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Rosa stendeva i panni ad asciugare al sole ogni santo giorno dell'anno, a meno che non diluviasse. Lo faceva in modo preciso, fedele al ricordo dei gesti di sua nonna Matilde, quasi fosse l'ultima depositaria di un antico rituale tutto femminile: prima si scuote il panno per levare le grinze, poi lo si appoggia al filo badando che non se ne formino di nuove e infine lo si pinza con una, massimo due mollette di plastica colorata, perché quelle di legno possono macchiare. Nessuna donna del paese sapeva stendere come lei, ne era conscia e, anche se non lo dava a vedere, si godeva quegli sguardi misti di ammirazione e invidia per la fila ordinata di panni appesi in cortile, carezzati dal vento e dal sole. Fino a che non vide Egidio.
Egidio era un ragazzone dal sorriso perfetto in un viso bello da attore di film. Faceva il postino e dormiva in una stanza della canonica, in attesa di potersi permettere due camere ammobiliate. Una mattina di maggio inoltrato si presentò al cancello di Rosa, suonò e attese, paziente. Rosa rimase quasi senza fiato mentre lui le porgeva la lettera, la salutava con un cenno della mano e se ne andava pedalando per poi sparire dietro la cappelletta della Madonna delle Grazie. La lettera le cadde e lei non si chinò nemmeno a raccoglierla. Quella notte sognò di lui. Lo vide scavalcare il cancello, abbattere a spallate la porta di ingresso, correre su per le scale e piombarle addosso nel letto, prendendola con forza e passione senza nemmeno toglierle la camicia da notte di pizzo. Violento e intenso come l'orgasmo che l'assalì e la lasciò a languire nel letto fino a mezzogiorno inoltrato. Poi il campanello la risvegliò dal torpore. Un trillo, due, infine uno più lungo e insistente. Si mise addosso uno scialle e scese le scale. ― Rosetta! ― Arrivo, arrivo! ― gridò in risposta. Don Furio la guardò stranito e Rosa arrossì. ― Cosa succede? ― chiese, stringendosi più che poteva nello scialle. ― Sono passato e, visto che non avevi steso i panni, ho pensato stessi male... ― No, no, padre, non si preoccupi. ― Sicura di star bene, figliola? ― Sì certo, ho solo dormito un po' più del solito, ecco tutto... ― balbettò. Il prete la guardò incerto. ― Se hai bisogno, vieni pure, Rosetta, mi raccomando. ― disse, salutandola. Rosa rimase a seguirlo con lo sguardo fino a che non girò dietro la cappelletta. Ma non vedeva Don Furio, bensì Egidio con la sua bicicletta mentre si allontanava veloce da lei per andare chissà dove. ― Madonnina, fa che torni domani... ― mormorò, congiungendo le mani al petto e fissando gli occhi spenti della statuina in fondo alla via.
Egidio non tornò né il giorno dopo, né quello successivo e nemmeno gli altri del mese. Così Rosa prese a girovagare per le vie del paese pregando di incontrarlo e quando succedeva, si nascondeva veloce tra i cespugli o dietro a un albero per guardarlo, ben sicura che lui non la vedesse. E più tempo passava a rincorrerlo, più i fili tesi nel suo cortile di casa venivano riempiti a casaccio di panni sgualciti, dimenticati lì ad asciugare per giorni interi, fino a che il sole non li seccava o la pioggia non li inzuppava di nuovo. La cosa non passò inosservata. ― Sicura di stare bene? ― le chiese la signora Rotondi, una mattina di giugno, che si trovava a passare per caso davanti alla casa della ragazza. ― Certo, certo! ― rispose Rosa, senza perdere di vista la strada. ― Ma i panni? ― È che ho tante di quelle cose da fare che mi manca il tempo per starci dietro. ― Quali cose? ― L'orto, la spesa, le faccende domestiche, il volontariato alla parrocchia... ― Ma prima riuscivi a far tutto bene lo stesso, mia cara... ― Sarà che sto invecchiando, allora! ― esclamò Rosa, cercando di ridere della sua stessa battuta. La signora Rotondi scosse il capo, sospirò e si avviò verso casa.
Egidio andava spesso dalla signora De Carli, un'anziana vedova che aveva fatto la sarta fino a che l'artrite non le aveva deformato le dita, impedendole anche di prendere in mano il cucchiaio della minestra. Entrava in casa della donna, ci restava anche delle mezzore intere poi usciva e filava via, veloce come il vento, su quella sua bicicletta mezza scassata che a Rosa sembrava bellissima. Peccato che a fare da badante all'anziana donna ci fosse una delle ragazze più carine del paese, Lucia, che non solo era bellissima, ma aveva pure un carattere dolce e solare. Rosa si stava consumando nell'ansia di sapere se tra lei e Egidio ci fosse qualcosa, ma aveva paura a chiedere informazioni. E i panni erano stesi sempre peggio, al punto che bastava una leggera brezza a far saltare le mollette e a portarli via.
In una calda mattina di luglio la signora De Carli morì nel sonno. Tutto il paese si ritrovò stipato in chiesa per il funerale, con Egidio primo a sinistra dei quattro uomini che portavano a spalla la bara di noce scuro. La predica fu della più semplici, poche parole per ricordare una vecchietta che a tutti aveva cucito almeno una gonna o un paio di pantaloni, la sua semplicità, il rigore cristiano della sua vita di moglie fedele e madre premurosa, le sue ultime parole di speranza per coloro che le avevano voluto bene. Lucia, la badante, scoppiò in lacrime e Egidio le porse il fazzoletto. Rosa, in seconda fila proprio dietro di loro, svenne e tutti pensarono che fosse per colpa del gran caldo.
Egidio e Lucia si sposarono nei giorni della festa dell'oratorio, alla fine del mese di luglio. Lei indossava un vestitino azzurro pallido a fiorellini e aveva il viso truccato appena, lui era in completo di lino grigio con un sorriso ancor più bello del solito stampato sulle labbra. Al dito di Lucia faceva bella mostra un minuscolo diamante montato su una fascetta sottile di oro bianco. Rosa era stata invitata, come tutti in paese. Era stata Lucia a portarle la partecipazione e lei, per educazione, l'aveva fatta entrare in casa a prendere una limonata fresca. Avevano parlato del vestito da sposa che la ragazza si era cucita da sola, su indicazioni della vedova De Carli e del fatto che l'anziana signora le aveva lasciato la casa in eredità e che Egidio l'aveva sistemata nel tempo libero. Poi si erano salutate con la promessa che Rosa le avrebbe spiegato, prima o poi, il segreto del suo bucato sempre ben steso. Ma Rosa non lo fece mai. Poteva riuscire a sopportare che Egidio scaldasse le notti di una donna che non fosse lei, ma che qualcun'altra imparasse l'arte di nonna Matilde, quello no. Così riprese a stendere come prima, senza nessuna grinza, in modo che i panni quasi non avessero bisogno di essere stirati, perfetta ogni giorno dell'anno, a meno che non diluviasse. E le signore ricominciarono a farle i complimenti per questa sua dote particolare.
Una mattina di maggio, era appena trascorso un anno da quando Egidio le aveva portato la lettera, Rosa uscì per fare la spesa alla bottega davanti alla canonica e, lungo in tragitto, sentì la signora Rotondi chiacchierare con altre donnette. ― Non c'è confronto, dovreste andare a vedere... ― diceva, indicando qualcosa in fondo alla via. ― Meglio di quello di Rosa, meglio davvero! ― esclamò convinta. ― Certo ― disse una delle altre donne ― sono mesi che Lucia si apposta dietro la siepe e guarda Rosa stendere! ― Davvero?! ― domandarono tutte le altre in coro. ― Sì sì, me lo ha confidato lei stessa, in gran segreto. Rosa si voltò e vide un bucato steso ad asciugare al sole. Si sentì gelare dentro. Aspettò che le donne si allontanassero e accelerò il passo arrivando quasi senza fiato davanti al cortile di casa di Lucia e Egidio. Lì, appesi ai fili con non più di due mollette di plastica colorate per uno, facevano bella mostra di sé lenzuola candide, asciugamani, camicie e altro ancora, tutto senza grinza alcuna, tutto pronto per essere ripiegato e riposto negli armadi senza doverlo nemmeno stirare.
La trovarono in casa, due giorni dopo, appesa a un filo del bucato che aveva usato come cappio. Sembrava uno dei suoi panni, stirata dalla forza stessa del suo peso, con indosso il vestito della domenica senza grinze e un grande nastro color glicine tra i capelli. ― Povera Rosa ― mormorò la signora Rotondi, quando l'ultima palata di terra ricoprì la bara di larice chiaro ― chissà perché l'ha fatto.
(grazie Ark e strumm per le correzioni )
Edited by Paola_Milli - 7/3/2008, 20:51
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