Gusci di noce
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Gusci di noce

di Leonardo Boselli, thriller, 22122 caratteri

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    Magister Abaci

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    Thriller, 22122 caratteri, versione 3.0


    GUSCI DI NOCE
    di
    Leonardo Boselli



         Mike D’Angelo stava rovistando nel frigo-bar della sua camera d’albergo con la foga di un cane che scava nella terra per recuperare un osso sepolto. Alla fine, senza aver cavato un ragno dal buco, strinse alla vita la cintura dell’accappatoio e sbottò deluso: «È possibile che non sia rimasta neppure una bottiglietta di whisky?»
         Andrew Piasecki, che era seduto con le gambe distese sul letto e la schiena appoggiata al cuscino contro la spalliera, rispose: «Stanotte mi sono svegliato con la gola secca».
         «Solo una puttana come te poteva bersi l’ultimo whisky di nascosto!» disse Mike, sbattendo con violenza lo sportello del frigo.
         «Come siamo permalosi» replicò Andrew, mentre continuava a limarsi le unghie con noncuranza. «Questa notte mi chiamavi con nomi molto più carini».
         Al ricordo della notte precedente, Mike addolcì il tono e si scusò: «Perdonami, amore, ho sete e sono nervoso per il lavoro di stasera. Non capita tutti i giorni la possibilità di potersi ritirare».
         «Ti capisco, e lo sai che non potrei mai tenerti il broncio. Per dimostrarti che ti ho perdonato, ti lascio usare il bagno per primo» disse Andrew sorridendo.
         Rassicurato, Mike si tolse l’accappatoio, entrò nel box-doccia e aprì il getto d’acqua.
         Andrew nel frattempo, posata la limetta sul comodino, si era alzato. Quindi aveva estratto una grossa valigia dall’armadio e l’aveva aperta sul letto. All’interno c’erano alcune armi da fuoco. Imbracciò un fucile a canne mozze e ne verificò il funzionamento facendo scorrere più volte il meccanismo di carica, poi impugnò una mitraglietta e mirò a se stesso attraverso lo specchio, infine prese una pistola automatica e ne controllò il caricatore.
         Soddisfatto dall’efficienza dell’arsenale, commentò: «È un peccato aver portato tutte queste armi e non poterle usare».
         «Come dici?» gridò Mike sotto la doccia.
         «Nulla», rispose Andrew alzando la voce, «piuttosto, dove hai messo la noce del Farmacista?»
         Il compagno chiuse il getto e uscì gocciolante dal bagno, mentre si avvolgeva un asciugamano attorno ai fianchi.
         «La noce? Pensavo che l’avessi presa tu!»
         «Era compito tuo ritirarla!»
         «Amore», disse Mike ridendo, «stavo scherzando».
         Quindi infilò una mano in una delle scarpe che aveva riposto in un angolo della camera e ne estrasse una grossa noce. Dopo averla rigirata fra le dita, la lanciò al compagno che, terrorizzato, l’afferrò al volo.
         «E poi la puttana sarei io?» gridò Andrew spaventato. «Il Farmacista ha detto che è delicata!»
         «Non preoccuparti, non è così fragile. Ora però dobbiamo trovare un posto dove nasconderla».
         Dopo aver riposto la noce in una tasca della valigia, Andrew si infilò a sua volta nel box-doccia e pensò: “Dove nasconderla? Beh, non ci vuole molta fantasia”.
         Mike aprì le tende e la finestra. Su Los Angeles splendeva una magnifica giornata di sole; per qualcuno avrebbe potuto essere l’ultima.

    *    *    *

         Il locale di Boris Strelnikov si chiamava “Hell’s Pleasures”. Era quel genere di bolgia infernale in cui gli uomini amavano perdersi. Gli eletti a cui era consentito l’accesso potevano trovare qualunque cosa di cui avessero bisogno, secondo i propri gusti: dai passatempi più innocenti, come la musica ad alto volume e gli energy drinks, a quelli più trasgressivi, come ogni genere di droga, dalla cocaina alle anfetamine, oltre a donne o uomini disponibili, di ogni genere e rotti a qualunque esperienza. Tutto era accomunato da una certa dose di classe, perché di Strelnikov, il cui soprannome era “lo schiaccianoci”, si poteva dire tutto, ma non che fosse privo di gusto.
         Un taxi si era appena fermato di fronte all’entrata del locale, dove una lunga fila di persone vestite alla moda aspettava il proprio turno per entrare, e affrontava il caldo di quella notte estiva con la remota speranza di non essere respinta dai buttafuori. Dal taxi uscirono Mike D’Angelo e Andrew Piasecki.
         Dopo aver pagato il tassista, Mike diede un’occhiata alla lunga fila e commentò: «C’è molta confusione».
         «Meglio, così passeremo inosservati», disse Andrew guardando distratto l’entrata.
         Quella coppia era di certo male assortita. Andrew indossava un completo pied de poule a tinte pastello in fresco lana. Era più alto del compagno e dimostrava meno dei suoi quarant’anni. Non ostentava la sua avvenenza, ma di certo si notava. Mike invece, se non fosse stato per le cicatrici sul volto, incidenti del mestiere, e per il suo principe di Galles con foulard di seta, si sarebbe potuto confondere tra la folla.
         Uno dei buttafuori all’ingresso, un nero corpulento, si avvicinò alla coppia e sussurrò con estrema gentilezza: «Mister Piasecki? Se vuole seguirmi, il direttore la sta aspettando».
         I due si scambiarono uno sguardo stupito e Andrew commentò: «Non dovevamo passare inosservati?»
         Il terzetto entrò da un ingresso laterale evitando la fila. Il buttafuori li perquisì con attenzione, poi i due compagni lasciarono le giacche a una guardarobiera dal fisico provocante, come avrebbero potuto notare, se fossero stati interessati, guardando sotto la buona volontà di cui era vestita.
         L’ampio locale era occupato dalla pista da ballo, illuminata da luci intermittenti e fasci laser, dove si trovava assiepata una folla indistinta di gambe e braccia che si agitavano a tempo di musica. Tutt’intorno erano collocati divani e bassi tavoli su cui era appoggiata un’infinità di bicchieri, riempiti a ciclo continuo dall’isola-bar. Più in alto c’era la postazione del disk jockey e, su cubi distribuiti in tutta la sala, ballavano numerose ragazze che tentavano di tutto per farsi notare.
         Il buttafuori attirò l’attenzione di Andrew e gli indicò un privè in un angolo tranquillo del locale, dove avrebbero incontrato il proprietario, Boris Strelnikov, e iniziò ad attraversare la folla. Percorrendo la sala, incontrò qualche difficoltà solo nel fendere un gruppo di ragazze assatanate. Dopo aver scortato gli ospiti, si avvicinò a un uomo seduto su un divano e disse laconico: «Sono puliti». Quindi si dileguò.
         «Benvenuti! Sedetevi accanto a me e prendete da bere. Avrete sete» disse Strelnikov, indicando due poltrone intorno a un basso tavolino.
         Nessuno avrebbe mai detto che Boris fosse russo, se non per il suo caratteristico accento. Dall’aspetto e dall’abbigliamento raffinato lo si sarebbe potuto scambiare per un francese. Era seduto tra due ragazze, una asiatica e l’altra con tutta probabilità slava, che gli si strusciavano addosso con spudorata intimità. Non si sarebbe neppure detto che avesse già sessant’anni, perché in quel contesto dimostrava la vitalità di un ventenne.
         «Bene, passiamo alle presentazioni» disse il russo stringendo la mano ai due ospiti, senza fare alcun cenno d’alzarsi. «Io sono Boris e so chi sono. Voi invece chi siete?»
         «Io sono Andrew Piasecki della famiglia Buonocore di New York, mentre lui è Mike D’Angelo, uno dei miei uomini».
         «Piasecki?» ripeté Strelnikov. «Devi essere d’origine polacca».
         Poi osservando le cicatrici sul volto di Mike, disse a Andrew: «Sai cosa si dice dalle mie parti? Se hai bisogno di qualcuno che ti guardi le spalle, non assoldare un uomo con le cicatrici, ma assumi quello che gliele ha fatte!» e concluse con una sonora risata.
         Mike, che non sopportava d’essere preso in giro, si dimenticò di dover restare in silenzio e replicò: «È difficile assumere l’uomo che mi ha procurato queste cicatrici: è morto!»
         «Ehi, sa anche parlare. Non è facile trovare dei gorilla che sappiano parlare al giorno d’oggi!»
         Strelnikov disse quest’ultima battuta ad alta voce affinché gli ospiti nei tavoli vicini sentissero, nonostante la musica ad alto volume. Tutti risero di gusto, tranne Mike. Quindi Boris con un gesto fece portare da bere.
         «Questi drink li dovete proprio provare. È il cocktail della serata. Non so cosa ci abbia messo dentro il barman, ma quel cubano è un mago: i suoi intrugli farebbero resuscitare un morto. Dopo ordinate quello che volete, chiedete e vi sarà dato» aggiunse ridendo. «Volete sniffare? Ho ottima roba! Scegliete pure le ragazze che preferite, per due ospiti di riguardo come voi, offre la casa». Poi, dopo aver osservato i due interlocutori con più attenzione, si corresse: «O forse preferite i ragazzi?»
         Andrew lo interruppe dicendo: «Non siamo qui per divertirci, ma per parlare d’affari».
         «Certo! Voi americani siete concreti, puntate subito al sodo, mai confondere affari e piacere. Ma per me è diverso, per noi dell’ex-Unione Sovietica è diverso. Dobbiamo ricordarci perché facciamo affari: per permetterci tutto questo», e indicò con un ampio gesto il locale, «per conquistarci un pezzo di felicità».
         Quindi rifletté un istante su ciò che aveva appena detto e aggiunse: «Cosa dice la vostra Dichiarazione d’Indipendenza? Che ogni uomo ha diritto al perseguimento della felicità? Vi sbagliate, non è un diritto, nessuno te la regala, ma te la devi guadagnare, e guadagnare a caro prezzo. Per questo bisogna ricordare il motivo per cui lavoriamo tanto duramente, soprattutto quando nel proprio mestiere si mette in gioco la vita».
         «Che cos’è la felicità?» chiese Andrew, che nel frattempo aveva scrutato Strelnikov e soppesato ogni sua parola.
         «Cos’è? Tu mi domandi cos’è?» disse il russo, e ridendo strinse a sé le due ragazze che ricambiarono con prontezza. Poi divenne serio e con un cenno congedò le due accompagnatrici che si allontanarono e si persero tra la folla che ballava al centro della sala.
         Andrew chiese: «Qui possiamo parlare liberamente?»
         «Faccio bonificare il locale ogni mattina. Non mi stupirei se in questo momento ci fossero agenti dell’FBI là in pista che fingono di divertirsi, o forse che si divertono per davvero» concluse Boris ridendo.
         «Bene, allora ecco qui uno dei pezzi che dovevamo consegnare» disse Andrew reggendo tra pollice e indice una schedina di memoria.
         Strelnikov sembrò stupito. «L’hai portata con te senza alcuna precauzione! Evidentemente ritieni che tra uomini d’affari ci si possa fidare, ma non ti dispiacerà se ne verifico il contenuto», e con un cenno richiamò l’attenzione di un tale che era stato fino a quel momento in disparte.
         Quell’uomo non poteva passare inosservato nell’ambiente della discoteca: era il classico pesce fuor d’acqua, con barba e capelli lunghi, jeans sdruciti e maglietta dell’UCLA; gli mancavano solo i sandali e sarebbe stato il perfetto stereotipo di se stesso. Prese con sicurezza la schedina dalle mani di Andrew e la inserì nel suo moderno smartphone.
         «La parola d’accesso è ‘black death’, minuscolo e tutto attaccato» rivelò Andrew.
         L’uomo con dispetto affermò: «Una password così semplice l’avrei individuata in meno di cinque minuti».
         L’hacker armeggiò a lungo con i pollici sul touch screen e nel frattempo pronunciava estasiato termini tecnici incomprensibili. Sullo schermo venivano visualizzati genomi sequenziati, strutture proteiche, formule chimiche, progetti di macchinari e di impianti industriali.
         Dopo qualche minuto di tensione, disse: «Ci vorranno settimane per decifrare tutti questi giga, ma quel poco che ho verificato corrisponde a ciò che era stato concordato. È del tutto inutile, però, senza la seconda parte».
         Strelnikov era entusiasta. «Molto bene! È un piacere fare affari con te», disse rivolto a Andrew, «e non ti chiederò come hai fatto a entrare in possesso di questi documenti. Secondo il vostro governo sono progetti che non esistono, ma ora il segreto sarà custodito anche dal cartello che rappresento. Quando la seconda schedina sarà nelle mie mani, trasferirò quanto pattuito sul solito conto».
         «Il prezzo però è aumentato. Questo è materiale di prim’ordine. Ai miei capi sembra giusto alzare la posta: tre milioni di dollari, e in contanti».
         «Contanti? Vivete ancora nel XX secolo?»
         Sembrava contrariato, ma subito dopo si rasserenò: «Sia come vuoi, non mercanteggerò con te. Se è quello che chiedi, è quello che avrai, e vada anche per i contanti. Però permettimi di fissare almeno il luogo dell’ultimo scambio: il “Saint Petersburg’s”. È un mio ristorante a San Diego. Te lo consiglio, si mangia bene. Domani sera è chiuso e potremo concludere il nostro affare in tutta tranquillità. Ti invito a cena per le 22».
         Strelnikov poi continuò con un tono che dimostrava vero interesse. «Una cosa però non capisco. Pensavo che voi gangsters americani foste patriottici. Ho faticato parecchio a trovare qualcuno che mi procurasse questo materiale; è roba che scotta e se finisse nelle mani sbagliate potrebbe causare non pochi problemi al tuo paese».
         «Sono certo che tu avresti fatto la stessa cosa per me» rispose Andrew.
         «Se pensi questo, non hai capito nulla di Boris» disse il russo. «Io e te siamo molto diversi».
         Andrew replicò divertito: «A me sembra che lavoriamo entrambi nello stesso ramo».
         Strelnikov rimase in silenzio per un attimo. Prese lo schiaccianoci che aveva sul tavolo e, con un colpo secco, frantumò una grossa noce, gettò il guscio e ne masticò il gheriglio.
         Da quel momento Boris si dimostrò meno affabile, e spiegò il suo punto di vista apertamente, come se quello della sera successiva fosse l’ultimo affare che avrebbero concluso insieme.
         «Vedi, come ho già detto, io e te siamo molto diversi. Tutti i miei affari, di qualunque genere siano, si svolgono con il tacito consenso del mio governo, invece i tuoi sono contro il tuo. Io lavoro per uno scopo. Sono partito dal basso, devo emergere e sto costruendo qualcosa. Tu invece hai ereditato ciò che possiedi, cerchi solo di conservarlo e vivi di rendita. Forse è per questo che non ti sai godere ciò che hai».
         «Ora sei tu a non aver capito nulla di me. Diventare quello che sono mi è costato molto», disse Andrew, «e ti stupiresti nel sapere quanto anch’io faccia affari con gli uomini che rappresentano il mio governo».
         Il russo allora continuò, come un fiume in piena: «La mia padronanza della lingua è scarsa e devo spiegarmi meglio. Voi americani della mafia d’origine italiana vi siete dati da fare per arricchirvi, ma dopo esservi dimenticati di aver avuto la pancia vuota, vi siete imborghesiti e avete perso le palle. Ora pensate solo alla famiglia. Bisogna avere fame per afferrare il potere e tenerlo per i testicoli. Per questo cinesi, russi e sudamericani vi stanno togliendo quote di mercato: hanno più attributi di voi!»
         «Mi sembra che tu abbia espresso il concetto in modo molto chiaro», disse Andrew. «Io, però, sono d’origine italiana solo per metà».
         «Già! Per l’altra metà sei polacco» aggiunse con disprezzo Strelnikov.
         Poi, ad alta voce per farsi sentire nella confusione, rivolto ad alcuni ospiti seduti poco lontano, disse: «Qui in America si raccontano tante barzellette divertenti sui polacchi. Sentite questa: un uomo entra in un bar e chiede al barista: “La sai l’ultima sui polacchi?”, allora il barista gli risponde: “No, ma devi sapere che io sono polacco”, e l’uomo dice: “Non c’è problema, parlerò lentamente”».
         Tutti quelli che erano a portata di voce e che, nonostante il rumore, avevano potuto ascoltare, risero compiacenti. Anche Andrew rise, mentre Strelnikov gli rivolgeva uno sguardo beffardo.
         «Davvero divertente» disse Mike, che aveva taciuto per tutto il tempo, e aggiunse: «Io ti posso raccontare questa sui russi: due russi parlano di un loro amico emigrato in America: “Hai saputo di Sasha? Dopo solo un anno ha aperto una gioielleria”, l’altro stupito chiede: “E come ha fatto?”, e il primo gli risponde: “Ha usato un piede di porco!”»
         Quindi i due compagni si alzarono, tra gli ospiti raggelati che fissavano Strelnikov.
         «Penso che a questo punto ci siamo detti tutto. A domani sera».
         Mentre si allontanava tra la folla che ballava al ritmo martellante della musica, Andrew poteva sentire ancora le risate del russo. Lo immaginava di nuovo circondato da ragazze, mentre si preparava una pista di cocaina e assaporava il cocktail della serata. Nel frattempo pensava: “Sono contento che tu sia felice, Boris. Goditi i piaceri della vita, finché puoi. La vita è così breve”.

    *    *    *

         Il ristorante di Strelnikov, il “Saint Petersburg’s”, si trovava nei sobborghi di San Diego. Ci volle più di un’ora per raggiungerlo con un’auto a noleggio. Andrew ebbe tutto il tempo per riflettere su come comportarsi e, mentre pensava, giocava con la grossa noce del Farmacista, la lanciava e la riprendeva, la faceva rotolare sul dorso della mano e l’afferrava al volo. Mike, che guidava, osservava la scena perplesso.
         «Non preoccuparti, è tutto sotto controllo» disse Andrew ridendo. «Hai detto tu stesso che non è fragile».
         «Ne sono certo, ma come pensi di portarla all’interno del locale? Di sicuro gli uomini di Strelnikov ti perquisiranno con molta attenzione, e la noce è bella grossa».
         «Come ti ho detto, è tutto sotto controllo. Nel locale mi fermerò un quarto d’ora al massimo. Aspettami col motore acceso poco lontano dall’ingresso, ma non farti notare dagli uomini della sorveglianza».
         Mike annuì. Era più tranquillo ora che la noce era stata riposta nella tasca interna della giacca, ma Andrew aveva già in mente un posto più sicuro dove custodirla. Anche la scheda di memoria avrebbe dovuto essere nascosta, altrimenti i russi non avrebbero scucito il denaro, se ne fossero entrati subito in possesso.
         Dopo aver percorso ancora un bel tratto, Mike si fermò davanti all’entrata del ristorante. Era la serata di chiusura, ma la luce che filtrava dalle vetrine faceva intuire che all’interno ci fosse del movimento. I due gorilla in attesa all’esterno, due energumeni tatuati, aprirono la porta e invitarono Andrew a entrare. Uno lo seguì e si prese la giacca, mentre altre due guardie del corpo iniziarono l’opera di perquisizione: uno con un metal-detector portatile, l’altro, più sbrigativo, a mani nude.
         Intanto due persone, sedute a un tavolo appartato in fondo al locale, erano in paziente attesa. Il ristorante era arredato alla francese ed era accogliente, un tipico ristorante parigino, anche se in piena California. D’altra parte, di Strelnikov tutto si poteva dire, ma non che fosse privo di gusto, o che non avesse a libro paga dei bravi arredatori.
         Come risultato dell’operazione, addosso ad Andrew non fu trovato nulla.
         Al tavolo appartato erano seduti due uomini, Boris Strelnikov e un giovane. Completavano il quadro alcune guardie del corpo assortite in un tavolo separato e una coppia di camerieri in livrea bianca.
         Il russo tese la mano ad Andrew e quella stretta terminò in una morsa. Fu evidente il fatto che il soprannome di “schiaccianoci” non gli era stato affibbiato solo per la sua nota passione per le noci.
         Strelnikov, senza presentare l’altro ospite, disse: «Mio caro Andrej, spero che il mio humor di ieri notte non abbia offeso te, come invece ha contrariato il tuo amico. Sai, a volte mi lascio trascinare e dico quello che non penso. Ma ora ceniamo. Si ragiona meglio a stomaco pieno».
         «Io preferirei concludere subito l’affare».
         «Come sei impaziente, non sai goderti la vita! Ma sia come vuoi».
         Detto questo, fece cenno a una delle guardie del corpo di portargli una valigia. All’interno c’erano i tre milioni di dollari che, pur suddivisi in banconote di grosso taglio, occupavano un volume notevole. Andrew fece un rapido conto: c’era tutto.
         «Sarai contento. Ora, dov’è la seconda schedina di memoria? Mi aspettavo che tu non la portassi addosso. Per quanto piccola, non sarebbe sfuggita ai miei uomini durante la perquisizione».
         Andrew si alzò e disse: «Se non ti dispiace, vado un attimo alla toilette e la recupero».
         I presenti, dopo un attimo di perplessità, si guardarono e risero di gusto.
         Al ritorno diede la schedina a uno dei gorilla che la prese in consegna adottando le necessarie precauzioni.
         «L’esperto ne controllerà il contenuto, ma sono certo di non dovermi aspettare brutte sorprese. Però siediti un attimo, assaggia un po’ di caviale, lo importo direttamente dal mio paese».
         Nel frattempo i camerieri avevano portato del cibo al tavolo. Misero anche un cestino di noci della California di fronte a Strelnikov, che nella concitazione del momento non ci fece caso.
         Andrew si sedette con la valigia al fianco e disse: «Una noce l’assaggio volentieri», quindi allungò la mano e ne prese una dal cestino, mentre, non visto, ne lasciava cadere un’altra. Poi, frantumando la noce, aggiunse: «Non mi hai presentato il tuo ospite. Chi è?»
         «Questo è mio figlio. È giovane ma ha già molta esperienza. Se devo eliminare qualcuno con discrezione, penso subito a lui».
         I due russi al tavolo si scambiarono un’occhiata e si lasciarono andare a una grassa risata. Andrew lasciò i pezzi della noce frantumata sulla tovaglia bianca.
         Boris quindi disse: «Se a questo punto ti chiedessi di restituirmi la valigia, cosa mi risponderesti?»
         Mentre veniva formulata quella domanda, il giovane russo allungò la mano verso il cestino di fronte al padre per prendere a sua volta una noce, quella più grossa che si trovava in cima, ma Strelnikov gli bloccò la mano: «No, figlio mio, dovresti saperlo: la noce più grossa spetta a me», e così dicendo la afferrò con avidità e la inserì tra le ganasce dello schiaccianoci.
         In quel momento Andrew raccolse la valigia e si diresse deciso verso l’uscita seguito con lo sguardo dai russi che si chiedevano dove pensasse di andare.
         Nell’auto a noleggio, poco distante dal ristorante, Mike era preoccupato, perché era ormai passato troppo tempo. Avevano architettato quel piano in ogni minimo particolare, lui e il suo compagno. Un ultimo trasporto, il più rischioso, quello che nessun altro aveva accettato, e si sarebbero impossessati di un bel malloppo. Poi sarebbero fuggiti a Phuket per ritirarsi in un bungalow su una spiaggia lontano da tutti e da tutto, soli col loro amore.
         Mentre Mike pensava a queste cose, un improvviso spostamento d’aria investì l’auto. Un’esplosione aveva frantumato le vetrine del ristorante e lo scoppio aveva fatto cadere i due gorilla appostati all’entrata.
         Un tale rotolò attraverso gli infissi scardinati, poi si alzò e si mise a correre. Si riparava con una grossa valigia e indossava un elegante pied de poule a tinte pastello in fresco lana. In un attimo saltò sulla vettura e l’auto partì sgommando.
         Quando furono lontani, Mike chiese: «È andato tutto bene?»
         Andrew, un po’ strinato, rispose: «Sì, ma il Farmacista ha esagerato come al solito».

    F  I  N  E



    Edited by TETRACTYS - 1/6/2011, 01:44
     
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  2. Piscu
     
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    un racconto che si legge volentieri, ma non ha un grande sapore.

    innanzitutto non appena il russo schiaccia la prima noce si capisce come andrà a finire. non credo che cercassi di tenerlo nascosto, non del tutto, ma dovendo descrivere la noce "modificata" si perde molto dell'effetto sorpresa (uno stratagemma è molto cinematografico: attraverso le immagini è facile inserire piccoli dettagli che a prima vista passano inosservati, per riprenderli in seguito; scrivnedo invece l'attenzione è molto più focalizata su ogni frase).

    comunque non si soffre tanto per la mancanza di sorpresa, quanto per l'assenza di un background. non è chiaro perché (o per chi) i due gangster svolgano l'operazione, non si sa niente di loro a parte il fatto che sono amanti, e il russo cattivo è troppo russo cattivo! inoltre, pur supponendo che lui riesca a sopravvivere all'esplosione pur essendo tanto vicino, non vedo perché avrebbero dovuto concludere un affare del genere per uccidere poi il loro contatto. non mi pare di capire che ci fossero "faide" in corso, e loro stessi hanno perso i dati di cui erano in possesso, quindi tanto valeva venderli senza scatenarsi contro la mafiya.


    insomma, scorre ma senza lasciare molto. forse potresti dargli un po' più di colore puntando più sull'humor noir e il gergo gangster.


    segnalo:

    "«L’esperto ne controllerà il contenuto, "
    qui non si capisce che è il russo a parlare, anche perché il soggetto della frase prima era mike
     
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  3.  
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    Magister Abaci

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    CITAZIONE (Piscu @ 2/6/2011, 19:02) 
    un racconto che si legge volentieri, ma non ha un grande sapore. [...]
    insomma, scorre ma senza lasciare molto. forse potresti dargli un po' più di colore puntando più sull'humor noir e il gergo gangster.

    Grazie per il suggerimento. Ci proverò nella versione 4.0

    CITAZIONE (Piscu @ 2/6/2011, 19:02) 
    innanzitutto non appena il russo schiaccia la prima noce si capisce come andrà a finire. non credo che cercassi di tenerlo nascosto...

    Sì, infatti nella versione dello Skannatoio era ancora più evidente: c'era un articolo di giornale all'inizio che raccontava l'accaduto. Ora c'è un minimo di dubbio su cosa succederà, ma la difficoltà di creare suspense è notevole in questo caso e, come dici tu, non mi interessava più di tanto.

    CITAZIONE (Piscu @ 2/6/2011, 19:02) 
    non vedo perché avrebbero dovuto concludere un affare del genere per uccidere poi il loro contatto. non mi pare di capire che ci fossero "faide" in corso, e loro stessi hanno perso i dati di cui erano in possesso, quindi tanto valeva venderli senza scatenarsi contro la mafiya.

    In effetti non sono sicuro che la logica fili del tutto. In pratica i due sono solo corrieri, cedono i "segreti" per conto della mafia di New York, ma si vogliono tenere il denaro per sparire nei mari del sud con un'adeguata liquidazione. Si sapeva, però, che Boris era inaffidabile e che i corrieri avrebbero rischiato grosso, per questo avevano preparato il diversivo della noce.
    Questo potrebbe essere il background... certo che se l'avessi spiegato nel racconto, forse si sarebbe capito qualcosa ;)
    Grazie per il commento e la segnalazione!
     
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  4. Redrum_7
     
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    Ciao Leonardo,
    Mi viene complicato commentare adeguatamente il racconto, perché ovviamente la mia lettura è falsata dal fatto che conoscevo già la storia dalla volta dello Skannatoio. Innanzitutto non capisco perché il giapponese sia diventato un russo, a mio avviso, per le battute che gli fai dire, mi sembra più adeguato un asiatico che un russo. Continuo a trovare forzata la parte in cui parla della felicità, come mi pare ti avessi già segnalato nella versione postata per lo Skannatoio. Poi una cosa nuova, che non avevo avvertito bene nello Skannatoio: Boris dice «Se a questo punto ti chiedessi di restituirmi la valigia, cosa mi risponderesti?», poi c'è la battuta con il figlio a riguardo della noce e poi Andrew si alza. Io credo che mettere la minaccia di Boris prima del resto renda illogico lo svolgersi degli eventi. Mi immagino infatti che se Boris dice una cosa del genere, i suoi scagnozzi, istruiti a intervenire a quella battuta, si dispongano a bloccare ogni via di fuga ad Andrew, mentre così non è. Suggerimento: prima il dialogo sulla noce, poi Boris inizia a dire quella frase mentre inserisce la noce nello schiaccianoci, poi, quasi in simultanea, fine della minaccia e Andrew che si allontana prima dell'arrivo degli uomini del boss, e ovviamente poi stacchi verso Mike per descrivere l'esplosione. Poi ovviamente se non ti convince, ignora pure il consiglio.

    In definitiva, per quanto il nocciolo (giusto per stare in tema :P) della questione sia intrigante e il racconto sia scritto bene, mi devo fermare a 2, perché non sono riuscito a sentire un forte coinvolgimento con i personaggi, nonostante li avessi già conosciuti. :)
     
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    CITAZIONE (Redrum_7 @ 3/6/2011, 21:01) 
    Innanzitutto non capisco perché il giapponese sia diventato un russo, a mio avviso, per le battute che gli fai dire, mi sembra più adeguato un asiatico che un russo.

    Il realtà Boris era russo nella prima versione del racconto. È diventato il Kenichi giapponese dello Skannatoio solo perché era necessario un personaggio con una "body modification" rilevante, e così l'amputazione dei mignoli della Yakuza ha fatto al caso mio.
    Secondo me le battute le associ a un asiatico perché le hai sentite dire la prima volta da un asiatico, ma a me sembra che il discorso sul fatto di "aver avuto fame" e il disprezzo per i polacchi siano più calzanti per un russo.

    Grazie per la segnalazione sul diverso montaggio della scena finale. Vedo cosa posso fare: qui ci salta fuori una versione 4.0 ;)
     
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  6. Redrum_7
     
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    Sì, hai ragione, riflettendoci con l'aria del mattino ha più senso sia russo. :)

    4.0, sembrano i rilasci di un software! XD
     
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    CITAZIONE (Redrum_7 @ 4/6/2011, 10:53) 
    4.0, sembrano i rilasci di un software! XD

    Visto che lascio le vecchie versioni in giro per i forum (non come fai tu che mi bruci i link del blog ;) ), mi piace numerare le versioni. Finora era arrivato a una 3.2 con "Io rinascerò", ma questa volta ci scappa la 4.0 e oltre :D
     
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  8. Juri TNT
     
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    Ciao TETRACTYS!

    Et voilà!

    Il racconto non mi ha coinvolto.
    Ho sentito la mancanza di un nucleo forte. Il russo è cattivo e nessuno ci vuole fare affari? Allora scrivi quanto e perchè è un dannato figlio di puttana!;) COsì mi sembra più un Trimalcione, non mi rende un senso di "pericoloso".

    La noce: mi viene da chiedere: se il russo doveva essere ucciso dalla pressione dello schiaccianoci, come fa Andrew a prevedere quando questo gesto, che implica 1 o 2 secondi di azione effettiva, avverrà? Un piano organizzato "nei minimi" particolari si può basare su una cosa repentina che non si sa precisamente quando succede?

    Struttura: mi avrebbe appassionato di più una descrizione più dettagliata dei due locali. L'incipit del primo mi paice, ma il secondo ristorante

    CITAZIONE
    Il ristorante era arredato alla francese ed era accogliente, un tipico ristorante parigino

    Io non ho idea di come sia fatto un ristorante parigino :) Quindi mi sono sentito un pò sperduto.

    Personaggi: I due protagonisti. Vogliono ritirarsi, ma questa loro decisione sembra un pò forzata. Sono stanchi di quella vita? Troppi nemici? Sono caratterizzati nell'incipit, come coppia di amanti, e poi quando entrano nel primo ristorante, per come sono vestiti.
    Il risultato è che non mi hanno preso molto, mi sembrano, invece di due gangster, due tipi passati di lì quasi per caso. Magari qualche sensazione più "combattiva", o vissuta (quel negro di buttafuori è più grasso di mia nonna :))

    Stile: qualche passaggio che non mi ha convinto, mi risulta un pò plasticoso ;)

    CITAZIONE
    Alla fine, senza aver cavato un ragno dal buco

    CITAZIONE
    Dopo aver percorso ancora un bel tratto

    CITAZIONE
    Completavano il quadro alcune guardie del corpo assortite in un tavolo separato e una coppia di camerieri in livrea bianca.

    Un po' troppi "quindi" nei passaggi.

    Dialoghi:ho patito qualche passaggio che mi è sembrato un pò forzato o stereotipato.

    CITAZIONE
    soprattutto quando nel proprio mestiere si mette in gioco la vita».

    CITAZIONE
    È del tutto inutile, però, senza la seconda parte».

    Avrei preferito: "questo pizzaolo polacco si è mangiato la seconda parte" o simile ;)

    In definitiva, il mio voto è: 2

    Credo che questo racconto possa essere molto migliorato. In bocca al lupo ;)


     
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    CITAZIONE (Juri TNT @ 4/6/2011, 14:47) 
    Il racconto non mi ha coinvolto [...] Credo che questo racconto possa essere molto migliorato. In bocca al lupo ;)

    Grazie per il commento e le correzioni. La versione 4.0 è sempre più vicina ;)

    CITAZIONE (Juri TNT @ 4/6/2011, 14:47) 
    Io non ho idea di come sia fatto un ristorante parigino :) Quindi mi sono sentito un pò sperduto.

    Ehm, neppure io so com'è fatto, ma "ristorante parigino" fa molto franscese (con la 'c' moscia :P )

    P.S. Sentito sperduto? Ma che sei? Un uomo? D E L U S I O N E !!!
     
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  10. Juri TNT
     
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    Ehm.. sì.
    E anche brutto e peloso.

    Mi dispiace per la delusione... la tipa dell'avatar è uno dei miei personaggi preferiti nei picchiaduro! E appena l'ho vista tra le scelte selezionabili non ho resistito! ;)
     
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    CITAZIONE (Juri TNT @ 4/6/2011, 15:59) 
    Ehm.. sì.
    E anche brutto e peloso.
    Mi dispiace per la delusione... la tipa dell'avatar è uno dei miei personaggi preferiti nei picchiaduro! E appena l'ho vista tra le scelte selezionabili non ho resistito! ;)

    Sommerrima delusione!!! :azz: Ora non resta che scoprire che Nozomi in realtà è l'abominevole uomo delle nevi :argh: e lo sconforto sarà completo!!! :shock:
     
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  12. black cat walking
     
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    Ciao Leon! :B):
    Che dire? Di nuovo un buon pezzo di genere, ma di nuovo privo di "anima". Che c'hai mestiere ormai è inutile che lo ripeta ogni volta, così come non è utile che ti dica di rendere questi racconti più "personali" e meno asettici. Quindi non lo farò. :D
    Qualche appunto te lo muovo sullo stile, che stavolta mi è sembrato eccessivamente ridondante. Qui sotto troverai alcuni esempi di cosa intendo, ma è l'intero racconto che trasuda di "esagerazioni", secondo me, inutili e pesanti.
    Altro rilievo è sui personaggi: quei tre sembrano delle belle cornici alle quali manchi il dipinto, cornici uguali a mille altre. Superfluo dire che è il dipinto a rendere il quadro unico, quindi ci lavorerei togliendo qualche stereotipo di troppo (i gay non si chiamano tutti "puttana" tra di loro, almeno non nella vita reale; quei termini li usano le checche stereotipate nei film di Natale) e aggiungendo particolari anche fuori (anzi, soprattutto fuori) dal già letto e riletto. Umanizzali, possibile siano tutti uguali questi gangster e questi gay?
    Sulla trama, va detto che il finale si capisce appena i due maneggiano la noce in albergo e si preoccupano che non cada. Anche il nascondiglio è evidente da subito, ma il problema non è questo, è che in realtà manca una vera storia. A parte l'idea abusata di fregare qualcuno (in questo caso i russi, che comunque avranno di sicuro qualcuno che li vorrà vendicare), è troppo debole il movente per cui i due farebbero l'inghippo: Puhket e il ritiro d'amore! :o: Dài, a parte il fatto che sono due uomini (e ormai dimmi te chi si stupisce), è davvero scontato al limite della soap opera. :D
    Non so che intenzioni avevi, ma alla fine (con l'uscita del nostro eroe, incolume dall'esplosione! - e mi spieghi che piano balordo era? E se il russo, cosa più che probabile, avesse schiacciato la noce con Andrew tenuto a sedere dai gorilla?) più che un thriller sembra di aver letto un fotoromanzo o aver assistito a una puntata di Texas ranger (che non ho mai visto, ma me lo immagino così ;)). ^_^
    Premesso tutto ciò: o incattivisci il tutto (dandogli anche un'anima, noir o gialla che sia) oppure lo fai diventare una parodia vera e propria (che i mezzi ce l'hai), così sa davvero di pochino.
    Per me ora vale 2.

    Ti segnalo:
    CITAZIONE
    ...mirò a se stesso attraverso lo specchio

    Così sembra che punti l'arma verso se stesso guardando allo specchio, forse intendevi "...mirò alla sua immagine riflessa sullo specchio"?

    CITAZIONE
    ...a una guardarobiera dal fisico provocante, come avrebbero potuto notare, se fossero stati interessati, guardando sotto la buona volontà di cui era vestita.

    Ecco un esempio di ridondanza. A parte la sintassi contorta, secondo me una frase lunga così perde anche l'effetto ironico che gli vuoi dare. Qualcosa di più diretto, tipo "...a una guardarobiera vestita di sola buona volontà, provocante ma non per loro." è già più che sufficiente (ma si può fare di molto meglio, ne sono certo :))

    CITAZIONE
    ...dove avrebbero incontrato il proprietario, Boris Strelnikov...
    ...gli si strusciavano addosso con spudorata intimità...

    Altri due esempi, ma di tipo diverso. Nella prima frase basta "...dove avrebbero incontrato Stelnikov." (chi è lo hai detto poche righe sopra).
    Nella seconda, "...gli si strusciavano addosso." (precisare che lo facevano per spudorata intimità, non ti pare superfluo?)
    Ecco, di questi periodi ce ne sono tanti, ti assicuro che non creano affatto una presa sul lettore ma distraggono e basta. Se invece fai una parodia... :)

    Alla prossima!
     
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  13. zelaph111
     
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    Io sono Boris e so chi sono. Voi invece chi siete?

    Bella questa frase. Dalle parti mie si dice con un c...o in mezzo ma rende bene l'idea.

    La storia è fluida e gustosa. (avevo pensato più ad un avvelenamento per come armeggiano con la noce. Per un potere dironpente così elevato credo che ci sarebbe voluta della nitroglicerina che non si fa maneggiare tanto facilmente).
    comunque con del plastico si ottiene lo stesso risultato, ma l'innesto a pressione si va a benedire per come viene sbattura. Comunque sono piccolezze e di esplosivi non è che ne capisca tanto :)
    Non ho altro da dire.

    Voto 3
     
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    CITAZIONE (zelaph111 @ 6/6/2011, 18:15) 
    Io sono Boris e so chi sono. Voi invece chi siete?

    Bella questa frase. Dalle parti mie si dice con un c...o in mezzo ma rende bene l'idea.

    Beh, in effetti di Boris tutto si può dire ma non che non abbia gusto... quindi c***o ci sarebbe stato bene ;)

    CITAZIONE (zelaph111 @ 6/6/2011, 18:15) 
    La storia è fluida e gustosa. (avevo pensato più ad un avvelenamento...

    Grazie per il commento.
    Non male l'idea dell'avelenamento, che avrebbe funzionato lo stesso e sarebbe stato più mirato, però mi piaceva qualcosa di più coreografico: un'uscita dalla vetrina con annesso rotolamento.
    Grazie ancora!




    CITAZIONE (black cat walking @ 6/6/2011, 17:32) 
    Di nuovo un buon pezzo di genere, ma di nuovo privo di "anima". Che c'hai mestiere ormai è inutile che lo ripeta ogni volta, così come non è utile che ti dica di rendere questi racconti più "personali" e meno asettici. [...] ma è l'intero racconto che trasuda di "esagerazioni", secondo me, inutili e pesanti. Altro rilievo è sui personaggi: quei tre sembrano delle belle cornici alle quali manchi il dipinto, cornici uguali a mille altre. [...] quindi ci lavorerei togliendo qualche stereotipo di troppo. [...] Premesso tutto ciò: o incattivisci il tutto (dandogli anche un'anima, noir o gialla che sia) oppure lo fai diventare una parodia vera e propria (che i mezzi ce l'hai), così sa davvero di pochino.

    Grazie per il commento e per le utili segnalazioni. Cerco di applicarle prima possibile. A quanto pare, ho spinto troppo poco nella direzione della parodia, e il risultato finale è affogato in mezzo al guado.
     
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  15. B. Bacardi
     
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    un racconto un po' di misto cinematografico a tratti ben amalgamato, a tratti confuso e ripetitivo.
    eccessive descrizioni non aiutano a tirare diritto nella lettura, tutt'altro, in discoteca non ci si sente proprio lì. la musica a palla e la folla non fanno disco, tanto meno una disco alla moda di L.A.
    come per il ristorante di Boris situato in un sobborgo di San Diego (molto simile questo personaggio, Boris, e suo figlio, a quello del boss de "La promessa dell'assassino" di Cronenberg) situato in un sobborgo di San Diego. Perché un sobborgo e non la zona del porto o Coronado che sono posti "in", uno come Boris, uno con i suoi soldi e posizione di potere, non aprirebbe un elegante ristorante in un sobborgo.
    anche la scelta delle due città non è felice, capisco che facciamo interesse per il lettore, ma sono distanti e solitamente i boss sono territoriali, la distanza non agevola il controllo.
    ti elenco alcune frasi che cambierei perché non mi piacciono, alcune perché scorrette.
    CITAZIONE
    poi impugnò una mitraglietta e mirò a se stesso attraverso lo specchio,

    attraverso lo specchio è impossibile, forse intendevi al riflesso nello specchio.

    CITAZIONE
    «Mister Piasecki? Se vuole seguirmi, il direttore la sta aspettando».

    suona male direttore per Boris.
    CITAZIONE
    su cubi distribuiti in tutta la sala, ballavano numerose ragazze che tentavano di tutto per farsi notare.

    questa è un poco errata perché sembra che su di ogni cubo ci sia più di una ragazza, ma ciò che disturba di più è il fatto che tentino di farsi notare. è il loro lavoro e ti garantisco che sono notate, ero a Miami una volta, al dining room, e c'era Ray Charles che disse: "Che fig.." Scusa la battuta, ma quelle ragazze sono qualcosa che notano anche i ciechi, a meno che non si sia come Andrew e Mike.
    CITAZIONE
    Nessuno avrebbe mai detto che Boris fosse russo, se non per il suo caratteristico accento.

    questo dell'accento russo, quello solito che si sente anche nei film, non è un accento russo, è ucraino e comunque non sarebbe da citare perché in inglese, o americano, è tutt'altra cosa di come siamo abituati. Nel doppiaggio del film di Cronenberg, Armin Mueller-Stahl, il boss russo, parla con un accento russo corretto.
    CITAZIONE
    l buttafuori attirò l%­u2019attenzione di Andrew e gli indicò un privè in un angolo tranquillo del locale,

    Strelnikov disse quest'ultima battuta ad alta voce affinché gli ospiti nei tavoli vicini sentissero, nonostante la musica ad alto volume. Tutti risero di gusto

    questi due passaggi sono da rivedere, il privè sembra separato da altri come viene descritto e ideato da chi legge, quindi, sommata anche la confusione e la musica, è improbabile che i vicini sentano la battuta di Boris.

    c'è altro che potrei segnalare, ma devo riconoscere che sono in prevalenza cosa vorrei leggere io, quindi, ti elenco altre cose che non mi piacciono senza discuterle.
    Schedina; il patriottismo di Boris, potrebbe anche essere, ma buttato lì non ci sta affatto bene e tutta questa morale è forzata:
    CITAZIONE
    «Vedi, come ho già detto, io e te siamo molto diversi. Tutti i miei affari, di qualunque genere siano, si svolgono con il tacito consenso del mio governo, invece i tuoi sono contro il tuo. Io lavoro per uno scopo. Sono partito dal basso, devo emergere e sto costruendo qualcosa. Tu invece hai ereditato ciò che possiedi, cerchi solo di conservarlo e vivi di rendita. Forse è per questo che non ti sai godere ciò che hai».

    come avrai capito, sono un puntiglioso asciugatore di scritti altrui, dovrete farci il callo, ma almeno dimostro attenzione ai dettagli, poi fa nulla che nei miei scritti ne faccio di peggio, ma si è qui per questo, no?
    Voto 2, ma se avresti asciugato sarebbe stato un 3
     
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32 replies since 31/5/2011, 23:17   385 views
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