"Ecate, figlia mia..."
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Sarei tentato di dargli un 4. E non perché offra originalità o un qualche stile particolare; queste cose, a dire il vero, sono quasi assenti: l'idea non è nuovissima, e la scrittura non ha guizzi d'inventiva inediti. Quello che mi ha convinto è che è un racconto gradevolissimo, oltre che scritto con una misura e un controllo fuori dall'ordinario. Un altro autore, per esempio, avrebbe ribadito in seguito l'ironia insita nella frase «L’ho vista chiaramente come vedo lei adesso.». Inoltre, sì, il finale, davvero bello.
Qualche noticina:
CITAZIONE «Che glie ne pare?» Gliene
Lo so che "glie ne" è consentito ed è letterale, ma lo trovo fuori posto in un racconto che usa uno stile da parlare quotidiano.
CITAZIONE «Ah, interessante.» «Il lavoro di scrittore frutta bene?» Non chiudere il discorso di sopra tra le sergentine, perché altrimenti dài l'idea che a dire la seconda frase sia lui. Oppure non andare affatto a caporigo:
«Ah, interessante. Il lavoro di scrittore frutta bene?»
Va scritto "Beh", oppure "Be' ".
CITAZIONE Suo padre che guidava, invece si salvò, Suo padre, invece, si salvò.
Secondo me puoi togliere "che guidava", perché inutile: che fossero solo loro due in auto è chiaro. Quindi a guidare era per forza il padre.
CITAZIONE La trovai era ancora lì Il mio gusto dice che, se scrivi
La trovai.
ottieni un risultato migliore.
CITAZIONE «Sì, credo che, alla fine, sia venuto a prenderla.» Anche qui, il "Sì" separalo con un punto. Darai incisività al'affermazione.
Ma così è come scriverei io, quindi puoi anche evitare queste "correzioni"...
Voto: 3
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