Il racconto è molto poetico e mi ha dato l'impressione di essere immerso in una nebbiolina che rende i contorni sfumati e "virati seppia" (
), finché non arriva il lampo di luce cruda del dolore del nipote, ai giorni nostri.
Accuratissime le descrizioni, che contribuiscono a creare l'atmosfera del primo novecento. Pensa che ho avuto un dubbio su Biscaretti, che io credevo essere di Ruffia e non di Cuffia (in quanto abitavo vicino a via Biscaretti di Ruffia) ma mi sono ricreduta con l'aiuto di Google.
Però sono d'accordo con luckyfer quando dice che l'eccellenza è data dal graffio, dal tormento e il tuo racconto mi è parso troppo etero, dolce.
Forse un finale diverso avrebbe dato quel pizzico di brivido in più, ma dipende dal taglio che tu vuoi dare al racconto.
P.S. Mi è sembrato un po' incongruente l'accenno all'eredità, magari quello potrebbe essere il tuo "graffio", se lo vuoi sviluppare.