Chi semina vento...

Il punto di forza di questo racconto è senza dubbio la vena di simpatia che riesce a trasmettere. Riesce anche a divertire e quindi credo che raggiunga il suo obbiettivo. Nella parte iniziale si avverte la mancanza dei dialoghi, ma non credo che sia particolarmente pesante. Dopotutto è anche un racconto molto breve, quindi la rapidità l'acquista comunque più avanti. Come pecca c'è che il tema non è di certo dei più originali (di barzellette su questo tema ne ho sentite assolutamente troppe) ed essendo il tema portante a mancare di originalità, questo si riflette male su tutto il racconto, rischiando l'effetto barzelletta appunto, che a tratti ho rischiato di avvertire. Voto 2 pieno.

A rileggerci!

Direi che l’argomento è uno tra i più bazzicati dalla comicità. Come dimenticare l’incredibile scena di Jeff Daniels che gestisce gli effetti di un massiccio dosaggio di Turbolax in un bagno con lo scarico rotto…
Eppure l’ottimo ritmo con cui viene condotta la narrazione e la cruda logica della successione delle situazioni, non mi hanno lasciato scampo.
L’unica parte in cui mi pare cali un po’ la tensione, è quella in cui Ennio parte con la formulazione e l’attuazione del suo piano infartuoso. Certo, in questo tipo di racconti la soluzione paga sempre un mostruoso dazio alla precedente descrizione del precipitare degli eventi, però forse potresti provare a mantenere il ritmo spezzando un po’ i concetti, magari rendendo più realistico il modo in cui essi vengono formulati.

Per esempio scrivi:


Ebbene, potresti seguirlo nel suo modo di realizzarli e cambiare


Con qualcosa del genere, ovviamente realizzandolo con l'abilità che è più nelle tue corde che nelle mie...


In ogni caso è solo una mia personalissima sensazione che tra l'altro nulla toglie alla qualità complessiva che ho percepito del racconto.

Ti segnalo un


‘sì’


E uno


‘sbraitai’

Bellissimo racconto, scritto con una forma e uno stile elevati. Mi ha piacevolmente coinvolta! Mi sono immedesimata nell'imbarazzo e nei ragionamenti astrusi del protagonista in maniera assoluta fino entrarne nella sua stessa pelle. Non volevo quasi continuare a leggere per quanto ero imbarazzata! Sai, quando ti capita una totale fusione con quello che leggi?
Fino a metà il racconto è assolutamente pirotecnico e geniale.
Forse però la parte finale non regge il confronto con quella iniziale. Le motivazioni e il comportamento del protagonista deragliano dalla verisimiglianza entrando nel grottesco più assoluto. Inoltre credo che la trovata della telecamera accesa sia quasi superflua, inutile nel contesto, e forse inverosimile (non credo possano essere installate negli uffici per una questione di privacy).
Nel complesso però il racconto è davvero bello, mi è piaciuto tanto. Direi tra il 3 e il 4, arrotondato in eccesso perché merita!

Dal titolo toglierei i puntini. Alla fine non sono davvero necessari e, be', secondo me se si può evitare di metterli in un titolo, meglio.


Bene la frase secca in apertura, ma per me quel giocato-gioco è brutto. Né più né meno. Io modificherei.

E’ - errore ripetuto: È


occhio qui, virgola tra soggetto e verbo, da eliminare

della cena?

virgola eliminabile

praticamente senza motivo

autoconservativo

constatai

Scrivere con il dichiarato intento di far ridere il proprio lettore è una delle cose più difficili che ci siano. Almeno, per me lo è. Qui hai deciso di giocare su una delle paure (con la p molto minuscola) che un po' tutti abbiamo, prima o poi, provato in vita nostra (anche se c'è chi non lo ammetterà mai), su temi che infestano sia le barzellette, sia le nostre esperienze di vita (penso alla regola che ho instaurato nel mio ufficio, o alla telefonata grottesca che ricevette la buonanima di mio papà da un corrispondente in una grande capitale europea). Scelta forse un po' "furbetta", ma di sicuro azzeccata.
Azzeccata, sì, perché il racconto funziona e centra in pieno il suo obiettivo: fa ridere.
Ora, non ho letto la versione originale, ma solo quella già tagliata dei 1300 caratteri, però sinceramente non trovo che la prima parte sia così lenta. Anzi, secondo me il macerarsi del protagonista (cerebrale e intestinale) rende il tutto più credibile e porta a una maggiore empatia nei suoi confronti.
Sullo stile e la forma, al di là di alcune piccolezze che già ti sono state segnalate, non vedo molto altro: insomma, dopo il mezzo scivolone (secondo me) del racconto con cui (non) hai partecipato all'ultima edizione di Minuti Contati, torni a un livello che evidentemente ti compete.
Titolo strepitoso e finale col botto: la telecamera di sorveglianza. Io qui non mi sono chiesto cosa ci facesse (ci sta che non se ne parli prima, e anzi come effetto ricorda quello del finale di certi film), quanto piuttosto come mai fosse accesa (visto che dici che di solito di giorno è spenta): secondo me è quella l'unica nota un po' stonata. Certo, potrebbe averla fatta accendere il grande capo per vedere cosa stesse succedendo nell'ufficio, è una possibilità. Ma, comunque, non trovo che rovini il finale.