MISHA
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MISHA

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    “Esperimento numero zero-quattro in animazione sospesa. L’impianto di potenziatori muscolari ha richiesto tre operazioni aggiuntive, oltre le quattro preventivate. Si è scelta l’animazione sospesa in liquido antirigenerazione, per evitare il rigetto.”

    Uno dei due uomini con il camice, quello che sembrava essere il capo, si avvicinò alla grande teca verticale sul fondo della stanza. Non erano solo il bianco latte degli arredi e la lucentezza delle pareti a darle un'aria asettica e fredda.
    Sfiorò lo schermo e con dita esperte sequenziò un codice a sei cifre. I led sulla destra si accesero, iniziando a pulsare. «Dobbiamo svegliarlo, ci hanno commissionato dei nuovi test e le sue ferite sono perfette per lo scopo.»
    Il secondo uomo si portò a lato della teca, accovacciandosi quanto bastava per porre il viso alla stessa altezza di quello del ragazzo all’interno.
    Il liquido denso nel quale lo avevano immerso ne rendeva la pelle opalescente e sembrava quasi sfumarne i contorni. «Però se lo svegliamo ora soffrirà. Sono incisioni da operazione quelle che ha sull’addome e sono ancora aperte.» L’altro lo liquidò in maniera veloce e scortese, spostandolo da un lato. «Non posso farci niente, gli altri tre sono morti, non abbiamo materia prima a parte lui.»
    Girò la chiavetta sotto lo schermo e il liquido lattiginoso iniziò a defluire. Man mano che la teca si svuotava, il corpo iniziava a scivolare verso il basso, assoggettato nuovamente alla forza di gravità. I capelli neri impiastricciati di denso liquido opaco, appiccicati al volto scarno e al respiratore.
    Quando la teca fu vuota, le ginocchia del ragazzo toccarono il vetro del pavimento con un tonfo, solo le manette magnetiche ancorate al soffitto gli impedirono di accasciarsi al suolo.
    Improvviso un grido, il primo.
    I due uomini fecero un istintivo balzo all’indietro nell’attimo in cui la loro vittima aprì i profondi occhi blu e iniziò a urlare.
    Le due lunghe ferite a ipsilon ai lati del ventre, liberate dalla sostanza collosa, presero a sanguinare. Con colpi disarticolati delle ginocchia, il ragazzo cercava di rompere il vetro; il sangue gli aveva ormai colorato le cosce e non accennava a smettere. «Zero-quattro stai calmo, ti tiriamo fuori ma tu stai calmo.»
    L’uomo che aveva svuotato la vasca disattivò le manette dal pannello di controllo e aprì la porta anteriore della teca. Come un sacco vuoto, il ragazzo cadde riverso a terra. Mugolò qualcosa, e si afferrò le ginocchia, accovacciandosi in posizione fetale. Aveva smesso di gridare ma il suo corpo era pervaso dai sussulti di un pianto mal celato. Un gemito flebile, quasi una nenia, mentre il sangue tingeva di rosso il liquido che aveva invaso il pavimento.
    Il secondo uomo infilò un paio di guanti, si inginocchiò e gli toccò le spalle, suscitando un ulteriore sussulto. Lui sollevò lo sguardo, attraverso le ciocche scomposte, «Dottor Sciallo la prego, lo faccia smettere.» L'uomo guardò per poco meno di un istante il suo superiore, in cerca di un cenno d’assenso, poi tornò a osservare quel corpo sempre più bianco. «Cosa devo far smettere?»
    «Il dolore.»
    Si levò repentino estraendo una pistola iniettante dal taschino del camice. Senza degnare di nota l’altro medico si inginocchiò di nuovo e sparò nella spalla del ragazzo tutto il liquido bluastro che conteneva.
    Gli oggetti iniziarono a perdere la loro forma originaria, almeno agli occhi di Zero-quattro.
    Presero a vorticare aumentando di velocità, le voci dei due uomini si fusero, pochi attimi prima di cedere al sonno innaturale.
    «Complimenti Sciallo! Ora dormirà e i nuovi test andranno a puttane! Non avresti dovuto sedarlo, dobbiamo monitorare la velocità del suo processo di guarigione in situazione di stress. E vacca miseria, mi sembrava abbastanza stressante come situazione!» Il sottoposto abbassò lo sguardo sul corpo ancora accovacciato che cominciava a distendersi.
    «Posso passare sopra a molte cose dottor Golia. Agli inserti bionici illegali che gli abbiamo impiantato, all’isolamento in cui ci obbliga a tenerlo da quando è nato. Passerò sopra anche alla sua morte, perché è questo ciò che gli accadrà, come è accaduto agli altri. Ma non lo farò crepare per terra come un maiale scannato. Se deve essere, sarà indolore.»
    Il volto del dottor Golia si contrasse in una smorfia che poteva assomigliare a un sorriso. La luce intensa delle lampade a soffitto ne accentuò l’espressione, definendo d’ombra le rughe del volto spigoloso.
    Con la punta della scarpa girò il corpo del giovane a terra, voltandolo supino. Con un secondo tocco gli spostò il braccio, scoprendo le due ferite lungo l’addome.
    Le pelle pareva muoversi, come precorsa da fremiti veloci. I lembi dal taglio preciso parevano ora frastagliati, mentre si ricongiungevano a una velocità irrazionale. Sciallo chiuse le palpebre un paio di volte e vide la pelle rimarginarsi del tutto. In pochi minuti, degli squarci rimasero soltanto due lunghe linee arrossate.
    «Lui non è come gli altri Sciallo, il suo organismo si rigenera molto velocemente quando è incosciente, ma non quando è sveglio. Perché pensavi lo avessimo immerso nel composto 2H?
    Il committente vuole sapere quanto potrebbe impiegare a rigenerarsi durante uno scontro, fare la prova adesso gli avrebbe evitato altro dolore.
    La tua buona azione mi obbligherà a inciderlo di nuovo appena si sarà svegliato.»
    Si voltò regalandogli un sorriso crudele. «Te ne sarà grato non c’è dubbio!»

    Il mattino arrivò senza essere notato nel grande edificio privo di finestre, ma tutte le luci si accesero contemporaneamente alle sei e dieci. A imitazione del naturale ciclo del giorno e della notte.
    Il carrello portavivande automatico si fermò con precisione cronometrica davanti alla porta di Zero-quattro scaricando sul pavimento il vassoio con la sua colazione.
    Pochi minuti più tardi l’infermiera Francesca stava riempiendo la terza provetta con il sangue del ragazzo.
    «Devi ricominciare con gli allenamenti, hai perso tono muscolare.»
    «Quanto tempo sono rimasto dentro quella vasca?»
    Lei prese una delle bustine in plastica con cui avrebbe sigillato le provette, la poggiò sul proprio palmo e gli accarezzò il viso. «Qualche mese, ci sei mancato!» Istintivamente lui sollevò la mano e sfiorò quella dell’infermiera, la schiacciò contro il proprio viso subito dopo, facendo pressione con la guancia. Francesca la ritrasse, ma non abbastanza velocemente.
    Nell’istante in cui la sua pelle sfiorò per la prima volta quella di un altro essere umano, un vortice di informazioni gli carambolò nella mente.
    Immagini dapprima sfocate, poi sempre più nitide presero ad accavallarsi, tutta la giornata di Francesca: i suoi ricordi di adolescente, il suo primo bacio, il ballo della scuola e, fra tutti, il ricordo della voce del dottor Golia. “Nel primo pomeriggio provvederai alle nuove incisioni Sciallo, e assicurati che almeno questa volta rimanga sveglio!”, “Se scopre a cosa è destinato dovremo ricondizionarlo”, “La fortuna è che sia un animaletto cresciuto in cattività, se fosse conscio della sua forza ci potrebbe spazzare via in pochi minuti”.
    «Non dovevi toccarmi, sai quali sono le regole!» L’infermiera schiacciò il pulsante rosso nel piccolo dispositivo che portava al collo come un ciondolo. L’allarme echeggiò nella filodiffusione e la parete alle spalle di Zero-quattro si magnetizzò, come di routine.
    L’attrazione esercitata sulle sue manette lo sollevò di colpo, e si ritrovò appeso sulla parete a venti centimetri da terra. Tre uomini della sicurezza completamente schermati da indumenti protettivi piombarono nella stanza, solo un minuto più tardi.
    Francesca li accolse gridando, visibilmente concitata, «mi ha toccato il dorso della mano, non so cosa possa aver captato, ho cercato di pensare a cose passate per sviarlo ma…» Uno dei tre la interruppe.
    «Stai parlando troppo anche ora. Zero-quattro stai calmo, adesso smagnetizzerò la parete e voglio che tu ti stenda a terra con le mani sopra alla testa. Non ti farò del male se farai esattamente quello che ti dico. La cosa principale è che tu stia calmo.» “Stai calmo”, se lo sentiva ripetere da tutta la vita.
    Aveva dovuto stare calmo quando gli erano stati impediti tutti i contatti con gli esseri umani, quando i suoi tre compagni, i suoi unici amici erano morti. Aveva dovuto mantenere la calma quando lo avevano costretto a imparare vari tipi di lotta e a usarli contro persone e animali in inutili prove di forza. Quando gli avevano impiantato arti bionici, quando lo avevano torturato fino allo svenimento senza che ne avesse mai capito la motivazione.
    Era stanco di rimanere calmo.
    Sentì il sangue pulsare più velocemente e le vene del collo e delle braccia gonfiarsi.
    Un’ondata di calore si sprigionò dal petto fino ad avvampare nel viso. I tre uomini fecero un passo indietro, il terrore nel volto di Francesca, mal nascosta dietro la porta scorrevole.
    «Sta mutando!» Gridò uno dei tre rivolto all’infermiera, «Francesca chiama rinforzi, non lo fermeremo mai da soli!» Mentre la donna correva urlando per il lungo corridoio bianco, Zero-quattro sentì le sue membra aumentare di volume. Il torace sembrava dovergli scoppiare, quasi le costole volessero strappargli la pelle e uscire dal corpo. In un'esplosione di dolore e forza, percepì i polmoni espandersi tra lo scricchiolio delle ossa.
    Gridò, e il grido che non aveva più nulla di umano sembrava uscirgli direttamente dallo stomaco senza passare dalla gola.
    I pantaloni grigio chiaro della sua divisa si lacerarono sotto la spinta dei quadricipiti, turgidi e gonfi quanto non possono esserlo quelli di un essere umano, sentiva la pelle del viso dilatarsi, estendersi in una misura che non credeva possibile.
    Dei fiotti di liquido denso e caldo gli colarono dalle labbra, senza che riuscisse a capire se fosse saliva o sangue. «Che succede, che cosa mi succede?» Riuscì a ringhiare.
    Uno degli uomini accorsi in aiuto dei primi tre gli piantò la biforcazione di un bastone eletrico sotto la gola, cosicché il suo viso rimanesse in alto e ben schiacciato contro la parete. Altri due fecero la stessa cosa alle braccia.
    Il respiro del ragazzo era più affannoso e irregolare. La pelle stava diventando scura, di un azzurro intenso con profonde ombre violacee sotto gli occhi e sugli zigomi che ora sembravano decisamente più spigolosi e sporgenti.
    «Marco devi sedarlo o non ne usciremo vivi!» Uno degli uomini rimasti liberi prese una pistola iniettante, si avvicinò a Zero-quattro estraendo dalla tasca dell’uniforme una usb organica.
    Zero-quattro roteò gli occhi verso l’uomo che si stava avvicinando, cercò di divincolarsi mentre i bastoni che lo inchiodavano alla parete rilasciavano scariche elettriche sufficienti a paralizzare un cavallo.
    «Che cos’è quello?» Tuonò con una voce cha aveva ben poco di umano, ormai.
    Marco avvicinò con mano tremante la periferica alla porta organica impiantata nella parte discendente del sopracciglio del ragazzo. «Questo ti aiuterà vedrai, dimenticherai questa brutta giornata.» In un ultimo disperato tentativo di liberarsi, Zero-quattro si spinse in avanti, facendo leva sui gomiti.
    Il bastone elettrico posto sotto il suo collo si spaccò all’altezza della biforcazione e uno dei pezzi cozzò con il bastone del braccio destro mandandolo in corto.
    La stessa cosa accadde alle manette, il suo corpo aveva fatto da conduttore senza ucciderlo.
    Per liberarsi del terzo bastone impiegò pochi secondi.
    Due uomini erano a terra privi di sensi, per la forte scossa elettrica che avevano ricevuto di rimando, Francesca che non aveva mai smesso di piangere era accovacciata all’angolo opposto alla scena.
    Zero-quattro aveva le mani e un ginocchio poggiati a terra, pronto per scattare. I suoi occhi saettarono per la stanza: due uomini a terra. Quello poggiato alla parete era in evidente stato di panico, quindi non un problema. Gli ultimi due stavano per lanciarsi contro di lui con pistole iniettanti e taser. Saltò verso il primo superandolo, come gli fu alle spalle gli circondò il collo con un braccio e facendo pressione con la mano libera glielo ruppe. Un rumore sordo e il corpo gli si accasciò tra le braccia.
    La cosa che fino a poco tempo prima era un ragazzo impaurito, superò il corpo balzando sulle quattro zampe e si portò di fronte al secondo uomo. Ancora carponi, ringhiò.
    «Zero-quattro guardami, sono Marco. Ti ricordi di me?»
    Uno sbuffo, poi annusò l’aria alla stregua di un animale braccato, si sollevò in piedi e con entrambe le mani spintonò Marco, lanciandolo diversi metri più indietro.
    Uno sguardo verso la donna, la testa tra le ginocchia, bloccata dal terrore e dal pianto.
    Con un balzo si portò all’esterno, e mentre la sua pelle tornava color rame, iniziò a correre lungo il corridoio.

    “Esperimento numero Zero-quattro, il primo condizionamento neurale ha dato i suoi frutti, il soggetto ha sviluppato la prima mutazione spontanea in stato di stress, sarà monitorato strettamente all’esterno del laboratorio bunker. La perfetta riuscita della missione prevede la sua assoluta inconsapevolezza.”

    Il corridoio terminava su una porta bianco latte senza serratura, il suo corpo era tornato normale e i vestiti gli cadevano addosso a brandelli. Tornò sui suoi passi per una decina di metri, poi iniziò a correre più velocemente e spallò la porta. Il primo tentativo lo sbalzò all’indietro facendolo rotolare su se stesso un paio di volte.
    L’allarme aumentava di volume ogni minuto, i passi in lontananza rimbombavano sempre più forti e sempre più vicini, un secondo colpo di spalla e la porta cedette.
    Il cortile nel quale aveva passato gli unici momenti di svago della sua infanzia gli appariva ora incredibilmente piccolo. Corse i trecento metri che lo separavano dal muro di cinta.
    Non aveva mai pensato a scappare, non era mai uscito dal laboratorio dove era nato e tutto quello che conosceva dell’esterno era quanto aveva appreso dai libri. Eppure era sicuro che ce l’avrebbe fatta. Sapeva esattamente cosa ci fosse al di là del muro pur non essendoci mai stato.
    Gli bastò un salto per arrivare ad aggrapparsi alla rete sopra al muro.
    Il filo spinato gli ferì il palmo sinistro mentre lo strappava via.
    Rimase in piedi in cima al muro per qualche secondo, i suoni dell’interno erano diminuiti, ma forse era solo la sua immaginazione. La strada poco trafficata sotto di lui lo separava dal dedalo di viuzze dove sarebbe potuto scomparire.
    Conosceva il nome delle vie che aveva davanti, sapeva dove conducevano e quale avrebbe dovuto imboccare per allontanarsi il più velocemente possibile.
    Non aveva idea di come potesse essere in possesso di quelle informazioni ma in quel momento non lo ritenne importante e semplicemente saltò.

    “L’esperimento numero Zero-quattro ha arbitrariamente preso una decisione, le informazioni che gli abbiamo impiantato tramite la usb organica gli permetteranno di sopravvivere in ogni livello della città, è allenato a cinque diversi tipi di lotta, conosce tutta la planimetria dei primi due livelli e ha nozioni degli altri due.”

    Nuova Milano era un esplosione di rumore e movimento, il primo livello del grande agglomerato era quasi tutto addobbato per l’imminenza delle festività Natalizie.
    Ovviamente la temperatura sotto la cupola non scendeva mai al di sotto dei ventisette gradi, quindi l’amministrazione aveva adibito uno dei parchi cittadini a parco invernale, inondandolo di neve artificiale e creando una pista di pattinaggio che emulava un laghetto naturale.
    Zero-quattro passò accanto al parco tenendosi il più lontano possibile dalle persone, aveva scoperto delle cose orribili toccandone una e non voleva ripetere l’esperienza.
    Riuscì a rubare una giacca di jeans da sopra una panchina vicino al laghetto gelato, pochi isolati più avanti uno stand espositivo di un negozio di abbigliamento gli permise di avere anche un paio di pantaloni.
    Aveva fame ed era stanco, non ricordava molto bene quanto fosse accaduto, aveva nitida in mente l’immagine di se stesso che fuggiva dal cortile, ma il vuoto rispetto al modo in cui ci era arrivato.
    Si sedette sullo scalino della vetrina di una pasticceria. Era scalzo, i piedi erano escoriati ma il dolore più forte era alla testa.
    Prese a massaggiarsi le tempie, indugiando sopra la porta usb, un piccolo triangolo metallico proprio sopra il suo sopracciglio. Era sempre stato lì, per quanto ne sapeva poteva esserci nato.
    Una pattuglia della polizia stradale gli passò accanto senza degnarlo di uno sguardo, non li aveva mai visti dal vivo, ma aveva riconosciuto le uniformi dalle immagini del suo computer. Abbassò istintivamente lo sguardo, finché non l’ebbero sorpassato.
    «Ragazzo, stai allontanando i clienti, prendi questo e vai a morire da un'altra parte.»
    La donna dalla pelle rosa confetto lo guardava con occhi furenti dalla porta socchiusa della pasticceria, gli lanciò un fagotto vicino ai piedi e si richiuse la porta alle spalle.
    Raccolse l’incarto bianco che profumava di buono e si alzò, barcollando appena.
    Comminò per un centinaio di metri attraverso un'infinita sequenza di vetrine addobbate e luminose. Nell’ultima, prima di una svolta si vide riflesso; il vetro oscurato della banca gli permise quasi di specchiarsi.
    I capelli erano appiccicati al viso, ad un viso nel quale quasi non si riconosceva, le occhiaie profonde e scure, rese ancora più visibili dal colore blu intenso degli occhi.
    Le labbra erano secche e spaccate.
    Fece un cenno di saluto al fantasma di se stesso dal vetro scuro e si diresse verso la galleria del varco con il secondo livello.
    Sapeva che non poteva superare il varco senza una scansione della retina, quindi entrò in una delle nicchie di servizio e si sedette a terra, scartò il fagotto scoprendo dei dolci caldi che non conosceva, ne addentò uno.

    «Ragazzo non puoi stare qui.» L’uomo doveva avere poco meno di trent’anni, era ben pettinato e i suoi vestiti odoravano di pulito. Zero-quattro si rese conto solo in quel momento di essersi addormentato con il dolce morsicato tra le mani. Balbettò, perché non era sicuro di che suono avrebbe avuto la sua voce. «Non faccio nulla di male, signore.»
    L’altro si piegò sulle ginocchia per portarsi al suo stesso piano. «Nessuno lo dice amico, ma stanno arrivando gli escavatori, devono aprire una nuova via di accesso al secondo livello e se rimani qui... Bè, potresti diventare parte dell’intonaco! Non hai un posto dove andare?» Gli offrì la destra nel gentile gesto di aiutarlo ad alzarsi, ma lui non la strinse.
    Si sollevò appoggiando la schiena alla parete alle sue spalle. Il suo interlocutore gli diede una pacca amichevole sulla spalla. Non c’era odio nella persona che aveva di fronte, né paura o ribrezzo. Gli prese allora la mano tra le sue e cercò di captare quanto più potesse.
    Era attratto da lui, era una brava persona e non aveva cattive intenzioni.
    «Vieni hai una gran faccia da fame, ti offro il pranzo. Come ti chiami?» Zero-quattro sapeva che il suo era solo un codice e che probabilmente avrebbe creato disagio nella gente.
    Aveva imparato che le persone normali, hanno nomi normali, Francesca, Marco, Golia, Sciallo.
    Lui e i suoi defunti “fratelli” non avevano mai avuto un nome, nessuno aveva mai pensato di imporglielo, quindi venivano chiamati semplicemente con il codice delle loro stanze.
    Pensò ai nomi che aveva sentito nel corso degli anni, poi l’immagine della targa in bronzo all’interno dell’ufficio del dottor Golia gli apparve in mente. Nitida come una fotografia. Medical Institute for Silical Human Advancement.
    «Misha, mi chiamo Misha.» Il giovane gli diede una seconda pacca sulla spalla. «Bene Misha, io sono Lucas, ti piace la cucina messicana?»

    Lucas aveva indossato il suo pigiama preferito, si era rasato e aveva fatto un bagno profumato, prima di portargli la colazione a letto.
    Misha aveva ancora gli occhi chiusi quando sorrise, inebriato dal profumo del caffè.
    Addentò il pane, e baciò sulle labbra il suo compagno. «Devo andare o farò tardi al colloquio. Non puoi mantenermi a vita!»
    Lo aveva seguito nel bagno, parlandogli da dietro il vetro smerigliato della doccia, le braccia incrociate sul petto e un aria imbronciata che nessuno poteva vedere, «potrei in realtà!»
    Non gli rispose, ma si fece consigliare un abito elegante.
    Un po’ rammaricato, Lucas lo accompagnò alla porta, «sono geloso, lo sai?»
    Misha gli donò una lunga carezza sul viso, lo fissò a lungo e il suo volto parve distendersi. Tutto il corpo di Lucas era pervaso da una sorta di innaturale rilassamento. Socchiuse gli occhi addirittura. «Non devi essere geloso, non ce n’è motivo. Tornerò presto.» Gli disse con voce improvvisamente atona.
    Quasi meccanicamente l’uomo rispose, senza smettere di fissarlo.
    «Non devo essere geloso, non ce n’è motivo. Tornerai presto.»

    Soltanto qualche isolato più avanti, avvertì una fitta alla testa. Il dolore era talmente acuto che dovette inginocchiarsi a terra, si coprì le orecchie con le mani come se comprimerle potesse, in qualche modo dargli beneficio. Una voce maschile iniziò a recitare una serie di numeri, una sorta di codice che non capiva e non conosceva. Si voltò di scatto, un giro su se stesso, poi un altro. Solo un paio di macchine a levitazione parcheggiate, mentre la sequenza numerica veniva recitata con un tono più alto. Il dolore diventò in pochi attimi talmente lancinante che semplicemente, svenne.
    Il corpo di Misha si alzò da terra soltanto una manciata di secondi dopo averla toccata, i suoi occhi, privi di espressione vorticarono velocemente nelle quattro direzioni.
    Iniziò a correre incurante degli sguardi impauriti delle persone che superava, incurante del colore bluastro che la sua pelle stava assumendo. Si portò in pochi minuti davanti al varco del primo livello, superandolo di corsa. Le robo-sentinelle intimarono un inutile alt, poi spararono.
    Cinque colpi lo raggiunsero alle spalle, vacillò qualche istante, poi cadde, un ginocchio a terra.
    Scrollò la testa, come un cane bagnato, e nel poco tempo in cui il suo corpo ierminò di mutare si era già sollevato e aveva ripreso a correre.
    Con un tintinnio stonato i proiettili caddero a terra, scivolando fuori dai propri fori di entrata, un istante prima che si rimarginassero.
    La macchina a levitazione era parcheggiata davanti alla fermata del fluttuabus. Un uomo sulla quarantina all’interno stava aspettando qualcuno.
    Misha saltò sul cofano dell’automezzo, non una parola, non un solo suono comprensibile uscì dalle sue labbra, mentre con un pugno infrangeva il vetro anteriore e sollevava l’uomo dal bavero della giacca.
    Non ebbe il tempo di capire cosa stessa accadendo, i suoi occhi rimasero fissi in una muta espressione stupita. Vitrei e spenti osservarono il mondo, dalla testa strappata di netto.
    Con la stessa velocità con la quale era arrivato Misha scomparve.

    “L’esperimento Zero-quattro ha portato a termine la sua prima missione con successo, eliminando il terrorista Matteo Miliati. Ha risposto positivamente al richiamo silente ed è tornato senza ricordare altro se non il bisogno di rientrare. Nelle ultime settimane si è perfettamente integrato nella città, non rovineremo questa copertura. Abbiamo cancellato le ultime ore dai suoi ricordi e i segni fisici della missione. Possiamo concludere.
    Finalmente abbiamo il soldato perfetto.”


    Mishà aprì gli occhi lentamente, socchiuse le palpebre più volte prima di rendersi conto di essere a un paio di isolati da casa.
    Girò il polso per guardare l’orologio, aveva due ore di ritardo. Inizialmente spiazzato, pensò al dolore alla testa, usandolo come spiegazione. Girò sui tacchi per tornare indietro, l’appuntamento ormai era saltato.
    Almeno qualcuno ne avrebbe gioito, pensò, immaginando la faccia soddisfatta del suo Lucas.



    Questo è parte di una cosa molto, ma molto più ampia. Spero di aver lavorato bene nei tagli e averlo riadattato in modo che possa "viaggiare" da solo!

    Edited by Polissena C. - 16/9/2011, 11:02
     
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  2. Peppino1982
     
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    Ciao Polissena, sono sempre contento di leggerti. Al momento ti faccio solo un breve commento, ma non ti voto perché non so se avrò il tempo per farlo anche per gli altri.
    La storia è molto interessante.Ti faccio i complimenti. Penso che questo racconto sia superiore a quello Usam di agosto, ma sono solo mie opinioni. Sei più a tuo agio con queste ambientazioni futuristiche secondo me.
    Alcune sviste:
    CITAZIONE
    I led sulla destra si accesero, iniziando pulsare.

    CITAZIONE
    I lembi tal taglio preciso, parevano ora frastagliati,

    CITAZIONE
    pensò a dolore alla testa

    CITAZIONE
    Questo è parte di una cosa molto, ma motlo più ampia.

    Complimenti e scusa se sono stato così breve. Comunque non ci sono particolari difetti, forse solo quel rimando ai libri, un metodo forse troppo obsoleto per l'apprendimento, visto che ci ricordi più volte che Misha ha un'apertura usb proprio sopra il sopracciglio.
    Ti prometto che ci ritornerò su per un ulteriore approfondimento.
    Grandissima!
     
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    Ciao caro, che piacere che tu sia passato. Mannaggietta ai refusi! vado a correggere... tu che hai letto "cronache da Nuova Milano" hai capito, ovviamente di che "Misha" stiamo parlando vero?
     
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  4. Peppino1982
     
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    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 17:31)
    tu che hai letto "cronache da Nuova Milano" hai capito, ovviamente di che "Misha" stiamo parlando vero?

    Si, so di chi stiamo parlando :D
    Mi è bastato vedere il titolo Misha per iniziare a leggere avidamente il tuo racconto. Mi sono subito fiondato a leggerti perchè ormai sono un fan di "Cronache da Nuova Milano"
    Ma quanto sei brava?

    :compli:

     
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    Peppino ti adoro, refusi sistemati... anche quello sul mio messaggio post racconto! :D
    Il seguito della Lupa è pronto uscirà a fine anno, se vuoi ti mando il file! :)
     
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  6. Cattivotenente
     
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    Uellà. Ma brava Polissena. Mi è piaciuto. Molto più di tutto quanto ho letto finora di tuo. Tra l'altro, ho avuto la conferma che le ambientazioni contemporanee o, ancor meglio, future, ti si addicono mooolto di più di quelle epico-fantastiche. Ti premetto che, questa volta, non sono sicuro di potermi permettere i miei commenti fiume quindi, se avrò tempo, tornerò in argomento, altrimenti ti dovrai accontentare di queste impressioni, tanto qui non ce n'è bisogno. E poi, io e te ci vediamo in skannatoio, no? Lì sì che saranno dolori... Ma andiamo avanti. A livello di forma ti segnalo solo l'opportunità di una rilettura per alcuni passi in cui l'uso della punteggiatura non mi ha convinto. Per il resto, che posso dire? L'ambientazione non è delle più originali (ricorda molto Nathan Never), ma questo non è sempre necessariamente un difetto. La vicenda mi ha abbastanza intrigato e ho proseguito bene nella lettura, segno di uno stile filante e di una coerenza logica davvero lontani sia dalle contorsioni ampollose dei tuoi fantasy, sia da alcune ingenuità concettuali del maggiore noisappiamochi. Devo dire che un po' (un bel po'...) rosico perché hai avuto la mia stessa idea sull'assorbimento tattile dei ricordi. Non che ci siamo inventati niente, eh, Rogue degli x-man docet. Però in letteratura la cosa mi pareva non così inflazionata. In ogni caso, il mio personaggio "funzionava" in maniera un po' diversa, quindi mai dire mai. Ma torniamo a noi. Ti dicevo che la vicenda mi ha intrigato. D'altro canto, se alcune ambientazioni semplicemente ci piacciono, non c'è bisogno di dover cercare l'originalità a ogni costo. Questa Milano in chiave futuristica mi gusta, per non parlare dei temi transumanisti del potenziamento umano, della rigenerazione dei tessuti e del connubio uomo/macchina, soprattutto nel campo dell'apprendimento. Quindi, per la prima volta, mi sono dimenticato (o quasi, ma a ricordarmelo era l'impressione stessa, per l'appunto inconsueta) di star leggendo un racconto di Polissena. Questo dovrebbe riuscire a fare un buono scrittore, togliere se stesso dalla storia e non disturbare il lettore, lasciandolo immergere in nella storia. Se questa sarà buona, non avrà importanza di chi sia figlia.
    Se non si fosse capito, voleva essere un complimento.
    Uniche obiezioni che ti muovo: 1) perché le ferite aperte, quando Misha era immerso nel liquido, non sanguinavano? Avrebbero invece dovuto farlo ancor più copiosamente; 2) perché, sul finire della storia, i proiettili non hanno effetto sul nostro, che da anche una bella prova di superforza nella decapitazione sospesa della sua vittima, mentre durante la sua fuga, una volta tornato umano, presentava limiti fisici evidenti e tali da non consentirgli di abbattere una porta con una spallata? Fossi in te, tra l'altro, chiarirei anche la scena in cui il mostrazzo si libera dai suoi carcerieri muniti di bastoni elettrificati, perché ho fatto un po' fatica a visualizzarne le fasi 3) (e qui i nodi vengono al pettine) il racconto mi è piaciuto ma, per tua stessa ammissione, non è un racconto! Anche volendo per un istante passare sopra alla mia intrinseca curiosità e alla mia pretesa di logiche ferree all'interno delle storie, rimane il fatto che si tratta pur sempre di uno scampolo di storia e, in quanto tale, non può che essere monca. Mi sa che l'hai fatto per accaparrarti un po' di lettori extra per "Cronache da Nuova Milano"... Ora mi toccherà leggerlo. E non so nemmeno dove trovarlo!
    Comunque, anche considerando l'ultimo punto, rimane il fatto che hai svolto un buon lavoro (per l'eccellenza manca ancora un pochino, non me ne volere, ma considera che io valorizzo più l'efficacia dello stile brillante ad ogni costo, se proprio devo scegliere. Certo, poter avere tutti e due sarebbe il massimo...) e sei riuscita a "sparire" dal tuo lavoro; in termini di efficacia e sospensione dell'incredulità ci siamo, quindi direi che ti posso comunque affibbiare un tre tondo tondo. Calcola soprattutto che, per me, il grande risultato che sei riuscita a ottenere è quello di farmi rispondere "sì" alla domanda "compreresti un libro di questo autore", o meglio, "compreresti il libro di quest'autore da cui è tratto questo brano?". Ebbene, sì. Chissà se il romanzo riuscirà a raggiungere addirittura il quattro nella mia personale lista di gradimento. Le premesse ci sono tutte... Non voto ancora, però, perché voglio meditare il giudizio anche nel contesto di questo USAM. Ciao Polissena!
     
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  7.  
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    CT, sono emozionata! :)
    Mancano delle parti, quindi si... alcune cose risulatano troncate a metà. Questo non è proprio un "pezzetto" di cronache da Nuova Milano, è uno spin off, ma delle informazioni prese dal libro servono.
    Cercherò di sistemare la parte relativa agli spari.
    per quanto riguarda le sue ferite però c'è scritto. In un punto che ora non vado a ripescare, dico "le ferite liberate dalla sostanza collosa, prendono a sanguinare etc...
    Comunque sono contenta che ti sia piaciuto, e il libro si può ordinare in qualunque libreria citando l'editore Arduino Sacco Editore. O nei siti calssici amazon, bol, etc.
    e la mia pubblicità me la sono fatta! ahahah!
     
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  8. Nozomi
     
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    Ciao!
    Ottima forma, racconto molto piacevole, si legge che è una meraviglia.
    Da quello che ho intuito, c'è una versione molto più ampia, ipotizzo sia dunque una specie di canovaccio o un sottocapitolo per un romanzo, è così?
    Se è così, ti perdono il finale tronco, uno vero neo del racconto. Per un attimo avevo creduto che Lucas fosse il terrorista, questo avrebbe dato un po' senso al finale, anche se, romanticona come sono, mi sarebbe dispiaciuto. Inoltre ti rimprovero il fatto che avrei voluto leggere di più su come si evolve la loro storia d'amore.
    Le uniche vere critiche, invece, posso fartele solo sull'originalità dell'idea. Zero Quattro è un po' troppo simile ai super eroi Marvel, una via di mezzo tra Hulk e Wolverine, e un pizzico di Professor X, per via della telepatia.
    Direi un tre pieno.

    Baci, G!
    :wub:

     
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  9. michele schirinzi
     
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    un aria (2 volte)
    un esplosione (2 volte)
    un infinita

    Ciao
     
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  10. Selene B.
     
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    Polissena, questo racconto ha sicuramente un ottimo ritmo ed è ben scritto, ma preferisco astenermi dal votare e dal commentare, perchè il genere proprio non lo sopporto! Scusami, per favore!
    Tra l'altro non sarei neppure in grado di dire se certe cose le hai inventate tu o stai "citando". La parte finale, per quel che può valere la mia nota, non mi è risultata troppo chiara: ma non so se è per i tagli che hai fatto, o se è solo colpa mia.
    Ciao a rileggerti!
     
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  11.  
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    Arrotolatrice di boa

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    @Selene B., citazione ce ne è una sola, ed è a uno dei film cyber più belli di tutti i tempi. Chi ha visto Nirvana sa di cosa parlo!
    Per il resto, se qualcosa ti suona nota, magari è perchè nella fantascienza -e nei suoi sottogenere- le ambientazioni, più o meno sono quelle.
    Si prende spunto, più che citare! :)

    @Nozomi avevo pensato anche io di dare più respiro alla storia d'amore tra Misha e Lucas, ho anche fatto un paio di tentativi, ma per fare una cosa decente avrei dovuto sforare parecchio con i caratteri. Quindi ho rinunciato.
    Come dicevo a CT, è uno spin off di un mio romanzo che è uscito lo scorso anno. -fine 2011 uscirà il secondo capitolo!- :)
    @Michele schirinzi grazie per le segnalazioni, me le andrò a ricercare. No ho capito però cosa pensi del racconto. :) né che voto gli hai dato.
     
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  12.  
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    Losco Figuro

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    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    Questo è parte di una cosa molto, ma molto più ampia. Spero di aver lavorato bene nei tagli e averlo riadattato in modo che possa "viaggiare" da solo!

    In effetti si nota, se non l'avessi scritto tu te l'avrei chiesto se lo era. Per reggersi si regge ma sembra uno spreco perché c'è abbastanza materiale da sostenere almeno un romanzo breve se non uno a tutto tondo. Così da un lato soffre di eccessiva concentrazione, dall'altro ti lascia a domandarti se la cosa possa davvero finire così, se Misha non abbia modo di capire e affrancarsi, e questo lascia un tantino l'amaro in bocca.
    La trama è buona, lo svolgimento anche, scorre piuttosto bene. Qualcosina da rivedere sulla forma, specie la punteggiatura, ma niente di irrisolvibile nel complesso. La "mutilazione" però lo penalizza molto secondo me. Voto 2 abbondante.

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    Non era solo il bianco latte degli arredi e la lucentezza delle pareti a darle un aria asettica e fredda.

    Direi "non erano" (il bianco e la lucentezza)
    Manca l'apostrofo a "un'aria"

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    Sfiorò lo schermo e con dita esperte sequenziò un codice a sei cifre.

    "sequenziare" significa "mettere in ordine sequenziale", non mi sembra appropriato alla situazione

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    I led sulla destra si accesero, iniziando a pulsare.

    Pignoleria: non basterebbe "iniziarono a pulsare"? Perché "si accesero" mi fa pensare che restino accesi, un secondo dopo invece mi dici che non è così e che in realtà lampeggiano ^_^

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    Il secondo uomo si portò al lato

    Forse meglio "a lato"

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    accovacciandosi quanto bastava, per porre il viso alla stessa altezza di quello del ragazzo all’interno.

    La virgola è di troppo, il "per" si riallaccia direttamente a "accovacciandosi"

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    solo le manette magnetiche ancorate al soffitto, gli impedirono di accasciarsi al suolo.

    Anche questa è di troppo, sta tra soggetto e predicato

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    Improvviso un grido, il primo.

    Frase un tantino monca questa. Non è meglio "All'improvviso"?

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    Le due lunghe ferite a ipsilon ai lati del ventre, liberate dalla sostanza collosa presero a sanguinare.

    Visto che a questo punto ti avanzano due virgole di prima mettine una dopo "collosa" ^_^ È un inciso quella parte.

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    Con colpi disarticolati delle ginocchia, il ragazzo cercava di rompere il vetro, il sangue gli aveva ormai colorato le cosce e non accennava a smettere.

    Qui vedrei meglio punto o ; dopo "vetro"

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    si inginocchiò di nuovo e sparò nella spalla del ragazzo, tutto il liquido bluastro che conteneva.

    Anche questa virgola sta tra soggetto e predicato.

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    « Complimenti

    Ti è scappato uno spazio di troppo

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    definendo d’ombra, le rughe del volto spigoloso.

    Virgola di troppo (solita cosa)

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    Le pelle pareva muoversi, come precorsa

    Refusi: "La", "percorsa"

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    I lembi dal taglio preciso, parevano

    Virgola di troppo

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    Ad imitazione del naturale ciclo del giorno e della notte.

    "A imitazione"

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    Il carrello portavivande automatico si fermò con precisione cronometrica davanti alla porta di Zero-quattro scaricando sul pavimento il vassoio con la sua colazione.

    Qui la vedrei bene una virgola dopo "Zero-quattro"

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    Pochi minuti più tardi l’infermiera Francesca stava riempiendo la terza provetta con il suo sangue.

    Uhm... scritta così le opzioni sono due, o il sangue è del portavivande o di Francesca, altri soggetti che possa sottintendere non ce ne sono. ^__^;;

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    Nell’istante in cui la sua pelle sfiorò per la prima volta quella di un altro essere umano un vortice di informazioni gli carambolò nella mente.

    Starebbe bene una virgola dopo "umano"

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    Immagini dapprima sfocate, poi sempre più nitide presero ad accavallarsi, tutta la giornata di Francesca,

    Mentre qui dopo "accavallarsi" meglio i due punti

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    i suoi ricordi di adolescente, il suo primo bacio, il ballo della scuola e fra tutti,

    Serve una virgola prima di "fra", è un inciso

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    Aveva dovuto stare calmo quando gli furono impediti

    "gli erano stati", hai cambiato tempo

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    Un’ondata di calore si sprigionò dal petto fino ad avvampare nel viso. I tre uomini fecero un passo indietro, il terrore nel volto di Francesca, mal nascosta dietro la porta scorrevole.

    "il terrore ecc ecc"... cosa? :huh:

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    aumentare si volume.

    Refuso: "di"

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    In un esplosione

    Manca l'apostrofo

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    il grido che non aveva più nulla di umano, sembrava

    Virgola di troppo

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    uscirgli direttamente dallo stomaco senza passare dalla gola.

    Frase perfettamente sensata ma dà un po' di Monopoli ^___^;;

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    sentiva la pelle del viso dilatarsi; estendersi in una misura che non credeva possibile.

    Qui non ci può stare un punto e virgola, le due proposizioni sono strettametne legate, basta una virgola

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    «Che succede, che cosa mi succede?» Riuscì a ringhiare.

    "riuscì", minuscolo

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    Uno degli uomini accorsi in aiuto dei primi tre, gli piantò

    Virgola di troppo

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    «Che cos’è quello?» Tuonò

    "tuonò", minuscolo

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    In un ultimo disperato tentativo di liberarsi Zero-quattro, si spinse in avanti, facendo leva sui gomiti.

    Virgola fuori posto, va dopo "liberarsi", non va dove è ora (tra soggetto e predicato)

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    Due uomini erano a terra privi di sensi, per la forte scossa elettrica

    Virgola che potrebbe starci, ma sarebbe meglio senza

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    La cosa che fino a poco tempo prima era un ragazzo impaurito, superò

    Virgola di troppo

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    «Zero-quattro guardami, sono Marco. Ti ricordi di me?» Uno sbuffo, poi annusò

    Se non vai a capo dopo il dialogo sembra sia Marco a sbuffare.

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    Con un balzo si portò all’esterno e mentre la sua pelle tornava color rame, iniziò a correre lungo il corridoio.

    Serve una virgola tra "e" e "mentre", è un inciso

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    Il corridoio terminava su una porta bianco latte senza serratura, il suo corpo

    Il corpo del corridoio?

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    spallò la porta.

    Uhm... no :rolleyes:
    Spallare esiste ma non significa prendere a spallate, significa fare un certo tiro a biliardo o spezzare la schiena a un animale da monta.

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    Il cortile nel quale aveva passato gli unici momenti di svago della sua infanzia, gli appariva ora, incredibilmente piccolo.

    Entrambe le virgole sono fuori posto, una sta tra soggetto e predicato, l'altra tra predicato e complemento.

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    al di la del muro pur non essendoci mai stato.

    "là"

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    le informazioni che gli abbiamo impiantato tramite la usb organica, gli permetteranno

    Virgola di troppo

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    Nuova Milano era un esplosione

    Manca l'apostrofo

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    di rumore e movimento, il primo livello del grande agglomerato era quasi tutto addobbato per l’imminenza delle festività Natalizie.

    Non credo vada maiuscolo

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    uno stand espositivo di un negozio di abbigliamento, gli permise di avere anche un paio di pantaloni.

    Virgola di troppo

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    Prese a massaggiarsi le tempie, indugiando sopra alla porta usb,

    Meglio "sopra la"

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    un piccolo triangolo metallico proprio sopra il suo sopracciglio.

    Eviterei la ripetizione di "sopra"

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    Comminò per un centinaio di metri attraverso un infinita sequenza

    Refuso: "Camminò"
    Manca l'apostrofo a "un'infinita"

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    Nell’ultima, prima di una svolta si vide riflesso; il vetro oscurato della banca gli permise quasi di specchiarsi.

    Manca una virgola dopo "svolta"... mi sfugge la differenza tra riflettersi e specchiarsi ^___^;

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    ad un viso nel quale quasi non si riconosceva,

    "a un"

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    Balbettò, perché non era sicuro di che suono avrebbe avuto la sua voce. «Non faccio nulla di male, signore.»

    Dici che balbetta, ma non balbetta. :huh:

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    Bè, potresti diventare

    Be' o Beh

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    Aveva imparato che le persone normali, hanno nomi normali

    Virgola di troppo

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    «Misha, mi chiamo Misha.» Il giovane gli diede una seconda pacca sulla spalla. «Bene Misha, io sono Lucas, ti piace la cucina messicana?»

    Uhm... però dovrebbe saperlo che non è un nome normale (o, meglio, lo è ma lui non può sapere che lo sia), l'ha addirittura composto come acronimo, non sembra un comportamento razionale.

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    un aria imbronciata

    Manca l'apostrofo.

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    che nessuno poteva vedere, «potrei in realtà!»
    Non gli rispose, ma si fece consigliare un abito elegante.
    Un po’ rammaricato, Lucas lo accompagnò alla porta, «sono geloso, lo sai?»

    In entrambi i dialoghi serve l'iniziale maiuscola

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    «Non devi essere geloso, non ce n’è motivo. Tornerò presto.» Gli disse con voce improvvisamente atona.

    Mentre "gli" qui va minuscolo

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    Soltanto qualche isolato più avanti, avvertì una fitta alla testa.

    Chi? L'ultimo soggetto era Lucas

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    Il dolore era talmente acuto che dovette inginocchiarsi a terra, si coprì le orecchie con le mani come se comprimerle potesse, in qualche modo dargli beneficio.

    Serve una virgola dopo "modo" (o va tolta quella dopo "potesse", in ogni caso o entrambe o nessuna)

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    Solo un paio di machine

    Refuso: "macchine"

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    Il dolore diventò in pochi attimi talmente lancinante che semplicemente, svenne.

    C'è uno scomodo cambio di soggetto. Quello della frase è "il dolore", che ovviamente non è quello di "svenne", forse meglio "lo fece svenire"

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    Il corpo di Misha si alzò da terra soltanto una manciata di secondi dopo averla toccata, i suoi occhi, privi di espressione vorticarono velocemente nelle quattro direzioni.

    Serve una virgola dopo "espressione" (o va tolta quella dopo "occhi")

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    il suo corpo ierminò di mutare

    Refuso: "terminò"

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    Con un tintinnio stonato i proiettili caddero a terra, scivolando fuori dai propri fori di entrata, un istante prima che si rimarginassero.

    Se lasci la virgola dopo "entrata" sono i proiettili, e non i fori, a rimarginarsi. :rolleyes:

    CITAZIONE (Polissena C. @ 2/9/2011, 15:47) 
    Non ebbe il tempo di capire cosa stessa accadendo,

    Chi? Il soggetto è Misha fin qui.
     
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  13.  
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    Orcu can! Quando fai le pulci le fai per bene! Ora chiudo ma intanto ti ringrazio e mi riservo di leggere e correggere nel pomeriggio! :)
    In effetti c'è un romanzo, di cui però Misha non è il protagonista, questo è uno spin off, del mio primo libro!
    Guarda come gongolo! Cronache da Nuova Milano, la Lupa.
    Grazie ancora!
     
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  14. Alessanto
     
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    Letto.

    Non male.
    Certo, è un po' sbilanciato (la parte iniziale, quello della vasca, rappresenta più meno un quarto del racconto) mentre il finale è tirato via anche se il "taglio USAM" ha permesso al pezzo di essere molto veloce e godibile. E questo in un racconto d'azione è prioritario. Credo che sia la cosa migliore che ho letto di te.


    Voto 3.
     
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  15.  
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    ma grazie Aless!
    Il che è una fortuna (che sia il migliore) essendo parte del mio libro! :)
     
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27 replies since 2/9/2011, 14:45   377 views
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