Il trono d'ossa

avrebbe sortito l’effetto di paralizzarli o accecarli o rompergli le palle in qualche altro modo.

Violata fu su di lui in un attimo: gli camminò sopra ondeggiando le sue nudità

- Chi sei? – ringhiò lei, puntando la lama nell’incavo dell’occhio de tizio,

Lacero ondeggiò la lunga chioma argentata

L’uscio venne aperto e al di là, due occhi gialli su un volto squamato di rosso e nero, emersero dal buio.

Lacero raccontò di nuovo la storia dell’aggressione e alla fine, così com’era successo con Squarcio, l’impressione finale

all’in fuori di quelli che restarono seppelliti vivi.

I kevialor viaggiavano veloci, sfrecciando in un nube di tenebra che non consentiva a nessuno di vedere il paesaggio al di fuori degli occhi allenati degli stalloni.

Prima che Lacero potesse rispondere, la figura dinanzi a lui fece volteggiare le braccia e una scia di luce scarlatta lo circondò

per qualche istante, mutandone i lineamenti, fino a sostituire l’aspetto di serpente con quelli umani di un vecchio decrepito.

Il Negromante era lì, un mucchio d’ossa sotto uno strato di pelle rattrappita,

Erano sempre stati loro i pupilli del Negromante e durante i loro servigi, Lacero aveva sempre ottenuto maggiori favori rispetto a lui.

- Squarcio! – chiamò. – Da che parti stai?

Poi, lentamente si sfilò da tracolla la mazza ferrata e volse il capo verso il Negromante.

Udirono la sua voce e subito dopo nella caverna, i cadaveri iniziarono a muoversi, riprendendo vita.

Arrivò in cima un attimo prima che vedesse comparire Squarcio alle spalle del trono.

Il Negromante urlò, imprecò, maledì Lacero e Squarcio con tutto il fiato che aveva in gola, ma la moltitudine di morte lo seppellì sotto di sé,