Tante lacrime

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  1. Musidora
     
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    Tante lacrime

    “Non ti piace fare il clown?”
    “Sì, mi piace, ma sono un fallimento, in confronto a Mr. Didì faccio pena, per questo sono depresso!”
    “Ti capisco, anch’io odio lavorare come donna cannone”
    “Ma almeno tu te la cavi bene, anzi, io ti trovo fantastica!”
    “Grazie, ma non è questo il punto. Non mi piace essere grassa, rimpiango i tempi in cui facevo la ballerina”
    “Eri una bellerina?”
    “Sì, una delle migliori étoile in circolazione”.
    Pronunciando la parole étoile il viso di Mrs. Shuttle, alias, Anita: s’ illuminò.
    “Cavoli!”, fece Carlo, cercando d’immaginarsela volteggiare sulle punte; uno sforzo d’immaginazione notevole ora come ora…
    “Io invece fin da ragazzino adoravo il circo, e mi piacevano un sacco i pagliacci, ho sempre pensato che il mio destino sarebbe stato far sorridere gli altri”
    “Io trovo odioso far ridere invece, perchè di solito gli altri si divertono a scapito altrui, sogghignano delle tue debolezze, questo li fa sentire bene, superiori rispetto a te”.
    “Davvero credi sia così?”
    “Sì”, disse Mrs. Shuttle continuando: “Non esistono risate pure, disinteressate, ridere è una manifestazione nervosa, quasi isterica, per questo è mille volte preferibile e più decoroso far piangere che ridere. Il pianto tocca i sentimenti profondi, l’interiorità delicata di un’anima sensibile che soffre”.
    Carlo pensò che forse era vero quello che diceva Mrs. Shuttle, far ridere era un mestiere volgare.
    La donna aggiunse: “Se non posso ottenere ammirazione, voglio che almeno le persone provino terrore vedendomi”.
    A Carlo venne in mente il pagliaccio di IT e si sentì gratificato da una simile visione d’orrore, se non poteva far ridere, forse il suo destino era proprio nello spavento! Così affermò con slancio: “Sono assolutamente d’accordo con te! Quando cominciamo?”
    “Da subito Carlo” e così dicendo Mrs. Shuttle sorrise maliziosamente al clown, che incominciava ad intuire il piano della donna. Se ci si crede fino in fondo si ottiene sempre quello che si vuole.
    E quello che volevano Carlo e Anita erano lacrime.
    Tante lacrime.

    Una volta compiuto il massacro il pagliaccio disse alla complice:

    “Grazie per avermi insegnato che far piangere è bello, grazie per avermi insegnato ad uccidere la mia paura di non essere abbastanza bravo, uccidendo chi non rideva di me. Grazie, Anita”.
    Fu così che si accorse di amarla, di amare Mrs. Shuttle anche se era grassa, e baffuta, e aveva costantemente sulla pelle l’odore della polvere da sparo, o forse era proprio per quello che le piaceva così tanto.
     
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  2. =swetty=
     
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    La storia non mi ha preso più di tanto, ma quasi sicuramente è solo un problema mio: due persone mediocri che non riuscendo a realizzare i loro sogni si vendicano sugli altri, non si capisce se il pubblico o il resto del circo.

    Il testo comunque scorre bene, a parte qualche refuso, in particolare in
    QUOTE
    il viso di Mrs. Shuttle, alias, Anita: s’ illuminò.

    l'ultima virgola non ci va e i due vanno sostituiti con virgola.
    QUOTE
    quello che le piaceva così tanto

    gli piaceva
     
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    Martin Sileno

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    bella la narrazione dialogo. Traspare bene il dissidio interiore dei due protagonisti, derivante dal fatto dela loro diversità. Si intuisce di essere in un circo, però il fatto che lei sia un ex ballerina molto grassa e lui un clown, mi sembra un po' poco per definirlo un circo di mostri, di freak. La forma mi sembra corretta e scorrevole fino alla fine. Finale che non mi convince perchè, non si capisce chi viene ucciso: chi non ride , il pubblico oppure i loro compagni?
     
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    Amante Galattico

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    Ciao
    L'impostazione a quasi solo dialoghi non è male come idea, però non riesci sempre a comunicare quanto volevi dire, soprattutto non caratterizzi abbastanza i due personaggi, che sembrano davvero uno l'immagine dell'altro tanto da essere indistinguibili.
    Alla fine anche la storia si perde, non tanto in un finale prevedibile (il finale così ci può stare), ma in uno che arriva col fiato corto, senza reale tensione. Ovvero il fatto che facciano una strage diventa, al lettore, irrilevante.
    VARIE
    Da eliminare le d eufoniche.
     
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  5. Selene B.
     
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    La punteggiatura mi hatalvolta sorpreso. Nell'ultima frase c'è un "che le= gli piaceva" da sistemare. Trama e dialoghi mi hanno fatto l'impressione di essere un pò "sempliciotti", da rivedere e arricchire.
     
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  6. Frank Colton
     
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    A parte qualche refuso che mi è balzato agli occhi e che già ti hanno fatto notare, vorrei invece concentrarmi con te un attimo sulla storia che vuoi raccontare, perché qualche aspetto mi è sfuggito rispetto al tema. Rendi bene a livello emozionale quello che provano i personaggi, ma forse sei un po' troppo concentrata su questo aspetto che un po' si perde invece il desiderio di rivalsa sui "normodotati" che fanno star male i due personaggi. Alla fine parlano, parlano tanto ma non leggo azione, mostri ma non arrivi del tutto. Non so se mi spiego, e ovviamente ti ribadisco che è una mia personale impressione.
    Il finale è a sorpresa, sicuramente è forzato, ma hai toccato l'animo romantico che vibra in me.
    A rileggerti!
     
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  7. arag0s
     
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    Ho un debole per i dialoghi, e nella prima parte mi sono piaciuti. Poi diventano un po' forzati, per spingere verso il tema del racconto. Mi riferisco soprattutto al discorso sulle risate e a quello sul far piangere: sono entrambi molto “fuori contesto”, stonano rispetto al resto del racconto. Trovo inoltre che sia uno scambio troppo breve per trasformare un “clown per vocazione” in un assassino tanto pieno di risentimento quanto privo di scrupoli.
    Ho visto qualche problema legato al ritmo dei periodi: dal discorso del “non esistono risate pure” alla punteggiatura di “Mrs. Shuttle, alias, Anita: s'illuminò” (dove la seconda virgola va al posto dei due punti).
     
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  8. Peter7413
     
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    Ola!
    L'impostazione solo dialoghi mi piace molto e il racconto era anche partito bene. Secondo me il problema sta nel fatto che dopo le prime righe hai smesso di dare informazioni sui due protagonisti per deviare in maniera forzata verso il tema. In special modo il discorso di lei sulla maggiore importanza del far piangere in questa società eccetera mi è sembrato eccessivo, un'indicazione troppo netta senza preparazione. Se è arrabbiata con il mondo avresti dovuto fare passare, attraverso il dialogo, indicazioni sul perché, ricostruirne la storia. Sai che c'è, sono convinto che il problema principale sia stato nel fatto che volevi fare vivere ai due una sorta di storia d'amore perché in questo modo hai avuto due personaggi da sviluppare e troppo poco spazio per farlo. Sarebbe stato più efficace, che so, concentrarti tutta su di lei che racconta la sua vita al clown di lei sempre innamorato arrivando per gradi a descrivere la sua follia e chiudendo con l'uccisione di lui, preludio a una strage più allargata nel circo, del resto la donna cannone chi la ferma?
    Se vuoi, ne possiamo discutere.
    A presto!
     
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  9. Dr. Mephisto Hadeser
     
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    Un racconto quasi totalmente dialogico. Purtroppo i dialoghi sono affettati e poco realistici. La punteggiatura non aiuta, a volte è scappata a volte dovrebbe spezzare di più le frasi.
    Visto il tema del racconto, appena si deraglia un attimo dal discorso iniziale si capisce subito dove si andrà a parare.
    Mi pare anche ci sia una certa confusione fra far piangere (cioè provocare un sentimento di tristezza) e spaventare. Magari questa confusione è voluta, ma mi lascia la sensazione di mischiare due cose disomogenee trattandole come se fossero la stessa cosa.
     
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  10. MichelaZ
     
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    Guarda, è proprio carino. Ha sostanza: questi due personaggi sono uno più strano dell’altro, e una volta tanto non per la loro deformità fisica quanto per quella mentale.
    Mi piace anche lo sguardo candido del narratore che li accetta per quello che sono, da una parte lasciando al lettore lo spazio per farsi la propria impressione, dall’altro senza venire meno al compito di dire tutto quel che c’è da dire. Hai fatto proprio un buon lavoro, purtroppo penalizzato da qualche imprecisione linguistica.
    Per esempio: “Mrs. Shuttle, alias, Anita: s’ illuminò” qui la punteggiatura lascia a desiderare, andrebbe corretta: “Mrs. Shuttle, alias Anita, s’ illuminò
    Notevole ora come ora…” i puntini di sospensione andrebbero sostituiti con un punto fermo
    perchè” perché

    CITAZIONE
    alla complice:

    “Grazie per avermi”

    non ci va l’a capo né il salto di riga
     
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9 replies since 27/6/2011, 21:05   127 views
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