Il primo marito
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Il primo marito

di Jackie de Ripper (15.400 battute)

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  1. Jackie de Ripper
     
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    Il primo marito
    di
    Jackie de Ripper


    1.

    Otto anni, erano passati otto lunghi anni, ma Michael aveva sempre lo stesso aspetto trasandato. Certo, era anche un po’ invecchiato, tuttavia la barba ingrigita e la calvizie ormai conclamata non lo rendevano meno interessante: i suoi occhi azzurri, penetranti, avevano ancora l’intensità d’un tempo e il vetro che ci divideva non ne attenuava la luminosità.
    Presi l’interfono, lo appoggiai all’orecchio e attesi senza parlare.
    — Ciao Jackie, — disse Michael, — come stai?
    Quella domanda! Dopo avermi fissato a lungo e aver preso il ricevitore era riuscito a formulare solo quella frase banale, con il tono d’un amico col quale hai bevuto al pub la sera prima.
    Non risposi. Aspettai che dicesse qualcos’altro e il mio silenzio sembrò imbarazzarlo.
    — Lo so, — continuò, — è passato molto tempo...
    — Otto anni.
    — Sì, otto, — aggiunse sorridendo, — ma sei sempre bellissima.
    Era tipico di Michael. Cercava ancora d’aggiustare le cose con un complimento e un sorriso sulle labbra.
    — Non attacca più. È finita.
    Il suo sguardo tradì un’insicurezza che non gli era propria.
    — Jackie, hai ragione, tra di noi non ci sono mai state menzogne e...
    — Non da parte mia.
    Michael smise di parlare e scostò il ricevitore dall’orecchio. Continuava a fissarmi come se cercasse nei miei occhi le parole giuste.
    — No, non da parte tua. Però, ti prego, — riprese con più convinzione, — non interrompermi. È molto difficile per me. Ma forse tu immagini già perché sono qui.
    Non risposi. La mia durezza sembrò ferirlo e se lo sarebbe meritato.
    Osservai i suoi occhi: li trovai circondati da rughe che non conoscevo; quindi scesi lungo il profilo del naso fino alla bocca, alle labbra che mi avevano regalato tanti baci appassionati e di cui adesso restava soltanto un pallido ricordo.
    Posai lo sguardo sul suo pugno destro che reggeva la cornetta del ricevitore; era forte e mostrava i calli sulle nocche che gli davano da vivere. Non avevo mai capito come potesse accarezzarmi con dolcezza e farmi sentire desiderata con quelle mani così ruvide: era una contraddizione che mi aveva tenuta legata a lui anche in momenti difficili.
    Michael sembrò frugare nei suoi ricordi per trovare un appiglio che potesse ravvivare quella conversazione. La sua mano fu percorsa da un fremito; forse avrebbe cercato d’accarezzarmi se il vetro non gliel’avesse impedito.
    — Jackie, sono un verme. Non sai quanto mi è costato venire fin qui, ma sono in grossi pasticci... solo tu puoi aiutarmi.
    Lo fissai con uno sguardo interrogativo e lui trovò il coraggio di spiegarsi.
    — Sono sulla lista nera del “Macellaio”, — rivelò con un filo di voce.

    2.

    Avevo conosciuto il Macellaio tanto tempo fa, ancora prima che Michael entrasse di prepotenza nella mia vita.
    Non era davvero un macellaio, anche se alcuni suoi atteggiamenti potevano farlo pensare. In realtà non era un uomo rozzo e brutale; nessuno dei macellai che ho conosciuto lo erano. Certo, possedevano tutti una notevole forza. L’uso di coltelli, di mannaie e di attrezzi per disossare è un’attività che richiede energia e una certa dose di violenza, ma ci vuole anche competenza e precisione. Lo stesso valeva per il Macellaio: nel suo campo era di una meticolosità maniacale, ma non lavorava nel settore delle carni, non quelle animali comunque.
    Ricordo la prima volta che lo vidi. Avevo iniziato da poco a lavorare in un night club di Swindon. A quel tempo intrattenevo gli ospiti. Per una giovane che aveva perso entrambi i genitori ed era stata cresciuta da un vecchio nonno sergente dell'esercito in pensione, fare l’accompagnatrice poteva apparire un lavoro come un altro. Il mio compito, come quello di tutte le altre ragazze, era quello di far bere i clienti e di farsi offrire da bere.
    — Ricordate, — ci diceva sempre Tom Wilcox, il gestore del locale, — un cliente che non beve è un cliente che non si diverte, e un cliente che non si diverte è un cliente che non ritorna.
    Ripeteva spesso quella frase, anche se dimenticava di dire che un cliente che non beve è un cliente che non paga.
    Un’altra abitudine di Tom era quella di servire alle ragazze alcolici annacquati o surrogati analcolici dei costosi liquori che venivano ordinati: una buona abitudine o saremmo tutte crollate ubriache a metà serata.
    Il Macellaio mi fu presentato proprio da Tom. Una sera entrò nel locale con un paio di sgherri e mi fece subito una pessima impressione. Indossava degli abiti costosi e li portava senza un filo di classe: aveva l’aspetto del cliente che poteva spendere e che, perciò, si riteneva libero d’allungare le mani senza alcun ritegno.
    — Sei nuova, — disse Tom indicandolo. — A quell’uomo piacciono le novità. Presentati e non farmi sfigurare, è un cliente di riguardo e deve divertirsi.
    Mi avvicinai al tavolo del Macellaio e mostrai ciò che avevo da vendere; sembrò interessato e mi fece accomodare accanto a lui.
    — Non ti ho mai vista, — disse mettendomi una mano sulla gamba. — Da dove vieni?
    — Da molto lontano, — risposi scostando le dita sudate dal mio ginocchio.
    Fu divertito dalla mia reazione e mi sorrise con un ghigno compiaciuto, scoprendo un premolare d’oro.
    Il resto della serata fu noioso come sempre. Non so perché, ma agli uomini che frequentavano il locale di Wilcox piaceva fare sempre le solite stupide cose, e il Macellaio non faceva eccezione.

    3.

    — Sei venuto solo per questo? — dissi alzandomi.
    Riappesi il ricevitore mentre Michael attraverso il vetro sembrò dire: “Jackie, aspetta...”
    — Il colloquio è finito, — dissi alla guardia voltandomi, — mi riporti in cella.
    Sentii addosso gli occhi azzurri di Michael. Imploravano. Li sentii mentre mi seguivano lungo i corridoi della prigione, finché la porta della cella si richiuse dietro di me.
    Mi sedetti sul letto a castello. Immediatamente Susan, la mia compagna, si affacciò curiosa sopra la mia testa.
    — Una visita anche per te, finalmente! Chi era?
    — Sta’ zitta e non rompere, strega!
    Ci rimase male, ma occorreva parlarle in quel modo, altrimenti non avrebbe smesso di tormentarmi. Il broncio le sarebbe passato presto, però avrei goduto di una preziosa mezz’ora di silenzio.
    Michael doveva proprio essere disperato per aver trovato il coraggio di rivolgersi a me, e io gli avevo voltato le spalle, come se la nostra storia non avesse mai avuto alcun valore. Sì, forse l’aveva avuto, ma adesso quella storia era morta e sepolta.
    D’altra parte sapevo già in quali guai s’era cacciato e cosa poteva volere da me. Le notizie corrono veloci in prigione. Nulla di eccezionale, la solita questione di soldi, debiti di gioco non pagati, ma il Macellaio ne faceva sempre una questione personale e, se non saldavi, finivi sulla sua lista nera. La morte di un debitore insolvente portava vantaggi e svantaggi: svaniva la possibilità di recuperare il denaro, ma gli altri debitori si facevano in quattro per rispettare le scadenze. Per questo, dal punto di vista del Macellaio, la morte di Michael era un buon investimento.
    A quel punto non mi restava che decidere cosa fare. In prigione hai molto tempo per pensare — se le chiacchiere della tua compagna di cella te lo consentono — e io ero combattuta tra due sentimenti: vendicarmi di Michael lasciando che gli eventi facessero il loro corso, oppure dargli una mano in nome dei vecchi tempi.
    I vecchi tempi! Ogni volta che ci ripensavo, mi tornava alla mente Henry, il mio secondo marito.

    4.

    Non amavo Henry. Non si può amare un uomo il cui unico pregio è un titolo nobiliare. Ci si può affezionare forse, come ci si affeziona a uno yorkshire, ma non lo si può amare. Tuttavia non riuscii neppure ad affezionarmi a Henry: un cagnolino ha un istinto innato e riesce ad attirare coccole e attenzioni quasi senza volerlo. Henry invece possedeva la capacità di rendersi odioso in ogni occasione, anche quando tentava di suscitare simpatia.
    — Perché hai accettato di sposare quello smidollato?
    Michael lo chiese un giorno, dieci anni fa, durante una passeggiata nelle campagne del Berkshire.
    — Perché lui me l’ha chiesto, — risposi mostrandogli l’anello di fidanzamento che portavo al dito. Di certo era un antico gioiello di famiglia e risultava odioso come chi me l’aveva regalato, sfacciato e privo d’eleganza, ma era un genere d’anello che neppure George, il mio primo marito, si sarebbe potuto permettere, tanto meno Michael.
    — Un titolo vale una vita scialba e vuota? Sai bene che non ti ama veramente, — aggiunse guardandomi con i suoi occhi intensi, — e non potrà mai riuscirci come ti amo io.
    Mi afferrò la mano che indossava l’anello. Tentai di divincolarmi ma fu impossibile. Mi trasse a sé con violenza e io mi arresi, quindi posò le labbra sulle mie. Erano morbide e calde. Il bacio durò un’eternità e mi fece innamorare di lui, o almeno così credetti allora. Tutto ciò avveniva dieci anni fa, ma adesso era acqua passata.
    Nonostante quel bacio e i mesi di fuoco che seguirono, sposai ugualmente Henry. Il suo titolo nobiliare non era sufficiente perché riuscissi ad amarlo, ma a farmelo sposare sì. D’altra parte era un bel salto nella scala sociale per un’orfana che invece delle bambole aveva avuto per balocchi i residuati bellici del nonno sergente. E poi faceva tutto parte di un mio piano.
    Seduta sul letto della cella mi ricordai d’una sera di settembre. Il sole stava tramontando dietro l’alta siepe che circondava la nostra abitazione di campagna nei pressi di Reading. Henry era seduto nel soggiorno accanto al caminetto e stava caricando la sua pipa; faticava più del solito nello stipare il tabacco nel fornello e la pipa gli cadde.
    — Cosa c’è, caro? Ti posso aiutare?
    Il suo sguardo appariva sperduto come quello d’uno yorkshire impaurito.
    — Sì, cara, ti prego. Non so cosa mi prende in questi giorni.
    — Sei solo stanco. Hai lavorato troppo in giardino.
    Raccolsi la pipa, la caricai e gliela porsi.
    Dopo cena gli portai la solita tisana a letto e si addormentò. Non si svegliò più.

    5.

    Le compagne di cella possono essere fastidiose, ma la vita della prigione è scandita sempre dagli stessi ritmi e, alla lunga, la noia rischia di farti impazzire, perciò anche la conversazione di un’oca petulante può essere utile per spezzare la monotonia.
    Susan era più stupida d’una gallina, ma sapeva tutto della vita dei divi di Hollywood e non c’è nulla di meglio per svuotare la mente e rilassarsi che sentir parlare di gente di cui non t’importa nulla, di matrimoni, di tradimenti, di divorzi, di abiti eleganti e di serate di gala. Per il resto, Susan non era per niente permalosa e la sua curiosità le faceva sorvolare qualunque screzio ci potesse essere tra di noi.
    — Jackie, non mi hai più detto chi ti è venuto a trovare ieri.
    Questa fu la sua prima frase di quella mattina.
    — Era Michael, — risposi senza far più alcuna resistenza.
    — Quel Michael?
    — Sì.
    — E cosa voleva?
    — Denaro.
    — Gli uomini sono tutti uguali, — disse Susan, — vogliono sempre qualcosa, e finiamo puntualmente per dargliela.
    — Questa volta non ha avuto nulla.
    — Ben gli sta. Non doveva piantarti a quel modo, dopo quello che avevi fatto per lui.
    — Non ho ucciso mio marito per lui. L’ho avvelenato perché l’odiavo.
    — Lui però si è dileguato subito, non appena sono nati i primi sospetti.
    — Sì, come un coniglio.
    — Mai più un biglietto...
    — Come se per lui fossi morta.
    — Non si è neppure interessato ai gioielli...
    — Ne dubito, ma non può averli trovati: li ho nascosti bene. Ora però gli farebbero comodo.
    Susan continuò petulante a parlare dell’ingratitudine degli uomini. Io intanto riflettevo e alla fine conclusi che la vendetta del Macellaio non mi sarebbe bastata, senza contare che Michael avrebbe potuto fuggire ed evitarla. Avevo aspettato tanto tempo, avevo temuto che non mi si sarebbe più presentata l’occasione per fargliela pagare, ma dopo otto anni, inaspettata, mi era stata servita su un piatto d’argento. Era un segno del destino.
    — Susan, — dissi interrompendola, — puoi far avere un biglietto al solito inserviente? Digli che ci sarà una buona mancia se lo recapita con discrezione.
    — Certo, Jackie, — rispose.
    Presi un pezzo di carta e scrissi: “Amore, perdonami. Ciò che ti serve è nelle tasche di George”.
    Poi piegai il biglietto e lo indirizzai a Michael.

    6.

    Non amavo George. Non si può amare un uomo il cui unico pregio è un cospicuo conto in banca. Nonostante ciò, lo sposai. Era l’unico cliente del locale di Tom Wilcox che pensasse che col denaro si potesse comprare davvero tutto, anche l’amore di una bella donna, e che avesse davvero abbastanza soldi per ritenerlo possibile. E io feci di tutto per farglielo credere: volevo a tutti i costi lasciarmi alle spalle Tom e il suo night club.
    Ricordo una mattina d’inverno. George si era alzato come al solito per recarsi al lavoro e occuparsi dei suoi affari. Era in bagno e stava facendo una doccia per levarsi di dosso il sudore della notte, il sudore di cui sentivo ancora il puzzo su di me mentre aspettavo sveglia sotto le coperte.
    Fu questione di un attimo: ebbe un capogiro, scivolò e batté la testa. Il medico legale non sospettò nulla. La cosa che mi sorprese, anni dopo, è che non sorsero sospetti neppure dopo la vicenda di Henry e lo scalpore del processo che ne seguì. Forse qualcuno li ebbe, ma nessuno pensò di riesumarne il cadavere: George rimase nella sua tomba indisturbato.
    Mi torna in mente quel suo aspetto così sicuro di sé nella bara, durante l’estremo saluto. Faceva freddo. Indossavo un abito scuro con le mani protette da un manicotto di pelliccia. Piangevo in disparte, mentre i suoi parenti mi osservavano con disprezzo: la giovane moglie del loro congiunto che avrebbe ereditato una parte del cospicuo conto in banca.
    Poco prima che chiudessero la bara, chiesi d’avvicinarmi a lui per dargli un ultimo bacio. Posai le labbra sulla sua bocca fredda e gli misi, non vista, una mano nella tasca sinistra del suo abito migliore. Non potevo rischiare che con un’eventuale autopsia si potesse scoprire ciò che era veramente avvenuto.
    — Dormi? — chiese Susan dalla branda superiore del letto a castello.
    Era notte fonda, ma ero troppo agitata per dormire.
    — No.
    — A cosa pensi?
    — Penso a Michael.
    — Di’ la verità: dopo tanto tempo, lo ami ancora?
    — Non amo Michael e non l’ho mai davvero amato. Forse sono stata infatuata di lui per un po’, ma non si può amare un uomo il cui unico pregio è quello d’essere bravo a letto.
    — Io potrei, — disse Susan sognante.
    Mi rimisi d’impegno per addormentarmi, ma mi tornava con insistenza un’immagine in mente.
    Vedevo George disteso nella bara, come se dormisse, col suo aspetto sicuro di sé e il suo abito migliore. Nottetempo qualcuno avrebbe violato la tomba di famiglia e disturbato il suo sonno. Il coperchio della bara sarebbe saltato a furia di robusti colpi di scalpello e alla fine il cadavere sarebbe apparso nella sua macabra realtà, corrotto dal tempo. Vincendo il ribrezzo, un paio di mani tremanti dalle nocche callose avrebbero frugato nelle tasche della salma. Ne sarebbe uscito un fagotto, con qualche fatica, come se qualcosa lo tenesse legato. Dopo un altro piccolo sforzo, un anello metallico sarebbe stato strappato dal fagotto e nella semioscurità, alla luce d’una torcia, Michael avrebbe visto, stretta nel suo pugno, una bomba a mano innescata.
    Quell'ordigno era uno degli ultimi ricordi che mi erano rimasti del nonno sergente. Non potevo correre il rischio che una riesumazione svelasse ciò che avevo fatto e pensai che, nell'eventualità, una bomba avrebbe spazzato via gran parte delle tracce.
    Non so se avessi ragione o meno, ma quella notte immaginai l’esplosione più e più volte, e dopo ogni detonazione mi figuravo i corpi dilaniati.
    — No, non si può amare, — farfugliai poco prima d’addormentarmi. Susan non sentì, russava già da tempo.

    Edited by Jackie de Ripper - 10/8/2011, 15:16
     
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  2. Alessanto
     
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    Letto.

    Non potevo perdere l'occasione di skannare la Dama Nera, no? :)
    Alti e bassi. Più e meno.
    Ci sono parti interessanti, tipo il finale (non entro nel merito della bomba a mano: funziona dopo otto anni?) e parti un po' noiose come un paio di quelle di mezzo, dove accade poco e la storia rimane un po' impantanata. Onestamente lo stile non mi ha convinto molto, ci sono troppe frasi fatte (....calvizie ormai conclamata...) e aggettivi a effetto. Una bella asciugatura non sarebbe male.
    E poi, nel complesso, l'ho trovato freddo. Come se lei facesse un'alzata di spalle e basta; capisco è un tipo duro e, appunto, freddo, ma così il personaggio ne risente. Interessante il discorso del "unico pregio"; questo da solo caratterizza molto.


    Voto 2.
     
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  3. Cattivotenente
     
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    Bello, ben scritto e molto "nero". Però alcuni dettagli non mi convincono: uno all'inizio, uno alla fine e uno... al centro. Parliamo di logica e aspettative da lettore, non di forma. Andando con ordine:
    Il rapporto con Michael risulta un po' svilito a mio avviso, rispetto alle premesse iniziali. Mi sarei aspettato che fosse stato il secondo marito o comunque qualcuno di davvero molto importante per la protagonista, visto che azzarda di chiederle aiuto nonostante tutto. Scopro invece più tardi che era un uomo il cui unico pregio, agli occhi della nostra vedova nera, era "essere bravo a letto". Intuisco sia un pugile da questa frase:
    Non avevo mai capito come potesse accarezzarmi con dolcezza e farmi sentire desiderata con quelle mani così robuste: era una contraddizione che mi aveva tenuta legata a lui anche in momenti difficili.
    che però cozza con ciò che emerge nel corso del racconto, cioè che i due erano appassionati e che l'unica difficoltà fra loro era un marito ingombrante. Ma soprattutto, mi sarei aspettato da quella visita in carcere una richiesta d'aiuto meno conformista da parte del buon Michael, che non mero denaro; che so, un favore particolare che solo la nostra antieroina avrebbe potuto fargli, come ad esempio intercedere per lui con il macellaio in virtù di una vecchia conoscenza o di qualche debito ancora da saldare, o segreto da non rivelare. Tutto ciò avrebbe anche giustificato il paragrafo sull'incontro con il macellaio che, così, trovo un po' superfluo (in fondo, un usuraio o allibratore che sia che si fa chiamare "il macellaio" si autodefinisce in maniera abbastanza compiuta, non ti pare?). In mancanza di tale nesso, avrei sacrificato il paragrafo a favore di Micheal, che mi rimane un po' appeso a quell'inizio che promette e non mantiene, mentre dovrebbe essere una figura chiave, al cui destino il lettore dovrebbe appassionarsi.
    In mezzo alla storia, il dubbio sul secondo matrimonio: se la nostra avvelenatrice era già diventata ben ricca seccando il primo marito, che necessità avrebbe mai avuto di sposare il nobilotto, a lei inviso a tal punto da volerne la morte? Morte a che pro, tra l'altro, visto che i dindi già li aveva? Per me non regge. Avrei magari calcato la mano sull'elemento dell'arrampicata sociale, sul fatto che l'arricchita, dopo i soldi, voglia anche sentirsi una vera signora ma questo, normalmente, è vero fino alla morte del marito titolato, mentre dopo la sua dipartita la vedova (addirittura ex lap-dancer, e il matrimonio con il nobile lo vedo ancora più improbabile) corre il rischio di essere respinta da una società che non è in realtà la sua. Tra l'altro, anche la tragica e miseranda vita della vedovella affidata alle cure del nonno colonnello mi pare improbabile. Scusa, ma perché doveva essere proprio un colonnello? Non voglio dire che ciò che hai raccontato sia totalmente inverosimile, semplicemente il nonno operaio o maestro di scuola, o semplice militare graduato, mi avrebbero persuaso maggiormente. I colonnelli fanno parte di una classe piuttosto agiata e benestante, sai (ovunque nel mondo, peraltro)? Spesso vanno anche fieri, se non della nobiltà, quantomeno del lignaggio della famiglia e dubito che la nipote di un ufficiale superiore inglese o americano sarebbe stata costretta a fare l'intrattenitrice in un night. Comunque, un dettaglio a mio avviso risolvibile cambiando il termine colonnello in "metalmeccanico" o altro.
    Finale. Qui non ci siamo, sotto più punti di vista. Abbi pazienza, non voglio fare il tecnico sofista ma una bomba a mano non funziona come hai descritto tu. La spoletta di cui hai parlato è di solito la prima delle sicure dell'ordigno e non basta rimuoverla per far esplodere la bomba. In ogni caso, anche ammettendo mi sfugga un modello in cui ciò sarebbe possibile, non sarebbe stato comunque sufficiente infilare la bomba in tasca al morto di soppiatto, ci sarebbe comunque voluto un lavoro accurato per fissare la spoletta alla fodera, magari cucendola, in modo che rimanesse all'interno del vestito, sfilandosi dalla bomba, nel caso in cui qualcuno avesse esercitato trazione. Mi pare un po' complicato. Inoltre, lo stratagemma non avrebbe per nulla reso impossibile individuare le analisi per il rintraccio del veleno, anzi, credo che un'ordigno trappolato addosso a un morto, qualche sospetto lo avrebbe destato. Ma uscendo dalla dissertazione sulla bomba, è la coerenza con la scaltra protagonista che non mi torna: un piano così grossolano e ingenuo, che inevitabilmente si sarebbe ritorto contro la sua ideatrice (vogliamo parlare di una riesumazione di rito o per motivi i più svariati? T'immagini la scena dei becchini che saltano in aria con tutto il morto solo per aver frugato in tasca al caro estinto alla ricerca di un orologio?), non è degno di cotanta efferata avvelenatrice. Oppure il personaggio semplicemente crede di essere tutta 'sta avvelenatrice scaltrissima e, in realtà, non lo è per niente, come del resto confermato dal fatto che l'hanno beccata la seconda volta (e anche qui, un po' di più ti potevi pure dilungare, non so nemmeno se le è andata male per sfortuna o imperizia). Però, in quest'ottica, il racconto perderebbe molto.
    Ok, come al solito sono andato su ciò che secondo me un po' strideva e non su quello che mi è garbato, tanto che è ben scritto lo sai. Avrei altro da dire, in effetti, (per esempio che mi sarei aspettato che lei ci ripensasse e aiutasse davvero il vecchio amante, magari tradendolo dopo una nuova prova della sua ingratitudine) ma il tempo è tiranno.
    Ciao. Ah, voto 2 (abbondante, ma le sfumature non sono consentite).
     
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  4. Jackie de Ripper
     
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    CITAZIONE (Alessanto @ 3/8/2011, 08:10) 
    Non potevo perdere l'occasione di skannare la Dama Nera, no? :)

    Mai commettere l'errore di passare dall'altra parte della barricata.

    CITAZIONE (Alessanto @ 3/8/2011, 08:10) 
    Alti e bassi. Più e meno.
    Ci sono parti interessanti, tipo il finale (non entro nel merito della bomba a mano: funziona dopo otto anni?) e parti un po' noiose come un paio di quelle di mezzo, dove accade poco e la storia rimane un po' impantanata. Onestamente lo stile non mi ha convinto molto, ci sono troppe frasi fatte (....calvizie ormai conclamata...) e aggettivi a effetto. Una bella asciugatura non sarebbe male.
    E poi, nel complesso, l'ho trovato freddo. Come se lei facesse un'alzata di spalle e basta; capisco è un tipo duro e, appunto, freddo, ma così il personaggio ne risente. Interessante il discorso del "unico pregio"; questo da solo caratterizza molto.

    Il commento è sintetico, ma evidenzia puntualmente alcuni punti deboli del racconto, in particolare tre.
    1) Il ritmo: la storia non procede catturando l'attenzione del lettore con continuità, infatti si segnalano parti un po' noiose, una delle quali potrebbe essere la comparsa del "Macellaio", che tentando di caratterizzare i personaggi, in realtà inceppano la storia.
    Una soluzione potrebbe essere quella di limare le parti che risultano inutili a beneficio delle altre inserite nella linea principale del racconto.
    2) Lo stile: forse troppo di "genere", tanto che sa di stantio. Corretto il consiglio dell'asciugatura: occorre modernizzare le espressioni, arieggiarle, per attenuare l'odore di muffa.
    3) La caratterizzazione: un personaggio che sembrava avere un certo spessore, si trova ad agire per futili motivi. Colgo il consiglio di insistere sull'"unico pregio", che inquadra il punto di vista del personaggio e dovrebbe fornire motivazioni ad agire in una certa direzione più forti di quelle proposte.

    Grazie, Alessanto, per il commento. Ricambierò al più presto.




    CITAZIONE (Cattivotenente @ 3/8/2011, 16:01) 
    Bello, ben scritto e molto "nero". Però alcuni dettagli non mi convincono: uno all'inizio, uno alla fine e uno... al centro. Parliamo di logica e aspettative da lettore, non di forma. Andando con ordine...

    Grazie, Cattivotenente, per un commento così dettagliato. Merita un'analisi approfondita da parte mia che ora non ho il tempo di fare. Ho già notato però molti spunti di notevole interesse che mi permetteranno di effettuare un'attenta revisione e, forse, di cavare qualcosa di passabile da questo racconto. Solo per citarne uno: il colonnello.
    Ieri notte verso le due era addirittura un generale. Mi sono resa conto che non funzionava, ma sono riuscita solo a degradarlo a colonnello (per rimanere in tema con lo Skannatoio IV). Non funziona ancora: per il momento lo degraderò almeno a sergente.

    Leggendo il resto del commento, si capisce ancora una volta come hai fatto a raccogliere gran parte dei punti assegnati ai giudizi nello Skannatoio IV. Perciò, al più presto, analizzerò tutte le tue considerazioni nel dettaglio e prometto di commentare il tuo racconto subito dopo quello di Alessanto.
     
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  5. Cattivotenente
     
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    CITAZIONE (Jackie de Ripper @ 3/8/2011, 18:34) 
    Grazie, Cattivotenente, per un commento così dettagliato.

    De nada, quando vuoi.


    CITAZIONE
    Leggendo il resto del commento, si capisce ancora una volta come hai fatto a raccogliere gran parte dei punti assegnati ai giudizi nello Skannatoio IV. Perciò, al più presto, analizzerò tutte le tue considerazioni nel dettaglio e prometto di commentare il tuo racconto subito dopo quello di Alessanto.

    Grazie e sii severa e spietata con me (tanto più che credo che il mio racconto ti farà.. ehm... ca@@@e, se capisci l'allusione. Esatto, era quello di cui parlavo con Alaine per cui mi volevi fustigare per ore. E ancora aspetto, tra l'altro... sbav)
     
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  6. Jackie de Ripper
     
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    User deleted


    CITAZIONE (Cattivotenente @ 4/8/2011, 01:41) 
    Grazie e sii severa e spietata con me (tanto più che credo che il mio racconto ti farà.. ehm... ca@@@e, se capisci l'allusione. Esatto, era quello di cui parlavo con Alaine per cui mi volevi fustigare per ore. E ancora aspetto, tra l'altro...

    Ho capito a cosa ti riferisci.
    Allora penso che conserverò
    il tuo racconto per leggerlo
    più tardi, in un momento
    particolare della giornata.
     
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  7. rehel
     
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    User deleted


    Davvero niente male.
    Sarà il caldo, non so, ma devo ancora dare un altro quattro! :)
    Mi è piaciuto parecchio e lo so che questo mio commento non ti sarà utile, infatti non ho nulla da rilevare, ma almeno goditi i miei complimenti.
    By.
     
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  8. Fini Tocchi Alati
     
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    Mia Signora e Padrona!
    Per questo Suo umilissimo servo è un grandissimo onore poter leggere e addirittura esprimere un parere su una Sua opera, e lo farò genuflesso sopra alcuni gusci di noci.

    Allora:
    diciamo che fin oltre la metà, il racconto mi stava piacendo parecchio. In verità, a un certo punto ho pensato che dovesse arrivare a sfiorare i 40k, perché mi pareva che la trama, all'inizio così minuziosamente costruita, non potesse trovare una rapida soluzione. Poi ricordavo che il racconto doveva durare sui 15k e allora un po' storcevo il naso perché capivo che in così poco spazio non c'era la possibilità di svilupparlo come meritava.
    E infatti, a partire dalla metà del racconto (e in particolare dal dialogo tra Jackie e Susan), il racconto perde molto del fascino che aveva acquistato.
    Poco spazio, dicevo. E in effetti, mi pare anzitutto che ci siano troppi personaggi (tutti, peraltro, importanti) perché possano essere tutti approfonditi (almeno un minimo).
    Interessante la scelta del titolo. Crea una certa curiosità su questo primo marito, ma in effetti, poi questo personaggio delude un po' le aspettative. Come deludono le aspettative create anche i personaggi di Michael e del Macellaio.
    Poco spazio, dicevo.
    Per far concludere il racconto in così poco spazio hai optato per una soluzione che non mi convince affatto: il dialogo tra Jackie e Susan, rivelatore di cose straordinarie. A parte il fatto che 'sto dialogo è pieno di battute un po' ingenue relativamente a fatti che entrambi sembra conoscano molto bene e che quindi è inutile ripetere (se non per metterne a conoscenza il lettore), c'è da dire che una come Jackie, che all'inizio presenti in un certo modo, non ce la vedo a fare tutte queste rivelazioni alla sua compagna di cella che peraltro considera stupida. Cioè, se Jackie si era addirittura premunita di mettere una bomba a mano innescata (!) in una delle tasche del vestito del primo marito perché temeva che qualche curioso andasse a riesumarlo, non credo che la stessa Jackie si metterebbe a parlare tanto a cuor leggero dei fatti suoi con la prima venuta.
    Poi c'è tutta la questione del colonnello e le osservazioni di Cattivotenente mi sembrano appropriate.
    Anche per quanto riguarda il diabolico piano di Jackie, sono d'accordo con chi dice che di diabolica c'è solo la fantasia, nel senso che, a conti fatti, il piano presenta grosse ingenuità: come può una bomba funzionare a quel modo e per di più quando sono trascorsi anni e anni?
    L'ultimo paragrafo è interessante, ti fa venir voglia di divorare le ultime righe per sapere cosa Jackie ha architettato (indipendentemente dalla "eccessiva" sorpresa dopo aver letto del suo piano, e dal modo frettoloso in cui ci si arriva).
    Insomma, si tratta di un racconto che io vedrei bene con qualche decina di migliaia di battute in più, cosa che ti permetterebbe anzitutto di sviluppare come meritano tutti i personaggi che hai creato.
    Lo stile molto "di genere", come dici tu, non mi dispiace. Però, proverei a personalizzarlo un po' di più.

    Il mio voto è due, mia Signora e Padrona. Spero di aver compiuto appieno il mio dovere di umilissimo schiavo.
     
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  9. Jackie de Ripper
     
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    CITAZIONE (rehel @ 6/8/2011, 09:30) 
    Davvero niente male.
    Sarà il caldo, non so, ma devo ancora dare un altro quattro! :)
    Mi è piaciuto parecchio e lo so che questo mio commento non ti sarà utile, infatti non ho nulla da rilevare, ma almeno goditi i miei complimenti.

    Me li godo sicuramente, anche perché so che i tuoi 4 hanno un peso. Il commento non sarà molto ampio, ma è colpa mia: avrei dovuto scrivere un racconto con più pecche... a parte gli scherzi, grazie per l'apprezzamento.
     
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  10. Jackie de Ripper
     
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    CITAZIONE (Fini Tocchi Alati @ 6/8/2011, 11:20) 
    Per questo Suo umilissimo servo è un grandissimo onore poter leggere e addirittura esprimere un parere su una Sua opera, e lo farò genuflesso sopra alcuni gusci di noci.

    Non è necessario, ma apprezzato. Dovresti ringraziare per i 15k: leggere un racconto di 40k genuflessi sui gusci di noce va al di là delle possibilità umane.

    CITAZIONE (Fini Tocchi Alati @ 6/8/2011, 11:20) 
    diciamo che fin oltre la metà, il racconto mi stava piacendo parecchio... Poi ricordavo che il racconto doveva durare sui 15k e allora un po' storcevo il naso perché capivo che in così poco spazio non c'era la possibilità di svilupparlo come meritava...

    Il commento è ampio e articolato: insisti sul problema della lunghezza limitata e devo concordare. Come mi capita spesso, l'inizio del racconto crea delle aspettative che poi non vengono mantenute, o comunque non soddisfano tutti i palati. Comunque sia tu che Cattivotenente avete evidenziato molti aspetti su cui potrei lavorare per soddisfare anche il vostro gusto.

    CITAZIONE (Fini Tocchi Alati @ 6/8/2011, 11:20) 
    Per far concludere il racconto in così poco spazio hai optato per una soluzione che non mi convince affatto: il dialogo tra Jackie e Susan, rivelatore di cose straordinarie. Cioè, se Jackie si era addirittura premunita di mettere una bomba a mano innescata... non credo che la stessa Jackie si metterebbe a parlare tanto a cuor leggero dei fatti suoi con la prima venuta.

    È strano. Il dialogo mi sembra piuttosto corto e non c'è alcuna rivelazione di questo tipo. Potrei sbagliarmi perché ho scritto il racconto a USAM già iniziato, ma ora vado a rileggermi il pezzo.

    CITAZIONE (Fini Tocchi Alati @ 6/8/2011, 11:20) 
    Poi c'è tutta la questione del colonnello e le osservazioni di Cattivotenente mi sembrano appropriate.

    Il colonnello è diventato sergente dopo la segnalazione di Cattivotenente. Forse hai letto la primissima versione (non ci sono però altre modifiche rilevanti).

    CITAZIONE (Fini Tocchi Alati @ 6/8/2011, 11:20) 
    Insomma, si tratta di un racconto che io vedrei bene con qualche decina di migliaia di battute in più, cosa che ti permetterebbe anzitutto di sviluppare come meritano tutti i personaggi che hai creato...
    Spero di aver compiuto appieno il mio dovere di umilissimo schiavo.

    Grazie per il consiglio, per il commento e la deferenza.

    Al più presto leggerò anche il tuo racconto, per ricambiare.
    Sono certa che sarà all'altezza di quello che hai scritto per lo Skannatoio IV.
     
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  11. kaipirissima
     
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    Guarda guarda cosa ha portato il vento del Nord.
    purtroppo è solo un 2

    Ebbene, la scrittura scorre senza intoppi, l’intreccio è costruito in modo da creare attese per la ricostruzione del vissuto della protagonista e delle sue relazioni. Una struttura solida, senza strappi, purtroppo la storia sembra non decollare mai, le situazioni sono piuttosto prevedibili, a cominciare dalla spiegazione di ciò che fa il macellaio, (niente di nuovo sul fronte ganster ), anche la scena del bar-bordello con le ragazze che devono tè invece di whiskey è un topos dei film western, la mano poggiata sulla gamba della ragazza il suo gesto, tutto già visto in TV.
    La scrittura scorre, ma la storia non acchiappa, la stessa protagonista non risulta né simpatica né antipatica, nessuno dei personaggi crea un legame di simpatia o antipatia, anche questo macellaio, che all’inizio del racconto sembrerebbe avere una parte rilevante, alla fin fine risulta del tutto trascurabile.
    La protagonista si muove in un mondo sfuocato, in cui la passione, la vendetta, l’avidità non sono caricate come dovrebbero, tutto è molto freddo, impersonale. Tutto scivola addosso a questa donna, il che sarà pure una sua caratteristica ma fa scivolare via anche il racconto senza lasciare molto a chi legge.

    CITAZIONE
    Non ti ho mai vista da queste parti, - disse mettendomi una mano sulla gamba, - da dove vieni?
    Da molto lontano,- risposi le sue cinque dita sudate sul mio ginocchio.

    Non ti ho mai vista.- disse mettendomi una mano sulla gamba. - Da dove vieni?
    Da molto lontano,- risposi scostando le dita sudate dal mio ginocchio.

    CITAZIONE
    Sentii ancora gli occhi azzurri di Michael sudice. Imploravano. Li sentii mentre mi seguivano lungo i corridoi della prigione, finchè la porta della mia cella, non si richiuse dietro di me.
    Mi sedetti sul letto a castello e la mia compagna, che stava riposando nella branda superiore, si affacciò curiosa.

    Sentii addosso gli occhi azzurri di Michael. Imploravano. Li sentii mentre mi seguivano lungo i corridoi della prigione, finchè la porta della cella si chiuse dietro di me.
    Mi sedetti sul letto a castello. Immediatamente Susan si affacciò curiosa sopra la mia testa.

    CITAZIONE
    La morte di un debitore insolvente portava comunque dei vantaggi: non c’era più la possibilità di recuperare ciò che era dovuto, ma gli altri debitori si facevano in quattro per rispettare le scadenze. Dal punto di vista del “macellaio”, la morte di Michael sarebbe stata un buon investimento.

    La morte di un debitore portava vantaggi e svantaggi: svaniva la possibilità di recuperare il denaro, ma gli altri debitori si facevano in quattro per rispettare le scadenze. Per questo la morte di Michael era dal punto di vista del “macellaio”, un buon investimento.

    CITAZIONE
    … e io ero combattuta tra due opposti sentimenti: vendicarmi di Michael lasciando che gli eventi facessero il loro corso, oppure dargli una mano in nome dei vecchi tempi.

    … e io ero combattuta tra due sentimenti: vendicarmi di Michael lasciando che gli eventi facessero il loro corso, oppure dargli una mano in nome dei vecchi tempi.

    CITAZIONE
    Michael lo chiese un giorno di cieci anni fa, durante una passeggiata nelle campagne del Berkshire.

    Michael me lo chiese un giorno, dieci anni fa, durante una passeggiata nelle campagne del Berkshire.

    CITAZIONE
    Dopo cena gli portai la solita tisana a letto e si addormentò. Il mattino dopo non si svegliò più.

    Dopo cena gli portai la solita tisana a letto e si addormentò. Non si svegliò più.

    CITAZIONE
    Gli uomini sono tutti uguali, - disse Susan - vogliono sempre qualcosa da noi e finiamo puntualmente per dargliela.

    Gli uomini sono tutti uguali, - disse Susan - vogliono sempre qualcosa, e noi finiamo puntualmente per dargliela.


    Edited by kaipirissima - 8/8/2011, 11:15
     
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  12. Jackie de Ripper
     
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    CITAZIONE (kaipirissima @ 8/8/2011, 09:56) 
    Ebbene, la scrittura scorre senza intoppi, l’intreccio è costruito in modo da creare attese per la ricostruzione del vissuto della protagonista e delle sue relazioni. Una struttura solida, senza strappi, purtroppo la storia sembra non decollare mai, le situazioni sono piuttosto prevedibili... La protagonista si muove in un mondo sfuocato, in cui la passione, la vendetta, l’avidità non sono caricate come dovrebbero, tutto è molto freddo, impersonale. Tutto scivola addosso a questa donna, il che sarà pure una sua caratteristica ma fa scivolare via anche il racconto senza lasciare molto a chi legge.

    Nel commento poni l'accento su due punti deboli: la prevedibilità e la freddezza.
    Il fatto che le situazioni e i personaggi siano riconoscibili non è involontario, così come l'uso di un certo linguaggio è voluto. A quanto sembra, però, ho aderito troppo al clichè senza aggiungere alcuna originalità.
    Per quanto riguarda la freddezza, sarebbe stato meglio, come forse suggerisci, cercare di rendere più vivide le scene in cui si potevano mettere in risalto le forti passioni che sono sottintese nella vicenda. Raccontandole dopo anni, volevo che risultasserro un po' sfuocate nella nebbia dei ricordi, ma devo aver esagerato.
    Mi piacerebbe riuscire a dare quel tocco di colore che manca ad alcune scene, lasciando le altre nel bianco e nero che gli è più congeniale. Si profila un bel lavoro di revisione.

    Grazie per il commento e anche per le correzioni! Ho già provveduto ad apportare tutte le modifiche al testo che hai suggerito.
     
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  13. kaipirissima
     
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    ah un'altra cosa
    il macellaio tra "" ok la prima volta, ma poi che ne dici di metterlo in maiuscolo e basta?

    Ps. sono contenta di essere stata d'aiuto, dopo il commento di Federica avevo perso tutta la mia sicurezza a offrire consigli a chi già dimostra di scrivere bene.
     
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  14. Jackie de Ripper
     
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    CITAZIONE (kaipirissima @ 8/8/2011, 15:26) 
    ah un'altra cosa: il macellaio tra "" ok la prima volta, ma poi che ne dici di metterlo in maiuscolo e basta?

    Sì, meglio alleggerire.

    CITAZIONE (kaipirissima @ 8/8/2011, 15:26) 
    Ps. sono contenta di essere stata d'aiuto, dopo il commento di Federica avevo perso tutta la mia sicurezza a offrire consigli a chi già dimostra di scrivere bene.

    Quel "già dimostra di scrivere bene" lo considero un bel complimento.
    Non so cosa abbia risposto Federica, ma noi donne dovremmo comprenderci al volo, senza fraintendimenti.

    Grazie ancora per i suggerimenti!
     
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  15. Nozomi
     
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    Ciao!
    Un bel pezzo noir, m'è proprio piaciuto. Scritto con eleganza e dalla forma fluida e scorrevole. C'è anche un pizzico di sensualità romantica che ho apprezzato molto.
    La storia, nel suo intreccio, tutto sommato gira, si incastra bene anche nella sua logica interna. Forse un neo sta nel finale, leggermente debole. Non è proprio inverosimile ma è un po' forzato, secondo me, con tutta le conoscenze belliche possibili, l'escamotage della bomba a mano che si attiva tirando una linguetta nella tasca (forse era meglio una mina a contatto, a questo punto). Inoltre un altro punto debole è la sequenza degli eventi. Jackie mette la bomba nella tasca del secondo marito molto tempo prima del colloquio con Michael (e, attenzione, la mette in tasca!). Per cui, a un'eventuale riesumazione da parte di chicchessia, per far scattare la trappola, dovrebbe aver bisogno di dire "Vai a guardare in tasca". Ecco perché, secondo me, l'idea di una mina a contatto è più verisimile. Nonostante ciò, per l'ambientazione noir, la totale amoralità della protagonista (il personaggio è molto sensuale e ben ispessito psicologicamente), il racconto mi è piaciuto lo stesso parecchio. Direi un tre abbondante.

    Baci!
    G! :wub:
     
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34 replies since 3/8/2011, 01:50   528 views
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