragione, senza additivi fonde addirittura a 1.700 gradi, devo studiare qualcosa.)

    Un paio di quegli uomini stesi dietro di me avevano tutta l’intenzione di utilizzarmi come scudo umano.
    Il paio è singolare, quindi "aveva".

    (Non sono d’accordo. Il soggetto della frase sono gli uomini; un paio è aggettivo. Prova a immaginare la frase sostituendo un paio con due (è la stessa cosa, no?): due uomini aveva l’intenzione di… ti sembrerebbe corretta?)


    Dopo le prime strofe la voce di Kamalh venne doppiata da quella di un ragazzo.
    "doppiata"? :huh:
    ( è un termine musicale, uno strumento, cos’ come una voce può essere doppiata da un altro strumento - vedi questo estratto dalla registrazione (assai laboriosa) di Penny Lane: - 30 dicembre 1966 - Si riprende il lavoro, sempre di pomeriggio e sempre allo studio 2. Le registrazioni sul 4 piste effettuate il giorno precedente furono riportate (ridotte, reduction) sulla traccia 1 di un nuovo nastro del registratore a 4 piste e denominata "take 7". Ricapitolando, a questo punto, "take 7" è un nuovo nastro che riporta sulla traccia 1 tutto quanto registrato il 29 dicembre ed ha le tracce 2, 3 e 4 libere. Per poco, perché sulla traccia 4 venne registrata la voce di Paul (doppiata da John) ripresa in origine a velocità…)


    Se era vero che ruttavano in continuazione, lanciando sovente peti devastanti,
    Direi "lanciavano", una cosa non è conseguenza dell'altra
    ( è per evitare l’assonanza ruttavano-lanciavano )


    C'è qualche piccolezza che non mi convince, tipo perché i "buoni" non siano intervenuti subito dopo che i ragazzi sono stati liberati, o esattamente come abbiano avuto tutto questo tempo di prendere accordi, ma ci si può passare sopra perché sono "imprecisionI" funzionali alla trama.
    La cosa che però non regge è che non si capisce per quale ragione i "cattivi" vogliano portarsi dietro il protagonista invece di ammazzarlo lì e basta. Dopo tutto è un testimone scomodo e il loro scopo principale dovrebbe essere farlo tacere per sempre, a che serve rapirlo? Sa un po' di forzatura per permettere l'arrivo del settimo cavalleggeri
    (Vero! Devo studiarci sopra. Penso che loro vogliano alterargli la mente, nel futuro dovrebbe essere facile, in modo tale da farlo testimoniare a piacimento. Poi lo potranno sempre eliminare dopo.)

    :)
     
    .
  6. Piscu
     
    .

    User deleted


    uhm... avatar de noantri?

    no vabbè, il racconto è buono, anche se (come il film) non brilla per originalità. si potrebbe definire un racconto ordinario di fantascienza, ovvero prevedibile nel suo svolgimento per questo genere di storia. diciamo che sei riuscito a delineare abbastanza bene questo popolo (e penso che il nucleo centrale del racconto sia proprio questo, non tanto l'avventura del protagonista), ma in fondo tutta la loro cultura richiama molto quella degli indiani d'america quindi non serve molta immaginazione.

    credo che avresti dovuto in qualche modo fare una scelta più radicale, e fare a meno della parte di "azione", che se da una parte cerca di dare un climax finale al racconto, dall'altra (forse perché non proprio riuscita), appare stonata, incastrata a forza.


    il capotribù rientra un po' troppo nello stereotipo del saggio capotribù, le sue frasi cariche di significati profondi si fanno irritanti dopo un po'.


    scrittura pacata che si addice al contenuto, forse non molto entusiasmante ma leggibile. ci son però alcune imprecisioni e refusi, ridagli una controllata. segnalo:

    "microchip"
    nah, è roba da tecnologia anni 80. già oggi è un termine che non si usa più.

    "giunto per primo; i buoni o i cattivi"
    direi due punti invece di punto e virgola

    "quante primavere hai?"
    forzato: perché avrebbe dovuto usare una terminologia così desueta invece di un semplice "quanti anni hai?"

    "Sei buffo straniero"
    manca l'apertura del dialogo (problema con i trattini su word?)

    "bastava ben poco bastava poco."
    "ccostruite"
    refuso

    "ripassava tutte le femmine"
    slang fuori luogo



    metto tre anche se non è un voto pieno.
     
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  7. rehel
     
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    CITAZIONE (Piscu @ 4/5/2011, 00:25) 
    uhm... avatar de noantri?

    no vabbè, il racconto è buono, anche se (come il film) non brilla per originalità. si potrebbe definire un racconto ordinario di fantascienza, ovvero prevedibile nel suo svolgimento per questo genere di storia. diciamo che sei riuscito a delineare abbastanza bene questo popolo (e penso che il nucleo centrale del racconto sia proprio questo, non tanto l'avventura del protagonista), ma in fondo tutta la loro cultura richiama molto quella degli indiani d'america quindi non serve molta immaginazione.

    Io pensavo in realtà ai beduini del deserto...
    :shock:

    credo che avresti dovuto in qualche modo fare una scelta più radicale, e fare a meno della parte di "azione", che se da una parte cerca di dare un climax finale al racconto, dall'altra (forse perché non proprio riuscita), appare stonata, incastrata a forza.

    Non hai tutti i torti.

    il capotribù rientra un po' troppo nello stereotipo del saggio capotribù, le sue frasi cariche di significati profondi si fanno irritanti dopo un po'.


    Ah... quanto è vero.

    scrittura pacata che si addice al contenuto, forse non molto entusiasmante ma leggibile. ci son però alcune imprecisioni e refusi, ridagli una controllata. segnalo:

    "microchip"
    nah, è roba da tecnologia anni 80. già oggi è un termine che non si usa più.

    Già, ma quale sarebbe la tecnologia di questo futuro?

    "giunto per primo; i buoni o i cattivi"
    direi due punti invece di punto e virgola

    "quante primavere hai?"
    forzato: perché avrebbe dovuto usare una terminologia così desueta invece di un semplice "quanti anni hai?"

    Perché hanno perso quasi tutta la loro conoscenza e quindi anche la capacità di tenere il conto preciso degli anni che passano, capirai, con tutte quelle lune... :asd:

    "Sei buffo straniero"
    manca l'apertura del dialogo (problema con i trattini su word?)

    Temo di sì.

    "bastava ben poco bastava poco."
    "ccostruite"
    refuso

    "ripassava tutte le femmine"
    slang fuori luogo

    Giustissimo.

    metto tre anche se non è un voto pieno.

    Quanto è buono lei - da pronunciare con forte accento fantozziano.

    :)
     
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    CITAZIONE (rehel @ 3/5/2011, 18:46) 
    Non sono d’accordo (parere mio) su un utilizzo massiccio dei due puntini di sospensione come tu suggerisci.

    Ma no, Rehel, vanno usati i tre puntini e basta. Lo dicono tutti, è sempre stato così e non vedo perché sperimentare, visto che il senso sarebbe sempre quello.

    CITAZIONE
    In molti casi le virgole dipendono da come si vuole intonare una frase, in altri sono davvero sbagliate.)

    Questa è una scusa che sento spesso ultimamente. La sento da chi ha qualche difficoltà nella cognizione delle proposizioni...

    CITAZIONE
    Si trattava di una cresta rocciosa dove tempo addietro avevano notato uno zampillo d’acqua nel lato riparato sottovento.

    Ok, ora capisco perché spiegarlo. Ma che sia fatto male resta, perché o dici "riparato dal vento" oppure "sottovento". Usarli tutt'e due è superfluo, è un pleonasmo brutto.
     
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  9. Selene B.
     
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    "La bestia ruttava come un'ossesso": ossessa.
    Non male questa commistione tra fantascienza e il racconto di avventura classico, con tanto di "buon selvaggio". E' carente, a tratti, dal punto di vista della lingua e dello stile: non errori veri e propri, ma una sensazione, poca fluidità. Mi scuso se non riesco a essere precisa, si tratta appunto di una impressione generale.
    Le canzoni sono bruttine, ed è un peccato perchè hanno un certo ruolo nel racconto. Rivedile magari.
    Nel complesso voto 2.
     
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  10. Ryan79
     
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    ciao Rehel!

    SPOILER (click to view)
    Innanzitutto mi associo agli altri, manca un po' di "pepe"... per il resto lo stile è molto buono, come al solito sai come scrivere una storia che venga letta tutta d'un fato anche se di accadimenti ce ne sono pochini :)
    Voto 3 e segnalazioni varie:

    Dieci di minuti di training sonoro
    mi resi conto che di trattava dell’oasi
    si trovavano una razza di rane (trovava?)
    Afferrò due armi, lanciò verso i nemici (SI lanciò?)
    Non vorrai.. (due puntini)
    refusi

    una durata di poco più di diciassette ore
    per evitare il secondo di, metterei di poco superiore alle

    Avrei dovuto aspettare che arrivasse qualcuno a cercarmi guidato dalla presenza della mia nave distrutta
    dopo cercato ci vorrebbe una virgola

    "Il programma di protezione testimoni non aveva funzionato affatto. Corruzione endemica un po’ a tutti i livelli. La conseguenza era stata una fuga precipitosa a bordo della prima nave che avevo trovato a portata di mano.
    Ero stato inseguito e il mio mezzo era stato colpito. Ero comunque riuscito a sganciarmi per precipitare poi su questo pianeta arido. Speravo che a trovarmi per primo fossero stati coloro che mi dovevano salvaguardare, ma non era andata in questo modo."
    Questo pezzo a mio avviso è superfluo e appesantisce troppo la spiegazione.

    non mi quadra che kamalh rifiuti il trasloco verso un altro mondo: ok le tradizioni, ma se fosse coerente col suo ruolo dovrebbe cogliere l'occasione al volo :)

    "ce n’era voluto del bello e del buono"
    mmm.. espressione un tantino fuori registro :)
     
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  11. MichelaZ
     
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    Tanto per cominciare complimenti per il titolo: mi ha messo curiosità e mi ha fatto venir voglia di leggerlo.

    Come scrittura è ineccepibile, matura, niente sbavature, refusi non ne ho visti e sulla punteggiatura non c'è niente da dire.

    La storia anche è buona, intricata a sufficienza, col colpo di scena finale e tutto, bella, sì.

    L'ambientazione però è del tutto terrestre, a parte il laser: mi meraviglia un po' che questi popoli siano così simili a noi (per non dire dei tanti pianeti promessi con un'atmosfera simile e una vasta fauna).
    Inoltre questi indigeni che accolgono presso di loro questo straniero e tutti i suoi congegni senza fare una piega, senza un po' di ostilità... uhm non mi convincono troppo.
    Inoltre sì, è un mondo estremo, come dici tu, ma queste persone sono fin troppo dolci: dall'apertura che dimostrano verso il protagonista, al fatto che parlino con dolcezza agli animali, il che è senz'altro possibile ma insomma vedo solo queste cose e non vedo che so, un cacciatore che si vanta di avere ammazzato un gattopardo, non vedo armi sporche di sangue, né prove di forza, che vengono solo menzionate e non descritte.

    Anche Kamalh, intuisco come lo immagini, ma non riesco a immaginarlo così anch'io: dovrebbe essere buono e saggio, ma duro come il cuoio.
    Per esempio la scena in cui recupera i tre ragazzini che erano stati presi in ostaggio: li abbraccia e li bacia.
    Vedrei meglio che li schiaffeggiasse per essersi fatti prendere, magari per essersi allontanati senza permesso... dico per fare un esempio.

    Non solo lui non ha mai di questi comportamenti, ma in tutto il racconto non avverto mai paura o violenza: nemmeno nella scena in cui Kamalh sta per essere risucchiato dal buco di sabbia c'è tanto pathos. Nessuno dei personaggi inoltre è intimorito da un altro, o dimostra mai rabbia. In un ambiente come questo invece questo tipo di sentimenti me li aspetterei a piene mani.

    Non mi fraintendere, la parte di ambientazione e di personaggio che hai descritto è molto buona: il problema è che in uno scenario di luci e ombre qua ci sono solo luci.

    Comunque anche se non perfetto, il racconto è davvero buono.

    Per me è 3.
     
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  12. Magister Ludus
     
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    Ben delineata l'ambientazione e così anche i personaggi. La canzone è meglio scriverla in corsivo e separarla dal testo che precede e segue con uno spazio bianco.

    Per il resto, bella storia, narrata bene, una fantascienza classica che a me è sempre piaciuta. Concordo con chi ha scritto che non è il massimo dell'originalità e lascia un po' perplesso il rapimento del tipo, ma comunque mi è piaciuta. Voto 3 abbondante.

    Ti segnalo solo:

    Non vorrai.. manca un puntino
     
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  13. rehel
     
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    Grazie anche a questi commenti.
    Sì, qualcuno ha detto che ci sarebbe voluto un po' più di pepe, oppure anche meno buonismo, in effetti tutte e due le cose.
    Era mia intenzione sottolineare il contrasto fra le terribili condizioni di vita di quel mondo arido e l'umanità dei suoi abitanti. Così è venuto fuori che in fondo nelle oasi ci si vive anche bene e che questi indigeni si dedicano alla poesia, scopano come ricci in calore e sembrano incapaci di fare male a una mosca. Il loro capoccia cantore poi è quasi una figura angelica. :rolleyes:
    Per adesso la mia revisione è stata soprattutto sugli errori più eclatanti. Su un cambiamento di cose più profonde... a suo tempo e con calma.
    :)
     
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  14. Yue07
     
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    Rehel, Rehel...il tuo è stato uno dei primi racconti che ho letto, e ancora oggi vengo a recensire. Chiedo umilmente venia :( :(
    In verità mi hai lasciato un pochino basita, nel senso che il genere fantascientifico è quasi cacciato a forza; se non fosse per il fatto che specifichi che siamo su un altro pianeta e per la pistola laser, l'intera faccenda potrebbe tranquillamente svolgersi nei nostri deserti (o quasi). Anzi, visto che apprezzi il genere storico, non sarebbe stato male leggere uno scorcio sulla vita dei beduini; ma così, con un velo di buonismo che pervade un po' tutta la storia (senza che la parte finale con la storia del testimone la risollevi un po') sinceramente non mi ha entusiasmato. Peccato, perchè come ti ha già detto qualcun altro hai scelto un titolo che cattura.
    Non mi sento di votare più di due. Con dispiacere, però.
     
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13 replies since 1/5/2011, 09:07   378 views
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