La loro sola difesa

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  1. arag0s
     
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    Erano passate due ore dall'arresto. Il direttore del circo aveva confessato subito, e si era lasciato portare in centrale senza opporre resistenza. Sembrava tranquillo, sereno, in pace. Aveva cominciato a parlare subito. Non era nemmeno un interrogatorio: era quasi un monologo.

    “...arrivato da noi con tutta la sua scienza, con tutti i suoi paroloni. Si era presentato da me parlando di contribuire alla scienza, delle sue ricerche. Si era informato, aveva foto di tutti quanti. ''Questo è un caso di ectrodattilia, questa è una sindrome di Proteo. Questo è un microcefalo, quella è una regressione caudale''.”

    “Continuo a non capire”

    “Per forza. Lei non li conosce. Come non li conosceva nemmeno lui. Certo, non siamo più nel 1800. Non sono più fenomeni da baraccone, giusto?...
    ...beh, vi sbagliate. Lo sono, e lo saranno sempre. Non credo ci sarà mai una società in grado di accettarli veramente. Chi volete prendere in giro? Trovate loro nuovi nomi politicamente corretti, ma in cuor vostro li trovate ripugnanti. Venite a vedere il Circo dei Mostri solo per il sollievo che provate uscendo al pensiero di non essere come loro. E sospirate di sollievo quando le ecografie dei vostri futuri figli sono 'normali'.”

    “Ma cosa c'entra? Quel dottore era venuto da voi per aiutarli, per farli stare meglio, per...”

    “Farli stare meglio? Ma ci crede davvero? Crede che nel circo vengano maltrattati? Che non li aiuti abbastanza? Quella è l'unica famiglia che hanno, l'unica che abbiano mai avuto, l'unica che avranno mai. E' l'unico posto al mondo dove, finito lo spettacolo, tornano a essere persone. Ma sono ingenui, conoscono poco il mondo, sperano nell'affetto, nella comprensione. Ci avrebbero creduto, ci sarebbero cascati... e se ne sarebbero andati via. Certo, non tutti: ma sarebbe stato l'inizio della fine. Tempo un anno o due e il circo avrebbe chiuso... e poi che fine avrebbero fatto? No, è stato meglio così. E poi... quello non voleva aiutarli. Voleva studiarli e basta. Nessuna terra promessa, nessun posto migliore. Li aspettava un laboratorio. Non sarebbero stati delle persone, ma delle patologie, o delle malformazioni. E sa come l'ho capito? I nomi. Sapeva chiamare per nome ciascuna delle loro particolarità, ma non sapeva come si chiamasse nemmeno uno di loro. Come lei, del resto. Non creda di essere migliore. Nemmeno ha guardato il mio fascicolo. Non fatevi ingannare dalla barba: mi chiamo Jocelyne. Sono la donna barbuta. E ho solo difeso la mia famiglia.”
     
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  2. Ashait
     
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    Giudizio fuori concorso, solo per amicizia con l'autore.

    Bella l'idea di lasciare il delitto in sottofondo e considerare invece il suo perché.
    Ottimo l'aver messo in chiaro il fatto che più che un interrogatorio, fosse un monologo quindi pieno di considerazioni personali, giudizi, parole che non sono risposte a domande, ma sfogo di chi sa di essere diverso e per questo giudicato e confinato.
    Ben tratteggiato il personaggio del dottore, anche se solo di riflesso. E dannatamente giusta la considerazione sul fatto che conoscesse i membri del circo solo per patologia e non per nome.
    Insomma, mi è piaciuto :)
    baci, Paola
     
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  3. MichelaZ
     
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    Accidenti, che bello. Complimenti. Con tanto di sorpresa finale in piena regola, inaspettata davvero, e pure credibile: il lettore pensa “uh che carogna questo medico, che non conosce i nomi delle persone che vorrebbe curare”, e poi ti viene detto che la persona che parla ha la barba, ma è una donna: prova un po' a dire che non saresti stato ingannato anche tu. Bravo davvero.
    Mi è piaciuto molto anche questo punto di vista diverso sul circo dei freak: via via se ne sono sentiti di racconti su questo tema con l’idea che il circo fosse la loro vera famiglia, ma sempre tutti paternalistici. Qui la scelta del linguaggio dà molto bene l’idea del rispetto, piuttosto che dell’atteggiamento da buon padrone, per esempio quando Jocelyne parla delle “loro particolarità”.
    Sei stato molto bravo a far trasparire la storia gradualmente e in modo naturale, anche in tanto poco spazio.
     
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  4. strellima
     
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    Non ho ben capito se alla fine chi viene ucciso è il dottore (buono), o l'intera nidiata di freaks (ottimo!), presumo il dottore.
    Molto ben scritta, hai usato bene il poco spazio concesso senza dilungarti in particolari inutili, ma tratteggiando bene quelli essenziali alla storia. Avrei sottolineato meglio l'idea dei freaks come esseri pregni dell'ingenuità verso il mondo che impone l'emarginazione.
    Tieni conto dei miei appunti considerando che tempo battute erano limitati e fai le debite proporzioni, perché, come si dice "Del senno di poi sono piene le fosse". Ciao!
     
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    Martin Sileno

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    Bello il finale che a mio avviso sottolinea la superficialità e la fretta tipica del mondo contemporaneo. Piacevole l'idea della confessione monologo ma sopratutto molto bella la descrizione del medico che non vede persone davanti ai propri occhi bensì solo delle patologie. La forma pare corretta e scorrevole anche se trovo che ci sia un abuso dell'utilizzo dei puntini di sospensione. Bello il soggetto: la figura di una madre che difende i propri figli: “ Ma sono ingenui, conoscono poco il mondo, sperano nell'affetto, nella comprensione. Ci avrebbero creduto, ci sarebbero cascati.. “ i propri bambini. Bravo.
     
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  6. Selene B.
     
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    Questo racconto mi ha dato più di altri la sensazione di patire per il poco tempo a disposizione. Leggendolo mi è sembrato quasi un appunto, l'esposizione un pò "tirata via" di una buona idea, da sviluppare in una seconda stesura. Buona la sorpresa della donna barbuta alla fine.
     
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    Amante Galattico

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    Ciao
    Devo dire che in ogni Minuti c'è il racconto "genialata" e forse questa volta è il tuo.
    Mi è piaciuto e soprattutto ha un finale in crescendo, forse un pizzico retorico più del necessario, che ha una frase finale straordinaria.
    Bella l'idea e l'impostazione, anche se forse, visto che due righe iniziali descrittive le hai usate, potevi farci stare qualche descrizione in più che ancorava i fatti in modo tale da godersi del tutto i diloghi.
    Unico neo logico è che anche così il circo si scioglie e non è chiaro quale sia il destino dei freaks.
     
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  8. Frank Colton
     
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    Devo dirti la verità: ho fatto un'enorme fatica a capire il senso del tuo racconto. Mi spiego, magari la responsabilità è mia, ma non ho afferrato bene cosa sia accaduto, non con il primo impatto nella tua pagina.
    Eppure a mio avviso formalmente lo stile è coerente, non ho notato errori o imprecisioni che mi abbiano frenato nella lettura.
    Penso che questo sia uno di quei pezzi che il lettore riesca ad apprezzare appieno solamente dopo un soffermarsi più approfondito, come è accaduto a me, che rileggendolo con calma l'ho apprezzato.
     
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  9. arag0s
     
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    Ringrazio per i commenti ricevuti finora. Risponderò a votazioni concluse, non voglio rischiare che il voto sia sui miei commenti/chiarimenti invece che sul racconto vero e proprio :-)
     
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  10. Peter7413
     
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    Ola!
    Bello, piaciuto, molto. La scrittura è buona, ma qui la vincente è senz'altro l'idea e la struttura. Ben preparata la sorpresa finale. Ottimo, come ti è già stato fatto notare, lo spunto di sottolineare che sarebbe stato un monologo e non un interrogatorio per poterti concentrare sul perché e non sul cosa. Perfettamente contestualizzato in ambito freak il racconto riesce anche ad affrontare il lato umano e sociale. Nient'altro da aggiungere, bravo.
    Alla prossima!
     
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  11. Dr. Mephisto Hadeser
     
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    Il testo scorre come se fosse oliato. Il circo viene descritto in una maniera originale e interessante. Con freddezza viene trattato lo scienziato che disumanizza i freak più degli ingordi visitatori. Gli toglie tutta la loro umanità fino a renderli dei campioni da vetrino. E quando tutto sembra finito, il racconto rilancia due volte: prima col discorso dei nome e poi con la scoperta che il direttore barbuto sia una donna. Una mamma che difende i suoi bimbi dall’uomo nero.
     
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  12. =swetty=
     
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    Come racconto è molto buono, ben scritto con un bel ritmo, forse solo leggermente lunga la battuta finale, ma è che io cerco sempre di evitare i lunghi discorsi, quindi va benissimo anche così.

    Anche i personaggi, la situazione, il loro modo di pensare sono ben delineati. Persino il (presumo) commissario, è precisato con due battute, ma sono sufficienti.

    L'unico dettaglio è che le donne si riconoscono, dalla corporatura e dalla voce, e in più vengono prese le generalità prima dell'interrogatorio, quindi trovo improbabile che l'interrogante non sapesse che lei era una donna.

    È il messaggio che non mi piace, lo trovo paternalistico e (ma è la mia esperienza a parlare, non la storia) sento falso il discorso che fa la direttrice alla fine, non riesco a fare a meno di pensare che finga di proteggere, ma in realtà voglia solo impedire agli altri freak di avere una vita normale e costringerli a vivere con lei da "figli" anziché da persone libere e autonome. Ma è che non credo nell'amore materno, non una pecca del racconto.

    QUOTE (arag0s @ 27/6/2011, 22:49) 
    “Continuo a non capire”

    Manca il punto finale.
     
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  13. arag0s
     
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    ...e finalmente posso ringraziare chi si è fermato a commentare il mio racconto :)

    ne approfitto per chiarire/commentare alcune cose emerse. Mi concentro sulle critiche o sulle incertezze perché mi sembra di cattivo gusto calcare troppo nel rimarcare le cose che sono piaciute.
    E via, si parte:

    CITAZIONE
    Non ho ben capito se alla fine chi viene ucciso è il dottore (buono), o l'intera nidiata di freaks (ottimo!), presumo il dottore.

    Confermo che è stato ucciso il dottore :) Non ho voluto calcare la mano sull'ingenuità perché IO non li vedo ingenui: è la direttrice a farlo. Si è presa il ruolo di "mamma" nei loro confronti.

    CITAZIONE
    Unico neo logico è che anche così il circo si scioglie e non è chiaro quale sia il destino dei freaks.

    Beh, dai: un direttore arrestato si può sostituire...
    (ah, e grazie per il commento all'ultima frase e per il "forse racconto genialata" :) )

    CITAZIONE
    Devo dirti la verità: ho fatto un'enorme fatica a capire il senso del tuo racconto. Mi spiego, magari la responsabilità è mia, ma non ho afferrato bene cosa sia accaduto, non con il primo impatto nella tua pagina.

    Accidenti, questo mi spiace davvero, perché cerco sempre di scrivere in maniera chiara e comprensibile. Forse c'entra il fatto che scrivo "de panza" e vado a correggere solo per limare il numero di battute. Prendo nota della cosa, cercherò di starci attento. Grazie.

    CITAZIONE
    E quando tutto sembra finito, il racconto rilancia due volte:

    Vado contro alla regola auto-imposta per ringraziarti specificamente. E' la frase che mi ha fatto più piacere.

    CITAZIONE
    L'unico dettaglio è che le donne si riconoscono, dalla corporatura e dalla voce, e in più vengono prese le generalità prima dell'interrogatorio, quindi trovo improbabile che l'interrogante non sapesse che lei era una donna.

    Che le donne si riconoscano da altre cose è vero, qui posso spiegare come l'avevo immaginato: il direttore fa (credo abbastanza chiaramente) doppio lavoro: direttore e donna barbuta. Lo immaginavo come il "numero a sorpresa" della serata, scoprire durante lo show che il direttore è una donna. Ed è la stessa dinamica che volevo rendere nel racconto... ma non avevo lo spazio, e francamente per il tono che ho scelto non avrei saputo come inserirlo. Mi fa piacere poterlo spiegare qui, la cosa era pensata. Sul fatto che prendano le generalità è verissimo, e infatti dico che chi la sta interrogando/ascoltando non si è preso la briga di leggere il fascicolo (dove indubbiamente le generalità erano presenti).

    CITAZIONE
    È il messaggio che non mi piace, lo trovo paternalistico e (ma è la mia esperienza a parlare, non la storia) sento falso il discorso che fa la direttrice alla fine, non riesco a fare a meno di pensare che finga di proteggere, ma in realtà voglia solo impedire agli altri freak di avere una vita normale e costringerli a vivere con lei da "figli" anziché da persone libere e autonome. Ma è che non credo nell'amore materno, non una pecca del racconto.

    L'importante è che sia chiaro che il discorso è della direttrice, non mio ;)
    Detesto l'atteggiamento paternalistico, ma dal suo punto di vista di "madre collettiva" mi sembrava molto coerente.


    Grazie poi a tutti per i complimenti: hanno superato le critiche, e non potevo sperare di più.
     
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12 replies since 27/6/2011, 21:49   220 views
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