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VanderBan
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Voto quattro
Anche per questo Usam ho trovato la scrittura da apprezzare in pieno. C’è mestiere, e che cavolo! Sul racconto ti posso esporre i miei dubbi (non molti), ma solo per via della tua premessa. Prima questione: perché lasci passare trent’anni? E se il ritrovamento avveniva dopo qualche settimana cosa cambiava nel contesto della storia? Di certo avresti evitato che uno si ponesse questa domanda, e di conseguenza tutte le altre: ma il siluro quanti se ne sarà mangiati d’allora? o se non ne ha mangiati più, perché? E i paesani, che dopo trent’anni vanno a cercarlo con un sentimento d’angoscia, non lo trovi eccessivo? Qui c’è aria di una riscrittura che ha dilatato i tempi. Molto meglio allora che l'incipit in presa diretta, non fosse così posticipato rispetto al fulcro della vicenda. Seconda: Vada per il protagonista, ma il Manero rimane un po’macchietta, soprattutto per la caccia finale. Terza: Il parallelismo con Moby Dick appare a un certo punto forzato. Manca l’ossessione della caccia nel tuo Ahab/Queequeg, cosa che poteva essere più plausibile se a farla fosse stato il protagonista, con il passare degli anni, (ma non mi sembra di coglierla) che non Tony. Per il resto a me è piaciuto, anche se le parti drammatiche e grottesche non si sovrappongono, ma si contrappongono. A rileggerci
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