Amori Fraterni
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Amori Fraterni

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  1. lauralafenice
     
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    Amori fraterni



    Cantami O diva, del Tauro mostruoso,
    e di quella vicenda di cui son curioso,
    che nel labirinto più scuro e intricato,
    il mito non fu quel che han raccontato.
    (Omero)



    Sarò anche orbo ma nessuno conosce certe storie meglio di me, quindi lasciate perdere i vostri astrusi libercoli di mitologia e ascoltatemi: la verità, mai come in questo caso, è ben altra cosa da quanto riferisce la tradizione.
    Che quel bellimbusto di Teseo fosse arrivato al labirinto, vabbè, è un dato certo. Che ne fosse uscito dopo aver sconfitto la bestia, aiutato dalla sua bella, seguendo il filo che ella stessa gli aveva dato per segnare la strada, ecco, quello proprio no. E per due ordini di motivi almeno.

    UNO
    Arianna al suo mostruoso fratellastro voleva un gran bene.



    Appena divenne abbastanza grande da poter comprendere certi ineluttabili moti dell’anima (e del bassoventre), fu la madre Parsifae stessa a condurla al labirinto per farle incontrare in gran segreto il fratello. Le aveva poi raccontato della fulminea infatuazione per il Gran Toro e di quella volta in cui, grazie all’aiuto del dedalico ingegno, si era potuta congiungere al suo amore. Asterio era il frutto di quella passione adultera e peccaminosa. Ovviamente non era scesa nei particolari ma aveva usato la solita storia dell’ape e del fiore per mascherare la zoofila perversione che l’aveva spinta ad accoppiarsi con l’animale.
    «Sapessi quanto era bello, figlia mia, forte e fiero col suo manto candido e quelle corna così possenti» un rivolo di bava le sfuggì dalle labbra «le più grandi di tutta la Grecia. Nemmeno gli dei dell’Olimpo allevano bestie così dotate».
    «Madre, ma era un animale!»
    «Oh, sì che lo era, dolce Arianna, non immagini nemmeno quanto».
    La regina non riusciva a nascondere la sua espressione trasognata e, mentre raccontava, il suo sguardo brillava di nostalgica commozione. Ma quale donna non avrebbe avuto la stessa luce negli occhi rievocando il ricordo di cotanto bestiale amante?
    In effetti quando Arianna si ritrovò davanti Asterio, un po’ iniziò a capirla la sua mamma. E sì che era suo fratello, ma esercitava sul corpo minuto della ragazza un’attrazione che nemmeno Cleodas, lo stalliere di corte che giusto un paio di anni prima ne aveva rubato la verginità, poteva eguagliare.

    DUE
    Arianna era scappata di casa.


    Già da qualche settimana viveva al labirinto. Delle menate della corte di papà Minosse ne aveva piene le scatole. Lei sognava di essere libera, senza costrizioni, esplorare il mondo e confrontarsi con le meravigliose complessità della vita. E in più l’idea di andare in sposa a un qualche rozzo eroe di guerra non le passava nemmeno per l’anticamera del cervello. Eppure sapeva che se fosse rimasta a palazzo il suo destino sarebbe stato più o meno quello. Giammai! Piuttosto avrebbe consacrato la sua vita ad Artemide. Quelle eteree donnine, che a parole si fregiavano della loro candida castità e poi la notte andavano sulle colline a copulare coi Satiri, esercitavano su di lei un discreto fascino.
    Ma la verità era che desiderava molto più di quello che poteva ottenere restando a corte e, grazie alla sua astuzia e alla testa dura come il marmo del Partenone, aveva elaborato un piano perfetto per convincere il povero Asterio, imprigionato nel dedalo ormai da troppo tempo, a fuggire con lei e andarsene insieme a zonzo per il mondo.
    In verità però non è che il fratellone fosse proprio prigioniero anzi quella era la sua casa e, in barba alle apparenze, lì al labirinto si stava da dio. Grazie alla paura per il Minotauro nessun umano si avvicinava a quel posto. E così nessuno sapeva delle feste spericolate che si organizzavano lì dentro e coinvolgevano l’allegra popolazione che abitava il palazzo. Sì, una piccola tribù, perché i giovinetti che ogni nove anni erano arrivati come pegno per saziare la creatura, ci avevano messo davvero poco a scoprire che nel dedalo ci si divertiva più che al parco giochi.
    Quanti padri e madri in pena per i figlioletti che erano stati consegnati alla spietata fame del mostro! E pensare che, in accordo alla sua natura bovina, Asterio era anche vegetariano. Un mare di lacrime sprecate, ma si sa, a questo come a quel mondo, è meglio essere temuti che temere.
    E allora il Minotauro non faceva nulla per smentire quelle voci, anzi, alimentava le leggende sul suo essere terribile e famelico, un vero diavolo, un tauro mostruoso. Appena sentiva che qualcuno si avvicinava all’ingresso principale, muggiva sonoramente, a volte addirittura ringhiava, e con le zampe colpiva le pareti per farle tremare. Ma mostro un cavolo! Asterio, a parte l’odore da caprone selvatico, non era affatto male. Era una gioia vederlo caricarsi in groppa due o tre ragazzetti e saltellare come impazzito per tutti gli intrichi del labirinto. Se le mura non fossero state così spesse le loro risate sarebbero arrivate fino in città. Per fortuna Dedalo, l’illustre architetto, aveva fatto un buon lavoro. Almeno quella volta. Perché è noto, invece, che con le ali di suo figlio Icaro non sia poi andata altrettanto bene.

    ***


    E comunque, dicevo, Arianna aveva deciso. E alla fine anche Asterio si era lasciato convincere che un po’ di avventure spericolate, fuori da quella reggia del divertimento, non avrebbero fatto male a nessuno. E poi la sorella era così insistente e petulante che non si sognava nemmeno di dirle di no. Sarebbe stato un incubo sentirla frignare dalla mattina alla sera. Per giorni, settimane o interi mesi. Sì, quando lei si metteva in testa una cosa, era la fine.
    «Vedrai, sarà uno sballo» aveva detto addentando una mela pallida colta nel frutteto del labirinto. In verità lei l’avrebbe preferita di un bel rosso vermiglio, ma si sa, il rosso non è certo il colore preferito dai tori, e nemmeno dai mezzi-tori visto che Asterio l’aveva categoricamente bandito dal suo “regno”. «Non mi fa un bell’effetto» si limitava a dire per liquidare sbrigativamente la faccenda.
    E comunque tornando alla questione, quei due stavano discutendo sulla storia della fuga.
    «Certo, parli facile tu che sei giovane e bella. E se la gente lì fuori avesse paura di me?»
    «Ma che dici! La conosci anche tu la storia della mamma, dovremo far le lotte per evitare che stuoli di femmine urlanti si accapiglino per conquistarsi questo bel bocconcino di fratellone che mi ritrovo» così dicendo, aveva sorriso e allungato le lattee cosce sul ventre di Asterio, strusciando con un’innocenza così falsa e spudorata da farlo arrossire sotto la pelosa faccia taurina.
    «Smettila Arianna!» sapeva che era inutile ripeterglielo, quell’intrigante faceva di tutto per farlo impazzire.
    «Che noioso che sei!»
    «Ma siamo fratelli!»
    «E cosa starei facendo di male scusa?» aveva risposto la giovane come se cadesse dalle nuvole.
    Lui si alzò di scatto mostrando la patta dei pantaloni tirata all’inverosimile. Gonfia come se fosse sul punto di esplodere. Lei sospirò e adagiando un altro morso sulla mela disse: «che disdetta non poterne approfittare per degli stupidi vincoli di sangue! Maledetta la donna che si accaparrerà quello splendore!»
    «Tu sei matta».
    «Sì, e tu sei solo mio» aveva concluso. Poi si era alzata e lasciando scivolare la veste lungo il corpo era rimasta completamente nuda.
    «È una così bella giornata, perfetta per la tintarella, mi dai la crema sulle spalle?»
    Asterio l’aveva guardata sconfitto poi, senza articolare parola, era andato via lasciandola con la boccetta di unguento ancora in mano. Aveva passato il resto della giornata ad arare l’orto, raccogliere le olive, spostare alberi da un lato all’altro del giardino e trasportare grosse rocce di qua e di là. Ogni sorta di lavoro pesante. Era quello il suo modo per sfogare certi ardori.

    ***


    E quindi, dicevo, la piccola macchinatrice aveva pensato a tutto. Da settimane preparava un piano. Ma un piano che si rispetti ha sempre bisogno di un complice. E quello era stato un po’ più difficile da trovare. Però, quando era arrivato in città il nuovo carico di vittime da sacrificare al Minotauro, il terzo, quel certo Teseo sembrava proprio fare al caso suo. Il perfetto scimmione tutto muscoli e niente cervello. Cresciuto col chiodo fisso delle armi ma incapace di mettere una dietro l’altra poche parole di senso compiuto. Accalappiarlo sarebbe stato un gioco da ragazzi, grazie alla sua elocutio sfrontata e ai miniabiti di mussola che svolazzavano scoprendole il corpo a ogni movimento.
    Erano bastati un paio di "ma che spalle poderose", "ma che spada acuminata", "ma che ehm… ehm...", accompagnati dagli adeguati strusciamenti, perché l’allocco fosse completamente in suo potere.
    L’aveva convinto che se avesse inscenato la patetica messinscena della morte del Minotauro a lui sarebbero andati tutti gli onori dell’eroe e anche qualche indicibile favore sessuale tra quelli di cui gli uomini vanno ben ghiotti. Teseo ovviamente non se l’era lasciato ripetere due volte. Allocco quanto vuoi ma a certe proposte era capace di rispondere con inattesa solerzia.
    Quindi era tutto deciso, l’indomani lui sarebbe arrivato al palazzo introducendosi nel dedalo, lì Arianna avrebbe pagato il suo pegno e poi tutti via per la loro strada. Teseo a farsi ricoprire di ori e onori per aver battuto la temibile bestia e loro, finalmente liberi, avrebbero lasciato il labirinto e sarebbero partiti alla volta del mondo.
    «Non sei eccitato? Domani a quest’ora saremo lì fuori!»
    Si erano coricati con l’idea di riposare in attesa del grande giorno, ma nessuno dei due sembrava avere troppo sonno.
    «Sono eccitato sì, ma il “lì fuori” mi sa che c’entra poco».
    Sdraiati sul fianco, stretti come se fossero incastrati, lei davanti e lui dietro, Asterio sentiva il sedere rotondo di Arianna che gli sfiorava l’intimità e non riusciva a capire se lo facesse apposta o fosse solo un caso. Sapeva che era inutile anche solo chiederselo e quindi, pur di evitare le pungenti provocazioni della sorella, fece finta di essersi addormentato. Poco tempo ancora e anche lei crollò in un sonno profondo.

    Nel bel mezzo della notte furono svegliati da un tremendo frastuono. Per un attimo, ancora intontiti dal sonno, pensarono fosse arrivato l’allocco, ma il rumore era davvero troppo forte e troppo vicino perché potesse essere lui. Giusto il tempo di darsi una svegliata e videro Dedalo tutto affaccendato a martellare e sferruzzare intorno al letto.
    «Cosa cavolo stai facendo?» disse Arianna, irritata per essere stata svegliata, quando si rese conto che non era ancora l’alba.
    «Io aiuto voi, serve o no alla bella e a pecorone un modo per muovere dal labirintevole intrico?»
    «Dedalo quando imparerai a parlare come gli esseri umani? Sto ancora dormendo! Non ti capisco!» disse la ragazza mentre si strofinava gli occhi per liberarsi dagli ultimi strascichi del sonno. Intanto anche Asterio aveva alzato la testa dal cuscino.
    «Ecco per voi mia superba nuova invenzione: letto meccanico con ruote polivalenti!»
    «Cioè secondo te noi dovremmo scappare dal labirinto su questo coso?»
    «Certo, certo! Io lavora da giorni a meccanica del veicolo! Vedete qua. Cerchi in lega, ABS, ci sono pure gli airbag. Io preoccupato molto per vostra sicurezza!» aveva detto sollevando la coperta e mostrando il telaio, le ruote e tutti gli optional di quel gioiellino.
    I due si guardarono un po’ perplessi, ma in effetti non avevano molte alternative.
    Passarono le successive due ore a farsi spiegare dall’inventore il funzionamento del mezzo. Aveva pensato proprio a tutto quel matto! Il letto aveva una vela imponente che avrebbe raccolto il flutti del vento per sospingerlo lungo il suo cammino e, se avessero voluto attraversare il mare, bastava spingere un certo bottone con su scritto νερό e le ruote si sarebbero gonfiate d’aria trasformandosi in galleggianti. Un perfetto ritrovato di meccanica. Proprio in quel momento qualcuno bussò energicamente al portone principale.
    «Deve essere il brocco. Vado io. Lo liquido in un minuto… ehm facciamo dieci…» disse Arianna e in effetti giusto dieci minuti dopo aveva varcato la soglia della stanza asciugandosi col dorso della mano un rivolo di saliva (saliva?) che le colava giù sul mento.
    «Siamo pronti?»

    ***


    Il loro letto meccanico funzionava che era una meraviglia, non solo filava veloce sospinto dai venti forti dell’isola ma era anche comodo comodo. O almeno questo pensava la bella Arianna distesa sul soffice materasso mentre Asterio si affaccendava tra randa e timone. In un batter d’occhio avevano percorso il lungo declivio che separava il labirinto dalla spiaggia e adesso davanti alla distesa sconfinata del mare si trovavano nella situazione di dover decidere se procedere per terra o andare sull’acqua..
    «Mare! Assolutamente» sosteneva Arianna col suo giovane entusiasmo «che vuoi che ci sia su quest’isola micragnosa, gira e rigira arriveremmo in città e lì sarebbe la fine»
    «Ma tu credi davvero che questo coso possa reggere tra le onde?» ribattè Asterio evidentemente perplesso.
    «Ma certo! Guarda com’è solido, Dedalo ha fatto un ottimo lavoro!»
    Il Minotauro continuava a titubare. Non era poi così convinto dell’ingegno dell’architetto. In fondo lui al labirinto ci aveva vissuto per un sacco di anni e le crepe e le falle di quella struttura le conosceva a memoria. Arianna invece aveva ormai deciso. E, come già detto, quando lei decideva c’era davvero poco da fare. Con voluttuosa lentezza si era allungata sul letto e col piedino candido aveva raggiunto la schiena pelosa del fratellastro, iniziando a torturarne la spina dorsale.
    «Asterio, ma lo sai anche tu che qui non abbiamo speranza, e poi magari lì al di là del mare ci sono posti meravigliosi, posti dove un mezzo fratello e una mezza sorella possono amarsi senza contravvenire ad alcuna stupida convenzione sociale» e intanto il piedino strusciava e premeva e accarezzava. La subdola giovinetta completò la patetica dissertazione con ampi sventagliamenti di ciglia sugli occhi lucidi di commozione e le labbrucce protese.
    Lui, com’era solito fare, non rispose e non reagì, semplicemente imbroccò il timone e diede una spinta verso la superficie cristallina delle acque cretesi, premendo il famigerato pulsante νερό. In un turbinio di spruzzi e scricchiolii, il letto fu inghiottito dai flutti, ondeggiò minacciosamente per qualche minuto mentre le ruote si gonfiavano raggiungendo la giusta pressione e poi tornò in equilibrio, sciabordando dolcemente sul mare. Arianna ovviamente ci aveva messo poco più di qualche istante a denudarsi completamente e offrirsi ai raggi del sole. Asterio, dal canto suo, si era quietato e conduceva la sua barca-letto come il più navigato dei capitani.
    Mezz’ora di traversata verso l’orizzonte e la costa di Creta nemmeno si vedeva più. In compenso neri nuvoloni iniziavano a condensarsi sopra di loro.
    Arianna e Asterio ignoravano che il Teseo di cui si erano presi gioco coinvolgendolo nel loro piano, non solo non aveva ricevuto alcun onore perché non aveva riportato indietro nessuna prova della sua vittoria, ma era anche il figlio di Poseidone. Bella idea avevano avuto a sfidare il mare proprio quel giorno! In men che non si dica i nuvoloni si trasformarono in tempesta e i due, sballonzolati di qua e di là, persero il controllo del mezzo prima, e i sensi poi. Per fortuna Asterio, tutt’altro che stupido, capendo che le cose si stavano mettendo male aveva preso una cima e legato la sua caviglia a quella della sorella. Qualunque cosa fosse successa loro due non si sarebbero persi.

    ***


    Un fastidioso punzecchiare sul corpo svegliò la giovane. Per un attimo rimase incredula. Non ricordava molto di quello che era successo a parte la tempesta e i litri d’acqua ingollati prima di svenire. Per fortuna vide subito che Asterio, ancora privo di sensi, era accanto a lei. Ma, quasi immediatamente, si rese conto che non erano soli. Qualcuno da dietro i cespugli lanciava piccoli sassi in loro direzione. A giudicare dalla quantità non era solo una persona (o un bimbo, o un mostro, o una scimmia) ma almeno quattro o cinque. Poi aveva iniziato a sentire dei risolini soffocati, sempre meno discreti, sempre più sonori. E infine le aveva viste. Otto fanciulle con abiti scarlatti uscivano allo scoperto avanzando, dalla pineta che costeggiava la spiaggia, nella loro direzione. A prima vista sembravano tutte uguali, stesso abito vermiglio e succinto, capelli raccolti in creste leggere, arti leggiadri come balletti. Si tenevano per mano, si strusciavano l’una sull’altra, si strattonavano amabilmente. I loro corpi mostravano una complicità e una confidenza fuori dal comune.
    «Chi siete?» chiese Arianna, con un misto di confusione, invidia e attrazione.
    «Siamo le ancelle di Amaranta, amanti e sorelle della nostra sommissima regina». Avevano recitato quella filastrocca, all’unisono, tutta d’un fiato come se non vedessero l’ora di cantilenarla a qualcuno ma l’occasione non fosse affatto così frequente.
    Arianna le aveva ascoltate solo fino ad “amanti e sorelle” poi, tutto il resto le era passato da un orecchio all’altro senza lasciare traccia, se non un confuso fruscio di sillabe. Oh, forse aveva davvero raggiunto i suoi Campi Elisi! Erano nel paese delle meraviglie!
    E quel babbeo continuava a dormire! Lo strattonò e spintonò e stuzzicò e torturò per almeno tre minuti buoni, mentre le ancelle danzavano intorno a loro, intonando canti e spargendo fiori. Poi quando finalmente Asterio iniziò a dar segni di risveglio ecco che la giovane si pentì subito di ciò che aveva fatto.
    Si sa che l’essere maschio, già di per sé e per sua natura, può mostrare al risveglio dei particolari sconvolgimenti “idraulici”. Se l’essere maschio in questione è un taurone di due metri per due, i problemi in tal senso sono decisamente evidenti. Ma a quello Arianna era abituata.
    Il vero problema era il sanguigno svolazzamento delle ancelle. S’era anche detto, mi pare, che ad Asterio il rosso desse un certo fastidio. Per cui ci mise ben poco a sollevarsi dalla posizione supina e, preso in parte da quel turgido risveglio, in parte dall’orda di mulete viventi, si fiondò sulle danzatrici cremisi e se le ingroppò una a una. Quando sfinito dall’impeto inarrestabile si rese conto di ciò che aveva fatto, per lui era già la fine. Le otto giovinette urlanti avevano riassettato le pieghe delle vesti e, senza alcun pudore, si erano lanciate all’inseguimento del bestiale amante implorando ulteriori castighi.
    Asterio, piuttosto che lasciar ancora prevalere quella sua natura selvaggia, della quale andava tutt’altro che fiero, si era lanciato in una folle corsa senza meta, sempre seguito da quell’esercito delirante d’ormone. Nemmeno i chilometri riuscivano a stremare quelle che si erano già dimostrate delle donnine infaticabili. Così, quando correndo lungo la spiaggia vide i resti del letto meccanico, ci mise appena un attimo a decidere di issare la vela e riprendere il mare, senza curarsi affatto della sorella e dei paradisi di piacere che ella già pregustava.
    Con le lacrime agli occhi, Arianna si era accasciata sulla sabbia a fissare il fratellone che spariva all’orizzonte. Dietro di lei, i risolini soffocati delle ancelle, mal celavano il fatto che stavano apertamente sparlando di lei.
    «Ah che tonta! Piange!» disse l’una.
    «Oh, ma piangerei anche io se fosse andato via senza avermi dato una botta» aggiunse l’altra.
    «Ah sì, è vero a lei l’ha graziata!» e lì giù tutte a ridere, non più in maniera sommessa ma sguaiatamente e senza alcun ritegno.
    Proprio mentre si consumava il rito crudele dello sfottò, giunse una donna a cavallo. Le ragazze ammutolirono in segno di sconfinato rispetto, mentre la regina Amaranta smontava dal destriero. Inchinate con le teste che quasi toccavano le ginocchia, la sentirono passare dritta davanti a loro e dirigersi verso Arianna che disperata si rotolava sulla spiaggia impastando il viso di lacrime e sabbia. Amaranta, con tutta la dolcezza possibile, l’aveva sollevata e abbracciata, poi aveva accostato il viso al suo e l’aveva rassicurata: «Non disperare piccola, da oggi tu sarai la prediletta tra le mie sorelline» e così dicendo le aveva infilato la lingua nell’orecchio.

    Edited by lauralafenice - 9/5/2011, 13:50
     
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