I pazzi stanno fuori
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I pazzi stanno fuori

Sotto i 40k, ma di poco.

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  1. Olorin
     
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    EDIT: meglio precisare. Quanto riportato sotto vuole solo essere l'esemplificazione di quanto ho detto nel commento riguardo la 'forma' che il brano a mio parere dovrebbe avere per essere meglio malagamato col resto del racconto e non certo un riferimento stilistico, né tantomeno uno tecnico.
    In altre parole, so bene che puoi scrivertelo meglio da solo! :)
    Magari così hai però un 'campione' gratuito da appiccicare temporaneamente all'interno del pezzo, per vedere l'effetto che fa (vengo anch'io, no, tu no; vengo anch'io, no, tu no...) :D

    Narratore "compagno di sfortuna":

    Un'altra suora, più robusta della precedente, con una striscia di orripilanti peli sotto il naso, cercò di strapparle via Polifemo. «Ma cosa fa?», chiese Emma, agitata.
    «Suor Teresa», chiamò a gran voce la monaca.
    Emma non capiva cosa stesse succedendo. Insomma, in fondo lei era venuta lì solo per chiedere aiuto e se non ti aiutano delle suore, allora chi?
    Si avvicinò dunque la suora di prima.
    «Suor Lucia, cosa sta succedendo?»
    «Veramente, io...» cominciò Emma, ma immediatamente la suora col naso peloso la scavalcò, scalzandola «Questa donna ha con sé un gatto».
    Suor Teresa si rivolse a Emma e le disse con gentilezza: «Non è permesso tenere animali qui. Dallo a me, ci penso io».
    Emma strinse più forte a sé Polifemo che miagolò. Perché mai avrebbero dovuto prenderglielo?
    «Non preoccuparti», aggiunse la suora, «lo riavrai domani. Intanto gli daremo da mangiare».
    «Ma perché non posso tenerlo con me?» domandò Emma portando il gatto sul fianco, in modo da frapporre il corpo tra l'animale e le sue pretendenti.
    «La sua presenza potrebbe risultare per così dire, di disturbo per alcune delle ospiti» sorrise Suor Teresa ritraendo le braccia e giungendole sul ventre.
    Il volto della monaca ammiccò.
    Emma allora si convinse e consegnò il gatto.
    A quel punto, chiuso il piccolo incidente ma con Emma ancora un po' dubbiosa, il gruppetto si incamminò verso una vecchia scalinata, salita la quale giunsero al secondo piano dove entrarono in una sorta di dormitorio.
    Emma si guardava intorno trovando il luogo piuttosto sporco e lugubre.
    «Qual è il tuo nome?», le chiese all'improvviso la suora.
    «Mi chiamo Emma Rosati, ma cerco solo un alloggio per la notte».
    «Certo cara, adesso provvederemo». Poi a suor Lucia: «Il nome di questa donna non è stato inserito nell'elenco».
    «Ci sarà un errore», rispose suor Lucia. «Tutte le carte, comunque, ci arriveranno dopo le feste».
    «Cerco solo un riparo per la notte», ripeté Emma stranita da tutti i problemi che il suo arrivo sembrava aver creato.
    «Per questa sera dormirai da sola», concluse la monaca.

    Edited by Olorin - 4/2/2011, 11:49
     
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23 replies since 1/2/2011, 00:04   466 views
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