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CITAZIONE Il punto è questo: è il linguaggio dei bambini o dei medici che raccontano le esperienze dei bambini? mah, guarda, io mi sono rifatta alle testimonianze dei bambini (che fra l'altro sono quasi sempre orali, e molto brevi e stringate), dove ne ho trovate, più che a quelle dei medici. In quelle dei medici ho trovato le descrizioni del tipo di trauma psicologico, fisico e affettivo che subiscono i bambini, in che condizioni arrivano nei centri, quali sono i problemi che devono affrontare i medici per disintossicarli dalle droghe e dall'assuefazione alla violenza, che noi non abbiamo neanche un'idea, per restituirli a una vita con ritmi e relazioni normali, e che ho cercato di riportare nel racconto attraverso le parole del bambino seguendo lo stile usato da quei bambini, che ho cercato di imitare. in questo credo di essere riuscita, che era quello che mi premeva, perchè nessuno mi ha segnalato che non si capisce.
CITAZIONE Per quanto riguarda la faccenda delle mani era riferita al fatto che penso sia un nostro modo di fare, se ci si lava al fiume lo si fa con altre modalità che non sciacquarsi le mani, ci si immerge o cose del genere. Questa è la mia convinzione, ma di certo mi sbaglio e non riesco a spiegare la mia interpretazione di ciò che fa il ragazzo (che avevo scherzosamente tradotto nel gesto che un bambino, andato fuori a giocare, fa nel lavandino di casa sotto la minaccia della mamma). si può essere, in effetti, ma direi che ci si possono lavare le mani anche solo immergendole nella corrente. Spesso al fiume lo si fa. Non mi sembra un problema... anche se si immergeva, il punto era che si sentiva le mani sporche di sangue e quindi le lavava ripetutamente. Che poi lavasse solo le mani o anche il resto, non credo che sia importante, di sicuro anche se si lavava il resto del corpo, nella sua immaginazione è rimasto impresso più il fatto che non riusciva a far venire pulite le mani, ed è questo che dice quando racconta, quello che per lui è importante... poi credo che sia libertà del lettore immaginare il ragazzino immerso fino alla vita, o fino alle ginocchia, o fino a dove più uno immagina, o chino sull'argine a lavarsi solo le mani... Io personalmente me lo vedevo lavarsi dentro una grossa zucca tagliata a mo' di catino, con l'acqua presa dal fiume, vedi tu
CITAZIONE Sullo sciamano intendevo non che non esista in quanto “stregone” e in ciò che fa, ma nel “termine” stesso che fai dire al ragazzo. Nella prefazione del libro che mi hai segnalato ho trovato questa frase. CITAZIONE Le malelingue dicono che è vittima dei vodù di suo zio, l'hunò Briyawo. Intendevo questo per dare alla storia termini e espressioni del posto… leggilo, è molto bello! Almeno a me è piaciuto tantissimo. Dello stesso autore ti segnalo anche "Neyla". Molto bello anche questo, mi è piaciuto un casino, veramente notevole secondo me. Ma sii sincero, se avessi scritto Hunò, avresti capito a cosa mi riferivo? Senza contare che l'autore di quel libro è del Togo, e che in Africa non esiste una sola lingua, come essere certi che la stessa parola venga usata in Sierra Leone, dove si usa una lingua diversa? avrei dovuto comunque scrivere "sciamano" o "stregone", per spiegare di cosa si trattava, con in più l'incertezza di aver scritto una parola fuori luogo per quel contesto e praticamente impossibile da verificare. So che la figura dello sciamano ricorre in molti riti e tradizioni tribali, ma non posso certo sapere come venga chiamato in ciascuna delle 30 e forse più lingue censite ufficialmente, più varie centinaia di dialetti di un continente fra i più vasti del pianeta...
alla prossima
un bacione
Edited by federica68 - 6/12/2008, 15:08
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