Babbacello
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Babbacello

38k circostanti e circostanziati

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  1. Fini Tocchi Alati
     
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    Racconto rimosso su richiesta dell'autore

    Edited by dadax70 - 11/9/2012, 14:58
     
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  2. RobertoBommarito
     
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    Ciao Attilio,

    SPOILER (click to view)
    Mi è piaciuto. Bello, trasmette molto bene un'atmosfera di inquietudine. Il background del posto, anche quello emerge molto bene. La storia fila liscia.
    La parte introduttiva però non mi ha convinto per nulla. Il racconto ha un passo non veloce, e l'intro essendo specialmente un elenco dei personaggi lo rende ancora più lento. Nell'intera prima parte tutto è detto, nulla è mostrato. E' anche vero che è un po' una specie di lettera al nipote, diciamo così, e quindi una fase introduttiva dove si spiega chi è chi in teoria potrebbe anche andarci. Ma è proprio quello il punto: in teoria. In pratica il risultato è quello di rallentare molto la lettura, troppo. E, in particolar modo nelle battute iniziali di un racconto, non è una cosa buona. Io rivedrei tutta la prima parte. Per il resto è un ottimo racconto, che ho letto con piacere. Suppongo, non so, che la figura del Babbacello sia davvero parte del folklore di quella zona. Leggerne è stato molto interessante. Metto un tre pieno, ma non arrivo al quattro appunto perché a mio parere tutta la prima parte andrebbe rivista. Ma apportate le giuste modifiche, si meriterebbe un voto pieno.

    Note:

    QUOTE
    Bravo! Faceva il pastore.

    Meglio metterci le virgolette.

    QUOTE
    Mentre mi trascinava via, mi girai indietro: il folletto era di nuovo uscito dalla sua tana, continuava a fissarmi. E questa volta i suoi occhi erano diventati cattivi.

    Una scena un po' troppo vista e rivista, quella del bambino che si volta mentre viene trascinato via, alle sue spalle un'intimazione di quello che succederà. Io toglierei questa scena o la sostituirei con un'altra.

    QUOTE
    «Non è stat' nisciun sant», «È stat' glie Babbacieglie». «Eh, che c' ulit' fa'» ecc

    Credo sarebbe meglio mettere le frasi idiomatiche in corsivo.

    QUOTE
    «Vuoi capire o no che te lo sei sognato», urla Bernardino, scocciato.

    al contrario, qui il corsivo non lo metterei perché dici già che sta urlando.

    QUOTE
    Mentre raccontava, con la mano si tormentava la rude barba che gli imbiancava il viso. Sorrise: «Quann' i' diaul' t'alliscia uò l'an'ma».
    Lo guardai aggrottando la fronte, lui mi scompigliò i capelli e spiegò: «Quando il diavolo ti accarezza vuole prenderti l'anima, Emi'».

    Molto molto bello, me lo ricorderò questo detto!

    QUOTE
    «Devi guardare», dice allora Bernardino mentre ancora si pulisce la bocca. «Guardalo».
    Cerco di farmi coraggio e riapro gli occhi. Ora la forma del mostro era più definita, sembrava di carne e sangue come un animale qualsiasi.
    Bernardino tira fuori dalla tasca dei pantaloni una grossa pietra. La riconobbi: era la pietra che avevamo trovato in riva al fiume. Era ancora più levigata e affilata di quanto ricordassi, evidentemente Bernardino ci aveva lavorato su. La caricò nella coppa della fionda, prese la mira e lasciò andare l'elastico. Il proiettile partì e si piantò in uno degli occhi del mostro. Babbacello urlò, se urlo può definirsi quel rumore che sentimmo.

    Questo cambio repentino dei tempi non mi convince del tutto... forse sarebbe meglio mantenere per tutto il racconto il passato remoto.
     
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  3. federica68
     
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    CITAZIONE
    gli chiede mia madre trapelata.

    svista




    CITAZIONE
    Per i vicoli di San Rocco,

    non si chiamava Sora il paese?












    CITAZIONE
    «Vuoi capire o no che te lo sei sognato», urla Bernardino, scocciato.

    perchè il corsivo, e perchè sta improvvisa incursione del verbo nel presente???

    fra l'altro lo fai anche altrove tipo nella scena del ceffone e anche altrove... ok che è un racconto "parlato" ma noi lo vediamo scritto, quindi, o lo metti tutto al presente oppure stona parecchio



    CITAZIONE
    come un piccola scimmia.

    svista














    CITAZIONE
    (sangue?) iniziò a zampillare.

    eliminerei "sangue", il lettore ci arriva da solo




    CITAZIONE
    Se anch'io fossi stato coraggioso come lui, forse le cose sarebbero andate diversamente. Non lasciare che ti portino via le persone a cui tieni senza aver fatto nulla. Prendili a morsi, fagli mollare la presa.
    Emi', prometti che terrai a mente quello che sto per dire. Promettimelo! Ricordati: chi pecura se fa, i lupe se la magna.

    non capisco questa raccomandazione

    cioè il babbacello è tornato? loro ci hanno avuto a che fare? ok è una raccomandazione da nonno a nipotino e ci sta, ma non in questo contesto... ci starebbe se il babbacello si fosse rifatto vivo ma così è un tantino avulsa mi sa...







    comunque fin oltre la metà ho temuto che ricalcasse I Monacheddi, almeno fin dove loro si inoltrano nel buco nel muro, e no, non te lo avrei perdonato, :-)



    poi per fortuna prende una piega del tutto diversa, la struttura regge abbastanza, e i perosnaggi sono abbasatanza ben delineati, ma non sono convinta dai continui passagi presente/passato remoto come ti dicevo...

    inoltre è come se mancasse qualcosa nell'empatia... non saprei definire cosa, l'unico passaggio che davvero mi ha presa in quel senso è quello dentro la Peschiera, il resto galleggia un po' in una indefinitezza emotiva che lascia un po' lì...

    metto un 3 comunque, bello pieno e tondo senza sbavature


     
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  4. Fini Tocchi Alati
     
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    Grazie Roberto, grazie Federica.
    @Roberto: la parte che a te piace meno è (mannaggia la miseria!) tra quelle che a me piacciono di più! :lol:
    Perciò, siccome dei tuoi giudizi mi fido un bel po', cercherò di arrivare al giusto compromesso :) .

    Sì, il Babbacello fa parte del folklore ciociaro. (Però è meglio non italianizzare il nome: pare che qui non lo sopportino! :P ) Solo che dovrebbe essere un folletto del tutto innocuo. A me, invece, ha sempre colpito il contrasto tra la sua innocenza e il suo aspetto terribile.

    @Fede:la raccomandazione del nonno è importante, Fede!, perché il Babbacello sta per tornare! Trema!
    Scherzi a parte, tutta l'ultima parte è indirizzata in questo senso: c'è il riferimento al fatto che i nipotini si chiamano come nonno e zia e che la storia potrebbe ripetersi: "A Sora è tradizione che il primo figlio maschio prenda il nome del nonno, e così ti hanno chiamato Emilio, come me. Tua sorella Maria è ancora una bambina, devi starci attento."; c'è il fatto che il fiume ha imprigionato Babbacello per tutto questo tempo: "Forse sono state le sue acque a imprigionare Babbacello per tutto questo tempo."; e che, ritirandosi le acque, si sono fatte macabre scoperte, ma soprattutto si è trovato del sale: "Sale, capisci? Una cosa bizzarra dal momento che parliamo delle acque di un fiume, non trovi?", sale che è il "metodo" usato da Babbacello per ritornare.
    Insomma, il nonno si raccomanda al nipote di essere coraggioso, perché, con il ritorno di Babbacello, la sorellina più piccola, Maria, potrebbe essere in pericolo. Gli dice che deve badare a lei e gli dice: "Non lasciare che ti portino via le persone a cui tieni senza aver fatto nulla. Prendili a morsi, fagli mollare la presa."
    Uhm... mi sembrava fosse abbastanza chiaro. Robe'! Tu che dici?
    Del resto non volevo neanche essere troppo didascalico. Che ne pensi?

    CITAZIONE
    comunque fin oltre la metà ho temuto che ricalcasse I Monacheddi, almeno fin dove loro si inoltrano nel buco nel muro, e no, non te lo avrei perdonato, :-)

    Ahaha! Non me lo sarei perdonato neanche io :lol: .


    Grazie ancora mile e mille volte.


    Ah, la storia dell'alternanza passato/presente. Ovviamente è voluta e, come dici tu, Federica, ho scelto così perché è un racconto parlato. Inizialmente avevo messo tutto al passtao. Poi, mi sono accorto che, per un errore, in una frase di "azione" avevo usato il presente. Mi sembrava ci stesse bene e ci ho riflettuto su. E in effetti mi sono accorto che quando si racconta al passato, molte cose (tra cui i verdi di "dire" e "fare") vengono sempre usati al presente e questo perché il narratore cerca di catturare meglio l'attenzione dell'ascoltatore. Allora ho deciso di optare per questa soluzione. Leggendo, in effetti, mi sembrava che fuinzionasse.
     
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  5. Nozomi
     
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    Come promesso dalla scorsa edizione comincio da te! :)

    Racconto molto curato nella forma, la lettura scorre via che è un piacere.
    Ti dirò. Fino a quasi la metà, ovvero fino all'escursione nel mondo fantastico, ho trovato la storia molto avvincente. Stavo per entusiasmarmi! La figura del folletto era appena delineata e non si sapeva ancora bene quale fosse la sua esatta natura. Era solo nella mente del protagonista e rappresentava forse un frutto dell'inconscio collettivo? Realismo magico? Poi, però, l'entrata in scena, così prepotente, di una dimensione parallela, con gli elfi (urgh! Quando sento la parola "elfo" prendo la pistola!) eccetera ha tolto un po' di gusto al realismo magico, che avevi gestito piuttosto bene, ai danni della suspance. Da lì in poi il racconto è proseguito troppo su una linea retta, è diventato eccessivamente descrittivo ed è finito per rassomigliare troppo a una versione contratta di IT, con un finale eccessivamente allungato e una morale troppo "politically correct".
    Non ho apprezzato, inoltre, l'uso eccessivo del dialetto che sa di specchietto per le allodole. Secondo me l'hai usato troppo, addirittura, in alcuni casi, facendo ripetere la traduzione in italiano.
    Nel complesso il voto sarebbe tra il due e il tre, ma arrotondo volentieri a tre per via di una forma splendida che alleggerisce moltissimo la lettura.

    Baci! G! :wub:
     
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  6. RobertoBommarito
     
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    QUOTE
    la parte che a te piace meno è (mannaggia la miseria!) tra quelle che a me piacciono di più!

    eh sì, conosco la sensazione :( mi è successo in passato. robert heinlein diceva "kill your darlings", ovvero: ammazza ciò che più ami. sembra paradossale ma forse aveva ragione.

    per essere esatti le ultimissime battute della parte iniziale io non le modificherei. per capirci queste:

    QUOTE
    Il Sorano è sempre stato molto credente e, in nome di questa devozione, disposto a santificare anche la miseria e la superstizione. Spesso i culti si coloravano di ritualità nere che talvolta a noi bambini mettevano paura.
    C'erano le fattucchiere, come nonna Argia, una vecchia di cent'anni e senza denti che scacciava il malocchio, oppure i guaritori, come Zio Peppino che curava le ferite ricoprendole con ragnatela bagnata di urina.
    E poi c'era Babbacello.
    Si diceva fosse un folletto dal muso simpatico, gli occhi furbi e le orecchie a punta. Indossava un berretto di colore rosso, simile a quello degli gnomi, e aveva un'indole dispettosa: dicevano che arricciasse le code dei cavalli, e si nascondesse nei tini durante la vendemmia inacidendo l'uva. Quando spariva un paio di scarpe era stato Babbacello; quando qualcuno soffriva di insonnia, la colpa era certo di Babbacello che si era seduto sullo stomaco del malcapitato. Un birbante, secondo i più. Tuttavia c'era anche chi lo raccontava crudele e vendicativo.
    Ricordo come fosse adesso quando lo vidi per la prima volta.

    trovo che in questa parte introduci l'elemento fantastico in uno scenario fino a quel punto realistico con molta eleganza, quindi la lascerei intatta. ora questo è solo il mio parere. potrei anche stare dicendo delle grandissime stupidaggini, ma tant'è ;)
     
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  7. RobertoBommarito
     
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    ps dà un'occhiata a questo libro se lo trovi - te lo consiglio. potrebbe interessarti. la qualità dell'impaginatura e della carta onestamente fanno un po' pena, ma raccoglie tantissime leggende popolari italiane.

    http://www.unilibro.it/find_buy/Scheda/lib..._culturale_.htm
     
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  8. Fini Tocchi Alati
     
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    Nozomi, sei stata di parola! :lol:
    Ho riflettuto su quello che mi hai scritto e per un attimo sono anche stato tentato di rivedere il racconto. Anche a me piace, in effetti, quest'idea di mantenere tutto sul vago senza mai entrare nel fantastico, quasi sia tutto nella testa di Emilio. Però, il Babbacello è così, fa parte di un mondo magico e di un folklore realmente esistenti nella credenza (uh? si dice così?) popolare delle mie zone. Un mondo immerso nel fantastico. E poi, è nato così, prendendo vita da quelle statuette di folletti che vedo sempre esposte sui ripiani delle bancarelle.
    Per quanto riguarda il finale "politically correct" ti riferisci alla raccomandazione del nonno? Toglimi una curiosità: a te il finale (così come l'ho spiegato a Feederica poco su) è chiaro? Perché quella raccomandazione ha una valenza ben precisa che, se staccata da quello che succede, può in effetti sembrare un po' retorica.

    Grazie mille per lettura e commento.


    @Roberto: grazie! Magari lo trovassi! Mi sarebbe utile per un certo progetto che ho in mente. Intanto vado a caccia di altri mostriciattoli ciociari :)
     
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  9. Cattivotenente
     
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    Allora, l'ho già letto da un paio di giorni ma non avevo avuto modo di commentarlo. Provo qui una tecnica sperimentale: invece di andare a riprendere il testo passo passo, ti do le mie impressioni a freddo, che in questo modo dovrebbero rispecchiare, al netto della memoria a breve termine, quanto di buono e quanto di meno buono mi è rimasto impresso del racconto.
    Premetto che avevo già sentito una leggenda simile a questa, però da un collega pugliese. Si trattava di un analogo gnometto che, sedendo sul petto dei bambini, gli ruberebbe il respiro. Il collega giurava e spergiurava di averlo visto davvero e di aver avuto una reazione di terrore simile a quella del tuo protagonista. Questo solo a corredo anedottico.
    Passiamo al brano. La premessa è he mi è piaciuto abbastanza. Lo stile è molto bello, non ci piove. Il ritmo però è lento nella prima parte. Confesso di aver cominciato a leggere le prime righe già diversi giorni addietro e di aver desistito per l'impressione di dovermi sorbire una tirata storica tesa alla creazione dell'ambientazione piuttosto prolissa e noiosa. Dopo non molto (ma non ti so dire quanto, perché, come detto, non vado a ricontrollare), invece, il testo diventa più scorrevole e la storia comincia a prenderti. Forse, per ovviare, comincerei con un incipit in media res, magari dalla sparizione della bambina, per poi narrare l'antefatto come un flashback, fino al ricongiungimento con l'orizzonte narrativo iniziale. Comunque, il ricordo relativo alla prima parte è di pesantezza/lentezza.
    Seconda impressione: molte (troppe?) somiglianze con "It".
    Terza impressione, relativa allo sviluppo: piacevolmente scorrevole. bene l'uso del dialetto (a parte alcune frasi per me indecifrabili).
    Quarta impressione. sensazione di angoscia ben costruita.
    Quinta impressione: shock e sgomento all'ingresso nella dimensione del mostro. E' come se tu avessi fino a quel momento usato i pastelli, per tratteggiare i contorni della vicenda, e fossi poi improvvisamente passato all'aerografo. Sfumerei un po', farei capire l'alienità del posto ma sarei più vago, nella direzione del ricordo, cercando un'atmosfera onirica. Così come l'hai scritto, mi avrebbe destabilizzato di più solo se fossero saliti su un incrociatore interstellare e avessi cominciato a parlare di curvatura spazio-temporale. Sfumerei anche sul mostro, vista l'atmosfera molto concreta del racconto, eviterei la metamorfosi chtuliana e farei più intuire invece che narrare in maniera così diretta. Non ho poi capito perché quel posto, dall'eden multicolore che era, si trasformi all'improvviso in una landa desolata. anche la scazzottata con la creatura è un po' fuori dalle righe, per me, per non parlare del super bambino senza paura che accompagna il narratore, in merito al cui coraggio sovrannaturale non riceviamo spiegazioni.
    Sesto ricordo: una punta d'insoddisfazione. Vorrei che mi facessi almeno intuire che sorte riservava il Babbacello alla bambina e perché l'aveva rapita.
    Sette: una punta d'inganno. Perché mostrare lo gnomo vicino alla sorella del nostro, se poi non era quella la sua preda? E perchè le mille lire non le aveva trovate la famiglia della rapita?
    Otto: bene il finale, con la raccomandazione del nonno, che a mio avviso è comprensibilissima, in relazione agli elementi che hai indicato poco prima (sale, ecc...).
    In conclusione, sveltirei all'inizio, sfumerei verso la fine e svelerei un pelo di più il mostruoso piano. lo so che, per King, la spiegazione uccide l'elemento irrazionale che fa paura ma, secondo me, non è necessariamente sempre così e, comunque, io preferisco che la mia curiosità venga soddisfatta, tanto la paura dell'ignoto l'ho già eventualmente provata prima.
    Privilegio di chi sbaglia a visualizzare i sondaggi e non può più votare ufficialmente: ti do 2,75.
    Ciao.
     
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  10. MichelaZ
     
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    Ciao Attilio,

    Avevo letto questo racconto nella RR e già allora mi era piaciuto molto: da lì è anche migliorato.

    Non mi ricordo la vecchia versione tanto bene da fare un confronto, ma rimanendo nell'attuale, posso dirti che è motlo realistica la descrizione che fai dell'ambiente, delle case, i vicoli, i mattoni sconnessi. Tu non ce l'hai scritto ma a me pareva di vedere le piante di capperi che spuntavano dai muri :)

    Di conseguenza, altrettanto realistica l'aria di fame e di vita essenziale che hai descritto.
    Forse un punto che mi lascia perplessa è la libertà di cui godevano questi bambini. Se ho capito bene, erano sugli undici anni: Bernardino aiutava il padre a far pascolare le pecore, ma Anna e Emilio erano liberi di giocare tutto il tempo, o almeno è quello che si percepisce.
    Mio padre è del '39 e a sette anni lavorava come ragazzino di bottega da un fabbro, e a undici anni forse giocava con la fionda, ma con la trottola davvero non ci giocava più. Sarebbe interessante spingere un po' di più sull'aspetto della differenza fra la vita di questi ragazzi e dei ragazzini come sono ora.

    Un'altra cosa che mi pare che manchi un po' è la personalità di Emilio. Vero è che parla di sé stesso e ne parla al nipote, che ovviamente lo conosce più che bene, però al lettore rimane un po' di curiosità. Si intuisce che è un tipo avventuroso dal fatto che segue Babbacello, e dal fatto che la madre aveva ritenuto necessario raccomandargli di non allontanarsi; inoltre ci dice di non essere stato (o di non essersi sentito) coraggioso, ma è tutto vago, e il lettore non riesce a sentirsi vicino a lui.
    Anche Anna è appena accennata, ma nel suo caso il poco che si vede è sufficiente.
    Come storia il folletto rapitore di bambine non è proprio fortissima, ma è raccontata bene e ci può stare: quel Babbacello poi è inquietante con il sorriso innocente che diventa un ghigno cattivo, di notte, appollaiato sulla bambina che dorme e non ne sa niente.

    Qualche frase che ho notato durante la lettura:
    CITAZIONE
    Spesso i culti si coloravano di ritualità nere che talvolta a noi bambini mettevano paura.

    Sta parlando col nipote, la frase in sé è bella, ma suona strana lì.
    CITAZIONE
    «Ehi, facit' attenzion'»

    Ehm probabilmente sono io che esagero, ma quell'"ehi" detto dalle vecchiette di Sora non mi convince: forse un "oh", oppure "ohi". Scusa se ti sembra un rilievo infondato, ero indecisa se segnalartelo oppure no: io l'ho notato (è stato come se dicessero "okay").
    CITAZIONE
    Prese un sasso e lo esaminò per bene. Decise che non era adatto alla sua fionda e lo gettò nel fiume

    Questa ci sta benissimo, rende proprio l'idea del pomeriggio ad ammazzare il tempo :)
    CITAZIONE
    Rimanemmo qualche secondo assorti a guardare il signor Antonio alle prese con una delle sue pecore

    Mi ha colpito il fatto che Anna fosse lì spogliata (i vestiti erano stesi ad asciugare), passa il pastore, la vede in quel modo in mezzo a due maschietti e non dice niente? Alla gente di paese come me la ricordo io sarebbe venuto un accidenti. Se erano fuori vista lo specificherei.
    CITAZIONE
    Avevo già dimenticato la storia delle mille lire

    Una cosa di quella portata? Capisco che se la fosse dimenticata fra Babbacello, la rissa e tutto, ma detto così pare che sia una cosa senza importanza. Metterei "Tutto quel che era successo mi aveva fatto dimenticare la storia delle mille lire".
    CITAZIONE
    Ricordo che iniziò a strusciare il piede sul terreno, spostando del terriccio e scavando una piccola buca

    Altra frase bellissima, ti dà l'idea della concretezza di quell'immagine :)
    Poi ho iniziato a trovare una serie di verbi al presente, che più che una scelta mi sa che sono una svista:
    CITAZIONE
    «Muoviti», dice Bernardino [...] Iniziamo a correre[...] Rallentiamo quando sentiamo [...] riconosciamo la voce: era quella di Anna.

    Più sotto lo stesso:
    CITAZIONE
    Mi fiondo verso Anna, riversa a terra in posizione fetale, in stato di shock.
    «Anna!», urlai. Lei mi guarda, i suoi occhi mi oltrepassano senza vedermi

    In conclusione ti ripeto, mi è piaciuto veramente tanto e si vede che ci hai lavorato su non poco :)
    Non ti voto, ma il commento te lo dovevo perché il mese passato non ci sono riuscita, abbi pazienza.


     
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  11.  
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    "Ecate, figlia mia..."

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    Bello, bello, e bello. Mi è piaciuto. La storia che ci racconta il nonno, il dialetto, l'ambientazione. Un racconto tutto italiano, una favola, le tradizioni... A tratti mi sono immaginato al camino, mentre il nonno ci parlava. A me è successo davvero: sono cresciuto in campagna e ricordo come a volte, quando nelle sere d'inverno andava via la luce, raccolti al camino poteva capitare che nonno ci raccontasse qualche vecchia storiella di "scazzamorelli" e "urie"...

    La prosa è calda e avvolgente, oltre che scorrevole e chiara. Se ho qualche perplessità è sui passaggi repentini dei tempi verbali, che a volte sono al presente per poi diventare passati remoti o imperfetti... Mi ha dato fastidio, a dirla tutta, perché l'ho visto come un errore e non come volontà precisa di usare un minimo di tecnica. Il presente andrebbe usato per rendere immediate e "vicine" le scene più concitate, ma non lo fai. Inoltre andrebbe usato con parsimonia...

    In ogni caso, sono difetti minimi uin un corpo maggiore fatto bene e molto gradevole.


    Qualche appunto:

    CITAZIONE
    Si giocava a calcio con palloni fatti di stracci, oppure pazziavamo con glie' strumm'l, un cono di legno attorno al quale veniva avvolta una cordicella. La si srotolava con un colpo secco e lui prendeva a girare vorticosamente facendo perno sulla punta di metallo.

    Quanti hanno capito che parla della trottola?

    CITAZIONE
    «Andiamo», ripetè dandomi un altro schiaffo.

    Vuole l'accento acuto.

    CITAZIONE
    Il giorno dopo furono fatte delle ricerche, ma di Anna non si trovò nessuna traccia e già si sentiva dire che era stata portata via dai briganti.
    Io sapevo cosa fare.
    Andai da nonno Emilio e gli raccontai quello che era successo.

    Essendo piccolo il paese, il nonno saprà già tutto. Forse sarebbe meglio scrivere che "andai dal nonno per parlarne"...

    CITAZIONE
    Anche se cercai di trattenermi, non potei fare a meno di piangere: avevo trovato qualcuno con cui condividere quell'orrore, qualcuno che mi avrebbe aiutato a superare le mie paure.

    Mammamia, che frase fatta odiosa. Pure fuori luogo, viso che il protagonista cerca aiuto materiale per liberare l'amica...

    CITAZIONE
    Studiai con cura le pietre del muro e provai a tastarne qualcuna. Niente. Sembrava che l'ingresso si fosse spostato. In quella, però, sentii il verso di una civetta e alzai la testa, gli occhi mi andarono su uno spuntone di roccia. Mi ci appesi e se ne venne via con facilità.
    Avevamo trovato l'ingresso della tana.
    Bernardino si arrampicò per primo e poi mi aiutò a salire.

    Una descrizione fin troppo sommaria per dire che franò una parte di muro ampia abbastanza per liberare un tunnel alargo abbastanza per far entrare, sia pure carponi, due ragazzi di 11 anni. Non trovi? Io infatti avevo immaginato che a cadere fosse stato solo un paio di mattoni...

    CITAZIONE
    Lui sembrò scuotersi. Si asciugò il viso dalle lacrime, mi guarda con occhi ancora più decisi del solito e disse: «Andiamo».

    Ecco un solo esempio di quello che dicevo sopra, ovvero i passaggi a tempi verbali diversi senza alcun motivo valido.


    Voto: 4
     
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  12. Fini Tocchi Alati
     
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    Grazie mille, Cattivone d'un Tenente. Le tue osservazioni sono ottime!

    CITAZIONE (Cattivotenente @ 7/8/2011, 01:05) 
    Il ritmo però è lento nella prima parte. ... Forse, per ovviare, comincerei con un incipit in media res, magari dalla sparizione della bambina, per poi narrare l'antefatto come un flashback, fino al ricongiungimento con l'orizzonte narrativo iniziale.

    Iniziare subito con un fatto importante è una tentazione. Anche io sono del parere che un racconto breve non dovrebbe farla tanto lunga all'inizio e iniziare subito con la storia vera e propria in modo da catturare l'attenzione del lettore. In questo caso, però, mi piace che ci sia questo inizio lento, pacato. Un po' come dice Gargaros, mi piace creare questa atmosfera di racconto intorno al fuoco. Non per la serenità che in genere questi racconti possono richiamare (la voce del nonno, i tempi passati, ...), ma per la loro inquietudine (il buio della notte, le fiamme che guizzano, le ombre, ...). Ci penserò. Anche Roberto ha fatto un'osservazione simile. Comunque, l'impostazione che suggerisci tu potrebbe funzionare e mi permetterebbe di salvare capre e cavoli.

    CITAZIONE (Cattivotenente @ 7/8/2011, 01:05) 
    Quinta impressione: shock e sgomento all'ingresso nella dimensione del mostro. E' come se tu avessi fino a quel momento usato i pastelli, per tratteggiare i contorni della vicenda, e fossi poi improvvisamente passato all'aerografo. Sfumerei un po', farei capire l'alienità del posto ma sarei più vago, nella direzione del ricordo, cercando un'atmosfera onirica.

    Anche questo è un ottimo spunto. Un po' pensavo di essere riuscito a sfumare. I bambini, prima di entrare in questa sorta di mondo magico, visitano la Peschiera, il vecchio edificio diroccato, e diversi elementi dovrebbero preludere a quello che accade dopo (l'ululato del vento, la mfilastrocca, eccetera). Ci lavorerò su.

    CITAZIONE (Cattivotenente @ 7/8/2011, 01:05) 
    Sfumerei anche sul mostro, vista l'atmosfera molto concreta del racconto, eviterei la metamorfosi chtuliana e farei più intuire invece che narrare in maniera così diretta.

    Sì, è nelle mie intenzioni arrivare a qualcosa di simile. MI sto accorgendo che è molto difficle, però. Nella prima versione del racconto, comunque, Babbacello era molto più concreto. Piano piano...

    CITAZIONE (Cattivotenente @ 7/8/2011, 01:05) 
    per non parlare del super bambino senza paura che accompagna il narratore, in merito al cui coraggio sovrannaturale non riceviamo spiegazioni.

    Il super bambino ( :lol: ) dovrebbe essere animato dalla vendetta. (C'è la scena dei feti appesi agli alberi, di suo fratello morto e di lui che dà la colpa a Babbacello. Quest'ultimo passaggio, però, è implicito e forse è bene esplicitarlo.)


    CITAZIONE (Cattivotenente @ 7/8/2011, 01:05) 
    Sesto ricordo: una punta Vorrei che mi facessi almeno intuire che sorte riservava il Babbacello alla bambina e perché l'aveva rapita.

    Quello che il Babba fa alle bambine lo accenno (le fa ballare allo sfinimento e poi, dico, nessuno sa cosa se ne fa). Ma tu ti riferisci a Maria (la sorella del nonno del narratore mai più ritrovata) o a Anna (l'amica del narratore salvata?)

    CITAZIONE (Cattivotenente @ 7/8/2011, 01:05) 
    Sette: una punta d'inganno. Perché mostrare lo gnomo vicino alla sorella del nostro, se poi non era quella la sua preda? E perchè le mille lire non le aveva trovate la famiglia della rapita?

    Ottima osservazione anche questa (ma dove sei stato fino a ora, Cattivone?). Dunque: lo gnomo cerca di ingannare il narratore perché allenti l'attenzione su Anna, concentrandosi sulla sorella. Le mille lire non vengono trovate dalla famiglia di Anna perché è una famiglia ricca e il ritrovamento non farebbe troppo scalpore. Le trova la famiglia del narratore (o meglio le trova il narratore) perché Emilio (il narratore) è la persona più vicina ad Anna dopo i suoi famigliari (che non le dedicano, però, molto tempo per lavoro, il padre, o perché impegnata con la beneficenza, la madre). Anche queste cose, però, è bene esplicitarle in modo più chiaro.


    Grazie ancora.





    Grazie, Michela. Passo a risponderti.

    CITAZIONE (MichelaZ @ 7/8/2011, 01:27) 
    Forse un punto che mi lascia perplessa è la libertà di cui godevano questi bambini. Se ho capito bene, erano sugli undici anni: Bernardino aiutava il padre a far pascolare le pecore, ma Anna e Emilio erano liberi di giocare tutto il tempo, o almeno è quello che si percepisce.

    Giusta osservazione. Vero è che Emilio e Anna sono più piccoli di Bernardino (mi pare di averlo accennato da qualche parte. Oppure l'ho fatto solo nelle mie schede-personaggio? :huh: ) e che Anna è di famiglia ricca (quindi non ha bisogno di lavorare). Però qualcosa su questa loro libertà (sul fatto che preferivano stare lontani da famigliari spesso troppo nervosi a causa del poco e poco remunerativo lavoro) devo dire.

    CITAZIONE (MichelaZ @ 7/8/2011, 01:27) 
    Un'altra cosa che mi pare che manchi un po' è la personalità di Emilio. Vero è che parla di sé stesso e ne parla al nipote, che ovviamente lo conosce più che bene, però al lettore rimane un po' di curiosità. Si intuisce che è un tipo avventuroso dal fatto che segue Babbacello, e dal fatto che la madre aveva ritenuto necessario raccomandargli di non allontanarsi; inoltre ci dice di non essere stato (o di non essersi sentito) coraggioso, ma è tutto vago, e il lettore non riesce a sentirsi vicino a lui.

    Credo tu abbia ragione. Far emergere la personalità del narratore è difficile (perché è luii che dovrebbe parlare di se stesso, in pratica). In qualche modo, però, devo fare...

    CITAZIONE (MichelaZ @ 7/8/2011, 01:27) 
    CITAZIONE
    «Ehi, facit' attenzion'»

    Ehm probabilmente sono io che esagero, ma quell'"ehi" detto dalle vecchiette di Sora non mi convince: forse un "oh", oppure "ohi". Scusa se ti sembra un rilievo infondato, ero indecisa se segnalartelo oppure no: io l'ho notato (è stato come se dicessero "okay").

    Ahaha, direi che è un rilevo fondatissimo! Qui a Sora è meglio, molto meglio, "Oh!"!

    CITAZIONE (MichelaZ @ 7/8/2011, 01:27) 
    CITAZIONE
    Rimanemmo qualche secondo assorti a guardare il signor Antonio alle prese con una delle sue pecore

    Mi ha colpito il fatto che Anna fosse lì spogliata (i vestiti erano stesi ad asciugare), passa il pastore, la vede in quel modo in mezzo a due maschietti e non dice niente? Alla gente di paese come me la ricordo io sarebbe venuto un accidenti. Se erano fuori vista lo specificherei.

    Hai ragione anche qui. In realtà, come la immaginavo io, Anna non era completamente nuda. Dovrebbe avere una sorta di sottoveste o qualcosa di intricato che avevano in quell'epoca. Cosa, però? SArebbe meglio specificarlo.

    CITAZIONE (MichelaZ @ 7/8/2011, 01:27) 
    Poi ho iniziato a trovare una serie di verbi al presente, che più che una scelta mi sa che sono una svista:

    E' stata una scelta. Ti rispondo con Gargaros che ha fatto un'osservazione analoga. Mi sarebbe utile se mi facessi sapere cosa ne pensi.


    Grazie mille anche a te per gli ottimi spunti.





    Molte grazie pure a te, Garga.

    CITAZIONE (Gargaros @ 7/8/2011, 22:31) 
    Se ho qualche perplessità è sui passaggi repentini dei tempi verbali, che a volte sono al presente per poi diventare passati remoti o imperfetti... Mi ha dato fastidio, a dirla tutta, perché l'ho visto come un errore e non come volontà precisa di usare un minimo di tecnica. Il presente andrebbe usato per rendere immediate e "vicine" le scene più concitate, ma non lo fai. Inoltre andrebbe usato con parsimonia...

    CITAZIONE
    Lui sembrò scuotersi. Si asciugò il viso dalle lacrime, mi guarda con occhi ancora più decisi del solito e disse: «Andiamo».

    Ecco un solo esempio di quello che dicevo sopra, ovvero i passaggi a tempi verbali diversi senza alcun motivo valido.

    Garga, qui c'è stata proprio una svista in fase di ri-riscrittura. Allora: inizialmente avevo usato solo tempi passati. Poi, per un errore, avevo scritto una frase al presente e mi piaceva. Ho quindi riscritto il racconto cercando di usare il presente nelle frasi di "azione", introdotte da verbi di "idre" o "fare". Poi, in seguito all'osservazione di Fede, ho rivisto di nuovo il racconto, e ho cercato di diluire il presente il più possibile. Il fatto è che ogni volta che rileggo faccio nuovi cambiamenti e non riesce a capire quando e come usare il presente.
    Tu e Michela (che mi ha fatto analoga osservazione), che ne pensate? MA sono bene accette anche osservazioni di altri Cattivoni...

    CITAZIONE (Gargaros @ 7/8/2011, 22:31) 
    CITAZIONE
    Si giocava a calcio con palloni fatti di stracci, oppure pazziavamo con glie' strumm'l, un cono di legno attorno al quale veniva avvolta una cordicella. La si srotolava con un colpo secco e lui prendeva a girare vorticosamente facendo perno sulla punta di metallo.

    Quanti hanno capito che parla della trottola?

    :lol: , non si capisce?


    CITAZIONE (Gargaros @ 7/8/2011, 22:31) 
    CITAZIONE
    Anche se cercai di trattenermi, non potei fare a meno di piangere: avevo trovato qualcuno con cui condividere quell'orrore, qualcuno che mi avrebbe aiutato a superare le mie paure.

    Mammamia, che frase fatta odiosa. Pure fuori luogo, viso che il protagonista cerca aiuto materiale per liberare l'amica...

    Hai perfettamanete ragione! Anch'io ho odiato quella frase. E mica la riesco a cambiare, però! :argh:

    [QUOTE=Gargaros,7/8/2011, 22:31 ?t=57049554&st=0#entry466390541]
    CITAZIONE
    CITAZIONE
    Studiai con cura le pietre del muro e provai a tastarne qualcuna. Niente. Sembrava che l'ingresso si fosse spostato. In quella, però, sentii il verso di una civetta e alzai la testa, gli occhi mi andarono su uno spuntone di roccia. Mi ci appesi e se ne venne via con facilità.
    Avevamo trovato l'ingresso della tana.
    Bernardino si arrampicò per primo e poi mi aiutò a salire.

    Una descrizione fin troppo sommaria per dire che franò una parte di muro ampia abbastanza per liberare un tunnel alargo abbastanza per far entrare, sia pure carponi, due ragazzi di 11 anni. Non trovi? Io infatti avevo immaginato che a cadere fosse stato solo un paio di mattoni...

    Uhm, già. Devo rivederla.


    Grazie ancora a tutti.
     
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  13. Olorin
     
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    Per quanto mi riguarda hai reso molto bene l'atmosfera di paese - ingrediente irrinunciabile per queste leggende - attraverso il ritmo e lo stile della narrazione.
    Percorrere gli usi e i costumi, gli aneddoti, i personaggi tipici delle piccole comunità di quel periodo - stile Amarcord - non mi ha per nulla annoiato, pur riconoscendovi tutta una serie di immagini già incontrate in altri libri/film/novelle.
    Sicuramente parte del merito lo attribuisco alla mia predilezione per queste situazioni e al fatto di averle vissute, ma è fuor di dubbio che il modo in cui è stato realizzato l'incipit del racconto, agevoli moltissimo l'immedesimazione.

    Ho però un appunto da fare.

    CITAZIONE
    «Che cosa è Babbacello, nonno?», gli domandai con voce rotta dall'emozione.

    da questo momento in poi, ho colto una certa frettolosità nell'incedere della trama.
    La risposta alla domanda in 'quote' mi sembrava il fulcro per quanto concerne il pathos del racconto. Voglio dire, quando ho letto la domanda, dentro mi sono un po' sistemato su una ideale sedia preparandomi al botto, col cielo che s'oscurava, il contesto che s'ammutoliva, il video che stringe sul volto di pietra del nonno il quale a denti stretti dipinge un ritratto del demonio da non dormirci la notte... invece viene liquidata in quattro righe, addirittura dal narratore, come fosse una delle tante informazioni.

    E questo modo - a mio modo di vedere - 'frettoloso' di trattare la vicenda, prosegue anche dopo: il convincimento sin troppo rapido di Bernardino, il passaggio totalmente ininfluente dalla breccia di vicolo Pantasma che li porta alla Peschiera (in fondo gliel'aveva già detto Emilio che quello era un posto dove andare a cercare lo gnomo), l'attraversamento del mondo di Babbacello che nemmeno da quello di Trilli sarebbero passati con altrettanta semplicità, la sconfitta del demone (???) con facilità irrisoria... insomma, vista la parte precedente, l'impressione che tu potessi fare assai meglio di così è piuttosto consistente.

    Il racconto potrebbe essere da 3, ma ho parecchia voglia di 'punirti' con un 2 ;)
     
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    CITAZIONE (Fini Tocchi Alati @ 8/8/2011, 10:01) 
    Tu e Michela (che mi ha fatto analoga osservazione), che ne pensate?

    Beh, io e Michela pensiamo che è meglio rimandare alla fine queste cosrrezioni. Intanto i suggerimenti, poi la tua ponderazione, e infine apportare le modifiche dovre pensi che vanno apportate :sisi:

    Hai detto bene: il presente va proprio bene per le sequenze più "action". ma è meglio non abusarne. Sai un libro che ti consiglio di leggere? Il gabbiano Jonathan Livingston, dove Bach fa un uso davvero degno del presente. Potresti prednere spunto da lì...

    A proprosito, mi rendo conto di aver commesso un errore madornale: ho spuntato il 3 anziché il 4 nel sondaggio :down:

    Puoi avvisare qualche mod? Lo farei io, ma non so neanche se sto forum li ha, i moderatori :xixi:
     
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  15. Fini Tocchi Alati
     
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    CITAZIONE (Olorin @ 8/8/2011, 12:20) 
    E questo modo - a mio modo di vedere - 'frettoloso' di trattare la vicenda, prosegue anche dopo: il convincimento sin troppo rapido di Bernardino, il passaggio totalmente ininfluente dalla breccia di vicolo Pantasma che li porta alla Peschiera (in fondo gliel'aveva già detto Emilio che quello era un posto dove andare a cercare lo gnomo), l'attraversamento del mondo di Babbacello che nemmeno da quello di Trilli sarebbero passati con altrettanta semplicità, la sconfitta del demone (???) con facilità irrisoria... insomma, vista la parte precedente, l'impressione che tu potessi fare assai meglio di così è piuttosto consistente.

    Questa è un'osservazione interessante perché nuova. Come te, anche a me piace molto tutta la prima parte, però l'ho sempre considerata preparatoria alla vicenda che andavo narrando. Ciò non toglie che mi piacerebbe molto condensare la vicenda della, come dire?, sostanza (?) di cui è intrisa la prima parte. Certo, in 40k non ci può stare tutto quiesto, ma già mi era balenata l'idea di farne un romanzo breve.
    Nella "versione" racconto, tuttavia, mi piaceva molto questa decisa variazione di ritmo, quasi che chi narri abbia fretta di arrivare al sodo.
    Comunque, ribadisco: ottima osservazione! Ci penserò. Grazie.








    CITAZIONE (Gargaros @ 8/8/2011, 13:12) 
    A proprosito, mi rendo conto di aver commesso un errore madornale: ho spuntato il 3 anziché il 4 nel sondaggio :down:

    Puoi avvisare qualche mod? Lo farei io, ma non so neanche se sto forum li ha, i moderatori :xixi:

    Non preoccuparti, non è importante. E poi credo che siamo costantemente sotto i mille occhi dei moderatori :alienff:
     
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26 replies since 1/8/2011, 09:28   620 views
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