Comincio col dirti che la storia mi è piaciuta di più di quella dello Skannatoio, non tanto per l'ambientazione o il genere (che, anzi, premiavano il maggiore Loris Batacc... ehm, Vacunae), quanto per una sensazione generale di maggiore completezza e per alcuni particolari che secondo me la rendono superiore.
Tutto ciò, però, non rendono il racconto privo di difetti, almeno secondo il mio sempre opinabilissimo giudizio. Molte delle perplessità che ho sono le medesime di chi mi ha preceduto, quindi spero non te la prenderai se ti ripeterò cose già dette: cercherò comunque di non soffermarmi troppo.
I corni: non li hai tolti del tutto, rimane ancora quel
CITAZIONE
fa tacere i corni
che, se da un lato nasconde il problema tattico dell'eco, dall'altro rende la flotta percepibile dagli avversari. Secondo me basta dire che l'equipaggio spegne ogni lume.
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Solo la sua esperienza e il benvolere di qualche demonio, permette alla piccola flotta di procedere.
=> approfitto di questa frase, subito all'inizio, per fare due osservazioni. La prima, più generale e che ti ha già fatto federica68, riguarda la punteggiatura. È una cosa che ho già notato in passato, nei tuoi scritti (ma anche in quelli di qualcun altro del forum WMI, se è per questo): perché metti così spesso la virgola tra soggetto e verbo? È per far fare una pausa a effetto? Perché a questo lettore (me), queste virgole (che credo errate) rompono il ritmo della lettura e fanno inceppare gli occhi, il che è un peccato. Diverso sarebbe se addirittura ne aggiungessi una, tipo "Solo la sua esperienza, e il benvolere di qualche demonio, permette alla piccola flotta di procedere": c'è una bella differenza, o no? Altrimenti davvero non lo capisco, magari sono limitato io. Seconda osservazione: se dici "e il benvolere di qualche demonio", sottintendi che di sicuro Sitka e i suoi sono in combutta con le forze del male. È così? Altrimenti, basterebbe aggiungere un "forse" tra "e" e "il".
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I due uomini di guardia al muro di cinta vengono uccisi prima ancora dell’approdo, investiti dall’impietosa pioggia di frecce che sembravano vomitate direttamente dai flutti scuri.
=> ecco, da qui invece parto per un'altra osservazione. "Frecce che sembravano" o "frecce che sembrano"? Il primo, quello che hai usato tu, ha una sua logica, ma suona male. E poi, per il tipo di storia che hai scelto di raccontare, trovo che il presente sia inadatto: vero che forse fa immedesimare di più, ma rende meno epiche le gesta di Sitka, meno grandiosi gli avvenimenti, e la situazione non migliora gonfiando il testo con ripetuti aggettivi (specie se al superlativo - vedi "bellissimo/a", stra-abusato nel corso del racconto). Per un fantasy come questo, il passato remoto è più adatto. De gustibus.
CITAZIONE
Con due dita le raccoglie la goccia salata da sotto l’occhio destro,
=> pesante, la goccia salata. Meglio "le asciuga il viso" o simile.
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«Nostro padre ha estorto la prima premonizione alla Donna del Tempo, non si partirà per la campagna contro le contee.»
=> lascia che si scopra dopo, che il padre ha estorto l'informazione! Farà più effetto. Qui limitati a "nostro padre ha avuto".
Problemino di punto di vista (solita pedanteria mia, frutto di una visione limitata dell'argomento): è un sogno della ragazza (e ok, va bene che è anche una premonizione, però la cosa lascia abbastanza delusi, in fondo), questo basta a giustificare che si passi in poco tempo da osservazioni di Sitka ("Saphia è bellissima") a quelle della ragazza ("È delicato, quanto non sarebbe mai sembrato")? Non so, non mi convince.
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«Cosa aspetti figlio? Vuoi disonorami anche tu come il mio primogenito?» Il re volta la testa di scatto, verso il seggio più basso, verso Sitka. È furente e il pallore tipico della sua gente ha lasciato il posto al rosso della rabbia mentre lo indica, «vuoi rinunciare anche tu a essere mio figlio?»
=> a parte il refuso (disonorami invece di disonorarmi), fila poco e c'è quel "pallore tipico della sua gente" che puzza un poco di infodump. Che ne dici di "«Cosa aspetti, figlio? Vuoi rinunciare anche tu a essere mio figlio,» Il re volta la testa di scatto, verso il seggio più basso, verso Sitka. Ha il volto livido dalla rabbia, mentre lo indica. «come il mio primogenito?»"
Una cosa ancora non ho capito: ma se Saphia sogna che Sitka partirà per la terra dei Michieri e vincerà, vuol dire che ha avuto una premonizione sbagliata (visto che, di fatto, Sitka decide di cambiare il proprio destino - e quello della ragazza)? Quindi il suo potere non è infallibile come pensano i protagonisti della storia?
Attenzione poi alle maiuscole/minuscole a inizio dialogo: te ne è sfuggita qualcuna correggendo i caporali.
E ci sono anche degli a capo che mancano e altri che non dovrebbero esserci.
Concludendo: storia classica, con molti cliché e personaggi un po' stereotipati. Però con qualche spunto interessante: la megara, per esempio, o il mondo dove vivono, che per certi versi mi ricorda un po' Westeros. Credo che abbia delle potenzialità, che possa essere inserito in un contesto più ampio, magari in un romanzo, a patto di aggiungere qualche dimensione ai personaggi (e in un romanzo avresti tutto lo spazio per poterlo fare): la taglia del racconto lo comprime un po'.